TRENTO 26 settembre 2013 L`aggressività nei Servizi Sociali: spunti

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TRENTO
26 settembre 2013
L’aggressività nei Servizi Sociali:
spunti di rifessione
Prime condivisioni di
signifcati
Laura Nardi
Gli obiettivi di questo breve intervento sono :
- definire alcune rappresentazioni del problema dell’aggressività e degli acting-out aggressivi nei Servizi
Sociali, andando alla ricerca di una prima co-costruzione di linguaggi condivisi
-esplicitare il quadro teorico cui abbiamo scelto di fare riferimento nello stendere il libro “ L’aggressività nei
servizi Sociali” , quadro teorico che guiderà tutti i lavori di questo breve seminario a Trento
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Prime condivisioni di significati
Prime condivisioni di signifcati:
-
Aggressività
Escalation aggressiva
Acting-out
SABATO MATTINA….
..ALLA POSTA
L’Escalation aggressiva…………..
L’operatore
L’utente
L’ Acting-out….
tecniche di disinnesco………
L’aggressività è una delle principali forme di energia, motrici del comportamento umano. Garantisce, quando
indispensabile, la sopravvivenza della specie e si intreccia nella nostra vita con l’amore, la costruttività,
l’affermazione autorevole del sé da un lato e l’odio, la sopraffazione, la distruttività dall’altro. E’ qualcosa con
cui tutti noi ci confrontiamo quotidianamente, un colore specifico quanto strutturale nella realtà relazionale
dell’esistenza.
E’ dunque una compagnia consueta e usuale nel lavoro di Servizio Sociale ed in realtà qui a volte ancor
più che in altri contesti. Un Consorzio di Servizi socio-assistenziali, infatti, rappresenta un terminale delle
istituzioni che, in una dimensione professionale e relazionale permeata dalla poliedricità, complessità e
turbolenza propria dei fenomeni sociali, incontra quotidianamente dolore, sofferenza, mancanza,
disuguaglianza sociale, bisogni che chiedono di essere soddisfatti, aspettative variegate, energia di vita e di
morte, in un contesto segnato da disparità di potere e di risorse.
Gli operatori che svolgono all’interno di questa tipologia di organizzazione compiti, funzioni e ruoli di
sostegno e aiuto sociale, sono anch’essi portatori di energia, creatività, competenza, ma talvolta anche di
stanchezza, rabbia, delusione.
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L’incontro relazionale all’interno dell’organizzazione si configura come “contenitore flessibile in cui stanno
fisiologicamente e strutturalmente opportunità e rischi per tutti i soggetti coinvolti Le identità
possono essere riconosciute o arricchite, o, al contrario, negate e offese” (F.Ferrario, 2001)
Le reazioni aggressive manifestano talvolta aspetti intimidatori, talvolta difensivi, talvolta costituiscono una
reazione più o meno impulsiva a eventi relazionali che sono o vengono percepiti come intrusione, assenza di
riconoscimento, abuso di potere
Definiamo qui l’interazione aggressiva come lo scambio interattivo tra due o più persone caratterizzato
dall’esprimere da parte dell’uno, dell’altro o di entrambi, attraverso il linguaggio verbale o non verbale
sentimenti di rabbia, e desideri di danneggiamento e distruttività.
Possiamo allora dire che essa è un elemento assai presente nell’operatività e richiede inderogabilmente di
attrezzarsi a livello
-
personale
professionale
organizzativo
strutturale
giuridico e legale.
per gestirla, per giocarsi nel delicato equilibrio dell’accoglienza, di quella che R. Winnicott definisce la “
distanza terza”, dove il sé dell’altro può essere riconosciuto, diventare interlocutore, esistere, nel rispetto
anche dei danneggiamenti e delle ferite di cui tutti siamo in misura maggiore o minore portatori e che
possono fortemente condizionare i modi in cui tutti noi ci rapportiamo
Il variopinto intreccio di culture, tradizioni e significati che si va costruendo giorno dopo giorno sotto i
nostri occhi complessifica una realtà peraltro già estremamente variegata, rendendo più impegnative le
operazioni di decodifica dei messaggi e reciproca sintonizzazione.
L’acting-out aggressivo è invece da intendersi come ”Ogni aggressione fisica, comportamento
minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro” ( National Institute of Occupational Safety and
Health, ripreso dalla “Raccomandazione del Ministero della Salute per prevenire gli atti di violenza a danno
degli operatori sanitari” (2007)
In genere esso è contraddistinto da:
-
il salire oltremisura del tono della voce
-
l’impiego di parole offensive
-
la limitazione indebita della libertà
-
l’uso di gesti intimidatori
-
l’utilizzo di minacce verbali
dell’altra persona o l’intrusione indebita o ingiustificata nei suoi
ambiti di vita personale
l’aggressione tramite il danneggiamento di oggetti del Servizio o
dell’operatore
l’aggressione finalizzata ad un vero e proprio danneggiamento
fisico dell’interlocutore.
A volte imprevedibile, a volte e più spesso esito di una lenta e progressiva escalation, fatta di azioni
e più o meno inconsapevoli reazioni, l’acting out aggressivo sul luogo di lavoro costituisce sempre
un’esperienza traumatica per chi la agisce e per chi la subisce e richiede quindi l’adozione di tutte le
opportune misure di prevenzione, protezione e, se necessario, gestione da parte degli operatori.
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Saper prevenire, favorire l’estinzione dell’aggressività anziché la sua elicitazione e ,quando inevitabile,
sapere come affrontare e difendersi da un acting out è un fattore protettivo sicuramente innanzitutto per
l’operatore, ma anche ,come si è detto, per lo stesso utente.
Spesso, quando in un’organizzazione avvengono simili eventi, la tentazione è quella di rispondere con
modalità omeostatiche, finalizzate ad evitare al sistema organizzativo di porsi in discussione,
semplificando e rimovendo la complessità del reale, addebitando a uno o a pochi la responsabilità
dell’accaduto attraverso processi di scissione e separazione della globalità dell’esperienza,
allontanando la problematicità da sé, individuando implicitamente colpevoli e capri espiatori.
Di frequente, anche se sempre meno per fortuna, gli operatori che sono stati coinvolti in acting-out
aggressivi vengono lasciati soli a rielaborare la portata traumatica degli eventi, esponendoli così a
forti rischi di complicazioni emotive e di burn-out.
Anche il gruppo di tutti i lavoratori impegnati all’interno della struttura ha necessità di non essere lasciato
solo, perché l’aggressività che tutti i giorni fisiologicamente e strutturalmente viene assorbita dai servizi,
sotto la pressione di questi episodi può introvertirsi girandosi tra gli operatori stessi alla ricerca di colpe ed
errori che consentano di distanziare nel proprio immaginario ogni possibilità che eventi simili accadano a sé.
Si cercano rapide spiegazioni ai fatti, che attenuino l’ansia di una necessità individuale e organizzativa di
interrogarsi, magari per ripensarsi e riprogettarsi.
Le Raccomandazioni per prevenire gli atti di violenza ai danni degli Operatori Sanitari, che sono state
pubblicate dal Ministero della Sanità nel novembre 2007 e considerano gli episodi di aggressione all’interno
di un Servizio “ eventi sentinella”, cioè possibili indicatori di punti in cui il sistema può fallire o
essere “attaccato”e di “ criticità”, raccomandando come fondamentale l’attivazione di supporti per il
personale che ha subito un atto violento e indicano l’ occasione per un ripensamento e verifica degli aspetti
relazionali , organizzativi e concernenti la struttura fisica e l’intero ambiente di lavoro, includendo tra gli
interventi considerati utili, le attività di .
-informazione
-formazione
- riflessione,discussione
-co-costruzione di prassi e procedure
- occasione di rielaborazione degli aspetti potenzialmente traumatici dell’evento
L’effettiva realizzazione di tutto questo nelle organizzazioni in molte realtà non è certamente però ancora
una prassi consolidata, seppure sia importante sottolineare, - anche per accompagnare tutti noi ad una
comprensione delle dimensioni del problema,- che gli eventi di aggressione nei servizi sono in aumento.
Non esistono ancora in Italia modalità affinate per la rilevazione di dati circa l’incidenza del fenomeno e se
sono poche al momento le ricerche su questo tema in ambito sanitario, ancor meno lo sono in quello dei
Servizi socio-assistenziali. Una delle poche è stata realizzata ormai alcuni anni fa da due studenti del Corso
di laurea in servizio sociale Francesca Metta e Claudia Parlanti ed ha ricevuto anche un riconoscimento
presso il Ministero. La cito perché è stata condotta nell’area della regione Piemonte ( in specifico nella città
di Torino), attraverso la somministrazione di un questionario a tutti i 149 Assistenti sociali dei servizi
Sociali di base e a tutti gli Ass. Sociali operanti negli ospedali torinesi.( 36)
Gli Assistenti Sociali che nel 2001 riferiscono di aver subito negli ultimi 5 anni aggressioni verbali
generiche sono 70, mentre 31 degli operatori dichiara di essere stato vittima di aggressioni fisiche.
Possiamo facilmente immaginare che l’aggiornamento di questi dati porterebbe ad evidenziare un ulteriore
incremento del fenomeno.
Vogliamo infine anche avvisarvi di questo: parlare di aggressività non è esattamente come parlare di ascolto,
accoglienza, ecc. Monitorizzate e monitorizziamo sempre insieme e con attenzione il clima che si crea anche
nei luoghi di riflessione , approfondimento, e dibattito su questo tema.
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Slide di sintesi:
Aggressività: una delle principali forme di energia motrici
del comportamento umano
Garantisce, quando indispensabile, la sopravvivenza della
specie e si intreccia nella nostra vita con l’amore, la costruttività, l’affermazione autorevole del sé da un lato e l’odio, la
sopraffazione, la distruttività dall’altro.
E’ qualcosa con cui tutti noi ci confrontiamo quotidianamente, un colore specifco quanto strutturale nella realtà
relazionale dell’esistenza.
E’ dunque una compagnia consueta e usuale nel lavoro di
Servizio Sociale ed in realtà qui a volte ancor più che in altri
contesti.
Interazione aggressiva = scambio
interattivo tra due o più persone
caratterizzato dallo esprimere da parte
dell’uno, dell’altro o di entrambi
attraverso il linguaggio verbale o non
verbale sentimenti di rabbia e desideri di
danneggiamento e distruttività.
Rabbia
La rabbia è una forma di reazione e di risposta delle persone
per affrontare situazioni ad esse sfavorevoli.
La rabbia è potenzialmente in grado di mobilitare risorse
psicologiche positive come potenziare la determinazione
verso la correzione dei comportamenti sbagliati, la
promozione di una giustizia sociale. D'altra parte nella sua
forma più forte, può alterare la capacità dell'individuo di
elaborare le informazioni e di esercitare un controllo cognitivo
sul proprio comportamento, far perdere la propria oggettività,
l'empatia, il senso di rifessione sui comportamenti che
possono causare danni ad altre persone o cose., ecc….
L’acting-out aggressivo
Ogni aggressione fsica, comportamento
minaccioso o abuso verbale che si verifca nel
posto di lavoro”
( National Institute of Occupational Safety and Health, ripreso dalla
“Raccomandazione del Ministero della Salute per prevenire gli
atti di violenza a danno degli operatori sanitari”) (2007)
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Scotomizzare la dimensione dell’aggressività, nagarne la
possibilità e dunque prescindere dal considerarla una
variabile del percorso di valutazione è già una prima
forma di non rispetto delle variabili e caratteristiche di
una persona
Dunque :
Tecniche di valutazione del rischio, già nel percorso di
prima accoglienza:
-come reagisce la persona rispetto alla esplicitazione dei
limiti di contesto e/o di risposta
-La storia della persona rispetto ad eventuali aggressioni
subite o agite
--Emergono livelli signifcativi di distorsione nella
percezione del contesto o della realtà?
( persone con problematiche borderline, ecc)
-abuso di alcool o sostanze
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L’assenza di ascolto e rispetto ( che riguarda
spesso non solo la persona utente ma anche la
persona operatore) è fortemente alimentata da
una serie molto complessa di fattori presenti
nel contesto in cui gli operatori svolgono la loro
attività.
Occorre una- griglia teorica forte per potere
declinare e sistematizzare questi diversi livelli al
fne di agire poi consapevolmente su ciascuno.
Cercavamo dunque un modello concettuale teorico che ci consentisse di rispettare e contemporaneamente
sottoporre ad analisi le principali caratteristiche di un evento complesso e plurideterminato come sempre è
l’acting- out aggressivo sul luogo di lavoro.
Ponevamo al modello alcune importanti richieste:
La complessità dei processi in atto consente solo modalità di approccio scientifico basate sui criteri di
probabilità ( date certe condizioni se ne deduce che l’evento X può verificarsi con Y probabilità. Potremo
sempre prevedere un acting-out in termini di probabilità, ma mai con assoluta certezza escluderlo o
attenderlo. Cercavamo dunque un modello che, rispettoso dell’epistemologia scientifica
contemporanea,utilizzasse un approccio probabilistico all’analisi del fenomeno.
L’acting-out aggressivo è un evento complesso per lo più plurideterminato in cui non è possibile separare la
parte dal tutto. Da qualsiasi parte si cerchi di iniziare l’analisi del problema ci troviamo rinviati ad altre
complessità interagenti. L’individuo vive all’interno di un ambiente ecologico prossimale (interazioni dirette) e
di un ambiente ecologico distale (ambiente sociale, economico, culturale, politico…),che realizza comunque
le sue influenze. Necessitavamo dunque di un approccio olistico
Occorre tenere conto che la relazione tra persona/e operatore e persona/e utente è un sistema interattivo
che si sviluppa all’interno del più ampio sistema dell’organizzazione, di quello dell’interazione tra Servizi,
all’interno di una comunità e di un territorio, influenzato dalla più ampia realtà sociale e culturale di
appartenenza. Questo più ampio ed integrato sistema dinamico è formato dunque da elementi inseparabili,
che si influenzano reciprocamente, pertanto risultava necessaria un’impostazione interazionista
Infine ci premeva segnalare che l’ambiente rilevante è quello significativamente percepito dalla persona
( vale per tutte le persone coinvolte), poiché sono le rappresentazioni e le costruzioni mentali dell’individuo
( ambiente percepito), le sue letture ed attribuzioni di significato che guidano la sua azione. Inoltre
intendevamo sempre tenere presente l’individuo come agente attivo ed attore in prima persona
nell’interazione con i suoi sistemi di appartenenza che , se sono in grado di modificarlo, possono e sono
altresì da lui continuamente modificati e modificabili. ( Approccio costruttivista)
IN QUESTO CAOS BEN POCO CALMO
abbiamo individuato come supporto teorico di riferimento
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.
La teoria sistemico-ecologica
di
Bronfenbrenner
Questo autore, che si situa nella tradizione che raccoglie l’eredità della psicologia sociale di Kurt Lewin e di
alcuni suoi sviluppi successivi nella Teoria Generale dei Sistemi di Von Bertalanffy,indicava l’assoluta
necessità di non studiare l’individuo in modo isolato, ma di considerare il comportamento come FUNZIONE
di tutte le forze in campo in un certo momento, che si influenzano in un gioco reciproco di interazioni.
Il modello teorico di Bronfenbrenner fotografa 4 ambiti interagenti e reciprocamente influenzatesi nella
determinazione di un fenomeno sociale complesso ( in questo caso ci riferiamo ad un’escalation aggressiva
nel contesto professionale, sociale ed organizzativo di un Servizio Sociale Territoriale)
Se non ci lasciamo spaventare dalla complessità dei termini ( che talvolta possono apparire essi stessi
,come ben sappiamo, come una forma di violenza), vi propongo di accompagnarmi in questo breve
affondo teorico, che vi apparirà subito meno complesso e sicuramente assai più chiaro quando
riuscirò a mostravi come esso possa trasformarsi in una sorta di macchina fotografica, che consente
di fermare sulla carta in modo chiaro e sistematizzato molte delle complesse variabili che devono essere
sottoposte ad analisi per studiare, comprendere e combattere il fenomeno degli acting-out aggressivi sul
lavoro.
Bronfenbrenner stesso definisce il suo modello teorico come “ a bamboline russe”,
poiché l’ambiente ecologico è concepito come un insieme di strutture incluse l’una nell’altra, le quali vanno
considerate non solo come tutte interagenti con l’individuo, ma anche nell’insieme delle relazioni e dei
rapporti che sussistono tra loro e che sono comunque in grado di esercitare grande influenza sulla realtà
dell’individuo e delle relazioni diadiche e non in cui egli si coinvolge.
macrosistema
mesosistema
microsistema
esosistema
MICROSISTEMA = insieme di relazioni con cui la persona è in contatto diretto
MESOSISTEMA = sistema di microsistemi;le relazioni tra i microsistemi di
appartenenza della persona
ESOSISTEMA = la relazione tra 2 o più contesti ambientali ad almeno uno dei quali la
persona non partecipa
MACROSISTEMA= contesto sovrastrutturale che condiziona tutti i sistemi
precedentemente citati
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Ma intrecciamo rapidamente ,per evitare eccessi di complessità che possono scoraggiare e
demotivare tutti noi, la teoria con la prassi del quotidiano . Vi chiedo di tollerare la parzialità e
semplificazione di ciascun flash che via via vi propongo ed anche la sua certa incompletezza.
I fattori interagenti che più spesso influiscono sul determinarsi di acting-out all’interno di un Servizio Sociale
riguardano:
a) le caratteristiche della persona, intesa come unità psico-fisica, affettiva,sociale e
relazionale.
b) Gli aspetti relazionali, accettando coraggiosamente e con autenticità che essi attengono a
tutti i soggetti coinvolti.
Essi possono avere a che fare, ad esempio, con aspetti quali:
- le modalità di gestione del potere, i rischi di abusi, personalismi, ingresso in simmetria, ecc…..
- la distanza/vicinanza relazionale con i rischi di invasione, intrusione, o, al contrario, eccessi di
distacco.
- gestione della dinamica aspettative/frustrazione /insoddisfazione
- responsabilità dell’operatore nell’accogliere e anche nell’”accompagnare”,evitando all’utenza
inutili passaggi, ecc..
- disporre di adeguati strumenti e tecniche per la gestione dell’ansia ( altrui e propria) e di
monitorizzazione costante dei propri eventuali livelli di burn-out( tecniche di analisi e
centratura sul sé personale e professionale),ecc……
- chiarezza di ruoli:chi fa cosa
- la presenza/assenza e le caratteristiche del progetto definito con l’utente:
- chiarezza
- trasparenza
-coerenza ( senza variazioni insensate o dettate da ansia o eccessi di pressione
dell’utente)
- precisazione dei tempi degli interventi e delle regole del setting
(cadenza degli appuntamenti/ app. liberi, ecc)
-precisazione dei limiti e confini dell’intervento
- gestione della discrezionalità
- omogeneità di linee
- utilizzo palliativo o meno ,sull’urgenza o meno dell’economica, ecc…ecc…..
E’ indispensabile disporre di tecniche precise per la definizione e lettura dei contesti di intervento:
informativo, di consulenza, di “presa in carico”, di “controllo” e dei loro eventuali scivolamenti in dimensioni di
eccessiva dipendenza, percepita persecutorietà, ecc……
E’ inoltre fondamentale l’attenzione agli aspetti strutturali dei contesti in cui si opera, con l’aiuto del rispetto di
quanto previsto o da prevedersi nei “Documenti relativi alla sicurezza nei luoghi di lavoro” in relazione a:
-situazione dei locali, posizione delle scrivanie, assenza di oggetti inadeguati utilizzabili come oggetti
contundenti
--apparecchiature di sicurezza:videocitofoni, allarmi,uscite accessibili, ecc..
- attenzione all’organizzazione del ricevimento e delle visite domiciliari ( sempre e solo in condizioni di
sicurezza), ecc…..
Nell’ambito di questo livello relazionale si muovono anche molte delle aspettative e necessità di
formazione, come ad esempio:
- sapere come prevenire, smorzare e, quando inevitabile,
affrontare e gestire l’interazione aggressiva
- sapere che fare quando si verifica un acting-out
- sapere se e come intervenire a sostegno dei colleghi, ecc….
- riconoscere l’innesco di simmetrie e “conflitti per procura”,
ecc……
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DEFINIAMO CON BROFENBRENNER TUTTI GLI ASPETTI SIN QUI CITATI COME AFFERENTI E
CONTENUTI NELLA REALTA’ DEI MICROSISTEMA
BROFENBRENNER sottolinea poi l’importanza delle relazioni tra ambienti e sistemi di cui l’utente partecipa
ad almeno uno. ( MESOSISTEMA)
Rientrano in quest’area, di cui ci parlerà tra poco in maniera diffusa la dr.ssa Fenoglio, ad esempio aspetti
quali:
- funzionamento dei canali di comunicazione tra Servizi
dell’Area Sociale
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aggressività esplicite o latenti tra operatori, di cui almeno
uno in contatto con l’utente
squalifiche implicite o esplicite
chiarezza di ruoli, compiti, funzioni
passaggi tra troppi servizi, la rete dei servizi è “isterica”
lotte di potere alternative a reali processi di integrazione
l’induzione di aspettative da parte di questo o quel servizio
carente chiarezza di funzioni, compiti e ruoli nelle situazioni
di disagio diffuso e non ancora etichettabile o nelle nuove
forme di problematicità e disagio
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deleghe improprie da parte di altri Servizi o di alcuni
provvedimenti del Tribunale .
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la relazione tra i Servizi , gli operatori e i politici locali che
ricevono gli utenti e utenti
incongruenza delle decisioni del Tribunale rispetto a
quanto atteso dai servizi
Presenza/ assenza di supervisione, ecc……..
Attengono all’area dell’ESOSISTEMA le relazioni tra sistemi a cui l’utente non partecipa, come
il gioco di rimando dei problemi tra istituzioni, “gli invii selvaggi”, l’ idealizzazione per ragioni politiche degli
interventi realizzabili dai Servizi e tutta un’importante ulteriore area di problematiche che la dr.ssa Fenoglio ci
illustrerà dettagliatamente nel suo intervento sulle problematiche delle relazioni proprie dell’organizzazione e
dell’interazione tra organizzazioni che possono ampiamente soggiacere allo scatenarsi di acting-out
aggressivi.
Attengono infine al MACROSISTEMA le tematiche relative a :
- Servizi come terminale di una società poi assente o distratta,
immersa nella crisi del Welfare-state
- Delega ai Servizi di problematiche macro
( disoccupazione,abitazione, ingiustizie sociali)
- Carenze/incongruenze delle politiche sociali
- Mancanza di risorse.
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Le nuove povertà e l’ impoverimento collegato con la riduzione
del potere di acquisto del denaro e con le altre congiunture
economiche ( mutui, sovra tassazioni, ecc).
Emergere di nuove problematiche complesse
Smagliamento delle reti naturali di solidarietà sociale ed eccesso
di deleghe alla famiglia
Differenze culturali e interculturale
Caratteristiche della relazione di genere
Processi gravi di esclusione sociale
Mancanza di riconoscimento
Messaggi incongrui dei mass media, ecc..
Ovviamente mi sono qui limitata ad alcuni cenni generici con la sola finalità di illustrare quali variabili, tutte
ulteriormente da indagare ed approfondire nel corso di questa giornata di lavoro, possono essere fatte
rientrare nei differenti livelli di analisi proposti dal modello teorico di Bronfennbrenner. E’ dunque questo il
modello base che utilizzeremo qui – come nel nostro libro- come stimolo per la riflessione e soprattutto
come quadro teorico per sistematizzare l’estrema complessità dei molteplici fattori interagenti che sono in
campo quando l’aggressività assume connotazioni dirompenti.
Spunti di riflessione conclusivi:
Il mio messaggio
1)Sono l’assenza di ascolto e la mancanza di rispetto per il nucleo profondo del sé
dell’ individuo (nel qui ed ora della relazione e nella sua storia) che favoriscono
l’acting-out.
2) Questa assenza di ascolto e rispetto ( che riguarda spesso non solo la persona
utente ma anche la persona operatore) è determinata da una serie molto
complessa di fattori presenti nel macro-meso-eso e microsistema Occorre una
griglia teorica forte per poterli sistematizzare ai diversi livelli al fne di agire poi
consapevolmente su ciascuno.
3) Gli Assistenti sociali, attraverso un lavoro di forte e costante centratura sul sé
professionale possono portare il loro contributo(potente, ma non certo
onnipotente) in tutti questi livelli per proteggere innanzitutto sé stessi (prima
regola del soccorritore), l’utenza, gli stessi potenziali aggressori e la comunità e per
ridurre l’incidenza del fenomeno a cominciare dalla realtà concreta del loro uffcio,
del loro Servizio, del contesto organizzativo e istituzionale in cui operano.
4)La comunità professionale può guardare con fducia e orgoglio al lavoro di studio e
approfondimento fatto dal 2010 ad oggi: sono ora ben più chiari i livelli, le linee di
ricerca, gli ambiti su cui si può intervenire con l’azione professionale, con
l’attenzione sindacale, con la formazione, ecc….. Ora sappiamo anche assai meglio
che cosa concretamente si può e si deve fare innanzitutto per prevenire, ma anche
eventualmente per affancare operatori che già siano vittime di acting-out
aggressivi sul luogo di lavoro.
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