MAGISTERO Il magistero della Chiesa: quale e` la sua

PASTORALE
UNIVERSITARIA
TRENTO
Pastorale
Sociale e Lavoro,
Giustizia e Pace,
Salvaguardia del Creato
“Laboratorio Giovani e Politica”
MAGISTERO
a cura di don Andrea Decarli
Il magistero della Chiesa: quale e’ la sua missione e qual'è il suo valore
per il credente?
A) Presenza e valore del Magistero in ordine alla salvaguardia della fede.
Magistero e’ termine collegato ad insegnamento. Infatti parlare di magistero significa
riferirsi alla funzione di insegnare connessa con l’autorita’ nella Chiesa, l’autorita’ degli
Apostoli e dei loro successori. E’ dunque un ministero che nasce da un carisma, quello
dell’autorita’ (cui e’ connessa una assistenza dello Spirito per impedire che l’autorita’
magisteriale si allontani dalla verita’). Dunque non un ruolo legato alla brillantezza o alla
volonta’ umana, ma ad un carisma. Fermo restando che l’unico maestro e’ Gesu’ Cristo e
che lo Spirito Santo e’ dato a tutti i cristiani (il sensus fidei), il magistero e’ un ministero
a servizio della fedelta’ alla verita’. Infatti la trasmissione della rivelazione affidata a
tutta la chiesa, trova nel servizio dei successori degli apostoli la garanzia di una retta ed
autorevole custodia: Scrittura, Tradizione e Magistero sono infatti, indissolubilmente
legati, i tre pilastri su cui poggia la garanzia della fedelta’ (perche’ la chiesa non divenga
apostata).
- NB!!! Il Magistero non propone una nuova rivelazione, ma propone in maniera
autoritativa la mediazione storica dell’unico messaggio di Cristo.
“L’autorita’ del Magistero non e’ sulla Parola, ma sulla interpretazione che gli uomini ne
danno: e’ una autorita’ interna alla comunita’ di fede al servizio dell’unita’ della Chiesa
nella professione della vera fede” (DTF, 655). Il Magistero e’ a servizio dell’Evangelo
(annuncio e custodia dell’Evangelo) e dunque e’ sottoposto anch’esso alla Parola di Dio.
Dipende dalla rivelazione: e’ sotto l’autorita’ della Parola (cfr. DV. n.10). Dunque e’ una
autorita’ normante ma che sta a sua volta sotto una autorita’.
- Il ruolo del Magistero e’ comprensibile solo all’interno e in strettissimo legame con la
comunita’ tutta ministeriale e tutta chiamata a trasmettere la Tradizione, comunita’ di cui
e’ a servizio, non e’ padrone!!! “Da un lato il magistero deve riferirsi al senso e al
consenso della fede di tutto il popolo di Dio, dall’altro il popolo cristiano ha bisogno
della interpretazione autentica del Magistero (cui compete il compito specifico di
Laboratorio Giovani e Politica: Trento, 09 maggio 2007
Relazione d Andrea 02 - Il Magistero.doc
attestare con autorita’ la fede rivelata dagli apostoli). Il compito magisteriale e’ dunque
un ministero che e’ esercitato dentro e con la comunita’.
Compiti del Magistero:
“In buona sostanza, il compito fondamentale del Magistero consiste nella cura per
l’oggettivita’ della fede cristiana e cioe’ per la sua conformita’ alla fede apostolica”
(Ardusso) e siccome la fede non e’ solo una idea, ma una vita, custodisce anche la
fedelta’, nel mutare delle situazioni, alla coerenza della prassi con l’isprazione
evangelica. La sua missione si puo’ dunque riassumere in questi tre compiti:
- salvaguardare la fede e la coerenza con cui e’ vissuta.
- custodire autorevolmente la verita’ del Vangelo.
- insegnare ed illuminare le coscienze.
“Compito del Magistero e’ (...) vigilare affiche’ il popolo di Dio rimanga nella verita’ che
libera”(CCC. n.890).
Il teologo americano Dulles sintetizza in questi cinque compiti il ruolo del Magistero:
- annunciare la fede apostolica
- difendere la fede dagli errori
- spiegare ed illustrare la fede (in connessione con lo sviluppo del dogma)
- applicare la fede alla vita morale
- impartire direttive concrete per un comportamento di vita fedele al vangelo.
- Il magistero e’ un dono e un servizio e dunque va accolto con grande disponibilita’: il
suo valore e’ altissimo come illuminazione della coscienza e percio’ va preso in seria
considerazione. E’ da ascoltare sempre, anche se sono diversi i livelli con cui i suoi
pronunciamenti impegnano la coscienza dei credenti.
B) Oggettivita’ ed ecclesialita’della fede
- Un grosso rischio ricorrente e’ quello che viene definito il soggettivismo della fede, che
non ha nulla a che vedere con l’assunzione e il consenso personale ai contenuti della fede
(che e’ imprescindibile!), ma riguarda il costruirsi le verita’ di fede a proprio uso e
piacere dimenticando che la fede e’ prendere la forma di Gesu’ Cristo, non la propria!
- Qui e’ importante il ruolo del magistero, perche’ la fede e’ accettazione di una
rivelazione che non viene da me, ma da fuori di me. La fede ha un contenuto ed e’ un
dono da accogliere non una propria elucubrazione da imporre: si deve cercare, ma si
trova cio’ che c’e’, non cio’ che si inventa cercando!!
La verita’ cosi’ non va cercata neppure in base al criterio della maggioranza, ma
attraverso un discernimento che porta ad un consenso. E questo consenso, per carisma, il
Magistero lo conferma come coerente e in linea con l’insegnamento degli apostoli, contro
tutte le interpretazioni falsificanti.
La coscienza e’sempre l’ultima istanza, ma la coscienza cristiana e’ sempre una
coscienza ecclesiale. Essa dunque si forma e si esercita in comunione con la comunita’,
non in un percorso solitatrio.
C) Estensione del magistero nell’ambito morale
Laboratorio Giovani e Politica: Trento, 09 maggio 2007
Relazione d Andrea 02 - Il Magistero.doc
Oggi il problema principale e’ l’estensione del ruolo del Magistero nel campo morale.
- La competenza in campo morale deriva dal fatto che la fede non e’ astratta dalla vita ma
determina delle scelte di vita e che la luce della fede puo’ sorreggere la ragione nel
leggere meglio i principi e i valori morali (quella che e’ definita la legge naturale). Si
ritiene infatti che la fede crei una intenzionalita’ che permette di leggere la legge naturale
in modo particolarmente acuto.
In definitiva: “la competenza etica del Magistero e’ la conseguenza della sua competenza
sulla fede. La fede infatti, per sua natura, non puo’ restare senza conseguenze per la vita
morale” e d’altra parte la tematica morale ha un legame con il deposito della fede.
- D’accordo sulla competenza del magistero in campo morale, si discute ampiamente
invece, anche in ambito cattolico, sull’estensione di questa competenza e, piu’
teoricamente, anche sul concetto e sul contenuto della cosiddetta legge naturale (assai
discussa). L’infallibilita’ dei pronunciamenti del Magistero si estende solo ai principi
morali generali, o anche alle norme specifiche? A cio’ che e’ rivelato o anche a cio’ che
si coglie solo con la ragione? Attualmente ci sono, in ambito cattolico due nette
posizioni: la cosiddetta linea dell’etica della fede (Ford, Grisez, Caffarra...) per la quale a
proposito delll’infallibilita’ del magistero non si pone differenza fra norme morali
rivelate e non rivelate e il Magistero puo’ intervenire autoritativamente anche su norme
specifiche; e la cosiddetta linea della morale autonoma (Fuchs, Mieth, Chiavacci...) per la
quale c’e’ una distinzione tra norme morali rivelate e non rivelate e i pronunciamenti
impegnativi del magistero possono riguardare solo i grandi riferimenti valoriali, non tanto
le norme specifiche.
- A questo proposito si parla di oggetto primario e secondario degli interventi
magisteriali (una distinzione che non si trova direttamente nei testi del Vat I e II, ma che
e’ in essi fondata): “L’oggetto primario abbraccia i contenuti della rivelazione cristiana,
cioe’ quanto e’ direttamente rivelato e formalmente contenuto nel deposito della fede.
L’oggetto secondario riguarda cio’ che, pur non essendo rivelato, e’ tuttavia
necessariamente connesso con il deposito della rivelazione in virtu’ di un legame cosi’
profondo per cui, se il Magistero non fosse competente anche in quest’ambito, gli sarebbe
impossibile conservare integralmente e spiegare adeguatamente o difendere in modo
efficace dagli attacchi la rivelazione cristiana” (Ardusso)
I problemi principali che suscitano oggi dibattito sono:
- la natura della teologia morale: specificita’ della morale cristiana, formazione e valore
delle norme, coscienza, legge naturale...
- l’ecclesialita’ quale contesto delle decisioni morali
- l’equilibrio fra indicazioni morali e scelte politiche.
A proposito di quest’ultimo aspetto, che ci interessa da vicino, vorrei chiarire solo un
punto che ritengo fondamentale per impostare bene il discorso. Dal Vangelo non
derivano indicazioni per le scelte politiche, ma deriva una visione antropologica che
diventa quadro di riferimento delle scelte; il Magistero ha un compito importante di aiuto
ed illuminazione nel discernimento di questa visione e dei contenuti irrinunciabili di essa:
ogni laico impegnato in politica ha poi il compito di tradurre i valori nel concreto della
situazione, con competenza specifica.
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- Non si tratta semplicemente di andare a portare la dottrina sociale, adattandola alle
esigenze, ma di lasciarsi guidare nel discernimento dalla visione antropologica che sgorga
dal vangelo. In questo sta la liberta’ dei laici: essi non sono chiamati a fare politica
semplicemente per tradurre in pratica la dottrina sociale, ma per servire il bene comune
illuminati nella loro azione e nel loro sforzo di discernimento concreto da una
antropologia e una visione di societa’ che trova il suo fondamento nell’annuncio
evangelico.
Diverso grado di impegno
Il Magistero viene esercitato in forme diverse, ma anche in gradi di intensita’ diversi.
Distinzione tra esercizio ordinario e straordinario:
- Esercizio straordinario e’ l’atto solenne con cui il papa definisce ex cathedra o un
Concilio insieme al papa definisce una dottrina: l’esercizio straordinario riguarda i dogmi
(can.749 e ss.) ed e’ infallibile
- Esercizio ordinario e’ ogni altro pronunciamento e puo’ essere infallibile o non
infallibile. NB!! Ordinario non infallibile e’ comunque esercizio della suprema autorita’
docente e quindi non vuol dire che non richieda l’assenso o che non sia vincolante, ma
solo si specifica il grado diverso di forza vincolante.
Distinguere autorita’ (che ha il compito e il diritto di illuminare le coscienze) e
infallibilita’ (che si applica in modo piu’ ristretto rispetto all’autorita’).
NB!! can.749,3: “Nessuna dottrina si intende infallibilmente definita (infallibiliter
definita) se cio’ non consta manifestamente (manifeste constiterit)”. Fondamentale per
l’interpretazione: una dottrina va ritenuta come proposta infallibilmente solo quando cio’
risulta chiaramente, senza incertezza, dal documento stesso.
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