programma di sala

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2006
Teatro Municipale Valli, 6 febbraio 2006
quartetto arditti
irvine arditti violino
ashot sarkissjan violino
ralf ehlers viola
lukas fels violoncello
Leos Janácek
Quartetto n. 1 “La Sonata a Kreutzer”
QUARTETTOARDITTI
IRVINE ARDITTI violino
ASHOT SARKISSJAN violino
RALF EHLERS viola
LUKAS FELS violoncello
I. Adagio. Con Moto
II. Con Moto
III. Con Moto
IV. Con Moto
Hanspeter Kyburz
String Quartet
Polyphonic - Solo: violin 1 - Integrative - Polyphonic - Integrative - Solo: cello - Integrative Polyphonic - Solo: viola - Polyphonic - Solo: violin 2 - Integrative
[intervallo]
Luca Francesconi
Quartetto n. 4 “I voli di Niccolò”
Teatro Municipale Valli, 6 febbraio 2006, ore 20,30
I.
II. Folk Dance
III. [Lunare]
IV. Dyonisian
Bela Bartók
Quartetto n. 4
Edizioni del Teatro Municipale Valli
I. Allegro
II. Prestissimo, con sordino
III. Non troppo lento
IV. Allegretto pizzicato
V. Allegro molto
un saggio
di Roberto Favaro
Janácek
intrecci
Janácek. Il poeta del realismo slavo, in “Musica-Dossier” n. 20, Firenze 1988, Giunti.
Luigi Nono, Scritti e colloqui, Milano 2001, Le Sfere Ricordi.
Giordano Montecchi, I Quartetti di Bartók, in “Bologna Festival”, 1998.
Lev Tolstoj, La Sonata a Kreutzer, 1991 Torino, Einaudi.
Enzo Siciliano, Carta per musica, Milano 2004, Mondadori.
Carmelo Di Gennaro, La fede nel progresso, in “Amadeus” n. 67.
www.sistemamusica.it/2004/febbraio/22.htm
Bartók (al pianoforte), con Joszef Szigeti e Benny Goodman
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2006.
A cura dell’Ufficio stampa, comunicazione e promozione.
Ricerche e documentazione a cura di Giulia Bassi.
saggio
Artefice e protagonista straordinario non solo
della storia musicale ceca — in questo senso
diretto continuatore del lavoro di Bedrich Smetana
e Antonín Dvorák — ma della più ampia e generale vicenda compositiva a cavallo tra 800 e 900,
Leós Janácek si distingue per una serie di caratteri
qualificanti e distintivi. Artista dalla modernità
visionaria e al tempo stesso solidissimo teorico,
instancabile ricercatore, didatta, esploratore della
tradizione musicale etnica, analista e studioso
dei caratteri melodici, ritmici, cadenzali della
lingua morava, Janácek percorre un tracciato
originale e unico, che pur manifestando non
poche analogie con le contemporanee esperienze
delle prime avanguardie storiche, traccia un solco
destinato a influenzare non pochi artisti del XX
secolo, primo fra tutti l’ungherese Béla Bartók.
E per cogliere in pieno la densità e la ricchezza
propositiva di Janácek, occorre insistere proprio
su questa morfologia stratificata e polidimensionale del suo lavoro musicale. Con, al centro,
l’eterodossa convinzione che il suo lavoro di
musicista possa attuarsi solo nella interrelazione
di questi strati e di queste diverse direzioni
operative, nella permeabilità di tutti questi campi
di presenza sonora: come detto, la composizione
originale, la musica etnica, la teoria e l’analisi,
infine la musicalità della parola e della lingua
parlata morava. Ed è proprio quest’ultima il vero
epicentro e il concreto polo di espansione creativa
nell’intera poetica janácekiana. Così, infatti, scrive
il compositore moravo nel 1918: “Se la melodia
della lingua parlata, sede della fornace emozionale,
è come il fiore di una ninfea acquatica, nondimeno
essa germoglia, fiorisce e si disseta dalle radici,
le quali a loro volta vagano nelle acque della
mente”. Ma questa speciale attenzione di Janácek
per la curvatura melodica del parlato moravo,
aggregata alla rilevazione dei caratteri ritmici,
intonativi, timbrici della parola parlata e non
cantata, trascina all’interno della composizione
intrecci
Avevo in mente una povera donna, tormentata,
battuta e ammazzata, di
cui lo scrittore russo
Tolstoj ha narrato nella
Sonata a Kreutzer.
(Janácek)
Guardai... il suo volto livido e sfatto e per la prima volta dimenticai me
stesso, i miei diritti, il
mio orgoglio, e per la prima volta vidi in lei un
essere umano. E allora
tutto quanto mi aveva arrecato offesa mi parve
cosa meschina, tutta la
mia gelosia, e invece così
grave quello che avevo
fatto, tanto che avrei voluto appoggiare il mio
viso sulla sua mano e
dire: ‘perdonami!’, ma
non osai farlo.
(Frasi del romanzo di
Tolstoj sottolineate in
rosso da Janácek)
Prendiamo questa Sonata
a Kreutzer, il primo Presto: si può forse suonarlo
in un salotto, in mezzo
alle signore scollate, questo Presto? Suonarlo e
poi applaudire e poi mangiare un gelato e parlare
dell’ultimo pettegolezzo?
(Lev Tolstoj)
Janácek diceva di ascoltare le musica che si cela
nelle parole, la vibrazione
infallibile capace di rivelare ciò che vuol restare
celato nel fondo dell’anima. (Luigi Nono)
musicale una più vasta attenzione per il paesaggio
sonoro. Janácek studia così, e trascrive in note,
il canto degli uccelli, il mormorio dei ruscelli, le
sonorità marine, affermando un atteggiamento
compositivo di grande modernità, dove la stratificazione di segni sonori implica una riorganizzazione musicale consapevole della vastità degli
orizzonti psicologici e ambientali di cui il suono
si fa veicolo privilegiato. Da questa prospettiva,
il musicista moravo ricompone e raffigura un
intero mondo, il mondo dell’individuo, quello
esterno e quello della sua più profonda e intensa
esistenzialità, la cui drammatizzazione deriva
dalla capacità del parlato e del paesaggio sonoro
più in generale (riconcepiti sul piano compositivo)
di far emergere le diverse espressioni, anche le
più profonde e nascoste, della soggettività. Così,
aggiunge, “le curve melodiche del linguaggio nel
modo usato nella parola parlata sono un riflesso
diretto della vita”.
Il Quartetto n. 1 è un formidabile punto di convergenza e aggregazione di queste diverse istanze
creative e poetiche. Scritto di getto nell’arco di
appena una settimana (30 ottobre - 7 novembre
1923) su richiesta del Quartetto Boemo ed eseguito per la prima volta a Praga dalla stessa
formazione il 14 ottobre 1924, questo capolavoro
della musica del 900 trascrive in musica le dinamiche tragiche e complesse di un capolavoro
della narrativa russa, La sonata a Kreutzer scritta
da Lev Tolstoj nel 1889-90 e che già nel 1908
aveva ispirato Janácek nella composizione del
Trio con pianoforte. La storia, come è noto,
racconta la confessione che il protagonista fa in
treno, a un occasionale compagno di viaggio,
dell’omicidio della moglie rea di averlo tradito
con un amico di famiglia, violinista dilettante e
talentuoso. L’adulterio s’infiamma, si brucia e si
consuma, nel romanzo, sulle note della celebre
e bellissima Sonata per violino e pianoforte op.
47 che Beethoven dedica nel 1803 al violinista
francese Rodolphe Kreutzer. La trasposizione
multipla, il rimbalzo da un piano linguistico
all’altro, la proliferazione di senso che si materializza infine nel Quartetto di Janácek produce
una serie di rifrazioni affascinanti: Beethoven che
elabora questo suo itinerario di emozioni sonatistiche; Beethoven che, utilizzato da Tolstoj, accompagna e ispira con i suoi suoni la vicenda
russa, ne riempie le pagine, ne avvolge le parole
insieme alle drammatiche e perturbate esistenze
da esse raffigurate; infine il racconto dello scrittore
russo che ridiventa musica attraverso il gesto e
la cifra compositiva di Janácek. Dal piano affettivo
e dalle motivazioni creative della Sonata a Kreutzer,
Janácek estrae la materia viva, incandescente,
per la sua intensa drammaturgia quartettistica.
Le parti strumentali, organizzate in una sequenza
di quattro movimenti che strutturano temporalmente i nodi estremi di questo insaziabile dramma
di odio e amore, sono chiamate ad assolvere,
tecnicamente ed emozionalmente, a un compito
gravoso: restituire all’ascoltatore la densità della
vicenda, ovvero dei suoi piani emotivi più rilevanti,
sfuggendo, come fa e chiede Janácek, a qualsiasi
didascalismo descrittivo, ma distillando i piani
articolati di queste vite simboliche, del loro mondo
interiore ed esteriore. Gli archi sono così, di volta
in volta, secondo un piano progettuale che scardina qualsiasi formalismo prevedibile, personaggi
che agiscono e parlano, atmosfere psicologiche
in cui il dramma si svolge e si consuma, rimandi
a una contestualità ambientale più ampia. La
forma, trattata da Janácek in modo assai libero,
intercala cellule tematiche ricorrenti (che sembrano a volte vivaci danze trasfigurate o motivi
sentimentalmente appassionati) a una frammentazione continua in moduli contrastanti, effetti
dissonanti e lacerazioni timbriche in una scrittura
del tempo quanto mai intricata e discontinua, un
mosaico di particelle tematiche e di grovigli
contrappuntistici dotato tuttavia di una più pro-
Janácek si oppone alla
musica romantica... non
le rimprovera di esprimere gli stati d’animo, ma
di avere fallito in questo
tentativo; di avere barato,
di averci proposto luoghi
comuni, atteggiamenti,
pose, anziché svelarci la
nudità dei sentimenti.
Egli vuole dunque strappare la maschera alla verità. Per questo non
rifiuta la musica come
espressione, ma vuole
invece bandire ogni nota
che non sia espressione
pura e semplice. In questo modo Janácek ottiene una struttura musicale
di un’espressività e di
un’economia inaudite.
(Milan Kundera)
L’avanguardia praghese
non esistendo nella società ceca l’aristocrazia
e la grande borghesia,
era assai più vicina alle
persone semplici al mondo del lavoro, alla natura... Quale altra opera
meglio di quella del compositore Leos Janácek,
potrebbe illustrare il carattere originale del modernismo ceco, la sua
avidità di concretezza, il
suo carattere plebeo?
Con Kafka egli è la più
grande personalità dell’arte moderna del proprio paese.
(Milan Kundera)
Grazie al suo piacere per
la differenza e per la riflessione sui processi,
ma grazie anche alla fusione compositiva di
pensiero strutturale (di
matrice tedesca) e sensualità sonora (di matrice
francese), l’estetica e la
musica di Hanspeter Kyburz sono molto di grande attualità.
(Patrick Müller, “Dissonance”)
fonda coesione musicale e psicologica. Armonicamente spinto verso le tensioni più avanzate
dell’espressività dell’epoca, il Quartetto n. 1 svolge
via via il suo percorso, lo dipana nel secondo
movimento attraverso un ritmo di Polka (simbolicamente aderente al modello popolare locale),
lo estremizza drammaticamente nel punto culminante della storia, all’altezza del terzo movimento,
lo conduce all’epilogo, all’ultimo atto della tragedia
che infine si dissolve nel quarto e conclusivo
movimento.
Il Quartetto per archi di Hanspeter Kyburz, una
delle voci più significative e convincenti della
nuova musica di oggi, è una composizione recente. Commissionato da Musica Strasbourg e
dal Berliner Festspiele questo primo approdo di
Kyburz al genere quartettistico viene terminato
nell’estate del 2004 ed eseguito dal Quartetto
Diotima in prima assoluta alla Berliner Philharmonie e al Parlamento Europeo di Strasburgo
rispettivamente il 9 e il 30 settembre dello stesso
anno. Il principio compositivo alla base di questo
lavoro parte da un’idea iniziale condotta attraverso
una sistematica, complessa elaborazione sia dei
processi formali sia della texture, secondo il
termine e il parametro linguistico così ampiamente
esplorato dalle ultime generazioni di musicisti.
Kyburz segue tre principi costruttivi: uno di
polarizzazione figura/sfondo, secondo la prospettiva solista/accompagnamento (Kyburz chiama
questo modo “solistico”); uno, opposto a questo,
di omogeneizzazione e uniformità fonica (che
Kyburz chiama “integrativo”); infine, in posizione
mediatrice, un terzo principio per così dire contrappuntistico e polifonico, in cui le singole
individualità solistiche, gli specifici modi esecutivi
coabitano nel tempo dell’esecuzione. Nella densa
o rarefatta tramatura sonora che ne risulta, i
quattro strumenti ad arco e i quattro esecutori
sono portati a partecipare ognuno con il proprio
idioma specifico proiettando dentro lo spazio
della composizione una serie di rotture derivate
dal particolare modo d’esecuzione e dalla sequenzialità o sincronizzazione dei cambiamenti che
producono molteplici stati di tensione. Dato che
ad ogni strumento è destinato uno spazio solistico, si possono rilevare quattro aree, ognuna
delineata morfologicamente dalle qualità specifiche delle singole identità strumentali. Alternate
alle sezioni solistiche, in uno schema non rigido
o prevedibile ma proiettato a formare arcipelaghi
sonori e costellazioni in continua trasformazioni,
l’ascoltatore vedrà succedersi i diversi approcci
costruttivi, quello solistico, quello polifonico,
infine quello integrativo.
Altra voce tra le più ricche e stimolanti della
nuova musica di oggi è quella di Luca Francesconi, proposto in questo concerto con il suo Quarto
quartetto “I voli di Niccolò”. Anche questo lavoro,
come il precedente di Kyburz, è di recentissima
composizione. Eseguito in prima assoluta il 26
ottobre 2005 dal Quartetto Arditti nell’ambito
della rassegna “Paganiniana 2005” presso il
Teatro Carlo Felice di Genova, questo lavoro di
Francesconi è basato su una serie di elaborazioni
di frammenti tratti dalle opere di Niccolò Paganini.
Come ha spiegato lo stesso compositore “I voli
di Niccolò” è un “lavoro imprevedibile, come lo
era Paganini. Perché è acrobatico ma serissimo
al tempo stesso. Volante, ma complesso. Radicato
nella tradizione quartettistica (e violinistica in
particolare) ma anche immerso nell’energia dionisiaca della musica popolare. Duro a volte, ma
sempre con una storia da raccontare. Anche con
un briciolo di ironia (il secondo movimento reca
il sottotitolo Folk Dance, mentre l’ultimo movimento Dyonisian)”.
Composto tra giugno e settembre del 1928,
eseguito per la prima volta a Budapest il 20 marzo
Io racconto sempre una
storia. Musicale, ma è
una storia, è teatro.
Il computer è un utilissimo elettrodomestico e
come tale lo uso. Ma la
parte più difficoltosa e,
posso dirlo, dolorosa, è
l’elaborazione della struttura del pezzo. Se poi
uso la matita, il pianoforte o il MacIntosh, l’utensile più prezioso sta sempre all’interno della scatola cranica. E, mi lasci
dire anche questo, senza
cuore nulla serve.
(Luca Francesconi)
Si dice che questi quartetti non siano complessivamente all’altezza del
miglior Bartók: è un giudizio che non condivido.
Si tratta di pagine di altissima qualità lirica, tessute di quel ritmo “parlato”, a-melodico, in cui
Bartók è stato maestro.
Ma c’è di più. Ho detto
del carattere presago della sua musica. È accaduto a questo musicista di
presentire il crescente
disastro della civiltà europea, di vederne le forme d’arte, la musica in
particolare via via disfarsi
per valori e significato,
annientarsi con il radicarsi delle dittature. Tutto
questo è racchiuso con
straziato dolore nei quartetti. (Enzo Siciliano)
del 1929, il Quarto quartetto per archi di Béla
Bartók si colloca in una posizione nevralgica
nell’arco dell’intero percorso creativo del musicista
ungherese. Punto di arrivo, di acquisizioni e di
convergenze stilistiche, oltre che ultima grande
composizione realizzata entro gli anni 20, il Quarto
quartetto si pone in una posizione speciale, da
cui poter osservare i traguardi di quella lunga
fase esplorativa, matura e già personalizzata nel
campo dei diversi linguaggi compositivi che si
era aperta con il balletto Il Mandarino meraviglioso
del 1919. In questo decennio, la musica di Bartók
vive una profonda maturazione sintetizzabile da
un lato nell’abbandono di qualsiasi strascico
romantico, dall’altro nell’assorbimento e nella
piena metabolizzazione della musica etnica non
solo ungherese, fatta ora incontrare e dialogare
con tre delle maggiori tendenze compositive
europee dei primi decenni del 900: l’Espressionismo della scuola viennese di Arnold Schönberg,
con la sua completa riconsiderazione delle strutture armoniche e con la piena emancipazione
dell’atonalità e della dissonanza; la complessità
ritmica e timbrica promossa in vari ambiti musicali
riconducibili in vario modo alla poetica artistica
del fauvismo e del cubismo; infine il Neooggettivismo con le diverse ramificazioni neoclassiche di Igor Stravinskij o funzionali di Paul
Hindemith. Calato in questo contesto, assorbite
queste diverse cifre compositive paradigmatiche
della modernità tecnica e sonora, Bartók procede
con massima tensione creativa verso una personalissima caratterizzazione in cui manifestare
tutta la propria immaginazione artistica, identificabile ora in un idioma musicale inedito, in una
inflessione e sintassi che coniugano i diversi
grandi temi del suo intero mondo sonoro. Il
Quarto quartetto rappresenta, in questo processo
evolutivo, il conseguimento dell’equilibrio, il
punto da cui è possibile intravedere gli infiniti
orizzonti di questa originalità, con uno sguardo
ampio che raccoglie in sé l’interezza di questo
universo musicale, della sua intensità, delle sue
visioni. La complessità di questa elaborazione si
coniuga al tempo stesso con elementi di più
stringente rigore formale e architettonico, oltre
che con attraversamenti emotivi di comunicativa
pregnanza, come nella suggestiva Elegia del terzo
movimento, o nella splendida Serenata del quarto.
Il Quartetto è in cinque movimenti, organizzati
nella forma ciclica e simmetrica cosiddetta ad
“arco”, ovvero nella sequenza A-B-C-B-A, secondo
una ritmo di specularità (o di andata e ritorno)
costruito intorno al perno centrale del terzo
movimento. Le associazioni parentali tra i movimenti si sviluppano talvolta intorno ad analogie
strutturali e cinetiche che lasciano tuttavia aperta
la strada a nette distinzioni di contenuto, come
tra primo e quinto movimento, laddove da un
lato l’astrattismo formalistico si confronta dall’altro con una incandescente atmosfera di danza
ungherese; o si tratta di associazioni costruite
intorno a una matrice tematica comune, come
tra secondo e quarto movimento, laddove per
tema tuttavia si deve intendere un materiale
eterogeneo, spesso, secondo il paradigma musicale di Bartók, basato su cellule destinate a far
scaturire, attraverso processi elaborativi (espansione e contrazione degli intervalli, varianti cromatiche o diatoniche, inversioni, frammentazioni,
decostruzioni ritmiche), l’insieme delle idee tematiche più consistenti. Questo progetto di corrispondenze e di simmetrie tra movimenti non
si basa tuttavia su una polarizzazione meccanica
o statica, bensì su una dialettica dinamica e
insieme drammatica, dove le grandi questioni
della poetica bartókiana trovano una realizzazione
estetica che supera il puro esercizio tecnico in
un dispositivo drammaturgico formidabile, fondato sulla interlocuzione tra un interrogare e un
rispondere, tra una tensione e una distensione,
tra una negatività e una positività.
Lo studio di tutto questo
materiale sulla musica
popolare, fu per me di
importanza decisiva, perché mi suggerì la possibilità di un’emancipazione completa dall’egemonia del sistema tonale
esistente fino ad allora.
(Bartók)
L’uso delle possibilità
diatoniche conduceva alla liberazione dell’oramai
appesantita scala tonale
e, conseguenza finale,
alla disposizione assolutamente libera di ciascun
grado del nostro sistema
cromatico di 12 suoni.
(Bartók)
I Quartetti di Bartók, vi
inchiodano con la ferrea
solidità della loro costruzione, ma non possiedono nessuna vocazione
strutturalista; grondano
di forza espressiva e non
sono neppure lontanamente espressionisti; irradiano un’aura di classicità eppure sono estranei a qualunque classicismo; suonano nuovissimi e provocatori pur senza abbandonarsi mai allo
sperimentalismo; dipanano una loro contabilità
pur senza nessuna concessione al melodico, vi
inondano di accenti appassionati, ma non vi troverete un’oncia di sentimentalismo; trasudano
umori popolari, ma distano leghe da ogni folklorismo.
(Giordano Montecchi)
Così, attraversata da una evidente propensione
contrappuntistica, l’architettura del Quarto quartetto risulta dunque segnata, da un lato, da un
rigore logico e costruttivo, al quale dall’altro si
associa tuttavia (o nel quale si innerva splendidamente) tutta la rete delle complesse e radicali
strategie compositive bartokiane, in ordine alla
materia timbrica, alle tecniche esecutive, ai rimandi tematici o atmosferici di intenso lirismo.
Così, tra secondo e quarto movimento assistiamo
a una ricerca timbrica speciale, portata al limite
del rumore, con inconsuete tecniche esecutive
e innovative strategie di produzione del suono,
come il pizzicato del quarto movimento (destinato
nel tempo a consolidarsi come contrassegno
sonoro codificato), ottenuto con un’azione talmente energica da portare la corda vibrante a
battere sulla tastiera così da ottenere un inedito
e sincopato effetto percussivo. Ma poi ci sono
tutti gli altri moduli coloristici e timbrici che fanno
di questo Quartetto un vero e proprio terreno di
invenzione e insieme antologia di repertori esecutivi: il perturbante, fantastico — demoniaco è
stato anche detto — effetto del glissando, la
fantasmatica produzione di tremoli opachi o suoni
velati, così come mostra in particolare il secondo
movimento con la sua natura straniante, perturbata e onirica di suono polverizzato e insieme
incandescente. Così ancora la lentezza dilatata
del movimento centrale mostra due piani sonori
prospettici dove al figurativismo evocativo della
melodia di matrice ungherese si retropone uno
sfondo di delicatissima e al tempo stesso stratificata matericità che via via si frantuma in una
miriade di oggetti sonori volatili destinati infine
a ricomporsi nella quieta unità iniziale, stimolando
lo spazio immaginario del nostro ascolto secondo
un ulteriore itinerario di simmetria formale. Al
centro (spaziale e temporale insieme) dell’intera
composizione si colloca, così, questo Non troppo
lento, cuore e insieme regolatore del giusto
quartetto arditti
itinerario ricettivo, punto esatto di attrazione e
di repulsione tra le due coppie di movimenti che
lo circondano. Questa matura, nuovissima immaginazione drammaturgica espressa da Bartók
in questo suo Quarto quartetto disvela alla storia
della musica strade inedite e ancora inesplorate
di una messa in scena del suono e della forma
strumentale in cui come detto coabitano diversi
segni della modernità novecentesca distillati
infine in una materia compositiva mai prima
realizzata.
Il Quartetto Arditti (da sin.: Fels, Arditti, Sarkissjan, Ehlers)
Bartók fa i conti ideologicamente e stilisticamente
con il proprio passato
creando al tempo stesso
un linguaggio e una tecnica musicale che illumineranno l’arte del ventesimo secolo.
(György Kroo)
Il Quartetto Arditti gode di fama mondiale grazie alle sue
raffinate interpretazioni di musica contemporanea. Diverse
centinaia di quartetti sono stati composti per l’ensemble
fin dal 1974, anno della sua fondazione ad opera di Irvine
Arditti. Queste opere hanno lasciato un segno nel
repertorio del XX secolo e hanno assicurato al Quartetto
Arditti un posto nella storia della musica. Le prime
mondiali di compositori come Birtwistle, Cage, Carter,
Dillon, Ferneyhough, Gubaidulina, Harvey, Hosokawa,
Kagel, Kurtág, Ligeti, Nancarrow, Scelsi, Stockhausen
e Xenakis mostrano la vastità del repertorio del Quartetto
Arditti.
L’ensemble ritiene che una stretta collaborazione con i
compositori sia vitale per il processo di interpretazione
della musica moderna e quindi cerca sempre di lavorare
con ogni compositore di cui suona la musica. L’impegno
del Quartetto per l’educazione è evidente nelle master
class e nei laboratori per giovani musicisti e compositori
di tutto il mondo. Dal 1982 al 1996 i membri del quartetto
sono stati “resident string tutors” ai Corsi Estivi per la
Nuova Musica di Darmstadt.
L’estesa discografia del Quartetto Arditti comprende più
di centotrenta registrazioni, di cui 42 pubblicate per
l’etichetta francese “Naïve Montaigne”. La serie presenta
opere di compositori contemporanei, così come la prima
registrazione integrale in digitale dei quartetti della
Seconda Scuola Viennese. Fra le registrazioni più recenti,
l’Helicopter Quartet di Stockhausen. L’integrale dei Quartetti
di Berio è stata registrata in presenza del compositore,
poco prima della sua scomparsa. L’ultimo cd comprende
musiche di Cage, Fedele, Finsterer, Frith, Ingolfsson e
Neuwirth.
In 30 anni l’ensemble ha ricevuto diversi riconoscimenti
per il suo lavoro: il Deutsche Schallplatten Prize e il
Gramophone Award per la migliore registrazione di
musica da camera contemporanea nel 1999 (Elliott
Carter) e nel 2002 (Harrison Birtwistle). Al Quartetto è
andato inoltre nel 1999 il prestigioso Ernst von Siemens
Music Prize alla carriera.
Fonti: Cronologia universale, Roma, Newton Compton, 1996. Dizionario della musica e dei musicisti, Utet, 1994. www.musicweb.uk.net/Classpedia/index.htm. http://it.wikipedia.org/wiki2004
coincidenze
1923 Janácek: Quartetto n. 1
1928 Bartók: Quartetto n. 4
2004 Kyburz: Quartetto
2005 Francesconi: Quartetto n. 4
musica Nasce Ligeti. Sibelius: Sinfonia n. 6.
Satie: Ludions, canzoni. Busoni: 10 Variazioni
su un preludio di Chopin. Schönberg: Serenata.
Respighi: Belfagor, commedia lirica. Bartók:
Suite di danza per orchestra. Kodály: Salmo
ungherese per tenore, coro e orchestra.
Stravinskij: Ottetto per strumenti a fiato. Casella:
Concerto per quartetto d’archi. Berg: Concerto
da camera. Varèse: Hyperprism. Octandre.
Intégrales. Prokof’ev: Sonata per pianoforte n.
5. Milhaud: Sinfonia n. 6. Hindemith: Quartetto
n. 4. Sonata per violoncello solo. Gershwin: The
Rainbow, musical. Poulenc: Les Biches, balletto.
Weill: Fantasia, Passacaglia e Inno, per orchestra.
Shostakovich: Trio con pianoforte n. 1. Ranzato:
Il paese dei campanelli.
Il New Orleans Style di King Oliver e Jelly Morton
contribuirà alla diffusione del jazz.
letteratura e arti Il film I dieci comandamenti
contiene alcune sequenze a colori. Svevo, La
coscienza di Zeno. Bacchelli Lo sa il tonno (favola
mondana e filosofica). Croce, Poesia o non poesia.
Radiguet, Il diavolo in corpo. Le Courbusier, Verso
un’architettura. Shaw, Santa Giovanna, commedia.
Rilke, Sonetti a Orfeo. Elegie duinesi. Majakovskij
fonda la rivista “Lef”. Borges, Fervore a Buenos
Aires.
storia La camera approva la riforma scolastica
di Giovanni Gentile. Il Partito Popolare lascia il
governo Mussolini. Gravissima crisi economica
in Germania: per un dollaro occorrono 4 milioni
di marchi. Hitler tenta il colpo di Stato; viene
condannato a un anno di carcere. In Turchia
viene proclamata la repubblica ed eletto
presidente Mustafà Kemal detto Ataturk (padre
dei Turchi). La pace di Losanna chiude la guerra
Italia-Grecia; viene ceduto il Dodecaneso all’Italia.
Aggravatosi Lenin, Stalin guida il Partito
Comunista sovietico.
scienza e tecnica Il chimico Svedberg perfeziona
l’ultra-centrifuga (usata nei labororatori di
biologia). In Russia Ostro-Nisleskji e Maksimov
producono la prima gomma sintetica. Il medico
greco-americano George Papanicolau inventa
il pap-test per individuare il cancro all’utero.
musica Bartók: Rapsodie nn. 1 e 2 per
violino e orchestra. Rapsodia n. 1 per
violoncello e pianoforte. Muore Janácek.
Nasce Stockausen. Ravel: Bolero.
Schönberg: Variazioni per orchestra.
Casella: La donna serpente, opera.
Concerto per violino. Webern: Sinfonia
per piccola orchestra. Berg: Lulu, opera.
Prokof’ev: Il figliol prodigo, balletto. Sinfonia
n. 3. Milhaud: Cristoforo Colombo, opera.
Hindemith: Concerto per organo e orch.
Gershwin: Un Americano a Parigi. Rosalie,
musical. Treasure Girl, musical. Weill:
L’opera da tre soldi. Shostakovich: 6
Romanze su un poema giapponese.
letteratura e arti Carnap, La costruzione
logica del mondo. Walt Disney crea Mickey
Mouse. Bontempelli, Minnie la candida.
Malraux, I conquistatori. Breton, Nadja.
Lorca, Primo romancero gitano. Lawrence,
L’amante di Lady Chatterley. Yeats, La torre.
Majakovskij, La cimice. FILM: La passione
di Giovanna d’Arco di Carl Dreyer. Un chien
andalou di Luis Buñuel.
storia Nuova legge elettorale che
istituisce la lista unica nazionale
compilata direttamente dal Gran
Consiglio del fascismo. Antonio Gramsci
e altri componenti del comitato centrale
del Partito comunista sono processati e
condannati. Patto di Parigi o BriandKellog stipulato tra 63 paesi che
stabiliscono di bandire la guerra dalla
loro politica. Prende avvio la bonifica
integrale delle zone paludose tra cui le
Paludi Pontine. Chiang Kai-Shek
conclude con la presa di Pechino la
marcia verso nord. VIII Giochi Olimpici
ad Amsterdam.
scienza e tecnica Alexander Fleming
scopre la penicillina. Richard Drew
inventa il nastro adesivo. Jacob Schick
brevetta il rasoio elettrico. Freyssinet
realizza il cemento armato complesso.
gennaio Varata la Queen Mary 2, il più grande
transatlantico mai costruito.
febbraio Crack Cirio. 11 Oscar per Il Signore
degli Anelli: Il Ritorno del Re.
marzo Spagna: José Luis Zapatero, socialista,
è il nuovo primo ministro. Giornata mondiale
contro la guerra, si mobilitano milioni di persone.
aprile Iraq: vengono rapiti Maurizio Agliana,
Umberto Cupertino, Fabrizio Quattrocchi e
Salvatore Stefio. Quattrocchi viene ucciso,
gli altri liberati dopo 56 giorni.
maggio 10 nuovi Paesi entrano nell’UE: Polonia,
Slovenia, Ungheria, Malta, Cipro, Lettonia,
Estonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia.
giugno “Cassini” è la prima sonda spaziale
a entrare nell'orbita di Saturno.
luglio Saddam Hussein fa la sua prima
apparizione in tribunale dal giorno della sua
cattura. A 50 anni della conquista del K2, un'altra
spedizione italiana raggiunge la cima (8.611 m.).
agosto Persecuzione etnica condotta dalle
milizie pro-governative in Darfur (Sudan):
più di 50.000 vittime stimate. Scoperti due
nuovi pianeti al di fuori del sistema solare.
settembre Un commando di terroristi ceceni
prende in ostaggio un'intera scuola a Beslan,
Ossezia: 1.000 persone sequestrate, 330
morti, di cui 186 bambini.
ottobre Valentino Rossi conquista il sesto
titolo mondiale. La rivista “Nature”, pubblica
la scoperta di una nuova specie umana, l’Homo
floresiensis, nell'isola di Flores, Indonesia.
novembre Bush batte Kerry alle elezioni
presidenziali USA. Muore Yasser Arafat.
dicembre Dopo la ristrutturazione riapre il
Teatro alla Scala. Uno tsunami senza
precedenti, con epicentro al largo di Sumatra,
sconvolge un’enorme area fra Asia, Africa
orientale e Australia. Oltre 150.000 vittime.
gennaio Crevalcore (Bologna): scontro fra
treno passeggeri e treno merci: 17 morti.
febbraio 5 Oscar a The Aviator di Scorsese e
4 a Million Dollar Baby di Clint Eastwood.
marzo Iraq: durante la liberazione di Giuliana
Sgrena, viene ucciso dal “fuoco amico” USA
Nicola Calipari, funzionario SISMI.
aprile Vaticano: muore Papa Giovanni Paolo
II. Gli succede il cardinale tedesco Joseph
Ratzinger, Papa Benedetto XVI.
maggio Kabul: Viene rapita l'operatrice
umanitaria Clementina Cantoni; verrà liberata
il mese successivo.
giugno L'UE apre la procedura sul deficit
contro l'Italia. Spagna: approvata la legge
che consente alle coppie omosessuali
matrimonio e adozione.
luglio Londra: quattro esplosioni su
metropolitana e autobus: 55 morti. Sharm
el Sheikh: attentato di Al Qaeda in hotel e al
mercato: 90 morti. Londra, National Gallery:
un esame all’infrarosso della Vergine delle
rocce di Leonardo rivela un disegno
precedente, dello stesso Leonardo.
agosto Palermo: un ATR 72 ammara a Capo
Gallo: 19 morti. Atene: precipita l'aereo
Larnaca-Praga: 121 morti. New Orleans:
l'uragano Katrina allagata completamente la
città, che si prepara all'evacuazione totale.
settembre Approvata la riforma della Banca
d'Italia. Il mandato del governatore, non più
a vita, sarà di 7 anni.
ottobre Pakistan: terremoto di magnitudo
7,6°: 30.000 vittime stimate. Nobel per la
Letteratura al drammaturgo Harold Pinter.
novembre Alberto II viene incoronato a capo
del Principato di Monaco.
coincidenze
Nel corso dell’anno muoiono Enrico Ameri,
Laura Betti, Bruno Bettinelli, Norberto Bobbio,
Marlon Brando, Ray Charles, Antonio Gades,
Nino Manfredi, Nando Martellini, Marco Pantani,
Giovanni Raboni, Carlo Rustichelli, Tiziano
Terzani, Luigi Veronelli.
Nel corso dell’anno muoiono Gaetano Afeltra,
Lazar Berman, Sandro Bolchi, Ghena Dimitrova,
Sergio Endrigo, Aurelio Fierro, Carlo Maria
Giulini, Jader Jacobelli, Gina Lagorio, Alberto
Lattuada, Victoria de Los Angeles, Mario Luzi,
Arthur Miller, Valeria Moriconi, Corrado Pani,
Giuseppe Patroni Griffi, Kenzo Tange, Ferruccio
Valcareggi, Guido Vergani, Carla Voltolina.
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