••Bosi 14-05-2002 14:39 Pagina 54 PICCOLA/MEDIA IMPRESA il giornale del dirigente ISTRUZIONI PER L’USO La piccola/media 54 4 impresa italiana rappresenta la spina dorsale dell’economia nazionale, il vero motore propulsivo del nostro Pil, il simbolo più autentico di quella creatività italica che tutto il mondo ci invidierebbe. Chiunque viaggi nel nord e centro Italia ha modo di vedere quanto sia estesa e fiorente questa galassia di piccoli, coraggiosi, tenacissimi e spesso geniali imprenditori. Fantasia, abilità organizzativa, determinazione, flessibilità e una straordinaria capacità lavorativa sono le armi migliori di questo formidabile esercito, capace di incredibili exploit. Ma non è tutto oro quello che luccica. Tra tanta onesta operosità si cela qualche ombra: non tutte le aziendine sono “grandi famiglie” governate da un buon padre-padrone e la genialità non brilla sempre ovunque. Alcune imprese registrano turn-over tripli o quadrupli rispetto all’indice fisiologico, implicitamente denunciando condizioni di lavoro molto poco soddisfacenti oppure datori di lavoro patologicamente incontentabili. Come dice il vangelo, il grano cattivo è mescolato inestricabilmente a quello buono, cosicché prima o poi ci si può imbattere negli annunci di ricerca personale fatti da queste pecore nere della categoria imprenditoriale: spero che le informazioni offerte, frutto di numerose esperienze dirette e indirette, possano aiutare a leggerli con occhio disincantato e ad affrontare le nuove esperienze lavorative con qualche informazione in più. Il tono con cui verranno affrontati i singoli argomenti è volutamente semi-serio e “negativo”. Di certo nasconde molte verità. Fatene una lettura “critica”. Perché non tutte le piccole/medie aziende sono come quelle descritte nelle pagine che seguono: per fortuna nostra e dell’intero paese. L’annuncio di RICERCA personale Nella ricerca di personale un certo tipo di piccola/media azienda si comporta in due modi distinti: quella che vuole risparmiare su tutto opta per i piccoli annunci nella rubrica “ricerche di collaboratori”, mentre gli annunci “grandi” sui quotidiani nazionali sono preferiti dagli imprenditori che sognano di trasformare la loro azienda in una multinazionale Francesca Bosi Sgorbati ella ricerca-personale un certo tipo di piccola/media azienda si comporta in due modi distinti: quella che vuole risparmiare su tutto, soprattutto sui dipendenti, opta per i piccoli annunci nella rubrica “ricerche di collaboratori”, in cui spiega succintamente quello che cerca. La decisione di assumere è stata soppesata a lungo, perché gli imprenditori di questo tipo sono spesso combattuti da due sentimenti opposti: la voglia di fare tutto da soli, in quanto certi delle proprie capacità, e la smania di vedere crescere anche numericamente l’azienda, come prova del loro genio. Gli annunci “grandi” sui quotidiani nazionali sono invece preferiti da quegli imprenditori che sognano di trasformare la loro azienda di 20 persone in una multinazionale. Qualunque sia il loro fatturato, le due tipologie hanno in comune una cosa: la persona che cercano deve essere eccezionale, disponibile 24 ore su 24, capace di fare tutto per uno stipendio irrisorio. Quando cominciano a ipotizzare l’idea di un’assunzione un bisogno tira l’altro, le N idee di ciò che serve in azienda si susseguono sempre più veloci: il candidato/a ideale dovrà saper fare una miriade di cose impegnative e diversissime, conoscere perfettamente il mercato in cui si opera, avere un’illimitata resistenza fisica e dovrà mantenere l’umiltà di chi, in fondo, è solo un beneficiato dal “grande capo”, che gli dà il lavoro, cioè la “vita”. Il titolare di un famoso marchio di calzature cercava la futura responsabile delle pubbliche relazioni: la poveretta avrebbe dovuto trattare con le agenzie di pubblicità e con le testate giornalistiche, collaborare alla realizzazione di annunci e servizi redazionali, tenerne l’archivio aggiornato; seguire le sfilate di moda (in Italia e all’estero) e l’invio/rientro delle calzature utilizzate (prendendole e rimettendole personalmente a posto in magazzino); curare l’immagine dei punti vendita (realizzando anche il materiale espositivo), controllare il personale di negozio e seguirne le assunzioni; affiancare la rete di vendita, monitorare il mercato, collaborare alle politiche di marketing e al controllo degli obiettivi da raggiungere. Il 14-05-2002 14:39 Pagina 55 tutto senza l’aiuto di una segretaria o di un pc. In un’azienda seria, questo lavoro sarebbe stato invece suddiviso tra una pr, un’assistente pr, un magazziniere, un product manager, i capo-area e un responsabile del personale. Siete già in preda al panico perché non sarete mai in grado di fare quanto richiesto con la professionalità necessaria? Tranquillizzatevi: se l’annuncio che state leggendo ricalca questo esempio, l’azienda ha solo una vaga idea di ciò che chiede. Quindi, una volta assunto/a, i vostri compiti saranno meno di quanto richiesto sulla carta e il metro di giudizio per valutarvi sarà estremamente vago (il che può essere una benedizione o una maledizione, a seconda della vostra abilità). Di solito, negli annunci di questo genere si cercano laureati: anche se al candidato/a si chiederà di svolgere “occasionalmente” (cioè spessissimo) le mansioni di segretaria o di magazziniere, è molto gradita la laurea col massimo dei voti presso qualificati atenei. Attenzione, un certo tipo di boss difficilmente è laureato: da qui il suo rapporto conflittuale con chi possiede il requisito. Quindi, chiunque ha un titolo accademico sappia che può rivelarsi una lama a doppio taglio e in sede di colloquio cerchi di capire chi ha di fronte. Di solito si richiede anche un’ottima esperienza lavorativa: se ce l’avete bene, ma se non è proprio conforme a quanto richiesto dall’annuncio non è necessariamente un male. Come già anticipato, alcuni imprenditori raramente accettano di buon grado che qualcuno ne sappia quanto o più di loro, perciò sono portati spesso a considerare di buon occhio chi parte in posizione di inferiorità: si potrà pagarlo meno ed eventualmente invocare la mancanza di esperienza per licenziarlo, poi saranno felici di potergli insegnare qualcosa, dimostrando che ne sanno sempre più di chiunque altro. Molti, infatti, condividono la certezza che solo nella loro azienda si lavori come si deve: nelle altre società, soprattutto nelle multinazionali, si chiacchiera e basta, quindi ritengono che solo vivendo accanto a loro si impari davvero qualcosa e si cresca professionalmente. Attenzione poi a quegli annunci che non dichiarano il ramo d’attività dell’azienda, definita però “leader di settore”: l’anonimato non è mai un buon indizio, a maggior ragione per una realtà imprenditoriale che non dovrebbe avere nulla da nascondere. Dato poi che ogni mercato ha le sue specificità, è ragionevole richiedere un certo tipo di esperienza o di conoscenza da parte dei candidati. Sopprimere questa informazione basilare denota un pressapochismo nella scelta dei collaboratori che non promette nulla di buono né sul tipo di lavoro che vi aspetta né sulla solidità dell’impresa. Dopo essersi fatto le ossa in importanti software-house, un ingegnere aveva deciso di investire nell’entertainment tecnologicamente avanzato, creando una piccola struttura in grado di vendere all’estero “progetti” per piccolo o grande schermo, e realizzare in Italia produzioni analoghe commissionate dall’estero. Cercò collaboratori ad alto livello ma senza curarsi del settore di specializzazione, dato che i suoi progetti mutavano di giorno in giorno. Finì per generare una confusione spaventosa, aprire contenziosi legali con i collaboratori e, dopo un anno di attività, registrare un utile inesistente, dopo essersi bruciato possibilità di crescita interessanti. Se sull’annuncio si accenna allo stipendio come “interessante”, “adeguato alle effettive capacità” o “in linea col mercato” quasi sicuramente vi verrà proposto il minimo indispensabile. Infatti, non avendo una idea chiara sui compiti da affidarvi, partono comunque dal presupposto di spendere il meno pos- sibile, soprattutto se non sono ancora certi che una figura come la vostra gli serva veramente. Il braccio destro di un importante imprenditore manifatturiero, che viveva una vita interamente dedicata al lavoro, senza pause e orari, dopo cinque anni prendeva ancora uno stipendio di due milioni, quando una segretaria al primo impiego, con contratto di formazione e nessuna esperienza, prende normalmente un milione e mezzo. Gli straordinari non gli venivano pagati ma corrisposti sotto forma di cambio-merce sulla produzione della stagione precedente. Il suo conto in banca era desolante ma il suo guardaroba fornitissimo. In un’azienda del settore farmaceutico, la responsabile pubblicità realizzava materiale pubblicitario di buon livello a prezzi irrisori, scriveva i testi per i depliant e per l’house-organ, gestiva l’agenzia di pubblicità e di altre impiegate, traduceva una parte cospicua del materiale scientifico proveniente dall’estero. La centralinista della stessa azienda riceveva uno stipendio superiore del 20%. È un caso limite ma non isolato: in molte aziende medio/piccole la retribuzione del personale segue logiche imprevedibili, di solito riconducibili alle simpatie o antipatie del presidente per l’impiegato e per la funzione che svolge. Le specializzazioni tecniche relative all’attività aziendale, le vendite e anche l’amministrazione sono settori generalmente considerati vitali e quindi chi vi lavora parte avvantaggiato. Al contrario, molti considerano la pubblicità una necessità spiacevole e inutilmente onerosa, a cui ricorrere quando proprio non se ne può fare a meno: questo fa sì che difficilmente coloro che lavorano nel ramo siano ben visti (e quindi ben pagati). Analogo discorso vale purtroppo anche per il marketing, considerato molto spesso una rompicapo che bisogna sopportare nella speranza di sbaragliare in quattro e quattr’otto la concorrenza. Internet e l’e-commerce rappresentano un campo minato: alcuni imprenditori non hanno capito cosa sono e come funzionano, perciò tendono ad avere aspettative illimitate, poca pazienza e scarsa capacità di discernimento. Arrivano facilmente a odiarti se non gli dai “tutto e subito”, oppure ti affiancano il figlioletto quindicenne, che sta ripetendo ancora la terza media, “ma coi giochetti del computer è un genio”. Se rientrate in queste “categorie a rischio”, la futura bustapaga si giocherà in sede di colloqui. 55 4 il giornale del dirigente ••Bosi