PAGINA 8 Fenomeni vulcanici Il gigante quasi buono Le eruzioni dell’Etna sono caratterizzate prevalentemente da attività stromboliana, effusione di colate laviche ed emissioni di ceneri per cui è assolutamente improbabile la perdita di vite umane. Le eruzioni possono avvenire dai crateri sommitali o da bocche che si possono aprire sui fianchi del vulcano, dando luogo in molti casi a coni avventizi come quelli che si ritrovano in gran quantità sulle pendici dell’Etna. Le emissioni di cenere non costituiscono un fattore di rischio per la vita umana, sebbene possano causare disagi alla circolazione aerea e stradale, danni economici e, in caso di esposizione prolungata, senza opportune precauzioni, patologie all’apparato respiratorio. Le colate laviche dell’Etna, a causa della loro viscosità e della conseguente Eruzioni e previsioni Le eruzioni vulcaniche si verificano quando il magma (materiale solido, liquido e gassoso ad alta temperatura), proveniente dall’interno della Terra, fuoriesce in superficie. Una prima classificazione generale distingue le eruzioni vulcaniche in effusive (colate di lava) o esplosive (con frammentazione del magma in brandelli di varie dimensioni chiamati piroclasti). I fenomeni pericolosi connessi all’attività vulcanica sono: 1. colate di lava; 2. caduta di materiali grossolani (bombe e blocchi); 3. caduta e accumulo di materiali fini (ceneri e lapilli); 4. colate piroclastiche; 5. emissioni di gas; 6. colate di fango (lahars); 7. frane; 8. maremoti (tsunami); 9. terremoti; 10. incendi. Fra questi i fenomeni più pericolosi sono le colate piroclastiche e le colate di fango. Le frane vulcaniche e gli tsunami possono essere catastrofici ma sono poco frequenti. Le eruzioni vulcaniche possono avere durata variabile da poche Stromboli è un vulcano in attività persistente, caratterizzato normalmente da esplosioni di moderata energia che ricorrono con una frequenza media di 10-20 minuti. Quest’attività non scongiura però la possibilità di fenomeni eruttivi violenti e maremoti in grado di creare pericolo sia nella parte alta della montagna, sia, in misura minore, nelle zone abitate. Sull’isola si trovano infatti due centri abitati: Stromboli e Ginostra, situati rispettivamente lungo la costa nordorientale e sud-occidentale. Le esplosioni dell’attività or- ore a decine d’anni (il vulcano Kilauea nelle isole Hawaii è in eruzione dal 1986), possono avvenire dalla stessa bocca (es. Vesuvio) o da bocche che si aprono in punti diversi (es. Campi Flegrei, Etna). Il rischio si può definire come il valore atteso di perdite (vite umane, feriti, danni alle proprietà e alle attività economiche) dovuti al verificarsi di un evento di una data intensità, in una particolare area, in un determinato periodo di tempo. Quanto maggiore è la probabilità di eruzione, tanto maggiore è il rischio; così pure, quanto maggiori sono i beni e la popolazione esposta, tanto maggiore è il danno che ne potrebbe derivare e quindi il rischio. Per fare un esempio, il rischio è molto minore per i vulcani dell’Alaska, che si trovano in zone a bassa densità di popolazione, piuttosto che al Vesuvio, nei cui dintorni vivono circa 600 mila persone. Mediamente in Italia l’uso del territorio vicino ai vulcani, non ha tenuto conto della loro pericolosità, permettendo l’instaurarsi di situazioni di alto rischio. Naturalmente non tutti i vulcani italiani presentano lo stesso livello di rischio che, come abbiamo detto, dipende da vari fattori. In Italia esistono numerosi vulcani, sia estinti, sia quiescenti, sia attivi. dinaria sono caratterizzate dal lancio di brandelli di lava, gas e ceneri con associata ricaduta di materiali pesanti fino ad una distanza di alcune centinaia di metri dalle bocche. I sentieri utilizzati per la salita al Pizzo Sopra la Fossa non sono quindi normalmente interessati dalla ricaduta di materiale. L’attività persistente e le effusioni laviche non costituiscono una fonte di pericolo diretta per i centri abitati e per gli escursionisti, sebbene l’attivi- bassa velocità con la quale si muovono, non sono tali da costituire un pericolo per l’incolumità delle persone. Nel caso in cui la fuoriuscita di lava avvenga da bocche poste ad alta quota, solamente nel caso di eruzioni di lunga durata, si può verificare un avvicinamento ai centri abitati. La lava in tali casi può anche formare dei tunnel e scorrere al loro interno, per poi fuoriuscire più a valle formando le cosiddette bocche effimere. Nel caso in cui le colate giungano a minacciare un centro abitato, è possibile attuare interventi di condizionamento del loro percorso, con tecniche differenti Sebbene alcuni studiosi ritengono che non si possa mai considerare del tutto estinto un vulcano, la comunità scientifica internazionale ha adottato dei criteri per classificare i vulcani rispetto al loro stato di attività: • Vulcani estinti: quelli la cui ultima eruzione risale ad oltre 10.000 anni fa, come Monte Amiata, Vulsini, Cimini, Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina, Vulture. • Vulcani quiescenti: sono attivi e hanno dato eruzioni negli ultimi 10.000 anni, ma si trovano attualmente in una fase di riposo da tempo più o meno lungo. In Italia si trovano in questa situazione: Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Salina, Lipari, Vulcano, Isola Ferdinandea, Pantelleria. Vulcani attivi: quelli che hanno dato eruzioni negli ultimi anni. In Italia: Etna e Stromboli. Prevedere un’eruzione vulcanica significa prevedere dove e quando avverrà e di che tipo sarà. Nel primo caso è necessarioinstallare delle reti di monitoraggio che rilevano una serie di parametri fisico- chimici indicativi dello stato del sistema vulcanico e ogni loro eventuale variazione rispetto al livello di base individuato. La previsione a breve- medio termine si basa infatti sul riconoscimento e sulla misura dei fenomeni che accompagnano la risalita del magma verso la superficie, che vengono detti fenomeni precursori. I principali precursori consistono nell’innesco di fratture (terremoti) causato dall’induzione di tensioni meccaniche nelle rocce, nel rigonfiamento o cambiamento di forma dell’edificio vulcanico provocato dall’intrusione del magma, nelle variazioni del campo gravimetrico e magnetico nell’intorno dell’edificio vulcanico, nell’incremento e cambiamento di composizione delle emanazioni gassose dai crateri e dal suolo, nelle variazioni delle caratteristiche fisico chimiche delle acque di falda. Questi fenomeni, che accompagnano la risalita del magma, possono essere rilevati da opportune reti strumentali fisse, in acquisizione 24 ore al giorno, oppure attraverso la reiterazione periodica di campagne di misura. Per prevedere invece di che tipo sarà la prossima eruzione (previsione dei possibili scenari eruttivi futuri) occorre effettuare studi sulla storia eruttiva del vulcano in oggetto ed estrapolare al futuro il suo comportamento passato. tà effusiva possa introdurre degli elementi di instabilità del versante della Sciara del Fuoco e indurre processi franosi anche di grosse dimensioni con conseguente possibile formazione di maremoti. I fenomeni in grado di recare pericolo al di fuori della Sciara del Fuoco sono le esplosioni parossistiche e i maremoti. Le esplosioni parossistiche hanno un carattere improvviso e consistono in vere e proprie “cannonate”, accompa- gnate da forti detonazioni, che lanciano bombe e blocchi a distanze di alcune chilometri dai crateri. La caduta di materiali pesanti interessa la parte alta della montagna ed occasionalmente i centri abitati. Oltre alla caduta di materiale pesante, altri pericoli connessi alle esplosioni parossistiche sono gli incendi innescati dalla ricaduta di materiali incandescenti sulla vegetazione e la formazione di valanghe di materiale caldo che possono scendere nel Vallonazzo e nella Rina Grande/Schicciole fino al mare. I maremoti hanno general- Le cannonate di Stromboli Settembre 2008 che possono consistere nella costruzione di barriere in terra, nella brecciatura degli argini dei canali per provocarne il deflusso in direzione diversa. Il rischio maggiore si ha quando l’effusione di lava avviene da bocche poste a bassa quota e il tempo di condizionamento dei flussi è chiaramente ridotto ed è preferibile ricorrere all’evacuazione della popolazione dalle aree minacciate. Occorre, comunque, considerare che il sistema strumentale di monitoraggio di cui l’Etna è provvisto, è tra più avanzati al mondo e consente di prevedere con buon anticipo l’inizio di un’eruzione. CAMPI FLEGREI La terra del fuoco Campi Flegrei sono una caldera vulcanica in stato di quiescenza e, come il Vesuvio, presentano un rischio molto elevato per la presenza di numerosi centri abitati nell’area e per la loro immediata vicinanza alla città di Napoli. Una caldera è una vasta depression e, per lo più circolare, che si forma in aree vulcaniche a seguito dell’espulsione di grandi quantità di magma da una camera magmatica superficiale; lo svuotamento della camera magmatica causa il collasso delle rocce soprastanti per mancanza di sostegno e dà origine alla depressione. Le caldere possono raggiungere dimensioni anche di alcune decine di chilometri. Le due maggiori eruzioni dei Campi Flegrei risalgono a 39mila e 15mila anni fa circa. Successivamentesi sono susseguiti tre periodi di intensa attività, caratterizzati da un’eruzione ogni poche decine di anni, intervallati fra loro da periodi di riposo durati invece secoli o anche millenni. Il 29 settembre 1538 tuttavia, si è verificata l’ultima eruzione che, pur essendo fra le minori dell’intera storia eruttiva dei Campi Flegrei, ha interrotto un periodo di quiescenza di circa 3000 anni e, nel giro di pochi giorni, ha dato origine al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 metri. Nella zona sono tuttora riconoscibili almeno ventiquattro tra crateri ed edifici vulcanici, alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive (area della Solfatara) o idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino), nonché sono causa del fenomeno del bradisismo (molto riconoscibile per la sua entità osservando il tempio di Serapide a Pozzuoli). mente intensità medie inferiori a quella del 30 dicembre 2002 ed avvengono, normalmente, in coincidenza con le esplosioni violente o con frane di grosse dimensioni. Il maremoto del 30 dicembre 2002 è stato innescato da una grande frana sottomarina poi propagatisi nella parte emersa. Il sistema di sorveglianza operante a Stromboli, centralizzato presso il Centro Operativo Avanzato, permette di riconoscere l’eventuale approssimarsi di tali fenomeni e di segnalare alla popolazione il possibile accadimento di eventi pericolosi. Situazione in Italia Vulcano Stromboli Etna Vesuvio Pantelleria Vulcano Isola Ferdinandea Campi Flegrei Ischia Lipari Ultima eruzione Attività persistente 2002-2003 1944 1891 1888-1890 1831 1538 1302 VI - VII secolo d.C. La fonte da cui sono tratte le informazioni per le pagine 8-9 è la Protezione Civile Nazionale