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in salute
2010 © Edizioni EMIMEDIA • IN SALUTE pubblicazione bimestrale • Anno II - n° 6 • gennaio/febbraio
bimestrale di informazione
e approfondimento medico
Rinite allergica
in età pediatrica
adolescenziale
di Piero Polcino
Emicrania
è donna
di Gerardo Casucci
La morte
in poltrona
di Roberto Perrotti
I tumori
della tiroide
La sterilità
maschile
e lo screening
diagnostico
del partner maschile
di una coppia sterile
di Carlo Rinaldi
di Alfredo Nazzaro e Annalisa Salerno
DROGA E ALCOL
Giovani, vittime
di sè stessi e delle istituzioni
di Pierluigi Vergineo
editoriale
Nic ole tt a Cocco
Direttore responsabile
Genitori: una missione possibile
La tossicomania è da tempo ormai
considerata non più il vizio di un numero
limitato di individui, ma un fenomeno che
interessa un gran numero di persone,
appartenenti a classi sociali diverse, di
differente livello culturale e di un’età che
va dall’adolescenza alla piena maturità.
Non è un’epidemia da combattere, ma
proprio il suo estendersi a macchia d’olio
nei tessuti della società, fa della
tossicomania un male profondo, male
che si manifesta nella sua principale
espressione nel mondo giovanile.
Si tratta di giovani molte volte privati
dell’appoggio e dei consigli di genitori
esperti troppo spesso assenti, genitori
che sono figli di un’educazione
permissivistica che purtroppo fa sentire
le sue infauste conseguenze.
Ma cosa vuol dire essere buoni genitori?
Ce lo chiediamo giorno dopo giorno,
stretti tra il desiderio di dare ai nostri figli
gli strumenti migliori per affrontare la loro
vita da adulti e il timore di non essere
all’altezza. Tra la consapevolezza che il
nostro atteggiamento è fondamentale per
lo sviluppo della loro personalità e la
sensazione di non sapere esattamente
come gestire autorità, rispetto della
personalità, divisione dei ruoli.
Bombardati da messaggi spesso
contraddittori, rischiamo di perdere la
bussola e di infilarci nel vicolo cieco dei
sensi di colpa per lo più immotivati.
In una società caratterizzata dalla
precarietà molti genitori, spesso
inconsciamente, investono in modo
eccessivo sui figli, che diventano l’unica
fonte di felicità. Potenzialmente,
comunque, ciascun genitore è il miglior
barman di quel meraviglioso cocktail che
è il rapporto unico e irripetibile tra una
madre e un padre col proprio figlio.
Ma quando noi genitori pensiamo di aver
dato tutto, evidentemente quel tutto non
è bastato, quel tutto non mette al riparo
i nostri figli dall’uso di alcol, cocaina,
hashish e quant’altro. Penso, quindi, a
quei tanti genitori che scoprono le
debolezze dei figli diventati adulti e si
chiedono dove hanno sbagliato.
Il dott. Pierluigi Vergineo in questo numero
affronta l’argomento delle
tossicodipendenze, portando
all’attenzione di voi, cari lettori, la toccante
testimonianza di un ragazzo che racconta
la sua esperienza con l’alcol, la droga e
il carcere, un’esperienza devastante,
drammatica, colma di dolore e solitudine.
Oggi Angelo ce l’ha fatta… grazie
all’amore di sua madre!
[email protected]
il comitato
tecnico scientifico
Prof. Italo Ardovino
Medico Chirurgo, Specialista
in Ostetricia e Ginecologia.
Dal 1976 al 2004 primario
ginecologo dell’Ospedale
“Sacro Cuore di Gesù”
Fatebenefratelli di Benevento.
Dal 2005 Direttore dell’Unità
Operativa di Ostetricia e
Ginecologia dell’Ospedale
“San Giuseppe Moscati” di
Avellino.
Professore presso la Scuola
di Specializzazione in
Ostetricia e Ginecologia
della II Università di Napoli.
Consigliere Nazionale della
Società di Endoscopia
Ginecologica Italiana (SEGI).
Prof. Franco Rengo
Ordinario di Geriatria all'Università Federico II di
Napoli. Direttore della Scuola di Specializzazione
in Geriatria.
Responsabile dell'Unità Operativa Geriatrica del
Policlinico di Napoli.
Clinica universitaria: dipartimento di medicina
interna, geriatria, patologia
cardiovascolare e immunitaria.
Specialità di eminenza: medicina riabilitativa,
cardio e neurogeriatria.
Prof. Giuseppe Catapano
Medico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia.
Dal 1991 al 2002 ha lavorato presso l’Ospedale
“Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni
Rotondo come assistente di neurochirurgia fino al
1995 e come aiuto fino al 2002.
Dal settembre 2002 ricopre la carica di Direttore
dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia
presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento.
Ha effettuato vari stages formativi in Italia ed
all’estero. È particolarmente specializzato sulle
patologie neoplastiche e vascolari del sistema
nervoso centrale.
Prof. Bruno Villari
Medico Chirurgo Direttore del
Dipartimento di Medicina e
di Struttura Complessa, Unità
Operativa di
Cardiologia/UTIC/Emodina
mica dell’Ospedale “Sacro
Cuore di Gesù”
Fatebenefratelli di Benevento.
Professore in “Terapia in Unità
Coronarica e nelle Emergenze
Cardiologiche” presso la
Scuola di Specializzazione in
Cardiologia dell’Università
degli Studi Magna Graecia,
Germaneto (CZ).
Dottore di Ricerca in
Fisiopatologia
Cardiovascolare.
Fellow della Società Italiana
di Cardiologia Interventistica.
PAGINA
3
sommario
gennaio-febbraio
2010
Polcino
9 Piero
Rinite allergica
in età adolescenziale
Storia naturale
e classificazione
13
Gerardo Casucci
Emicrania
è donna
Nazzaro
19 Alfredo
Annalisa Salerno
La sterilità maschile
e lo screening diagnostico
del partner maschile
di una coppia sterile
26
Dalila Beatrice
Eccezionale parto
esagemellare
all’A.O. Rummo
di Benevento
Menechella
31 Antonietta
La libertà
della coca-cola
32
Carlo Rinaldi
I tumori
della tiroide
42
Andrea Rusciano
Chirurgia
maxillo-facciale
Oggi che cos’è?
45
Scoperto un sistema
innovativo che eradica
i tumori della prostata
generali
47 Stati
delle cure palliative
Grimaldi
48 Pasquale
Chiediamolo
al medico di famiglia
Grimaldi
49 Pasquale
Malattie sessualmente
trasmesse (MST)
Papillomavirus (HPV)
Vergineo
50 Pierluigi
Droga e alcol
Giovani, vittime
di sè stessi
e delle istituzioni
Perrotti
54 Roberto
La morte in poltrona
Carlucci
57 Danila
Mangiando miele
mangiamo ambiente
Bencardino
60 Filippo
Il punto di vista
62 L’esperto risponde
in salute
bimestrale di informazione
e approfondimento medico
anno II - n. 6
aut. Tribunale di Benevento
n. 1 del 6 febbraio 2009
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PAGINA
5
le firme in vetrina
Dott. Ing. Dalila Beatrice
Ingegnere Civile
esperto in Trasporti
e Mobilità Stradale.
Giornalista.
Coordinatore editoriale
di In Salute
Prof. Filippo Bencardino
Magnifico Rettore
dell'Università
degli Studi del Sannio
Dott.ssa Danila Carlucci
Dirigente Responsabile
Servizio Veterinario
Igiene degli alimenti
presso l’ASL BN1
di Benevento
Dott. Alfredo Nazzaro
Medico Chirurgo
Specializzato in Ostetricia
e Ginecologia.
Direttore della SSD
di Fisiopatologia della
Riproduzione Umana
e Diagnosi Prenatale
Integrata A.O.R.N.,
“G. Rummo” di Benevento
Dott. Roberto Perrotti
Responsabile Diagnosi
e Clinica Psicologica
UOSM Puglianello
ASL BN 1
Autore
Gruppo Editoriale Guida
Dott. Piero Polcino
Specialista in Pediatria.
Esperto di sub-specialità
pediatriche quali:
Allergo-Immunologia;
Dermatologia; Malattie
delle alte e basse vie
respiratorie.
Responsabile Ambulatorio
di Dermatologia Pediatrica
presso l’A.O. “G. Rummo”
di Benevento
Dott. Pierluigi Vergineo
Medico Chirurgo
Specialista in Neurologia.
Lavora come Psichiatra
nell’Ambulatorio
di Alcologia – Servizio
Tossicodipendenze presso
l’ASL BN1 di Benevento
la prima rivista
medico-scientifica tutta sannita
GRATIS IN FARMACIA
e su EMIMEDIA.IT
Dott. Pasquale Grimaldi
Medico Chirurgo Specializzato
in Medicina Interna.
Medico di Medicina Generale
presso il distretto n. 17
dell’ ASL BN1.
Consigliere presso l’Ordine
dei Medici Chirurghi di
Benevento (già vice Presidente).
Segretario Provinciale FIMMG
Dott.ssa Antonietta Menechella
Psicologa e Psicoterapeuta.
Responsabile
dell’Educazione alla Salute
presso l’ASL BN1
di Benevento
Dott. Carlo Rinaldi
Medico Chirurgo
Specializzato in
Endocrinologia e Malattie
del Ricambio.
Responsabile U.O.S.
di Medicina d’Urgenza
e O.B. e dell’Ambulatorio
di Endocrinologia e
Diabetologia dell’Ospedale
“Sacro Cuore di Gesù”
Fatebenefratelli di
Benevento
Dott. Andrea Rusciano
Medico Chirurgo Specializzato
in Chirurgia Maxillo-Facciale.
Direttore dell’Unità Operativa
di Chirurgia Maxillo-Facciale
ed Odontoiatria presso
l’Azienda Ospedaliera
“G. Rummo” di Benevento.
Consulente di Chirurgia MaxilloFacciale ed Odontostomatologia
presso l’Azienda Ospedaliera
“San Giuseppe Moscati”
di Avellino.
Dott.ssa Annalisa Salerno
Dirigente Biologo di I livello
presso la SSD
di Fisiopatologia della
Riproduzione Umana
e Diagnosi Prenatale
Integrata A.O.R.N.,
“G. Rummo” di Benevento
le firme in vetrina
Dott. Gerardo Casucci
Medico Chirurgo
Specializzato
in Neurologia.
Responsabile dell’Unità
Operativa di Medicina
Generale presso la Casa
di Cura “San Francesco”
di Telese Terme (BN)
Rinite allergica in età
pediatrica-adolescenziale
Storia naturale e classificazione
di PIERO POLCINO
STORIA NATURALE
La Rinite Allergica ha una frequenza elevata.
Colpisce circa il 10% dei bambini ed il 20%
degli adolescenti-adulti.
Si va da soggetti con forme tanto lievi da
non necessitare di terapia, a soggetti con
forme che per gravità e persistenza
richiedono grossa esperienza da parte del
pediatra competente in allergologia per poter
essere curati al meglio.
Prima dei tre anni d vita la Rinite Allergica
è raramente osservabile nei suoi sintomi più
tipici, molto più spesso, invece,
comincia a manifestarsi appena
prima dell’età scolare e raggiunge
il picco di massima espressione
clinica in età adolescenziale (1114 anni). Al riguardo mi preme
evidenziare che il divenir
positivo delle prove allergiche cutanee
(PRICK-TEST) o anche delle prove
allergiche su sangue (RAST) avviene
mediamente 2 o 3 anni prima che inizino i
classici sintomi clinici, per cui se un bambino
dell'età prescolare, in cui si sospetti una
rinite di natura allergica, risulta negativo ai
PRICK, si può escludere che quella rinite
sia dovuta ad allergia., e non rifugiarsi invece,
nella errata ma non del tutto ancora
abbandonata convinzione, anche da qualche
allergologo pediatra o dell’adulto, che "IL
BAMBINO E' TROPPO PICCOLO PER
FARE LE PROVE ALLERGICHE" e
perciò non risulta positivo. Al
massimo, la reazione cutanea sarà
ancora di piccola dimensione (più
piccolo è il bambino, più piccola è la
reazione visibile), ma MAI sarà del tutto
negativa nel soggetto affetto da allergia
anche nel primo anno di vita.
La sensibilizzazione ad un
allergene (acaro, polline,
muffa) dipende sia da
fattori genetici che
ambientali. Tramite
la genetica, infatti,
è possibile capire
perché esistono, di
fatto, famiglie in cui
tutti presentano
Rinite
SEGUE A PAG 10
Allergica alle graminacee ed altre dove tutti
a questa ultima osservazione che in età
invece sono allergici alla parietaria (erba di
pediatrica gli allergici ai pollini degli alberi
muro).
sono estremamente vari.
I fattori ambientali sono costituiti da:
CLASSIFICAZIONE
• Il tipo di allattamento ricevuto;
La Rinite Allergica viene comunemente
• Le infezioni;
classificata in:
• La più o meno precoce esposizione ad un
1) PERENNE
tipo di allergene (mese di nascita);
2) STAGIONALE
• L’inquinamento;
3) EPISODICA
• Il tempo di esposizione.
In età pediatrica, tra tutti questi elencati, il
più importante è: Il tempo
RINITE ALLERGICA
di esposizione
PERENNE
La sensibilizzazione ad La Rinite Allergica
all’allergene. Questo, di
fatto, spiega perché il
Perenne è la forma più
un allergene (acaro,
frequente nei primi dieci
bambino, nel corso degli
polline,
muffa)
dipende
anni di vita.
anni prescolari-scolari,
presenti positività ai
sia da fattori genetici L’acaro delle polvere di
casa (nome scientifico
PRICK, prima agli
che ambientali
DERMATOFAGOIDES
allergeni perenni (presenti
PTERONYSSINUS), gli
e quindi respirati per gran
epiteli di gatto o cane (ma solo se l’animale
parte dell’anno) quali: Acari della polvere di
vive in una o più case frequentate
casa; Parietaria; Epiteli (peli e piume) di
quotidianamente dal bambino), la parietaria
animali che vivono costantemente in casa e
(solo se il soggetto vive in zone in cui la
poi agli allergeni stagionali (presenti e quindi
stessa è presente:
respirati solo per qualche
vecchie mura, etc.) sono,
mese all’anno) quali:
in pratica, gli UNICI
Pollini di graminacee e
ALLERGENI che,
oleacee; Muffe. Inoltre,
personalmente, testo
tra gli stessi pollini, in
quando eseguo i PRICK
base al luogo in cui si
ai bambini in cui sospetto
vive, ad esempio SUD o
una rinite di possibile
NORD, ci si allergizza
natura allergica e che
prima verso quelli a più
presentino sintomi in
larga diffusione (al Sud:
quasi tutti i mesi
Parietaria) e poi a quelli
dell’anno. Solo agli
a più bassa diffusione.
adolescenti-adulti
Altrettanto importante è
aggiungo anche gli
la lunghezza del
“Alberi” presenti nella
periodo di
nostra regione.
impollinazione: ci si
L’acaro della polvere domestica può essere visto
solo al microscopio. Si nutre dei frammenti che la
La Rinite Allergica da
allergizza prima ai pollini
cute umana perde continuamente desquamandosi.
Acari inizia a dare disturbi
a maggior durata di
evidenti in media, dopo i 4 anni di età e
impollinazione (Oleacee, Graminacee,
raggiunge la massima espressione negli
Paretaria) e poi a quelli con più breve periodo
anni della scuola dell'obbligo.
di impollinazione (Alberi) ed è proprio in base
10
PAGINA
SEGUE A PAG 12
IL SINTOMO PIU’ SPECIFICO,
sigarette o camino, polveri inerti
QUELLO CHE IO CHIAMO IL
(per esempio gesso della
CAMPANELLO D’ALLARME,
lavagna), per cui si possono
in accordo con la Scuola di
scatenare quasi in egual
Allergologia Pediatrica
maniera i disturbi tipici della
dell’Università di Trieste, da
chiusura nasale.
cui deriva la mia formazione
C) I SINTOMI della Rinite
“Saluto” allergico. Bambini dell’età di
allergologica, è la cosiddetta
Allergica Perenne sono in
9 anni affetto da rinite allergica perenne
dall’infanzia
e
da
asma
bronchiale
TOILETTE NASALE
generale meglio sopportati dai
dall’età di 2 anni.
MATTUTINA: il bambino si
bambini che dagli adulti, questo
sveglia al mattino, scende giù
comporta spesso una sottovaludal letto e comincia a fare serie
tazione sia da parte dei genitori
di starnuti e
che del medico dei disturbi
contemporaneamente a
collegati all’ostruzione cronica
strofinarsi energicamente il naso
del naso con conseguente
con il palmo della mano e a
ritardo nella diagnosi.
corrugare bocca e naso (vedi
Vanno pertanto valorizzati per
figure), continuando a farlo, nei
il giusto sospetto diagnostico i
Corrugamento della bocca.
casi più importanti, anche nelle
sintomi di seguito elencati, più
successive ore della mattina.
o meno associati tra di loro, e
Tale “toilette” è dovuta al fatto
tutti causati dalla chiusura
che gli acari che vivono nel
nasale cronica e dalla
conseguente anomala
materasso e nel cuscino, in
respirazione a bocca aperta:
quanto si nutrono della
1) Facile stancabilità psico-fisica
desquamazione della nostra
diurna per sonno disturbato e
pelle, durante le ore di sonno
quindi poco riposante;
notturno vengono respiraCorrugamento del naso.
2) Insuccesso scolastico da
ti/aspirati dal naso del bambino
difficoltà di attenzione-concentrazione per
allergico, causandone infiam-mazione e
i continui sintomi nasali.
chiusura. In pratica, i sintomi mattutini citati
3) Problemi psico-sociali: Insegnanti e
(starnuti e strofinii) sono manovre fatte nel
compagni disturbati dai rumori nasali e
tentativo di riaprire il naso.
dall’alitosi, poco gradevole.
Detto del sintomo più rappresentativo, mi
4) Perdita dell'appetito per nausea
preme sottolineare altri tre aspetti fondamentali
conseguente alla frequente deglutizione del
nella comprensione delle problematiche legate
muco nasale.
alla Rinite Allergica Perenne;
A) LA COMPONENTE OCCHI (congiuntivite
5) Mal di gola, difetti di olfatto e a volte
con lacrimazione e prurito) è quasi del tutto
disturbi del linguaggio.
assente nella rinite allergica da acaro,
6) Alterazioni nello sviluppo del massiccio
essendo invece, sempre e obbligatoriamente
facciale con malocclusione dentaria
presente ai fini della giusta diagnosi, nella
secondaria.
Rinite Allergica primaverile da Pollini.
In questa prima parte del mio articolo ho
B) L’INFIAMMAZIONE cronica aumenta
parlato della Rinite Allergica Perenne,
anche la sensibilità della mucosa nasale a
riservando la trattazione della Stagionale e
svariati fattori esterni non allergenici
dell’Episodica, nonché della terapia, al
quali:cambi bruschi di temperatura, fumo di
prossimo numero di questa rivista.
12
PAGINA
Emicrania è donna
Il mal di testa è uno strano e sgradevole
compagno di vita. In alcuni casi si fa vivo
solo ogni tanto, in altri si dimostra
particolarmente affezionato e abitudinario.
Ricompare a intervalli più o meno regolari,
più o meno frequenti. Spesso aspettiamo
che ci lasci, se ciò non accade ricorriamo
ad un analgesico.
L’emicrania è per noi una realtà molto
complessa e ancora in parte misteriosa, è
un intero universo di cause e di effetti che
si intrecciano tra loro, un universo che spesso
con i nostri maldestri tentativi di cura,
contribuiamo a rendere ancora più
ingovernabile, e che invece andrebbe per
prima cosa capito.
di GERARDO CASUCCI
Come ho già detto, in età
adulta per ogni uomo che
soffre di emicrania si
contano almeno 3 donne,
rapporto che corrisponde
a una prevalenza del 18%
delle femmine contro il 6%
dei maschi. L’emicrania,
pertanto, attraversa la vita
riproduttiva delle donne, di
volta in volta condizionata da
eventi quali pubertà, ciclo mestruale,
gravidanza e menopausa. La pubertà,
per una donna, è il principale evento
scatenante di attacchi emicranici, a
causa dello stretto è complesso
rapporto tra emicrania e flusso
mestruale. Il ritmico fluttuare di
estrogeni e progesterone sotto il
controllo dell’asse ipotalamo-ipofisiovaio caratterizza, infatti, la vita
fertile femminile. E’ ormai definitivamente
accertato che la sintomatologia emicranica
è profondamente legata alle fluttuazioni
ormonali del ciclo riproduttivo femminile.
E’ probabilmente soprattutto la brusca
caduta dei tassi estrogenici, che
avviene, in fase premestruale, a scatenare
gli attacchi di emicrania. Almeno il 60%
delle donna affette da emicrania riferisce
di soffrire di attacchi in qualche modo
correlati al ciclo mestruale, la cosiddetta
emicrania mestruale, che si presenta
in particolare immediatamente
prima, durante e o subito dopo il
flusso mestruale. Per meglio definire
questo intervallo temporale troppo
generico si è recentemente
introdotto il concetto di “finestra
perimestruale” in cui devono
cadere gli attacchi per essere
realmente definiti “mestruali”:
questo intervallo si intende,
secondo i criteri più restrittivi
compreso dai giorni -2 a +2
rispetto al primo giorno di
mestruazione (inteso come
giorno +1) oppure,
utilizzando i criteri più
permissivi, dal giorno -3 al
giorno +7.
Nella recente classificazione
IHS delle cefalee del 2004, si
riconosce al rapporto emicrania
senz’aura e mestruazioni tre
quadri clinici distinti:
un’emicrania mestruale pura,
caratterizzata da attacchi che si
presentano sempre e solo nella
finestra mestruale, cioè da -2 a
+3; un’emicrania correlata alle
mestruazioni, in cui gli attacchi
SEGUE A PAG 14
PAGINA
13
phmassimilianovolpe
si presentano sempre con la cadenza
questi siano stati assunti per un periodo
sopra indicata in almeno due cicli su tre,
di almeno tre settimane.
ma che possono comparire anche in altri
Non esisterebbe alcuna relazione clinica
momenti del ciclo per
codificata tra emicrania e
effetto di diversi fattori
ovulazione.
raversa
scatenanti o anche in
Gli attacchi mestruali,
L’emicrania att
e
ll
e
d
a
iv
tt
apparenza senza alcun
qualunque sia il criterio
u
d
la vita ripro
a
lt
motivo; un’emicrania
utilizzato per definirli, si
o
i volta in v
d
,
e
n
n
o
d
non mestruale, che
presentano sotto forma
a eventi
identifica attacchi che
di emicrania senz’aura
condizionata d
lo
ic
c
,
tà
r
e
b
non presentano alcuna
(l’aura è reperibile solo
u
p
li
qua
a
z
n
a
evidente correlazione
in casi veramente
id
v
mestruale, gra
con il ciclo mestruale, in
eccezionali). In genere,
pausa
o
n
e
m
e
una donna peraltro
ad ogni ciclo si associa
regolarmente mestruata.
un unico attacco, molto
Sembrerebbe che solo il 7-10% delle
severo, di lunga durata (anche superiore
donne in età fertile presenti un’emicrania
alle canoniche 72 ore che costituiscono
mestruale pura.
il limite temporale superiore di un attacco
Oltre alle prime due forme, ne esiste in
emicranico secondo i criteri IHS),
realtà una terza che può clinicamente
accompagnato da imponenti fenomeni
coincidere con esse, è l’emicrania
vegetativi, particolarmente refrattario al
mestruale da contraccettivi orali,
trattamento farmacologico e/o con un’alta
un’entità clinica ancora mal definita dal
probabilità di recidivare dopo terapia. In
punto di vista epidemiologico, ma piuttosto
un recente studio italiano, gli attacchi
frequente nelle utilizzatrici della pillola,
mestruali si sono rivelati, rispetto a quelli
caratterizzata da attacchi che si
che capitavano in altri momenti del ciclo
manifestano esclusivamente nella
mestruale, più severi e di maggior durata
settimana di sospensione degli estro
(in media 34 contro 16 ore).
progestinici. Gli attacchi compaiano entro
In gravidanza, l’emicrania presenta nel
5 giorni dall’ultimo utilizzo degli estrogeni,
60-70% dei casi una tendenza al
dopo che
miglioramento o addirittura alla remissione;
dunque, le pazienti emicraniche
14
PAGINA
vanno rassicurate per quanto riguarda il
loro timore di patire costantemente di
attacchi in corso di gravidanza. Esistono
dei fattori prognostici positivi ormai
accertati per prevedere un miglioramento
in gravidanza: esso risulterà più probabile
nell’emicrania senz’aura rispetto a quella
con aura, e potrà diventare più consistente
col progredire dell’età gestazionale (in
particolare a partire dal secondo trimestre).
La maggior parte degli Autori segnala
pure che se la sintomatologia è insorta al
menarca, o se la cadenza degli attacchi
è tipicamente mestruale, la percentuale
di miglioramento sarà decisamente più
elevata. L’allattamento al seno
rappresenta un ulteriore fattore favorevole
per il controllo dell’emicrania, prolungando
il benefico effetto degli ultimi due trimestri
di gravidanza anche al puerperio. E’ stato
dimostrato che entro il primo mese dopo
il parto l’emicrania ricorre nel 43% delle
donne che allattano al seno e nel 100%
di quelle che non allattano. Il
peggioramento sarebbe maggiore nelle
donne che avevano attacchi di emicrania
correlati in parte o del tutto alle
mestruazioni. Nonostante una tendenza
generale al miglioramento, purtroppo una
discreta percentuale di donne emicraniche
non trova giovamento particolare nel corso
di una gravidanza e, a volte, addirittura
peggiora. Vi è infine, un esiguo gruppo di
pazienti nel quale gli attacchi emicranici
esordiscono con la gravidanza (quasi
costantemente si tratta di attacchi di
emicrania con aura). Di conseguenza,
esiste un gruppo di donne affette da
emicrania la cui sintomatologia richiede
comunque un trattamento in un periodo
estremamente a rischio per assunzione
di farmaci, quale è appunto la gravidanza.
L’utilizzo di qualsiasi farmaco dovrebbe
infatti, essere strettamente limitato in
gravidanza per l’eventuale rischio di danni
fetali. Tra i farmaci d’attacco sembrano
essere relativamente sicuri il
paracetamolo, l’ibuprofene (purché usato
SEGUE A PAG 16
entro la trentesima settimana di
gravidanza), la caffeina (purché usata
sotto la dose di 300mg al giorno), la
metoclopramide, il sumatriptan e, forse il
rizatriptan. Tra i farmaci di profilassi che
sono potenzialmente utilizzabili in
gravidanza vi sarebbero il propranololo e
il pizotifene. Non va dimenticato che
l’emicrania rappresenta in gravidanza un
fattore di rischio indipendente per disturbi
trombo-embolici e pre-eclampsia.
Alcune attenzioni vanno obbligatoriamente
indirizzate a tutte le donne che desiderino
assumere contraccettivi orali. Bisogna
considerare il rischio correlato all’età
anagrafica, al peso corporeo, alla
presenza o meno di turbe metaboliche
(iperlipidemia, diabete, etc.), all’abitudine
al fumo. A queste categorie generali di
rischio va sicuramente aggiunta la tipologia
dell’emicrania, perché se la presenza di
emicrania rappresenta genericamente un
fattore di rischio da considerare, la
presenza di aura costituisce una
controindicazione assoluta all’uso di
estroprogestinici,
potendosi al
limite
considerare
una
16
PAGINA
contraccezione con formulazioni solo
progestiniche. Molte donne emicraniche
ma anche molti medici, credono che
l’assunzione dei contraccettivi indichi
necessariamente un peggioramento della
sintomatologia emicranica. Questo in
realtà è un grossolano errore di
valutazione, almeno per quanto riguarda
l’emicrania senz’aura. Circa il 67% di
donne affette da emicrania senz’aura non
nota infatti peggioramenti della
sintomatologia in corso di assunzione con
contraccettivi orali; un peggioramento
viene rilevato comunque nel 25% dei casi,
mentre un miglioramento solo nel 7% dei
soggetti. Diversa la situazione
dell’emicrania con aura (nella quale
peraltro, come già ribadito, l’assunzione
di contraccettivi orali è controindicata):
infatti nel 56% delle pazienti tende a
peggiorare e solo nel 38% resta invariata.
Si ricorda che, come regola generale,
quando una donna emicranica debba
intraprendere l’assunzione di contraccettivi
orali, è sensato suggerire l’uso di
formulazioni a basso dosaggio e
monofasiche, che presentano minor rischio
di indurre attacchi rispetto alle formulazioni
trifasiche.
In menopausa, similmente a quanto
avviene in
gravidanza,l’abolizione
delle cicliche fluttuazioni
ormonali è spesso associata a un
significativo miglioramento dell’emicrania.
Circa due terzi delle donne emicraniche
riferiscono, infatti, una riduzione delle
frequenza e dell’intensità degli attacchi. Al
contrario, negli anni immediatamente
precedenti l’insorgenza della menopausa
non è infrequente assistere a
un’esacerbazione dell’emicrania,
probabilmente a causa di sporadiche
ovulazioni che producono irregolari
fluttuazioni ormonali. Tra i fattori predittivi
dell’andamento dell’emicrania in
menopausa, un certa importanza sembra
essere rivestita dalla presenza anamnestica
di sindrome pre-mestruale, che risulta
positivamente correlata con la riduzione
drastica del disturbo in epoca postmenopausale. Un altro fattore che può
influenzare l’andamento dell’emicrania è
la menopausa chirurgica. Contrariamente
a quanto ci si potrebbe aspettare, le donne
che hanno subito un’isterectomia, con o
senza preservazione delle ovaie,
presentano infatti un peggioramento del
proprio mal di testa in circa due terzi dei
casi. Un discorso a parte va fatto nel caso
di un emicrania che insorga o peggiori in
seguito all’uso di una terapia sostitutiva
ormonale. Nelle donne con emicrania
ormono-sensibile, tale terapia può esporre
a un aumento del rischio di peggioramento
della cefalea che varia soprattutto in
funzione del tipo di trattamento adottato.
In generale, basti ricordare che: 1) il rischio
è maggiore per le formulazioni sistemiche
(via orale) rispetto a quelle locali (via
transdermica); 2) la modalità di
somministrazione combinata continua offre
più vantaggi rispetto a quella sequenziale
ciclica; 3) l’uso di estrogeni ad alte dosi e
di estrogeni coniugati equini è
sconsigliabile.
Nel prossimo numero
EMICRANIA: COME CI SI CURA
La sterilità maschile
e lo screening diagnostico
del partner maschile
di una coppia sterile
E’ assolutamente di primaria importanza lo studio
corretto dell’uomo nella coppia infertile per
determinare una diagnosi precoce supportata
da test clinici e di laboratorio, per decidere quindi
un’idonea terapia.
Inoltre, con una diagnosi precoce di infertilità
maschile è possibile evitare alla partner femminile
trattamenti diagnostici inutili e dispendiosi.
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Annalisa
Salerno e il dott. Alfredo Nazzaro.
Quanto incide il fattore maschile nella
sterilità?
Il fattore maschile, nell’ambito della sterilità
di coppia, è in continuo e costante incremento.
In passato si riteneva, in generale, che tale
situazione fosse principalmente legata a
cause femminili. Attualmente è dimostrato
che il fattore maschile è presente in almeno
50% dei casi (solo fattore maschile o
combinazione di fattore maschile e femminile).
In particolare, il numero di spermatozoi
nell'eiaculato maschile è andato
progressivamente riducendosi fino quasi a
dimezzarsi negli ultimi 50 anni, anche se
esiste una grande variabilità nella conta degli
spermatozoi (non solo da individuo ad
individuo ma anche da eiaculato ad eiaculato),
nella loro morfologia e nella loro motilità. Tra
l’altro, la stessa conta degli spermatozoi non
è un indice dimostrato di fertilità, in quanto
non esiste una correlazione certa tra il loro
numero ed il potenziale di fertilità maschile,
tranne nei casi di grave
oligoastenoteratozoospermia (riduzione del
numero e della motilità ed aumento delle
forme anomale degli spermatozoi nel liquido
seminale) od azoospermia (assenza di
spermatozoi nel liquido seminale). Nelle
società industrializzate la diffusione del
problema è talmente elevata -più di un italiano
su dieci è sterile- da essere considerata una
vera e propria malattia sociale.
Quanto incide l’età di un uomo sulla sua
fertilità?
Negli uomini l'età ha un impatto molto minore
sulla fertilità perché gli spermatozoi, a
differenza degli ovociti vengono
continuamente rinnovati. Nell'uomo la
produzione di spermatozoi è un processo
SEGUE A PAG 20
PAGINA
19
continuo e la spermatogenesi, cioè la
prima infanzia, infezioni delle vie genitoformazione di spermatozoi, si svolge
urinarie e patologie prostatiche, varicocele,
ininterrottamente all'interno dei testicoli.
orchite post-parotitica, torsioni del funicolo
L'intero "ciclo di maturazione" dura circa 70
spermatico, traumi e pregressi interventi
giorni, dunque ogni 3 mesi un uomo rinnova
chirurgici invasivi della regione inguinointeramente il suo
scrotale, disordini
patrimonio di
endocrini,
spermatozoi. Ciò
assunzione acuta e/o
avviene per tutta la
cronica di farmaci
vita, dalla pubertà
(es. esposizione a
fino alla vecchiaia, e
chemioterapici per
questo spiega perché
patologie
un uomo può essere
neoplastiche, farmaci
ancora fertile e
antiipertensivi,
generare dei figli
neurolettici, ecc.),
anche in età
patologie genetiche
avanzata. Questo
cromosomiche (la più
Spermatozoo fecondante un ovocita
non significa che l'età
comune è S. di
non abbia alcuna influenza sulla fertilità
Klinefelter) e geniche (come le microdelezioni
maschile. Col passare del tempo si può avere
del cromosoma Y), patologie da abuso di
ad es.: una diminuzione della produzione di
alcol e stupefacenti, patologie professionali
testosterone; un aumento dei problemi
(es. esposizione a radiazioni ionizzanti o ad
prostatici; un aumento delle disfunzioni erettili
inquinanti chimici di provata tossicità per la
o dei problemi di eiaculazione; o un periodo
spermatogenesi). A queste vanno aggiunte
più prolungato di esposizione a tossine o ad
patologie sistemiche o d’organo fortemente
altri fattori legati all'ambiente e allo stile di
debilitanti l’organismo e tutti i disordini che
vita che possono danneggiare la fertilità. Al
hanno implicazioni sulla funzione erettile ed
di là di questo, esistono una serie di fattori
eiaculatoria, situazioni che, in un modo o
di rischio per la fertilità maschile che devono
nell’altro influenzano tutte negativamente la
essere
capacità riproduttiva
accuratamente
maschile.
ricercati ed
eventualmente
L’ambiente può
trattati. In particolare
influenzare la
si tratta di fattori che,
fertilità maschile?
per tutto l’arco della
L’ambiente, ed in
vita, possono
particolare
influenzare
l’inquinamento
negativamente la
ambientale, ha un
capacità riproduttiva
grande impatto sulla
in modo transitorio o
fertilità maschile. Un
Struttura dello spermatozoo
permanente.
ruolo importante
svolgono i cosiddetti “interferenti endocrini”
Ci può elencare i più comuni?
in grado di alterare ad esempio la funzionalità
Ricordiamo per esempio patologie come il
tiroidea o l’integrità dell’asse ipotalamocriptorchidismo (il cosiddetto "testicolo
ipofisario, soprattutto attraverso
ritenuto") non trattato efficacemente nella
l’inquinamento delle falde acquifere e, quindi,
20
PAGINA
attraverso la filiera alimentare. La lista dei
fattori ambientali responsabili della sterilità è
lunga, tra i principali ricordiamo:gli insetticidi
che trovano largo impiego nelle coltivazioni
non biologiche; i plastificanti come gli ftalati
ed il bisfenolo che sono sostanze aggiunte
alle materie plastiche e si trovano in oggetti di
uso comune come stoviglie, rivestimento delle
lattine, cosmetici, giocattoli; i cosiddetti ritardanti
di fiamma che sono utilizzati in molti prodotti
elettronici, gommapiuma per divani, prodotti
tessili.
Lo stile di vita e l’alimentazione possono
giocare un ruolo nella sterilità maschile?
L’infertilità maschile riconosce sicuramente una
grossa componente sociale. Su di essa, infatti,
oltre alle condizioni soggettive, chiaramente
patologiche, sembrano influire anche le
condizioni ambientali e lo stile di vita (incluso
lo stress). Giungere a conclusioni certe è però
più difficile di quanto sembri. Alcune condizioni
lavorative che espongono a radiazioni, a
sostanze tossiche o a microtraumi, aumentano
il rischio di infertilità. Anche l’esposizione agli
inquinanti prodotti dal traffico urbano agisce
negativamente. Il fumo di sigaretta nuoce agli
spermatozoi: i fumatori spesso hanno un
maggior numero di spermatozoi con morfologia
anormale. Dal momento che la maggior parte
degli uomini con problemi di fertilità non è sterile,
ma "semplicemente" ipofertile, è molto
importante adottare norme comportamentali
adeguate. Tali regole, utili anche in ottica
preventiva, comprendono l'astensione dal fumo,
la moderazione nell’assunzione dell'alcool,
l'utilizzo di indumenti e biancheria intima
traspirante e non troppo stretta, il rispetto di
una dieta equilibrata (eventualmente integrata
con lo zinco) e l'adozione di uno stile di vita più
attivo. Non si tratta dei soliti consigli di routine;
basti pensare, ad esempio, all'effetto positivo
dell'attività fisica sui livelli circolanti di
testosterone - fondamentali per la
spermatogenesi -; all'alto grado di correlazione
tra disfunzione erettile ed aterosclerosi o agli
innumerevoli effetti dannosi dell'alcol e del fumo.
SEGUE A PAG 22
Modalità
di esecuzione
dello
spermiogramma
Il campione seminale deve essere raccolto,
per masturbazione, preferibilmente presso il
laboratorio, o comunque, consegnato entro
20 minuti.
Per una valutazione comparabile dei risultati,
si raccomanda di effettuare la raccolta dopo
un periodo di astinenza sessuale non inferiore
a tre giorni e non superiore a cinque.
• un’astinenza inferiore a tre giorni può
interferire negativamente sulla concentrazione
spermatozoaria;
• una superiore a cinque giorni può
interferire negativamente sulla motilità e sulla
morfologia degli spermatozoi.
Il periodo ottimale è individuabile in circa 34 giorni.
Il liquido seminale proviene per il 60% del suo
volume dalle vescicole seminali, per il 30%
dalla prostata e per il 10% dalle ghiandole
accessorie. Il contributo testicolare, invece, è
assai ridotto. Le secrezioni delle varie ghiandole
non vengono miscelate omogeneamente nelle
vie genitali, per cui all’eiaculazione si osserva
una distinzione delle varie componenti:
• la frazione prostatica
• la frazione prodotta dalle ghiandole
accesorie
• la secrezione vescicolare.
Per questo motivo, all’accettazione del
campione è necessario accertarsi che la
raccolta sia stata effettuata correttamente e
che parte dell’eiaculato non sia andata
perduta, pena la totale invalidazione dei
risultati.
PAGINA
21
seminale consiste in una valutazione
Quali esami prescrivete al partner
macroscopica, microscopica e chimico
maschile di una coppia sterile?
batteriologica dell'eiaculato. Per una
L’esame basilare è lo spermiogramma che
valutazione ottimale è necessario un periodo
valuta le caratteristiche numeriche,
di astinenza dai rapporti di 2-3 giorni. La
morfologiche e funzionali degli spermatozoi
raccolta del seme deve essere eseguita
e dell’eiaculato in genere. Il liquido seminale
preferibilmente presso il laboratorio e deve
rappresenta un po’ la carta di identità
essere effettuata in un contenitore
dell’individuo. L’esame standard del liquido
seminale e’ un fondamentale mezzo
rigorosamente sterile.
diagnostico per impostare un corretto
L'analisi macroscopica prende in
“screening” di una coppia con problemi di
considerazione i seguenti parametri:
sterilità. Esso
• volume
rappresenta la
dell'eiaculato: i
più rilevante
valori normali di
indagine di
tale parametro si
laboratorio che
collocano tra i 2
consente di
ed i 5 ml;
• liquefazione:
stabilire se il
non appena
partner maschile
emesso il liquido
debba essere
seminale
effettivamente
coagula per poi
considerato
liquefarsi
infertile e, quindi,
nuovamente
se il livello di
dopo 30 - 60
infertilità sia tale
minuti.
da richiedere
FISH su liquido seminale per lo studio delle aneuploidie degli spermatozoi
L'assenza di
una procedura di
liquefazione potrebbe essere indice di
fecondazione assistita ed infine verso quale
agenesia dei vasi deferenti, mentre al contrario
tecnica di procreazione assistita è opportuno
la mancata liquefazione dopo 60 minuti
procedere. Pertanto , solo un accurato studio
potrebbe essere correlata a patologie
del seme e l’integrazione di tutti i suoi
prostatiche; • viscosità; • colore; • odore; • pH
parametri seminali con i dati derivanti dallo
L'analisi microscopica prende invece in
studio della fertilità della coppia ci potrà
esame i seguenti parametri:
consentire di valutare in termini corretti
• Concentrazione degli spermatozoi: tale
l’aspettativa di fertilità e la capacità fecondante
concentrazione deve essere almeno
relativa di un individuo.
superiore ai 20 milioni di spermatozoi per
millilitro;
Esistono delle modalità particolari per
• Motilità: un seme normale deve contenere
l’esecuzione dello spermiogramma?
almeno il 50% di spermatozoi normobili.
Innanzitutto è indispensabile che l’esame sia
Al riguardo dobbiamo sottolineare come tale
effettuato presso un Centro di medicina della
parametro venga valutato non solo da un
riproduzione, per evitare il rischio di analisi
punto di vista quantitativo ma anche
incomplete o non aderenti ai parametri
qualitativo distinguendo:
raccomandati dal WHO (Organizzazione
• i movimenti rettilinei, vivaci e progressivi;
Mondiale della Sanità) che ha stabilito con
• i movimenti rettilinei, lenti o non lineari;
precisione come eseguire l’esame ed i
• movimenti vivaci, ma non progressivi;
parametri da valutare. L'esame del liquido
22
PAGINA
SEGUE A PAG 24
• assenza di movimento.
• Morfologia: in un seme normale deve essere
presente almeno il 30% di spermatozoi
morfologicamente normali.
• I Test di vitalità permettono di valutare la
vitalità di spermatozoi immobili apparentemente
non vitali che possono essere, invece, utilizzati
nelle tecniche di Procreazione Medicalmente
Assistita come la ICSI.
L’analisi biochimica viene effettuata sul
plasma seminale dopo centrifugazione e
valuta le concentrazioni di Zinco (che viene
prodotto dalla prostata), Fruttosio (vescicole
seminali) Alfa glucosidasi (funzionalità
epididimale)
Lo spermiogramma è l’unico esame che
prescrivete nel partner maschile?
Per legge vanno prescritti anche il cariotipo
(per escludere patologie geneticamente
trasmissibili alla progenie) e l’elettroforesi
dell’emoglobina (per escludere lo stato di
portatore di anemia mediterranea o
talassemia). Per quanto riguarda il prosieguo
dello screening, se la risposta è una
normospermia (integrità dei parametri
morfofunzionali del liquido seminale) non
prescriviamo altri esami, altrimenti effettuiamo
indagini cosiddette di II livello, cioè:
• Screening infettivologico con ricerca di
alcuni germi particolari come la Chlamydia
Trachomatis, la Gardnerella Vaginalis,
l’Ureaplasma Urealyticum, il Mycoplasma
Hominis;
• Dosaggi ormonali completi con profilo
gonadico, tiroideo, surrenalico ed
insulinemico. Dosiamo sempre l’Inibina B
che è un ormone prodotto dal testicolo in
presenza di spermatozoi maturi. Il valore
dell’Inibina e dell’FSH (ormone ipofisario)
condizionano l’iter diagnostico e terapeutico
in caso di azoospermia (assenza di
spermatozoi nell’eiaculato). Se l’Inibina è
bassa e l’FSH è elevato la possibilità di
recuperare spermatozoi nel testicolo, anche
con una biopsia, è molto basso;
• Analisi genetiche e geniche che valutano
le anomalie cromosomiche (presenti nel 28 % dei maschi infertili), i disordini numerici
(aneupliodie) dei cromosomi sessuali come
nella sindrome di Klinefelter in cui abbiamo
un cromosoma Y sovrannumerario, i
mosaicismi, le anomalie di struttura;
• Lo screening per la fibrosi cistica e lo studio
delle microdelezioni del cromosoma Y sono
effettuate di routine nel caso in cui il numero
Morfologia dello spermatozoo normale
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degli spermatozoi risultasse inferiore ai 5 milioni;
• Dosaggio sierico di omocisteina che è una
proteina coinvolta nel metabolismo della
metionina e che rende più viscosi tutti i fluidi
biologici interferendo, in questo caso, con la
motilità e la vitalità degli spermatozoi.
• Un esame particolare è la cosiddetta FISH su
liquido seminale che utilizza sonde fluorescenti
in grado di legarsi ai cromosomi presenti nel
nucleo degli spermatozoi. Questo esame è utile
in caso di poliabortività e/o di ripetuti fallimenti
di fertilizzazione e impianto embrionario, in
quanto ci fornisce la percentuale di spermatozoi
portatori di anomalie cromosomiche in un
determinato liquido seminale.
patologia insidiosa in quanto, spesso, è a lungo
asintomatica. Un aspetto caratteristico del
varicocele è la presenza di spermatozoi con
la testa appuntita nel liquido seminale che
risulta patognomonica. La diagnosi è
relativamente semplice e si basa
sull’effettuazione di un ecografia scrotale con
doppler flussimetria. Più controversa la terapia.
Attualmente si tende a non trattare un varicocele
asintomatico in pazienti di età superiore ai 3234 anni in quanto il danno, se presente, risulta
generalmente non significativamente
recuperabile. In ogni caso la terapia è chirurgica
e necessita di almeno 6-8 mesi per la
valutazione di un recupero funzionale.
E’ possibile migliorare i parametri di un
liquido seminale?
A volte è possibile. Il caso più favorevole è
costituito dalla carenza di ormoni ipofisari
(FSH ed LH), situazione che noi definiamo
ipogonadismo-ipogonadotropo e che è
responsabile di una ridotta spermatogenesi.
In questo caso la somministrazione di ormoni
(essenzialmente FSH) porta, quasi sempre,
al ripristino di una normale produzione di
spermatozoi. In ogni caso la terapia ormonale
è una terapia molto delicata e, molto spesso,
si assiste a terapie incongrue a base di ormoni
che possono portare ad un peggioramento,
anche definitivo ed assoluto, dei parametri
del liquido seminale. In altri casi è possibile
migliorare i parametri del liquido seminale
utilizzando integratori e sostanze in grado di
ridurre i radicali liberi, o abbassando i livelli
di omocisteina attraverso la somministrazione
di acido folico ed una dieta povera di grassi
e ricca di folati.
E’ possibile preservare la fertilità in un
maschio affetto da neoplasia?
Non solo è possibile ma è doveroso. I maschi
affetti da neoplasie e che necessitano di
trattamenti chemio e/o radioterapici
dovrebbero essere sempre invitati a
crioconservare campioni di liquido seminale
prima di sottoporsi al trattamento che
potrebbe interferire in modo drammatico sulla
successiva fertilità. Analogamente dovrebbero
fare i maschi che si sottopongono a chirurgia
demolitiva per seminoma.
Che cos’è il varicocele?
Il varicocele è la dilatazione delle vene del
plesso pampiniforme dello scroto. Una sorta
di vene varicose genitali. La dilatazione di
queste vene porta ad un aumento della
temperatura intrascrotale che può risultare
altamente letale per la produzione e la
funzionalità spermatica. Può essere una
Eccezionale parto
all’A.O. Rummo
di DALILA BEATRICE
La nascita di un bambino è di per sé un lieto
evento, ma quando il miracolo della vita si
moltiplica per 6 è davvero un avvenimento
straordinario!
Lo scorso 10 gennaio, presso l’Azienda
Ospedaliera “G. Rummo” di Benevento,
Carmela Oliva, 32 anni, ha dato alla luce
Angelica, Annachiara, Francesca Pia,
Maurizio, Paolo Salvatore e Serena.
“Il parto è avvenuto alla 27ª settimana di
gestazione - ha spiegato il primario della
divisione di Neonatologia Luigi Orfeo,
durante la conferenza stampa che si è tenuta
presso la sede della Direzione Generale del
nosocomio beneventano e il peso dei bambini è
estremamente basso (tra
i 610 e gli 800 g), ma
adeguato per quello
che è il periodo di
nascita”.
Orfeo ha
spiegato che
per questi
bambini vi
sono delle
buone
possibilità di
sopravvivenza
senza
complicazioni
future, ma non c'è
la certezza del
100%.
26
PAGINA
“Bisogna essere realisti, cauti e prudenti,
sia nei confronti dei genitori che nei confronti
dell’opinione pubblica - ha proseguito Orfeo
- ma noi siamo fiduciosi che tutti i gemelli
possano farcela, sono bambini a rischio che
noi assisteremo nel migliore dei modi per
avere poi successivamente un’evoluzione
verso una dimissione nel tempo,
considerando che dobbiamo attendere
almeno un mese per uscire dalla fase critica”.
Orfeo ha spiegato che, se tutto andrà bene,
i tempi di degenza saranno comunque
piuttosto lunghi: i bambini dovranno rimanere
in reparto di Neonatologia per circa tre mesi,
affinché raggiungano una maturità sia
dal punto di vista dell’età
gestazionale, sia riguardo al
peso da raggiungere (circa due
chili) prima di poter andare a
casa.
Preziose sono state le 24 ore di
ricovero della neomamma che
hanno consentito alla Direzione
medica di presidio, alla Direzione
esagemellare
di Benevento
gravidanze plurime di questo tipo possono
generale e al servizio di Ingegneria Clinica
generare sia dei danni fetali che grossi danni
uno sforzo organizzativo notevole per riuscire
materni, si tratta di una patologia
a fare in modo che i bambini rimanessero
estremamente grave per cui la mamma
tutti e sei nell’Azienda stessa, evitando così
sviluppa pressione alta, impegno del fegato,
ciò che è accaduto in passato con altri parti
impegno del rene e ridotta produzione di
plurigemellari, in cui si era resa necessaria
urina: un insieme di fattori, insomma, che
la “dislocazione” dei neonati in vari ospedali
può portare la mamma alla morte. Quando
della Campania.
la signora è arrivata, ha dato i primi segnali
“Il cesareo è stata la cosa che ci ha
di questa patologia e la nostra prima
preoccupato di meno - ha spiegato poi il
preoccupazione è stata quella di stabilire il
primario del reparto di Ostetricia e
timing del cesareo, ovvero il momento più
Ginecologia del Rummo, Gennaro Trezza
opportuno per eseguirlo, cercando di non
- Ciò che invece ci ha maggiormente messo
SEGUE A PAG 29
in allarme sono state
le condizioni
materne al
momento
dell’arrivo in
ospedale:
le
da sinistra Gennaro Trezza,
Rosario Lanzetta e Luigi Orfeo
da sinistra il papà, la mamma,
il sindaco e Rosario Lanzetta
(foto Messaggio d’Oggi)
PAGINA
27
arrivare troppo tardi per la mamma o troppo
presto per i bambini”.
Trezza ha voluto poi ringraziare tutta la
squadra dei ginecologi e degli ostetrici
presenti in massa durante l’intervento che
hanno offerto volontariamente il proprio
lavoro, senza gravare sul bilancio
dell’Azienda.
“Questa non è la prima gravidanza per la
signora – ha proseguito Trezza – la donna,
essendo sterile, si era sottoposta a diversi
cicli di ovulazione con farmaci che
favoriscono la fertilità; purtroppo durante la
prima gravidanza ha abortito,
successivamente è stata “premiata” con
questo parto plurigemellare e straordinario!”.
Il Direttore generale del Rummo Rosario
Lanzetta, visibilmente emozionato e
soddisfatto, ha posto l’accento sulle
eccellenze locali messe in campo per questo
straordinario evento, ricordando che la
partoriente era stata trasferita dal Policlinico
“Federico II” di Napoli che non era nelle
condizioni di attrezzare sei punti nascita e
tutto il necessario per i sei nascituri.
“Grazie all’opera dei due primari qui presenti,
dell’intero Dipartimento materno infantile,
del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia,
è stato profuso un impegno sia organizzativo
che professionale, nonchè un ottimo livello
di integrazione che ha visto direttamente
impegnati più di 33 operatori”, ha dichiarato
Lanzetta, che ha voluto poi evidenziare
quanto un’Azienda ospedaliera
dell’entroterra, qual è l’Azienda “Rummo” di
Benevento, in questa occasione abbia dato
una risposta efficace in un caso particolare
e di estrema delicatezza, auspicando che
questi bambini possano tutti e sei stare bene
e crescere, con l’aiuto del personale del
reparto di Terapia intensiva neonatale.
Al termine della conferenza stampa è giunto
in sala il papà dei gemelli, Pino Mele, 30
anni, un uomo commosso e ancora incredulo
per un evento tanto eccezionale, un uomo
felice ma allo stesso tempo visibilmente
preoccupato per il futuro, dal momento che
oggi è senza lavoro: ha, dunque, colto
l’occasione per fare un appello, chiedendo
una qualunque occupazione che possa
metterlo nelle condizioni di sostenere la sua
numerosa famiglia.
Intanto la “macchina della solidarietà” si è
messa in moto: una casa farmaceutica si
sarebbe infatti resa disponibile a fornire ai
neonati latte e pannolini per un anno.
Inoltre, il sindaco di Benevento Fausto Pepe,
oltre ad aver offerto ai coniugi Mele ospitalità
per tre mesi in un albergo cittadino, ha fatto
aprire un conto corrente presso l’Unicredit
Banca di Roma, con la causale “Fondo di
solidarietà gemellini Mele” (Codice IBAN:
IT 04M0300215010000010121699), su cui
chiunque potrà far pervenire le proprie offerte
e dove, dando uno splendido esempio, lo
stesso sindaco ha già versato parte del suo
stipendio. L’ospedale “Rummo” ha attivato
il numero telefonico 0824-57319, dove
chiamare per donare ai genitori dei sei
gemelli beni di prima necessità.
A noi non resta che augurare ai gemellini e
ai loro genitori tutto il bene che la vita potrà
offrirgli e invitare i lettori di “In Salute” ad
una piena solidarietà!
w w w . g e s e s a . i t
GESTIONE SERVIZI SANNIO
Numeri utili
Segnalazione guasti
Informazioni
Richieste d'intervento
Contratti & Volture
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COLLE SANNITA Ufficio Clienti
Tel. 0824.934187 - Fax 0824.805828
S. BARTOLOMEO IN G. Ufficio Clienti
Tel. 0824.963892 - Fax 0824.963836
TELESE TERME Ufficio Clienti
Tel. 0824.903131 - Fax 0824.901605
Zona Industriale Pezzapiana - Benevento
La libertà
della coca-cola
di ANTONIETTA MENECHELLA
In America in alcuni ristoranti la coca-cola
è “free”, cioè il cliente è “libero” di bere quanti
bicchieri di coca-cola desidera, senza
pagare. Ovviamente la gente butta giù nel
proprio stomaco litri di questa bevanda ed
è felice! Giorni fa ho notato in un piccolo
supermercato della nostra città che accanto
alla cassa erano disposte diverse confezioni
di brioche accompagnate da un cartello con
su scritto “Brioche prossime alla scadenza
e se prendi una confezione l’altra è gratis!”
Mi chiedo però, “Se sono prossime alla
scadenza devo assolutamente mangiarle
tutte quante insieme, altrimenti sarei
costretta a buttarle nell’immondizia”.
Altro lavoro! Non
solo devi
trasportarle nella
busta della
spesa e trovare
un posto in
cucina dove
riporle, ma quanto
per consumarle o fai
largo nel tuo stomaco
o aumenti la spazzatura
da differenziare e da buttare
nel secchio apposito! A casa
mia non si consumano brioche e
quindi il problema è risolto a monte.
Ma l’obesità dilaga. E’ un problema che
oramai colpisce i nostri bambini. Guardatevi
intorno, osservate bene e noterete che tanti
bimbi sono eccessivamente rotondi e
grassottelli. Saranno gli obesi di domani
afflitti da tantissimi problemi di salute. Oggi
si afferma che l’ ambiente in cui viviamo è
“obesogeno”, infatti noi siamo invasi e
sommersi da enormi quantità di cibo.
C’è un eccesso di cibo e i mass-media ci
invitano continuamente a consumare. E
rispetto all’obesità qual è la soluzione?
Sempre consumare! Quanta pubblicità
scorre sulle nostre televisioni con testimonial
importanti come vip, star, che con un gesto
semplice ci invitano a strappare una bustina
ed a ingoiare il contenuto che
miracolosamente scioglie i
grassi!
Quanto spende la gente
per consumare prodotti
dimagranti? L’importante
è consumare. Sempre.
E quindi comprare.
Anche la salute si può
comprare. Basta avere
denaro a sufficienza
per rimodellare,
sciogliere i grassi del
nostro corpo in
centri di salute che
sono diventati dei veri
e propri supermercati.
L’uomo è dotato di una natura semplice, ma
oggi l’individuo viene confuso: scambia la
sua libertà dell’essere, con la libertà di bere
coca-cola. Alla fine, l’uomo è prigioniero di
bevande e cibi dannosi alla sua salute,
mentre è la coca-cola ad essere “free”, cioè
libera!
PAGINA
31
I tumori
della tiroide
di CARLO RINALDI
A fronte di una elevata prevalenza di noduli
tiroidei, la percentuale di forme maligne
è bassa (circa il 5-10%).
Tali dati si traducono in termini assoluti
nella presenza di almeno 200.000 pazienti
affetti da carcinoma tiroideo nella sola
Europa. Studi epidemiologici suggeriscono
che tali numeri sono in progressiva
crescita: negli ultimi decenni si è assistito
ad un aumento dell’incidenza annua delle
forme tumorali tiroidee di circa l’8,1% nelle
donne e di circa il 6,2% negli uomini. Tale
andamento sembra essere dovuto
soprattutto alla maggiore sensibilità dei
mezzi diagnostici, più che ad un reale
impatto dei fattori ambientali anche se
alcuni autori mettono in risalto il possibile
“effetto Chernobyl”.
Incidenza
L’incidenza del carcinoma
tiroideo è progressivamente
aumentata nell'ultimo ventennio,
come rilevato dalla maggior
parte dei Registri Tumori.
L’incidenza del carcinoma tiroideo
è variabile tra aree geografiche
diverse ed in diversi
gruppi etnici. E’
particolarmente
elevata in Islanda,
Hawaii, Filippine,
Giappone ed
Israele rispetto
all’Europa del
32
PAGINA
Nord, Canada e Stati Uniti (2,3) (Tab. 1).
Ciò ha permesso di evidenziare il possibile
ruolo esercitato da fattori ambientali (quali
per esempio i terreni di origine vulcanica)
e genetici e della loro azione associata.
L’incidenza in assoluto più elevata è stata
riscontrata nelle isole Hawaii ed in tale
area il carcinoma tiroideo è più frequente
nei maschi di origine cinese e nelle donne
di origine filippina; in tali gruppi etnici,
emigrati nelle isole Hawaii, la frequenza
è comunque più elevata che nei paesi
d’origine. Negli USA il carcinoma tiroideo
è più frequente nei soggetti di razza
caucasica rispetto ai soggetti di razza
nera, portoricani ed ispanici e, così come
riscontrato nelle Hawaii, nelle donne cinesi
o giapponesi l’incidenza è doppia
rispetto ai Paesi d'origine. L’ipotesi
più accreditata è che tali differenze
siano da imputare a fattori ambientali
ed in particolare, ad abitudini
alimentari e a fattori genetici.
La prognosi dei tumori della tiroide
resta, però, globalmente favorevole
ed è strettamente correlata a tre
variabili:
1. età: vi è un
progressivo
aumento della
mortalità con
l’età;
2. tipo
istologico: la
prognosi
SEGUE A PAG 34
Midollari della Tiroide
risulta migliore nel
Negli ultimi decenni
rappresentano una
caso di Carcinomi
si è assistito ad un
delle varianti più
Differenziati della
aumento dell’incidenza
aggressive. La
Tiroide (Carcinomi
prognosi di tali
Papilliferi e Follicolari);
annua delle forme
neoplasie è favorevole
peggiora in caso di
tumorali tiroidee di circa
qualora vengano
forme poco
l’8,1%
nelle
donne
diagnosticate e trattate
differenziate o
in una fase precoce di
francamente
e di circa il 6,2%
malattia, quando il
indifferenziate, e di
negli uomini
tumore è ancora
tumori che originano
limitato alla ghiandola
dalle cellule
tiroidea (sopravvivenza a 10 anni pari a
parafollicolari della tiroide (Carcinomi
circa il 90%). Sfortunatamente molti
Midollari);
pazienti presentano malattia localmente
3. estensione della malattia al momento
avanzata (localizzazione a livello dei
della diagnosi: le dimensioni del tumore
linfonodi del collo) e metastasi a distanza
primitivo, la presenza di malattia
(polmoni, fegato ed ossa) già alla diagnosi.
localmente avanzata o di metastasi a
In questi casi la prognosi è estremamente
distanza si associano ad un incremento
severa: la sopravvivenza a 10 anni dalla
della mortalità; le localizzazioni a distanza
scoperta delle metastasi è di circa il 20%.
rappresentano la principale causa di morte
La terapia tradizionale (chemioterapia e
correlata al carcinoma della tiroide.
radioterapia) non migliora
Dal momento che l’estensione di malattia
significativamente la sopravvivenza di tali
al momento della diagnosi ha un impatto
pazienti.
sfavorevole sulla sopravvivenza, è di
Tenendo conto del tipo istologico i tumori
fondamentale importanza arrivare ad una
della tiroide
diagnosi precoce
presentano le
del tumore tiroideo.
seguenti percentuali
L’esame citologico
di incidenza:
su ago aspirato
• Papillifero 75%
riveste un ruolo
• Follicolare 15%
centrale nella
• Midollare 5-10%
diagnosi
• Anaplastico <5%
differenziale tra
• Altri 1%
noduli benigni e
Dal punto di vista
noduli maligni.
epidemiologico è
Tuttavia, circa il
possibile
10% delle lesioni
Fig.1 Carcinoma papillare della tiroide
evidenziare quanto
nodulari sono
segue:
classificate all’esame citologico come
• 3-5% di tutti i tumori umani
“indeterminate”: in questi casi, infatti, non
• 0,3% dei noduli tiroidei è tumore
è possibile distinguere le forme benigne
clinicamente manifesto
(i cosiddetti adenomi follicolari o a cellule
• Casi di morte per ca. tiroideo
di Hurthle), dalle forme maligne (i
0,5/100.000/anno
carcinomi follicolari o a cellule di Hurthle).
• Sesso: F/M = 2/1
Tra i tumori della tiroide i Carcinomi
34
PAGINA
SEGUE A PAG 36
La prognosi
dei tumori della tiroide
resta globalmente
favorevole
ed è strettamente
correlata
a tre variabili:
età, tipo istologico,
estensione
della malattia
al momento
della diagnosi
• Età: tutte le età possono
essere colpite, ma la frequenza
varia con l’istotipo:
- Papillare: (infantile) 15-30 aa;
>50 aa
- Follicolare: >40 aa
- Midollare: età media (se parte
di MEN, anche bambini)
- Anaplastico/Linfomi: >50-60 a
Classificazione
Tumori benigni:
• Adenoma: follicolare, colloideo,
embrionale, fetale, papillifero, c.
di Hurthle e teratoma.
Tumori maligni:
• Differenziati
(adenocarcinoma papillifero,
papillifero “puro”, variante
follicolare, adenocarcinoma
follicolare, c. di Hurthle, cellule
Chiare, insulare).
- Carcinoma midollare.
• Indifferenziati (linfoma,
sarcoma, carcinoma a cellule
squamose, metastasi).
Il quadro clinico dei tumori della
tiroide è alquanto vario e non
caratteristico:
• Nodulo asintomatico isolato,
duro e non dolente (alla
scintigrafia “freddo”).
• Linfonodi satellite (>
papillare).
• Segni di
compressione/infiltrazione
delle strutture cervicali:
- Paralisi corde vocali (n.
ricorrente);
- Disfagia, disturbi respiratori
(casi avanzati);
- Metastasi (possono essere
primo segno clinico!).
36
• Papillari: metastasi ai Linfonodi > Polmone > Ossa.
• Follicolari: metastasi ai Polmone > Ossa > Linfonodi.
• Midollari: metastasi ai Linfonodi > Fegato > Polmone
> Ossa.
L’istotipo più frequente del carcinoma della tiroide è
il papillare (oltre l’80%), seguito dal carcinoma
follicolare (circa il 10%), dal carcinoma midollare (4%)
e dal carcinoma anaplastico (2%). L’età media al
momento della diagnosi è di circa 40-45 anni per i
carcinomi papillari, ≥ 50 anni per i carcinomi follicolari
e > 70 anni per gli anaplastici.
Variazioni dell’incidenza e della mortalità nel tempo
Numerosi Registri Tumori indicano l'aumento di
incidenza del carcinoma tiroideo. Tale incremento
riguarda in particolare i carcinomi tiroidei a basso. In
generale, questo aumento di incidenza sembra più
apparente e dovuto ad una più accurata e precoce
diagnosi. I fattori che incidono su questo parametro
sono il miglioramento dell'educazione sanitaria nella
popolazione, l'introduzione e diffusione dell'ecografia
nella diagnostica delle patologie tiroidee, il
miglioramento delle tecniche di diagnosi anatomopatologica (diagnosi citologica su ago aspirato delle
lesioni nodulari).
SEGUE A PAG 38
PAGINA
ottica russo
occhiali lenti a contatto
protesi oculari apparecchi scientifici
via perasso, 8/12 - tel. e fax 0824 316626 - 82100 Benevento
via goduti, 4 - tel. e fax 0824 482050 - 82100 Benevento
Fattori di rischio
Come per la maggior parte delle neoplasie
solide, anche per i tumori della tiroide
l’eziologia sembra essere multifattoriale,
risultato di una complessa interazione di
fattori genetici ed ambientali nei soggetti
a rischio.
Gli studi epidemiologici effettuati hanno
evidenziato come principali fattori di
rischio:
• precedente
esposizione a
radiazioni ionizzanti
(incidenti nucleari,
irradiazione esterna
della regione del
collo, soprattutto in
età infantile);
• familiarità per
carcinoma tiroideo;
• preesistente
patologia tiroidea
benigna;
• fattori ormonali e
gravidanze;
• apporto alimentare
di iodio;
• altri fattori alimentari ed ambientali.
Diagnosi
Il carcinoma tiroideo
si manifesta
generalmente come
Fig. 2 Carcinoma follicolare
patologia nodulare
tiroidea e quindi la diagnostica del nodulo
tiroideo è di fondamentale importanza per
selezionare la patologia tiroidea benigna
da quella maligna.
Tuttavia, va segnalato che la maggior
parte dei noduli tiroidei sono benigni; infatti,
è noto che la percentuale di carcinoma
nei noduli palpabili è del 5-10 % se si
considerano le varie casistiche chirurgiche.
In un paese come l’Italia, dove persiste
una lieve o moderata carenza iodica, il
38
PAGINA
trattamento chirurgico di tutti i noduli
tiroidei, senza alcuna selezione,
porterebbe ad operare centinaia di migliaia
o più di pazienti.
Si può ben immaginare quali sarebbero
le conseguenze socio-sanitarie di un simile
comportamento: complicanze chirurgiche
in un numero significativo di pazienti e d
un costo finanziario non sostenibile.
Pertanto, tenendo
conto che la
mortalità legata al
cancro della tiroide
è molto bassa e che
solo una piccola
frazione dei noduli
tiroidei sono
maligni, è
assolutamente
necessario limitare
gli interventi
chirurgici attraverso
una rigorosa
selezione prechirurgica.
Un’importanza
fondamentale nella
patologia nodulare
tiroidea riveste
quindi, la distinzione
tra noduli maligni e
benigni.
Attualmente,
l’esame citologico
mediante
agoaspirazione con ago sottile, è in grado
di risolvere in gran parte questo problema.
Ove eseguito correttamente e interpretato
da un citologo esperto, questo esame
permette la diagnosi di natura dei noduli
tiroidei con un elevato grado di sensibilità
e specificità, tanto che l’introduzione
dell’esame citologico nella pratica clinica
ha permesso di ridurre drasticamente il
numero degli interventi chirurgici.
L’esame citologico permette inoltre di
SEGUE A PAG 41
programmare il tipo di intervento più
adeguato nei casi che richiedono
l'intervento chirurgico.
La scintigrafia tiroidea utilizza
comunemente il Tecnezio-99m come
tracciante; una scansione planare
proiezione anteriore è in genere sufficiente.
Lo iodio radioattivo è attualmente utilizzato
solo in casi particolari.
La scintigrafia è in genere inutile nel caso
di noduli < 1 cm (che non sarebbero
visualizzati) o nei noduli ecograficamente
cistici. La scintigrafia valuta l’attività
funzionale della ghiandola e dei noduli,
permettendo di differenziare i noduli freddi
(poco o affatto captanti) dai noduli caldi
(ipercaptanti), per lo più benigni.
La scintigrafia con Tecnezio-99m o con lo
iodio radioattivo non fornisce alcuna
informazione sulla natura maligna o benigna
del nodulo, in caso di nodulo ipocaptante.
L’ecografia del collo è in grado di distinguere
tra cisti (di solito benigne) e noduli solidi.
Per la diagnosi definitiva si procede con
una biopsia (come già detto in
precedenza), effettuata tramite un prelievo
con un ago attraverso la pelle del collo
(ago aspirato).
Terapia
In genere il tumore viene asportato
chirurgicamente, spesso insieme all'intera
ghiandola (tiroidectomia). Successivamente
il paziente dovrà assumere una cura
sostitutiva a base degli ormoni tiroidei che
la ghiandola non può più produrre.
Dopo l'intervento, a intervalli regolari, si
effettuano scintigrafie di controllo per
escludere la presenza di metastasi o
recidive.
Eventuali residui di tessuto tiroideo vengono
eliminati con terapia radiometabolica, che
consiste nell'assunzione di iodio 131
(radioattivo) in quantità tali da risultare
tossico per le cellule tiroidee che lo
inglobano.
Chirurgia
maxillo-facciale
Oggi che cos’è?
Presso il Reparto di Chirurgia MaxilloFacciale ed Odontostomatologia
dell’Ospedale “Rummo” di Benevento si
svolge un’attività clinica e preventiva delle
patologie del distretto cranio-maxillofacciale. Un team di medici, coordinato dal
dott. Andrea Rusciano, provvede ad un
approccio multidisciplinare rivolto alla
diagnosi e al trattamento di numerose
condizioni patologiche e al ripristino delle
funzionalità compromesse dell’estetica.
di ANDREA RUSCIANO
La chirurgia maxillo-facciale, giovane branca
medico chirurgica, è figlia dell’odontoiatria:
infatti è spesso confusa in modo improprio
e riduttivo con la chirurgia orale, anche
se con tale termine si intende una
piccola parte della maxillo-facciale.
Essa si compone di tre grosse
branche: l’oncologica, la
malformativa e la traumatologica.
La prima di queste, come indica il
termine si occupa dei tumori dello
splancnocranio in
particolare del viso,
della bocca, della
lingua, delle
ghiandole salivari
ecc…
Fino a qualche
anno fa
l’asportazione
42
PAGINA
di neoformazioni maxillo-facciali prevedeva
una ricostruzione per quanto possibile della
faccia con lembi cutanei e muscolari, di
rotazione, di vicinanza ecc., con risultati
spesso discutibili e non sempre accettabili
da parte di questi sfortunati pazienti. Oggi,
invece, con le moderne tecniche ricostruttive
microchirurgiche è possibile ricostruire
qualsiasi segmento facciale.
Essi sono veri e propri trapianti, possono
essere sostituiti e ricostruiti sia la cute che
i muscoli, che le ossa facciali con vere e
proprie anastomosi arteriose e venose e
spesso anche nervose con risultati estetici
immediati ed impensabili fino a qualche
anno fa.
La branca malformativa si occupa, invece,
di tutte quelle malformazioni che si
manifestano sia alla nascita e sia durante
la crescita facciale. Esempi di
malformazioni facciali frequenti, nelle
nostre aree, in forma congenita,
sono le cheilognatopalatoschisi.
Tali malformazioni, dovute a svariate
cause, si manifestano con una
frequenza di un caso ogni
settecento nati vivi e
comportano
malformazioni
complesse con
alterazioni delle
labbra, del
naso, del palato
duro e molle.
Esempi
invece di malformazioni
osteosintesi dei monconi
acquisite, sono le
di frattura. In seguito,
malocclusioni dentarie
soprattutto con lo studio
in cui i rapporti
dei “crash test”
interdentali vengono ad
automobilistici e di
essere alterati,
nuove conoscenze sulle
determinando vere e
forze traumatiche e sul
proprie asimmetrie
potere di assorbimento
facciali con danni sia
e sulla rigenerazione
estetici che funzionali.
ossea, tali mezzi di
Tipica di tali asimmetrie
osteosintesi furono
è il profilo “a becco di
sostituiti da placche e viti
uccello” in cui si
di titanio, sempre più
apprezza una mandibola
piccole e maneggevoli.
piccola, quasi
Attualmente è in uso nei
inesistente, ed un
migliori centri
mascellare spesso nella
traumatologici maxillonorma. Altro caso è,
facciali mondiali l’utilizzo
invece, la presenza di
di placche e viti
Malformazione padiglione auricolare.
mandibola enorme e
riassorbibili. In altri
Prima e dopo l’intervento chirurgico.
mascellare piccolo. In
termini tali placche e viti
tutti questi casi con una buona terapia
vengono “digerite”, eliminate dallo stesso
ortodontica pre-chirurgica e post-chirurgica
nostro organismo in un tempo di circa due
è possibile correggere tali malformazioni
anni ovviamente quando ormai la loro
ridando un buon aspetto sia estetico che
funzione si è resa inutile ed inefficace perché
funzionale a questi giovani pazienti.
i monconi ossei fratturati si sono saldati fra
Infine, ultima, ma non meno importante è la
di loro, liberando i segmenti ossei di crescere
branca traumatologica della chirurgia maxillonella norma, non più frenati, dalle stesse
facciale. Essa si occupa della risoluzione
placche di osteosintesi.
del “trauma facciale”. In questi ultimi tempi,
La maggior parte degli interventi di chirurgia
per l’aumento della meccanizzazione,
maxillo-facciale viene effettuata in regime
l’incidenza di tali traumi
di ricovero (day surgery
La
maggior
parte
degli
è andata aumentando,
o ordinario), le più
anche se con l’uso di
importanti in anestesia
interventi di chirurgia
mezzi di prevenzione
generale, eventualmente
maxillo-facciale viene
come le cinture di
con intubazione nasale o
effettuata
in
regime
di
sicurezza delle auto e del
tracheostomia, data la
ricovero (day surgery o
casco sui motocicli ne
complessità degli
hanno ridimenzionato
ordinario), le più importanti interventi. L’attività di Day
l’incidenza relativa. Oggi
Surgery, che può essere
in anestesia generale
assistiamo sempre più a
effettuata in ambulatorio
veri e propri fracassi facciali in cui le linee
chirurgico odontoiatrico prevede interventi
di frattura non sono più come un tempo,
di chirurgia orale per cisti, denti inclusi e
semplici e lineari, ma complesse e plurime.
patologie minori del distretto oro-maxilloLe ricostruzioni facciali venivano in passato
facciale, revisioni di cicatrici o neoplasie
eseguite con l’utilizzo di fili di metallo nelle
cutanee.
PAGINA
43
Scoperto
un sistema innovativo
che eradica i tumori
della prostata
L’innovativa tecnica di terapia genica
che ha completamente annientato
tumori multipli della prostata impiantati
nei topi, ha utilizzato un gene che è
stato già usato mediante iniezioni
intratumorali in sperimentazioni cliniche
di fase II e III per altri tipi di tumori.
Il lavoro, svolto dall’equipe diretta dal
prof. Pier Paolo Claudio alla Marshall
University in West Virginia, è stato
appena pubblicato sulla prestigiosa
rivista scientifica Molecular Therapy,
organo ufficiale della Società
Americana di Terapia Genica e
Cellulare (The American Society of
Gene & Cell Therapy). L’articolo
dimostra che il gene Mda-7/IL-24,
quando viene veicolato attraverso il
torrente sanguigno incapsulato in
microbolle, può essere rilasciato
mediante l’uso di ultrasuoni prodotti
da un normale apparecchio ecografico,
determinando la completa scomparsa
di tumori della prostata impiantati in
topi.
“Le microbolle, impiegate per
trasportare i vettori utilizzati nel luogo
in cui desideriamo attuare il
trasferimento genico, insieme con
ultrasuoni prodotti da un normale
apparecchio ecografico, consentono
dr. Luigi Claudio
dr. Pier Paolo Claudio
dr. Paul Fisher
SEGUE A PAG 46
dr. Marco Salvatore
PAGINA
45
di effettuare il rilascio dei vettori in maniera
controllata, permettendo di guidare in
modo intelligente e preciso la terapia”,
riferisce il prof. Claudio ed aggiunge: “Il
problema più grosso che è stato
riscontrato nei tentativi di terapia genica
in vivo, fino ad ora, sembra debba
ascriversi alla mancanza di specificità del
trasferimento genico. La metodica messa
a punto da noi risolve il problema della
mancanza di specificità dei vettori utilizzati
in terapia genica”.
Tale ricerca sottolinea l’importanza delle
potenziali applicazioni terapeutiche
basate, appunto, su questa tecnologia di
terapia genica guidata da ultrasuoni, per
i pazienti affetti da tumori avanzati della
prostata. Il tumore della prostata
costituisce, come è noto, uno fra i più
frequenti tumori nei maschi, sia in America
che in Europa, ed al momento non ci sono
terapie radicali per i tumori prostatici
metastatizzati.
La terapia innovativa messa a punto dal
prof. Claudio non solo ha completamente
eradicato tumori multipli della prostata
impiantati nei topi, ma ha implementato
altresì una cura anche per i casi con
metastasi a distanza, in quanto l’Mda7/IL-24 è una proteina, che secreta, viene
veicolata a distanza permettendo l’effetto
sulle metastasi.
Il lavoro è stato condotto in collaborazione
con il dr. Luigi Claudio del Dipartimento
di Urologia dell’Istituto dei Tumori di
Napoli “Fondazione Senatore Pascale”,
con il Dipartimento di Scienze
Biomorfologiche e Funzionali
dell’Università Federico II di Napoli diretto
dal prof. Marco Salvatore, e con il
Dipartimento di Genetica Molecolare
Umana della Virginia Commonwealth
University degli Stati Uniti d’America,
diretto dal prof. Paul B. Fisher.
fonte: ufficio stampa
Stati generali
delle cure
palliative
11, 12 e 13 febbraio 2010
I malati che lottano contro il dolore inutile e la
perdita di dignità e di autonomia hanno finalmente
un punto di riferimento. Sarà inaugurato l’11
febbraio 2010, in occasione della XVIII Giornata
mondiale del Malato, il Polo del Sollievo Scienza
della vita, il primo centro nella regione Campania
specializzato nella lotta al dolore e nelle cure
palliative. Sede dell’evento è l’Hospice Nicola
Falde, via Murata, Santa Maria Capua Vetere
(CE), dove saranno ospitati per tre giorni, 11-13
febbraio, gli Stati Generali delle Cure Palliative
e delle Terapie del Dolore in Campania,
promossi da European Cancer Patient Coalition,
Associazione House Hospital onlus, associazione
Antea, Eapc (European Association of Palliative
Care), Sicp (Società italiana cure palliative), Favo
(Federazione associazioni volontariato in oncologia),
Lilt (Lega italiana lotta tumori), associazione
Umana onlus, Centro Nazionale delle Ricerche Unità di Genetica dei Tumori, e da altri enti no
profit.
Giovedì 11 febbraio, a partire dalle ore 9, cerimonia
inaugurale, alla presenza delle Istituzioni,
dell’Hospice Nicola Falde che, con l’Hospice Villa
Giovanna di Tora e Piccilli (CE) e l’Hospice
Antea di ROMA, costituisce il Polo del Sollievo
Scienza della Vita. A seguire, la tavola rotonda –
presieduta da Giovanni Zaninetta, presidente Sicp
– “Ruolo del volontariato nelle cure palliative e
terapie del dolore”, con interventi di Francesca
Crippa Floriani, presidente FCP (Federazione Cure
Palliative); Francesco De Lorenzo, presidente Favo;
Pasquale Giustiniani del Cramt Regione Campania
(Coordinamento regionale assistenza ai malati
terminali); Diego Iannece dell’Associazione House
Hospital onlus; Gianluigi Zeppetella, coordinatore
L’evento è organizzato da European Cancer Patient
Coalition, House Hospital onlus, Antea, Eapc, Sicp, Favo,
Lilt, Umana onlus, Cnr - Unità di Genetica dei Tumori
scientifico dell’evento e responsabile regionale
Sicp, direttore UOC di Terapia del Dolore e Cure
Palliative dell’AO di Caserta. Dalle ore 15,30 la
seconda sessione dei lavori della giornata con la
tavola rotonda “Ruolo delle diverse istituzioni
nel SSN” a cui prendono parte Lorenzo Chieffi,
preside Facoltà Giurisprudenza Sun; Gaetano
D’Onofrio dell’AO “A. Cardarelli”; Francesco
Graziano, direttore Distretto 38 Asl Caserta;
Giuseppe Palmieri del Cnr; Gianni Piccirillo,
presidente nazionale SIMeT (Sindacato italiano
medici del territorio).
La giornata di venerdì 12 febbraio (sempre dalle 9
alle 18) prevede, dopo i saluti delle Istituzioni, la
tavola rotonda – presieduta da Caterina Aurilio della
Sun – “Ospedale e territorio senza dolore”, a cui
intervengono Francesco Diurno dell’Asl Caserta;
Francesco De Falco dell’INT “G. Pascale”; Rosa
Palomba della Federico II; Gaetano Sicuranza
dell’Arsan Regione Campania; Gianluigi Zeppetella.
Nel pomeriggio l’incontro – presieduto da Enrico
Barbato, coordinatore Aiom Campania – è sul “Ruolo
della rete oncologica”: fra i partecipanti Michele
Caiazzo, consigliere Regione Campania; Francesco
Cremona, direttore scientifico House Hospital onlus;
Antonio Gambacorta, commissario straordinario Asl
Caserta; Vincenzo Nespoli, senatore della
Repubblica; Bruno Zamparelli del Cramt. Sabato 13
febbraio, a partire dalle ore 9 i saluti delle Istituzioni
e la tavola rotonda – presieduta da Emiliana Gemellini
dell’House Hospital – “Quale futuro per le cure
palliative e la terapia del dolore in Campania?”
vede tra i partecipanti Giuseppe Casale di ANTEA;
Francesco Mosillo dell’Hospice Villa Giovanna;
Gianluigi Zeppetella e rappresentanti PD e PDL. Alle
ore 13 le Conclusioni degli Stati generali.
fonte: ufficio stampa
PAGINA
47
PREVENZIONE
Chiediamolo
al medico
di famiglia
a cura di PASQUALE GRIMALDI
Egregio dott. Grimaldi, mi chiamo
Alfredo, ho 58 anni e da circa 8 mesi ho
una piccola lesione sul labbro che di
tanto in tanto sanguina.
Riesco a fermare il sangue con la matita
emostatica, come posso risolvere il
problema definitivamente?
La ringrazio e complimenti per la sua
rubrica che trovo molto interessante.
Gentile Signor Alfredo,
il problema che l’affligge da 8 mesi, cioè
quella lesione sanguinante del labbro, è
molto probabilmente una lesione
epiteliomatosa che va vista
e studiata per una
precisa e corretta
diagnosi. Le consiglio
pertanto di rivolgersi al
suo medico di famiglia
per stabilire un percorso
diagnostico e
terapeutico
appropriato
alle sue
attuali
esigenze
sanitarie.
Cari saluti.
48
PAGINA
UNA BROCHITE SENZA SINTOMI
phmassimilianovolpe
LESIONE AL LABBRO
Gentile dott. Grimaldi, il mio medico mi
ha diagnosticato una bronchite,
confermata poi da un esame
radiografico.
Le chiedo, è possibile avere una
bronchite senza sintomi, soprattutto
con assenza di febbre, come è capitato
a me? Quali possono essere le
conseguenze di una bronchite non
curata? Spero in una sua risposta e la
ringrazio anticipatamente.
Marilia, 38 anni, Benevento.
Gentile Signora Marilia,
avere una bronchite senza sintomi non è
possibile, come non è possibile
diagnosticare una bronchite solo da una
radiografia del torace. La diagnosi di
bronchite, infatti, è clinica: si basa sullo
studio dei sintomi (tosse, produzione di
catarro ecc) e dei segni che il medico rileva
con la visita.
L’ovvia conseguenza di una bronchite acuta
non curata e trascurata (soprattutto la non
eliminazione del fumo di sigarette e il
vivere in ambienti malsani) è la sua
trasformazione in un processo cronico
con possibili accessi asmatici.
Distinti saluti.
Malattie sessualmente
trasmesse (MST)
PAPILLOMAVIRUS (HPV)
a cura di PASQUALE GRIMALDI
Molte delle patologie infettive di pertinenza
ginecologica, come già anticipato nel numero
scorso, rientrano nel quadro delle malattie
sessualmente trasmesse ed attualmente sono
circa 50 gli agenti patogeni correlati ad infezioni
trasmesse attraverso i rapporti sessuali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha
stilato, pertanto, la seguente classificazione
etiologica di queste malattie (MST): da VIRUS,
da BATTERI, da PROTOZOI, da MICETI e
da ECTOPARASSITI.
In questo numero trattiamo le infezioni virali
e precisamente quelle da PAPILLOMAVIRUS
(HPV). Sono stati identificati 120 genotipi di
HPV che infettano l’uomo e tra questi 40 sono
associati a patologie del tratto ano-genitale
sia benigne che maligne. L’infezione da HPV
è molto frequente nella popolazione; si stima
infatti che il 75% delle donne sessualmente
attive si infetti nel corso della propria vita con
un virus HPV di qualsiasi tipo e che il 50 % si
infetti con un HPV ad alto rischio di induzione
di carcinoma del collo dell’utero.
Questo tumore è, come frequenza, il secondo
nel sesso femminile: si valuta che ci siano nel
mondo circa 500000 nuovi casi e circa 250000
decessi all’anno.
E’ l’unico tumore ad essere causato da un
virus, infatti l’OMS lo riconosce come
totalmente riconducibile ad un’infezione da
Papillomavirus umano (HPV). I genotipi virali
ad alto rischio più frequentemente implicati
nel carcinoma cervicale sono il 16 (al quale
vengono attribuite il 60% delle lesioni
neoplastiche) il 18 (il 10% dei casi). Va
comunque sottolineato che la maggior parte
delle infezioni da HPV ( 70-90%) è transitoria
e che guarisce spontaneamente senza lasciare
esiti. I condilomi rappresentano la
manifestazione clinica di questa patologia e
vengono suddivisi in piatti, invertiti, acuminati
ed appuntiti. La sintomatologia è
estremamente variabile: vi sono casi
completamente asintomatici e pazienti che
riferiscono dispareunia, bruciore, prurito.
Il tempo che intercorre tra l’infezione da HPV
e la comparsa di eventuali lesioni cancerose
è molto lungo (> 10 anni), pertanto si intuisce
che c’è molto tempo a disposizione per poter
intervenire e praticare prevenzione. A tal fine,
l’esame più importante è il Pap-test, in quanto
consente di identificare eventuali cellule
tumorali ed ha come scopo quello di scoprire
il cancro quando è ancora limitato all’organo
(cervice uterina). Con il Pap-test si attua una
prevenzione secondaria, ma da poco più di
un anno, abbiamo a disposizione anche una
prevenzione primaria: il vaccino.
Il ciclo vaccinale prevede la somministrazione
di tre dosi (prima dose; seconda dose dopo
2 mesi; terza dose dopo 6 mesi dalla prima)
e risulta efficace nel prevenire l’infezione
persistente, le lesioni precancerose, così come
le lesioni condilomatose.
Per tutte queste considerazioni si può concludere
che l’approccio migliore è rappresentato dalla
prevenzione: Pap-test; vaccino; riduzione del
numero dei partners; uso del condom.
PAGINA
49
NEUROPSICHIATRIA
Droga e alcol
Giovani,
vittime di sè stessi
e delle istituzioni
a cura di PIERLUIGI VERGINEO
In questi ultimi mesi sono stati arrestati a
San Giorgio del Sannio e a Benevento,
ragazzi di 16 - 18 - 20 anni per detenzione
e spaccio di droga. Siccome si tratta di
giovani appartenenti ad ottime famiglie mi
sorgono spontanee alcune riflessioni.
Sappiamo che le sostanze tossiche
da sempre circolano anche negli
ambienti benestanti. La differenza
rispetto al passato e che i nuovi metodi
di indagine (intercettazioni telefoniche
e ambientali, pedinamenti,
analisi dei tabulati)
consentono alle forze
dell’ordine di individuare
anche i consumatori più
prudenti e accorti.
Mentre prima erano
inquisiti i ragazzi di
“strada”, adesso anche
quelli appartenenti a
ceti sociali medio-alti.
La legge Fini ha
inasprito notevolmente
le pene. Basta superare
di poco la modica quantità
per vedersi infliggere 4 - 6
anni di carcere. Questi
giovani non solo sono
50
PAGINA
vittime di sè stessi ma anche delle
istituzioni che con estrema severità li
giudicano e li condannano (vedi caso
Cucchi).
Il Parlamento, nonostante casi clamorosi
di importanti uomini politici (Marrazzo
presidente della Regione Lazio,
Mele parlamentare dell’UDC,
etc.), continua ipocritamente
a non vedere la tragedia di
migliaia famiglie italiane.
Basterebbe prevedere pene
alternative alla detenzione se
non addirittura la
depenalizzazione come è
stato fatto per l’alcol. A
questo proposito voglio
ricordare che l’alcol è
secondo l’OMS la
droga più diffusa e
come tale quella
responsabile del
maggior numero di
decessi (circa
40.000/anno in Italia).
Il problema della
“droga” non è un
fenomeno criminalepsichiatrico ma
soprattutto un fenomeno “commerciale e
culturale”. Questi giovani, figli della crisi
economica, senza speranza di un lavoro,
di una vita ordinaria, preferiscono sempre
di più la vita notturna fatta di feste e di
relazioni alla vita diurna fatta di vuoto,
disoccupazione e solitudine.
A questo punto, siccome penso di cadere
nel mio solito atteggiamento paternalistico,
per evitare sproloqui inutili, sento il bisogno
da far parlare chi non ha mai avuto la
possibilità di esprimere le proprie ragioni.
Si tratta di “Angelo (il nome è falso)”.
Angelo è un bel giovane di circa trenta
anni, capelli castano chiaro, occhi scuri,
sempre sorridente e vivace. Angelo da
alcuni anni mi accompagna nelle scuole
per raccontare la propria esperienza con
l’alcol e la droga.
Questa è la sua storia registrata durante
un incontro con gli studenti dell’Istituto
Marco Polo di Benevento.
LA DROGA
DROGA TI INGANNA
INGANNA
LA DROGA
DROGA TI SPEGNE
LA DROGA
DROGA TI UCCIDE
NO ALLA DROGA...
DROGA...
SI ALLA VITA!
E
IC
TI
SPECIAL
T OSS
M O NIA
A DI
UN
NZ
“Le lacrime
di mia madre
mi hanno salvato”
O TES
Salve, mi chiamo Angelo. Provengo da una
famiglia onesta (mio padre è dipendente del
Comune di Benevento) e numerosa (siamo
cinque figli).
Ho iniziato a bere alcolici molto presto, verso i
14 anni. Ho lasciato la scuola dell’obbligo
insieme ad alcuni miei compagni e la mattina
siccome non avevamo nulla da fare fumavamo
spinelli che a Benevento si vendono dappertutto.
Si vendono alla Stazione, a Rione Libertà, alla
Pace Vecchia. Con una spesa di circa 5-10
euro acquistavo una stecca di fumo che mi
consentiva di preparare 4-5 spinelli.
A 18 anni già sniffavo cocaina ed eroina. La
coca mi esaltava e a volte l’eccitazione era
talmente potente che solo l’eroina riusciva a
calmarmi. Compravo le dosi a Napoli e
precisamente: Secondigliano, Oasi,
Buonpastore, Sette palazzi, Vele, Vele rosse,
Ponti Rossi etc. A volte rimanevo a Napoli per
sei sette giorni consecutivi, spaccandomi “la
capa” con gli stupefacenti e dormendo per
strada. Subito ho iniziato ad avere problemi con
giustizia in quanto la polizia ferroviaria che mi
vedeva prendere il treno per Napoli mi fermava
e mi perquisiva quasi sempre al ritorno quando
avevo “la roba” addosso.
Ho rubato tutto l’oro della mia famiglia per un
valore di circa 20 milioni di Lire. Due volte sono
stato ricoverato in rianimazione e mi sono salvato
a Napoli grazie all’intervento del 118. Sono
stato in carcere per oltre cinque anni anche
per tentato omicidio (a Roma un giovane
tossico non pagò la “robba” ed io gli sparai
nelle gambe). Il carcere è terribile. A regina
Coeli la vita era difficilissima. A Poggio
Reale ancora peggio Nel reparto di transito
ci sono celle con venti posti e letti a castello
sino a 4 piani e il bagno alla turca aperto
alla vista di tutti. Diverse volte mi sono tagliato
le vene per cambiare cella e un giorno, in cui
ero particolarmente depresso e sentivo le “voci”,
ho raccolto in una bacinella il sangue che colava.
Gli agenti di Polizia penitenziaria una sera, visto
che continuavo a tagliarmi, mi picchiarono
duramente. Durante la detenzione sentivo “voci”
inesistenti che mi ordinavano di impiccarmi o
aggredire altri detenuti. Sono stato rimesso in
libertà nel 2005 e siccome ero confuso
disorientato sono stato accompagnato da mia
madre dal dottore Vergineo. Quel giorno
vedendo mia madre piangere disperatamente
decisi di smettere. Le sue lacrime mi hanno
salvato. Per disintossicarmi e curarmi sono stato
per circa un mese in una clinica psichiatrica.
Adesso sto bene, frequento i gruppi dia automutuo-aiuto. Recentemente ho festeggiato
quattro anni di sobrietà e di benessere. Ringrazio
gli amici del gruppo, i miei genitori e soprattutto
me stesso.
PSICOLOGIA
La morte
in poltrona
a cura di ROBERTO PERROTTI
Si affronterà il tema del disagio giovanile
illuminando solo un aspetto dell’ampio
scenario, quello probabilmente più in
ombra.
Ci occuperemo del rapporto
che i giovani hanno con
la morte e del modo
in cui vivono il
fenomeno
estremo.
E’ innegabile
che
l’argomento,
per le sue vaste
implicazioni,
può meglio
definirsi come l’angolo di una visuale
estesa.
La concezione della morte
determina di certo il nostro
modo di esistere e regola
i criteri connessi al
rispetto dell’esistenza
altrui.
Il tempo
presente
però
sembra
aver
dimen-
ticato, se così si può dire, la morte,
smarrendo il rispetto per il suo senso
tragico e irreparabile.
L’evento luttuoso è
spesso proposto
come uno
spettacolo,
ponendo
fuori campo,
o meglio
fuori scena,
il suo volto
letale e
funesto.
La morte
esistenziale
cede il posto a quella mediatica.
E’ consueto ormai assistere nei salotti
televisivi o leggere sui giornali storie di
giovani che stroncano la vita di altri giovani,
di adolescenti che sopprimono la propria.
L’interrogativo proposto riguarda il motivo
per cui giovani, con una condotta di vita
equilibrata, possano di sorpresa
ammazzare o massacrare.
Il crimine trasformato in fiction rimane per
lo più incomprensibile e le vicende
assumono così il paradigma di una tele
novella o nel migliore dei casi di un mélo
genere noir.
I dati a riguardo rimangono purtroppo
implacabili, nell’universo giovanile baby killers
assassinano genitori ed amici, violentano
coetanei, al punto che l’omicidio ed il suicidio
rappresentano, in questa fascia d’età, la
principale causa di morte, seconda solo a
quella per incidente stradale, che con
l’omicidio ed il suicidio mantiene un sottile
legame.
E’ incredibile quanto si ammazzi nel tempo
presente.
Ogni ora un giovane assiste in televisione a
due morti provocate, vede in pratica
quarantamila morti in una ventina d’anni,
escludendo quelle presenti al cinema o sui
giornali.
Invidiabile primato, sebbene, nel periodo
medesimo, egli ha assistito a pochissime
morti vere, perché queste sono per lo più
relegate in strutture sanitarie.
Il giovane conosce a menadito invece la
morte spettacolo, quella non agonica e non
concreta, priva dunque dell’invincibile peso
della sofferenza e della perdita.
Il filo rosso che lega questi eventi è, come
afferma Vittorino Andreoli, la “visione
edulcorata della morte”, elemento centrale
per comprendere l’estrema violenza messa
in atto dai giovani.
La morte appresa in poltrona e deprivata per
questo del suo senso tragico potrebbe aiutare
a spiegare la ragione per cui un giovane,
alla presenza di una difficoltà, decida di
suicidarsi o, dinanzi ad un impedimento,
uccida compagni e genitori.
La famiglia, la scuola e la società sono
investiti in pieno dal problema e chissà se
saranno in grado di offrire una risposta,
perché il ricorso al “giovane mostro”, per
spiegare il caso, ha ormai mostrato i suoi
limiti. Il tema nella sua dolorosa attualità si
ripresenta, chiede ragione, intende conoscere
perché in ragazzi, senza un disturbo mentale,
possa trovare spazio la voglia di uccidere.
Non si dimentichi che Pietro Maso,
impaziente di conseguire l’eredità, ammazzò
con i suoi amici i genitori.
SICUREZZA
ALIMENTARE
Mangiando
miele
mangiamo ambiente
a cura di DANILA CARLUCCI
Barattoli di miele dorato, rossiccio o
addirittura marrone scuro, liquido o
cristallizzato, proveniente dalle nostre colline
sannite ma anche dalle lontane terre
dell’Argentina, affollano lo scaffale del
supermercato sottocasa.
Questa offerta così diversificata è in
contrasto col consumo di soli 400 gr all’anno
pro capite. Ed è anche strano che sia
aumentato il consumo di miele “nascosto”,
presente in yogurt, brioche, barrette di
cereali, dolci tipici, cornetti integrali, biscotti
e caramelle. Insomma, se di miele se ne
consuma ancora
troppo poco,
dall’altra parte
sono invece
accolti
positivamente
sul mercato
tutti quei
prodotti a
“base di miele” che vengono percepiti dal
consumatore come naturali, buoni e salubri
proprio perché realizzati con il “nettare degli
dei”.
Inoltre, il miele sta cominciando a diventare
anche un alimento “di tendenza” tanto che
alcuni locali pubblici propongono anche una
Carta dei mieli e sul bancone dei bar,
accanto alle tradizionali bustine di zucchero
e dolcificante, fanno capolino bustine
monodose di miele.
All’estero, in Germania (1 kg e 1⁄2 procapite),
Inghilterra (800 gr.) e in Francia (600 gr.),
il consumo di miele rappresenta invece una
consolidata tradizione alimentare, sia per la
prima colazione sia per altri pasti in
abbinamento con altri cibi (formaggi e carni).
In vendita sono presenti 2 diverse tipologie
di miele: quello ottenuto dal nettare dei fiori
e quello di melata.
Mia figlia mi chiede se la melata è miele di
mela. Non è così. La melata è la secrezione
zuccherina emessa da alcuni insetti
SEGUE A PAG 58
succhiatori (psille, cocciniglie,
afidi, cicaline) tra cui la
Metcalfa pruinosa,
PAGINA
57
di cui tenere conto per scegliere quello
che si nutrono della linfa delle piante.
da acquistare ?
Le gocce di melata rimangono sulla
Un’informazione obbligatoria
superficie delle foglie e dei rami delle piante,
presente in etichetta è la
dove vengono raccolte
provenienza, ovvero il luogo
dalle api. Le piante
ro
dove il miele è stato raccolto.
interessate alla produzione
Api d’o
le
ie
Troveremo la dicitura “miele
di melata sono
cercano il m
italiano” ad indicare che è
principalmente conifere, ma
dove sarà
miele raccolto in Italia,
anche piante decidue non
il miele?
oppure le diciture “Miscela
nettarifere (quercia, faggio,
zzurro
’a
ll
e
n
’
E
di mieli originari della CE”,
pioppo) e nettarifere (tiglio,
o,
“Miscela di mieli non
di un fiorellin
salice, acero, castagno,
originari della CE”, “Miscela
robinia, alberi da frutto).
in un bocciolo
o
n
ri
di mieli originari e non
a
Il nettare o la melata, sono
di rosm
a
rc
o
L
ia
originari della CE”, senza
trasportati dalle api
Garc
citare i singoli Paesi.
nell’alveare, dove subiscono
Scegliere un “miele
due processi che segnano la
miscelato” equivale ad acquistare un miele
loro trasformazione in miele: la
di cui non conosciamo con precisione la
concentrazione e la trasformazione
zona di produzione, frutto inoltre di una
enzimatica degli zuccheri. La concentrazione
“rielaborazione di tipo industriale”, appunto,
avviene per evaporazione dell’acqua
di una miscelazione.
contenuta nel nettare e nella melata, per il
Per comprare un miele di qualità
continuo scambio della sostanza tra
scegliamo un miele italiano, ancora
le api e grazie all’aria secca e calda
meglio se locale, che indichi in
dell’alveare. L’evaporazione termina
etichetta anche la data di raccolta,
quando il miele viene definito maturo,
il termine preferibile di consumo,
ossia ha un tenore d’acqua
e la varietà
attorno al 18%, cosa molto
floreale da cui
importante per evitare
proviene o,
fenomeni fermentativi. La
quantomeno,
trasformazione invece
un miele che
avviene attraverso vari
indichi in
enzimi. La
etichetta da
goccia,
dove proviene
ancora per
sapendo che il
qualche
termine “miscela”
aspetto
equivale ad un
immatura, è
prodotto industriale.
collocata
phmassimilianovolpe
Altra indicazione
negli alveoli
importante è il
dei favi e,
termine minimo di conservazione (T.M.C.,)
quando ha raggiunto il giusto grado di
cioè la data fino alla quale il produttore
umidità, la cella viene sigillata dalle api
considera che il miele conservi le sue
mediante un opercolo di cera.
proprietà specifiche e resti entro i limiti di
Quali sono le informazioni presenti sulle
composizione stabiliti dalla norma. Tale
etichette apposte sulle confezioni di miele
58
PAGINA
tempo è di 18 mesi dalla smielatura per i
mieli a rapido invecchiamento e prodotti in
zone più calde (la velocità di degradazione
del miele è fortemente influenzata dalla
temperatura di conservazione), e di due anni
o due anni e mezzo per gli altri tipi di miele.
Sono inoltre permesse indicazioni in etichetta
relative all'origine botanica geografica.
Possiamo trovare mieli uniflorali, e mieli che,
in osservanza di una circolare ministeriale
del 2005, sono detti “MILLEFIORI” mentre,
diciture quali “miele di montagna” e “miele
di prato” non sono ammissibili.
Su alcuni mieli italiani è presente anche il
sigillo di garanzia, che si rompe al momento
dell’apertura del barattolo, ad indicare che
quel prodotto ha caratteristiche superiori a
quelle previste dalle legge.
Il colore e lo stato fisico dipendono
direttamente dalla composizione. Il miele è
composto principalmente da zuccheri (7580%) ed acqua (15-20%)ma sono presenti
anche enzimi, acidi organici, sostanze
azotate, sali minerali, vitamine,sostanze
volatili e pigmenti.
La cristallizzazione dipende dalla qualità e
quantità degli zuccheri presenti: da poche
settimane, o, addirittura, nei favi dell'alveare,
per il miele di colza, tarassaco glucosio,
finanche a superare un anno per il miele di
acacia, di melata e di castagno, ricchi di
fruttosio.
Quello liquido e trasparente non è migliore
di quello denso e cristallizzato.
Anzi, nei mieli industriali la liquidità viene
ottenuta attraverso un trattamento termico,
la pastorizzazione, che diminuisce le qualità
nutrizionale del prodotto.
Il colore dipende dalla presenza di pigmenti
vegetali,aminoacidi e sali minerali: quelli
scuri sono solitamente ricchi di sali minerali,
mentre quelli chiari ne sono poveri.
Il punt
di vista
di FILIPPO BENCARDINO
“Io, in mezzo a tanto fervore di interezza, mi sento sempre più
triste e manchevole.
Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”. Mi
piace ricordare l’inquietante certezza dell’essere incompleto del
giovane nipote de “Il Visconte dimezzato” di Italo Calvino come
esordio a questo breve contributo alla riflessione sulla condizione
giovanile nella società italiana odierna.
Dal nostro osservatorio, in qualità di docenti, incrociamo le vite
di giovani studenti: quei ragazzi che nel loro percorso di crescita
e di emancipazione si confrontano con una realtà sempre più
carente di punti di riferimento.
L’affermazione di sé, della propria individualità sta diventando
sempre più difficile in una realtà che costringe alla solitudine,
a continue penalizzazioni e alla mortificazione di diritti fondamentali
quali il lavoro e, in generale, un sistema efficiente di welfare
pubblico.
Penso, in particolare, a quella che il professore Alessandro
60
PAGINA
Rosina ha definito “generazione
parcheggiata”. Una generazione,
completamente dimenticata dallo Stato,
che ha rinunciato a svolgere una parte
attiva nella società, trovando rifugio,
quando può, nella famiglia e posticipando
il momento di conquista di un’autonomia.
Allora, non ci dovrebbe stupire l’emergere
di forme di disagio non solo giovanile
ma anche di giovani-adulti (25-30 anni),
conseguenza di una disabilità a vivere
una vita soddisfacente e piena, in
assenza di un logos, un motivo e uno
scopo per cui vivere.
Penso a quei territori depauperati di
risorse umane per le continue migrazioni
delle menti migliori, divenuti luoghi
inospitali per chi resta, dove la qualità
della vita è molto bassa e la fiducia nel
sistema istituzionale è assente.
La fuga dei cervelli nel Mezzogiorno
d’Italia ha assunto le dimensioni di un
esodo. Secondo uno studio di Bankitalia,
infatti, tra il 2000 e il 2005 sono emigrati
dal Sud verso il Centro Nord oltre 80mila
laureati.
Di conseguenza, si sta verificando un
altro fenomeno.
È di qualche giorno, infatti, la diffusione
dei dati dell’anagrafe di Milano: nel
capoluogo lombardo i nuclei creati da
una persona sola hanno superato quelli
con due o più individui. La crescita delle
famiglie-single è in corso nel nostro
Paese da ormai un trentennio. L’aumento
del precariato sociale è un fenomeno
preoccupante per il futuro.
Il nostro compito da adulti sta nel fornire
ai giovani gli strumenti per sovvertire lo
status quo e per cambiare le regole che
impediscono loro di diventare adulti e,
qundi, parte attiva nella società.
?
!
L’esperto
risponde
Questa rubrica è destinata ai lettori
che desiderano rivolgersi ai nostri
Specialisti per esporre le loro
domande, i propri dubbi su
determinate patologie e sulle
problematiche ad esse correlate.
Per ogni quesito scrivere a
In Salute - Edizioni Emimedia
Via G. Castellano, 21 - Benevento
oppure inviare una e-mail a
[email protected]
Quello strano
formicolio alla bocca
Gent.mo prof. Catapano, complimenti per
l’ottimo lavoro svolto all’interno della
rivista che seguo assiduamente. Io
convivo da qualche anno con una
lombosciatalgia perenne che mi provoca
più di un fastidio. Seguendo il consiglio
del mio medico farò presto una risonanza
magnetica per accertarmi della presenza
o meno di un’ernia. Intanto a lei desidero
sottoporre questa domanda: da qualche
mese spesso ho un formicolio alla bocca
che scompare solo dopo qualche minuto,
la cosa è probabilmente riconducibile a
un’ernia cervicale? Grazie.
Giorgio, 59 anni.
La sensibilità della regione periorale è di
pertinenza del nervo trigemino che trae
origine da una struttura cerebrale detta tronco
encefalico. Alcuni neuroni di origine del nervo
trigemino possono talvolta risiedere nel
midollo cervicale. Se si vuole quindi indagare
con esami neuroradiologici l’origine di tale
disturbo, andrebbe effettuato uno studio RMN
sia dell’encefalo che del rachide cervicale.
Prof. Giuseppe Catapano - neurochirurgo
62
PAGINA
Una ipotesi di emicrania
Gentilissimo dott. Casucci, i più sinceri
complimenti per l’argomento
squisitamente trattato sull’Alzheimer. Le
scrivo perché ho molta fiducia in lei e
quindi le sottopongo un quesito: mia figlia
ha 30 anni e lavora al computer diverse
ore al giorno, già dopo la prima ora
comincia ad avere mal di testa. Talvolta
capita che l’emicrania sia accompagnata
da un forte senso di nausea. Come
risolvere il problema, possibilmente senza
ricorrere continuamente a farmaci? La
ringrazio e confido nel suo aiuto.
Graziella da Avellino.
Cara Graziella, dopo averLa ringraziata per
i cortesi complimenti, in merito al quesito da
Lei posto e pur non avendo la certezza che
sua figlia sia affetta da emicrania, ritengo
che l’unico modo per poter evitare un
consumo quotidiano di antidolorifici sia quello
di effettuare una corretta diagnosi e praticare
terapie di profilassi e di attacco adeguate.
Resta inteso che l’ipotesi di emicrania è la
più verosimile, in quanto il disturbo doloroso
cranico peggiorerebbe con la stimolazione
visiva e sarebbe accompagnato da nausea.
Il consiglio primario, pertanto, è quello di
rivolgersi al suo neurologo di fiducia.
Dott. Gerardo Casucci - neurologo
Glicemia da farmaci
Gentile dott. Rinaldi, ho 54 anni e non ho
mai avuto problemi di diabete. Nelle ultime
analisi la glicemia mi ha dato un risultato
esagerato, valore confermato da esami
successivi. Il medico di famiglia mi ha
detto che alcuni farmaci che io assumo
da qualche mese per l’ipertensione hanno
potuto determinare l’innalzamento della
glicemia. E’ possibile? La saluto e la
ringrazio.
Gentilissima Signora Giuliana, la ringrazio
per il quesito che mi pone. Le posso dire che
alcuni farmaci possono determinare
variazione dei valori glicemici nel senso di
un aumento e questi sono principalmente i
diuretici ed il cortisone. Nel suo caso l’unico
farmaco che può aver alterato la glicemia è
il diuretico. Non mi precisa quali farmaci ha
usato e pertanto posso solo dedurre.
Dott. Carlo Rinaldi - endocrinologo
AZIENDA OSPEDALIERA
GAETANO RUMMO
OSPEDALE
FATEBENEFRATELLI
Via dell’Angelo, 1 - Benevento
Viale Principe di Napoli
14/A - Benevento
URP
0824 57500
Segreteria Direzione
Generale
0824 57529
Direz. San. di Presidio 0824 57753
Radiologia (pr. esami) 0824 57247
Laboratorio Analisi
0824 57250
Accoglienza
0824 57319
Fax Direzione Gen. 0824 312439
Ufficio Ricoveri
Accettazione
0824 57622
Radioterapia
0824 57700
Farmacia
0824 57224
Centro Trasfus. (24/24) 0824 57255
Centro Trasfus. (Segr. Don.) 0824 57328
Prenotazioni visite ambulatoriali
lun./ven. 8/18 - sab. 8/13
0824 334026
Centralino
Pronto soccorso
Portineria
0824 771111
0824 771459
0824 771473
0824 771474
0824 771461
0824 771441
0824 771369
Radiologia
Direzione Sanitaria
Laboratorio Analisi
Segreteria Direzione
Sanitaria
0824 771299
Ufficio Ricoveri
e CUP
0824 771457
Prenotazioni telefoniche
per Prestazioni Ambulatoriali
(ore 9/14)
0824 771456
AFFINITO P.zza Colonna
CONTE Via Croce Rossa
DEL GROSSO Via Perasso
FATEBENEFRATELLI
V.le Principe di Napoli
ITALIANO Via Napoli
0824 47122
0824 351287
0824 315880
0824 771453
0824 362002
ER. MANNA P.zza Orsini
0824 21590
MANNA M. C.so V. Emanuele 0824 21961
MELCHIORRE Via G. Rummo 0824 21969
MERCALDO Via Napoli 129 0824 361463
MIGNONE C.so Garibaldi
0824 21510
PACEVECCHIA
Via F.lli Rosselli
0824 315390
PASCUCCI Porta Rufina
0824 21474
PISANO V.le Mellusi
0824 314872
S. DIODATO V.le Mellusi
0824 316217
S. SOFIA C.so Garibaldi
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SAVIANO Via Cocchia
0824 61931
Ordine dei farmacisti della provincia
di Benevento Corso Garibaldi, 255
Tel. 0824 50141
“Noi facciamo la differenza”
Per una volta lo
spazio lo occupiamo
noi. Perchè ci piace pensare
che il futuro sia ancora tutto da scrivere e
che qualsiasi progetto non sia mai troppo ambizioso.
Ragionando così siamo diventati grandi. Grandi e forse ingombranti.
Ma non solo per le nostre dimensioni. Forse anche per la costante
innovazione dei nostri servizi. O magari perchè con noi lavorano solo talenti.
E sono giovani, pieni di entusiasmo, scattanti. E soprattutto efficienti come nessun altro.
Insomma, se questo significa allargarsi troppo, pazienza, che gli altri si stringano.
Emimedia. Una realtà in crescita costante.
Via Castellano 21, 82100 Benevento • +39 0824 357252
www.emimedia.it - [email protected]
SONO APERTE LE ISCRIZIONI AI CORSI DI:
• Estetista
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• L.I.S. Lingua dei segni per sordomuti
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in Medicina
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