L`annuncio di RICERCA personale

annuncio pubblicitario
••Bosi
14-05-2002
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PICCOLA/MEDIA IMPRESA
il giornale del dirigente
ISTRUZIONI
PER L’USO La piccola/media
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4
impresa italiana rappresenta la spina
dorsale dell’economia nazionale, il
vero motore propulsivo del nostro
Pil, il simbolo più autentico di quella
creatività italica che tutto il mondo ci
invidierebbe. Chiunque viaggi nel
nord e centro Italia ha modo di vedere quanto sia estesa e fiorente
questa galassia di piccoli, coraggiosi,
tenacissimi e spesso geniali imprenditori. Fantasia, abilità organizzativa, determinazione, flessibilità e una
straordinaria capacità lavorativa sono le armi migliori di questo formidabile esercito, capace di incredibili
exploit. Ma non è tutto oro quello
che luccica. Tra tanta onesta operosità si cela qualche ombra: non tutte
le aziendine sono “grandi famiglie”
governate da un buon padre-padrone e la genialità non brilla sempre
ovunque. Alcune imprese registrano
turn-over tripli o quadrupli rispetto
all’indice fisiologico, implicitamente
denunciando condizioni di lavoro
molto poco soddisfacenti oppure datori di lavoro patologicamente incontentabili. Come dice il vangelo, il
grano cattivo è mescolato inestricabilmente a quello buono, cosicché
prima o poi ci si può imbattere negli
annunci di ricerca personale fatti da
queste pecore nere della categoria
imprenditoriale: spero che le informazioni offerte, frutto di numerose
esperienze dirette e indirette, possano aiutare a leggerli con occhio disincantato e ad affrontare le nuove
esperienze lavorative con qualche
informazione in più. Il tono con cui
verranno affrontati i singoli argomenti è volutamente semi-serio e
“negativo”. Di certo nasconde molte
verità. Fatene una lettura “critica”.
Perché non tutte le piccole/medie
aziende sono come quelle descritte
nelle pagine che seguono: per fortuna nostra e dell’intero paese.
L’annuncio
di RICERCA
personale
Nella ricerca di personale un certo tipo di piccola/media
azienda si comporta in due modi distinti: quella che
vuole risparmiare su tutto opta per i piccoli annunci
nella rubrica “ricerche di collaboratori”, mentre gli
annunci “grandi” sui quotidiani nazionali sono preferiti dagli imprenditori che sognano di trasformare la
loro azienda in una multinazionale
Francesca Bosi Sgorbati
ella ricerca-personale un certo
tipo di piccola/media azienda
si comporta in due modi distinti: quella che vuole risparmiare su tutto, soprattutto sui dipendenti, opta per i piccoli annunci nella rubrica
“ricerche di collaboratori”, in cui spiega
succintamente quello che cerca. La decisione di assumere è stata soppesata a lungo, perché gli imprenditori di questo tipo
sono spesso combattuti da due sentimenti opposti: la voglia di fare tutto da soli, in
quanto certi delle proprie capacità, e la
smania di vedere crescere anche numericamente l’azienda, come prova del loro
genio. Gli annunci “grandi” sui quotidiani nazionali sono invece preferiti da quegli imprenditori che sognano di trasformare la loro azienda di 20 persone in una
multinazionale.
Qualunque sia il loro fatturato, le due tipologie hanno in comune una cosa: la
persona che cercano deve essere eccezionale, disponibile 24 ore su 24, capace
di fare tutto per uno stipendio irrisorio.
Quando cominciano a ipotizzare l’idea di
un’assunzione un bisogno tira l’altro, le
N
idee di ciò che serve in azienda si susseguono sempre più veloci: il candidato/a
ideale dovrà saper fare una miriade di cose impegnative e diversissime, conoscere
perfettamente il mercato in cui si opera,
avere un’illimitata resistenza fisica e dovrà mantenere l’umiltà di chi, in fondo, è
solo un beneficiato dal “grande capo”,
che gli dà il lavoro, cioè la “vita”. Il titolare di un famoso marchio di calzature
cercava la futura responsabile delle pubbliche relazioni: la poveretta avrebbe dovuto trattare con le agenzie di pubblicità
e con le testate giornalistiche, collaborare alla realizzazione di annunci e servizi
redazionali, tenerne l’archivio aggiornato; seguire le sfilate di moda (in Italia e
all’estero) e l’invio/rientro delle calzature
utilizzate (prendendole e rimettendole
personalmente a posto in magazzino);
curare l’immagine dei punti vendita (realizzando anche il materiale espositivo),
controllare il personale di negozio e seguirne le assunzioni; affiancare la rete di
vendita, monitorare il mercato, collaborare alle politiche di marketing e al controllo degli obiettivi da raggiungere. Il
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tutto senza l’aiuto di una segretaria o di
un pc. In un’azienda seria, questo lavoro
sarebbe stato invece suddiviso tra una pr,
un’assistente pr, un magazziniere, un
product manager, i capo-area e un responsabile del personale.
Siete già in preda al panico
perché non sarete mai in grado di fare
quanto richiesto con la professionalità
necessaria? Tranquillizzatevi: se l’annuncio che state leggendo ricalca questo esempio, l’azienda ha solo una vaga
idea di ciò che chiede. Quindi, una volta assunto/a, i vostri compiti saranno
meno di quanto richiesto sulla carta e il
metro di giudizio per valutarvi sarà
estremamente vago (il che può essere
una benedizione o una maledizione, a
seconda della vostra abilità). Di solito,
negli annunci di questo genere si cercano laureati: anche se al candidato/a si
chiederà di svolgere “occasionalmente”
(cioè spessissimo) le mansioni di segretaria o di magazziniere, è molto gradita
la laurea col massimo dei voti presso
qualificati atenei. Attenzione, un certo
tipo di boss difficilmente è laureato: da
qui il suo rapporto conflittuale con chi
possiede il requisito. Quindi, chiunque
ha un titolo accademico sappia che può
rivelarsi una lama a doppio taglio e in
sede di colloquio cerchi di capire chi ha
di fronte. Di solito si richiede anche
un’ottima esperienza lavorativa: se ce
l’avete bene, ma se non è proprio conforme a quanto richiesto dall’annuncio
non è necessariamente un male. Come
già anticipato, alcuni imprenditori raramente accettano di buon grado che
qualcuno ne sappia quanto o più di loro, perciò sono portati spesso a considerare di buon occhio chi parte in posizione di inferiorità: si potrà pagarlo meno ed eventualmente invocare la mancanza di esperienza per licenziarlo, poi
saranno felici di potergli insegnare
qualcosa, dimostrando che ne sanno
sempre più di chiunque altro. Molti, infatti, condividono la certezza che solo
nella loro azienda si lavori come si deve: nelle altre società, soprattutto nelle
multinazionali, si chiacchiera e basta,
quindi ritengono che solo vivendo accanto a loro si impari davvero qualcosa
e si cresca professionalmente.
Attenzione poi a quegli annunci che non dichiarano il ramo d’attività dell’azienda, definita però “leader di
settore”: l’anonimato non è mai un buon
indizio, a maggior ragione per una realtà
imprenditoriale che non dovrebbe avere
nulla da nascondere. Dato poi che ogni
mercato ha le sue specificità, è ragionevole richiedere
un certo tipo di
esperienza o di
conoscenza da
parte dei candidati. Sopprimere questa informazione basilare denota un
pressapochismo nella scelta
dei collaboratori che non promette nulla di
buono né sul tipo di lavoro che vi aspetta né sulla solidità dell’impresa. Dopo essersi fatto le ossa in importanti software-house, un ingegnere aveva deciso di
investire nell’entertainment tecnologicamente avanzato, creando una piccola
struttura in grado di vendere all’estero
“progetti” per piccolo o grande schermo,
e realizzare in Italia produzioni analoghe commissionate dall’estero. Cercò
collaboratori ad alto livello ma senza curarsi del settore di specializzazione, dato che i suoi progetti mutavano di giorno in giorno. Finì per generare una confusione spaventosa, aprire contenziosi
legali con i collaboratori e, dopo un anno di attività, registrare un utile inesistente, dopo essersi bruciato possibilità
di crescita interessanti.
Se sull’annuncio si accenna
allo stipendio come “interessante”, “adeguato alle effettive capacità” o “in
linea col mercato” quasi sicuramente vi
verrà proposto il minimo indispensabile.
Infatti, non avendo una idea chiara sui
compiti da affidarvi, partono comunque
dal presupposto di spendere il meno pos-
sibile, soprattutto se non sono ancora certi che una figura come la vostra gli serva
veramente. Il braccio destro di un importante imprenditore manifatturiero, che viveva una vita interamente dedicata al lavoro, senza pause e orari, dopo cinque anni prendeva ancora uno stipendio di due
milioni, quando una segretaria al primo
impiego, con contratto di formazione e
nessuna esperienza, prende normalmente un milione e mezzo. Gli straordinari
non gli venivano pagati ma corrisposti
sotto forma di cambio-merce sulla produzione della stagione precedente. Il suo
conto in banca era desolante ma il suo
guardaroba fornitissimo. In un’azienda
del settore farmaceutico, la responsabile
pubblicità realizzava materiale pubblicitario di buon livello a prezzi irrisori, scriveva i testi per i depliant e per l’house-organ, gestiva l’agenzia di pubblicità e di altre impiegate, traduceva una parte cospicua del materiale scientifico proveniente
dall’estero. La centralinista della stessa
azienda riceveva uno stipendio superiore
del 20%. È un caso limite ma non isolato:
in molte aziende medio/piccole la retribuzione del personale segue logiche imprevedibili, di solito riconducibili alle
simpatie o antipatie del presidente per
l’impiegato e per la funzione che svolge.
Le specializzazioni tecniche relative all’attività aziendale, le vendite e anche l’amministrazione sono settori generalmente
considerati vitali e quindi chi vi lavora
parte avvantaggiato. Al contrario, molti
considerano la pubblicità una necessità
spiacevole e inutilmente onerosa, a cui ricorrere quando proprio non se ne può fare a meno: questo fa sì che difficilmente
coloro che lavorano nel ramo siano ben visti (e quindi ben pagati). Analogo discorso vale purtroppo anche per il marketing,
considerato molto spesso una rompicapo
che bisogna sopportare nella speranza di
sbaragliare in quattro e quattr’otto la concorrenza. Internet e l’e-commerce rappresentano un campo minato: alcuni imprenditori non hanno capito cosa sono e
come funzionano, perciò tendono ad avere aspettative illimitate, poca pazienza e
scarsa capacità di discernimento. Arrivano facilmente a odiarti se non gli dai “tutto e subito”, oppure ti affiancano il figlioletto quindicenne, che sta ripetendo ancora la terza media, “ma coi giochetti del
computer è un genio”. Se rientrate in queste “categorie a rischio”, la futura bustapaga si giocherà in sede di colloqui. 55
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il giornale del dirigente
••Bosi
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