in salute 2010 © Edizioni EMIMEDIA • IN SALUTE pubblicazione bimestrale • Anno II - n° 6 • gennaio/febbraio bimestrale di informazione e approfondimento medico Rinite allergica in età pediatrica adolescenziale di Piero Polcino Emicrania è donna di Gerardo Casucci La morte in poltrona di Roberto Perrotti I tumori della tiroide La sterilità maschile e lo screening diagnostico del partner maschile di una coppia sterile di Carlo Rinaldi di Alfredo Nazzaro e Annalisa Salerno DROGA E ALCOL Giovani, vittime di sè stessi e delle istituzioni di Pierluigi Vergineo editoriale Nic ole tt a Cocco Direttore responsabile Genitori: una missione possibile La tossicomania è da tempo ormai considerata non più il vizio di un numero limitato di individui, ma un fenomeno che interessa un gran numero di persone, appartenenti a classi sociali diverse, di differente livello culturale e di un’età che va dall’adolescenza alla piena maturità. Non è un’epidemia da combattere, ma proprio il suo estendersi a macchia d’olio nei tessuti della società, fa della tossicomania un male profondo, male che si manifesta nella sua principale espressione nel mondo giovanile. Si tratta di giovani molte volte privati dell’appoggio e dei consigli di genitori esperti troppo spesso assenti, genitori che sono figli di un’educazione permissivistica che purtroppo fa sentire le sue infauste conseguenze. Ma cosa vuol dire essere buoni genitori? Ce lo chiediamo giorno dopo giorno, stretti tra il desiderio di dare ai nostri figli gli strumenti migliori per affrontare la loro vita da adulti e il timore di non essere all’altezza. Tra la consapevolezza che il nostro atteggiamento è fondamentale per lo sviluppo della loro personalità e la sensazione di non sapere esattamente come gestire autorità, rispetto della personalità, divisione dei ruoli. Bombardati da messaggi spesso contraddittori, rischiamo di perdere la bussola e di infilarci nel vicolo cieco dei sensi di colpa per lo più immotivati. In una società caratterizzata dalla precarietà molti genitori, spesso inconsciamente, investono in modo eccessivo sui figli, che diventano l’unica fonte di felicità. Potenzialmente, comunque, ciascun genitore è il miglior barman di quel meraviglioso cocktail che è il rapporto unico e irripetibile tra una madre e un padre col proprio figlio. Ma quando noi genitori pensiamo di aver dato tutto, evidentemente quel tutto non è bastato, quel tutto non mette al riparo i nostri figli dall’uso di alcol, cocaina, hashish e quant’altro. Penso, quindi, a quei tanti genitori che scoprono le debolezze dei figli diventati adulti e si chiedono dove hanno sbagliato. Il dott. Pierluigi Vergineo in questo numero affronta l’argomento delle tossicodipendenze, portando all’attenzione di voi, cari lettori, la toccante testimonianza di un ragazzo che racconta la sua esperienza con l’alcol, la droga e il carcere, un’esperienza devastante, drammatica, colma di dolore e solitudine. Oggi Angelo ce l’ha fatta… grazie all’amore di sua madre! [email protected] il comitato tecnico scientifico Prof. Italo Ardovino Medico Chirurgo, Specialista in Ostetricia e Ginecologia. Dal 1976 al 2004 primario ginecologo dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento. Dal 2005 Direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale “San Giuseppe Moscati” di Avellino. Professore presso la Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia della II Università di Napoli. Consigliere Nazionale della Società di Endoscopia Ginecologica Italiana (SEGI). Prof. Franco Rengo Ordinario di Geriatria all'Università Federico II di Napoli. Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria. Responsabile dell'Unità Operativa Geriatrica del Policlinico di Napoli. Clinica universitaria: dipartimento di medicina interna, geriatria, patologia cardiovascolare e immunitaria. Specialità di eminenza: medicina riabilitativa, cardio e neurogeriatria. Prof. Giuseppe Catapano Medico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia. Dal 1991 al 2002 ha lavorato presso l’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo come assistente di neurochirurgia fino al 1995 e come aiuto fino al 2002. Dal settembre 2002 ricopre la carica di Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento. Ha effettuato vari stages formativi in Italia ed all’estero. È particolarmente specializzato sulle patologie neoplastiche e vascolari del sistema nervoso centrale. Prof. Bruno Villari Medico Chirurgo Direttore del Dipartimento di Medicina e di Struttura Complessa, Unità Operativa di Cardiologia/UTIC/Emodina mica dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento. Professore in “Terapia in Unità Coronarica e nelle Emergenze Cardiologiche” presso la Scuola di Specializzazione in Cardiologia dell’Università degli Studi Magna Graecia, Germaneto (CZ). Dottore di Ricerca in Fisiopatologia Cardiovascolare. Fellow della Società Italiana di Cardiologia Interventistica. PAGINA 3 sommario gennaio-febbraio 2010 Polcino 9 Piero Rinite allergica in età adolescenziale Storia naturale e classificazione 13 Gerardo Casucci Emicrania è donna Nazzaro 19 Alfredo Annalisa Salerno La sterilità maschile e lo screening diagnostico del partner maschile di una coppia sterile 26 Dalila Beatrice Eccezionale parto esagemellare all’A.O. Rummo di Benevento Menechella 31 Antonietta La libertà della coca-cola 32 Carlo Rinaldi I tumori della tiroide 42 Andrea Rusciano Chirurgia maxillo-facciale Oggi che cos’è? 45 Scoperto un sistema innovativo che eradica i tumori della prostata generali 47 Stati delle cure palliative Grimaldi 48 Pasquale Chiediamolo al medico di famiglia Grimaldi 49 Pasquale Malattie sessualmente trasmesse (MST) Papillomavirus (HPV) Vergineo 50 Pierluigi Droga e alcol Giovani, vittime di sè stessi e delle istituzioni Perrotti 54 Roberto La morte in poltrona Carlucci 57 Danila Mangiando miele mangiamo ambiente Bencardino 60 Filippo Il punto di vista 62 L’esperto risponde in salute bimestrale di informazione e approfondimento medico anno II - n. 6 aut. Tribunale di Benevento n. 1 del 6 febbraio 2009 iscr. R.O.C. 12294 direttore responsabile Nicoletta Cocco [email protected] direttore editoriale Massimo De Cristofaro coordinamento editoriale Dalila Beatrice edito da Emimedia Benevento www.emimedia.it redazione Via Castellano 21, Benevento + 39 0824 357252 [email protected] pubblicità [email protected] progetto grafico e videoimpaginazione Emimedia Benevento stampa e allestimento Morconia Print distribuzione FLY Comunication I collaboratori, tutti, svolgono la loro mansione in modo autonomo e completamente gratuito. La direzione non assume alcuna responsabilità per eventuali variazioni, omissioni e/o inesattezze delle informazioni riportate, e per le opinioni espresse dagli autori dei testi redazionali. Tutte le foto con bollino rosso sono da intendersi fornite dagli autori dei testi che esonerano la Emimedia da ogni responsabilità. Le proposte pubblicitarie implicano la sola responsabilità degli inserzionisti. Il materiale pervenuto per la realizzazione degli articoli redazionali e pubblicitari resta di proprietà della redazione, salvo diverso accordo scritto. La direzione si riserva la facoltà di revisione degli articoli pervenuti al fine del loro adeguamento per la pubblicazione. Tutti i diritti sono riservati: nessuna parte, anche parziale, può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopie, ciclostile, senza il permesso scritto dell’editore. PAGINA 5 le firme in vetrina Dott. Ing. Dalila Beatrice Ingegnere Civile esperto in Trasporti e Mobilità Stradale. Giornalista. Coordinatore editoriale di In Salute Prof. Filippo Bencardino Magnifico Rettore dell'Università degli Studi del Sannio Dott.ssa Danila Carlucci Dirigente Responsabile Servizio Veterinario Igiene degli alimenti presso l’ASL BN1 di Benevento Dott. Alfredo Nazzaro Medico Chirurgo Specializzato in Ostetricia e Ginecologia. Direttore della SSD di Fisiopatologia della Riproduzione Umana e Diagnosi Prenatale Integrata A.O.R.N., “G. Rummo” di Benevento Dott. Roberto Perrotti Responsabile Diagnosi e Clinica Psicologica UOSM Puglianello ASL BN 1 Autore Gruppo Editoriale Guida Dott. Piero Polcino Specialista in Pediatria. Esperto di sub-specialità pediatriche quali: Allergo-Immunologia; Dermatologia; Malattie delle alte e basse vie respiratorie. Responsabile Ambulatorio di Dermatologia Pediatrica presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento Dott. Pierluigi Vergineo Medico Chirurgo Specialista in Neurologia. Lavora come Psichiatra nell’Ambulatorio di Alcologia – Servizio Tossicodipendenze presso l’ASL BN1 di Benevento la prima rivista medico-scientifica tutta sannita GRATIS IN FARMACIA e su EMIMEDIA.IT Dott. Pasquale Grimaldi Medico Chirurgo Specializzato in Medicina Interna. Medico di Medicina Generale presso il distretto n. 17 dell’ ASL BN1. Consigliere presso l’Ordine dei Medici Chirurghi di Benevento (già vice Presidente). Segretario Provinciale FIMMG Dott.ssa Antonietta Menechella Psicologa e Psicoterapeuta. Responsabile dell’Educazione alla Salute presso l’ASL BN1 di Benevento Dott. Carlo Rinaldi Medico Chirurgo Specializzato in Endocrinologia e Malattie del Ricambio. Responsabile U.O.S. di Medicina d’Urgenza e O.B. e dell’Ambulatorio di Endocrinologia e Diabetologia dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento Dott. Andrea Rusciano Medico Chirurgo Specializzato in Chirurgia Maxillo-Facciale. Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Maxillo-Facciale ed Odontoiatria presso l’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” di Benevento. Consulente di Chirurgia MaxilloFacciale ed Odontostomatologia presso l’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino. Dott.ssa Annalisa Salerno Dirigente Biologo di I livello presso la SSD di Fisiopatologia della Riproduzione Umana e Diagnosi Prenatale Integrata A.O.R.N., “G. Rummo” di Benevento le firme in vetrina Dott. Gerardo Casucci Medico Chirurgo Specializzato in Neurologia. Responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Generale presso la Casa di Cura “San Francesco” di Telese Terme (BN) Rinite allergica in età pediatrica-adolescenziale Storia naturale e classificazione di PIERO POLCINO STORIA NATURALE La Rinite Allergica ha una frequenza elevata. Colpisce circa il 10% dei bambini ed il 20% degli adolescenti-adulti. Si va da soggetti con forme tanto lievi da non necessitare di terapia, a soggetti con forme che per gravità e persistenza richiedono grossa esperienza da parte del pediatra competente in allergologia per poter essere curati al meglio. Prima dei tre anni d vita la Rinite Allergica è raramente osservabile nei suoi sintomi più tipici, molto più spesso, invece, comincia a manifestarsi appena prima dell’età scolare e raggiunge il picco di massima espressione clinica in età adolescenziale (1114 anni). Al riguardo mi preme evidenziare che il divenir positivo delle prove allergiche cutanee (PRICK-TEST) o anche delle prove allergiche su sangue (RAST) avviene mediamente 2 o 3 anni prima che inizino i classici sintomi clinici, per cui se un bambino dell'età prescolare, in cui si sospetti una rinite di natura allergica, risulta negativo ai PRICK, si può escludere che quella rinite sia dovuta ad allergia., e non rifugiarsi invece, nella errata ma non del tutto ancora abbandonata convinzione, anche da qualche allergologo pediatra o dell’adulto, che "IL BAMBINO E' TROPPO PICCOLO PER FARE LE PROVE ALLERGICHE" e perciò non risulta positivo. Al massimo, la reazione cutanea sarà ancora di piccola dimensione (più piccolo è il bambino, più piccola è la reazione visibile), ma MAI sarà del tutto negativa nel soggetto affetto da allergia anche nel primo anno di vita. La sensibilizzazione ad un allergene (acaro, polline, muffa) dipende sia da fattori genetici che ambientali. Tramite la genetica, infatti, è possibile capire perché esistono, di fatto, famiglie in cui tutti presentano Rinite SEGUE A PAG 10 Allergica alle graminacee ed altre dove tutti a questa ultima osservazione che in età invece sono allergici alla parietaria (erba di pediatrica gli allergici ai pollini degli alberi muro). sono estremamente vari. I fattori ambientali sono costituiti da: CLASSIFICAZIONE • Il tipo di allattamento ricevuto; La Rinite Allergica viene comunemente • Le infezioni; classificata in: • La più o meno precoce esposizione ad un 1) PERENNE tipo di allergene (mese di nascita); 2) STAGIONALE • L’inquinamento; 3) EPISODICA • Il tempo di esposizione. In età pediatrica, tra tutti questi elencati, il più importante è: Il tempo RINITE ALLERGICA di esposizione PERENNE La sensibilizzazione ad La Rinite Allergica all’allergene. Questo, di fatto, spiega perché il Perenne è la forma più un allergene (acaro, frequente nei primi dieci bambino, nel corso degli polline, muffa) dipende anni di vita. anni prescolari-scolari, presenti positività ai sia da fattori genetici L’acaro delle polvere di casa (nome scientifico PRICK, prima agli che ambientali DERMATOFAGOIDES allergeni perenni (presenti PTERONYSSINUS), gli e quindi respirati per gran epiteli di gatto o cane (ma solo se l’animale parte dell’anno) quali: Acari della polvere di vive in una o più case frequentate casa; Parietaria; Epiteli (peli e piume) di quotidianamente dal bambino), la parietaria animali che vivono costantemente in casa e (solo se il soggetto vive in zone in cui la poi agli allergeni stagionali (presenti e quindi stessa è presente: respirati solo per qualche vecchie mura, etc.) sono, mese all’anno) quali: in pratica, gli UNICI Pollini di graminacee e ALLERGENI che, oleacee; Muffe. Inoltre, personalmente, testo tra gli stessi pollini, in quando eseguo i PRICK base al luogo in cui si ai bambini in cui sospetto vive, ad esempio SUD o una rinite di possibile NORD, ci si allergizza natura allergica e che prima verso quelli a più presentino sintomi in larga diffusione (al Sud: quasi tutti i mesi Parietaria) e poi a quelli dell’anno. Solo agli a più bassa diffusione. adolescenti-adulti Altrettanto importante è aggiungo anche gli la lunghezza del “Alberi” presenti nella periodo di nostra regione. impollinazione: ci si L’acaro della polvere domestica può essere visto solo al microscopio. Si nutre dei frammenti che la La Rinite Allergica da allergizza prima ai pollini cute umana perde continuamente desquamandosi. Acari inizia a dare disturbi a maggior durata di evidenti in media, dopo i 4 anni di età e impollinazione (Oleacee, Graminacee, raggiunge la massima espressione negli Paretaria) e poi a quelli con più breve periodo anni della scuola dell'obbligo. di impollinazione (Alberi) ed è proprio in base 10 PAGINA SEGUE A PAG 12 IL SINTOMO PIU’ SPECIFICO, sigarette o camino, polveri inerti QUELLO CHE IO CHIAMO IL (per esempio gesso della CAMPANELLO D’ALLARME, lavagna), per cui si possono in accordo con la Scuola di scatenare quasi in egual Allergologia Pediatrica maniera i disturbi tipici della dell’Università di Trieste, da chiusura nasale. cui deriva la mia formazione C) I SINTOMI della Rinite “Saluto” allergico. Bambini dell’età di allergologica, è la cosiddetta Allergica Perenne sono in 9 anni affetto da rinite allergica perenne dall’infanzia e da asma bronchiale TOILETTE NASALE generale meglio sopportati dai dall’età di 2 anni. MATTUTINA: il bambino si bambini che dagli adulti, questo sveglia al mattino, scende giù comporta spesso una sottovaludal letto e comincia a fare serie tazione sia da parte dei genitori di starnuti e che del medico dei disturbi contemporaneamente a collegati all’ostruzione cronica strofinarsi energicamente il naso del naso con conseguente con il palmo della mano e a ritardo nella diagnosi. corrugare bocca e naso (vedi Vanno pertanto valorizzati per figure), continuando a farlo, nei il giusto sospetto diagnostico i Corrugamento della bocca. casi più importanti, anche nelle sintomi di seguito elencati, più successive ore della mattina. o meno associati tra di loro, e Tale “toilette” è dovuta al fatto tutti causati dalla chiusura che gli acari che vivono nel nasale cronica e dalla conseguente anomala materasso e nel cuscino, in respirazione a bocca aperta: quanto si nutrono della 1) Facile stancabilità psico-fisica desquamazione della nostra diurna per sonno disturbato e pelle, durante le ore di sonno quindi poco riposante; notturno vengono respiraCorrugamento del naso. 2) Insuccesso scolastico da ti/aspirati dal naso del bambino difficoltà di attenzione-concentrazione per allergico, causandone infiam-mazione e i continui sintomi nasali. chiusura. In pratica, i sintomi mattutini citati 3) Problemi psico-sociali: Insegnanti e (starnuti e strofinii) sono manovre fatte nel compagni disturbati dai rumori nasali e tentativo di riaprire il naso. dall’alitosi, poco gradevole. Detto del sintomo più rappresentativo, mi 4) Perdita dell'appetito per nausea preme sottolineare altri tre aspetti fondamentali conseguente alla frequente deglutizione del nella comprensione delle problematiche legate muco nasale. alla Rinite Allergica Perenne; A) LA COMPONENTE OCCHI (congiuntivite 5) Mal di gola, difetti di olfatto e a volte con lacrimazione e prurito) è quasi del tutto disturbi del linguaggio. assente nella rinite allergica da acaro, 6) Alterazioni nello sviluppo del massiccio essendo invece, sempre e obbligatoriamente facciale con malocclusione dentaria presente ai fini della giusta diagnosi, nella secondaria. Rinite Allergica primaverile da Pollini. In questa prima parte del mio articolo ho B) L’INFIAMMAZIONE cronica aumenta parlato della Rinite Allergica Perenne, anche la sensibilità della mucosa nasale a riservando la trattazione della Stagionale e svariati fattori esterni non allergenici dell’Episodica, nonché della terapia, al quali:cambi bruschi di temperatura, fumo di prossimo numero di questa rivista. 12 PAGINA Emicrania è donna Il mal di testa è uno strano e sgradevole compagno di vita. In alcuni casi si fa vivo solo ogni tanto, in altri si dimostra particolarmente affezionato e abitudinario. Ricompare a intervalli più o meno regolari, più o meno frequenti. Spesso aspettiamo che ci lasci, se ciò non accade ricorriamo ad un analgesico. L’emicrania è per noi una realtà molto complessa e ancora in parte misteriosa, è un intero universo di cause e di effetti che si intrecciano tra loro, un universo che spesso con i nostri maldestri tentativi di cura, contribuiamo a rendere ancora più ingovernabile, e che invece andrebbe per prima cosa capito. di GERARDO CASUCCI Come ho già detto, in età adulta per ogni uomo che soffre di emicrania si contano almeno 3 donne, rapporto che corrisponde a una prevalenza del 18% delle femmine contro il 6% dei maschi. L’emicrania, pertanto, attraversa la vita riproduttiva delle donne, di volta in volta condizionata da eventi quali pubertà, ciclo mestruale, gravidanza e menopausa. La pubertà, per una donna, è il principale evento scatenante di attacchi emicranici, a causa dello stretto è complesso rapporto tra emicrania e flusso mestruale. Il ritmico fluttuare di estrogeni e progesterone sotto il controllo dell’asse ipotalamo-ipofisiovaio caratterizza, infatti, la vita fertile femminile. E’ ormai definitivamente accertato che la sintomatologia emicranica è profondamente legata alle fluttuazioni ormonali del ciclo riproduttivo femminile. E’ probabilmente soprattutto la brusca caduta dei tassi estrogenici, che avviene, in fase premestruale, a scatenare gli attacchi di emicrania. Almeno il 60% delle donna affette da emicrania riferisce di soffrire di attacchi in qualche modo correlati al ciclo mestruale, la cosiddetta emicrania mestruale, che si presenta in particolare immediatamente prima, durante e o subito dopo il flusso mestruale. Per meglio definire questo intervallo temporale troppo generico si è recentemente introdotto il concetto di “finestra perimestruale” in cui devono cadere gli attacchi per essere realmente definiti “mestruali”: questo intervallo si intende, secondo i criteri più restrittivi compreso dai giorni -2 a +2 rispetto al primo giorno di mestruazione (inteso come giorno +1) oppure, utilizzando i criteri più permissivi, dal giorno -3 al giorno +7. Nella recente classificazione IHS delle cefalee del 2004, si riconosce al rapporto emicrania senz’aura e mestruazioni tre quadri clinici distinti: un’emicrania mestruale pura, caratterizzata da attacchi che si presentano sempre e solo nella finestra mestruale, cioè da -2 a +3; un’emicrania correlata alle mestruazioni, in cui gli attacchi SEGUE A PAG 14 PAGINA 13 phmassimilianovolpe si presentano sempre con la cadenza questi siano stati assunti per un periodo sopra indicata in almeno due cicli su tre, di almeno tre settimane. ma che possono comparire anche in altri Non esisterebbe alcuna relazione clinica momenti del ciclo per codificata tra emicrania e effetto di diversi fattori ovulazione. raversa scatenanti o anche in Gli attacchi mestruali, L’emicrania att e ll e d a iv tt apparenza senza alcun qualunque sia il criterio u d la vita ripro a lt motivo; un’emicrania utilizzato per definirli, si o i volta in v d , e n n o d non mestruale, che presentano sotto forma a eventi identifica attacchi che di emicrania senz’aura condizionata d lo ic c , tà r e b non presentano alcuna (l’aura è reperibile solo u p li qua a z n a evidente correlazione in casi veramente id v mestruale, gra con il ciclo mestruale, in eccezionali). In genere, pausa o n e m e una donna peraltro ad ogni ciclo si associa regolarmente mestruata. un unico attacco, molto Sembrerebbe che solo il 7-10% delle severo, di lunga durata (anche superiore donne in età fertile presenti un’emicrania alle canoniche 72 ore che costituiscono mestruale pura. il limite temporale superiore di un attacco Oltre alle prime due forme, ne esiste in emicranico secondo i criteri IHS), realtà una terza che può clinicamente accompagnato da imponenti fenomeni coincidere con esse, è l’emicrania vegetativi, particolarmente refrattario al mestruale da contraccettivi orali, trattamento farmacologico e/o con un’alta un’entità clinica ancora mal definita dal probabilità di recidivare dopo terapia. In punto di vista epidemiologico, ma piuttosto un recente studio italiano, gli attacchi frequente nelle utilizzatrici della pillola, mestruali si sono rivelati, rispetto a quelli caratterizzata da attacchi che si che capitavano in altri momenti del ciclo manifestano esclusivamente nella mestruale, più severi e di maggior durata settimana di sospensione degli estro (in media 34 contro 16 ore). progestinici. Gli attacchi compaiano entro In gravidanza, l’emicrania presenta nel 5 giorni dall’ultimo utilizzo degli estrogeni, 60-70% dei casi una tendenza al dopo che miglioramento o addirittura alla remissione; dunque, le pazienti emicraniche 14 PAGINA vanno rassicurate per quanto riguarda il loro timore di patire costantemente di attacchi in corso di gravidanza. Esistono dei fattori prognostici positivi ormai accertati per prevedere un miglioramento in gravidanza: esso risulterà più probabile nell’emicrania senz’aura rispetto a quella con aura, e potrà diventare più consistente col progredire dell’età gestazionale (in particolare a partire dal secondo trimestre). La maggior parte degli Autori segnala pure che se la sintomatologia è insorta al menarca, o se la cadenza degli attacchi è tipicamente mestruale, la percentuale di miglioramento sarà decisamente più elevata. L’allattamento al seno rappresenta un ulteriore fattore favorevole per il controllo dell’emicrania, prolungando il benefico effetto degli ultimi due trimestri di gravidanza anche al puerperio. E’ stato dimostrato che entro il primo mese dopo il parto l’emicrania ricorre nel 43% delle donne che allattano al seno e nel 100% di quelle che non allattano. Il peggioramento sarebbe maggiore nelle donne che avevano attacchi di emicrania correlati in parte o del tutto alle mestruazioni. Nonostante una tendenza generale al miglioramento, purtroppo una discreta percentuale di donne emicraniche non trova giovamento particolare nel corso di una gravidanza e, a volte, addirittura peggiora. Vi è infine, un esiguo gruppo di pazienti nel quale gli attacchi emicranici esordiscono con la gravidanza (quasi costantemente si tratta di attacchi di emicrania con aura). Di conseguenza, esiste un gruppo di donne affette da emicrania la cui sintomatologia richiede comunque un trattamento in un periodo estremamente a rischio per assunzione di farmaci, quale è appunto la gravidanza. L’utilizzo di qualsiasi farmaco dovrebbe infatti, essere strettamente limitato in gravidanza per l’eventuale rischio di danni fetali. Tra i farmaci d’attacco sembrano essere relativamente sicuri il paracetamolo, l’ibuprofene (purché usato SEGUE A PAG 16 entro la trentesima settimana di gravidanza), la caffeina (purché usata sotto la dose di 300mg al giorno), la metoclopramide, il sumatriptan e, forse il rizatriptan. Tra i farmaci di profilassi che sono potenzialmente utilizzabili in gravidanza vi sarebbero il propranololo e il pizotifene. Non va dimenticato che l’emicrania rappresenta in gravidanza un fattore di rischio indipendente per disturbi trombo-embolici e pre-eclampsia. Alcune attenzioni vanno obbligatoriamente indirizzate a tutte le donne che desiderino assumere contraccettivi orali. Bisogna considerare il rischio correlato all’età anagrafica, al peso corporeo, alla presenza o meno di turbe metaboliche (iperlipidemia, diabete, etc.), all’abitudine al fumo. A queste categorie generali di rischio va sicuramente aggiunta la tipologia dell’emicrania, perché se la presenza di emicrania rappresenta genericamente un fattore di rischio da considerare, la presenza di aura costituisce una controindicazione assoluta all’uso di estroprogestinici, potendosi al limite considerare una 16 PAGINA contraccezione con formulazioni solo progestiniche. Molte donne emicraniche ma anche molti medici, credono che l’assunzione dei contraccettivi indichi necessariamente un peggioramento della sintomatologia emicranica. Questo in realtà è un grossolano errore di valutazione, almeno per quanto riguarda l’emicrania senz’aura. Circa il 67% di donne affette da emicrania senz’aura non nota infatti peggioramenti della sintomatologia in corso di assunzione con contraccettivi orali; un peggioramento viene rilevato comunque nel 25% dei casi, mentre un miglioramento solo nel 7% dei soggetti. Diversa la situazione dell’emicrania con aura (nella quale peraltro, come già ribadito, l’assunzione di contraccettivi orali è controindicata): infatti nel 56% delle pazienti tende a peggiorare e solo nel 38% resta invariata. Si ricorda che, come regola generale, quando una donna emicranica debba intraprendere l’assunzione di contraccettivi orali, è sensato suggerire l’uso di formulazioni a basso dosaggio e monofasiche, che presentano minor rischio di indurre attacchi rispetto alle formulazioni trifasiche. In menopausa, similmente a quanto avviene in gravidanza,l’abolizione delle cicliche fluttuazioni ormonali è spesso associata a un significativo miglioramento dell’emicrania. Circa due terzi delle donne emicraniche riferiscono, infatti, una riduzione delle frequenza e dell’intensità degli attacchi. Al contrario, negli anni immediatamente precedenti l’insorgenza della menopausa non è infrequente assistere a un’esacerbazione dell’emicrania, probabilmente a causa di sporadiche ovulazioni che producono irregolari fluttuazioni ormonali. Tra i fattori predittivi dell’andamento dell’emicrania in menopausa, un certa importanza sembra essere rivestita dalla presenza anamnestica di sindrome pre-mestruale, che risulta positivamente correlata con la riduzione drastica del disturbo in epoca postmenopausale. Un altro fattore che può influenzare l’andamento dell’emicrania è la menopausa chirurgica. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, le donne che hanno subito un’isterectomia, con o senza preservazione delle ovaie, presentano infatti un peggioramento del proprio mal di testa in circa due terzi dei casi. Un discorso a parte va fatto nel caso di un emicrania che insorga o peggiori in seguito all’uso di una terapia sostitutiva ormonale. Nelle donne con emicrania ormono-sensibile, tale terapia può esporre a un aumento del rischio di peggioramento della cefalea che varia soprattutto in funzione del tipo di trattamento adottato. In generale, basti ricordare che: 1) il rischio è maggiore per le formulazioni sistemiche (via orale) rispetto a quelle locali (via transdermica); 2) la modalità di somministrazione combinata continua offre più vantaggi rispetto a quella sequenziale ciclica; 3) l’uso di estrogeni ad alte dosi e di estrogeni coniugati equini è sconsigliabile. Nel prossimo numero EMICRANIA: COME CI SI CURA La sterilità maschile e lo screening diagnostico del partner maschile di una coppia sterile E’ assolutamente di primaria importanza lo studio corretto dell’uomo nella coppia infertile per determinare una diagnosi precoce supportata da test clinici e di laboratorio, per decidere quindi un’idonea terapia. Inoltre, con una diagnosi precoce di infertilità maschile è possibile evitare alla partner femminile trattamenti diagnostici inutili e dispendiosi. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Annalisa Salerno e il dott. Alfredo Nazzaro. Quanto incide il fattore maschile nella sterilità? Il fattore maschile, nell’ambito della sterilità di coppia, è in continuo e costante incremento. In passato si riteneva, in generale, che tale situazione fosse principalmente legata a cause femminili. Attualmente è dimostrato che il fattore maschile è presente in almeno 50% dei casi (solo fattore maschile o combinazione di fattore maschile e femminile). In particolare, il numero di spermatozoi nell'eiaculato maschile è andato progressivamente riducendosi fino quasi a dimezzarsi negli ultimi 50 anni, anche se esiste una grande variabilità nella conta degli spermatozoi (non solo da individuo ad individuo ma anche da eiaculato ad eiaculato), nella loro morfologia e nella loro motilità. Tra l’altro, la stessa conta degli spermatozoi non è un indice dimostrato di fertilità, in quanto non esiste una correlazione certa tra il loro numero ed il potenziale di fertilità maschile, tranne nei casi di grave oligoastenoteratozoospermia (riduzione del numero e della motilità ed aumento delle forme anomale degli spermatozoi nel liquido seminale) od azoospermia (assenza di spermatozoi nel liquido seminale). Nelle società industrializzate la diffusione del problema è talmente elevata -più di un italiano su dieci è sterile- da essere considerata una vera e propria malattia sociale. Quanto incide l’età di un uomo sulla sua fertilità? Negli uomini l'età ha un impatto molto minore sulla fertilità perché gli spermatozoi, a differenza degli ovociti vengono continuamente rinnovati. Nell'uomo la produzione di spermatozoi è un processo SEGUE A PAG 20 PAGINA 19 continuo e la spermatogenesi, cioè la prima infanzia, infezioni delle vie genitoformazione di spermatozoi, si svolge urinarie e patologie prostatiche, varicocele, ininterrottamente all'interno dei testicoli. orchite post-parotitica, torsioni del funicolo L'intero "ciclo di maturazione" dura circa 70 spermatico, traumi e pregressi interventi giorni, dunque ogni 3 mesi un uomo rinnova chirurgici invasivi della regione inguinointeramente il suo scrotale, disordini patrimonio di endocrini, spermatozoi. Ciò assunzione acuta e/o avviene per tutta la cronica di farmaci vita, dalla pubertà (es. esposizione a fino alla vecchiaia, e chemioterapici per questo spiega perché patologie un uomo può essere neoplastiche, farmaci ancora fertile e antiipertensivi, generare dei figli neurolettici, ecc.), anche in età patologie genetiche avanzata. Questo cromosomiche (la più Spermatozoo fecondante un ovocita non significa che l'età comune è S. di non abbia alcuna influenza sulla fertilità Klinefelter) e geniche (come le microdelezioni maschile. Col passare del tempo si può avere del cromosoma Y), patologie da abuso di ad es.: una diminuzione della produzione di alcol e stupefacenti, patologie professionali testosterone; un aumento dei problemi (es. esposizione a radiazioni ionizzanti o ad prostatici; un aumento delle disfunzioni erettili inquinanti chimici di provata tossicità per la o dei problemi di eiaculazione; o un periodo spermatogenesi). A queste vanno aggiunte più prolungato di esposizione a tossine o ad patologie sistemiche o d’organo fortemente altri fattori legati all'ambiente e allo stile di debilitanti l’organismo e tutti i disordini che vita che possono danneggiare la fertilità. Al hanno implicazioni sulla funzione erettile ed di là di questo, esistono una serie di fattori eiaculatoria, situazioni che, in un modo o di rischio per la fertilità maschile che devono nell’altro influenzano tutte negativamente la essere capacità riproduttiva accuratamente maschile. ricercati ed eventualmente L’ambiente può trattati. In particolare influenzare la si tratta di fattori che, fertilità maschile? per tutto l’arco della L’ambiente, ed in vita, possono particolare influenzare l’inquinamento negativamente la ambientale, ha un capacità riproduttiva grande impatto sulla in modo transitorio o fertilità maschile. Un Struttura dello spermatozoo permanente. ruolo importante svolgono i cosiddetti “interferenti endocrini” Ci può elencare i più comuni? in grado di alterare ad esempio la funzionalità Ricordiamo per esempio patologie come il tiroidea o l’integrità dell’asse ipotalamocriptorchidismo (il cosiddetto "testicolo ipofisario, soprattutto attraverso ritenuto") non trattato efficacemente nella l’inquinamento delle falde acquifere e, quindi, 20 PAGINA attraverso la filiera alimentare. La lista dei fattori ambientali responsabili della sterilità è lunga, tra i principali ricordiamo:gli insetticidi che trovano largo impiego nelle coltivazioni non biologiche; i plastificanti come gli ftalati ed il bisfenolo che sono sostanze aggiunte alle materie plastiche e si trovano in oggetti di uso comune come stoviglie, rivestimento delle lattine, cosmetici, giocattoli; i cosiddetti ritardanti di fiamma che sono utilizzati in molti prodotti elettronici, gommapiuma per divani, prodotti tessili. Lo stile di vita e l’alimentazione possono giocare un ruolo nella sterilità maschile? L’infertilità maschile riconosce sicuramente una grossa componente sociale. Su di essa, infatti, oltre alle condizioni soggettive, chiaramente patologiche, sembrano influire anche le condizioni ambientali e lo stile di vita (incluso lo stress). Giungere a conclusioni certe è però più difficile di quanto sembri. Alcune condizioni lavorative che espongono a radiazioni, a sostanze tossiche o a microtraumi, aumentano il rischio di infertilità. Anche l’esposizione agli inquinanti prodotti dal traffico urbano agisce negativamente. Il fumo di sigaretta nuoce agli spermatozoi: i fumatori spesso hanno un maggior numero di spermatozoi con morfologia anormale. Dal momento che la maggior parte degli uomini con problemi di fertilità non è sterile, ma "semplicemente" ipofertile, è molto importante adottare norme comportamentali adeguate. Tali regole, utili anche in ottica preventiva, comprendono l'astensione dal fumo, la moderazione nell’assunzione dell'alcool, l'utilizzo di indumenti e biancheria intima traspirante e non troppo stretta, il rispetto di una dieta equilibrata (eventualmente integrata con lo zinco) e l'adozione di uno stile di vita più attivo. Non si tratta dei soliti consigli di routine; basti pensare, ad esempio, all'effetto positivo dell'attività fisica sui livelli circolanti di testosterone - fondamentali per la spermatogenesi -; all'alto grado di correlazione tra disfunzione erettile ed aterosclerosi o agli innumerevoli effetti dannosi dell'alcol e del fumo. SEGUE A PAG 22 Modalità di esecuzione dello spermiogramma Il campione seminale deve essere raccolto, per masturbazione, preferibilmente presso il laboratorio, o comunque, consegnato entro 20 minuti. Per una valutazione comparabile dei risultati, si raccomanda di effettuare la raccolta dopo un periodo di astinenza sessuale non inferiore a tre giorni e non superiore a cinque. • un’astinenza inferiore a tre giorni può interferire negativamente sulla concentrazione spermatozoaria; • una superiore a cinque giorni può interferire negativamente sulla motilità e sulla morfologia degli spermatozoi. Il periodo ottimale è individuabile in circa 34 giorni. Il liquido seminale proviene per il 60% del suo volume dalle vescicole seminali, per il 30% dalla prostata e per il 10% dalle ghiandole accessorie. Il contributo testicolare, invece, è assai ridotto. Le secrezioni delle varie ghiandole non vengono miscelate omogeneamente nelle vie genitali, per cui all’eiaculazione si osserva una distinzione delle varie componenti: • la frazione prostatica • la frazione prodotta dalle ghiandole accesorie • la secrezione vescicolare. Per questo motivo, all’accettazione del campione è necessario accertarsi che la raccolta sia stata effettuata correttamente e che parte dell’eiaculato non sia andata perduta, pena la totale invalidazione dei risultati. PAGINA 21 seminale consiste in una valutazione Quali esami prescrivete al partner macroscopica, microscopica e chimico maschile di una coppia sterile? batteriologica dell'eiaculato. Per una L’esame basilare è lo spermiogramma che valutazione ottimale è necessario un periodo valuta le caratteristiche numeriche, di astinenza dai rapporti di 2-3 giorni. La morfologiche e funzionali degli spermatozoi raccolta del seme deve essere eseguita e dell’eiaculato in genere. Il liquido seminale preferibilmente presso il laboratorio e deve rappresenta un po’ la carta di identità essere effettuata in un contenitore dell’individuo. L’esame standard del liquido seminale e’ un fondamentale mezzo rigorosamente sterile. diagnostico per impostare un corretto L'analisi macroscopica prende in “screening” di una coppia con problemi di considerazione i seguenti parametri: sterilità. Esso • volume rappresenta la dell'eiaculato: i più rilevante valori normali di indagine di tale parametro si laboratorio che collocano tra i 2 consente di ed i 5 ml; • liquefazione: stabilire se il non appena partner maschile emesso il liquido debba essere seminale effettivamente coagula per poi considerato liquefarsi infertile e, quindi, nuovamente se il livello di dopo 30 - 60 infertilità sia tale minuti. da richiedere FISH su liquido seminale per lo studio delle aneuploidie degli spermatozoi L'assenza di una procedura di liquefazione potrebbe essere indice di fecondazione assistita ed infine verso quale agenesia dei vasi deferenti, mentre al contrario tecnica di procreazione assistita è opportuno la mancata liquefazione dopo 60 minuti procedere. Pertanto , solo un accurato studio potrebbe essere correlata a patologie del seme e l’integrazione di tutti i suoi prostatiche; • viscosità; • colore; • odore; • pH parametri seminali con i dati derivanti dallo L'analisi microscopica prende invece in studio della fertilità della coppia ci potrà esame i seguenti parametri: consentire di valutare in termini corretti • Concentrazione degli spermatozoi: tale l’aspettativa di fertilità e la capacità fecondante concentrazione deve essere almeno relativa di un individuo. superiore ai 20 milioni di spermatozoi per millilitro; Esistono delle modalità particolari per • Motilità: un seme normale deve contenere l’esecuzione dello spermiogramma? almeno il 50% di spermatozoi normobili. Innanzitutto è indispensabile che l’esame sia Al riguardo dobbiamo sottolineare come tale effettuato presso un Centro di medicina della parametro venga valutato non solo da un riproduzione, per evitare il rischio di analisi punto di vista quantitativo ma anche incomplete o non aderenti ai parametri qualitativo distinguendo: raccomandati dal WHO (Organizzazione • i movimenti rettilinei, vivaci e progressivi; Mondiale della Sanità) che ha stabilito con • i movimenti rettilinei, lenti o non lineari; precisione come eseguire l’esame ed i • movimenti vivaci, ma non progressivi; parametri da valutare. L'esame del liquido 22 PAGINA SEGUE A PAG 24 • assenza di movimento. • Morfologia: in un seme normale deve essere presente almeno il 30% di spermatozoi morfologicamente normali. • I Test di vitalità permettono di valutare la vitalità di spermatozoi immobili apparentemente non vitali che possono essere, invece, utilizzati nelle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita come la ICSI. L’analisi biochimica viene effettuata sul plasma seminale dopo centrifugazione e valuta le concentrazioni di Zinco (che viene prodotto dalla prostata), Fruttosio (vescicole seminali) Alfa glucosidasi (funzionalità epididimale) Lo spermiogramma è l’unico esame che prescrivete nel partner maschile? Per legge vanno prescritti anche il cariotipo (per escludere patologie geneticamente trasmissibili alla progenie) e l’elettroforesi dell’emoglobina (per escludere lo stato di portatore di anemia mediterranea o talassemia). Per quanto riguarda il prosieguo dello screening, se la risposta è una normospermia (integrità dei parametri morfofunzionali del liquido seminale) non prescriviamo altri esami, altrimenti effettuiamo indagini cosiddette di II livello, cioè: • Screening infettivologico con ricerca di alcuni germi particolari come la Chlamydia Trachomatis, la Gardnerella Vaginalis, l’Ureaplasma Urealyticum, il Mycoplasma Hominis; • Dosaggi ormonali completi con profilo gonadico, tiroideo, surrenalico ed insulinemico. Dosiamo sempre l’Inibina B che è un ormone prodotto dal testicolo in presenza di spermatozoi maturi. Il valore dell’Inibina e dell’FSH (ormone ipofisario) condizionano l’iter diagnostico e terapeutico in caso di azoospermia (assenza di spermatozoi nell’eiaculato). Se l’Inibina è bassa e l’FSH è elevato la possibilità di recuperare spermatozoi nel testicolo, anche con una biopsia, è molto basso; • Analisi genetiche e geniche che valutano le anomalie cromosomiche (presenti nel 28 % dei maschi infertili), i disordini numerici (aneupliodie) dei cromosomi sessuali come nella sindrome di Klinefelter in cui abbiamo un cromosoma Y sovrannumerario, i mosaicismi, le anomalie di struttura; • Lo screening per la fibrosi cistica e lo studio delle microdelezioni del cromosoma Y sono effettuate di routine nel caso in cui il numero Morfologia dello spermatozoo normale 24 PAGINA degli spermatozoi risultasse inferiore ai 5 milioni; • Dosaggio sierico di omocisteina che è una proteina coinvolta nel metabolismo della metionina e che rende più viscosi tutti i fluidi biologici interferendo, in questo caso, con la motilità e la vitalità degli spermatozoi. • Un esame particolare è la cosiddetta FISH su liquido seminale che utilizza sonde fluorescenti in grado di legarsi ai cromosomi presenti nel nucleo degli spermatozoi. Questo esame è utile in caso di poliabortività e/o di ripetuti fallimenti di fertilizzazione e impianto embrionario, in quanto ci fornisce la percentuale di spermatozoi portatori di anomalie cromosomiche in un determinato liquido seminale. patologia insidiosa in quanto, spesso, è a lungo asintomatica. Un aspetto caratteristico del varicocele è la presenza di spermatozoi con la testa appuntita nel liquido seminale che risulta patognomonica. La diagnosi è relativamente semplice e si basa sull’effettuazione di un ecografia scrotale con doppler flussimetria. Più controversa la terapia. Attualmente si tende a non trattare un varicocele asintomatico in pazienti di età superiore ai 3234 anni in quanto il danno, se presente, risulta generalmente non significativamente recuperabile. In ogni caso la terapia è chirurgica e necessita di almeno 6-8 mesi per la valutazione di un recupero funzionale. E’ possibile migliorare i parametri di un liquido seminale? A volte è possibile. Il caso più favorevole è costituito dalla carenza di ormoni ipofisari (FSH ed LH), situazione che noi definiamo ipogonadismo-ipogonadotropo e che è responsabile di una ridotta spermatogenesi. In questo caso la somministrazione di ormoni (essenzialmente FSH) porta, quasi sempre, al ripristino di una normale produzione di spermatozoi. In ogni caso la terapia ormonale è una terapia molto delicata e, molto spesso, si assiste a terapie incongrue a base di ormoni che possono portare ad un peggioramento, anche definitivo ed assoluto, dei parametri del liquido seminale. In altri casi è possibile migliorare i parametri del liquido seminale utilizzando integratori e sostanze in grado di ridurre i radicali liberi, o abbassando i livelli di omocisteina attraverso la somministrazione di acido folico ed una dieta povera di grassi e ricca di folati. E’ possibile preservare la fertilità in un maschio affetto da neoplasia? Non solo è possibile ma è doveroso. I maschi affetti da neoplasie e che necessitano di trattamenti chemio e/o radioterapici dovrebbero essere sempre invitati a crioconservare campioni di liquido seminale prima di sottoporsi al trattamento che potrebbe interferire in modo drammatico sulla successiva fertilità. Analogamente dovrebbero fare i maschi che si sottopongono a chirurgia demolitiva per seminoma. Che cos’è il varicocele? Il varicocele è la dilatazione delle vene del plesso pampiniforme dello scroto. Una sorta di vene varicose genitali. La dilatazione di queste vene porta ad un aumento della temperatura intrascrotale che può risultare altamente letale per la produzione e la funzionalità spermatica. Può essere una Eccezionale parto all’A.O. Rummo di DALILA BEATRICE La nascita di un bambino è di per sé un lieto evento, ma quando il miracolo della vita si moltiplica per 6 è davvero un avvenimento straordinario! Lo scorso 10 gennaio, presso l’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” di Benevento, Carmela Oliva, 32 anni, ha dato alla luce Angelica, Annachiara, Francesca Pia, Maurizio, Paolo Salvatore e Serena. “Il parto è avvenuto alla 27ª settimana di gestazione - ha spiegato il primario della divisione di Neonatologia Luigi Orfeo, durante la conferenza stampa che si è tenuta presso la sede della Direzione Generale del nosocomio beneventano e il peso dei bambini è estremamente basso (tra i 610 e gli 800 g), ma adeguato per quello che è il periodo di nascita”. Orfeo ha spiegato che per questi bambini vi sono delle buone possibilità di sopravvivenza senza complicazioni future, ma non c'è la certezza del 100%. 26 PAGINA “Bisogna essere realisti, cauti e prudenti, sia nei confronti dei genitori che nei confronti dell’opinione pubblica - ha proseguito Orfeo - ma noi siamo fiduciosi che tutti i gemelli possano farcela, sono bambini a rischio che noi assisteremo nel migliore dei modi per avere poi successivamente un’evoluzione verso una dimissione nel tempo, considerando che dobbiamo attendere almeno un mese per uscire dalla fase critica”. Orfeo ha spiegato che, se tutto andrà bene, i tempi di degenza saranno comunque piuttosto lunghi: i bambini dovranno rimanere in reparto di Neonatologia per circa tre mesi, affinché raggiungano una maturità sia dal punto di vista dell’età gestazionale, sia riguardo al peso da raggiungere (circa due chili) prima di poter andare a casa. Preziose sono state le 24 ore di ricovero della neomamma che hanno consentito alla Direzione medica di presidio, alla Direzione esagemellare di Benevento gravidanze plurime di questo tipo possono generale e al servizio di Ingegneria Clinica generare sia dei danni fetali che grossi danni uno sforzo organizzativo notevole per riuscire materni, si tratta di una patologia a fare in modo che i bambini rimanessero estremamente grave per cui la mamma tutti e sei nell’Azienda stessa, evitando così sviluppa pressione alta, impegno del fegato, ciò che è accaduto in passato con altri parti impegno del rene e ridotta produzione di plurigemellari, in cui si era resa necessaria urina: un insieme di fattori, insomma, che la “dislocazione” dei neonati in vari ospedali può portare la mamma alla morte. Quando della Campania. la signora è arrivata, ha dato i primi segnali “Il cesareo è stata la cosa che ci ha di questa patologia e la nostra prima preoccupato di meno - ha spiegato poi il preoccupazione è stata quella di stabilire il primario del reparto di Ostetricia e timing del cesareo, ovvero il momento più Ginecologia del Rummo, Gennaro Trezza opportuno per eseguirlo, cercando di non - Ciò che invece ci ha maggiormente messo SEGUE A PAG 29 in allarme sono state le condizioni materne al momento dell’arrivo in ospedale: le da sinistra Gennaro Trezza, Rosario Lanzetta e Luigi Orfeo da sinistra il papà, la mamma, il sindaco e Rosario Lanzetta (foto Messaggio d’Oggi) PAGINA 27 arrivare troppo tardi per la mamma o troppo presto per i bambini”. Trezza ha voluto poi ringraziare tutta la squadra dei ginecologi e degli ostetrici presenti in massa durante l’intervento che hanno offerto volontariamente il proprio lavoro, senza gravare sul bilancio dell’Azienda. “Questa non è la prima gravidanza per la signora – ha proseguito Trezza – la donna, essendo sterile, si era sottoposta a diversi cicli di ovulazione con farmaci che favoriscono la fertilità; purtroppo durante la prima gravidanza ha abortito, successivamente è stata “premiata” con questo parto plurigemellare e straordinario!”. Il Direttore generale del Rummo Rosario Lanzetta, visibilmente emozionato e soddisfatto, ha posto l’accento sulle eccellenze locali messe in campo per questo straordinario evento, ricordando che la partoriente era stata trasferita dal Policlinico “Federico II” di Napoli che non era nelle condizioni di attrezzare sei punti nascita e tutto il necessario per i sei nascituri. “Grazie all’opera dei due primari qui presenti, dell’intero Dipartimento materno infantile, del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia, è stato profuso un impegno sia organizzativo che professionale, nonchè un ottimo livello di integrazione che ha visto direttamente impegnati più di 33 operatori”, ha dichiarato Lanzetta, che ha voluto poi evidenziare quanto un’Azienda ospedaliera dell’entroterra, qual è l’Azienda “Rummo” di Benevento, in questa occasione abbia dato una risposta efficace in un caso particolare e di estrema delicatezza, auspicando che questi bambini possano tutti e sei stare bene e crescere, con l’aiuto del personale del reparto di Terapia intensiva neonatale. Al termine della conferenza stampa è giunto in sala il papà dei gemelli, Pino Mele, 30 anni, un uomo commosso e ancora incredulo per un evento tanto eccezionale, un uomo felice ma allo stesso tempo visibilmente preoccupato per il futuro, dal momento che oggi è senza lavoro: ha, dunque, colto l’occasione per fare un appello, chiedendo una qualunque occupazione che possa metterlo nelle condizioni di sostenere la sua numerosa famiglia. Intanto la “macchina della solidarietà” si è messa in moto: una casa farmaceutica si sarebbe infatti resa disponibile a fornire ai neonati latte e pannolini per un anno. Inoltre, il sindaco di Benevento Fausto Pepe, oltre ad aver offerto ai coniugi Mele ospitalità per tre mesi in un albergo cittadino, ha fatto aprire un conto corrente presso l’Unicredit Banca di Roma, con la causale “Fondo di solidarietà gemellini Mele” (Codice IBAN: IT 04M0300215010000010121699), su cui chiunque potrà far pervenire le proprie offerte e dove, dando uno splendido esempio, lo stesso sindaco ha già versato parte del suo stipendio. L’ospedale “Rummo” ha attivato il numero telefonico 0824-57319, dove chiamare per donare ai genitori dei sei gemelli beni di prima necessità. A noi non resta che augurare ai gemellini e ai loro genitori tutto il bene che la vita potrà offrirgli e invitare i lettori di “In Salute” ad una piena solidarietà! w w w . g e s e s a . i t GESTIONE SERVIZI SANNIO Numeri utili Segnalazione guasti Informazioni Richieste d'intervento Contratti & Volture Numero Verde 800.250 981 Reperibilità 348. 6016151 dopo le 18,00 e nei giorni festivi, sabato compreso BENEVENTO Ufficio Clienti Tel. 0824.320350/320351 - Fax 0824.320359 ARPAIA & FORCHIA Ufficio Clienti Tel. 0823.959040 - Fax 0823.959040 COLLE SANNITA Ufficio Clienti Tel. 0824.934187 - Fax 0824.805828 S. BARTOLOMEO IN G. Ufficio Clienti Tel. 0824.963892 - Fax 0824.963836 TELESE TERME Ufficio Clienti Tel. 0824.903131 - Fax 0824.901605 Zona Industriale Pezzapiana - Benevento La libertà della coca-cola di ANTONIETTA MENECHELLA In America in alcuni ristoranti la coca-cola è “free”, cioè il cliente è “libero” di bere quanti bicchieri di coca-cola desidera, senza pagare. Ovviamente la gente butta giù nel proprio stomaco litri di questa bevanda ed è felice! Giorni fa ho notato in un piccolo supermercato della nostra città che accanto alla cassa erano disposte diverse confezioni di brioche accompagnate da un cartello con su scritto “Brioche prossime alla scadenza e se prendi una confezione l’altra è gratis!” Mi chiedo però, “Se sono prossime alla scadenza devo assolutamente mangiarle tutte quante insieme, altrimenti sarei costretta a buttarle nell’immondizia”. Altro lavoro! Non solo devi trasportarle nella busta della spesa e trovare un posto in cucina dove riporle, ma quanto per consumarle o fai largo nel tuo stomaco o aumenti la spazzatura da differenziare e da buttare nel secchio apposito! A casa mia non si consumano brioche e quindi il problema è risolto a monte. Ma l’obesità dilaga. E’ un problema che oramai colpisce i nostri bambini. Guardatevi intorno, osservate bene e noterete che tanti bimbi sono eccessivamente rotondi e grassottelli. Saranno gli obesi di domani afflitti da tantissimi problemi di salute. Oggi si afferma che l’ ambiente in cui viviamo è “obesogeno”, infatti noi siamo invasi e sommersi da enormi quantità di cibo. C’è un eccesso di cibo e i mass-media ci invitano continuamente a consumare. E rispetto all’obesità qual è la soluzione? Sempre consumare! Quanta pubblicità scorre sulle nostre televisioni con testimonial importanti come vip, star, che con un gesto semplice ci invitano a strappare una bustina ed a ingoiare il contenuto che miracolosamente scioglie i grassi! Quanto spende la gente per consumare prodotti dimagranti? L’importante è consumare. Sempre. E quindi comprare. Anche la salute si può comprare. Basta avere denaro a sufficienza per rimodellare, sciogliere i grassi del nostro corpo in centri di salute che sono diventati dei veri e propri supermercati. L’uomo è dotato di una natura semplice, ma oggi l’individuo viene confuso: scambia la sua libertà dell’essere, con la libertà di bere coca-cola. Alla fine, l’uomo è prigioniero di bevande e cibi dannosi alla sua salute, mentre è la coca-cola ad essere “free”, cioè libera! PAGINA 31 I tumori della tiroide di CARLO RINALDI A fronte di una elevata prevalenza di noduli tiroidei, la percentuale di forme maligne è bassa (circa il 5-10%). Tali dati si traducono in termini assoluti nella presenza di almeno 200.000 pazienti affetti da carcinoma tiroideo nella sola Europa. Studi epidemiologici suggeriscono che tali numeri sono in progressiva crescita: negli ultimi decenni si è assistito ad un aumento dell’incidenza annua delle forme tumorali tiroidee di circa l’8,1% nelle donne e di circa il 6,2% negli uomini. Tale andamento sembra essere dovuto soprattutto alla maggiore sensibilità dei mezzi diagnostici, più che ad un reale impatto dei fattori ambientali anche se alcuni autori mettono in risalto il possibile “effetto Chernobyl”. Incidenza L’incidenza del carcinoma tiroideo è progressivamente aumentata nell'ultimo ventennio, come rilevato dalla maggior parte dei Registri Tumori. L’incidenza del carcinoma tiroideo è variabile tra aree geografiche diverse ed in diversi gruppi etnici. E’ particolarmente elevata in Islanda, Hawaii, Filippine, Giappone ed Israele rispetto all’Europa del 32 PAGINA Nord, Canada e Stati Uniti (2,3) (Tab. 1). Ciò ha permesso di evidenziare il possibile ruolo esercitato da fattori ambientali (quali per esempio i terreni di origine vulcanica) e genetici e della loro azione associata. L’incidenza in assoluto più elevata è stata riscontrata nelle isole Hawaii ed in tale area il carcinoma tiroideo è più frequente nei maschi di origine cinese e nelle donne di origine filippina; in tali gruppi etnici, emigrati nelle isole Hawaii, la frequenza è comunque più elevata che nei paesi d’origine. Negli USA il carcinoma tiroideo è più frequente nei soggetti di razza caucasica rispetto ai soggetti di razza nera, portoricani ed ispanici e, così come riscontrato nelle Hawaii, nelle donne cinesi o giapponesi l’incidenza è doppia rispetto ai Paesi d'origine. L’ipotesi più accreditata è che tali differenze siano da imputare a fattori ambientali ed in particolare, ad abitudini alimentari e a fattori genetici. La prognosi dei tumori della tiroide resta, però, globalmente favorevole ed è strettamente correlata a tre variabili: 1. età: vi è un progressivo aumento della mortalità con l’età; 2. tipo istologico: la prognosi SEGUE A PAG 34 Midollari della Tiroide risulta migliore nel Negli ultimi decenni rappresentano una caso di Carcinomi si è assistito ad un delle varianti più Differenziati della aumento dell’incidenza aggressive. La Tiroide (Carcinomi prognosi di tali Papilliferi e Follicolari); annua delle forme neoplasie è favorevole peggiora in caso di tumorali tiroidee di circa qualora vengano forme poco l’8,1% nelle donne diagnosticate e trattate differenziate o in una fase precoce di francamente e di circa il 6,2% malattia, quando il indifferenziate, e di negli uomini tumore è ancora tumori che originano limitato alla ghiandola dalle cellule tiroidea (sopravvivenza a 10 anni pari a parafollicolari della tiroide (Carcinomi circa il 90%). Sfortunatamente molti Midollari); pazienti presentano malattia localmente 3. estensione della malattia al momento avanzata (localizzazione a livello dei della diagnosi: le dimensioni del tumore linfonodi del collo) e metastasi a distanza primitivo, la presenza di malattia (polmoni, fegato ed ossa) già alla diagnosi. localmente avanzata o di metastasi a In questi casi la prognosi è estremamente distanza si associano ad un incremento severa: la sopravvivenza a 10 anni dalla della mortalità; le localizzazioni a distanza scoperta delle metastasi è di circa il 20%. rappresentano la principale causa di morte La terapia tradizionale (chemioterapia e correlata al carcinoma della tiroide. radioterapia) non migliora Dal momento che l’estensione di malattia significativamente la sopravvivenza di tali al momento della diagnosi ha un impatto pazienti. sfavorevole sulla sopravvivenza, è di Tenendo conto del tipo istologico i tumori fondamentale importanza arrivare ad una della tiroide diagnosi precoce presentano le del tumore tiroideo. seguenti percentuali L’esame citologico di incidenza: su ago aspirato • Papillifero 75% riveste un ruolo • Follicolare 15% centrale nella • Midollare 5-10% diagnosi • Anaplastico <5% differenziale tra • Altri 1% noduli benigni e Dal punto di vista noduli maligni. epidemiologico è Tuttavia, circa il possibile 10% delle lesioni Fig.1 Carcinoma papillare della tiroide evidenziare quanto nodulari sono segue: classificate all’esame citologico come • 3-5% di tutti i tumori umani “indeterminate”: in questi casi, infatti, non • 0,3% dei noduli tiroidei è tumore è possibile distinguere le forme benigne clinicamente manifesto (i cosiddetti adenomi follicolari o a cellule • Casi di morte per ca. tiroideo di Hurthle), dalle forme maligne (i 0,5/100.000/anno carcinomi follicolari o a cellule di Hurthle). • Sesso: F/M = 2/1 Tra i tumori della tiroide i Carcinomi 34 PAGINA SEGUE A PAG 36 La prognosi dei tumori della tiroide resta globalmente favorevole ed è strettamente correlata a tre variabili: età, tipo istologico, estensione della malattia al momento della diagnosi • Età: tutte le età possono essere colpite, ma la frequenza varia con l’istotipo: - Papillare: (infantile) 15-30 aa; >50 aa - Follicolare: >40 aa - Midollare: età media (se parte di MEN, anche bambini) - Anaplastico/Linfomi: >50-60 a Classificazione Tumori benigni: • Adenoma: follicolare, colloideo, embrionale, fetale, papillifero, c. di Hurthle e teratoma. Tumori maligni: • Differenziati (adenocarcinoma papillifero, papillifero “puro”, variante follicolare, adenocarcinoma follicolare, c. di Hurthle, cellule Chiare, insulare). - Carcinoma midollare. • Indifferenziati (linfoma, sarcoma, carcinoma a cellule squamose, metastasi). Il quadro clinico dei tumori della tiroide è alquanto vario e non caratteristico: • Nodulo asintomatico isolato, duro e non dolente (alla scintigrafia “freddo”). • Linfonodi satellite (> papillare). • Segni di compressione/infiltrazione delle strutture cervicali: - Paralisi corde vocali (n. ricorrente); - Disfagia, disturbi respiratori (casi avanzati); - Metastasi (possono essere primo segno clinico!). 36 • Papillari: metastasi ai Linfonodi > Polmone > Ossa. • Follicolari: metastasi ai Polmone > Ossa > Linfonodi. • Midollari: metastasi ai Linfonodi > Fegato > Polmone > Ossa. L’istotipo più frequente del carcinoma della tiroide è il papillare (oltre l’80%), seguito dal carcinoma follicolare (circa il 10%), dal carcinoma midollare (4%) e dal carcinoma anaplastico (2%). L’età media al momento della diagnosi è di circa 40-45 anni per i carcinomi papillari, ≥ 50 anni per i carcinomi follicolari e > 70 anni per gli anaplastici. Variazioni dell’incidenza e della mortalità nel tempo Numerosi Registri Tumori indicano l'aumento di incidenza del carcinoma tiroideo. Tale incremento riguarda in particolare i carcinomi tiroidei a basso. In generale, questo aumento di incidenza sembra più apparente e dovuto ad una più accurata e precoce diagnosi. I fattori che incidono su questo parametro sono il miglioramento dell'educazione sanitaria nella popolazione, l'introduzione e diffusione dell'ecografia nella diagnostica delle patologie tiroidee, il miglioramento delle tecniche di diagnosi anatomopatologica (diagnosi citologica su ago aspirato delle lesioni nodulari). SEGUE A PAG 38 PAGINA ottica russo occhiali lenti a contatto protesi oculari apparecchi scientifici via perasso, 8/12 - tel. e fax 0824 316626 - 82100 Benevento via goduti, 4 - tel. e fax 0824 482050 - 82100 Benevento Fattori di rischio Come per la maggior parte delle neoplasie solide, anche per i tumori della tiroide l’eziologia sembra essere multifattoriale, risultato di una complessa interazione di fattori genetici ed ambientali nei soggetti a rischio. Gli studi epidemiologici effettuati hanno evidenziato come principali fattori di rischio: • precedente esposizione a radiazioni ionizzanti (incidenti nucleari, irradiazione esterna della regione del collo, soprattutto in età infantile); • familiarità per carcinoma tiroideo; • preesistente patologia tiroidea benigna; • fattori ormonali e gravidanze; • apporto alimentare di iodio; • altri fattori alimentari ed ambientali. Diagnosi Il carcinoma tiroideo si manifesta generalmente come Fig. 2 Carcinoma follicolare patologia nodulare tiroidea e quindi la diagnostica del nodulo tiroideo è di fondamentale importanza per selezionare la patologia tiroidea benigna da quella maligna. Tuttavia, va segnalato che la maggior parte dei noduli tiroidei sono benigni; infatti, è noto che la percentuale di carcinoma nei noduli palpabili è del 5-10 % se si considerano le varie casistiche chirurgiche. In un paese come l’Italia, dove persiste una lieve o moderata carenza iodica, il 38 PAGINA trattamento chirurgico di tutti i noduli tiroidei, senza alcuna selezione, porterebbe ad operare centinaia di migliaia o più di pazienti. Si può ben immaginare quali sarebbero le conseguenze socio-sanitarie di un simile comportamento: complicanze chirurgiche in un numero significativo di pazienti e d un costo finanziario non sostenibile. Pertanto, tenendo conto che la mortalità legata al cancro della tiroide è molto bassa e che solo una piccola frazione dei noduli tiroidei sono maligni, è assolutamente necessario limitare gli interventi chirurgici attraverso una rigorosa selezione prechirurgica. Un’importanza fondamentale nella patologia nodulare tiroidea riveste quindi, la distinzione tra noduli maligni e benigni. Attualmente, l’esame citologico mediante agoaspirazione con ago sottile, è in grado di risolvere in gran parte questo problema. Ove eseguito correttamente e interpretato da un citologo esperto, questo esame permette la diagnosi di natura dei noduli tiroidei con un elevato grado di sensibilità e specificità, tanto che l’introduzione dell’esame citologico nella pratica clinica ha permesso di ridurre drasticamente il numero degli interventi chirurgici. L’esame citologico permette inoltre di SEGUE A PAG 41 programmare il tipo di intervento più adeguato nei casi che richiedono l'intervento chirurgico. La scintigrafia tiroidea utilizza comunemente il Tecnezio-99m come tracciante; una scansione planare proiezione anteriore è in genere sufficiente. Lo iodio radioattivo è attualmente utilizzato solo in casi particolari. La scintigrafia è in genere inutile nel caso di noduli < 1 cm (che non sarebbero visualizzati) o nei noduli ecograficamente cistici. La scintigrafia valuta l’attività funzionale della ghiandola e dei noduli, permettendo di differenziare i noduli freddi (poco o affatto captanti) dai noduli caldi (ipercaptanti), per lo più benigni. La scintigrafia con Tecnezio-99m o con lo iodio radioattivo non fornisce alcuna informazione sulla natura maligna o benigna del nodulo, in caso di nodulo ipocaptante. L’ecografia del collo è in grado di distinguere tra cisti (di solito benigne) e noduli solidi. Per la diagnosi definitiva si procede con una biopsia (come già detto in precedenza), effettuata tramite un prelievo con un ago attraverso la pelle del collo (ago aspirato). Terapia In genere il tumore viene asportato chirurgicamente, spesso insieme all'intera ghiandola (tiroidectomia). Successivamente il paziente dovrà assumere una cura sostitutiva a base degli ormoni tiroidei che la ghiandola non può più produrre. Dopo l'intervento, a intervalli regolari, si effettuano scintigrafie di controllo per escludere la presenza di metastasi o recidive. Eventuali residui di tessuto tiroideo vengono eliminati con terapia radiometabolica, che consiste nell'assunzione di iodio 131 (radioattivo) in quantità tali da risultare tossico per le cellule tiroidee che lo inglobano. Chirurgia maxillo-facciale Oggi che cos’è? Presso il Reparto di Chirurgia MaxilloFacciale ed Odontostomatologia dell’Ospedale “Rummo” di Benevento si svolge un’attività clinica e preventiva delle patologie del distretto cranio-maxillofacciale. Un team di medici, coordinato dal dott. Andrea Rusciano, provvede ad un approccio multidisciplinare rivolto alla diagnosi e al trattamento di numerose condizioni patologiche e al ripristino delle funzionalità compromesse dell’estetica. di ANDREA RUSCIANO La chirurgia maxillo-facciale, giovane branca medico chirurgica, è figlia dell’odontoiatria: infatti è spesso confusa in modo improprio e riduttivo con la chirurgia orale, anche se con tale termine si intende una piccola parte della maxillo-facciale. Essa si compone di tre grosse branche: l’oncologica, la malformativa e la traumatologica. La prima di queste, come indica il termine si occupa dei tumori dello splancnocranio in particolare del viso, della bocca, della lingua, delle ghiandole salivari ecc… Fino a qualche anno fa l’asportazione 42 PAGINA di neoformazioni maxillo-facciali prevedeva una ricostruzione per quanto possibile della faccia con lembi cutanei e muscolari, di rotazione, di vicinanza ecc., con risultati spesso discutibili e non sempre accettabili da parte di questi sfortunati pazienti. Oggi, invece, con le moderne tecniche ricostruttive microchirurgiche è possibile ricostruire qualsiasi segmento facciale. Essi sono veri e propri trapianti, possono essere sostituiti e ricostruiti sia la cute che i muscoli, che le ossa facciali con vere e proprie anastomosi arteriose e venose e spesso anche nervose con risultati estetici immediati ed impensabili fino a qualche anno fa. La branca malformativa si occupa, invece, di tutte quelle malformazioni che si manifestano sia alla nascita e sia durante la crescita facciale. Esempi di malformazioni facciali frequenti, nelle nostre aree, in forma congenita, sono le cheilognatopalatoschisi. Tali malformazioni, dovute a svariate cause, si manifestano con una frequenza di un caso ogni settecento nati vivi e comportano malformazioni complesse con alterazioni delle labbra, del naso, del palato duro e molle. Esempi invece di malformazioni osteosintesi dei monconi acquisite, sono le di frattura. In seguito, malocclusioni dentarie soprattutto con lo studio in cui i rapporti dei “crash test” interdentali vengono ad automobilistici e di essere alterati, nuove conoscenze sulle determinando vere e forze traumatiche e sul proprie asimmetrie potere di assorbimento facciali con danni sia e sulla rigenerazione estetici che funzionali. ossea, tali mezzi di Tipica di tali asimmetrie osteosintesi furono è il profilo “a becco di sostituiti da placche e viti uccello” in cui si di titanio, sempre più apprezza una mandibola piccole e maneggevoli. piccola, quasi Attualmente è in uso nei inesistente, ed un migliori centri mascellare spesso nella traumatologici maxillonorma. Altro caso è, facciali mondiali l’utilizzo invece, la presenza di di placche e viti Malformazione padiglione auricolare. mandibola enorme e riassorbibili. In altri Prima e dopo l’intervento chirurgico. mascellare piccolo. In termini tali placche e viti tutti questi casi con una buona terapia vengono “digerite”, eliminate dallo stesso ortodontica pre-chirurgica e post-chirurgica nostro organismo in un tempo di circa due è possibile correggere tali malformazioni anni ovviamente quando ormai la loro ridando un buon aspetto sia estetico che funzione si è resa inutile ed inefficace perché funzionale a questi giovani pazienti. i monconi ossei fratturati si sono saldati fra Infine, ultima, ma non meno importante è la di loro, liberando i segmenti ossei di crescere branca traumatologica della chirurgia maxillonella norma, non più frenati, dalle stesse facciale. Essa si occupa della risoluzione placche di osteosintesi. del “trauma facciale”. In questi ultimi tempi, La maggior parte degli interventi di chirurgia per l’aumento della meccanizzazione, maxillo-facciale viene effettuata in regime l’incidenza di tali traumi di ricovero (day surgery La maggior parte degli è andata aumentando, o ordinario), le più anche se con l’uso di importanti in anestesia interventi di chirurgia mezzi di prevenzione generale, eventualmente maxillo-facciale viene come le cinture di con intubazione nasale o effettuata in regime di sicurezza delle auto e del tracheostomia, data la ricovero (day surgery o casco sui motocicli ne complessità degli hanno ridimenzionato ordinario), le più importanti interventi. L’attività di Day l’incidenza relativa. Oggi Surgery, che può essere in anestesia generale assistiamo sempre più a effettuata in ambulatorio veri e propri fracassi facciali in cui le linee chirurgico odontoiatrico prevede interventi di frattura non sono più come un tempo, di chirurgia orale per cisti, denti inclusi e semplici e lineari, ma complesse e plurime. patologie minori del distretto oro-maxilloLe ricostruzioni facciali venivano in passato facciale, revisioni di cicatrici o neoplasie eseguite con l’utilizzo di fili di metallo nelle cutanee. PAGINA 43 Scoperto un sistema innovativo che eradica i tumori della prostata L’innovativa tecnica di terapia genica che ha completamente annientato tumori multipli della prostata impiantati nei topi, ha utilizzato un gene che è stato già usato mediante iniezioni intratumorali in sperimentazioni cliniche di fase II e III per altri tipi di tumori. Il lavoro, svolto dall’equipe diretta dal prof. Pier Paolo Claudio alla Marshall University in West Virginia, è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Molecular Therapy, organo ufficiale della Società Americana di Terapia Genica e Cellulare (The American Society of Gene & Cell Therapy). L’articolo dimostra che il gene Mda-7/IL-24, quando viene veicolato attraverso il torrente sanguigno incapsulato in microbolle, può essere rilasciato mediante l’uso di ultrasuoni prodotti da un normale apparecchio ecografico, determinando la completa scomparsa di tumori della prostata impiantati in topi. “Le microbolle, impiegate per trasportare i vettori utilizzati nel luogo in cui desideriamo attuare il trasferimento genico, insieme con ultrasuoni prodotti da un normale apparecchio ecografico, consentono dr. Luigi Claudio dr. Pier Paolo Claudio dr. Paul Fisher SEGUE A PAG 46 dr. Marco Salvatore PAGINA 45 di effettuare il rilascio dei vettori in maniera controllata, permettendo di guidare in modo intelligente e preciso la terapia”, riferisce il prof. Claudio ed aggiunge: “Il problema più grosso che è stato riscontrato nei tentativi di terapia genica in vivo, fino ad ora, sembra debba ascriversi alla mancanza di specificità del trasferimento genico. La metodica messa a punto da noi risolve il problema della mancanza di specificità dei vettori utilizzati in terapia genica”. Tale ricerca sottolinea l’importanza delle potenziali applicazioni terapeutiche basate, appunto, su questa tecnologia di terapia genica guidata da ultrasuoni, per i pazienti affetti da tumori avanzati della prostata. Il tumore della prostata costituisce, come è noto, uno fra i più frequenti tumori nei maschi, sia in America che in Europa, ed al momento non ci sono terapie radicali per i tumori prostatici metastatizzati. La terapia innovativa messa a punto dal prof. Claudio non solo ha completamente eradicato tumori multipli della prostata impiantati nei topi, ma ha implementato altresì una cura anche per i casi con metastasi a distanza, in quanto l’Mda7/IL-24 è una proteina, che secreta, viene veicolata a distanza permettendo l’effetto sulle metastasi. Il lavoro è stato condotto in collaborazione con il dr. Luigi Claudio del Dipartimento di Urologia dell’Istituto dei Tumori di Napoli “Fondazione Senatore Pascale”, con il Dipartimento di Scienze Biomorfologiche e Funzionali dell’Università Federico II di Napoli diretto dal prof. Marco Salvatore, e con il Dipartimento di Genetica Molecolare Umana della Virginia Commonwealth University degli Stati Uniti d’America, diretto dal prof. Paul B. Fisher. fonte: ufficio stampa Stati generali delle cure palliative 11, 12 e 13 febbraio 2010 I malati che lottano contro il dolore inutile e la perdita di dignità e di autonomia hanno finalmente un punto di riferimento. Sarà inaugurato l’11 febbraio 2010, in occasione della XVIII Giornata mondiale del Malato, il Polo del Sollievo Scienza della vita, il primo centro nella regione Campania specializzato nella lotta al dolore e nelle cure palliative. Sede dell’evento è l’Hospice Nicola Falde, via Murata, Santa Maria Capua Vetere (CE), dove saranno ospitati per tre giorni, 11-13 febbraio, gli Stati Generali delle Cure Palliative e delle Terapie del Dolore in Campania, promossi da European Cancer Patient Coalition, Associazione House Hospital onlus, associazione Antea, Eapc (European Association of Palliative Care), Sicp (Società italiana cure palliative), Favo (Federazione associazioni volontariato in oncologia), Lilt (Lega italiana lotta tumori), associazione Umana onlus, Centro Nazionale delle Ricerche Unità di Genetica dei Tumori, e da altri enti no profit. Giovedì 11 febbraio, a partire dalle ore 9, cerimonia inaugurale, alla presenza delle Istituzioni, dell’Hospice Nicola Falde che, con l’Hospice Villa Giovanna di Tora e Piccilli (CE) e l’Hospice Antea di ROMA, costituisce il Polo del Sollievo Scienza della Vita. A seguire, la tavola rotonda – presieduta da Giovanni Zaninetta, presidente Sicp – “Ruolo del volontariato nelle cure palliative e terapie del dolore”, con interventi di Francesca Crippa Floriani, presidente FCP (Federazione Cure Palliative); Francesco De Lorenzo, presidente Favo; Pasquale Giustiniani del Cramt Regione Campania (Coordinamento regionale assistenza ai malati terminali); Diego Iannece dell’Associazione House Hospital onlus; Gianluigi Zeppetella, coordinatore L’evento è organizzato da European Cancer Patient Coalition, House Hospital onlus, Antea, Eapc, Sicp, Favo, Lilt, Umana onlus, Cnr - Unità di Genetica dei Tumori scientifico dell’evento e responsabile regionale Sicp, direttore UOC di Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’AO di Caserta. Dalle ore 15,30 la seconda sessione dei lavori della giornata con la tavola rotonda “Ruolo delle diverse istituzioni nel SSN” a cui prendono parte Lorenzo Chieffi, preside Facoltà Giurisprudenza Sun; Gaetano D’Onofrio dell’AO “A. Cardarelli”; Francesco Graziano, direttore Distretto 38 Asl Caserta; Giuseppe Palmieri del Cnr; Gianni Piccirillo, presidente nazionale SIMeT (Sindacato italiano medici del territorio). La giornata di venerdì 12 febbraio (sempre dalle 9 alle 18) prevede, dopo i saluti delle Istituzioni, la tavola rotonda – presieduta da Caterina Aurilio della Sun – “Ospedale e territorio senza dolore”, a cui intervengono Francesco Diurno dell’Asl Caserta; Francesco De Falco dell’INT “G. Pascale”; Rosa Palomba della Federico II; Gaetano Sicuranza dell’Arsan Regione Campania; Gianluigi Zeppetella. Nel pomeriggio l’incontro – presieduto da Enrico Barbato, coordinatore Aiom Campania – è sul “Ruolo della rete oncologica”: fra i partecipanti Michele Caiazzo, consigliere Regione Campania; Francesco Cremona, direttore scientifico House Hospital onlus; Antonio Gambacorta, commissario straordinario Asl Caserta; Vincenzo Nespoli, senatore della Repubblica; Bruno Zamparelli del Cramt. Sabato 13 febbraio, a partire dalle ore 9 i saluti delle Istituzioni e la tavola rotonda – presieduta da Emiliana Gemellini dell’House Hospital – “Quale futuro per le cure palliative e la terapia del dolore in Campania?” vede tra i partecipanti Giuseppe Casale di ANTEA; Francesco Mosillo dell’Hospice Villa Giovanna; Gianluigi Zeppetella e rappresentanti PD e PDL. Alle ore 13 le Conclusioni degli Stati generali. fonte: ufficio stampa PAGINA 47 PREVENZIONE Chiediamolo al medico di famiglia a cura di PASQUALE GRIMALDI Egregio dott. Grimaldi, mi chiamo Alfredo, ho 58 anni e da circa 8 mesi ho una piccola lesione sul labbro che di tanto in tanto sanguina. Riesco a fermare il sangue con la matita emostatica, come posso risolvere il problema definitivamente? La ringrazio e complimenti per la sua rubrica che trovo molto interessante. Gentile Signor Alfredo, il problema che l’affligge da 8 mesi, cioè quella lesione sanguinante del labbro, è molto probabilmente una lesione epiteliomatosa che va vista e studiata per una precisa e corretta diagnosi. Le consiglio pertanto di rivolgersi al suo medico di famiglia per stabilire un percorso diagnostico e terapeutico appropriato alle sue attuali esigenze sanitarie. Cari saluti. 48 PAGINA UNA BROCHITE SENZA SINTOMI phmassimilianovolpe LESIONE AL LABBRO Gentile dott. Grimaldi, il mio medico mi ha diagnosticato una bronchite, confermata poi da un esame radiografico. Le chiedo, è possibile avere una bronchite senza sintomi, soprattutto con assenza di febbre, come è capitato a me? Quali possono essere le conseguenze di una bronchite non curata? Spero in una sua risposta e la ringrazio anticipatamente. Marilia, 38 anni, Benevento. Gentile Signora Marilia, avere una bronchite senza sintomi non è possibile, come non è possibile diagnosticare una bronchite solo da una radiografia del torace. La diagnosi di bronchite, infatti, è clinica: si basa sullo studio dei sintomi (tosse, produzione di catarro ecc) e dei segni che il medico rileva con la visita. L’ovvia conseguenza di una bronchite acuta non curata e trascurata (soprattutto la non eliminazione del fumo di sigarette e il vivere in ambienti malsani) è la sua trasformazione in un processo cronico con possibili accessi asmatici. Distinti saluti. Malattie sessualmente trasmesse (MST) PAPILLOMAVIRUS (HPV) a cura di PASQUALE GRIMALDI Molte delle patologie infettive di pertinenza ginecologica, come già anticipato nel numero scorso, rientrano nel quadro delle malattie sessualmente trasmesse ed attualmente sono circa 50 gli agenti patogeni correlati ad infezioni trasmesse attraverso i rapporti sessuali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato, pertanto, la seguente classificazione etiologica di queste malattie (MST): da VIRUS, da BATTERI, da PROTOZOI, da MICETI e da ECTOPARASSITI. In questo numero trattiamo le infezioni virali e precisamente quelle da PAPILLOMAVIRUS (HPV). Sono stati identificati 120 genotipi di HPV che infettano l’uomo e tra questi 40 sono associati a patologie del tratto ano-genitale sia benigne che maligne. L’infezione da HPV è molto frequente nella popolazione; si stima infatti che il 75% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della propria vita con un virus HPV di qualsiasi tipo e che il 50 % si infetti con un HPV ad alto rischio di induzione di carcinoma del collo dell’utero. Questo tumore è, come frequenza, il secondo nel sesso femminile: si valuta che ci siano nel mondo circa 500000 nuovi casi e circa 250000 decessi all’anno. E’ l’unico tumore ad essere causato da un virus, infatti l’OMS lo riconosce come totalmente riconducibile ad un’infezione da Papillomavirus umano (HPV). I genotipi virali ad alto rischio più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale sono il 16 (al quale vengono attribuite il 60% delle lesioni neoplastiche) il 18 (il 10% dei casi). Va comunque sottolineato che la maggior parte delle infezioni da HPV ( 70-90%) è transitoria e che guarisce spontaneamente senza lasciare esiti. I condilomi rappresentano la manifestazione clinica di questa patologia e vengono suddivisi in piatti, invertiti, acuminati ed appuntiti. La sintomatologia è estremamente variabile: vi sono casi completamente asintomatici e pazienti che riferiscono dispareunia, bruciore, prurito. Il tempo che intercorre tra l’infezione da HPV e la comparsa di eventuali lesioni cancerose è molto lungo (> 10 anni), pertanto si intuisce che c’è molto tempo a disposizione per poter intervenire e praticare prevenzione. A tal fine, l’esame più importante è il Pap-test, in quanto consente di identificare eventuali cellule tumorali ed ha come scopo quello di scoprire il cancro quando è ancora limitato all’organo (cervice uterina). Con il Pap-test si attua una prevenzione secondaria, ma da poco più di un anno, abbiamo a disposizione anche una prevenzione primaria: il vaccino. Il ciclo vaccinale prevede la somministrazione di tre dosi (prima dose; seconda dose dopo 2 mesi; terza dose dopo 6 mesi dalla prima) e risulta efficace nel prevenire l’infezione persistente, le lesioni precancerose, così come le lesioni condilomatose. Per tutte queste considerazioni si può concludere che l’approccio migliore è rappresentato dalla prevenzione: Pap-test; vaccino; riduzione del numero dei partners; uso del condom. PAGINA 49 NEUROPSICHIATRIA Droga e alcol Giovani, vittime di sè stessi e delle istituzioni a cura di PIERLUIGI VERGINEO In questi ultimi mesi sono stati arrestati a San Giorgio del Sannio e a Benevento, ragazzi di 16 - 18 - 20 anni per detenzione e spaccio di droga. Siccome si tratta di giovani appartenenti ad ottime famiglie mi sorgono spontanee alcune riflessioni. Sappiamo che le sostanze tossiche da sempre circolano anche negli ambienti benestanti. La differenza rispetto al passato e che i nuovi metodi di indagine (intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, analisi dei tabulati) consentono alle forze dell’ordine di individuare anche i consumatori più prudenti e accorti. Mentre prima erano inquisiti i ragazzi di “strada”, adesso anche quelli appartenenti a ceti sociali medio-alti. La legge Fini ha inasprito notevolmente le pene. Basta superare di poco la modica quantità per vedersi infliggere 4 - 6 anni di carcere. Questi giovani non solo sono 50 PAGINA vittime di sè stessi ma anche delle istituzioni che con estrema severità li giudicano e li condannano (vedi caso Cucchi). Il Parlamento, nonostante casi clamorosi di importanti uomini politici (Marrazzo presidente della Regione Lazio, Mele parlamentare dell’UDC, etc.), continua ipocritamente a non vedere la tragedia di migliaia famiglie italiane. Basterebbe prevedere pene alternative alla detenzione se non addirittura la depenalizzazione come è stato fatto per l’alcol. A questo proposito voglio ricordare che l’alcol è secondo l’OMS la droga più diffusa e come tale quella responsabile del maggior numero di decessi (circa 40.000/anno in Italia). Il problema della “droga” non è un fenomeno criminalepsichiatrico ma soprattutto un fenomeno “commerciale e culturale”. Questi giovani, figli della crisi economica, senza speranza di un lavoro, di una vita ordinaria, preferiscono sempre di più la vita notturna fatta di feste e di relazioni alla vita diurna fatta di vuoto, disoccupazione e solitudine. A questo punto, siccome penso di cadere nel mio solito atteggiamento paternalistico, per evitare sproloqui inutili, sento il bisogno da far parlare chi non ha mai avuto la possibilità di esprimere le proprie ragioni. Si tratta di “Angelo (il nome è falso)”. Angelo è un bel giovane di circa trenta anni, capelli castano chiaro, occhi scuri, sempre sorridente e vivace. Angelo da alcuni anni mi accompagna nelle scuole per raccontare la propria esperienza con l’alcol e la droga. Questa è la sua storia registrata durante un incontro con gli studenti dell’Istituto Marco Polo di Benevento. LA DROGA DROGA TI INGANNA INGANNA LA DROGA DROGA TI SPEGNE LA DROGA DROGA TI UCCIDE NO ALLA DROGA... DROGA... SI ALLA VITA! E IC TI SPECIAL T OSS M O NIA A DI UN NZ “Le lacrime di mia madre mi hanno salvato” O TES Salve, mi chiamo Angelo. Provengo da una famiglia onesta (mio padre è dipendente del Comune di Benevento) e numerosa (siamo cinque figli). Ho iniziato a bere alcolici molto presto, verso i 14 anni. Ho lasciato la scuola dell’obbligo insieme ad alcuni miei compagni e la mattina siccome non avevamo nulla da fare fumavamo spinelli che a Benevento si vendono dappertutto. Si vendono alla Stazione, a Rione Libertà, alla Pace Vecchia. Con una spesa di circa 5-10 euro acquistavo una stecca di fumo che mi consentiva di preparare 4-5 spinelli. A 18 anni già sniffavo cocaina ed eroina. La coca mi esaltava e a volte l’eccitazione era talmente potente che solo l’eroina riusciva a calmarmi. Compravo le dosi a Napoli e precisamente: Secondigliano, Oasi, Buonpastore, Sette palazzi, Vele, Vele rosse, Ponti Rossi etc. A volte rimanevo a Napoli per sei sette giorni consecutivi, spaccandomi “la capa” con gli stupefacenti e dormendo per strada. Subito ho iniziato ad avere problemi con giustizia in quanto la polizia ferroviaria che mi vedeva prendere il treno per Napoli mi fermava e mi perquisiva quasi sempre al ritorno quando avevo “la roba” addosso. Ho rubato tutto l’oro della mia famiglia per un valore di circa 20 milioni di Lire. Due volte sono stato ricoverato in rianimazione e mi sono salvato a Napoli grazie all’intervento del 118. Sono stato in carcere per oltre cinque anni anche per tentato omicidio (a Roma un giovane tossico non pagò la “robba” ed io gli sparai nelle gambe). Il carcere è terribile. A regina Coeli la vita era difficilissima. A Poggio Reale ancora peggio Nel reparto di transito ci sono celle con venti posti e letti a castello sino a 4 piani e il bagno alla turca aperto alla vista di tutti. Diverse volte mi sono tagliato le vene per cambiare cella e un giorno, in cui ero particolarmente depresso e sentivo le “voci”, ho raccolto in una bacinella il sangue che colava. Gli agenti di Polizia penitenziaria una sera, visto che continuavo a tagliarmi, mi picchiarono duramente. Durante la detenzione sentivo “voci” inesistenti che mi ordinavano di impiccarmi o aggredire altri detenuti. Sono stato rimesso in libertà nel 2005 e siccome ero confuso disorientato sono stato accompagnato da mia madre dal dottore Vergineo. Quel giorno vedendo mia madre piangere disperatamente decisi di smettere. Le sue lacrime mi hanno salvato. Per disintossicarmi e curarmi sono stato per circa un mese in una clinica psichiatrica. Adesso sto bene, frequento i gruppi dia automutuo-aiuto. Recentemente ho festeggiato quattro anni di sobrietà e di benessere. Ringrazio gli amici del gruppo, i miei genitori e soprattutto me stesso. PSICOLOGIA La morte in poltrona a cura di ROBERTO PERROTTI Si affronterà il tema del disagio giovanile illuminando solo un aspetto dell’ampio scenario, quello probabilmente più in ombra. Ci occuperemo del rapporto che i giovani hanno con la morte e del modo in cui vivono il fenomeno estremo. E’ innegabile che l’argomento, per le sue vaste implicazioni, può meglio definirsi come l’angolo di una visuale estesa. La concezione della morte determina di certo il nostro modo di esistere e regola i criteri connessi al rispetto dell’esistenza altrui. Il tempo presente però sembra aver dimen- ticato, se così si può dire, la morte, smarrendo il rispetto per il suo senso tragico e irreparabile. L’evento luttuoso è spesso proposto come uno spettacolo, ponendo fuori campo, o meglio fuori scena, il suo volto letale e funesto. La morte esistenziale cede il posto a quella mediatica. E’ consueto ormai assistere nei salotti televisivi o leggere sui giornali storie di giovani che stroncano la vita di altri giovani, di adolescenti che sopprimono la propria. L’interrogativo proposto riguarda il motivo per cui giovani, con una condotta di vita equilibrata, possano di sorpresa ammazzare o massacrare. Il crimine trasformato in fiction rimane per lo più incomprensibile e le vicende assumono così il paradigma di una tele novella o nel migliore dei casi di un mélo genere noir. I dati a riguardo rimangono purtroppo implacabili, nell’universo giovanile baby killers assassinano genitori ed amici, violentano coetanei, al punto che l’omicidio ed il suicidio rappresentano, in questa fascia d’età, la principale causa di morte, seconda solo a quella per incidente stradale, che con l’omicidio ed il suicidio mantiene un sottile legame. E’ incredibile quanto si ammazzi nel tempo presente. Ogni ora un giovane assiste in televisione a due morti provocate, vede in pratica quarantamila morti in una ventina d’anni, escludendo quelle presenti al cinema o sui giornali. Invidiabile primato, sebbene, nel periodo medesimo, egli ha assistito a pochissime morti vere, perché queste sono per lo più relegate in strutture sanitarie. Il giovane conosce a menadito invece la morte spettacolo, quella non agonica e non concreta, priva dunque dell’invincibile peso della sofferenza e della perdita. Il filo rosso che lega questi eventi è, come afferma Vittorino Andreoli, la “visione edulcorata della morte”, elemento centrale per comprendere l’estrema violenza messa in atto dai giovani. La morte appresa in poltrona e deprivata per questo del suo senso tragico potrebbe aiutare a spiegare la ragione per cui un giovane, alla presenza di una difficoltà, decida di suicidarsi o, dinanzi ad un impedimento, uccida compagni e genitori. La famiglia, la scuola e la società sono investiti in pieno dal problema e chissà se saranno in grado di offrire una risposta, perché il ricorso al “giovane mostro”, per spiegare il caso, ha ormai mostrato i suoi limiti. Il tema nella sua dolorosa attualità si ripresenta, chiede ragione, intende conoscere perché in ragazzi, senza un disturbo mentale, possa trovare spazio la voglia di uccidere. Non si dimentichi che Pietro Maso, impaziente di conseguire l’eredità, ammazzò con i suoi amici i genitori. SICUREZZA ALIMENTARE Mangiando miele mangiamo ambiente a cura di DANILA CARLUCCI Barattoli di miele dorato, rossiccio o addirittura marrone scuro, liquido o cristallizzato, proveniente dalle nostre colline sannite ma anche dalle lontane terre dell’Argentina, affollano lo scaffale del supermercato sottocasa. Questa offerta così diversificata è in contrasto col consumo di soli 400 gr all’anno pro capite. Ed è anche strano che sia aumentato il consumo di miele “nascosto”, presente in yogurt, brioche, barrette di cereali, dolci tipici, cornetti integrali, biscotti e caramelle. Insomma, se di miele se ne consuma ancora troppo poco, dall’altra parte sono invece accolti positivamente sul mercato tutti quei prodotti a “base di miele” che vengono percepiti dal consumatore come naturali, buoni e salubri proprio perché realizzati con il “nettare degli dei”. Inoltre, il miele sta cominciando a diventare anche un alimento “di tendenza” tanto che alcuni locali pubblici propongono anche una Carta dei mieli e sul bancone dei bar, accanto alle tradizionali bustine di zucchero e dolcificante, fanno capolino bustine monodose di miele. All’estero, in Germania (1 kg e 1⁄2 procapite), Inghilterra (800 gr.) e in Francia (600 gr.), il consumo di miele rappresenta invece una consolidata tradizione alimentare, sia per la prima colazione sia per altri pasti in abbinamento con altri cibi (formaggi e carni). In vendita sono presenti 2 diverse tipologie di miele: quello ottenuto dal nettare dei fiori e quello di melata. Mia figlia mi chiede se la melata è miele di mela. Non è così. La melata è la secrezione zuccherina emessa da alcuni insetti SEGUE A PAG 58 succhiatori (psille, cocciniglie, afidi, cicaline) tra cui la Metcalfa pruinosa, PAGINA 57 di cui tenere conto per scegliere quello che si nutrono della linfa delle piante. da acquistare ? Le gocce di melata rimangono sulla Un’informazione obbligatoria superficie delle foglie e dei rami delle piante, presente in etichetta è la dove vengono raccolte provenienza, ovvero il luogo dalle api. Le piante ro dove il miele è stato raccolto. interessate alla produzione Api d’o le ie Troveremo la dicitura “miele di melata sono cercano il m italiano” ad indicare che è principalmente conifere, ma dove sarà miele raccolto in Italia, anche piante decidue non il miele? oppure le diciture “Miscela nettarifere (quercia, faggio, zzurro ’a ll e n ’ E di mieli originari della CE”, pioppo) e nettarifere (tiglio, o, “Miscela di mieli non di un fiorellin salice, acero, castagno, originari della CE”, “Miscela robinia, alberi da frutto). in un bocciolo o n ri di mieli originari e non a Il nettare o la melata, sono di rosm a rc o L ia originari della CE”, senza trasportati dalle api Garc citare i singoli Paesi. nell’alveare, dove subiscono Scegliere un “miele due processi che segnano la miscelato” equivale ad acquistare un miele loro trasformazione in miele: la di cui non conosciamo con precisione la concentrazione e la trasformazione zona di produzione, frutto inoltre di una enzimatica degli zuccheri. La concentrazione “rielaborazione di tipo industriale”, appunto, avviene per evaporazione dell’acqua di una miscelazione. contenuta nel nettare e nella melata, per il Per comprare un miele di qualità continuo scambio della sostanza tra scegliamo un miele italiano, ancora le api e grazie all’aria secca e calda meglio se locale, che indichi in dell’alveare. L’evaporazione termina etichetta anche la data di raccolta, quando il miele viene definito maturo, il termine preferibile di consumo, ossia ha un tenore d’acqua e la varietà attorno al 18%, cosa molto floreale da cui importante per evitare proviene o, fenomeni fermentativi. La quantomeno, trasformazione invece un miele che avviene attraverso vari indichi in enzimi. La etichetta da goccia, dove proviene ancora per sapendo che il qualche termine “miscela” aspetto equivale ad un immatura, è prodotto industriale. collocata phmassimilianovolpe Altra indicazione negli alveoli importante è il dei favi e, termine minimo di conservazione (T.M.C.,) quando ha raggiunto il giusto grado di cioè la data fino alla quale il produttore umidità, la cella viene sigillata dalle api considera che il miele conservi le sue mediante un opercolo di cera. proprietà specifiche e resti entro i limiti di Quali sono le informazioni presenti sulle composizione stabiliti dalla norma. Tale etichette apposte sulle confezioni di miele 58 PAGINA tempo è di 18 mesi dalla smielatura per i mieli a rapido invecchiamento e prodotti in zone più calde (la velocità di degradazione del miele è fortemente influenzata dalla temperatura di conservazione), e di due anni o due anni e mezzo per gli altri tipi di miele. Sono inoltre permesse indicazioni in etichetta relative all'origine botanica geografica. Possiamo trovare mieli uniflorali, e mieli che, in osservanza di una circolare ministeriale del 2005, sono detti “MILLEFIORI” mentre, diciture quali “miele di montagna” e “miele di prato” non sono ammissibili. Su alcuni mieli italiani è presente anche il sigillo di garanzia, che si rompe al momento dell’apertura del barattolo, ad indicare che quel prodotto ha caratteristiche superiori a quelle previste dalle legge. Il colore e lo stato fisico dipendono direttamente dalla composizione. Il miele è composto principalmente da zuccheri (7580%) ed acqua (15-20%)ma sono presenti anche enzimi, acidi organici, sostanze azotate, sali minerali, vitamine,sostanze volatili e pigmenti. La cristallizzazione dipende dalla qualità e quantità degli zuccheri presenti: da poche settimane, o, addirittura, nei favi dell'alveare, per il miele di colza, tarassaco glucosio, finanche a superare un anno per il miele di acacia, di melata e di castagno, ricchi di fruttosio. Quello liquido e trasparente non è migliore di quello denso e cristallizzato. Anzi, nei mieli industriali la liquidità viene ottenuta attraverso un trattamento termico, la pastorizzazione, che diminuisce le qualità nutrizionale del prodotto. Il colore dipende dalla presenza di pigmenti vegetali,aminoacidi e sali minerali: quelli scuri sono solitamente ricchi di sali minerali, mentre quelli chiari ne sono poveri. Il punt di vista di FILIPPO BENCARDINO “Io, in mezzo a tanto fervore di interezza, mi sento sempre più triste e manchevole. Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”. Mi piace ricordare l’inquietante certezza dell’essere incompleto del giovane nipote de “Il Visconte dimezzato” di Italo Calvino come esordio a questo breve contributo alla riflessione sulla condizione giovanile nella società italiana odierna. Dal nostro osservatorio, in qualità di docenti, incrociamo le vite di giovani studenti: quei ragazzi che nel loro percorso di crescita e di emancipazione si confrontano con una realtà sempre più carente di punti di riferimento. L’affermazione di sé, della propria individualità sta diventando sempre più difficile in una realtà che costringe alla solitudine, a continue penalizzazioni e alla mortificazione di diritti fondamentali quali il lavoro e, in generale, un sistema efficiente di welfare pubblico. Penso, in particolare, a quella che il professore Alessandro 60 PAGINA Rosina ha definito “generazione parcheggiata”. Una generazione, completamente dimenticata dallo Stato, che ha rinunciato a svolgere una parte attiva nella società, trovando rifugio, quando può, nella famiglia e posticipando il momento di conquista di un’autonomia. Allora, non ci dovrebbe stupire l’emergere di forme di disagio non solo giovanile ma anche di giovani-adulti (25-30 anni), conseguenza di una disabilità a vivere una vita soddisfacente e piena, in assenza di un logos, un motivo e uno scopo per cui vivere. Penso a quei territori depauperati di risorse umane per le continue migrazioni delle menti migliori, divenuti luoghi inospitali per chi resta, dove la qualità della vita è molto bassa e la fiducia nel sistema istituzionale è assente. La fuga dei cervelli nel Mezzogiorno d’Italia ha assunto le dimensioni di un esodo. Secondo uno studio di Bankitalia, infatti, tra il 2000 e il 2005 sono emigrati dal Sud verso il Centro Nord oltre 80mila laureati. Di conseguenza, si sta verificando un altro fenomeno. È di qualche giorno, infatti, la diffusione dei dati dell’anagrafe di Milano: nel capoluogo lombardo i nuclei creati da una persona sola hanno superato quelli con due o più individui. La crescita delle famiglie-single è in corso nel nostro Paese da ormai un trentennio. L’aumento del precariato sociale è un fenomeno preoccupante per il futuro. Il nostro compito da adulti sta nel fornire ai giovani gli strumenti per sovvertire lo status quo e per cambiare le regole che impediscono loro di diventare adulti e, qundi, parte attiva nella società. ? ! L’esperto risponde Questa rubrica è destinata ai lettori che desiderano rivolgersi ai nostri Specialisti per esporre le loro domande, i propri dubbi su determinate patologie e sulle problematiche ad esse correlate. Per ogni quesito scrivere a In Salute - Edizioni Emimedia Via G. Castellano, 21 - Benevento oppure inviare una e-mail a [email protected] Quello strano formicolio alla bocca Gent.mo prof. Catapano, complimenti per l’ottimo lavoro svolto all’interno della rivista che seguo assiduamente. Io convivo da qualche anno con una lombosciatalgia perenne che mi provoca più di un fastidio. Seguendo il consiglio del mio medico farò presto una risonanza magnetica per accertarmi della presenza o meno di un’ernia. Intanto a lei desidero sottoporre questa domanda: da qualche mese spesso ho un formicolio alla bocca che scompare solo dopo qualche minuto, la cosa è probabilmente riconducibile a un’ernia cervicale? Grazie. Giorgio, 59 anni. La sensibilità della regione periorale è di pertinenza del nervo trigemino che trae origine da una struttura cerebrale detta tronco encefalico. Alcuni neuroni di origine del nervo trigemino possono talvolta risiedere nel midollo cervicale. Se si vuole quindi indagare con esami neuroradiologici l’origine di tale disturbo, andrebbe effettuato uno studio RMN sia dell’encefalo che del rachide cervicale. Prof. Giuseppe Catapano - neurochirurgo 62 PAGINA Una ipotesi di emicrania Gentilissimo dott. Casucci, i più sinceri complimenti per l’argomento squisitamente trattato sull’Alzheimer. Le scrivo perché ho molta fiducia in lei e quindi le sottopongo un quesito: mia figlia ha 30 anni e lavora al computer diverse ore al giorno, già dopo la prima ora comincia ad avere mal di testa. Talvolta capita che l’emicrania sia accompagnata da un forte senso di nausea. Come risolvere il problema, possibilmente senza ricorrere continuamente a farmaci? La ringrazio e confido nel suo aiuto. Graziella da Avellino. Cara Graziella, dopo averLa ringraziata per i cortesi complimenti, in merito al quesito da Lei posto e pur non avendo la certezza che sua figlia sia affetta da emicrania, ritengo che l’unico modo per poter evitare un consumo quotidiano di antidolorifici sia quello di effettuare una corretta diagnosi e praticare terapie di profilassi e di attacco adeguate. Resta inteso che l’ipotesi di emicrania è la più verosimile, in quanto il disturbo doloroso cranico peggiorerebbe con la stimolazione visiva e sarebbe accompagnato da nausea. Il consiglio primario, pertanto, è quello di rivolgersi al suo neurologo di fiducia. Dott. Gerardo Casucci - neurologo Glicemia da farmaci Gentile dott. Rinaldi, ho 54 anni e non ho mai avuto problemi di diabete. Nelle ultime analisi la glicemia mi ha dato un risultato esagerato, valore confermato da esami successivi. Il medico di famiglia mi ha detto che alcuni farmaci che io assumo da qualche mese per l’ipertensione hanno potuto determinare l’innalzamento della glicemia. E’ possibile? La saluto e la ringrazio. Gentilissima Signora Giuliana, la ringrazio per il quesito che mi pone. Le posso dire che alcuni farmaci possono determinare variazione dei valori glicemici nel senso di un aumento e questi sono principalmente i diuretici ed il cortisone. Nel suo caso l’unico farmaco che può aver alterato la glicemia è il diuretico. Non mi precisa quali farmaci ha usato e pertanto posso solo dedurre. Dott. Carlo Rinaldi - endocrinologo AZIENDA OSPEDALIERA GAETANO RUMMO OSPEDALE FATEBENEFRATELLI Via dell’Angelo, 1 - Benevento Viale Principe di Napoli 14/A - Benevento URP 0824 57500 Segreteria Direzione Generale 0824 57529 Direz. San. di Presidio 0824 57753 Radiologia (pr. esami) 0824 57247 Laboratorio Analisi 0824 57250 Accoglienza 0824 57319 Fax Direzione Gen. 0824 312439 Ufficio Ricoveri Accettazione 0824 57622 Radioterapia 0824 57700 Farmacia 0824 57224 Centro Trasfus. (24/24) 0824 57255 Centro Trasfus. (Segr. Don.) 0824 57328 Prenotazioni visite ambulatoriali lun./ven. 8/18 - sab. 8/13 0824 334026 Centralino Pronto soccorso Portineria 0824 771111 0824 771459 0824 771473 0824 771474 0824 771461 0824 771441 0824 771369 Radiologia Direzione Sanitaria Laboratorio Analisi Segreteria Direzione Sanitaria 0824 771299 Ufficio Ricoveri e CUP 0824 771457 Prenotazioni telefoniche per Prestazioni Ambulatoriali (ore 9/14) 0824 771456 AFFINITO P.zza Colonna CONTE Via Croce Rossa DEL GROSSO Via Perasso FATEBENEFRATELLI V.le Principe di Napoli ITALIANO Via Napoli 0824 47122 0824 351287 0824 315880 0824 771453 0824 362002 ER. MANNA P.zza Orsini 0824 21590 MANNA M. C.so V. Emanuele 0824 21961 MELCHIORRE Via G. Rummo 0824 21969 MERCALDO Via Napoli 129 0824 361463 MIGNONE C.so Garibaldi 0824 21510 PACEVECCHIA Via F.lli Rosselli 0824 315390 PASCUCCI Porta Rufina 0824 21474 PISANO V.le Mellusi 0824 314872 S. DIODATO V.le Mellusi 0824 316217 S. SOFIA C.so Garibaldi 0824 24862 SAVIANO Via Cocchia 0824 61931 Ordine dei farmacisti della provincia di Benevento Corso Garibaldi, 255 Tel. 0824 50141 “Noi facciamo la differenza” Per una volta lo spazio lo occupiamo noi. Perchè ci piace pensare che il futuro sia ancora tutto da scrivere e che qualsiasi progetto non sia mai troppo ambizioso. Ragionando così siamo diventati grandi. Grandi e forse ingombranti. Ma non solo per le nostre dimensioni. Forse anche per la costante innovazione dei nostri servizi. O magari perchè con noi lavorano solo talenti. E sono giovani, pieni di entusiasmo, scattanti. E soprattutto efficienti come nessun altro. Insomma, se questo significa allargarsi troppo, pazienza, che gli altri si stringano. Emimedia. Una realtà in crescita costante. 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