A. Ong – Neoliberalism as Exception: Graduated Sovereignty e Zoning Technologies Possiamo considerare questa parte del testo della Ong come uno snodo centrale per i nostri ragionamenti intorno alle questioni che siamo andati via via analizzando. Difatti sia per quel che riguarda il genere sessuale che per quanto concerne la soggettività migrante, il nostro interrogarsi ha sempre messo in luce come una varietà di tecnologie e dispositivi siano alla base della produzione delle differenze che a noi interessa indagare. L'intento con cui abbiamo iniziato l'analisi di questo testo era infatti quello di recuperare una base d'analisi solida e per così dire uniforme a quel che abbiamo individuato durante il precedente ciclo. I concetti fondamentali esposti in questi due capitoli, quello di Sovranità graduata (Graduated Sovereignty) o progressiva, agente quindi con intensità variabile, e di Tecnologie di zonizzazione (Zoning Technologies), ovvero di divisione/ articolazione di aree geografiche situate in regioni generalmente ai limiti dei confini tra paesi, sono volti in prima battuta ad una fondamentale riconcettualizzazione della sovranità classicamente intesa. Quel che l'autrice tenta di argomentare attraverso l'osservazione dei fenomeni di normativizzazione dei governi dei differenti paesi dell'area asiatica è l'insufficienza dell'approccio classico, prevalentemente influenzato dai modelli di sviluppo occidentali e organizzato secondo processi di opposizione binaria, per l'analisi dei modelli di gestione del potere in quest'area. Di contro quindi ad una sovranità intesa in senso schmittiano ovvero “Come potere statuale centralizzato e concentrato nell'apparato militare (i.e. Forze di ordine pubblico) in funzione del mantenimento dell'ordine, della stabilità ed integrità dello statonazione”(p.76), definizione che tende ad entrare in contraddizione con ciò che è osservabile in paesi come Malesia, Indonesia, Cina e Taiwan, lo strumento che la Ong mette in campo è, in sostanza, un'idea di “gestione flessibile della sovranità, dove il governo aggiusta lo spazio politico secondo i dettami imposti dal capitale globale, concedendo potere indiretto alle corporazioni sulle condizioni politiche di varie zone che si articolano secondo la diversa posizione nei circuiti produttivi e finanziari globali”(p.78). Quel che viene meno è il principio dello Stato come contenitore di potere in cui, secondo la definizione di Giddens – la quale segue sia la riflessione schmittiana che weberiana –, la prospettiva amministrativa coincide esattamente con i suoi confini. Abbiamo difatti due processi sovrapposti, sia di articolazione spaziale della sovranità, attraverso la creazione di zone economiche ed amministrative speciali [export-processing zone (EPZ), township & village enterprises (TVE), special economic zone (SEZ), special administrative zone (SAR)], sia di articolazione di dispositivi di assoggettamento e soggettivazione delle popolazioni di uno stato. L'estrema varianza e variabilità dell'area asiatica permette forse di vedere in maniera più esplicità il funzionamento effettivo delle tecniche governamentali prospettate da Foucault. Viene difatti come conseguenza naturale della riconcettualizzazione dell'idea di sovranità la necessità di ripensare il governo che amministra tale potere, e questo passaggio si effettua nella riflessione della Ong attraverso l'uso della riflessione foucaultiana. In breve: l'azione governamentale si articola attraverso l'interazione di tre principi: sovranità (rappresentazione militare, potere di vita e di morte sull'individuo), disciplina (processi di normalizzazione degli individui), governo (inteso come azione regolativa). Questo tipo di azione ha il suo campo di intervento sulla popolazione, attraverso quello che è un criterio di scientificità economica, come fa osserevare Castel, di massimizzazione dell'utile e di marginalizzazione dell'improduttivo. L'effetto concreto è la produzione di forme di cittadinanza che, in maniera correlata alla gradazione della sovranità, possono essere definiti di cittadinanza graduata (graduated citizenship) in cui i criteri economici agiscono in sovrapposizione a discriminanti etniche e religiose. In maniera manifesta in Indonesia e Malesia, dispositivi di differenziazione etnica e religiosa producono una separazione tra fasce di popolazione (per lo più immigrata e femminile, che rappresentano la maggior parte delle forze impiegate in lavori produttivi a basso skill) sottoposte a forme di potere disciplinale e repressivo e minoranze indigene (o anche religiose, come nel caso dei preferred Malays in Malesia) a cui sono riservate forme di potere pastorale di soggettivazione, nonché benefici economici. A quest'altezza possiamo notare il funzionamento pratico di un regime di potere produttivo di libertà e non semplicemente repressivo – secondo la concezione della filosofia politica classica –, che è ciò che presiede al concetto di logica neoliberista. Mentre comunque in Malesia si ha un contemporaneo tentativo di produrre uan élite capitalistica attraverso anche la retorica del New Islam, attraverso la produzione di narrazioni sull'Asia che mattano in collegamento la contemporaneità con le epoche di prosperità precoloniali, con l'intento di plasmare soggettività competitive attraverso il disciplinamento anche religioso (una sorta di calvinismo islamico, per così dire), possiamo osservare invece in Indonesia un processo di riterritorializzazione molto forte e di forte commistione di corporazioni con il potere politico e militare, tanto da produrre zone grigie di impotenza da parte della statalità centrale nei confronti di questi feudi autonomi. In indonesia appare molto più sfruttato il principio di repressione più di quello disciplinare o normativo, per mantenere la stabilità produttiva prima di tutto, tant'è che durante i disordini della ciris del '98 non vi sono stati quasi, nelle SEZ, scioperi o contestazioni. Quello che traspare, però, non è il semplice ritratto di un regime dittatoriale, ma è da leggere attraverso la griglia di relazioni transnazionali che si instaurano tra le differenti zone economiche speciali. Abbiamo parlato di sovrapposizione di questi due apparati proprio in virtù del fatto che lo strumento della sovranità graduata getta le condizioni di possibilità affinché le zone a statuto speciale non siano casuali zone di deregolamentazione, ma si mettano in relazione tra loro garantendo la maggior profittabilità per le differenti fasi di produzione in un contesto globale. Si vengono a costituire dei veri e propri triangoli di crescita (Growth Triangle) che connettono tra loro queste arre, secondo una gerarchizzazione dei fattori produtivi. P. es.: Il triangolo Singapore-Malesia-Indonesia consiste in una esternalizzazione del lavoro low-skill da parte di Singapore in Indonesia, mantenendo le funzioni di controllo e promuovendo la produzione di manodopera specializzata e tecnologica in zone della Malesia (Multimedia Super Corridor) Di fronte quindi ad un relazionarsi della sovranità secondo criteri di gestione caso-percaso, ciò che le tecnologie di zon izzazione producono non è uno spazio uniforme ma si articola tra aree SEZ (vedi p.109), dove vi è una forte limitazione dei diritti, e aree SAR (vedi p.109), le quali godono di un'autonomia di diritti e di legislazione che le trasformano in zone di vera e propria sperimentazione politica – come Honk Hong. L'uso di questi due apparati non sottostà a semplici impulsi economici ma è l'espressione di una vera e propria integrazione tra dinamiche economiche e strategie statali. Le quali sottostanno certamente a logiche neoliberali, che si prefiggono come scopo non solo il semplice perseguimento della massimizzazione del profitto del capitale globale, ma sono anche il tentativo di perseguire processi di unificazione altrimenti irrisolvibili sul piano meramente politico, attraverso quindi l'integrazione de fato di territori giuridicamente indipendenti (p. es. la Cina nei confronti di Taiwan e Honk Hong e la partecipazione delle due Koree alla costruzione della SEZ di Kaesong). Nel complesso osserviamo quindi come la sovranità subisca un rovesciamento rispetto al bipolarismo tra sovranità ed eccezione definite da Schmitt, in cui la capacità di richiamare lo stato d'eccezione è, in senso puramente negativo, la capacità di sospendere un diritto. Qui l'eccezione assume il carattere positivo, produttivo di libertà (come dimostrano le SAR e le politiche positive nei confronti di minoranze) e delinea una forma di flessibilizzazione dell'apparato di sovranità che non si accompagna ad un processo di denazionalizzazione ne di disaggregazione del territorio di uno stato. Questo obbliga ovviamente a ripensare la questione della sicurezza (legittimazione dello stato d'eccezione) non in termini puramente militari, cosa che solitamente si traduce per gli osservatori occidentali nel sovrapporre l'espansione del mercato globale e delle sue regole con l'espansione della democrazia, riproducendo una divisione tra civiltà e barbarie che è l'espressione ideologica di quello che è un conflitto tra differenti ordini di ragione neoliberista queli quella dell'occidente raccolto attorno all'IMF (Fondo monetario internazionale) e delle economie asiatiche – come risulta maggiormente evidente dalle risposte alla crisi asiatica del 1998. Nel complesso, l'affermazione e il consolidamento della stabilità di uno stato si esprime attraverso l'uso delle tecnologie descritte, su scala transnazionale. Osservare i processi di ridislocazione economica e i susseguenti sforzi per produrre dispositivi amministrativi e giuridici volti a disciplinare una forza-lavoro transnazionale in un arcipelago in cerca di un processo di unificazione volto a proteggere se stesso dalle forze economiche rappresentate dagli altri conglomerati internazionali, non può che fornirci uno spunto per osservare nuovamente l'Italia nel contesto europeo, e comprendere più specificatamente la razionalità sottostante gli attuali attacchi al settore pubblico e ai CCNL.