Il paradigma sociale -

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Paradigma sociale =
società causa del
comportamento deviante
FUNZIONALISMO
ANOMIA
DURKHEIM
(FRANCIA)
1800-1900
MERTON (USA)
1950-2000
Le teorie del controllo
Diversità di
velocità di cambio
Disorganizzazione
sociale
Struttura
disuguale
SCUOLA DI
CHICAGO
(TEORIA
ECOLOGICA)
Le teorie
dell‘appren
dimento
sociale
La scuola di Chicago:
L’ambiente geografico
Il territorio dei grandi
laghi (Nordovest)
Chicago da piccola città di frontiera
nel 1833 (con circa 350 abitanti) a
una delle città più grandi della Terra
Evoluzione della città di
Chicago
La città di Chicago passa da 50.000 abitanti nel 1850 a
2.000.000 nel 1920 (Laboratorio sociale)
Il contesto sociale

•
•
•
Fenomeni sociali
(1800-1900):
sviluppo delle grandi città
rapida industrializzazione
immigrazione di massa


(dopo la guerra di secessione)
•
•
•
effetti della prima guerra
mondiale
proibizionismo
grande depressione

Tra il 1850-1930 Chicago
passò da 50.000 a
2.000.000 di abitanti
Si riteneva che
l'urbanizzazione fosse
la responsabile della
maggior parte dei
problemi sociali
I lavoratori vennero resi
superflui dall'innovazione
tecnologica: migliaia di
disoccupati
Immigrazione 1870-1920
Cambio del luogo di
provenienza degli
immigrati:
 da Europa del NordOvest (WASP)
 a Europa del Sud e
dell‘Est
 Africani e Asiatici
Ragazzi che lavoravano in
miniera
Famiglie di immigrati
Problemi sociali di Chicago




L'ultima ondata migratoria: individui provenienti
dall'Europa meridionale e orientale:
Venivano additati come i responsabili dei
problemi che affliggevano la nazione
La popolazione residente (dall'Europa
settentrionale e occidentale) discriminava i nuovi
immigrati e li riteneva una specie inferiore
I figli degli immigrati – messi in imbarazzo dalle
loro famiglie – se ne distaccavano per formare
propri gruppi e bande
Zone della
città di
Chicago
(Shaw e McKay)
5 zone o aree
concentriche
1. Quartiere centrale degli
affari (centro)
2. Cintura di transizione
(slum – immigrati)
3. Zona delle abitazioni
plurifamiliari (lavoratori)
4. Zona abitazioni di lusso
5. Zona dei pendolari
(subburbio)
Zona di transizione

Shaw e McKay: la zona di transizione
aveva un livello di disgregazione sociale
maggiore
– Alto grado di mobiltà
– Aspetto degradato dei quartieri
– Sconfinamento di fabbriche e uffici
– Massiccia presenza di immigrati (che si
rifugiavano nella sicurezza delle loro
culture di origine)
La scuola di Chicago:
premesse storiche/a
Le Persone:
 Folto gruppo di studiosi che hanno operato nel
primo trentennio del secolo XX
 Anche altri sociologi di epoche più recenti.
Nascita ufficiale della Scuola di Chicago: 1914
a partire dall‘insediamento di Park nel
dipartimento di sociologia dell'Università di Chicago
(nata nel 1892)
La scuola di Chicago:
premesse storiche/b
Le ragioni:
 reazione ad un ottimismo ingenuo del positivismo
 ad un‘idea dello sviluppo delle società moderne
sempre più avanzato (ottimismo evoluzionista)
 La scuola di Chicago oppose l'idea di una società in
via di involuzione (disgregazione sociale).
Influssi dalla corrente interazionista:
 Thomas, Cooley (e poi Mead)
 importanza dello stimolo ambientale nella
formazione del "sé sociale"
La scuola di Chicago:
teoria ecologica - princìpi
1.
2.
3.
sviluppo e cambiamento del comportamento umano indotto dall'ambiente fisico e
sociale
comunità come il principale elemento di
influenza sul comportamento dei singoli
ambiente umano naturale: la città
« La città è qualcosa di più di una congerie di singoli uomini e di servizi sociali, come strade,
edifici, lampioni, linee tranviarie e via dicendo; essa è anche qualcosa di più di una
semplice costellazione di istituzioni e di strumenti amministrativi, come tribunali, ospedali,
scuole, polizia e funzionari di vario tipo. La città è piuttosto uno stato d'animo, un corpo di
costumi e di tradizioni, di atteggiamenti e di sentimenti organizzati entro questi costumi e
trasmessi mediante questa tradizione»(Robert Park, La città, 1915).
Teoria ecologica/1
Metodo di studio sulla città:
singolarmente: le storie di vita per
afferrare in profondità gli eventi
della vita individuale;
nelle aggregazioni: studio ecologico
dove si prende in considerazione le
caratteristiche di vasti gruppi di
persone.
Raccomandazioni di Park ai
suoi allievi (ricerca empirica):



«Vi è stato detto di andare a scavare nella
biblioteca, e quindi di accumulare appunti e un
abbondante rivestimento di sudiciume.
Vi è stato detto di scegliere problemi ovunque
potevate trovare pile di documenti scritti
ammuffiti, che si basavano su futili elenchi
preparati da burocrati stanchi e compilati da chi
era riluttante a richiedere assistenza, da
meticolosi filantropi, o da impiegati indifferenti.
Questo lo chiamano “sporcarsi le mani con la
ricerca vera”.
Raccomandazioni di Park ai
suoi allievi (ricerca empirica):




Coloro che vi consigliano sono saggi e onorabili; i
motivi che offrono sono di grande valore.
Ma occorre un'altra cosa: l'osservazione di prima
mano.
Andate a sedervi negli atri di alberghi di lusso e
sui gradini delle pensioni di infimo ordine; sedetevi
sui sofà della Gold Coast o nei giacigli dei
bassifondi; sedetevi nell'Orchestra Hall e nel Star
and Garter Burlesque.
Insomma, signori, andate a sporcarvi il fondo dei
pantaloni in mezzo alla ricerca vera» (Robert E. Park)
Cf. BULMER M., "La sociologia di Chicago: l'impulso empirico e le sue implicazioni per la teorizzazione sociologica", in: GUBERT R. — TOMASI L. (a
cura di) Teoria sociologica ed investigazione empirica, Milano, Angeli, 1995, p. 80.
Teoria ecologica/2
Studio della città (Park):
 modello a zone concentriche
 Approccio organico alla vita delle comunità:
la città come un corpo con differenti organi
 La città
non come una congerie di persone e di
ordinamenti sociali
ma come un'istituzione.
Teoria ecologica/3
Vicinato:
forma di associazione + elementare (tradizioni,
storia, sentimenti comuni)
 nella città perde molte delle sue caratteristiche
Città:

vita sociale superficiale,
 Persone anonime,
 relazioni transitorie,
 legami parentali e amicali deboli

Teoria ecologica/4
(Criminologia - Emarginazione)




Nelle grandi città l'ordine morale che
poggiava sul senso comune (vicinato) viene
meno.
A causa della rottura dei legami primari
e dell'indebolimento dei freni inibitori
si ha aumento del vizio e della criminalità.
Teoria ecologica/5
(Criminologia - Emarginazione)






Prevale l'opinione pubblica come forma di
controllo sociale,
la moda prende il posto della tradizione.
Aumenta la mobilità degli individui
a causa della segregazione spaziale degli
individui.
Ciò crea delle distanze morali
che fanno della città un mosaico di mondi.
Teoria ecologica/6
(Criminologia - Emarginazione)
Nella metropoli il delinquente, il subnormale:
 trova l'ambiente morale in cui esprimersi,
 sviluppare le proprie inclinazioni e sentirsi a proprio agio.
 Individui con una moralità simile tendono a segregarsi in
regioni morali (aree simili, come i quartieri del vizio).
Nella zona di transizione (più degradata, degli immigrati
recenti, i vagabondi, i lavoratori stagionali, gli hobo, ecc.)
 Problemi sociali più frequenti:
 delinquenza, tubercolosi, miseria, mortalità infantile...
slum
Le aree o zone
 Il concetto di "area" oscilla tra due diverse
accentuazioni e sottolineano:
 le variabili materiali dell'area (aspetti riguardanti la
distribuzione del territorio e la sua utilizzazione)
 e le variabili culturali (valori, costumi, stili educativi, ecc.)
 Queste variabili e l'influenza di Cooley e Mead
(interazione sociale) sono al centro dell'ambivalenza
che si rivela nelle contraddizioni della Scuola di
Chicago.
 Le sue posizioni oscillano tra:
• un "ambientalismo" rigido sottoposto all‘influenza
determinista
• un "ambientalismo" morbido che prevede una certa
capacità di reazione dell'individuo di fronte al condizionamento
materiale
Thomas & Znaniecki


Thomas e Znaniecki: (Il contadino polacco in
Europa e in America, 1918; 1921): studiano un
caso particolare di immigrazione (polacchi)
attraverso le lettere inviate da una parte all‘altra
dell‘Atlantico.
Osservazioni:
– non tutti i soggetti sembrano ugualmente cedere alle
pressioni che sembravano provocare necessariamente la
disorganizzazione personale (cioè il disadattamento)
– la disorganizzazione sociale non si tramuta
necessariamente in disorganizzazione della personalità
(cioè in devianza) perché le decisioni dei singoli attori
sociali diventano fattori determinanti
Tipologia di
Thomas & Zaniecki
E' possibile avere:
a. disorganizzazione sociale
Organiz
zazione
senza disorganizzazione della
personalità;
personalità senza
disorganizzazione sociale;
c. disorganizzazione sociale e
disorganizzazione della
personalità;
d. organizzazione sociale e
organizzazione della personalità.
a)
personalità
b. disorganizzazione della
sociale
+ -
c)
- -
d)
b)
+ +
- +
CONCLUSIONI: Sc. Chicago






Grande attenzione all‘ambiente (città), emigrazione, povertà,
delinquenza (minorile), spostamenti, ecc.
Metodo: storie di vita, gruppi, comunità
Devianza correlata alle condizioni di vita della regione: la
disorganizzazione sociale provoca la devianza
Si ripropone anche oggi per i paesi in via di sviluppo
Spiegazione ecologica non convince:rileva solo le correlazioni
Non dice ―perché‖ , non propone una spiegazione globale:
―basta la qualità dell‘ambiente, la vicinanza fisica per modificare
il comportamento?‖



Visione ancora deterministica e causale-lineare
Poca attenzione alle cause macrosociologiche
Efficacia per interventi sociali sulle comunità (integrazione)
Il funzionalismo



Emile Durkheim
Talcott Parsons
Robert King Merton
EMILE DURKHEIM




(1858-1917)
Approccio positivistico: ha tentato di capire il fenomeno
sociale da un punto di vista oggettivo, esterno.
L'unità di analisi non è centrata sull'individuo, ma
piuttosto sul sistema sociale: il sistema come tale è più
grande che la somma delle sue parti.
Durkheim concepiva la società come un organismo
composto di parti funzionalmente interdipendenti:
strutture sociali e istituzioni (=corpo).
Ha adottato la posizione teoretica secondo la quale i
fenomeni sociali sono una realtà: il fatto sociale
costituisce l‘oggetto di studio della sociologia. Essi non
sono riducibili al livello individuale ma radicati nella vita
collettiva del gruppo sociale.
LA SOLIDARIETÀ (Durkheim)
Criterio-base dell' ordine sociale

Meccanica:
–
–
–
–

società semplici
relazioni basate sull'uguaglianza e identità delle funzioni
prevalenza della coscienza collettiva su quella individuale:
la prima è fonte unica della morale e della solidarietà
Organica
– Società complesse, differenziate
– Solidarietà si sviluppa a partire dalle personalità individuali tese a
obiettivi comuni
– Fondata sulla divisione del lavoro: come in un organismo ciascuna
parte svolge la propria funzione e assicura la salute di tutto il
corpo.
– La coscienza collettiva: insieme delle credenze/sentimenti comuni
alla media dei cittadini di una data società.
– Coscienza individuale come distinta dalla coscienza collettiva e
suo primo "momento".
Cultura - norme - valori
(densità morale)
Solidarietà
Solidarietà organica
Solidarietà meccanica
(densità sociale)
Struttura sociale
Educazione - controllo



L’Educazione ha il compito di portare i nuovi
membri al consenso sulle regole, sviluppare i
talenti (famiglia e scuola: socializzazione).
Il controllo sociale: La natura umana è
munita da appetito, volontà, sensazioni e
desideri insaziabili: "più uno ha e più vuole".
Desideri che possono essere disciplinati dal
controllo esterno - il controllo sociale - che D.
chiamava "coscienza collettiva―
Stabilità dei codici morali della società (=codici
giuridici)
Cultura - norme - valori
(densità morale)
Solidarietà vs. Anomia
Solidarietà meccanica
(densità sociale)
Struttura sociale
Anomia



Nelle società tradizionali: la divisione del lavoro è
minima; gli individui che la compongono condividono
simili mete e valori - una forte "coscienza collettiva".
Nelle società industriali: diversità di interessi di gruppo,
competizione su quello che si può e non si può fare
(norme sociali). La coscienza collettiva è debole e fa
diminuire il controllo sociale. Tale de-regolamentazione
conduce al comportamento deviante.
Nelle società in transizione (tra tradizionali e industriali):
le forze regolatrici si trovano nella posizione più debole.
Le vecchie strutture normative cadono mentre le nuove
non ci sono ancora. La mancanza di regole formali porta
ad una condizione di anomia: terreno di crescita e di
sviluppo della devianza.
Anomia





L'instabilità in periodi di rapido cambiamento culturale
-> Mancanza di regole stabili e condivise
Venir meno della densità morale che lega soggetti ai
principi della società (coesione) = disgregarsi delle
rappresentazioni collettive
Prevalenza degli interessi egoistici su quelli del gruppo
-> devianza
Comporta per il soggetto (personalmente) una situazione di
disagio (anomia)
–> le regole precedenti non sono più condivise e quelle
nuove non le hanno ancora sostituite...
Il suicidio: "il gesto più evidente che testimonia l'incapacità
di un uomo di adeguare le proprie aspettative alla realtà
che cambia, di dare senso e significato alla propria vita ..."
Funzioni della devianza




Necessaria: affinché l'originalità individuale
abbia possibilità di emergere
mantenimento dei confini tra normalità e
devianza: definisce i confini della retta
condotta;
riconferma della solidarietà della società:
rinforza le norme e i valori, favorisce i
sentimenti collettivi ed alimenta la coesione;
provocazione che spinge al cambiamento
sociale.
Il funzionalismo




Si sviluppa tra il 1929 e 1940 in USA, per rispondere
all‘esigenza di operare una sintesi generale, dopo anni di
ricerche sul campo;
Si basa, più che altro, su preoccupazioni di tipo economico e
assume, come punto di partenza, la riflessione sul problema
sociale.
La priorità è messa sul problema dell‘ordine sociale e non
del cambio. Di qui la prevalente preoccupazione di
assicurare attraverso la riflessione sociologica gli strumenti
cognitivi per capire e sostenere i processi di integrazione
della società.
Spunti di riflessione:
– FUNZIONALISMO SOCIETA‘ CENTRATA – Teoria di Parsons
– ORGANISMO = funzione dell‘adattamento;
– PERSONALITA‘ = è quella che ha degli obiettivi (goal attainment);
Sistema sociale (Parsons)




SISTEMA SOCIALE = quello che fornisce l‘integrazione (che
si raggiunge quando c‘è corrispondenza tra obiettivi
personali e norme sociali)
SISTEMA D‘AZIONE = del soggetto e della società; sono
convergenti e congruenti. Questo assicura l‘integrazione. Se
non c‘è una cultura comune (attraverso la socializzazione)
l‘integrazione non è possibile.
Il CONSENSO, in una società di questo tipo, è ciò che
permette alla società stessa di rimanere integrata e di
sentirsi un corpo unico.
Il CONTROLLO DELLA DEVIANZA è una funzione molto
importante, che permette di evitare che alcune personalità
escano fuori dal sistema.
Consenso: meccanismi
per ottenerlo




socializzazione,
profitto,
persuasione.
coercizione (se le prime non
funzionano): misure preventive o
repressive
Socializzazione (Parsons)


I processi di socializzazione dovrebbero
essere orientati ad inserire ―funzionalmente‖
il soggetto nella società.
Le varie parti della società condividono tutti
la stessa finalità, per cui si dà un unico
―sistema di fini‖ (telic system) che presiede
tutta la società e che tutti, attraverso la
socializzazione, hanno la possibilità di
interiorizzare.
Integrazione (Parsons)



Per la complementarietà tra produzione e
riproduzione sociale non ci dovrebbero
essere discrepanze tra gli obiettivi e i valori
della società e quelli dell‘individuo.
Attraverso le aspettative e l‘agire di ruolo si
realizza l‘integrazione tra sistema di
personalità e sistema sociale e tale
integrazione è costitutiva del sistema della
personalità (―co-costitutiva‖).
L‘identità è ciò che permette la
conservazione di tale struttura psichica
Devianza (Parsons)



DEVIANZA = mancata integrazione
Percepire le norme in contrasto con i propri fini.
Secondo Parson la devianza non dovrebbe
esistere in una società concepita in questo
modo, ovvero in una società dove tutto è ben
integrato e funzionale, autocentrata e che,
quindi, esercita una funzione di controllo molto
forte.
L‘anticonformismo che caratterizza i giovani
interpretato come una forma di
―irresponsabilità‖, una riluttanza ad entrare nei
ruoli adulti.
Funzioni della devianza
Utilizzata funzionalmente per il bene (cioè l‘integrazione) del
sistema, la devianza viene interpretata come una possibile:
 valvola di sfogo del sistema, che altrimenti non potrebbe
resistere a certe pressioni interne ed esterne. La
permissività dunque in certi casi è auspicabile, quando sia
controllabile (funzione escapista).
 strumento di ridefinizione delle norme e delle oscillazioni
devianti attorno a norme socialmente accettabili.
 strumento di soddisfazione di bisogni reali del sistema:
compensazioni agli stress, colpevolizzazione di utili ―capri
espiatori‖, creazione di falsi bersagli, ecc.
Merton - vita






Meyer Robert Schkonick - vero nome di Robert King Merton - nasce
il 5 luglio del 1910 a Philadelphia, da una famiglia di immigranti esteuropei residenti in uno dei quartieri poveri (slum) della città.
Durante l'adolescenza Merton fa parte di una gang del suo quartiere
Incoraggiato dalla madre, inizia a frequentare la biblioteca, il Museo di
Philadelphia e l‘Accademia della Musica, riuscendo così ad acquisire
una notevole preparazione culturale già durante gli anni di scuola.
Merton compie gli studi dapprima alla Temple University - dove si
diploma brillantemente nel 1931, mostrando un interesse per la
filosofia - e in seguito presso l‘Università di Harvard, dove consegue il
dottorato nel 1936.
Nel 1941 passa alla Columbia University, dove diviene Professore di
Sociologia nel 1947. Dal 1942 al 1971 opera al fianco di Paul Felix
Lazarsfeld come direttore associato dell‘Ufficio per la Ricerca Sociale
Applicata della Columbia University .
Muore a New York il 23 febbraio 2003.
Merton - opere


La sua opera più ponderosa
è Teoria e struttura sociale,
pubblicata per la prima volta
nel 1949 e poi ampliata nel
1957 e nel 1968.
Altri suoi testi importanti
sono stati Libertà e controllo
nella società moderna
(1955), Ricerca sociologica
(1963), Sociologia teoretica
(1967), La sociologia della
scienza (1973).
Merton - teoria




Merton è stato uno dei più influenti esponenti della
corrente teorica del funzionalismo
L‘ottica funzionalista di Merton differisce
significativamente da quella del suo maestro Parsons: i
suoi scritti si possono definire più prudenti e difensivi.
Tale prudenza si concreta nella sua predilezione per le
cosiddette ―teorie a medio raggio‖ (in evidente
contrasto con la ―grande teoria‖ onnicomprensiva cui
ambiva Parsons) che non si prefiggono di abbracciare la
società nel suo complesso, ma non sono neppure semplici
sequenze di ipotesi empiriche scollegate.
Nella sua opera egli è spesso teso a cercare di
armonizzare l‘approccio teorico a quello empirico, l‘analisi
qualitativa a quella quantitativa
MERTON E L’ANOMIA/1




L'obiettivo di Merton è di scoprire in quali modi
determinate strutture sociali possano esercitare
un‘influenza su certi individui, tanto da favorire dei
comportamenti devianti, anziché conformisti.
L'avvio e il fondamento dell'analisi mertoniana è la
distinzione tra le mete culturali e i mezzi
istituzionalizzati.
Le prime sono gli scopi, gli interessi che si
presentano come obiettivi legittimi per tutti i
membri della società. Sono le cose per cui vale la
pena di lottare: ricchezza, successo, prestigio,
consumi.
I secondi sono i modi legittimi per il
raggiungimento delle mete.
MERTON E L’ANOMIA/2

Nelle società in cui le due componenti non sono fortemente
integrate, l'esaltazione eccessiva delle mete produce la
demoralizzazione, cioè la de-istituzionalizzazione dei mezzi.

«Via via che questo processo di attenuazione continua la
società diventa instabile; e si sviluppa in essa ciò che
Durkheim ha chiamato "anomia" (o mancanza di
norme)».
L'anomia mertoniana è perciò la condizione nella quale
è presente la dissociazione tra valori finali e valori
strumentali, al punto che prevale solamente la
valutazione dell'efficacia, anziché quella della legittimità dei
mezzi. Ci sono infatti mete e mezzi leciti e mete e
mezzi illeciti.
L’anomia di Merton
La cultura americana



Gli americani sono bombardati da ogni parte da parole d'ordine che
sanciscono il diritto e il dovere di tener duro nel lottare per conseguire
le mete del "sogno americano", nonostante si debbano affrontare
ripetuti fallimenti, e nonostante che sulla strada di questa competizione
non esista un punto finale di arrivo.
A questa accentuazione positiva del dover tener fede alle mete
ambiziose si accompagna la condanna per quanti rinunciano alle loro
ambizioni.
La cultura americana impone tre principali assiomi culturali:
1. tutti devono tendere alle stesse mete ambiziose, con la convinzione
che esse sono alla portata di tutti;
2. l'eventuale insuccesso deve essere considerato momentaneo e
prelude al successo finale;
3. l'unico reale insuccesso consiste nell'abbassare le proprie
aspirazioni.
Tipologia della devianza


Merton elabora una
tipologia costituita da
cinque adattamenti
individuali.
Il contesto della
tipologia è riferito a
una sola meta
culturale, anche se la
più importante: il
successo
economico.
TIPOLOGIA DELLA
DEVIANZA IN MERTON
Tipi
fini
mezzi
conformismo
+
+
innovazione
+
-
ritualismo
-
+
fuga/rinuncia
-
-
± (altri)
± (altri)
ribellione
Conformismo (Conformity)


Comprende gli
individui che si
conformano tanto
al criterio del
successo quanto ai
mezzi legittimi atti a
conseguirlo.
Non deviante
Innovazione (Innovation)


Adattamento che rifiuta i
mezzi legittimi per il
conseguimento del
successo e si rivolge a
mezzi devianti, in
particolare al crimine.
Rappresentano questa
soluzione soprattutto
quanti appartengono agli
strati sociali inferiori e
hanno poche possibilità
legittime di successo.
Ritualismo (Ritualism)




Sono coloro che hanno abbandonato
in gran parte le mete del successo
economico e della rapida mobilità
sociale, ma continuano a rimanere
nella norma.
La sindrome del ritualista sociale è
compresa in una serie di cliché culturali:
«lo non faccio il passo più lungo della
gamba», «Mi accontento di quello che
ho», «Non mirare in alto e non rimarrai
deluso».
Le ambizioni elevate provocano
frustrazione e pericolo; per mitigare
quest‘ansietà si abbassano i livelli di
aspirazione.
Il ritualista è deviante perché rifiuta
le mete del successo proprie della
maggior parte dei membri della società.
Rinuncia (Retreatism)





Rinunciano sia ai mezzi che ai fini.
Individui che vivono nella società, ma
non sono della società. Non condividono l'insieme dei valori comuni; sono,
socialmente, dei veri e propri
estranei.
vagabondi, mendicanti, diseredati
sociali, drogati, etilisti cronici, psicotici,
visionari: quanti hanno abbandonato
le mete culturali e i
comportamenti prescritti.
La rinuncia deriva dall'aver accolto e
caricato di valore affettivo le
mete e le norme, nonostante le
difficoltà di realizzarle.
Ne risulta un conflitto che produce
senso di sconfitta, rassegnazione,
quietismo ed evasione dalla società.
Ribellione (Rebelliousness)




Rifiutano tanto le mete che i mezzi e le
sostituiscono con altre mete e mezzi diversi.
Essa porta gli individui fuori dalla struttura sociale
che li circonda e li spinge a cercarne una nuova
attraverso un vero e proprio trascendimento dei
valori (idealisti utopici, sognatori, rivoluzionari…).
Nella ribellione, come progetto teorico e come
prassi, emergono nuovi valori, che da un lato
individuano la funzione alienante della presente
struttura sociale, dall'altro ne prefigurano un'altra,
alternativa e tutta positiva.
Sono perlopiù membri di una classe dominante…
ANOMIA: differenze

PER LA PSICOLOGIA:
– l'individuo, che è stato strappato alle sue radici morali e che non ha
più nessun modello da emulare, agisce sotto la spinta di impulsi
contraddittori, diventando un disadattato irrecuperabile.

PER DURKHEIM:
– anomia equivale ad uno stato di non integrazione del sistema delle
funzioni sociali con l'ordine morale (per la diversa velocità del
sistema sociale rispetto a quello culturale).
– Perciò regna l'anomia: i desideri individuali crescono a dismisura;
l'uomo non essendo in grado di soddisfare le proprie aspirazioni,
assume dei comportamenti devianti, secondo la sequenza:
Disorganizzazione sociale
Confusione di norme
Anomia
Devianza
MERTON - ANOMIA



afferma che i desideri umani non sono innati, ma prodotti dalla
struttura sociale, che spinge il soggetto a deviare dalle norme sociali.
L‘approccio mertoniano alla devianza rimane la tensione-ambivalenza
che si accentua quanto più è carente l'integrazione tra fini-culturali e
mezzi istituzionalizzati.
Questa tensione verso l'anomia, cioè l'incapacità di conseguire i fini con
i mezzi disponibili, è differentemente distribuita nel sistema sociale; di
conseguenza, vi è una distribuzione diversa di comportamento
deviante, che, a sua volta, è strettamente dipendente dall'accessibilità
che hanno i soggetti di raggiungere gli scopi (nel caso americano è il
successo) con mezzi legittimi ed è collegato anche al grado di
assimilazione dei fini e delle norme, nei diversi strati sociali.
Quindi, per Merton, anomia equivale ad uno stato di tensioneambivalenza tra fini culturali e mezzi istituzionalizzati, secondo la
sequenza: Tensione strutturale
Anomia
Devianza
Fini
Mezzi
L’ANOMIA DOPO MERTON




Merton ha elaborato la sua teoria partendo
da considerazioni teoriche
Non le ha mai verificate sul campo
Hanno tentato di verificarle empiricamente
alcuni suoi discepoli
Ma hanno dovuto rielaborarle, prendendo in
considerazione anche il concetto di
subcultura
ALBERT COHEN (1955)
Teoria della sottocultura delinquenziale per formazione reattiva


Sostiene che i soggetti deprivati (basso livello
socio-culturale) non hanno interiorizzato i fini
della classe media (autoemarginazione per
distanza dalle mete): hanno elaborato una
propria subcultura.
In seguito: riguarderebbe solo alcuni tipi di
devianza (subculture giovanili, ladri
professionisti).
A. Cohen: Sottocultura
delinq. x Formaz. reattiva
I ragazzi vorrebbero raggiungere i valori e le mete della classe
media, ma sono MAL EQUIPAGGIATI;
 FRUSTRAZIONE generata da un conflitto tra la cultura familiare e
quella ufficiale ricevuta a scuola (quest'ultima di tipo borghese);
 Si genera un processo di FORMAZIONE REATTIVA: avvertono, sul
piano comportamentale i valori della classe media mentre formano
una sottocultura che rappresenta la negazione dei valori borghesi.
 FORMAZIONE REATTIVA: il meccanismo psicologico che conduce i
ragazzi a risolvere i loro problemi di status (accettazione, rilevanza,
relazionalità) all'interno della gang.
Le SOTTOCULTURE DELINQUENTI sono un prodotto del CONFLITTO
tra cultura della classe operaia e cultura della classe medioborghese;

Cloward e Ohlin (1968)
Teorie delle sottoculture devianti
 Analizzano le bande delinquenti (minoranze
etniche), secondo la teoria di Merton.
 Ipotizzano che le classi subalterne interiorizzino
le mete culturali comuni, ma, non avendo a
disposizione i mezzi legittimi per raggiungerle,
ricorrono a mezzi illegali.
 In particolare essi rilevano che le sottoculture
devianti assumono una delle seguenti FORME:
Le 3 sottoculture devianti
(Cloward e Ohlin)
1.
2.
3.
Sottocultura criminale: tipo de aggregazione che
accentua l'attività illecita finalizzata al guadagno
economico (il racket, le organizzazioni di stampo mafioso);
si sviluppa laddove esiste una struttura di opportunità
illegittime fortemente organizzata
Sottocultura conflittuale: enfatizza la lotta, anche
violenta fra le bande giovanili per un'affermazione di
status; è tipica dello slum disorganizzato (quartiere
degradato di transizione, multirazziale) dove non è
presente né una vera struttura di opportunità legittime né
illegittime e praticamente assente una cultura dominante
Sottocultura rinunciataria: accentua l'uso e lo spaccio
di droga (drogati, vagabondi, alcolizzati cronici; è presente
un po‘ ovunque come segno di disagio sociale di alcuni
Le 3 sottoculture devianti
(Cloward e Ohlin)/ Schema
Tipo di adattamento
sottoculturale
Mete culturali
Mezzi legittimi
Mezzi illegittimi
Sottocultura criminale
+
-
+
Sottocultura rinunciataria
-
-
-
+/-
+/-
+/-
Sottocultura conflittuale
Rilievi critici sull’anomia






Teoria dell’anomia (e successivi sviluppi): utile per
comprendere e classificare certi tipi di comportamento
deviante, raccordandoli alla struttura sociale e al modello di
società, al tipo di cultura e di socializzazione.
Apporto importante per compensare le lacune della teoria
funzionalista nel campo della devianza.
Ha permesso di rivalutare parte delle intuizioni della scuola
di Chicago.
Ancora troppo limitata, necessari ulteriori precisazioni ed
integrazioni.
Schema ancora valido per situazioni analoghe (PVS).
Utile anche nel caso di ―deprivazione relativa‖
Seconda fase della scuola
di Chicago
Riepilogo dei passaggi
della scuola di Chicago
1a. TEORIA ECOLOGICA: La devianza
conseguenza della disorganizzazione
sociale (patologia sociale).
1b. TEORIA SUBCULTURALE: La cultura
tipica di una ―zona‖, trasmessa da una
generazione ad un altra, da un gruppo
all‘altro…
Riepilogo dei passaggi
della scuola di Chicago/2
2. TEORIA DELLA TRASMISSIONE CULTURALE
(Applicata in modo diverso dai diversi autori)
―esiste un set di valori devianti, accanto ed
entro i sistemi di valore legittimi, trasmessi:
 per contatto sociale,
 attraverso le forme della normale
socializzazione‖
2. TEORIA DELLA
TRASMISSIONE CULTURALE
1. Il modello behaviorista (Burgess e Akers, 1966)
Il comportamento deviante è frutto del
condizionamento operato attraverso ricompense e
punizioni (rinforzo  devianza o no).
2. Teoria dell'identificazione differenziata (Glaser,
1971)
Il soggetto si identifica con un'altra persona, reale o
immaginaria (es.: mass-media)
4. Teorie della trasmissione dei valori
(Shaw e McKay, 1931, 1942)
Le giovani generazioni apprendono entro lo slum i
modelli devianti.

Passaggi:
1. Motivazioni prevalentemente ludiche (curiosità,
bisogno di sperimentare, ecc.)
2. Poi motivazioni utilitariste
3. Infine condotte professionali.

non spiega il ―perché‖
4a.Teorie della trasmissione dei valori
(W. Miller - 1958)
Accentua l‘interpretazione subculturale e l‘importanza
dei gruppi non familiari nella trasmissione dei valori
della subcultura deviante
1. Negli slum soggetti di basso livello socio-economico,
2. Valori in conflitto con quelli della classe media: autonomia, furbizia, senso di
fatalismo, durezza, inquietudine, ecc.
3. Coscienza di classe, identificazione con la comunità di quartiere.
4. Negli slum famiglie carenti della figura paterna (difficoltà di identificazione dei
maschi).
5. La cultura del quartiere, dei gruppi devianti organizzati (gang e simili) offre il
supporto per la sicurezza emotiva e per l‘autorealizzazione, che la famiglia non
può dare.
6. Ogni violazione delle norme considerata come una conquista ed un‘affermazione
dell‘io.
Miller ha il merito di proporre una lettura di ―classe‖ alla teoria della devianza: contrapposizioni conflittuali tra le diverse classi del sistema urbano.
5. Teoria della trasmissione
subculturale (Kobrin - 1951)
Specifica la teoria della trasmissione subculturale in alcune
affermazioni, derivanti dall‘osservazione della delinquenza
giovanile negli slum urbani:
1. Socializzazione primaria con sistemi di valori conformistici e sistemi di
valori devianti.
2. Socializzazione secondaria: i giovani scelgono tra i due sistemi di
valori, orientandosi verso quello prevalente.
3. Se le due sfere (quella dei sistemi legittimi e quella dei sistemi
devianti) sono tra di loro ben integrate, la devianza resta latente.
4. Quando, invece, le due sfere sono poco integrate, il crimine diventa
violento, la devianza si fa dominante



La teoria di Kobrin, mette l‘accento sia sui processi di socializzazione,
sulla preesistenza di subculture devianti già organizzate e/o prevalenti.
Non spiega la nascita delle subculture stesse.
3. Teoria della neutralizzazione
(Sykes e Matza, 1957)



la linea che distingue conformità da
devianza è molto tenue;
tecniche di neutralizzazionea: permettono di
attenuare il "peso" dell'atto commesso;
Queste tecniche facilitano anche la scelta di
una carriera deviante.
3a. Tecniche di neutralizzazione
1.
2.
3.
4.
5.
La negazione della responsabilità: il soggetto afferma che
è stato qualcosa di accidentale ("Non volevo farlo"; "Così
fan tutti");
La negazione dell'atto deviante: il soggetto afferma che il
suo atto non ha danneggiato nessuno ("Non ho fatto
male a nessuno", ―che male c‘è?‖);
La negazione della vittima: il soggetto afferma che la
vittima se lo meritava ("Era un verme", ―... un infame‖);
La condanna del controllo sociale: le forze del controllo
sociale ritenute corrotte ("Sono peggio di noi");
L'orientamento dell'atto ad una "causa maggiore": il
soggetto cerca motivi per giustificare l'atto ("L'ho fatto
per mia madre").
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)

Edwin Sutherland ha criticato il tradiziona-
le paradigma sociologico, le sue spiegazioni deterministiche di impostazione socioeconomica e psicopatologica,

le ipotesi che la povertà, la patologia, la disorganizzazione sociale siano causa di criminalità
sono state costruite utilizzando un ‗falso
campione di criminalità‘ che includeva solo
soggetti delle classi più basse.
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)


Egli propone invece la teoria delle
associazioni differenziali, secondo cui la
criminalità e la devianza vengono apprese
in associazione diretta o indiretta con altri.
Sarebbero, cioè, il risultato di un comportamento
appreso attraverso processi di interazione, di
comunicazione con individui o gruppi favorevoli al
crimine, che attribuiscono significati positivi ad
azioni criminali.
La criminalità dei colletti
bianchi (Sutherland)


Il contributo più rilevante offerto da Sutherland
riguarda le sue ricerche e interpretazioni sui
crimini dei colletti bianchi, intendendo con ciò i
reati commessi da persone rispettabili nel corso
della loro occupazione.
nel mondo degli affari americano, erano diffuse le
pratiche illegali e quanto queste fossero legate a
sistemi di associazione differenziali.
La criminalità dei colletti
bianchi (Sutherland)

La scoperta di questa nuova dimensione di
criminalità ha aperto nuove prospettive
d'indagine poiché ha messo in evidenza
come il problema della criminalità riguardi
un'attività profondamente articolata e
differenziata, che non coinvolge una
minoranza deviante, ma una maggioranza
considerata normale e che quindi richiede
nuovi paradigmi di studio. il problema della
criminalità occulta, del numero oscuro.
La criminalità dei colletti
bianchi (Sutherland)
In seguito a questi studi oggi si tende a
distinguere tra

criminalità reale (l‘insieme di tutti i reati commessi

in un dato luogo e tempo)
criminalità ufficiale (i crimini registrati
ufficialmente: polizia, giudici, carceri)

criminalità nascosta
Criminalità nascosta
Criminalità reale
Criminalità ufficiale


si presume esserci sempre;
si calcola come una percentuale sui reati ufficiali
=
-
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)

Per la ―teoria delle associazioni
differenziali‖, ha raggiunto importanti
conclusioni:
– Il comportamento deviante è
essenzialmente un comportamento
―appreso‖, che non si diversifica, come
modo, dagli altri comportamenti appresi
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)
– Il comportamento deviante viene
appreso attraverso interazioni complesse
in gruppi faccia-a-faccia, come gruppo
familiare e gruppo dei pari;
– la devianza si instaura quando si
apprende, entro questi gruppi
significativi, modelli non conformi che
sembrano soddisfare i suoi bisogni.
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)
- L‘apprendimento del comportamento
deviante comprende non solo le tecniche
criminali, ma anche i motivi, le tendenze,
gli atteggiamenti e le razionalizzazioni che
precedono e accompagnano le condotte
devianti.
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)


Il soggetto si orienta verso la devianza
quando cominciano a prevalere i motivi
che la favoriscono: maggiore frequenza,
durata, priorità, intensità di contatti con
soggetti portatori di tali valutazioni.
Il motivo che sembra far scattare
l‘orientamento del soggetto verso la
devianza, sarebbe una certa percezione
della funzionalità del comportamento
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)
Riassumendo di può dire che per
Sutherland la devianza fa perno
sostanzialmente sui seguenti punti:
1. il comportamento criminale è appreso;
2. in interazione con gli altri attraverso un
processo comunicativo;
3. che occorre all'interno di gruppi
personalizzati;

TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)
4. si imparano non soltanto le tecniche criminose
ma anche i motivi, gli atteggiamenti e le
razionalizzazioni;
5. il soggetto valuta se vale alla pena o meno
seguire la norma e la legge, chi è favorevole e
chi è contrario;
6. la criminalità è la conseguenza di una
valutazione in cui risulta che i motivi per
trasgredire alla legge sono più vantaggiosi che i
motivi per conformarsi ad essa;
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)
7. l'associazione orientata a favore o contro
la legge varia in frequenza, durata,
priorità e intensità;
8. il processo di apprendimento della
devianza include tutti i passi precedenti;
9. bisogni e valori non spiegano il
comportamento criminale visto che anche
il non-deviante è spinto dagli stessi
bisogni e valori.
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)

Quindi, quello che genera la devianza non sono i
fattori esterni al soggetto (povertà, bisogno di soldi, di
successo) ma piuttosto l'associazione differenziata (o
differenziale) a gruppi che favoriscono la trasgressione
della legge e dove il soggetto impara il know how del
comportamento deviante. Dallo stesso modo che un
soggetto è socializzato a comportarsi in conformità
con i valori, le tecniche e gli atteggiamenti
convenzionali, un altro può essere socializzato in base
a valori, tecniche e atteggiamenti devianti, a
dipendere dal gruppo al quale egli si associa.
TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI
DIFFERENZIALI (SUTHERLAND)


Tenendo conto però che i bisogni sono anche
socialmente modellati dall‘esperienza e dalle attese
dei gruppi di appartenenza di base, si deve
concludere che difficilmente un soggetto inserito in
gruppi primari nei quali vi sono valutazioni favorevoli
alla devianza riesce a sottrarsene.
La teoria di Sutherland nega perciò l‘importanza di
predisposizioni specifiche nel soggetto a livello di
struttura psichica e nega anche il meccanismo
deterministico dell‘associazione.
Le teorie del controllo
Teoria del controllo sociale
(Travis Hirschi, 1969)
Impiega a livello sociale il concetto di
attaccamento di Bowlby:
 relazione con altri e con i gruppi:

senso di sicurezza psicologica

minor ansietà, minor ostilità e maggior
grado di resilienza

reazione di comunità, conferma
dell'identità, prevenzione della solitudine
Teoria del controllo sociale
(Travis Hirschi, 1969) /2
causa della devianza: i legami sociali deboli
 quattro elementi (dei legami):
a. l'attaccamento o la sensibilità verso gli altri
(membri della famiglia);
b. l'impegno per un progetto di vita (carriera
scolastica, la professione);
c. il coinvolgimento in attività scolastiche, negli
impegni familiari, nelle attività extracurricolari, nelle
attività religiose;
d. le credenze o l'accettazione di un determinato
orientamento morale, valori, norme sociali.
Teoria del controllo sociale
(Travis Hirschi, 1969) /3
La confluenza degli elementi del quadro precedente si
trasforma in un forte legame sociale e quindi in
―conformità‖;
mentre la mancanza di quegli elementi indica che non esiste
sufficiente controllo interno ed esterno per frenare la
devianza.
 Hirschi interpreta la delinquenza come conseguenza della perdita dei
legami tra il soggetto e le istituzioni: il controllo sociale sui propri
comportamenti perde di forza;
 L'attaccamento funziona come la base per l'interiorizzazione delle norme
sociali;
 Quanto più strettamente il soggetto si trova attaccato alle istituzioni e ad
altri soggetti conformisti, minore è la probabilità di deviare;
 Mentre l‘attaccamento al gruppo dei pari ―delinquenti‖ ("associazione
differenziata" e "conformità al gruppo") porta alla delinquenza.
La teoria dell'autocontrollo
(Michael Gottfredson - Travis Hirschi,
“Teoria generale della devianza‖ , 1990)
Differenza tra crime e criminality
crime (reato, delitto)
criminality (delinquenza)
fatto circoscritto
caratteristica delle persone
dipende da circostanze:
occasione e mezzi per compiere
un reato
propensione o tendenza a violare
la legge, a compiere reati
Autocontrollo (+ capacità di procrastinare la gratificazione):
«tendenza ad evitare atti i cui costi a lungo termine sono
superiori ai benefici immediati o a breve termine».
Gli atti criminali sono quelli che permettono un immediato e facile
soddisfacimento dei bisogni, con conseguenze negative in seguito.


Le persone con un forte autocontrollo evitano atti che mettano a
repentaglio le loro prospettive future.
La teoria dell'autocontrollo
(Michael Gottfredson - Travis Hirschi, 1990)
L'autocontrollo presenta sei diverse
dimensioni:
 l'orientamento temporale verso il presente o
verso il futuro;
 la costanza nelle azioni;
 l'importanza assunta dall'attività intellettuale e da
quella fisica;
 la sensibilità ai bisogni degli altri;
 la capacità di tollerare le frustrazioni;
 l'atteggiamento nei confronti dei rischi
La teoria dell'autocontrollo
(Michael Gottfredson - Travis Hirschi) /2


L'autocontrollo è una caratteristica individuale appresa
nei primi dieci anni di vita.
Quattro condizioni necessarie per acquisire
l'autocontrollo da piccoli in famiglia:
– 1. i genitori amino abbastanza i figli da investire tempo ed
energie per vigilare su di loro
– 2. i genitori esercitino un controllo effettivo sui comportamenti dei
figli.
– 3. i genitori si accorgano subito delle trasgressioni dei figli,
– 4. i genitori li puniscano, facendo loro capire che ogni violazione
delle norme ha un costo.

Se una di queste quattro condizioni non si verifica, il
processo di acquisizione dell'autocontrollo fallisce o avviene
imperfettamente.
Confronto tra la teoria
dell'autocontrollo e la teoria del
controllo sociale (Wilkstròm, 1995 )
Autocontrollo
Controllo sociale
Locus of controll
interno
esterno
Età cruciale
infanzia
infanzia e
adolescenza
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