Taccuino 2014 – n. 4 La sovranità in Italia.
La sovranità, come individuazione del supremo potere, è un elemento fondamentale
nell’organizzazione dello Stato moderno. Sovranità dello Stato su tutti i cittadini, sovranità della legge nel
regolare i rapporti sociali, sovranità del soggetto collettivo (il popolo) che stimola e indirizza l’azione
politica. La sovranità è perciò un concetto complesso che può essere riferito all’organizzazione territoriale
dello Stato, espressa dalla costituzione vigente, e in questo caso è la “norma fondamentale” che
rappresenta l’elemento “superiorem non recognoscens” (Kelsen). La sovranità però può riferirsi anche ad
un soggetto politico che in ultima istanza decide l’indirizzo generale dell’azione collettiva. Nella nostra
costituzione, come in molte altre democratiche, questo soggetto è il popolo. Si tratta qui però di una
sovranità formale che si differenzia dalla sovranità sostanziale con la quale si vuole indicare quel soggetto
che esercita di fatto il supremo potere di decisione. Infatti al di là dell’oggettività giuridica, le teorie del
realismo politico si sono sforzate di risalire a quell’elemento soggettivo che di fatto detiene il supremo
potere. Carl Schmitt ha scritto che soggetto sovrano è “chi decide sullo stato di eccezione”. Vicino a
quest’idea, e in un’altra forma, si esprime il costituzionalista e politologo Georges Burdeau, per il quale
sovrano “è colui che decide quale è l’idea di diritto valida nella collettività. Può essere un individuo…… può
essere anche una classe della nazione, come avviene nei regimi oligarchici, può essere la nazione tutta
intera, come decise la filosofia politica del XVIII secolo”.
Prospettive e meccanismi diversi che però pretendono di individuare chi decide in ultima istanza
l’indirizzo politico e le sorti di un paese. Su questo punto la pratica della democrazia esige chiarezza e
visibilità sui ruoli di sovranità, altrimenti dietro le istituzioni della democrazia formale cominciano ad
affiorare fenomeni di autoritarismo difficili da contenere o da contrastare. Se in questa prospettiva
pensiamo all’Italia, alla sua storia, alle sue vicende attuali potremmo sollevare molti dubbi. In democrazia il
potere sale dal basso: dal popolo elettore ai suoi rappresentanti in parlamento, alla classe politica di
governo, ai soggetti che prevalgono nelle decisioni definitive. Bisogna qui chiedersi se e in che misura
questo processo in Italia funziona. In Italia, scriveva nel 1925 Guglielmo Ferrero, una vera democrazia non
c’è mai stata. Ci sono state delle oligarchie che si sono succedute, finchè alla fine della guerra (la prima
guerra mondiale) il paese si è trovato senza governo. E il fascismo in maniera più radicale e più violenta ha
raccolto l’eredità delle precedenti oligarchie (vedi G. Ferrero, La democrazia in Italia. Studi e precisioni,
Soveria Mannelli, Rubbettino, 2000, p. 30). C’è da domandarsi, scrive lo stesso Ferrero in una lettera
all’amico Gaetano Mosca, “se in Italia sia mai esistito un regime parelamentare”. Da noi, nota nel libro
citato, non ci sarà una vera democrazia “finchè non costituiremo un governo che abbia le carte in regola, la
cui legittimità – ossia il diritto di comandare – sia incontestabile davanti alla coscienza della nazione. Fino a
quel giorno tutte le riforme costituzionali saranno vane, vani saranno i propositi più fervidi, i calcoli più
meditati, gli sforzi più sinceri”(p. 85).
Nell’Italia contemporanea non c’è una situazione diversa. Sopravvive una democrazia formale, o
peggio una democrazia fuori dalle regole perché costruita e controllata dall’alto, sostenuta da un ferreo
apparato oligarchico che rende possibile che un parlamento di “nominati” dai partiti, eletto in base a una
legge incostituzionale, sostenga due e forse presto tre governi i cui primi ministri non hanno avuto il
supporto di un voto popolare. Non è più allora lo Stato che è sovrano con la sua costituzione. E’ lo
strumento dei partiti e dei poteri forti. Non ci sono più le regole dell’ordine democratico. Non è più al
popolo che viene riconosciuta la sovranità perché le sue scelte vengono aggirate e manipolate, perché chi
dovrebbe essere il “custode della costituzione” può dire (12.2.2014) che pensare alle elezioni è solo una
“sciocchezza”, perché qualcuno fuori del percorso democratico è in grado di decidere “sullo stato di
eccezione”. Il centro del potere sovrano resta perciò nelle mani di una oligarchia ben più potente di quelle
che l’ hanno preceduta.