2006 Teatro Municipale Valli, 6 febbraio 2006 quartetto arditti irvine arditti violino ashot sarkissjan violino ralf ehlers viola lukas fels violoncello Leos Janácek Quartetto n. 1 “La Sonata a Kreutzer” QUARTETTOARDITTI IRVINE ARDITTI violino ASHOT SARKISSJAN violino RALF EHLERS viola LUKAS FELS violoncello I. Adagio. Con Moto II. Con Moto III. Con Moto IV. Con Moto Hanspeter Kyburz String Quartet Polyphonic - Solo: violin 1 - Integrative - Polyphonic - Integrative - Solo: cello - Integrative Polyphonic - Solo: viola - Polyphonic - Solo: violin 2 - Integrative [intervallo] Luca Francesconi Quartetto n. 4 “I voli di Niccolò” Teatro Municipale Valli, 6 febbraio 2006, ore 20,30 I. II. Folk Dance III. [Lunare] IV. Dyonisian Bela Bartók Quartetto n. 4 Edizioni del Teatro Municipale Valli I. Allegro II. Prestissimo, con sordino III. Non troppo lento IV. Allegretto pizzicato V. Allegro molto un saggio di Roberto Favaro Janácek intrecci Janácek. Il poeta del realismo slavo, in “Musica-Dossier” n. 20, Firenze 1988, Giunti. Luigi Nono, Scritti e colloqui, Milano 2001, Le Sfere Ricordi. Giordano Montecchi, I Quartetti di Bartók, in “Bologna Festival”, 1998. Lev Tolstoj, La Sonata a Kreutzer, 1991 Torino, Einaudi. Enzo Siciliano, Carta per musica, Milano 2004, Mondadori. Carmelo Di Gennaro, La fede nel progresso, in “Amadeus” n. 67. www.sistemamusica.it/2004/febbraio/22.htm Bartók (al pianoforte), con Joszef Szigeti e Benny Goodman Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2006. A cura dell’Ufficio stampa, comunicazione e promozione. Ricerche e documentazione a cura di Giulia Bassi. saggio Artefice e protagonista straordinario non solo della storia musicale ceca — in questo senso diretto continuatore del lavoro di Bedrich Smetana e Antonín Dvorák — ma della più ampia e generale vicenda compositiva a cavallo tra 800 e 900, Leós Janácek si distingue per una serie di caratteri qualificanti e distintivi. Artista dalla modernità visionaria e al tempo stesso solidissimo teorico, instancabile ricercatore, didatta, esploratore della tradizione musicale etnica, analista e studioso dei caratteri melodici, ritmici, cadenzali della lingua morava, Janácek percorre un tracciato originale e unico, che pur manifestando non poche analogie con le contemporanee esperienze delle prime avanguardie storiche, traccia un solco destinato a influenzare non pochi artisti del XX secolo, primo fra tutti l’ungherese Béla Bartók. E per cogliere in pieno la densità e la ricchezza propositiva di Janácek, occorre insistere proprio su questa morfologia stratificata e polidimensionale del suo lavoro musicale. Con, al centro, l’eterodossa convinzione che il suo lavoro di musicista possa attuarsi solo nella interrelazione di questi strati e di queste diverse direzioni operative, nella permeabilità di tutti questi campi di presenza sonora: come detto, la composizione originale, la musica etnica, la teoria e l’analisi, infine la musicalità della parola e della lingua parlata morava. Ed è proprio quest’ultima il vero epicentro e il concreto polo di espansione creativa nell’intera poetica janácekiana. Così, infatti, scrive il compositore moravo nel 1918: “Se la melodia della lingua parlata, sede della fornace emozionale, è come il fiore di una ninfea acquatica, nondimeno essa germoglia, fiorisce e si disseta dalle radici, le quali a loro volta vagano nelle acque della mente”. Ma questa speciale attenzione di Janácek per la curvatura melodica del parlato moravo, aggregata alla rilevazione dei caratteri ritmici, intonativi, timbrici della parola parlata e non cantata, trascina all’interno della composizione intrecci Avevo in mente una povera donna, tormentata, battuta e ammazzata, di cui lo scrittore russo Tolstoj ha narrato nella Sonata a Kreutzer. (Janácek) Guardai... il suo volto livido e sfatto e per la prima volta dimenticai me stesso, i miei diritti, il mio orgoglio, e per la prima volta vidi in lei un essere umano. E allora tutto quanto mi aveva arrecato offesa mi parve cosa meschina, tutta la mia gelosia, e invece così grave quello che avevo fatto, tanto che avrei voluto appoggiare il mio viso sulla sua mano e dire: ‘perdonami!’, ma non osai farlo. (Frasi del romanzo di Tolstoj sottolineate in rosso da Janácek) Prendiamo questa Sonata a Kreutzer, il primo Presto: si può forse suonarlo in un salotto, in mezzo alle signore scollate, questo Presto? Suonarlo e poi applaudire e poi mangiare un gelato e parlare dell’ultimo pettegolezzo? (Lev Tolstoj) Janácek diceva di ascoltare le musica che si cela nelle parole, la vibrazione infallibile capace di rivelare ciò che vuol restare celato nel fondo dell’anima. (Luigi Nono) musicale una più vasta attenzione per il paesaggio sonoro. Janácek studia così, e trascrive in note, il canto degli uccelli, il mormorio dei ruscelli, le sonorità marine, affermando un atteggiamento compositivo di grande modernità, dove la stratificazione di segni sonori implica una riorganizzazione musicale consapevole della vastità degli orizzonti psicologici e ambientali di cui il suono si fa veicolo privilegiato. Da questa prospettiva, il musicista moravo ricompone e raffigura un intero mondo, il mondo dell’individuo, quello esterno e quello della sua più profonda e intensa esistenzialità, la cui drammatizzazione deriva dalla capacità del parlato e del paesaggio sonoro più in generale (riconcepiti sul piano compositivo) di far emergere le diverse espressioni, anche le più profonde e nascoste, della soggettività. Così, aggiunge, “le curve melodiche del linguaggio nel modo usato nella parola parlata sono un riflesso diretto della vita”. Il Quartetto n. 1 è un formidabile punto di convergenza e aggregazione di queste diverse istanze creative e poetiche. Scritto di getto nell’arco di appena una settimana (30 ottobre - 7 novembre 1923) su richiesta del Quartetto Boemo ed eseguito per la prima volta a Praga dalla stessa formazione il 14 ottobre 1924, questo capolavoro della musica del 900 trascrive in musica le dinamiche tragiche e complesse di un capolavoro della narrativa russa, La sonata a Kreutzer scritta da Lev Tolstoj nel 1889-90 e che già nel 1908 aveva ispirato Janácek nella composizione del Trio con pianoforte. La storia, come è noto, racconta la confessione che il protagonista fa in treno, a un occasionale compagno di viaggio, dell’omicidio della moglie rea di averlo tradito con un amico di famiglia, violinista dilettante e talentuoso. L’adulterio s’infiamma, si brucia e si consuma, nel romanzo, sulle note della celebre e bellissima Sonata per violino e pianoforte op. 47 che Beethoven dedica nel 1803 al violinista francese Rodolphe Kreutzer. La trasposizione multipla, il rimbalzo da un piano linguistico all’altro, la proliferazione di senso che si materializza infine nel Quartetto di Janácek produce una serie di rifrazioni affascinanti: Beethoven che elabora questo suo itinerario di emozioni sonatistiche; Beethoven che, utilizzato da Tolstoj, accompagna e ispira con i suoi suoni la vicenda russa, ne riempie le pagine, ne avvolge le parole insieme alle drammatiche e perturbate esistenze da esse raffigurate; infine il racconto dello scrittore russo che ridiventa musica attraverso il gesto e la cifra compositiva di Janácek. Dal piano affettivo e dalle motivazioni creative della Sonata a Kreutzer, Janácek estrae la materia viva, incandescente, per la sua intensa drammaturgia quartettistica. Le parti strumentali, organizzate in una sequenza di quattro movimenti che strutturano temporalmente i nodi estremi di questo insaziabile dramma di odio e amore, sono chiamate ad assolvere, tecnicamente ed emozionalmente, a un compito gravoso: restituire all’ascoltatore la densità della vicenda, ovvero dei suoi piani emotivi più rilevanti, sfuggendo, come fa e chiede Janácek, a qualsiasi didascalismo descrittivo, ma distillando i piani articolati di queste vite simboliche, del loro mondo interiore ed esteriore. Gli archi sono così, di volta in volta, secondo un piano progettuale che scardina qualsiasi formalismo prevedibile, personaggi che agiscono e parlano, atmosfere psicologiche in cui il dramma si svolge e si consuma, rimandi a una contestualità ambientale più ampia. La forma, trattata da Janácek in modo assai libero, intercala cellule tematiche ricorrenti (che sembrano a volte vivaci danze trasfigurate o motivi sentimentalmente appassionati) a una frammentazione continua in moduli contrastanti, effetti dissonanti e lacerazioni timbriche in una scrittura del tempo quanto mai intricata e discontinua, un mosaico di particelle tematiche e di grovigli contrappuntistici dotato tuttavia di una più pro- Janácek si oppone alla musica romantica... non le rimprovera di esprimere gli stati d’animo, ma di avere fallito in questo tentativo; di avere barato, di averci proposto luoghi comuni, atteggiamenti, pose, anziché svelarci la nudità dei sentimenti. Egli vuole dunque strappare la maschera alla verità. Per questo non rifiuta la musica come espressione, ma vuole invece bandire ogni nota che non sia espressione pura e semplice. In questo modo Janácek ottiene una struttura musicale di un’espressività e di un’economia inaudite. (Milan Kundera) L’avanguardia praghese non esistendo nella società ceca l’aristocrazia e la grande borghesia, era assai più vicina alle persone semplici al mondo del lavoro, alla natura... Quale altra opera meglio di quella del compositore Leos Janácek, potrebbe illustrare il carattere originale del modernismo ceco, la sua avidità di concretezza, il suo carattere plebeo? Con Kafka egli è la più grande personalità dell’arte moderna del proprio paese. (Milan Kundera) Grazie al suo piacere per la differenza e per la riflessione sui processi, ma grazie anche alla fusione compositiva di pensiero strutturale (di matrice tedesca) e sensualità sonora (di matrice francese), l’estetica e la musica di Hanspeter Kyburz sono molto di grande attualità. (Patrick Müller, “Dissonance”) fonda coesione musicale e psicologica. Armonicamente spinto verso le tensioni più avanzate dell’espressività dell’epoca, il Quartetto n. 1 svolge via via il suo percorso, lo dipana nel secondo movimento attraverso un ritmo di Polka (simbolicamente aderente al modello popolare locale), lo estremizza drammaticamente nel punto culminante della storia, all’altezza del terzo movimento, lo conduce all’epilogo, all’ultimo atto della tragedia che infine si dissolve nel quarto e conclusivo movimento. Il Quartetto per archi di Hanspeter Kyburz, una delle voci più significative e convincenti della nuova musica di oggi, è una composizione recente. Commissionato da Musica Strasbourg e dal Berliner Festspiele questo primo approdo di Kyburz al genere quartettistico viene terminato nell’estate del 2004 ed eseguito dal Quartetto Diotima in prima assoluta alla Berliner Philharmonie e al Parlamento Europeo di Strasburgo rispettivamente il 9 e il 30 settembre dello stesso anno. Il principio compositivo alla base di questo lavoro parte da un’idea iniziale condotta attraverso una sistematica, complessa elaborazione sia dei processi formali sia della texture, secondo il termine e il parametro linguistico così ampiamente esplorato dalle ultime generazioni di musicisti. Kyburz segue tre principi costruttivi: uno di polarizzazione figura/sfondo, secondo la prospettiva solista/accompagnamento (Kyburz chiama questo modo “solistico”); uno, opposto a questo, di omogeneizzazione e uniformità fonica (che Kyburz chiama “integrativo”); infine, in posizione mediatrice, un terzo principio per così dire contrappuntistico e polifonico, in cui le singole individualità solistiche, gli specifici modi esecutivi coabitano nel tempo dell’esecuzione. Nella densa o rarefatta tramatura sonora che ne risulta, i quattro strumenti ad arco e i quattro esecutori sono portati a partecipare ognuno con il proprio idioma specifico proiettando dentro lo spazio della composizione una serie di rotture derivate dal particolare modo d’esecuzione e dalla sequenzialità o sincronizzazione dei cambiamenti che producono molteplici stati di tensione. Dato che ad ogni strumento è destinato uno spazio solistico, si possono rilevare quattro aree, ognuna delineata morfologicamente dalle qualità specifiche delle singole identità strumentali. Alternate alle sezioni solistiche, in uno schema non rigido o prevedibile ma proiettato a formare arcipelaghi sonori e costellazioni in continua trasformazioni, l’ascoltatore vedrà succedersi i diversi approcci costruttivi, quello solistico, quello polifonico, infine quello integrativo. Altra voce tra le più ricche e stimolanti della nuova musica di oggi è quella di Luca Francesconi, proposto in questo concerto con il suo Quarto quartetto “I voli di Niccolò”. Anche questo lavoro, come il precedente di Kyburz, è di recentissima composizione. Eseguito in prima assoluta il 26 ottobre 2005 dal Quartetto Arditti nell’ambito della rassegna “Paganiniana 2005” presso il Teatro Carlo Felice di Genova, questo lavoro di Francesconi è basato su una serie di elaborazioni di frammenti tratti dalle opere di Niccolò Paganini. Come ha spiegato lo stesso compositore “I voli di Niccolò” è un “lavoro imprevedibile, come lo era Paganini. Perché è acrobatico ma serissimo al tempo stesso. Volante, ma complesso. Radicato nella tradizione quartettistica (e violinistica in particolare) ma anche immerso nell’energia dionisiaca della musica popolare. Duro a volte, ma sempre con una storia da raccontare. Anche con un briciolo di ironia (il secondo movimento reca il sottotitolo Folk Dance, mentre l’ultimo movimento Dyonisian)”. Composto tra giugno e settembre del 1928, eseguito per la prima volta a Budapest il 20 marzo Io racconto sempre una storia. Musicale, ma è una storia, è teatro. Il computer è un utilissimo elettrodomestico e come tale lo uso. Ma la parte più difficoltosa e, posso dirlo, dolorosa, è l’elaborazione della struttura del pezzo. Se poi uso la matita, il pianoforte o il MacIntosh, l’utensile più prezioso sta sempre all’interno della scatola cranica. E, mi lasci dire anche questo, senza cuore nulla serve. (Luca Francesconi) Si dice che questi quartetti non siano complessivamente all’altezza del miglior Bartók: è un giudizio che non condivido. Si tratta di pagine di altissima qualità lirica, tessute di quel ritmo “parlato”, a-melodico, in cui Bartók è stato maestro. Ma c’è di più. Ho detto del carattere presago della sua musica. È accaduto a questo musicista di presentire il crescente disastro della civiltà europea, di vederne le forme d’arte, la musica in particolare via via disfarsi per valori e significato, annientarsi con il radicarsi delle dittature. Tutto questo è racchiuso con straziato dolore nei quartetti. (Enzo Siciliano) del 1929, il Quarto quartetto per archi di Béla Bartók si colloca in una posizione nevralgica nell’arco dell’intero percorso creativo del musicista ungherese. Punto di arrivo, di acquisizioni e di convergenze stilistiche, oltre che ultima grande composizione realizzata entro gli anni 20, il Quarto quartetto si pone in una posizione speciale, da cui poter osservare i traguardi di quella lunga fase esplorativa, matura e già personalizzata nel campo dei diversi linguaggi compositivi che si era aperta con il balletto Il Mandarino meraviglioso del 1919. In questo decennio, la musica di Bartók vive una profonda maturazione sintetizzabile da un lato nell’abbandono di qualsiasi strascico romantico, dall’altro nell’assorbimento e nella piena metabolizzazione della musica etnica non solo ungherese, fatta ora incontrare e dialogare con tre delle maggiori tendenze compositive europee dei primi decenni del 900: l’Espressionismo della scuola viennese di Arnold Schönberg, con la sua completa riconsiderazione delle strutture armoniche e con la piena emancipazione dell’atonalità e della dissonanza; la complessità ritmica e timbrica promossa in vari ambiti musicali riconducibili in vario modo alla poetica artistica del fauvismo e del cubismo; infine il Neooggettivismo con le diverse ramificazioni neoclassiche di Igor Stravinskij o funzionali di Paul Hindemith. Calato in questo contesto, assorbite queste diverse cifre compositive paradigmatiche della modernità tecnica e sonora, Bartók procede con massima tensione creativa verso una personalissima caratterizzazione in cui manifestare tutta la propria immaginazione artistica, identificabile ora in un idioma musicale inedito, in una inflessione e sintassi che coniugano i diversi grandi temi del suo intero mondo sonoro. Il Quarto quartetto rappresenta, in questo processo evolutivo, il conseguimento dell’equilibrio, il punto da cui è possibile intravedere gli infiniti orizzonti di questa originalità, con uno sguardo ampio che raccoglie in sé l’interezza di questo universo musicale, della sua intensità, delle sue visioni. La complessità di questa elaborazione si coniuga al tempo stesso con elementi di più stringente rigore formale e architettonico, oltre che con attraversamenti emotivi di comunicativa pregnanza, come nella suggestiva Elegia del terzo movimento, o nella splendida Serenata del quarto. Il Quartetto è in cinque movimenti, organizzati nella forma ciclica e simmetrica cosiddetta ad “arco”, ovvero nella sequenza A-B-C-B-A, secondo una ritmo di specularità (o di andata e ritorno) costruito intorno al perno centrale del terzo movimento. Le associazioni parentali tra i movimenti si sviluppano talvolta intorno ad analogie strutturali e cinetiche che lasciano tuttavia aperta la strada a nette distinzioni di contenuto, come tra primo e quinto movimento, laddove da un lato l’astrattismo formalistico si confronta dall’altro con una incandescente atmosfera di danza ungherese; o si tratta di associazioni costruite intorno a una matrice tematica comune, come tra secondo e quarto movimento, laddove per tema tuttavia si deve intendere un materiale eterogeneo, spesso, secondo il paradigma musicale di Bartók, basato su cellule destinate a far scaturire, attraverso processi elaborativi (espansione e contrazione degli intervalli, varianti cromatiche o diatoniche, inversioni, frammentazioni, decostruzioni ritmiche), l’insieme delle idee tematiche più consistenti. Questo progetto di corrispondenze e di simmetrie tra movimenti non si basa tuttavia su una polarizzazione meccanica o statica, bensì su una dialettica dinamica e insieme drammatica, dove le grandi questioni della poetica bartókiana trovano una realizzazione estetica che supera il puro esercizio tecnico in un dispositivo drammaturgico formidabile, fondato sulla interlocuzione tra un interrogare e un rispondere, tra una tensione e una distensione, tra una negatività e una positività. Lo studio di tutto questo materiale sulla musica popolare, fu per me di importanza decisiva, perché mi suggerì la possibilità di un’emancipazione completa dall’egemonia del sistema tonale esistente fino ad allora. (Bartók) L’uso delle possibilità diatoniche conduceva alla liberazione dell’oramai appesantita scala tonale e, conseguenza finale, alla disposizione assolutamente libera di ciascun grado del nostro sistema cromatico di 12 suoni. (Bartók) I Quartetti di Bartók, vi inchiodano con la ferrea solidità della loro costruzione, ma non possiedono nessuna vocazione strutturalista; grondano di forza espressiva e non sono neppure lontanamente espressionisti; irradiano un’aura di classicità eppure sono estranei a qualunque classicismo; suonano nuovissimi e provocatori pur senza abbandonarsi mai allo sperimentalismo; dipanano una loro contabilità pur senza nessuna concessione al melodico, vi inondano di accenti appassionati, ma non vi troverete un’oncia di sentimentalismo; trasudano umori popolari, ma distano leghe da ogni folklorismo. (Giordano Montecchi) Così, attraversata da una evidente propensione contrappuntistica, l’architettura del Quarto quartetto risulta dunque segnata, da un lato, da un rigore logico e costruttivo, al quale dall’altro si associa tuttavia (o nel quale si innerva splendidamente) tutta la rete delle complesse e radicali strategie compositive bartokiane, in ordine alla materia timbrica, alle tecniche esecutive, ai rimandi tematici o atmosferici di intenso lirismo. Così, tra secondo e quarto movimento assistiamo a una ricerca timbrica speciale, portata al limite del rumore, con inconsuete tecniche esecutive e innovative strategie di produzione del suono, come il pizzicato del quarto movimento (destinato nel tempo a consolidarsi come contrassegno sonoro codificato), ottenuto con un’azione talmente energica da portare la corda vibrante a battere sulla tastiera così da ottenere un inedito e sincopato effetto percussivo. Ma poi ci sono tutti gli altri moduli coloristici e timbrici che fanno di questo Quartetto un vero e proprio terreno di invenzione e insieme antologia di repertori esecutivi: il perturbante, fantastico — demoniaco è stato anche detto — effetto del glissando, la fantasmatica produzione di tremoli opachi o suoni velati, così come mostra in particolare il secondo movimento con la sua natura straniante, perturbata e onirica di suono polverizzato e insieme incandescente. Così ancora la lentezza dilatata del movimento centrale mostra due piani sonori prospettici dove al figurativismo evocativo della melodia di matrice ungherese si retropone uno sfondo di delicatissima e al tempo stesso stratificata matericità che via via si frantuma in una miriade di oggetti sonori volatili destinati infine a ricomporsi nella quieta unità iniziale, stimolando lo spazio immaginario del nostro ascolto secondo un ulteriore itinerario di simmetria formale. Al centro (spaziale e temporale insieme) dell’intera composizione si colloca, così, questo Non troppo lento, cuore e insieme regolatore del giusto quartetto arditti itinerario ricettivo, punto esatto di attrazione e di repulsione tra le due coppie di movimenti che lo circondano. Questa matura, nuovissima immaginazione drammaturgica espressa da Bartók in questo suo Quarto quartetto disvela alla storia della musica strade inedite e ancora inesplorate di una messa in scena del suono e della forma strumentale in cui come detto coabitano diversi segni della modernità novecentesca distillati infine in una materia compositiva mai prima realizzata. Il Quartetto Arditti (da sin.: Fels, Arditti, Sarkissjan, Ehlers) Bartók fa i conti ideologicamente e stilisticamente con il proprio passato creando al tempo stesso un linguaggio e una tecnica musicale che illumineranno l’arte del ventesimo secolo. (György Kroo) Il Quartetto Arditti gode di fama mondiale grazie alle sue raffinate interpretazioni di musica contemporanea. Diverse centinaia di quartetti sono stati composti per l’ensemble fin dal 1974, anno della sua fondazione ad opera di Irvine Arditti. Queste opere hanno lasciato un segno nel repertorio del XX secolo e hanno assicurato al Quartetto Arditti un posto nella storia della musica. Le prime mondiali di compositori come Birtwistle, Cage, Carter, Dillon, Ferneyhough, Gubaidulina, Harvey, Hosokawa, Kagel, Kurtág, Ligeti, Nancarrow, Scelsi, Stockhausen e Xenakis mostrano la vastità del repertorio del Quartetto Arditti. L’ensemble ritiene che una stretta collaborazione con i compositori sia vitale per il processo di interpretazione della musica moderna e quindi cerca sempre di lavorare con ogni compositore di cui suona la musica. L’impegno del Quartetto per l’educazione è evidente nelle master class e nei laboratori per giovani musicisti e compositori di tutto il mondo. Dal 1982 al 1996 i membri del quartetto sono stati “resident string tutors” ai Corsi Estivi per la Nuova Musica di Darmstadt. L’estesa discografia del Quartetto Arditti comprende più di centotrenta registrazioni, di cui 42 pubblicate per l’etichetta francese “Naïve Montaigne”. La serie presenta opere di compositori contemporanei, così come la prima registrazione integrale in digitale dei quartetti della Seconda Scuola Viennese. Fra le registrazioni più recenti, l’Helicopter Quartet di Stockhausen. L’integrale dei Quartetti di Berio è stata registrata in presenza del compositore, poco prima della sua scomparsa. L’ultimo cd comprende musiche di Cage, Fedele, Finsterer, Frith, Ingolfsson e Neuwirth. In 30 anni l’ensemble ha ricevuto diversi riconoscimenti per il suo lavoro: il Deutsche Schallplatten Prize e il Gramophone Award per la migliore registrazione di musica da camera contemporanea nel 1999 (Elliott Carter) e nel 2002 (Harrison Birtwistle). Al Quartetto è andato inoltre nel 1999 il prestigioso Ernst von Siemens Music Prize alla carriera. Fonti: Cronologia universale, Roma, Newton Compton, 1996. Dizionario della musica e dei musicisti, Utet, 1994. www.musicweb.uk.net/Classpedia/index.htm. http://it.wikipedia.org/wiki2004 coincidenze 1923 Janácek: Quartetto n. 1 1928 Bartók: Quartetto n. 4 2004 Kyburz: Quartetto 2005 Francesconi: Quartetto n. 4 musica Nasce Ligeti. Sibelius: Sinfonia n. 6. Satie: Ludions, canzoni. Busoni: 10 Variazioni su un preludio di Chopin. Schönberg: Serenata. Respighi: Belfagor, commedia lirica. Bartók: Suite di danza per orchestra. Kodály: Salmo ungherese per tenore, coro e orchestra. Stravinskij: Ottetto per strumenti a fiato. Casella: Concerto per quartetto d’archi. Berg: Concerto da camera. Varèse: Hyperprism. Octandre. Intégrales. Prokof’ev: Sonata per pianoforte n. 5. Milhaud: Sinfonia n. 6. Hindemith: Quartetto n. 4. Sonata per violoncello solo. Gershwin: The Rainbow, musical. Poulenc: Les Biches, balletto. Weill: Fantasia, Passacaglia e Inno, per orchestra. Shostakovich: Trio con pianoforte n. 1. Ranzato: Il paese dei campanelli. Il New Orleans Style di King Oliver e Jelly Morton contribuirà alla diffusione del jazz. letteratura e arti Il film I dieci comandamenti contiene alcune sequenze a colori. Svevo, La coscienza di Zeno. Bacchelli Lo sa il tonno (favola mondana e filosofica). Croce, Poesia o non poesia. Radiguet, Il diavolo in corpo. Le Courbusier, Verso un’architettura. Shaw, Santa Giovanna, commedia. Rilke, Sonetti a Orfeo. Elegie duinesi. Majakovskij fonda la rivista “Lef”. Borges, Fervore a Buenos Aires. storia La camera approva la riforma scolastica di Giovanni Gentile. Il Partito Popolare lascia il governo Mussolini. Gravissima crisi economica in Germania: per un dollaro occorrono 4 milioni di marchi. Hitler tenta il colpo di Stato; viene condannato a un anno di carcere. In Turchia viene proclamata la repubblica ed eletto presidente Mustafà Kemal detto Ataturk (padre dei Turchi). La pace di Losanna chiude la guerra Italia-Grecia; viene ceduto il Dodecaneso all’Italia. Aggravatosi Lenin, Stalin guida il Partito Comunista sovietico. scienza e tecnica Il chimico Svedberg perfeziona l’ultra-centrifuga (usata nei labororatori di biologia). In Russia Ostro-Nisleskji e Maksimov producono la prima gomma sintetica. Il medico greco-americano George Papanicolau inventa il pap-test per individuare il cancro all’utero. musica Bartók: Rapsodie nn. 1 e 2 per violino e orchestra. Rapsodia n. 1 per violoncello e pianoforte. Muore Janácek. Nasce Stockausen. Ravel: Bolero. Schönberg: Variazioni per orchestra. Casella: La donna serpente, opera. Concerto per violino. Webern: Sinfonia per piccola orchestra. Berg: Lulu, opera. Prokof’ev: Il figliol prodigo, balletto. Sinfonia n. 3. Milhaud: Cristoforo Colombo, opera. Hindemith: Concerto per organo e orch. Gershwin: Un Americano a Parigi. Rosalie, musical. Treasure Girl, musical. Weill: L’opera da tre soldi. Shostakovich: 6 Romanze su un poema giapponese. letteratura e arti Carnap, La costruzione logica del mondo. Walt Disney crea Mickey Mouse. Bontempelli, Minnie la candida. Malraux, I conquistatori. Breton, Nadja. Lorca, Primo romancero gitano. Lawrence, L’amante di Lady Chatterley. Yeats, La torre. Majakovskij, La cimice. FILM: La passione di Giovanna d’Arco di Carl Dreyer. Un chien andalou di Luis Buñuel. storia Nuova legge elettorale che istituisce la lista unica nazionale compilata direttamente dal Gran Consiglio del fascismo. Antonio Gramsci e altri componenti del comitato centrale del Partito comunista sono processati e condannati. Patto di Parigi o BriandKellog stipulato tra 63 paesi che stabiliscono di bandire la guerra dalla loro politica. Prende avvio la bonifica integrale delle zone paludose tra cui le Paludi Pontine. Chiang Kai-Shek conclude con la presa di Pechino la marcia verso nord. VIII Giochi Olimpici ad Amsterdam. scienza e tecnica Alexander Fleming scopre la penicillina. Richard Drew inventa il nastro adesivo. Jacob Schick brevetta il rasoio elettrico. Freyssinet realizza il cemento armato complesso. gennaio Varata la Queen Mary 2, il più grande transatlantico mai costruito. febbraio Crack Cirio. 11 Oscar per Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re. marzo Spagna: José Luis Zapatero, socialista, è il nuovo primo ministro. Giornata mondiale contro la guerra, si mobilitano milioni di persone. aprile Iraq: vengono rapiti Maurizio Agliana, Umberto Cupertino, Fabrizio Quattrocchi e Salvatore Stefio. Quattrocchi viene ucciso, gli altri liberati dopo 56 giorni. maggio 10 nuovi Paesi entrano nell’UE: Polonia, Slovenia, Ungheria, Malta, Cipro, Lettonia, Estonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia. giugno “Cassini” è la prima sonda spaziale a entrare nell'orbita di Saturno. luglio Saddam Hussein fa la sua prima apparizione in tribunale dal giorno della sua cattura. A 50 anni della conquista del K2, un'altra spedizione italiana raggiunge la cima (8.611 m.). agosto Persecuzione etnica condotta dalle milizie pro-governative in Darfur (Sudan): più di 50.000 vittime stimate. Scoperti due nuovi pianeti al di fuori del sistema solare. settembre Un commando di terroristi ceceni prende in ostaggio un'intera scuola a Beslan, Ossezia: 1.000 persone sequestrate, 330 morti, di cui 186 bambini. ottobre Valentino Rossi conquista il sesto titolo mondiale. La rivista “Nature”, pubblica la scoperta di una nuova specie umana, l’Homo floresiensis, nell'isola di Flores, Indonesia. novembre Bush batte Kerry alle elezioni presidenziali USA. Muore Yasser Arafat. dicembre Dopo la ristrutturazione riapre il Teatro alla Scala. Uno tsunami senza precedenti, con epicentro al largo di Sumatra, sconvolge un’enorme area fra Asia, Africa orientale e Australia. Oltre 150.000 vittime. gennaio Crevalcore (Bologna): scontro fra treno passeggeri e treno merci: 17 morti. febbraio 5 Oscar a The Aviator di Scorsese e 4 a Million Dollar Baby di Clint Eastwood. marzo Iraq: durante la liberazione di Giuliana Sgrena, viene ucciso dal “fuoco amico” USA Nicola Calipari, funzionario SISMI. aprile Vaticano: muore Papa Giovanni Paolo II. Gli succede il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI. maggio Kabul: Viene rapita l'operatrice umanitaria Clementina Cantoni; verrà liberata il mese successivo. giugno L'UE apre la procedura sul deficit contro l'Italia. Spagna: approvata la legge che consente alle coppie omosessuali matrimonio e adozione. luglio Londra: quattro esplosioni su metropolitana e autobus: 55 morti. Sharm el Sheikh: attentato di Al Qaeda in hotel e al mercato: 90 morti. Londra, National Gallery: un esame all’infrarosso della Vergine delle rocce di Leonardo rivela un disegno precedente, dello stesso Leonardo. agosto Palermo: un ATR 72 ammara a Capo Gallo: 19 morti. Atene: precipita l'aereo Larnaca-Praga: 121 morti. New Orleans: l'uragano Katrina allagata completamente la città, che si prepara all'evacuazione totale. settembre Approvata la riforma della Banca d'Italia. Il mandato del governatore, non più a vita, sarà di 7 anni. ottobre Pakistan: terremoto di magnitudo 7,6°: 30.000 vittime stimate. Nobel per la Letteratura al drammaturgo Harold Pinter. novembre Alberto II viene incoronato a capo del Principato di Monaco. coincidenze Nel corso dell’anno muoiono Enrico Ameri, Laura Betti, Bruno Bettinelli, Norberto Bobbio, Marlon Brando, Ray Charles, Antonio Gades, Nino Manfredi, Nando Martellini, Marco Pantani, Giovanni Raboni, Carlo Rustichelli, Tiziano Terzani, Luigi Veronelli. Nel corso dell’anno muoiono Gaetano Afeltra, Lazar Berman, Sandro Bolchi, Ghena Dimitrova, Sergio Endrigo, Aurelio Fierro, Carlo Maria Giulini, Jader Jacobelli, Gina Lagorio, Alberto Lattuada, Victoria de Los Angeles, Mario Luzi, Arthur Miller, Valeria Moriconi, Corrado Pani, Giuseppe Patroni Griffi, Kenzo Tange, Ferruccio Valcareggi, Guido Vergani, Carla Voltolina.