Lo scompenso cardiaco
Lo scompenso cardiaco è una malattia sempre più frequente che compare quando il cuore,
danneggiato, non è più in grado di svolgere la sua normale funzione di pompa e di mantenere un
adeguato flusso di sangue agli organi. Una minor quantità di sangue determina una sofferenza e
una ridotta capacità di lavoro per tutti gli organi del nostro corpo: quindi compaiono i disturbi,
sintomi e segni della malattia.
Come si manifesta
Quando cominciano i primi sintomi, si può avvertire un senso di stanchezza, debolezza o difficoltà
di respiro, specie dopo uno sforzo e gonfiore alle caviglie. Nelle fasi più avanzate, i sintomi
peggiorano per frequenza e intensità: si può avvertire difficoltà di respirazione anche dopo
semplici attività, come vestirsi o muoversi in casa. Si possono accusare anche eccessi di tosse,
disturbi digestivi, mancanza di fiato durante la notte ed episodi di vertigini associati a senso di
confusione.
Quali sono le cause
Nei paesi occidentali le patologie principalmente responsabili dello scompenso sono due: l’infarto
acuto del miocardio e le miocardiopatie, ossia malattie che colpiscono direttamente le cellule del
cuore, causandone alterazioni funzionali e strutturali. Negli ultimi anni, inoltre, la miocardite
sembra essere diventata causa molto comune di scompenso, cioe’ un processo infettivo,
principalmente di natura virale, che colpisce le cellule del miocardio. Infine tutti i processi
patologici a carico delle valvole cardiache possono determinare uno scompenso cardiaco se non
trattate in modo appropriato.
Come si riconosce
Il sintomo tipico dello scompenso cardiaco è la dispnea, ovvero una mancanza di fiato che in
genere compare sotto sforzo, ma, nelle fasi più avanzate, anche a riposo. È causata dalla
progressiva incapacità delle camere cardiache di sinistra di svuotarsi efficacemente durante la
contrazione, con conseguente accumulo di liquidi nei polmoni. L’astenia (debolezza) è un sintomo
frequente, anch’esso legato a una ridotta funzione di pompa del cuore.
Lo scompenso si può manifestare improvvisamente con una acuta mancanza di fiato o debolezza
estrema che porta al ricovero immediato. Tuttavia nella maggioranza dei casi insorge in maniera
subdola, quasi di nascosto, con un progressivo aumento dei disturbi.
Come si arriva alla diagnosi
Un esame clinico accurato consente, spesso, di evidenziare i segni tipici dello scompenso cardiaco,
come il gonfiore distale degli arti inferiori e il turgore delle vene del collo o un’alterazione del
battito cardiaco.
Bisogna sottolineare come esista una fase iniziale in cui la disfunzione delle camere cardiache può
non associarsi a sintomi specifici, in quanto l’organismo mette in atto una serie di sistemi di
compenso alla riduzione della funzione cardiaca, che evitano l’insorgenza dei sintomi. Tale fase
asintomatica può tuttavia essere svelata da indagini diagnostiche semplici come
l’elettrocardiogramma, la radiografia del torace o l’ecocardiografia, che possono evidenziare segni
iniziali di ingrandimento e disfunzione del cuore.
Quali esami sono necessari
L’esame diagnostico iniziale nella valutazione dei pazienti affetti da scompenso cardiaco è
rappresentato dalla visita medica, completata da esami strumentali anche semplici come
l’elettrocardiogramma, o la radiografia del torace. Per confermare la diagnosi spesso è utile
eseguire una ecocadiografia, che oltre a fornire informazioni sulla gravità del coinvolgimento
cardiaco, indica anche la possibile causa dello scompenso e indirizza lo specialista a eseguire
eventualmente esami di livello successivo.
Come si cura
Negli ultimi anni la cura delle malattie del cuore ha fatto progressi veramente importanti: la durata
e la qualità della vita anche dei pazienti con scompenso cardiaco sono quindi aumentate
significativamente.
Per aderire al meglio alle terapie, è importante conoscerle e capirne l’importanza.
Dal punto di vista terapeutico è necessario distinguere tre ambiti:
1) comportamentale
2) farmacologico
3) interventistico e/o chirurgico.
La terapia comportamentale (sugli stili di vita) consiste essenzialmente nel seguire un corretto stile
di vita, con abitudini alimentari volte a ridurre l’apporto di sodio e di grassi con la dieta, laddove
possibile un moderato esercizio fisico, e il controllo e eliminazione dei fattori di rischio
cardiovascolari noti (fumo, ipertensione, diabete, obesità e dislipidemie).
La terapia farmacologica dello scompenso offre numerose opportunità terapeutiche. Le diverse
classi di farmaci disponibili agiscono a livello di meccanismi cruciali coinvolti nella origine e nel
mantenimento di questa sindrome. Le principali classi di farmaci sono rappresentate dai betabloccanti, dagli ACE-inibitori, o dagli antagonisti dell’angiotensina, dai diuretici, dai farmaci
inibitori degli ormoni mineralcorticoidi e, in casi specifici, dai glucosidi digitalici e dai
vasodilatatori.
La terapia interventistica
Negli ultimi anni inoltre nei pazienti refrattari a queste terapie farmacologiche si sono aggiunte
nuove possibilità terapeutiche di tipo interventistico (rivascolarizzazione mediante angioplastica,
impianto di pace-maker bicamerali, pacemaker biventricolari, sistemi di resincronizzazione,
defibrillatori) e di tipo chirurgico (rivascolarizzazione chirurgica, riparazione valvolare) e negli stadi
più avanzati, si considera inoltre il trapianto cardiaco e sistemi di assistenza ventricolare.
Come si previene
Lo scompenso cardiaco si può prevenire e curare migliorando lo stile di vita e combattendo i
fattori di rischio cardiovascolare. I fattori di rischio tradizionali infatti spiegano circa il 90% delle
malattie cardiovascolari: questi possono essere suddivisi in modificabili e non modificabili.
I fattori di rischio non modificabili (su cui, cioè, non possiamo intervenire) comprendono l’età, il
sesso maschile e la familiarità per malattie cardiovascolari.
I classici fattori di rischio modificabili (su cui si può e si deve intervenire) comprendono
- l’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia),
- l’aumento della pressione arteriosa (ipertensione),
- il diabete,
- il fumo di sigaretta,
- l’inattività fisica,
- l’aumento dei livelli ematici di trigliceridi,
- l’obesità.
L’eliminazione, o almeno una drastica riduzione, di questi fattori di rischio rappresenta il mezzo
più efficace per ridurre il rischio di sviluppare una malattia vascolare (che è la prima causa di
scompenso) e costituisce l’obiettivo principale della prevenzione delle malattie cardiovascolari.
È pertanto fondamentale uno stile di vita adeguato, con
- un’attenta alimentazione, che prediliga frutta, verdura e pesce
- l’abolizione completa del fumo (due sigarette al giorno raddoppiano il rischio di infarto)
- una regolare moderata attività fisica (almeno 30 minuti 5 volte a settimana)
- il mantenimento del peso entro limiti ottimali
- un uso moderato di vino (massimo due bicchieri al giorno) è consentito e può anche avere effetti
benefici sulla circolazione, verosimilmente in virtù del suo potere antiossidante, ma è fortemente
sconsigliata una quantità superiore di alcool, che ha effetti deleteri a lungo termine.
In diversi casi, tuttavia, per alcuni fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione, diabete) è
necessario ricorrere ad un appropriato trattamento farmacologico.