Abstracts - Società Italiana di NeuroPsicologia

SOCIETÁ ITALIANA DI
NEUROPSICOLOGIA SINP
Congresso Annuale
SINP 2012
Abstract
Simposi – Comunicazioni - Poster
9-10 novembre 2012
Fondazione Santa Lucia – Centro Congressi
Via Ardeatina, 354 – Roma
Simposi
Il cervelletto nelle funzioni cognitive: attore o comparsa?
Organizzatore: Leggio M.
“Sapienza” Università di Roma, Fondazione Santa Lucia IRCCS - Roma
Nel corso delle ultime due decadi si è assistito ad una completa rivisitazione delle conoscenze relative alla
funzione cerebellare. Numerosi studi sperimentali hanno dimostrato un ruolo del cervelletto anche in ambiti
che vanno al di là del classico dominio motorio. I dati ottenuti utilizzando tecniche di neuroimmagine sempre
più sofisticate stanno via via permettendo di ricostruire una precisa topografia funzionale all’interno dei lobuli
cerebellari, consentendo così una maggiore caratterizzazione delle connessioni cerebello-corticali. Studi di
lesione evidenziano deficit in molteplici domini cognitivi, dimostrando un ruolo specifico di questa struttura in
aspetti ben definiti di funzioni prima considerate di sola pertinenza corticale. Più recentemente, la
identificazione di un cervelletto “limbico” ha aperto un nuovo filone di ricerca relativo ad un possibile ruolo del
cervelletto nella regolazione delle emozioni e del comportamento e una sua implicazione in numerose
patologie psichiatriche. L’estrema molteplicità di ambiti in cui il cervelletto sembra essere coinvolto e alcune
peculiari caratteristiche della sintomatologia cognitiva ed emozionale/comportamentale che consegue ad
una patologia cerebellare sollevano il problema di individuare quale sia il suo ruolo specifico. Le moderne
tecniche neurofisiologiche si stanno rivelando uno strumento efficace per studiare la funzionalità cerebellare
durante compiti cognitivi ed emozionali, apportando nuovi tasselli di conoscenze in questo complesso puzzle.
Il cervelletto ha un’organizzazione anatomica estremamente regolare e uguale in ogni sua parte. Questo
induce ad ipotizzare che tale struttura operi con uno stesso meccanismo funzionale indipendentemente dal
tipo di compito. L’insieme delle evidenze provenienti da studi multidisciplinari sta permettendo di chiarire le
modalità del contributo cerebellare e supporta l’elaborazione di nuove teorie funzionali.
Visione cieca: aspetti anatomici e funzionali
Organizzatore: Ladavas E.
Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna, Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive, Cesena
Il presente simposio ha come oggetto gli aspetti anatomici e funzionali della visione cieca. La visione cieca o
blindsight si manifesta in pazienti con disturbo di campo visivo e consiste in una serie di abilità visive residue
che consentono la localizzazione o la discriminazione di alcune caratteristiche percettive di stimoli presentati
nel campo cieco, in assenza di consapevolezza. Nel corso del simposio, Carlo Marzi affronterà il tema delle
basi anatomiche e dei meccanismi neurali della visone cieca. L’intervento di Concetta Morrone tratterà,
invece, delle abilità visive residue in età evolutiva, mostrando, in particolare, il diverso impatto tra lesioni
congenite e acquisite sul fenomeno della visione cieca. Gli aspetti relativi all’ affective blindsight, e cioè alle
abilità visive residue per stimoli a carattere emotivo, saranno affrontati da Caterina Bertini. Infine, Elisabetta
Làdavas illustrerà le tecniche per la riabilitazione dei disturbi di campo visivo, affrontando anche il tema del
contributo dei meccanismi attentivi nel recupero di tali disturbi.
Modelli neuroanatomici sottostanti ai processi di memoria a lungo termine. Contributo del
neuroimaging
Orgaizzatore: Serra L.
Laboratorio di Neuroimmagini, IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma
Lo sviluppo delle tecniche avanzate di neuroimmagini ha modificato l’approccio allo studio dei processi di
memoria sia fisiologici che patologici. Si è passati da un modello lesionale basato prevalentemente sul caso
singolo a studi di gruppo in cui è possibile evidenziare non solo il ruolo delle lesioni nella genesi dei deficit
mnesici, ma anche il ruolo svolto dalle connessioni strutturali e funzionali tra aree cerebrali differenti. In
questo simposio si affronteranno temi relativi al ruolo svolto dalle differenti strutture neurali sottostanti i
processi di memoria a lungo termine. Verranno considerati tre aspetti della memoria a lungo termine: la
memoria episodica, la memoria semantica e la memoria prospettica. Inoltre, in apertura, è prevista una
sezione di approfondimento sulle più avanzate tecniche di neuroimmagini.
2
The bodily self: neuropsychological patterns of defective awareness and sensation
Organizzatore: Vallar G.
Dipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca, Milano
The symposium aims at providing an overview of recent findings on neuropsychological impairments of the
internal representations of the body, due disorders ranging from the amputation of body parts (phantom limb
phenomena), and cerebral lesions (defective recognition and discrimination of self body parts,
somatoparaphrenia), in the framework of a multiple-component account of the bodily self, whose
derangements may be modulated by external inputs. The symposium shall include four sections. Firstly,
experiments concerning the effects of cortical transcranial stimulation on phantom limb phenomena shall be
presented. Secondly, the neurofunctional mechanisms involved in the recognition of self-body parts shall be
discussed, based on data from unimpaired participants, brain-damaged patients, and children with typical
and atypical development. Thirdly, experiments on the phenomena of the pathological ‘embodiment’ of
others’ body parts by brain-damaged patients, and effects on intentional attitude and motor programming,
shall be discussed. Fourthly, results from experiments in brain-damaged patients with disownership of body
parts shall be presented, showing that the bodily delusion can be modulated by a visuo-tactile illusion.
Comunicazioni – Poster
Emotion recognition and subthalamic nucleus stimulation in Parkinson's Disease
1
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Aiello M. , Eleopra R. , Lettieri C. , Mondani M. , Belgrado E. , De Simone L. , Rinaldo S. , Bentin S. ,
1
Rumiati R.I.
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2
SISSA, Trieste, S.O.C. Neurologia Azienda Ospedaliero Universitaria “Santa Maria della Misericordia”
3
Udine, Hebrew University of Jerusalem
Bilateral subthalamic nucleus (STN) deep brain stimulation (DBS) in patients with Parkinson’ Disease (PD)
has been shown to produce emotional disorders and emotion recognition deficits, suggesting a role of STN
in the limbic system. Although a deficit in recognizing negative emotions has been reported also in PD
patients who did not undergo DBS, the results are often inconclusive. The aim of this study was to evaluate
the extent to which emotion recognition can be impaired by STN DBS in PD patients. Patients were tested in
different conditions. First, to assess the role of dopamine in emotion processing, patients were evaluated in
“on” and “off” medication before surgery. Second, to address the influence of stimulation alone, independent
of a possible lesion effect caused by the electrodes’ implantation, patients were also tested a few days after
surgery in “on” medication/”off” stimulation, and 3/6 months after implantation in “on” medication and “on”
stimulation. Patients were presented with an emotion discrimination and a recognition task. Preliminary
results show that, compared with controls, patients before surgery show a general impairment in both tasks.
No significant differences were found between different emotions. No significant changes were observed
between the “on” and the “off” medication conditions, confirming that this deficit is unlikely to result from
abnormalities in dopaminergic transmission. Interestingly, after surgery, while lesion effect influences
emotion discrimination, stimulation of the STN affects only emotion recognition. These results seem suggest
that lesion and stimulation effects can differentially influence emotion processing after STN-DBS.
Errori di sostituzione nella lettura di parole: dislessia da neglect o dislessia da crowding?
1
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3
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Albonico A. , Bricolo E. , Arduino L.S. , Martelli M. , Daini R.
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Università di Milano – Bicocca, Università LUMSA, Roma, Università di Roma La Sapienza
La Dislessia da Neglect (DN) è un disturbo acquisito di lettura spesso associato a una lesione cerebrale
dell’emisfero destro, che si presenta principalmente con errori di omissione e di sostituzione nella lettura di
singole parole. Secondo Martelli, Arduino e Daini (2011) i due tipi di errori sarebbero attribuibili a due
differenti meccanismi e, in particolare, le sostituzioni dipenderebbero da una difficoltà nel segregare
percettivamente le lettere tra loro (crowding). Il presente lavoro ha avuto lo scopo di indagare tale
meccanismo tramite l’analisi degli errori di lettura e dei movimenti oculari di un paziente, EP, affetto da DN
caratterizzata soprattutto da sostituzioni. EP e 8 soggetti di controllo sono stati sottoposti ad un compito di
lettura di 120 parole e 120 non-parole, di lunghezza da 5 a 8 lettere, in due condizioni sperimentali:
spaziatura standard (ss) e spaziatura proporzionale all’eccentricità dello stimolo (sp). I risultati di EP della
condizione sp, utilizzata in letteratura per ridurre l’effetto di crowding, hanno mostrato una riduzione degli
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errori di sostituzione (e un aumento degli errori di omissione). Il pattern dei movimenti oculari ha evidenziato
una concentrazione delle fissazioni nella parte centrale dello stimolo e l’aumento della durata media delle
fissazioni, indipendentemente dalla spaziatura. I soggetti di controllo hanno mostrato una maggiore
esplorazione dello stimolo nella condizione sp e una riduzione della durata delle fissazioni. EP è stato inoltre
sottoposto ad un compito di inseguimento visivo, mostrando un normale pattern oculo-motorio. I risultati
verranno discussi all’interno di una interpretazione attentiva della “dislessia da crowding”.
Multi-featural shape processing in rats engaged in invariant visual object recognition
Alemi-Neissi A., Rosselli F.B., Zoccolan D.
SISSA, Trieste
The ability to recognize objects despite substantial variation in their appearance (e.g., because of position or
size changes) represents such a formidable computational feat that it is widely assumed to be unique to
primates. Such an assumption has restricted the investigation of its neuronal underpinnings to primate
studies, which allow only a limited range of experimental approaches. In recent years, the increasingly
powerful array of optical and molecular tools that has become available in rodents has spurred a renewed
interest for rodent models of visual functions. However, evidence of primate-like visual object processing in
rodents is still very limited and controversial. Here we show that rats are capable of a highly sophisticated
recognition strategy, which relies on extracting the most informative object features across the variety of
viewing conditions the animals may face. Rat visual strategy was uncovered by applying an image masking
method that revealed the features used by the animals to discriminate two objects across a range of sizes,
positions, in-depth and in-plane rotations. Noticeably, rat recognition relied on a combination of multiple
features that were mostly preserved across the transformations the objects underwent, and largely
overlapped with the features that a simulated ideal observer deemed optimal to accomplish the
discrimination task. These results indicate that rats are able to process and efficiently use shape information,
in a way that is largely tolerant to variation in object appearance. This suggests that their visual system may
serve as a powerful model to study the neuronal substrates of object recognition.
Impatto dell’acalculia nella vita quotidiana di pazienti con malattie neurologiche
1
1
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1
3
1,4
Arcara G. , Meneghello F. , Burgio F. , Benavides S. , Butterworth B. , Semenza C.
1
2
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IRCCS S Camillo, Lido di Venezia, Dipartimento di Psicologia Generale, PD, ICN, University College
4
London, Dipartimento di Neuroscienze, PD
E’ stato costruito e validato uno strumento, il “Numerical Activities of Daily Living” (NADL), atto a misurare
l’impatto dell’acalculia sulla vita quotidiana dei pazienti. Un primo problema affrontato è stato quello di
vedere quanto la eventuale consapevolezza di un deficit di calcolo sia in relazione al grado di anosognosia
per la malattia in genere. I partecipanti sono stati almeno 100 soggetti di controllo e 154 pazienti affetti da
differenti condizioni neurologiche. Ai partecipanti è stata somministrata una originale batteria di valutazione
della cognizione numerica (Test Formale), e il NADL, una batteria consistente di un Test Informale di
Competenza Numerica, volto a misurare l’impatto dei deficit numerici sulla vita quotidiana, un’Intervista col
Partecipante (IP) sull’uso dei numeri e del calcolo e, nel caso dei pazienti, un’Intervista con un Caregiver (IC,
stesse domande riferite all’abilità del paziente). Completano la ricerca la somministrazione dell’MMSE, del
MoCA e dello IADL (Instrumental Activities of daily Living). L’IC è risultata meglio correlata dell’IP al Test
Formale (IC: .67; IP: .42). L’IP è meglio correlata allo IADL che al NADL. Questo significa che il paziente
neurologico è poco consapevole dei propri deficit matematici anche quando è consapevole di altri deficit. Si
trovano differenti profili di deficit matematico per differenti malattie neurologiche.
La consapevolezza per l'emispazio controlesionale dipende dalla disponibilità di risorse cognitive
aspecifiche
1
1,2
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1
1
1
Bonato M. , Priftis K. , Spironelli C. , Lisi M. , Umiltà C. , Zorzi M.
1
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Dipartimento di Psicologia Generale, UNIPD, Laboratorio di Neuropsicologia, IRCCS San Camillo, LidoVenezia
Abbiamo misurato, in un gruppo di pazienti cerebrolesi destri, l'effetto dell'aumento delle risorse cognitive
richieste da un compito concorrente sulla consapevolezza per lo spazio controlesionale. Nella condizione di
compito singolo, ai pazienti veniva chiesto di riportare la posizione di comparsa di target lateralizzati
(“sinistra” “destra” “ambo-i-lati”). Nella condizione di doppio compito al paziente veniva chiesto, mentre
monitorava la comparsa dei target, di svolgere un compito concorrente, che reclutava pesantemente le
4
abilità visuospaziali o quelle di memoria di lavoro [Bonato et al., 2010, Neuropsychologia; 2012,
Neuropsychology; 2012, Behav.Neurol.; Bonato, 2012, Front.Hum.Neurosci]. In condizioni di doppio compito
sono comparsi neglect ed estinzione in quasi tutti i pazienti, anche in coloro i quali non avevano neglect
secondo i test clinici carta-e-matita (Behavioural Inattention Test, BIT). Abbiamo inoltre monitorato con
precisione la presenza di neglect nella vita quotidiana di una paziente senza disturbi motori mostrando uno
stretto parallelo con i deficit riscontrati in condizione di doppio compito. Infine, abbiamo indagato la
prestazione dei pazienti all’interno di un gruppo più ampio anche in altri test (es TMT-B) confermando che
pazienti intatti al BIT mostrano neglect anche grave quando eseguono compiti visuospaziali molto complessi.
Discutiamo le potenzialità diagnostiche del nostro approccio caratterizzando il neglect come strettamente
dipendente dalle risorse cognitive disponibili. Esso infatti emerge drammaticamente non appena le risorse
normalmente reclutate per compensare il deficit sono reclutate da altri compiti. Dati ERP e di variazione del
diametro pupillare in partecipanti non cerebrolesi confermano che la consapevolezza spaziale è
proporzionale alla quantità di risorse allocabili.
Memoria a breve termine spaziale: studio neuropsicologico di un caso singolo
1
1
2
1
1,3
1,3
1,3
Bonnì S. , Perri R. , Tomaiuolo F. , Serra L. , Fadda L. , Caltagirone C. , Carlesimo G.A.
1
2
IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma, Unità Cerebrolesioni Acquisite, Auxilium Vitae Volterra, Pisa;
3
Roma Clinica Neurologica, Università di Roma, Tor Vergata
Nel presente lavoro viene descritto il caso di GP, una donna di 51 anni con lesione fronto-parietale mesiale
destra a seguito di rottura di aneurisma della ACoA che presentava deficit di memoria a breve termine (MBT)
visuo-spaziale. Alla luce dei dati comportamentali e delle evidenze neuroanatomiche che attribuiscono al
network fronto-parietale il substrato della MBT per materiale visivo e spaziale, è stata condotta un’indagine
volta a caratterizzare il deficit mostrato dalla paziente mediante test di short-term e working memory visuospaziale. Di particolare interesse sono risultate le prestazioni di GP in una versione modificata del test di
Brown-Peterson in cui veniva richiesta la riproduzione di sequenze spaziali a differenti intervalli temporali
dalla loro presentazione (0s, 5s, 10s e 20s) e la prestazione al test di locazione spaziale in cui veniva
richiesto di richiamare pattern di posizioni spaziali in due differenti intervalli (0s, 10s). GP otteneva
prestazioni sovrapponibili a quelle dei soggetti sani sia nella riproduzione immediata delle sequenze che
delle posizioni spaziali, ma mostrava prestazioni deficitarie dopo delay in entrambi i test. Inoltre, in compiti
che richiedevano la manipolazione spaziale di immagini mentali, GP non mostrava differenze con i soggetti
di controllo, evidenziando un risparmio di tali abilità. Le prestazioni di GP nel loro insieme suggeriscono un
accelerato decadimento delle informazioni spaziali dalla memoria a breve termine che verranno discusse
alla luce dei modelli di funzionamento della working memory visuo-spaziale.
Perception of emotional bodies triggers fast motor reactions and motor resonance in the human
corticospinal system
1,2
2,3
Borgomaneri S. , Avenanti A.
1
2
University of Groningen, Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive, Università di Bologna,
3
Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna
Imaging studies indicate that perceiving emotional bodies may recruit fronto-parietal regions involved in
action execution. However, it is unclear whether activity in the motor system reflects “resonance” with the
observed body postures (i.e. action mirroring) or an emotion-specific motor response (e.g. fight/flight
reaction). To address this issue we used single-pulse Transcranial Magnetic Stimulation to explore
corticospinal motor excitability in the right and left hemispheres, while participants observed pictures of
emotionally positive (joy) and negative (fear) gestures, neutral actions, and static postures. To explore the
time course of motor modulation during emotion perception, motor excitability was assessed at 150 and 300
ms after stimulus presentation. Relative to neutral postures, at 150 ms seeing emotionally positive and
negative gestures reduced motor excitability in the right hemisphere. Such early freezing-like response to
emotional bodies correlated with participants’ score at the Personal-Distress subscale of the Interpersonal
Reactivity Index (IRI) (stronger inhibition in subjects with high interpersonal anxiety-related disposition) and
was absent in the left hemisphere. Conversely, at 300 ms, greater excitability for positive, negative and
neutral actions relative to static body postures was found in both hemispheres. This later motor facilitation
marginally correlated with the IRI’s Perspective-Taking subscale (dispositional cognitive empathy) and
reflected the simulation of the body movement implied in the emotional and neutral action stimuli. These
findings highlight the motor system involvement during the perception of emotional bodies and suggest that
fast reactions to emotional cues occur well before motor features of the observed emotional gesture are
simulated in the motor system.
5
Attenzione sociale riflessa e distinzione sé-altro: evidenze psicofisiche dell’effetto di ‘engazement’
1,2
1,2
1,2
2
1
1,2
Bufalari, I. , Porciello G , Holmes, B. , Liuzza M.T. , Crostella F. , Aglioti S.M.
1
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Dipartimento di Psicologia, Sapienza università di Roma, Roma, Italia; Laboratorio di Neuroscienze Sociali
e Cognitive, IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma, Italia
Ricevere una stimolazione tattile sul proprio volto mentre si guarda un’altra persona essere toccata in esatta
sincronia spazio-temporale, è in grado di far incorporare caratteristiche facciali del volto dell’altro nella
rappresentazione del proprio volto (effetto enfacement). Considerata l’importanza degli occhi nel dirigere
l’attenzione dei conspecifici, abbiamo combinato il paradigma utilizzato per indurre l’effetto di enfacement
con un paradigma di gaze-following, per esplorare se il potere distraente dello sguardo sia modulato
dall’identità del volto osservato (proprio, altrui) e se questo effetto possa essere modificato dall’aver ricevuto
una stimolazione visuo-tattile sincrona col volto altrui. Abbiamo reclutato 13 coppie di amici dello stesso
sesso (20 femmine). Durante il compito di gaze-following che seguiva la stimolazione a/sincrona, ai
partecipanti veniva chiesto di eseguire una saccade verso destra o sinistra come indicato da un segnale
imperativo. 75 ms prima della comparsa del segnale imperativo i partecipanti venivano distratti dallo sguardo
del volto osservato (proprio, altrui, o di un volto ottenuto con la procedura del morphing contenente il 55%
del volto dell’altro e il 45% del proprio) che poteva muoversi verso la stessa direzione segnalata dallo stimolo
imperativo o verso quella opposta. I risultati mostrano un maggiore potere distraente del proprio volto nella
condizione di controllo (asincrona). Tuttavia, il merging sè-altro indotto dalla stimolazione visuo-tattile
sincrona è in grado di cancellare la differenza fra il potere distraente del proprio sguardo e di quello altrui. I
nostri risultati mostrano che una semplice stimolazione multisensoriale è in grado di modulare l’orientamento
sociale dell’attenzione abolendo la distinzione sè-altro.
L’adattamento a lenti prismatiche in soggetti neurologicamente sani influisce sulla termoregolazione
degli arti
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1
2
1,3
Calzolari E. , Gallace A. , Moseley G.L. , Vallar G.
1
2
Dipartimento di Psicologia, Università di Milano Bicocca, Milano, The Sansom Institute for Health Research,
3
University of South Australia, Adelaide, Australia; IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Milano.
Vi sono evidenze recenti che funzioni fisiologiche di base, quali il controllo omeostatico, sono modulate,
almeno in parte, dall’attività di aree corticali associative, coinvolte nella rappresentazione multisensoriale del
corpo e dello spazio peri-personale. Inoltre, è noto che l’adattamento a prismi (AP) che spostano la scena
visiva si basa su processi sensori-motori di ri-mappaggio delle coordinate spaziali. L’AP si è infatti dimostrato
efficace nel modulare temporaneamente le principali manifestazioni della negligenza spaziale unilaterale, sia
visive che in altre modalità sensoriali e a livello rappresentativo, determinandone una regressione
temporanea. Sulla base di queste evidenze abbiamo condotto uno studio in cui la temperatura corporea
delle mani di partecipanti sani è stata registrata prima, durante e dopo (fino a 15 min) una sessione di AP
(deviazione della scena visiva verso destra di 10°; AP ottenuto mediante puntamenti manuali ripetuti a
bersagli visivi), con prismi neutri (che non spostano la scena visiva) come condizione di controllo. I risultati
mostrano una variazione opposta della temperatura corporea dopo le due sessioni sperimentali: l’AP causa
un decremento della temperatura, mentre le lenti neutre ne determinano un aumento. Questi effetti hanno
luogo in entrambe le mani. I risultati suggeriscono che l’AP, possibilmente agendo sui meccanismi coinvolti
nella creazione e mantenimento di una stabile e coerente rappresentazione multisensoriale del corpo e dello
spazio attorno ad esso, moduli la regolazione omeostatica.
Ruolo della corteccia occipito-temporale e temporo-parietale nella rappresentazione percettiva e
metacognitiva del corpo
1,2
3,4,5
6,7
1,2
1,2
Cazzato V. , Mian E. , Serino A. , Mele S. Urgesi C.
1
2
Dipartimento di Scienze Umane, Università degli Studi di Udine, Udine, IRCCS Eugenio Medea, San Vito
3
4
al Tagliamento, Pordenone, Istituto Clinico Sant'Ambrogio, Milano, Body Image Research Group, Trieste.
5
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Istituto Nazionale di Chirurgia dell'Obesità, Milano, Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna,
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Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive, Cesena
Recenti studi mostrano come alterazioni funzionali e strutturali dell’extrastriate body area (EBA) e giunzione
temporo-parietale (TPJ) contribuiscano allo sviluppo di distorsioni percettive ed emozionali dell’immagine
corporea nell’Anoressia Nervosa. Attraverso la rTMS inibitoria (15 min, 1 Hz) abbiamo indagato, in donne
sane, il ruolo causativo di EBA e di TPJ dell’emisfero destro nella rappresentazione percettiva e
metacognitiva della propria e altrui immagine corporea. Uno strumento di videosimulazione, denominato
Body Image Revealer, permetteva di simulare naturalmente e realisticamente i cambiamenti del corpo o di
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un oggetto in condizioni di sovrappeso e sottopeso. Nel primo studio, abbiamo chiesto di stimare la
dimensione del proprio corpo in risposta alle domande: “Come ti vedi?” (Compito Percettivo) e “Come pensi
che gli altri ti vedano?” (Compito Metacognitivo). La stimolazione di EBA ha indotto un aumento della
sottostima delle dimensioni del proprio corpo in entrambi i compiti, mentre la stimolazione di TPJ solo nel
compito metacognitivo. Nel secondo studio abbiamo testato se questi effetti di distorsione fossero specifici
per il proprio corpo. Oltre alla propria immagine, le partecipanti stimavano le dimensioni del corpo di un’altra
ragazza rispondendo alle domande: “Come la vedi?” (Compito Percettivo) e “Come pensi che lei si veda?”
(Compito Metacognitivo). La stimolazione di TPJ ha indotto una sottostima del corpo altrui in entrambi i
compiti. Il terzo esperimento, ha dimostrato che questi effetti sono specifici per il corpo rispetto ad un oggetto.
I risultati supportano un ruolo cruciale di EBA e TPJ nel sostenere l’accurata rappresentazione percettiva e
metacognitiva del proprio e altrui corpo.
Neurofunctional correlates of cognitive rehabilitation in multiple sclerosis: an intervention for
attentional deficits
1
2
1
3
1
1
3
3
Cerasa A. , Tomaiuolo F. , Gioia M.C. , Valentino P. , Nisticò R. , Chiriaco C. , Pirritano D. , Quattrone A.
1
2
Unità di Ricerca Neuroimmagini ISN-CNR Università "Magna Graecia" 88100 Germaneto (CZ), Auxilium
3
Vitae Volterra, Università degli studi “Magna Graecia” Clinica Neurologica 88100 Germaneto (CZ)
Although a growing body of evidence has highlighted the role of cognitive rehabilitation (CR) in the
management of cognitive dysfunctions in multiple sclerosis (MS), there is still no evidence for a validated
therapeutic approach. In this work, we propose a new therapeutic strategy characterized by a computerbased intensive training program of attention in MS patients with predominant attentional deficits. We aim to
demonstrate that rehabilitation of a specific cognitive domain might have a more selective impact on the
neural plasticity mechanisms underlying functional recovery. Using a blind randomized controlled study, we
enrolled 12 MS patients who underwent CR program (Experimental group) and 11 age-gender matched MS
patients who underwent placebo intervention (Control group). To assess changes in the cerebral cognitive
physiology, functional magnetic resonance images were recorded during the execution of the Paced Visually
Selective Addition Test. Significant effects were detected both at a phenotypic and at an intermediate
phenotypic level. After CR, the Experimental group, in comparison with the Control group, showed an
enhanced performance in attention abilities, which was associated with increased activity in the right
posterior cerebellar lobule and in the left superior parietal lobule. Our study demonstrates that intensive CR
tailored for the impaired abilities might impact neural plasticity and improve cognitive deficits in MS patients.
The detected effect both at a phenotypic and at an intermediate phenotypic level corroborates the benefits of
our therapeutic approach, which might have a reliable application in clinical management of cognitive deficits
in MS.
Basi neurali del neglect immaginativo per i luoghi
1
2,3
3,4
3,4
Committeri G. , Piccardi L. , Galati G. , Guariglia C.
1
2
3
Università G. d'Annunzio e ITAB, Chieti, Università degli Studi di L'Aquila, IRCCS Fondazione Santa Lucia,
4
Sapienza Università di Roma
Gli esseri umani sono molto abili nel richiamare luoghi e scene dalla memoria e nell’analizzarli con “l’occhio
della mente” allo scopo di affrontare problemi quotidiani come la richiesta, da parte di altri individui, di fornire
informazioni circa la posizione degli oggetti nello spazio. Questa abilità è colpita in modo peculiare nel
neglect immaginativo o rappresentazionale, poiché i pazienti, con lesione emisferica solitamente destra,
omettono elementi presenti sulla sinistra di luoghi familiari rispetto al proprio punto di vista. Nonostante
esistano descrizioni di casi singoli con neglect immaginativo dissociato dal neglect percettivo, non è chiaro
se tale bias sia dovuto a specifiche lesioni cerebrali. In questo studio mostriamo che l’abilità di richiamare
dalla memoria e prestare attenzione in modo appropriato a luoghi familiari è supportata da un network
neurale dissociato da quello necessario per prestare attenzione a oggetti singoli richiamati dalla memoria o
al mondo esterno. Mediante voxel-lesion-sympton mapping (VLSM) su 40 pazienti con lesione emisferica
destra acquisita, con e senza neglect immaginativo, abbiamo identificato un picco di significatività nella
regione posta alla giunzione tra il lobo parietale e il lobo temporale, dove i giri angolare e sopramarginale
confinano con la corteccia temporale posteriore. Questa regione è un nodo cruciale del sistema attenzionale
ventrale deputato al riorientamento spaziale ed è nota supportare la presa di prospettiva in prima persona. I
risultati arricchiscono l'attuale conoscenza dei processi di memoria e immaginazione spaziale nell’uomo, e la
loro relazione con l’attenzione visuospaziale, influenzando direttamente recenti modelli neurali e
computazionali.
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Indici di disfunzione e compensazione neurale: nuove informazioni dall’encefalopatia epatica minima
1
1
2
2
2
Cona G. , Bisiacchi P. , Amodio P. , Montagnese S. , Schiff S.
1
2
Dipartimento di Psicologia Generale, Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Medicina, Università
degli Studi di Padova
L’encefalopatia epatica minima (MHE) è una disfunzione cerebrale causata da insufficienza epatica. Essa è
associata ad una pluralità di lievi deficit cognitivi spesso difficili da rilevare. L’Inhibitory Control Task (ICT) ha
permesso di esaminare l’attenzione, la working memory e l’inibizione di risposta in tali pazienti attraverso la
valutazione delle prestazioni rispettivamente nelle prove detect, go e nogo. I potenziali evento-correlati
(ERP) elicitati da tali prove hanno fornito informazioni su quali siano i meccanismi neurali alla base delle
alterazioni cognitive. Sono stati reclutati 31 pazienti con cirrosi (13 con MHE e 18 senza MHE) e 17 individui
di controllo. Sono state misurate la N2, P3a, P3b e la P3-nogo, essendo indici dei processi cognitivi indagati.
I pazienti con MHE avevano una prestazione peggiore in tutte le prove ICT rispetto ai pazienti senza MHE e
ai controlli. Non vi erano invece differenze nella prestazione tra pazienti senza MHE e controlli. Sia i pazienti
con MHE sia quelli senza MHE mostravano una ridotta ampiezza della P3a nelle prove detect. Ciò
suggerisce la presenza di deficit attentivi. Tuttavia i pazienti senza MHE mostravano anche una maggiore
ampiezza della N2 e della P3-nogo rispetto ai controlli. Questo risultato potrebbe riflettere l’attivazione di
processi compensatori in grado di garantire una prestazione adeguata all’ICT. Quindi, mentre nei pazienti
con MHE il declino generalizzato della prestazione nelle prove ICT potrebbe dipendere da una disfunzione
specifica a livello di processi attentivi. nei pazienti senza segni di MHE, tali deficit sarebbero compensati dal
reclutamento di meccanismi neurali aggiuntivi.
La tDCS duale rafforza il contributo dei due emisferi nel migliorare la denominazione post-stroke
Costa V., Giglia G., Brighina F., Indovino S., Fierro B.
Dipartimento di Biomedicina sperimentale e Neuroscienze Cliniche, Università di Palermo
Nel presente studio la stimolazione elettrica transcranica a corrente diretta (tDCS) è usata con l’obiettivo di
migliorare le prestazioni linguistiche di EBE, una paziente mancina con una grave afasia, in seguito ad uno
stroke all’arteria cerebrale media di destra. In un primo esperimento la paziente è stimolata venti minuti al
giorno per due settimane. Entrambi gli elettrodi sono sistemati contemporaneamente sulle aree di Wernicke
(tDCS duale): il catodo è posto a destra (area danneggiata) e l’anodo a sinistra (area preservata). La
stimolazione placebo è condotta nella stessa maniera alcune settimane dopo quella reale. È valutata la
prestazione in un compito di denominazione prima e dopo il trattamento. Il secondo esperimento è condotto
come il primo ma il montaggio degli elettrodi è invertito. Nel primo esperimento non c’è differenza alla prova
di denominazione dopo il trattamento reale e quello placebo. Si registra invece un miglioramento rispetto alla
baseline dopo stimolazione reale ma non dopo placebo quando il catodo è posto a sinistra e l’anodo a destra
(secondo esperimento). In uno studio precedente condotto sulla stessa paziente la stimolazione bilaterale
delle aree di Broca, catodica a destra e anodica a sinistra (stesso montaggio del primo esperimento), ha
invece migliorato la denominazione. In base al modello gerarchico di recupero dell’afasia, la maggiore
estensione anteriore della lesione di EBE sposterebbe l’elaborazione linguistica alle regioni omologhe
anteriori; le aree posteriori perilesionali potrebbero invece partecipare al recupero. Il trattamento con la tDCS
duale potrebbe rafforzare, rendendo più efficiente, la riorganizzazione funzionale post-stroke dei due
emisferi.
Magnetic stimulation of fronto-parietal areas alters religious-spiritual self-representations in healthy
individuals
1
2,3
1,4
1,4
Crescentini C. , Aglioti S.M. , Fabbro F. , Urgesi C.
1
2
Department of Human Sciences, University of Udine, Udine, Italy, Department of Psychology, University of
3
Rome “La Sapienza”, Rome, Italy, Scientific Institute IRCCS Santa Lucia Foundation, Rome, Italy,
4
Scientific Institute IRCCS “E. Medea”, San Vito al Tagliamento, Pordenone, Italy
Religiousness and spirituality (RS) are ubiquitous in people's lives, but only recently have been considered
susceptible to scientific investigation. While recent studies have shown that a large set of brain areas is
activated during RS experiences, their specific causative role in underpinning stable RS remains to be
determined. In this study, we combined two-pulse (10 Hz) transcranial magnetic stimulation (TMS) with an
Implicit Association Test (IAT) for RS to investigate the role of dorsolateral prefrontal cortex (DLPFC) and
inferior parietal lobe (IPL) in implicit RS representations. A self-esteem IAT which still focused on selfconcepts but not on RS-related representations was used as control. The results showed that delivering
8
TMS over the IPL specifically heightened participants' RS, as they found more difficult to associate the self
with not-RS dimensions relative to RS dimensions. Moreover, TMS over the left DLPFC marginally increased
response times in the incongruent trials of both IATs. Thus, altered neural activity in parietal regions
determines fast, reversible changes of self-referential RS representations in healthy individuals, showing the
causal role of these brain systems in RS. Conversely, the DLPFC appears to more generally contribute to
RS in terms of attentional processes or activation of self-related concepts.
Studio sulla mediazione sensori-motoria nella genesi dell'effetto McGurk
1
1
1
1
1,2
D'Ausilio A. , Bartoli E. , Berry J. , Maffongelli L. , Fadiga L.
1
2
Istituto Italiano di Tecnologia, Università di Ferrara
L’effetto McGurk è un classico esempio d’integrazione multisensoriale nella percezione del parlato. L’effetto
si sviluppa sulla base della co-occorrenza temporale d’informazioni uditive e visive, ed è associato ad
attivazioni in aree associative quali il solco temporale superiore.
Solo una piccola parte dell’articolazione del parlato è però accessibile alla visione. Qui presentiamo uno
studio che indaga un analogo del McGurk, indotto dalla visione di un articolatore di cui non abbiamo
esperienza visiva ma solo motorio-propriocettiva. Intendiamo verificare un analogo del McGurk possa essere
indotto dalla visione della lingua muoversi in modo non congruente con la sillaba udita (visione sagittale
registrata con ecografo). I soggetti ascoltavano le sillabe [ba] o [pa] accompagnate dal movimento
congruente (C), incongruente (I) o un controllo (X - stesso filmato con pixel randomizzati).
Secondo la visione classica, nessuna associazione audio-visiva è presente fra le due sorgenti di
informazioni e quindi nessun effetto di interferenza dovrebbe essere presente. La visione di una lingua
muoversi non dovrebbe essere associata a rappresentazioni multimodali della sillaba ascoltata.
Al contrario troviamo una modulazione significativa dei tempi di reazione (RT). La congruenza determina una
riduzione degli RT rispetto alla condizione incongruente (C<I). Entrambe le condizioni dimostrano una
significativa riduzione degli RT rispetto al controllo (C<I<X). I soggetti sono quindi in grado di estrarre
informazioni rilevanti per il task dalla semplice visione della lingua.
Questo studio suggerisce che i) non sia necessaria (un’estensiva) esperienza visuo-motoria affinché la
visione di movimento biologico richiami le corrispondenti rappresentazioni motorio-propriocettive; ii) il
McGurk sia fondato su rappresentazioni sensori-motorie integrate, e non esclusivamente multisensoriali.
Neglect per lo schema corporeo: evidenze dall’ analisi di un caso singolo
1,2
1,2
2,3
1,2
Di Vita A. , Palermo L. , Piccardi L. , Guariglia C.
1
2
Dipartimento di Psicologia “Sapienza” Università di Roma, IRCCS Fondazione Santa Lucia-Roma,
3
Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente, Università degli Studi
dell’Aquila
L’eminegligenza spaziale o neglect è un deficit nel percepire ed esplorare lo spazio controlesionale che si
può manifestare in modo distinto e selettivo nello spazio corporeo, extracorporeo ed immaginativo. Qui
presentiamo il caso di FP, un uomo di 63 anni, che, in seguito ad un’ischemia fronto-parieto-temporale e
lenticolo-insulare destra, presenta neglect personale ed extrapersonale a sinistra ed un deficit esplorativo
specifico per lo schema corporeo. Quando viene chiesto a FP di ricostruire in visione frontale una figura
umana e un oggetto (una macchina) FP colloca tutte le parti del corpo a sinistra, nonostante la presenza di
neglect lo porti ad ignorare tale porzione dello spazio. Diversamente, quando deve ricostruire la macchina,
FP colloca tutte le parti a destra coerentemente con il neglect di cui soffre. Si può ipotizzare che, per
svolgere il compito di ricostruzione del corpo, FP debba accedere ad una rappresentazione mentale del
corpo e che questa, in conseguenza alla presenza di neglect personale, sia alterata a sinistra. La sinistra
dello spazio corrisponde, infatti, alla destra del corpo poiché la figura è presentata in visione frontale.
Nonostante FP non abbia neglect immaginativo ai test convenzionali, si può presupporre che abbia un
neglect personale anche nello spazio immaginativo. La sua prestazione nella prova di ricostruzione del
corpo è stata, inoltre, confrontata con quella di 5 pazienti con neglect personale ed extrapersonale che,
come FP, non presentavano neglect immaginativo. Dal confronto è emerso che FP, diversamente dagli altri,
presenta un deficit immaginativo specifico per lo schema corporeo.
Rappresentazione spettrale in sonno e funzionamento intellettivo borderline: studio caso-controllo
Esposito M., Carotenuto M.
Centro per i disturbi del sonno ed enuresi notturna, Cattedra di Neuropsichiatria Infantile, Seconda
Università degli Studi di Napoli
9
Obiettivi: Scopo del presente studio è valutare gli aspetti neurofisiologici del sonno di bambini con
Funzionamento Intellettivo Borderline (BIF) (71<QI<84) e la possibile relazione con le capacità intellettive.
Materiali: La popolazione in esame risulta costituita da 12 soggetti BIF (8 M) (età media 10.33±1.23) e 17
bambini sani (7 M) (età media 9.81±2.46). Il reattivo di livello WISC-III versione italiana è stato utilizzato per
la definizione dei QI dell’intera popolazione. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a PSG completa;l’analisi
spettrale è stata effettuata sulle derivazioni centrali mediante l’algoritmo di Fourier (FFT) per l’analisi delle
bande di frequenza sui primi 4 secondi liberi da artefatti di ciascuna epoca di sonno nelle fasi S2, SWS,
REM e considerate le seguenti bande di frequenza: delta, theta, alfa1, alfa2, beta1, beta2, beta3, gamma.
Per l’analisi statistica è stata utilizzato il Mann-Whitney U test con la correzione di Bonferroni e considerati
statisticamente significativi valori di p < 0.01. È stato poi effettuato il test di correlazione per ranghi di
Spearman. Risultati: I due gruppi di soggetti sono confrontabili per età (p=0.511), distribuzione tra i sessi
(p=0.329), e BMI (p=0.204). Il test di Spearman evidenzia relazioni significative tra la rappresentazione delle
diverse bande di frequenza e i parametri intellettivi in tutte le fasi del sonno esaminate. Conclusione: Sul
piano fisiopatologico, ad oggi il nostro risulta il primo tentativo di valutazione di aspetti neurofisiologici in
bambini con BIF, ponendosi come spunto per ulteriori studi sulla stretta relazione intercorrente tra processi
cognitivi e sonno.
Quoziente intellettivo e cefalea primaria in età evolutiva: valutazione delle fasi interictali
Esposito M., Carotenuto M.
Centro Cefalee per l’età evolutiva, Cattedra di Neuropsichiatria Infantile Seconda Università degli Studi di
Napoli
Obiettivo: valutare il funzionamento cognitivo nei bambini affetti da cefalea, con particolare riferimento alle
differenze tra emicrania senz’aura e cefalea tensiva Materiali e Metodi: la popolazione in esame è composta
da 147 bambini cefalalgici (età media 10.82±2.17), suddivisi in affetti da emicrania senz’aura (75 soggetti) e
affetti da cefalea tensiva (72 soggetti) secondo i criteri diagnostici ICHD-2 per l’età evolutiva. I dati sono stati
poi confrontati con quelli rilevati da un gruppo di controllo composto da 137 soggetti sani. Tutta la
popolazione è stata sottoposta a valutazione cognitiva mediante la scala WISC-III Risultati: i 3 gruppi
risultano confrontabili per età e distribuzione tra i sessi. Dall’analisi dei risultati intellettivi non risultano
significative differenze tra i 3 gruppi in Quoziente Intellettivo Totale (QIT), ma si evidenzia un valore
significativamente più basso di Quoziente Intellettivo Verbale (QIV) ed un più alto Quoziente Intellettivo di
Performance (QIP) nei soggetti con cefalea tensiva rispetto ai soggetti con emicrania senz’aura e rispetto ai
controlli. Inoltre, i dati di analisi fattoriale mostrano una ridotta prestazione dei soggetti con emicrania
senz’aura in Organizzazione Percettiva (PO) rispetto agli altri due gruppi. Conclusioni: ad oggi, risultano
pochi gli studi sul funzionamento cognitivo in fase interictale dei bambini affetti da cefalea, i nostri risultati
potrebbero porsi come punto di partenza per ulteriori studi volti ad una maggiore comprensione dell’assetto
neuropsicologico di questa particolare categoria di soggetti.
Percezione sociale nella Malattia di Alzheimer e nelle demenza Lobare Fronto-Temporale
1
1
1
2
2
1
1
Ferrari E. , Morlini, M. , Zucchelli M. , Chiari A. , Molinari M.A. , Nichelli P. , Benuzzi F.
1
2
Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze, UNIMORE, A.U.S.L. Modena
Le iniziali manifestazioni cliniche della Degenerazione Lobare Fronto-Temporale (DLFT) comprendono
disturbi della sfera sociale non presenti nella malattia di Alzheimer (MA). Non sono invece stati descritti
disturbi delle sfera percettiva. La presente ricerca ha valutato la presenza di deficit nelle abilità percettive
“sociali” in queste due patologie. Metodi: Soggetti: 8 pazienti MA (3 m, età media:71,75 anni; scol 5-18 aa;
MMSE medio= 24,82); 6 DLFT (4 m, età media:68 aa; scol 5-18 aa; MMSE medio=25,84; 32 soggetti di
controllo di pari età e scolarità. Il compito richiedeva di formulare un giudizio di “affidabilità” e
“approcciabilità” su 40 volti con espressione neutra (20 maschili e 20 femminili; 20 positivi e 20 negativi). I
soggetti dovevano attribuire un punteggio da 1 a 10 in base a quanto avrebbero avvicinato o affidato una
piccola somma di denaro alle persone rappresentate. Risultati: Sono stati calcolati i giudizi medi ed un indice
di discriminazione (d) per i volti positivi e negativi. Entrambi i gruppi di pazienti differivano dai controlli nelle
capacità di discriminazione sia nella condizione di affidabilità che di approcciabilità. Inoltre nei pazienti MA
era presente una tendenza significativa a giudicare più positivamente i volti negativi. I risultati mostrano
alterate capacità ad utilizzare le caratteristiche percettive dei volti per emettere giudizi sociali di diversa
natura e gravità. Poiché però il compito richiedeva l’intervento di numerose capacità cognitive, è possibile
che le prestazioni patologiche siano ascrivibili a differenti deficit nella Malattia di Alzheimer e nella
Degenerazione Lobare Fronto-Temporale.
10
Brain stimulation over frontal areas improves everyday life conversation in aphasic patients
1
2
1
1
1
1,3
1,4
Fiori V. , Zucchelli C. , Di Paola M. , Razzano C. , Calpagnano M.A. , Marini A. , Caltagirone C. ,
1,5
Marangolo P.
1
2
IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma, Italy, Facoltà di Medicina e Psicologia, Università di Roma, Italy,
3
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5
Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Udine, Università di Tor Vergata, Roma, Italy, Facoltà
di Medicina, Università Politecnica Marche, Ancona, Italy
Recent studies have emphasized transcranial direct current stimulation (tDCS) efficacy coupled with
language training to enhance lexical retrieval deficit in aphasic patients [1,2]. In this study, we investigated
tDCS efficacy in a more complex context of everyday life scenes to figure out whether spontaneous speech
of eight cronic aphasics would improve after an intensive treatment based on “Conversational therapy”.
Patients were required to describe, with the help of a therapist, short videoclips of everyday life contexts.
During the training, each subject was treated with tDCS (20 min.,1mA) over the left hemisphere in three
different conditions: anodic tDCS over the frontal areas, anodic tDCS over the temporal areas and sham
stimulation. Each experimental condition was performed for ten consecutive daily sessions with 14 days of
intersession interval. After frontal stimulation, patients showed a greater improvement in spontaneous
speech in terms of verbs, “Idea Unit” [3] and grammatical phrases with respect to the other two conditions.
Moreover, results from transfer of treatment effects indicated a generalization of the recovery in other
contexts not treated during the therapy but presented to the patients only before and after each condition.
The follow-up testing revealed retention of the achieved improvement. Our results confirm that positive
treatment effect may be further enhanced and maintained by coupling language stimulation with anodic
tDCS applied to the left language areas. [1] Fiori, V., Coccia, M., Marinelli, C.V., Vecchi, V., Bonifazi, S,
Ceravolo, M.G., Provinciali, L., Tomaiuolo, F. & Marangolo, P. (2011). Transcranial direct current stimulation
improves word retrieval in healthy and nonfluent aphasic subjects. J Cogn Neurosci, 23(9), 2309-2323. [2]
Fridriksson, J., Richardson, J.D., Baker, J.M. & Rorden, C. (2011). Transcranial direct current stimulation
improves naming reaction time in fluent aphasia: a double-blind, sham-controlled study. Stroke, 42(3), 81921. [3] Kroll, B. (1977). Combining ideas in written and spoken English: a look at subordination and
coordination' in E. Ochs Keenan and T. L. Bennett (eds.): Discourse Across Time and Space. Southern
California Occasional Papers in Linguistics 5. Los Angeles, Calif.: Department of Linguistics, University of
Southern California.
When people see me, they see my wheelchair. When they know me, they see just me
1
2
3
1,3
Galli G. , Leggenhager B. , Scivoletto G. , Pazzaglia M.
1
2
Department of Psychology, Sapienza University of Rome, Italy, University Hospital of Child and Adolescent
3
Psychiatry, University of Bern, Switzerland; IRCCS Fondazione Santa Lucia, Rome, Italy
Considering our cultural influences, personal experiences, and normative expectations, simply being a
wheelchair user is enough to attract negative stereotyping. In this study, we aimed to explore the presence of
implicit stereotypes toward wheelchair-bound patients with spinal cord injury (SCI) (Experiment 1). We also
expected to attenuate the strength of the implicit disability prejudice through a personal interaction with an
individual with SCI (Experiment 2). In Experiment 1, we assessed the implicit disability bias by administering
an ad-hoc modified version of the Implicit Association Test (IAT) to 15 SCI patients, 15 healthy controls, and
15 physical therapists. In Experiment 2, 40 participants completed two sequences of the IAT, one before and
one after undergoing different manipulations on initial bias: (1) a passive listening to an informative audio
registration about SCI disability or (2) an active social interaction with an individual with SCI. IAT scores
revealed that SCI patients and healthy subjects showed an implicit preference toward healthy individuals and
that the opposite was true for the therapists. In addition, we found that subjects who underwent just the
passive listening confirmed a strong disability bias, while those who underwent the active interaction showed
a weaker and non-significant disability bias. Our results suggest that thinking about disability is very different
from the feelings we actually experience during interactions with individuals on a wheelchair. Together, these
findings confirm our expectations of greater identification with healthy people and present an opportunity to
overcome disability/identity prejudice through the promotion of pro-social inter/intra-group relationships.
11
The physiology of motor delusions: functional anatomical patterns in anosognosia for hemiplegia
1
2
2
2
3
3
4
1,5
Gandola M. , Invernizzi P. , Zapparoli L. , Verardi M. , Sterzi R. , Santilli I. , Sberna M. , Bottini G. ,
2,6
Paulesu E.
1
2
Department of Humanistic Studies, University of Pavia, Pavia, Department of Psychology, University of
3
4
Milano-Bicocca, Milano, Neurology Department, Niguarda Ca’ Granda Hospital, Milano, Neuroradiology
5
Department, Niguarda Ca’ Granda Hospital, Milano, Cognitive Neuropsychology Centre, Niguarda Ca’
6
Granda Hospital, Milano, IRCCS Galeazzi, Milano.
Right brain damage patients may not complain for a left sided paralysis up to its denial or even to the claim
of having just moved an otherwise paralyzed limb. This condition is known as anosognosia for hemiplegia.
The lack of complaint and the denial of the motor deficit have been explained on the grounds that a focal
lesion within the motor/premotor system reduces intentional motor behaviour. If one has no intentions to
move, he/she would not notice any discrepancy between the missing intentions and the consequent lack of
motion. However, it has remained unclear how patients may claim of having moved the paralyzed limb,
unless one postulates a residual and perhaps misinterpreted motor brain activity. These are the alternative
hypotheses of two well-known models of motor control on anosognosia. Behavioural experiments suggest
that some residual intentionality might be present in patients with anosognosia. In this study, we provide the
missing direct fMRI evidence that the delusional belief of having moved is preceded by brain activation of
cortical regions implicated in motor control in the intact hemisphere and in spared motor regions of the right
hemisphere; patients without anosognosia did not present with the same degree of activation of the cortical
motor system. We conclude that motor delusions during hemiplegia depend on a combination of strategically
placed brain lesions and the preceding residual neural activity of the fronto-parietal motor network. These
findings provide evidence that the activity of motor cortices contributes to our beliefs about the status of our
motor system.
Oscillazione periodica di RTs e rapporto EEG theta/beta frontale in pazienti pediatrici con deficit dell’
attenzione sostenuta conseguente ad ABI
1
2
1
1
1
1
Gazzellini S. , Benso F. , Napolitano A. , Bisozzi E. , Bauleo G. , Castelli E.
1
2
“Bambino Gesù” Ospedale Pediatrico, Roma, Università; di Genova
La recente letteratura ha evidenziato come i pazienti ADHD possano mostrare una riduzione nel tracciato
EEG del ritmo beta e un aumento del ritmo theta sulle regioni centrali e frontali dello scalpo. Studi da un
ulteriore campo di ricerca evidenziano una alta variabilità intra-individuale dei TR, con frequenze intorno a
0,03 Hz. Scopo del presente lavoro è quello di collegare questi due campi di ricerca al fine di studiare come
il rapporto theta/beta vari in pazienti ABI con oscillazione periodica dei TR. Otto pazienti in età pediatrica (età
media 13,6 SD=5) affetti da deficit dell’attenzione sostenuta secondaria a ABI con lesioni del lobo frontale e
otto partecipanti neurologicamente sani con matching uno-a-uno per età e sesso sono stati selezionati. Ogni
partecipante ha eseguito quattro task attentivi della durata di 15 minuti ciascuno (orientamento automatico,
volontario, Flanker e SART). Contemporaneamente è stato registrato il segnale EEG. La Fast Fourier
Transform è stata applicata su TR e rapporti QEEG Theta(4-7 Hz)/Beta1(15-18 Hz) e Theta/SMR (12-14,5
Hz). Per mezzo della ANOVA sui picchi massimi è emersa la presenza di due frequenze di oscillazione
significative a 0.007 e 0.01 Hz (range 0.005-0.17 Hz) sia dei TR che dei rapporti QEEG per i pazienti ma non
per i controlli. I risultati suggeriscono che i pazienti con lesione del lobo frontale presentano oscillazioni
periodiche più lente (≈100sec) rispetto agli ADHD e forniscono prove a favore del rapporto theta/beta
frontale come un correlato neurofisiologico dell’oscillazione dei TR nel deficit di attenzione sostenuta.
The role of the vPMC and TPJ in encoding the other’s incoherent motor actions: an rTMS study
1
1,2
Giardina A. , Oliveri M.
1
2
Fondazione Santa Lucia IRCCS, Roma, Italy, Dipartimento di Psicologia, Università di Palermo
The aim of this study was to investigate the role of the Temporo-Parietal Junction (TPJ) and of the Ventral
Premotor Cortex (vPMC) in the regulation of the sense of agency, assuming a possible interaction of these
cortical areas in Imitative-Counter-imitative (IC), and Preparing-Imitative (PI) tasks. In the IC task, subjects
were requested to either imitate the hand movement observed on a video (i.e. coherent response) or to
make a movement opposite to that observed (i.e. incoherent response). In the PI task, subjects were
requested to program the movement of either the index or middle finger and immediately after to imitate the
finger movement observed on a video (i.e. to make coherent response in the case of a movement identical to
that programmed, or an incoherent response in the case of a movement different from that programmed).
Subjects were submitted to these tasks in baseline sessions and after rTMS inhibition of the TPJ or of vPMC.
12
The main results showed that rTMS of the TPJ decreased the RTs of incoherent responses as compared
with both Baseline (p = 0.001) and post - vPMC rTMS (p = 0.0001) sessions. On the other hand, rTMS of the
vPMC increased the RTs of the incoherent responses as compared with Baseline session (p = 0.04). These
findings suggest that TPJ and vPMC encode the conflicting context that emerges from the incoherence
between the self and the other, both in imitation and in counter-imitation contexts.
Different patterns of recollections impairment in confabulation
1,2,3
1,2,3,4
1,2,3,4
La Corte V. , Serra M.
, Dalla Barba G.
1
Université Pierre et Marie Curie-Paris6, Centre de Recherche de l'Institut du Cerveau et de la Moelle
2
3
épinière, UMR-S975, Paris, France, Inserm, U975, Paris, France, Cnrs, UMR 7225, Paris, France,
4
Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Trieste, Italy
Abstract (250 parole max): Recollection is used to refer to the active process of setting up retrieval cues,
evaluating the outcome, and systematically working toward a representation of a past experience that we
find acceptable (Baddeley, 1982). Recollection, therefore, can be operationally defined as a non-automatic,
effortful, step-by-step, reconstructive cognitive process that allows individuals to access elements and
information from their personal and impersonal past and future, which are not otherwise 'immediately'
(Bergson, 1889) available to consciousness. Following the above operational definition, an important
question is whether recollection is a non specific, general cognitive process, which, when affected, impairs
individuals to access any type of past and future information or, alternatively, it is a task dependent cognitive
process that can be selectively impaired according to the type of information, episodic or semantic, to be
accessed. In this study we report on three patients showing different patterns of confabulation affecting
recollection differentially. All patients confabulated in the episodic past domain. However, whereas in one
patient confabulation affected only recollection of events concerning his personal past, present and future, in
another patient confabulation also affected recollection of impersonal knowledge. The third patient showed
an intermediate pattern of confabulation, which affected selectively the retrieval of past information, both
personal and impersonal. We suggest that our results are in favor of a fractionation of processes involved in
recollection
L’incertezza modula l’elaborazione visiva pre-conscia: uno studio ERP
1
1
1
2
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Lasaponara S. , Dragone A. , Lecce F. , Di Russo F. , Doricchi F.
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2
Dipartimento di Psicologia, Università “La Sapienza”, Roma, IUSM Roma
Durante una presentazione di stimoli in rapida successione (Rapid Stream Visual Presentation) qualora si
chieda al soggetto di porre attenzione ed identificare due stimoli-target fra loro consecutivi, l’elaborazione
cosciente del primo target (T1) impedisce l’elaborazione cosciente del secondo (T2) qualora questo venga
presentato fra 180 e 500 ms da T1 (Attentional Blink “AB”; Raymond&Shapiro, 1992). E’ stato proposto che
la componente ERPs N2 rifletta la fase di elaborazione pre-conscia dello stimolo (lo stimolo è
potenzialmente disponibile per l’identificazione cosciente-verbale, ma non viene riportato perchè le risorse
attentive sono impegnate altrove) mentre le componenti P3a e P3b riflettono il passaggio dello stimolo alla
elaborazione cosciente ed alla sua identificazione. (Sergent, 2005). Qui abbiamo indagato se la probabilità e
la regolarità temporale con la quale i T2 vengono presentati al di fuori dell’AB (oltre 500 ms), modulino
l’elaborazione pre-conscia e conscia dei T2 che invece vengono presentati all’interno dell’AB (fra 180 e 500
ms). Comportamentalmente, abbiamo osservato la riduzione o scomparsa dell’AB, quando i T2 presentati
oltre i 500 ms erano poco frequenti o quando il momento della loro comparsa era incerto. L’AB ere invece
mantenuto quando i T2 presentati al di fuori dell’AB erano molto frequenti o quando il momento della loro
comparsa era fisso. Gli ERPs, hanno evidenziato che la riduzione/soppressione dell’AB era associata al
potenziamento della N2, relativa all’elaborazione pre-conscia dei T2 nella corteccia visiva extra-striata (V4).
Questi dati mostrano come l’elaborazione pre-conscia degli stimoli visivi si adatti alla probabilità e regolarità
con la quale gli stimoli che vengono percepiti coscientemente compaiono nell’ambiente.
Correlati neurali dei processi attentivi e decisionali riguardanti la codifica dello spazio e della
numerosità
1
1
2
1
Lecce F. , Lasaponara S. , Macaluso E. , Doricchi F.
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2
Dipartimento di Psicologia 39, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Roma, Fondazione Santa
Lucia IRCCS, Roma
13
Alcuni autori hanno ipotizzato che l’ elaborazione attentiva della numerosità sia regolata dai medesimi
meccanismi neurali che sottendono la codifica attentiva dello spazio visivo. Tuttavia, di recente, numerose
evidenze clinico-neuropsicologiche hanno dimostrato una chiara dissociazione anatomico-funzionale tra i
due processi cognitivi. Per studiare la sovrapposizione o segregazione delle strutture che regolano questi
due processi cognitivi, abbiamo svolto uno studio fMRI event-related utilizzando un paradigma di
apprendimento del rinforzo. In ogni prova erano presentate due nuvole di punti, una di bassa numerosità ed
una di alta numerosità. Una delle due nuvole era presentata a sinistra e l’altra a destra di un punto di
fissazione centrale. In blocchi diversi, i soggetti sperimentali dovevano apprendere l’associazione tra rinforzo
e numerosità della nuvole, indipendentemente dal lato sul quale era posizionata la nuvola scelta, oppure
apprendere l’ associazione del rinforzo al lato di posizionamento della nuvola, indipendentemente dalla
numerosità della nuvola scelta. I risultati dimostrano una chiara dissociazione dei pattern di attivazione
osservati nelle aree parietali. Per le scelte basate sul lato della nuvola e’ stata riscontrata l’attivazione di un
network centrato sul giro angolare e sui FEF dell’emisfero destro mentre per quelle basate sulla numerosità
della nuvola si è evidenziata l’attivazione bilaterale del lobulo parietale superiore e del solco intra-parietale
dell’emisfero sinistro. Questi dati suggeriscono che i circuiti neurali implicati nell’elaborazione delle
informazioni spaziali e delle informazioni relative alla numerosità sono indipendenti.
Deficit globale di memoria a breve termine in un caso di Malattia di Alzheimer con afasia
Lucchelli F., Frustaci M., Ghirardi G., Saletta P., Verga R.
Servizio di Rieducazione Neuropsicologica, U.O. Recupero e Rieducazione Funzionale, Passirana di Rho
(MI)
Abbiamo indagato la MBT in un paziente (AC) il cui quadro cognitivo è prevalentemente caratterizzato da un
disturbo afasico clinicamente inquadrabile come afasia logopenica. L’assenza di dati anamnestici attendibili
e l’attuale presenza di deficit extra-linguistici non soddisfano i criteri diagnostici per afasia progressiva
primaria; gli esami neuroradiologici (RM encefalo e PET cerebrale) e la positività di biomarkers liquorali sono
suggestivi per malattia di Alzheimer. La MBT è stata studiata con un’estesa batteria di test classici e
sperimentali, utilizzando materiale verbale, visivo (verbalizzabile e non verbalizzabile) e spaziale, oltre che
gesti (simbolici e non), con diversa modalità di presentazione e di risposta (uditiva vs visiva; verbale vs
indicazione tra alternative). In tutte le prove proposte si è documentato un gravissimo deficit (in nessun caso
AC si è dimostrato capace di riprodurre sequenze di più di 3 stimoli). Pur nella sua estrema gravità, per
quanto riguarda la MBT verbale emergono alcuni dati suggestivi per l’assenza dell’effetto di somiglianza
fonologica a fronte di un almeno parziale risparmio dell’effetto di lunghezza delle parole. I nostri risultati
confermano da un lato il deficit di MBT verbale già riportato in letteratura nei casi di afasia logopenica
(Gorno-Tempini et al., 2008); dall’altro dimostrano che in questo paziente il danno della MBT si estende a
tutte le modalità. Ciò può essere messo in relazione con le modificazioni patologiche parietali bilaterali
evidenziate allo studio PET.
Cognitive dysfunction in Multiple Sclerosis (MS): does a MS pattern of impairment really exist? A
preliminary Study
1
2
1
1
Lunardelli A. , Barbera C. , Trimarco I. ; Pesavento V.
1
2
Medicina Riabilitativa AOU Ospedali Riuniti di Trieste, Dipartimento di Psicologia, Università di Trieste,
Cognitive impairment is a symptom of Multiple Sclerosis (MS) which may include deficits in complex attention,
information processing, executive functioning, and long-term memory. However, data on the prevalence and
type of cognitive dysfunction are controversial. Several studies have consistently demonstrated impairments
of executive functions, such as poor planning, conceptual reasoning, working memory and set-shifting
abilities (i.e. Roca et. al., 2007). Other investigations instead have sustained the hypothesis that the general
slowing of information processing in MS patients may account for their cognitive complaints, therefore it
should be considered a key deficit (i.e. DeLuca et al., 2004). The aim of this study was to use
neuropsychological data to evaluate the frequency of cognitive alterations in a patient sample and identify
the predictors that were most strongly associated with cognitive decline. 50 adults with clinically definite MS
and mild to moderate disability were administered a comprehensive neuropsychological test battery.
Because of the incidence of mood disorders in MS and their potential influence on cognitive performance,
patients were also screened for depression. Our initial results show that the majority of patients exhibited
relatively isolated deficits in one or another domain that could not be accounted by the presence of
depressive symptoms. In general, they concerned measures of information processing speed and executive
functioning efficiency, but were not representative of the group and were independent of one another. We
14
failed therefore to find a typical pattern of impairments, fact that may underlie the complexity of cognitive
decline as a consequence of widespread lesions in the brain.
Stima della connettività funzionale per la comprensione delle basi neurali relative ai Microsleep
Comportamentali
1,2
1,2
1,2
2,3
2
1
3,4
Macchiusi L. , Toppi J. , Astolfi L. , Poudeld G.R. , Mattia D. , Salinaria S. , Jonesd R.D., , Babiloni
1,2
F.
1
2
3
4
“Sapienza” Università di Roma, Fondazione Santa Lucia, University of Canterbury, University of Otago
I “continuous visuomotor task” richiedono al soggetto l’allocazione prolungata di risorse attentive ed un
sovraccarico della working memory. La natura di questi compiti, soprattutto se molto ripetitivi, aumenta nel
tempo lo sforzo cognitivo e può provocare un decremento nella motivazione, specie se il compito risulta
noioso. Questo potrebbe determinare risposte comportamentali diverse o addirittura episodi di mancata
risposta, i cosiddetti lapses attenzionali. In questa categoria di comportamenti rientrano i microsleep
comportamentali (MC) che sono caratterizzati da: completa o parziale chiusura degli occhi, tempi di reazione
superiori ai 500 ms e espressioni facciali che indichino che il soggetto sta dormendo. Il verificarsi di MC in
alcuni settori lavorativi potrebbe essere fatale, basti pensare a figure professionali in cui i lapses attenzionali
potrebbero avere conseguenze catastrofiche. Per queste ragioni, lo studio dei meccanismi cerebrali coinvolti
nei MC e lo sviluppo di un sistema in grado di prevederli è un obiettivo di elevata importanza. Per
raggiungere tale obiettivo in questo lavoro abbiamo registrato il segnale EEG ad alta risoluzione spaziale,
durante le performance di 6 soggetti sani, coinvolti in un continuous tracking task che richiedeva abilità
visuo-motorie. Grazie ad una combinazione di tecniche di elaborazione del segnale EEG e di metodi
avanzati per la stima della connettività funzionale tempo-variante è stato possibile descrivere network neurali
e le aree corticali maggiormente coinvolte durante il verificarsi di MC. In particolare l’analisi dei dati ha
mostrato l’importanza del circuito fronto-parietale nelle due bande di frequenza teta e alfa che indicano la
presenza dei MC.
Adattamento prismatico ed eccitabilità inter-emisferica
1
1,2
Magnani B. , Oliveri M.
1
2
Fondazione “Santa Lucia” IRCCS, Roma, Dipartimento di Psicologia, Università di Palermo, 90100,
Palermo
L’adattamento-prismatico (AP) è una procedura visuo-motoria che induce uno spostamento dell’attenzionespaziale verso sinistra o destra, migliorando il neglect in pazienti con lesione emisferica destra. I meccanismi
secondo cui AP migliora il neglect sono attualmente incompresi. E’ stato proposto che il neglect derivi da
uno sbilanciamento dell’eccitabilità-corticale inter-emisferica. A causa della lesione destra, l’emisfero sinistro
risulterebbe eccessivamente eccitato, mentre l’emisfero destro eccessivamente inibito quindi non in grado di
controllare le funzioni spaziali come nel cervello intatto. Noi supponiamo che il meccanismo neurofisiologico
secondo cui AP migliora il neglect sia il ripristino dell’equilibrio di eccitabilità inter-emisferica. La nostra
ipotesi è che si verifichi un aumento dell’eccitabilità nell’emisfero controlaterale (e una riduzione nell’emisfero
ipsilaterale) al lato dello spostamento dell’attenzione-spaziale indotto da AP. Per misurare l’eccitabilitàcorticale verrà utilizzata la stimolazione-magnetica-transcranica (TMS) a doppio-impulso. Con questa tecnica
si verifica se uno stimolo-condizionante influenza uno stimolo-test applicato sulla corteccia-motoria-primaria
(M1), la cui risposta viene misurata attraverso l’ampiezza del potenziale-evocato-motorio (PEM) nel muscolo
FDI controlaterale alla M1 stimolata. Tanto più la M1 è stata eccitata maggiore sarà l’ampiezza del PEM.
Partecipanti giovani sani saranno sottoposti a TMS sulla M1 sinistra e destra, prima e dopo AP che sposta
l’attenzione verso sinistra o destra. Secondo la nostra ipotesi, un aumento dell’eccitabilità nell’emisfero
destro e una riduzione nell’emisfero sinistro è atteso dopo spostamento dell’attenzione-spaziale verso
sinistra (il pattern opposto è atteso dopo spostamento dell’attenzione-spaziale verso destra). Saranno infine
presentati i dati preliminari di uno studio condotto con la stessa procedura su pazienti con lesione destra con
e senza neglect.
Facilitazioni paradossali in compiti di ricerca visiva in pazienti con lesione parietale destra
1
2
3
1,4
1,5
Mangano G.R. , Li Z. , Braghittoni D. , Oliveri M. , Cipolotti L.
1
2
Dipartimento di Psicologia Università di Palermo, Department of Computer Science University College
3
4
London, Centro Studi e Ricerche in Neuroscienze Cognitive, Cesena, Fondazione Santa Lucia IRCCS
5
Roma, Institute of Neurology Queen Square London
15
Introduzione. In compiti di ricerca visiva i processi top-down coinvolti nel riconoscimento della forma
dell’oggetto possono interferire nella elaborazione bottom-up degli attributi elementari che compongono
l’oggetto. Precedenti studi r-TMS hanno documentato che la performance in tali compiti può essere facilitata
dopo inibizione selettiva della corteccia parietale destra. L’ipotesi alla base del presente studio è che pazienti
con lesione focale parietale destra potrebbero non risentire dell’effetto interferente esercitato dal
riconoscimento della forma dell’oggetto in compiti di ricerca visiva di singole caratteristiche. Metodo. Hanno
partecipato allo studio sette pazienti (2 femmine e 5 maschi) destrimani con lesione parietale destra (età
media: 50 ± 14 anni; scolarità media: 12 ± 4 anni) e tredici soggetti sani (2 femmine e 11 maschi) appaiati ai
pazienti per età e scolarità. Sono stati somministrati due compiti di ricerca visiva: un compito (A)
caratterizzato dalla presenza di interferenza tra il livello dell’oggetto e degli attributi elementari e l’altro (B)
privo di tale interferenza. I tempi di reazione sono stati analizzati calcolando un’indice di asimmetria tra i due
compiti (TR(A)-TR(B)/TR(A)+TR(B)) e confrontando il gruppo dei pazienti e il gruppo di controllo mediante ttest a due code. Risultati. I pazienti presentavano un’indice di asimmetria tra i due compiti significativamente
ridotto rispetto ai soggetti di controllo (p = 0.003) suggerendo pertanto che non risentono dell'effetto di
interferenza che contraddistingue il compito A. Conclusioni. La corteccia parietale destra gioca un ruolo nel
binding e nei processi di attenzione spaziale che sono alla base dei compiti di ricerca visiva.
Effective connectivity in face processing: a TMS-EEG study.
1
2
1
1
Mattavelli G. , Rosanova M. , Papagno C. , Romero Lauro L.J.
1
2
Dipartimento di Psicologia, Università degli studi Milano-Bicocca, Dipartimento di Scienze Cliniche L.
Sacco, Università degli studi di Milano
Neuroimaging and electrophysiological studies have shown that a fronto-temporo-occipital network is
involved in face processing. However, the actual connectivity and the interactions between the areas remain
unclear. Transcranial magnetic stimulation combined with electroencephalography (TMS-EEG) allows noninvasive and direct measurements of excitability and effective connectivity in the human cerebral cortex. This
is the first study using TMS-EEG to explore local cortical excitability and long-range effective connectivity at
rest and during different face processing behavioural tasks. Single-pulse TMS was delivered over the medial
prefrontal cortex (mPFC) during a face identity or a face expression matching task 100 ms after face stimulus
onset, while continuous EEG was recorded using a 60-channel TMS-compatible amplifier. TMS-evoked
potentials (TEPs) recorded during the behavioural tasks were compared with TEPs recorded during a
passive point fixation. Results revealed that the behavioural tasks modified local TEPs elicited by mPFC
stimulation. Moreover, significant effects of face tasks were found in the occipital and temporal TEPs within
25-28 ms from the mPFC-TMS, with a specific increase of the temporal TEPs in the right hemisphere for the
expression task. These findings confirm that a fronto-temporo-occipital circuit is involved in face processing,
adding crucial information on the effective connectivity and the timing of neural transmission among the
areas involved.
Ruolo delle aree parietali e frontali nel compito di bisezione di intervalli numerici.
1,2
1,3
4
5
1,2
Merola S. , Gasparini M. , Aiello M. , Tomaiuolo F. , Doricchi F.
1
2
Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma, Fondazione Santa Lucia IRCCS,
3
4
Roma, V° Cattedra di Neurologia – Policlinico Umberto I° - Roma, SISSA – Settore neuroscienze cognitive,
5
Trieste, Auxilium Vitae, Volterra – Pisa
Studi neurofisiologici sulle scimmie e studi di neuroimmagine nell’uomo hanno identificato nell’area del solco
intraparietale e nelle aree prefrontali due moduli specificamente coinvolti nell’elaborazione delle quantità
numeriche. Una serie di studi anatomo- clinici, ha dimostrato che nei pazienti affetti da lesioni dell’ emisfero
destro che svolgono un compito di bisezione approssimativa di intervalli numerici (i.e. quale numero si trova
a metà strada tra 1 e 9), la deviazione verso numeri più grandi del centro effettivo dell’ intervallo è legata alla
lesione del modulo numerico prefrontale. In questo studio è stata analizzata la performance di un gruppo di
pazienti cerebrolesi destri nel compito di bisezione di intervalli numerici. Nell’ analisi dei risultati e’ stata
valutata l’ influenza, sul bias di bisezione, dell’ordine di presentazione dei due numeri che definivano l’
intervallo numerico da bisecare: ordine ascendente (e.g. 1-9, forward) od ordine discendente (e.g 9-1,
backward). I risultati dimostrano un generale miglioramento della prestazione nella condizione backward,
eccetto che per due pazienti, che hanno invece mostrato una prestazione fortemente deficitaria in tale
condizione sperimentale. Lo studio dei correlati anatomici ha evidenziato che in questi due pazienti era
presente , rispetto a tutti gli altri pazienti, un’area di sovrapposizione lesionale in corrispondenza del solco
intraparietale destro. Questi dati suggeriscono che , nell’ uomo,i moduli parietale e frontale deputati
all’elaborazione numerica ricoprono un ruolo diverso nel compito di bisezione di intervalli numerici e che il
16
lobo parietale superiore ed il solco intraparietale potrebbero
manipolazione/rotazione dell’ ordine degli intervalli numerici.
avere
un
ruolo
speciale
nella
Virtual week: un nuovo strumento per la valutazione della memoria prospettica. Uno studio con
pazienti con trauma cranico
1
1
2
Mioni G. , Stablum F. , Rendell P.G.
1
2
Dipartimento di Psicologia Generale, Università di Padova, Italia, School of Psychology, Australia Catholic
University, Melbourne, Australia
La memoria prospettica (MP) è l’abilità di ricordarsi di svolgere azioni nel futuro. Di grande interesse è lo
sviluppo di strumenti affidabili per la valutazione di questa abilità, sia nella popolazione sana che con
patologie. In questo studio presentiamo l’adattamento italiano di uno strumento per la valutazione della MP,
la Virtual Week, ed i primi risultati ottenuti con la versione adattata. La Virtual Week si presenta come un
gioco computerizzato che simula una settimana reale in cui i partecipanti sono invitati a ricordarsi di svolgere
alcune azioni in particolari momenti della giornata (compiti basati sul tempo) o alla comparsa di specifici
target (compiti basati sull’evento). Hanno partecipato allo studio 18 pazienti con trauma cranico e 18 soggetti
di controllo (equiparabili per età e scolarità). I partecipanti sono stati valutati durante due sessioni
sperimentali in cui hanno svolto la Virtual Week (sessione 1) e una valutazione neuropsicologica (sessione
2). I pazienti con trauma cranico si sono dimostrati meno accurati dei soggetti di controllo,
indipendentemente dal compito prospettico svolto (basato sul tempo o basato sull’evento). Il deficit
prospettico inoltre si dimostra particolarmente accentuato nei pazienti più gravi. Dall’analisi del tipo di errore
commesso, emerge che i pazienti commettono più omissioni mentre i soggetti di controllo più risposte in
ritardo. Questo potrebbe indicare un deficit legato ad aspetti più propriamente mnestici nei pazienti, mentre
nei soggetti di controllo gli errori potrebbero essere legati a lapsus attentivi. La Virtual Week si presenta
come un valido strumento per lo studio e la valutazione della MP.
Significanza semantica: una nuova misura di salienza della caratteristica
1
2
1
1
Montefinese M. , Ambrosini E. , Fairfield B. , Mammarella N.
1
Dipartimento di Scienze Psicologiche, Umanistiche e del Territorio, Università di Chieti,
2
Dipartimento di Neuroscienze e Imaging e ITAB-Istituto di Tecnologie Avanzate Biomediche, Fondazione G.
d'Annunzio, Università di Chieti
Comprendere com’è immagazzinato il significato della parola nella mente è fondamentale per indagare i
deficit semantici. I concetti sono organizzati in reti di caratteristiche semantiche che forniscono informazioni
sulla conoscenza della rappresentazione di un concetto. Qui introduciamo una nuova misura d’importanza
della caratteristica (significanza semantica),valutandone il peso nella struttura concettuale rispetto ad altre
misure semantiche. 60 soggetti hanno eseguito un compito di verifica della caratteristica in cui un concetto
era seguito da una caratteristica-target (con alta o bassa significanza), decidendo il più velocemente e
accuratamente possibile se la caratteristica rappresentava un’appropriata descrizione del concetto. Abbiamo
selezionato stimoli e relative misure statistiche da un nuovo set di norme semantiche sviluppato dal nostro
gruppo. L’analisi di regressione multipla stepwise ha mostrato che il miglior predittore della latenza di verifica
è la significanza (β=-0.54, p<0.01). Nell’equazione rientravano come predittori significativi anche la
lunghezza della caratteristica (β=0.39, p<0.01) e una misura della correlazione della caratteristica (β=-0.11,
p<0.05). Quest’equazione di regressione spiega il 38% della varianza. Le variabili classicamente usate nello
spiegare la performance in compiti simili, come la distintività e la rilevanza, spiegavano una percentuale
minore di varianza. I risultati suggeriscono che la significanza semantica è la misura più adeguata a cogliere
l’essenza del significato di un concetto, rispetto a altri indici di salienza della caratteristica. Perciò, crediamo
che essa possa aiutare a catturare l’entità del deficit semantico in pazienti con danno cerebrale.
Deficit dei movimenti oculari nella dislessia da neglect
1,2
3,4
2
5
1,2
Primativo S. , Arduino L.S. , De Luca M. , Daini R. , Martelli M.
1
2
3
Università di Roma “La Sapienza”, IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma, Università LUMSA, Roma,
4
5
ISTC-CNR, Università di Milano-Bicocca
La dislessia da neglect (DN) è un disturbo di lettura acquisto e generalmente associato alla negligenza
spaziale unilaterale (NSU) in seguito a lesione emisferica destra. Nel compito di lettura ad alta voce di parole
presentate singolarmente i pazienti con DN commettono errori sulla sinistra dello stimolo. Evidenze di
dissociazione tra NSU e DN hanno portato a considerarli come due disturbi indipendenti. L’analisi dei
17
movimenti oculari, strumento utile nello studio tanto della NSU quanto dei disturbi di lettura, è stata qui
utilizzata per comprendere meglio la relazione tra i due disturbi. Abbiamo confrontato i movimenti oculari in
un compito di lettura e in uno basato su saccadi orizzontali in 9 pazienti con lesione cerebrale destra, di cui 6
con NSU. Di questi, 3 avevano DN (DN+), con errori soprattutto di omissione, mentre 3 non mostravano il
disturbo di lettura (DN-). I pazienti DN+, a differenza dei pazienti DN- e dei controlli, mostrano dei movimenti
oculari alterati sia nella prova di lettura (numero maggiore di fissazioni e prevalenza di fissazioni non
accurate) che nella prova delle saccadi orizzontali (bassa accuratezza nella fissazione dei punti). I pazienti
DN-, ma non i controlli, con parole presentate a soglia (impendendo l’esecuzione di movimenti oculari),
manifestano errori lateralizzati a sinistra, esattamente come i pazienti DN+ in condizione di tempo illimitato. I
risultati suggeriscono che la DN, in particolare quando è caratterizzata da errori di omissione, anziché
essere un disturbo dissociato dalla NSU, derivi dalla copresenza di NSU ed un deficit oculomotorio.
Interfacce cervello computer ed abilità cognitive. Un caso di studio
1
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2
2
1
Riccio A. , Schreuder M. , Risetti M. , Dahne, S. , Tangermann M. , Mattia D.
1
2
Neuroelectrical imaging and BCI lab, Fondazione Santa Lucia, Roma, BBCI group, Machine Learning Lab,
Berlin Institute of Technology, Berlin, Germany
Un’ interfaccia cervello-computer (Brain Computer Interface, BCI) è uno strumento di comunicazione che
permette ad un individuo di inviare messaggi o comandi al mondo esterno senza sfruttare le normali vie di
output, quali i nervi periferici e i muscoli. Molte BCI sfruttano l’acquisizione di segnali elettroencefalografici
(EEG); tra questi alcuni sistemi analizzano il potenziale evento correlato P300 e lo traducono in segnale di
controllo (P300-BCI). Dal primo esperimento con un sistema P300-BCI (Farwell and Donchin, 1988) sono
state sviluppate e rifinite un gran numero di applicazioni. Una paziente di 48 anni (FD) con un ictus
ischemico tronco-encefalico ed un conseguente grave deficit motorio e di comunicazione ha partecipato alla
valutazione di due diversi sistemi P300-BCI: un BCI basato su di un paradigma uditivo (AMUSE, Schreuder
et al., 2011), ed un BCI basato su un paradigma visivo (photobrowser, Tangermann et al., 2011). FD è stata
sottoposta ad una valutazione neuropsicologica dell’attenzione selettiva, attenzione divisa, della memoria di
lavoro e delle funzioni esecutive. Le prestazioni ottenute nel controllo online delle due BCI hanno mostrato
una discrepanza che potrebbe essere spiegata dai deficit cognitivi di FD: deficit di attenzione e di memoria di
lavoro non le hanno permesso di affrontare il compito richiesto per controllare la BCI uditiva, che coinvolgeva
funzioni cognitive differenti rispetto al compito visivo, affrontato con successo. E’ importante considerare le
capacità cognitive dei potenziali utenti BCI al fine di sviluppare BCI flessibili ed adattabili ad esse e di
comprendere i limiti e le potenzialità di tali strumenti.
Potenziali evocati di natura linguistica: una chiave di accesso ai disturbi di coscienza?
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3
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1,4
5
1
Risetti M. , Formisano R. , Veser S. , Quitadamo L.R. , Astolfi L.1, , Toppi J. , Bianchi L. , Mattia D.
1
2
Neuroelectrical Imaging and BCI Laboratory, Fondazione Santa Lucia, Rome, Italy; Post-Coma Unit,
3
Fondazione Santa Lucia, Rome, Italy, Institute of Medical Psychology and Neurophysiology, University of
4
Tuebingen, Germany, Department of Computer Science and Systems, University La Sapienza, Rome, Italy
I pazienti con Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA) possono riportare un disturbo dello stato di coscienza,
come lo Stato Vegetativo (SV) e lo Stato di Minima Coscienza (SMC), caratterizzati rispettivamente
dall’incapacità o dalla minima capacità di risposta. Questo quadro clinico viene attribuito ad una grave
compromissione dell’output motorio o dell’iniziativa psicomotoria, che non consentono alcuna
manifestazione comportamentale. Le capacità cognitive dei pazienti con disturbo di coscienza risultano poco
note perché non valutabili. In particolare, la modalità verbale di approccio al paziente, anche durante la
valutazione clinica per mezzo di scale come la CRS-r, pone di fronte al dubbio circa loro capacità di
comprensione. Questo lavoro si propone di indagare la capacità di elaborazione semantica e sintattica di
questi pazienti, tramite un compito di ascolto di frasi, la cui parola conclusiva risulta semanticamente
adeguata o inadeguata rispetto al contesto (Kutas e Hillyard, 1980). Nei pazienti con lesione dell’emisfero
destro sono state evidenziate una N400 e una P600 (potenziali evocati che riflettono rispettivamente
l’elaborazione semantica e sintattica del linguaggio) paragonabili a quelle elicitate dei soggetti di controllo.
Nei pazienti con lesione cerebrale sinistra è stata riscontrata una latenza maggiore di entrambe le
componenti, ed una riduzione in ampiezza dell’N400. I risultati preliminari suggeriscono che questo
paradigma potrebbe essere sensibile a valutare le capacità di comprensione di questi pazienti, che non
risultano altrimenti accessibili. La raccolta di ulteriori dati, e la correlazione con estensione e sede delle
lesioni potranno fornire informazioni maggiori sulla tipologia di deficit associato a questi potenziali evocati di
natura linguistica.
18
Errori di omissione, sostituzione e addizione: dislessia da negligenza spaziale unilaterale in un
compito di lettura di parole
1,2,3
4
4
1
4
1,2,3
Ronchi R. , Algeri L. , Chiapella L. , Gallucci M. , Spada M.S. , Vallar G
1
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Università Milano-Bicocca, Dipartimento di Psicologia, Milano, Laboratorio di Neuropsicologia, Ospedale
3
4
San Luca, IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Milano; Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti di Bergamo”,
Bergamo;
La dislessia da negligenza spaziale unilaterale (DN) è un sintomo riscontrabile in compiti di lettura, in cui i
pazienti con lesioni cerebrali unilaterali commettono errori nella parte controlesionale della stringa di lettere.
Alcuni studi hanno analizzato la presenza e il tipo degli errori di lettura prodotti dai pazienti con negligenza
spaziale unilaterale (NSU) sinistra, esaminando la loro associazione con altre manifestazioni deficitarie della
sindrome. Tuttavia, nessuna ricerca ha analizzato la relazione fra la DN e i sintomi di tipo produttivo nei
pazienti con NSU. Questo esperimento indaga l’incidenza di diversi errori di lettura in pazienti con NSU e dei
comportamenti perseveratori in compiti di cancellazione; inoltre è stato analizzato se la presenza di DN risulti
associata a NSU più grave in test convenzionali. Hanno preso parte allo studio 60 pazienti con lesione
cerebrale destra, di cui 54 affetti da NSU: 29 dei 54 pazienti con NSU presentavano anche DN (16/29
perseveranti - 13/29 non perseveranti). In un compito di lettura di parole, i pazienti con DN e comportamenti
perseveratori producono un maggior numero di sostituzioni rispetto alle omissioni e addizioni; al contrario, i
pazienti con DN non-perseveranti producono un maggior numero di omissioni. Infine, i pazienti con DN
mostrano deficit di attenzione spaziale più gravi rispetto ai pazienti senza DN. In conclusione, in pazienti con
DN le perseverazioni sembrano maggiormente associate agli errori di sostituzione: considerando che la
sostituzione rappresenta un’attiva rielaborazione della parte controlesionale dello stimolo verbale, le
sostituzioni possono essere considerate errori di lettura di tipo “produttivo”.
Effetto della posizione dell’ intervallo nel compito di bisezione di intervalli numerici: uno studio in età
evolutiva
1,2
3
2
1,2
Rotondaro F. , Peris M. , Merola S. , Doricchi F.
1
2
Dipartimento di Psicologia, Università “La Sapienza”, Roma, Fondazione Santa Lucia IRCCS, Roma,
3
Department of Neuroscience and Neurorehabilitation Bambino Gesù Children's Hospital – IRCCS
In uno studio del 2009, utilizzando un compito di bisezione mentale di intervalli numerici, Doricchi e
collaboratori, hanno scoperto che a parita’ di lunghezza dell’ intervallo numerico, il bias di errore di bisezione
varia in funzione della posizione dell’ intervallo all’ interno della decina. Per intervalli grandi di 7 unita’ si ha
una regressione dell’errore verso il centro della decina: quanto più l’intervallo è all’inizio della decina tanto
piu’ il punto medio soggettivo viene spostato verso valori piu’ grandi del centro dell’intervallo mentre quanto
più l’intervallo è alla fine della decina tanto piu’ il punto medio soggettivo viene spostato verso valori piu’
piccoli del centro dell’intervallo. Al progressivo ridursi dell’ampiezza dell’intervallo a 5 o 3 unita’, lo stesso
bias mostra una progressiva regressione verso l’inizio della decina: tanto più l’intervallo è alla fine della
decina, tanto piu’ il punto medio soggettivo dell’intervallo e’ spostato verso valori inferiori al punto medio
effettivo. Qui, ci siamo proposti di esplorare se lo stesso fenomeno e’ osservabile in bambini di 3 diverse
fasce di eta’ : 2° elementare (7 anni), 3° elementa re (8 anni) e 5° elementare (10 anni). Abbiamo osse rvato
che in tutte e tre le fasce di eta’ era presente lo stesso fenomeno osservato negli adulti. Questi dati
suggeriscono che l’andamento dell’errore di bisezione numerica in funzione della posizione dell’ intervallo
nella decina, riflette delle proprietà di base della rappresentazione numerica e possa essere un indice
comportamentale dell’ andamento di compressione logaritmica che caratterizza la rappresentazione neurale
delle magnitudo numeriche.
Profilo neuro cognitivo in soggetti affetti da paraparesi spastica ereditaria tipo SPG3A.
Russo E., Trevisi E., Bortolot S., Possamai M., Martinuzzi. A.
IRCCS E. Medea – Polo Regionale di Conegliano – Treviso
Le paraparesi spastiche ereditarie (Hereditary Spastic Paraplegia – HSP) sono un gruppo di malattie
neurodegenerative caratterizzate da ipostenia progressiva e spasticità degli arti inferiori. La lesione
patologica principale riguarda il tratto corticospinale. Le HSP sono clinicamente e geneticamente eterogenee.
Da un punto di vista clinico la presenza di deficit cognitivi, che possono manifestarsi come disabilità
intellettiva e/o come declino delle capacità cognitive già acquisite, è incostante e descritta in alcune forme
molecolari. Nei pazienti con SPG7 non sono stati riportati deficit cognitivi, mentre nei pazienti con SPG4 si
nota una regressione cognitiva, simile ad una demenza sottocorticale, con assenza di afasia, agnosia e
acalculia, ma presenza di difficoltà nel processo di acquisizione di informazioni (Tallaksen et al., 2003;
19
McMonagle et al., 2004). Non risultano invece studi sul profilo neuro cognitivo in pazienti con SPG3A, una
forma pura dominante caratterizzata da esordio molto precoce. Il nostro campione è costituito da 5 soggetti
appartenenti allo stesso nucleo familiare affetti da SPG3A (M408V). Lo studio descrive il profilo cognitivo e
neuropsicologico, in particolare delle funzioni mnesiche, attentive, di pianificazione e degli apprendimenti, e
segue prospetticamente tali pazienti per 5anni. I risultati evidenziano un quadro cognitivo nella norma per i
due soggetti maggiorenni, per gli altri tre soggetti ai limiti della norma con profilo disarmonico ed un
progressivo peggioramento nelle abilità di performance. Non sono emersi significativi deficit neuropsicologici
in nessuno dei 5 soggetti, tuttavia nei soggetti più giovani si nota una caduta negli apprendimenti, in
relazione alle difficoltà di lettura (decodifica), alla comprensione e alla grafia. Tali deficit hanno importanti
cadute in ambito scolastico. Tale studio iniziale necessita di proseguire il monitoraggio nel tempo per
evidenziare l’eventuale insorgenza di deficit neuropsicologici e le ricadute in ambito scolastico.
Disgust processing in Body Integrity Identity Disorder
Sedda A., Bottini G.
Università degli Studi di Pavia
Disgust, representing an oral defense from potentially harming food, has also been identified as a common
reaction to violations of the ideal body “envelope” or exterior form (Rozin et al., 2009). In unimpaired subjects,
amputation images elicit disgust, as they are interpreted as violations of the normal body (Rozin, 2009). The
insular cortex, relevant for disgust processing (Phillips et al., 1997), has also been involved in the processing
of body representations (Berlucchi & Aglioti, 2010). Body Integrity Identity Disorder (BIID), a recently
identified condition characterized by the urgent, overwhelming desire for one (or more) intact limb to be
amputated (First, 2005), has recently been associated with a cerebral damage (McGeoch et al. 2011), and
the insula is thought to be one of the structures involved. We hypothesize that BIID subjects may manifest
with a selective impairment in disgust recognition and not only in body representation, given the role of the
insula in both processes. Four BIID male individuals were administered with a facial emotion recognition
(FER) task and a picture rating task. BIID subjects showed worse disgust recognition in the FER task
(p< .05) and rated amputation images in the rating task as less disgusting (p< .05) than controls. Even
though preliminary, our results seem to support an involvement of the insula in BIID, affecting not only body
perception but also emotional processing.
Lesion of the insular cortex reduces temporal discounting in humans
1,2
1,2
3
1,2
Sellitto M. , Ciaramelli E. , Mattioli F. , di Pellegrino G.
1
2
Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna, Bologna, Italy, Centro studi e ricerche in Neuroscienze
3
Cognitive, Polo Scientifico-Didattico di Cesena, Cesena, Italy, Riabilitazione Neuropsicologica, Spedali Civili,
Brescia, Italy
Choices frequently differ in the timing of their consequences. In such intertemporal choices, humans may
prefer small, immediate rewards over larger, delayed ones, reflecting temporal discounting of the value of
delayed outcomes. Recent findings have implicated the insular cortex in time-sensitive decisions, yet its
exact role remains unknown. Here, patients with lesions centred on the insular cortex, control patients with
lesions outside the insular cortex, and healthy individuals chose hypothetically between monetary smallersooner rewards and larger-later rewards. Results showed that patients with insular cortex lesion were more
willing to wait for the larger but later payoff, indicating reduced discounting of delayed outcomes. These
findings support the suggestion that the insular cortex is essential to update the representation of the
incentive value of outcomes in response to delays.
Elettrostimolazione intraoperatoria del lobo parietale. Addizione e Moltiplicazione
1
2
3
4
Semenza C. , De Pellegrin S. , Salillas E. , Della Puppa A.
1
2
3
Dipartimento di Neuroscienze, Clinica Neurologica, PD, Basque Center Cognition Brain and language, S
4
Sebastian, Azienda Ospedaliera, PD
Questo studio ha usato la stimolazione elettrica intraoperatoria per investigare sul rispettivo ruolo delle aree
parietali destre e sinistre (il Giro Angolare-AG-, il Solco Interparietale Orizzontale-HIPS- e il Solco
Interparietale Ventrale-VIPS-) nella addizione e nella moltiplicazione a una cifra. 4 pazienti, affetti da gliomi
di grado lieve (1 a sinistra e 3 a destra), hanno partecipato allo studio. Sono state somministrate due tipi di
operazioni: -addizioni (es., 4+7) -moltiplicazioni (es., 4x7) Ogni operazione doveva essere risolta entro 4
secondi dalla stimolazione. Ogni partecipante ha ricevuto tre blocchi di 14 addizioni e tre blocchi di 15
20
moltiplicazioni. In ogni sito di stimolazione il partecipante ha risposto a tre operazioni dello stesso tipo. Si
sono trovati siti positivi per l’addizione solo nella parte posteriore del giro angolare, bilateralmente. Siti
positivi per la moltiplicazione sono stati trovati bilateralmente nella porzione anteriore del giro angolare e
nello HIPS. Nessun sito positivo è stato trovato nel VIPS. Nei siti dell’emisfero sinistro la maggior parte degli
errori nell’addizione sembra riflettere una strategia di approssimazione, mentre gli errori nella moltiplicazione
sembrano determinati da uno sbagliato richiamo di un risultato affine (errore “di tabellina”). La tipologia di
errore dopo stimolazione all’emisfero destro non è altrettanto coerente. Questa è la prima volta che si indica
una localizzazione nell’addizione semplice nel giro angolare e che si rileva un distribuzione tra parte
posteriore e anteriore tra moltiplicazione e addizione, bilateralmente. Il diverso tipo di errore riflette il diverso
ruolo dell’emisfero sinistro e di quello destro.
Correlati neuroanatomici della aprassia costruttiva nella Malattia di Alzheimer
1
2,3
4,5
1
2
1
6
6
Serra L. , Fadda L. , Cercignani M. , Torso M. , Perri R. , Spanò B. , Castelli D. , Marra C. , Caltagirone
2,3
1
C. , Bozzali M.
1
2
Laboratorio di Neuroimmagini, IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma, Italia, Laboratorio di Neurologia
3
Clinica e Comportamentale IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma, Italia, Dipartimento di Medicina dei
4
Sistemi, Università di Roma ‘Tor Vergata’, Roma, Italia, Clinical Imaging Sciences Centre, Brighton,
5
6
Sussex Medical School, Falmer, UK, Istituto di Neurologia, Università Cattolica, Roma, Italia
Introduzione: L’aprassia costruttiva (CA) coinvolge differenti abilità cognitive ed è osservabile fin dalle prime
fasi della malattia di Alzheimer (AD). Scopi del presente lavoro sono valutare in pazienti AD con/senza CA
(AD-CA e AD): 1) se la CA è dovuta ad un deficit esecutivo o ad una disfunzione delle abilità visuo-spaziali;
2)investigare la presenza di differenti pattern di atrofia cerebrale. Metodi: 18 pazienti con AD-CA, 21 con AD,
27 soggetti di controllo (HS). Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad una batteria neuropsicologica e ad un
esame di MRI. I volumi T1-pesati sono stati processati secondo il protocollo ottimizzato per la Voxel-Based
Morphometry (VBM). Risultati: I pazienti con AD-CA rispetto agli AD erano equiparabili per gravità di
demenza e di compromissione funzionale, mentre mostravano prestazioni cognitive peggiori solo nei test
visuo-spaziali. La VBM ha rivelato nel confronto con gli HS aree differenti di atrofia nei pazienti con AD-CA
(bilateralmente nel precuneo, giro angolare, cingolo e giri orbitali laterali, e a destra nel cervelletto) e nei
pazienti con AD (bilateralmente nei giri sopramarginale e frontale inferiore, a sinistra nel giro temporale
superiore e nei giri temporale medio ed inferiore a destra). Nel confronto diretto tra i due gruppi di pazienti
quelli con AD-CA mostravano atrofia nei giri temporale superiore, paraippocampale e nel putamen a sinistra,
e nella corteccia orbito-frontale a destra. Conclusione: il presente studio conferma la presenza sia di una
vasta compromissione delle abilità visuo-spaziali che di un peculiare pattern di atrofia cerebrale in pazienti
con AD-CA.
Persistent and consistent confabulation in a patient with chronic confabulatory syndrome
1,2
3
3
3
4,5
Serra M. , Lunardelli A. , Mascagni M. , Pasavento V. , Dalla Barba G.
1
2
Dipartimento di Scienze della vita B.R.A.I.N. Università degli Studi di Trieste, Centre de Recherche de
3
l'Institut du Cerveau et de la Moelle épinière UMRS975 Paris; Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali
4
5
Riuniti di Trieste, Facoltà di Psicologia Università degli Studi di Trieste, Centre de Recherche de l'Institut du
Cerveau et de la Moelle épinière UMRS975 Paris and Service de Neurologie AP-HP Hôpital Henri Mondor
Créteil, France
We report a follow-up study of IG’s confabulatory behavior, a 61-year-old woman, who developed a striking
confabulatory syndrome following the rupture of a right internal carotid siphon aneurysm. Confabulations
were collected with a modified version of the Confabulation Battery (Dalla Barba, 1993b), which comprises
169 ± 5 questions tapping various aspects of semantic and episodic memory. IG confabulated in every
section of the battery and she maintained the same pattern of responses in each administration during a
period of one year. The most striking confabulatory tendency was observed in response to “Episodic
Memory”, “Episodic Plans” (personal events likely to happen in the future) and surprisingly for “I don’t know”
questions, both episodic and semantic (questions for which the predicted and most frequently observed
response in normal and confabulating subjects is ‘‘I don’t know’’), showing a singular confabulatory
hypermnesia (Dalla Barba, 2008). As far as the qualitative content, some persistent confabulations in
personal temporality sections were maintained over time, finding that hardly fits with the actual
neurocognitive theories. These observations are discussed in the framework of the Memory Consciousness
and Temporality Theory (Dalla Barba, 2002).
21
Frontal white matter lesions contribute more than grey matter changes in determining cognitive
deficits in patients with non-amnestic mild cognitive impairment
1
1
2
2,3
4
4
2,3
1
Torso M. , Serra L. , Perri R. , Fadda L. , Spanò B.1, Castelli D. , Marra C. , Caltagirone C. , Bozzali M.
1
2
Neuroimaging Laboratory, Santa Lucia Foundation, IRCCS, Rome, Italy, Department of Clinical and
3
Behavioural Neurology, Santa Lucia Foundation, IRCCS, Rome, Italy, Department of Neuroscience,
4
University of Rome ‘Tor Vergata’, Rome, Italy, Institute of Neurology, Università Cattolica, Rome, Italy;
Background: Non-amnestic mild cognitive impairment (na-MCI) represents a peculiar clinical phenotype that
differs, in terms of clinical evolution, from the amestic MCI form. White Matter Hyperintensities (WMHs) are
more frequent in patients with MCI than in healthy subjects (HS). Nevertheless, their putative role in
neurodegeneration remains unclear. Aims: To investigate the role of WMHs in accounting for the
clinical/neuropsychological features of na-MCI. Methods: Fifteen na-MCI patients (all with executive
dysfunctions and Hachinsky score<4) and 15 HS underwent clinical/neuropsychological assessment and
MRI at 3T, including T1-weighted volumes for quantification of grey matter parenchymal-fraction (GMPF) and
proton-density/T2-weighted scans for WMH anatomical localization and volume (WMHvol) assessments.
WMHs were first classified as periventricular (PVH) or deep (DWMH), and then as frontal (FWMH), temporoinsular (TIWMH), parieto-occipital (POWMH), or in the basal ganglia (BGWMH). Regression models were
used to assess the contribution of GMPF, lesion characteristics, and vascular risk factors in accounting for
patients’ characteristics. Results: na-MCI patients were not significantly different from HS in GMPF.
Conversely, they showed a significantly higher WMHvol in the whole brain, and a greater DWMH extension
in the frontal lobes. Regression analyses revealed the presence and extension of FWMH as best predictors
for patients’ performance at tests for executive functions. Conclusions: The present study suggests a
prominent role for FWMH in the pathophysiology of na-MCI patients. This contribution is apparently
unrelated with patients’ demographic characteristics and vascular risk factors. Further studies, using
quantitative MRI techniques are needed to better clarify the relationship of FWMH between FWMH and
neurodegeneration.
Percezione di facce e corpi in un paziente prosopagnosico: Evidenze neuropsicologiche e di
neuroimmagine funzionale.
1,2
3
Urgesi C. , Moro V.
1
2
3
Dipartimento di Scienze Umane, Università di Udine, IRCCS E. Medea, Dipartimento di Filosofia,
Pedagogia e Psicologia, Università di Verona
La percezione dei segmenti facciali e non facciali del corpo fornisce informazioni cruciali su identità, azioni e
emozioni degli altri individui. Nonostante faccia e corpo siano anatomicamente parte dello stesso oggetto, la
loro elaborazione sembra essere sottesa da differenti sistemi neurali nella corteccia occipito-temporale
laterale (occipital face area, OFA, e extrastriate body area, EBA) e mediale (fusiform face area, FFA, e
fusiform body area, FBA). La segregazione anatomo-funzionale tra OFA e EBA è stata dimostrata da studi di
stimolazione cerebrale , mentre meno chiara è quella tra FFA e FBA. D’altro canto, la possibile associazione
tra prosopagnosia e deficit nel riconoscimento visivo del corpo rimane ancora da comprendere a pieno. In
questo studio abbiamo indagato con valutazione neuropsicologica e fMRI la percezione di volti e corpi in un
paziente prosopagnosico (MF). A sei mesi dall’evento acuto MF presentava un severo disturbo di
riconoscimento dell’identità di volti e corpi, mentre il riconoscimento delle espressioni emozionali corporee e
facciali era relativamente risparmiato. A 18 mesi, si evidenziava il recupero nel riconoscimento dell’identità
dei corpi, ma non dei volti, confermato anche da un selettivo effetto di inversione dei corpi. L’abilità di
riconoscimento emozionale, invece, risultava invariata. Tale quadro comportamentale trova un preciso
riscontro nei risultati fMRI, che dimostrano, ai margini della lesione, attivazioni consistenti di EBA/FBA, ma
non di OFA/FFA. Lo studio documenta un caso di recupero differenziale delle processi cognitivi e dei
correlati neurali della percezione di corpi ma non di volti, confermando la dissociazione anatomo-funzionale
tra le loro rappresentazioni nella corteccia occipito-temporale.
Open Space is growing: the evolution of a transprofessional method in a rehabilitation centre
Vestri A., Pizzighello S., Lamponi J., Peruch F., Verticilo L., Paparella G.
IRCCS "E.Medea" Polo Regionale Veneto - Sede di Pieve di Soligo
The “Open Space” rehabilitational method is based on transprofessional interventions (cognitive
rehabilitation, physical therapy, speech therapy, occupational therapy, educational intervention) and it is
developed in an environment shared from different professionals and different patients. We aim to present a
comparison between the first phase of the “Open space” (from 2009 to 2010) and its second phase (from
22
2011 to now). In the first phase the different interventions were planned by the professionals: they were free
to organize the daily patient activities using together a general panel. In the second phase, we introduced a
structured planning of each intervention, including overlapping of professionals. The second phase had
immediately greater costs because a neuropsychologist dedicated 6 hours per week to the interventions
planning on the bases of clinical needs and professionals indications. We compared all the inpatients who
suffered from Brain Injury requiring neurorehabilitation during the 2011 and 2012 (N=10) with a paired
sample of patients extracted from the first phase. The control group was paired for the etiology, the age at
the beginning of rehabilitation, the initial level of Mini Mental State Examination, Disability Rating Scale,
Functional Independence Measure, Level of Cognitive Functioning and Barthel Index. We found that both
groups had equally improved in all the measures at the discharge, but noteworthy, the main length of the
rehabilitation time was almost halved in the second phase, reducing from a mean of 153.1 days to a mean of
85.5 (t(18)=2.13, p<.05). Since the costs per patients are considered for each day of recovery, in the second
phase we obtained a great reduction of global costs with the same efficacy of intervention. This result
suggests that the Open Space method, based on an transprofessional approach, improves in its efficiency
when an expert is dedicated to the planning of complex intervention.
Il contributo della cinestesia nel riconoscimento del sé motorio
1,2,3
4
4
4
2,5
1,3,6
Zamagni E. , Moubarak S. , Pham M.T. , Moreau R. , Frassinetti F. , Farnè A.
1
INSERM U1028, CNRS UMR5292, Lyon Neuroscience Research Centre, ImpAct Team. F-69000, France;
2
3
Psychology Department, University of Bologna, I-40127, Italy; University Claude Bernard Lyon I, F-69000,
4
5
France; CNRS UMR5005, INSA de Lyon, Laboratoire Ampère, F-69100, France; Fondazione Salvatore
Maugeri, Clinica del Lavoro e della Riabilitazione, IRCCS – Istituto Scientifico di Castel Goffredo, I6
46042,Italy; Hospices Civils de Lyon, Hôpital Henry Gabrielle, Mouvement et Handicap, F-69000, France.
La propriocezione è sufficiente per riconoscere un’azione come propria? Per rispondere a tale domanda
abbiamo impiegato un esoscheletro concepito per accompagnare il movimento volontario dell’arto superiore
in compensazione gravitaria totale. L’esoscheletro registrava la cinematica dei movimenti del braccio e
permetteva la loro riesecuzione. In una fase pre-sperimentale sono state registrate le azioni dei partecipanti
mentre indossavano l’esoscheletro sul braccio della mano dominante (destra). Le azioni consistevano in
movimenti di prensione di una palla da tennis posta davanti a loro. Nella fase sperimentale, l’esoscheletro
riproduceva una per volta in ordine casuale le azioni registrate precedentemente, in tre diverse situazioni:
propriocettiva, visiva egocentrica e visiva allocentrica. Nella condizione propriocettiva il partecipante era
bendato e indossava l’esoscheletro che muoveva passivamente il suo braccio destro. Nelle condizioni visive
il soggetto osservava il braccio robotico muoversi (senza indossare l’esoscheletro), da una prospettiva
egocentrica o allocentrica. In ciascuna condizione metà dei movimenti riprodotti apparteneva al soggetto
sperimentale metà appartenevano ad un altro partecipante. I partecipanti hanno svolto due compiti finalizzati
a verificare il riconoscimento dell’appartenenza di un movimento in modo esplicito od implicito. I soggetti
sono risultati accurati nell’attribuire l’appartenenza dei movimenti sulla base della pura cinestesia. Tale
capacità risultava comparabile a quando i partecipanti potevano avvalersi della sola informazione visiva, a
condizione di vedere i movimenti da una prospettiva egocentrica e di svolgere il compito implicito di
riconoscimento dei propri atti motori. Questi risultati dimostrano che il cervello umano è in grado di valutare
efficacemente l’appartenenza di un’azione basandosi esclusivamente sulle informazioni di tipo cinestesico.
Dissociazione tra conoscenza e comportamento morale nei pazienti con malattia di Alzheimer e
Degenerazione Lobare Fronto-Temporale
1
1
1
1
2
1
1
Zucchelli M. , Morlini M. , Ferrari E. , Tondelli M. , Molinari M.A. , Nichelli P. , Benuzzi F.
1
Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze, Università di Modena e Reggio Emilia,
2
A.U.S.L. Modena
Introduzione. L’uomo coopera con gli altri individui attraverso il rispetto di norme condivise. Numerosi studi in
letteratura evidenziano come a seguito di patologie dementigene quali la malattia di Alzheimer (MA) e la
Degenerazione Lobare Fronto-Temporale (DLFT), i pazienti sviluppino importanti difficoltà di comportamento
sociale quali la violazione delle norme. Scopo dello studio è stato indagare la conoscenza e il rispetto delle
norme sociali in questi pazienti. Metodi. Soggetti: 8 pazienti MA (3m; età media:71,75 aa; scol 5-18 aa); 6
DLFT (4m; età media:68 aa; scol 5-18 aa) agli stadi iniziali (MMSE MA=24,82; DLFT=25,84); 16 soggetti di
controllo (6m), di pari età e scolarità. E’ stato somministrato un test costituito da 40 storie contenenti una
violazione della norma oppure il suo adeguamento; i soggetti dovevano indicare se avrebbero eseguito il
comportamento e quanto lo ritenessero appropriato. Con riferimento al comportamento del paziente, lo
stesso test è stato somministrato ai caregiver. Risultati. Non sono emerse differenze nei punteggi assegnati
23
dai pazienti e dai controlli. I pazienti MA hanno però prodotto un numero significativo di confabulazioni a
contenuto personale, tipiche della patologia. Nonostante l’esiguo numero di caregiver partecipanti, le
dichiarazioni fornite indicano una maggior violazione delle norme sociali, rispetto a quelle dichiarate dai
pazienti. Discussione. I risultati indicano una dissociazione fra conoscenze morali del paziente (conservate)
ed effettivo comportamento (compromesso).
24