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Fenomeni vulcanici
Il gigante quasi buono
Le eruzioni dell’Etna
sono
caratterizzate
prevalentemente da
attività stromboliana,
effusione di colate laviche ed emissioni di
ceneri per cui è assolutamente improbabile
la perdita di vite umane. Le eruzioni possono avvenire dai crateri
sommitali o da bocche
che si possono aprire
sui fianchi del vulcano, dando luogo
in molti casi a coni avventizi come
quelli che si ritrovano in gran quantità
sulle pendici dell’Etna. Le emissioni
di cenere non costituiscono un fattore
di rischio per la vita umana, sebbene
possano causare disagi alla circolazione aerea e stradale, danni economici e, in caso di esposizione prolungata, senza opportune precauzioni,
patologie all’apparato respiratorio. Le
colate laviche dell’Etna, a causa della
loro viscosità e della conseguente
Eruzioni e previsioni
Le eruzioni vulcaniche si verificano quando il magma (materiale solido, liquido e gassoso
ad alta temperatura), proveniente dall’interno della Terra,
fuoriesce in superficie. Una
prima classificazione generale
distingue le eruzioni vulcaniche in effusive (colate di lava)
o esplosive (con frammentazione del magma in brandelli di
varie dimensioni chiamati piroclasti).
I fenomeni pericolosi connessi
all’attività vulcanica sono: 1.
colate di lava; 2. caduta di materiali grossolani (bombe e
blocchi); 3. caduta e accumulo
di materiali fini (ceneri e lapilli); 4. colate piroclastiche; 5.
emissioni di gas; 6. colate di
fango (lahars); 7. frane; 8. maremoti (tsunami); 9. terremoti;
10. incendi.
Fra questi i fenomeni più pericolosi sono le colate piroclastiche e le colate di fango.
Le frane vulcaniche e gli tsunami possono essere catastrofici
ma sono poco frequenti.
Le eruzioni vulcaniche possono
avere durata variabile da poche
Stromboli è un vulcano in attività persistente, caratterizzato normalmente da esplosioni
di moderata energia che ricorrono con una frequenza media
di 10-20 minuti. Quest’attività
non scongiura però la possibilità di fenomeni eruttivi violenti e maremoti in grado di
creare pericolo sia nella parte
alta della montagna, sia, in
misura minore, nelle zone
abitate.
Sull’isola si trovano infatti
due centri abitati: Stromboli e
Ginostra, situati rispettivamente lungo la costa nordorientale e sud-occidentale.
Le esplosioni dell’attività or-
ore a decine d’anni (il vulcano
Kilauea nelle isole Hawaii è in
eruzione dal 1986), possono
avvenire dalla stessa bocca (es.
Vesuvio) o da bocche che si
aprono in punti diversi (es.
Campi Flegrei, Etna).
Il rischio si può definire come
il valore atteso di perdite (vite
umane, feriti, danni alle proprietà e alle attività economiche) dovuti al verificarsi di un
evento di una data intensità, in
una particolare area, in un determinato periodo di tempo.
Quanto maggiore è la probabilità di eruzione, tanto maggiore
è il rischio; così pure, quanto
maggiori sono i beni e la popolazione esposta, tanto maggiore
è il danno che ne potrebbe derivare e quindi il rischio. Per fare
un esempio, il rischio è molto
minore
per
i
vulcani
dell’Alaska, che si trovano in
zone a bassa densità di popolazione, piuttosto che al Vesuvio,
nei cui dintorni vivono circa
600 mila persone.
Mediamente in Italia l’uso del
territorio vicino ai vulcani, non
ha tenuto conto della loro pericolosità, permettendo l’instaurarsi di
situazioni di alto rischio. Naturalmente
non tutti i vulcani
italiani presentano
lo stesso livello di
rischio che, come
abbiamo detto, dipende da vari fattori.
In Italia esistono
numerosi vulcani,
sia estinti, sia quiescenti, sia attivi.
dinaria sono caratterizzate dal
lancio di brandelli di lava, gas
e ceneri con associata ricaduta
di materiali pesanti fino ad
una distanza di alcune centinaia di metri dalle bocche. I
sentieri utilizzati per la salita
al Pizzo Sopra la Fossa non
sono quindi normalmente interessati dalla ricaduta di materiale.
L’attività persistente e le effusioni laviche non costituiscono una fonte di pericolo diretta per i centri abitati e per gli
escursionisti, sebbene l’attivi-
bassa velocità con la quale si muovono, non sono tali da costituire un pericolo per l’incolumità delle persone.
Nel caso in cui la fuoriuscita di lava
avvenga da bocche poste ad alta quota, solamente nel caso di eruzioni di
lunga durata, si può verificare un avvicinamento ai centri abitati. La lava
in tali casi può anche formare dei tunnel e scorrere al loro interno, per poi
fuoriuscire più a valle formando le
cosiddette bocche effimere. Nel caso
in cui le colate giungano a minacciare
un centro abitato, è possibile attuare
interventi di condizionamento del loro percorso, con tecniche differenti
Sebbene alcuni studiosi ritengono che non si possa mai
considerare del tutto estinto un
vulcano, la comunità scientifica internazionale ha adottato
dei criteri per classificare i
vulcani rispetto al loro stato di
attività:
• Vulcani estinti: quelli la cui
ultima eruzione risale ad oltre
10.000 anni fa, come Monte
Amiata, Vulsini, Cimini, Vico,
Sabatini,
Isole
Pontine,
Roccamonfina, Vulture.
• Vulcani quiescenti: sono attivi e hanno dato eruzioni negli
ultimi 10.000 anni, ma si trovano attualmente in una fase
di riposo da tempo più o meno
lungo. In Italia si trovano in
questa
situazione:
Colli
Albani, Campi Flegrei, Ischia,
Vesuvio,
Salina,
Lipari,
Vulcano, Isola Ferdinandea,
Pantelleria.
Vulcani attivi: quelli che hanno dato eruzioni negli ultimi
anni. In Italia: Etna e
Stromboli.
Prevedere un’eruzione vulcanica significa prevedere dove e
quando avverrà e di che tipo
sarà.
Nel primo caso è necessarioinstallare delle reti di monitoraggio che rilevano una serie di
parametri fisico- chimici indicativi dello stato del sistema
vulcanico e ogni loro eventuale variazione rispetto al livello
di base individuato.
La previsione a breve- medio
termine si basa infatti sul riconoscimento e sulla misura dei
fenomeni che accompagnano
la risalita del magma verso la
superficie, che vengono detti
fenomeni precursori.
I principali precursori consistono nell’innesco di fratture
(terremoti) causato dall’induzione di tensioni meccaniche
nelle rocce, nel rigonfiamento
o cambiamento di forma dell’edificio vulcanico provocato
dall’intrusione del magma,
nelle variazioni del campo gravimetrico e magnetico nell’intorno dell’edificio vulcanico,
nell’incremento e cambiamento di composizione delle emanazioni gassose dai crateri e
dal suolo, nelle variazioni delle caratteristiche fisico chimiche delle acque di falda.
Questi fenomeni, che accompagnano la risalita del magma,
possono essere rilevati da opportune reti strumentali fisse,
in acquisizione 24 ore al giorno, oppure attraverso la reiterazione periodica di campagne
di misura.
Per prevedere invece di che tipo sarà la prossima eruzione
(previsione dei possibili scenari eruttivi futuri) occorre effettuare studi sulla storia eruttiva
del vulcano in oggetto ed
estrapolare al futuro il suo
comportamento passato.
tà effusiva possa introdurre
degli elementi di instabilità
del versante della Sciara del
Fuoco e indurre processi franosi anche di grosse dimensioni con conseguente possibile formazione di maremoti.
I fenomeni in grado di recare
pericolo al di fuori della
Sciara del Fuoco sono le
esplosioni parossistiche e i
maremoti.
Le esplosioni parossistiche
hanno un carattere improvviso e consistono in vere e proprie “cannonate”, accompa-
gnate da forti detonazioni, che
lanciano bombe e blocchi a
distanze di alcune chilometri
dai crateri. La caduta di materiali pesanti interessa la parte
alta della montagna ed occasionalmente i centri abitati.
Oltre alla caduta di materiale
pesante, altri pericoli connessi
alle esplosioni parossistiche
sono gli incendi innescati dalla ricaduta di materiali incandescenti sulla vegetazione e la
formazione di valanghe di
materiale caldo che possono
scendere nel Vallonazzo e nella Rina Grande/Schicciole fino al mare.
I maremoti hanno general-
Le cannonate di Stromboli
Settembre 2008
che possono consistere nella costruzione di barriere in terra, nella brecciatura degli argini dei canali per provocarne il deflusso in direzione diversa. Il rischio maggiore si ha quando
l’effusione di lava avviene da bocche
poste a bassa quota e il tempo di condizionamento dei flussi è chiaramente
ridotto ed è preferibile ricorrere all’evacuazione della popolazione dalle
aree minacciate. Occorre, comunque,
considerare che il sistema strumentale
di monitoraggio di cui l’Etna è provvisto, è tra più avanzati al mondo e
consente di prevedere con buon anticipo l’inizio di un’eruzione.
CAMPI FLEGREI
La terra del fuoco
Campi Flegrei sono una caldera vulcanica in stato di quiescenza e, come il Vesuvio, presentano un rischio molto
elevato per la presenza di numerosi centri abitati nell’area
e per la loro immediata vicinanza alla città di Napoli. Una
caldera è una vasta depression e, per lo più circolare, che
si forma in aree vulcaniche a seguito dell’espulsione di
grandi quantità di magma da una camera magmatica superficiale; lo svuotamento della camera magmatica causa
il collasso delle rocce soprastanti per mancanza di sostegno e dà origine alla depressione. Le caldere possono raggiungere dimensioni anche di alcune decine di chilometri.
Le due maggiori eruzioni dei Campi Flegrei risalgono a
39mila e 15mila anni fa circa. Successivamentesi sono
susseguiti tre periodi di intensa attività, caratterizzati da
un’eruzione ogni poche decine di anni, intervallati fra loro
da periodi di riposo durati invece secoli o anche millenni.
Il 29 settembre 1538 tuttavia, si è verificata l’ultima eruzione che, pur essendo fra le minori dell’intera storia eruttiva dei Campi Flegrei, ha interrotto un periodo di quiescenza di circa 3000 anni e, nel giro di pochi giorni, ha
dato origine al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 metri. Nella zona sono tuttora riconoscibili almeno ventiquattro tra crateri ed edifici vulcanici, alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive (area della
Solfatara) o idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino),
nonché sono causa del fenomeno del bradisismo (molto
riconoscibile per la sua entità osservando il tempio di
Serapide a Pozzuoli).
mente intensità medie inferiori a quella del 30 dicembre
2002 ed avvengono, normalmente, in coincidenza con le
esplosioni violente o con frane di grosse dimensioni.
Il maremoto del 30 dicembre
2002 è stato innescato da una
grande frana sottomarina poi
propagatisi nella parte emersa. Il sistema di sorveglianza
operante a Stromboli, centralizzato presso il Centro
Operativo Avanzato, permette
di riconoscere l’eventuale approssimarsi di tali fenomeni e
di segnalare alla popolazione
il possibile accadimento di
eventi pericolosi.
Situazione in Italia
Vulcano
Stromboli
Etna
Vesuvio
Pantelleria
Vulcano
Isola
Ferdinandea
Campi Flegrei
Ischia
Lipari
Ultima eruzione
Attività
persistente
2002-2003
1944
1891
1888-1890
1831
1538
1302
VI - VII
secolo d.C.
La fonte da cui sono tratte
le informazioni per le pagine 8-9
è la Protezione Civile Nazionale