Prefazione
di Elio Borgonovi
La politica è sempre più lontana dalla gente. È necessario
contenere la spesa pubblica e ridurre il debito per ridare
fiducia ai mercati finanziari. Le imprese devono ristrutturarsi e ridurre il personale per affrontare le dure sfide della
competizione globale. La generazione dei ventenni e trentenni è la prima che teme un futuro peggiore di quello
delle generazioni precedenti. La ricchezza si sta spostando da est a ovest, mentre aumenta il divario tra paesi del
Nord e del Sud del mondo, tra paesi ricchi e paesi poveri, tra aree sviluppate e sottosviluppate dello stesso paese.
Ognuno di noi, anche se giovane, ha sentito centinaia se
non migliaia di volte nella sua vita queste considerazioni.
Esse hanno in comune i seguenti elementi. Esprimono una contrapposizione non solo sul piano semantico
ma anche su quello sostanziale. In secondo luogo, sono
presenti concetti anonimi quali la politica, i mercati finanziari, la ricchezza, mentre è assente il riferimento alla
persona. Quando si fa riferimento alla persona, essa viene
vista come «individuo» considerato in modo sempre parziale: lavoratore, disoccupato, consumatore, risparmiatore, investitore, contribuente… In terzo luogo, mettono in
evidenza come nella società moderna siano presenti fenomeni di crescente squilibrio.
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Una situazione, inoltre, rispetto alla quale tendono a
prevalere tre atteggiamenti. Coloro che si sentono impotenti poiché sono convinti – o vengono convinti da potenti media – che nulla possa cambiare e che essi devono solo abbandonarsi a seguire le regole di una razionalità
astratta o che qualcun altro «che ha potere» (economico,
finanziario, religioso) può definire. Coloro che si sentono
onnipotenti, almeno fino a quando hanno successo o occupano posizioni di potere formale, sostanziale o occulto. Coloro che ritengono di poter modificare i comportamenti reali tramite la riscrittura o la ridefinizione delle
regole.
In questo libro Fabrizio Pezzani propone un percorso
che può essere sintetizzato nei seguenti termini. La persona può essere «messa al centro» della società e dell’economia, come quasi tutti auspicano, solo se viene considerata
nella sua unitarietà. Le istituzioni della società (famiglia,
amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni non
profit) possono essere considerate adeguate e funzionanti quando rispondono in modo unitario alle esigenze di
tutte le persone che le compongono o che entrano in contatto con esse. I sistemi economici e sociali non diventano un concetto astratto quando riconoscono il ruolo delle
persone e delle istituzioni in cui si articolano. Per Fabrizio Pezzani l’unitarietà è il filo conduttore di questo percorso. Unitarietà della persona che non è homo oeconomicus ma homo reciprocus. Unitarietà delle istituzioni che è
assicurata non quando ad essa viene posto l’obiettivo di
massimizzazione di un unico risultato (ad esempio il profitto, la remunerazione dei dirigenti, la garanzia dell’occupazione collegata a privilegi, il minore prezzo per i clienti,
la massimizzazione dei rendimenti dei prestiti, ecc.), ma
viene posto l’obiettivo di una equilibrata soddisfazione di
tutti gli interessi che convergono su di essa. Unitarietà dei
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sistemi economici e sociali che è garantita non dalla prevalenza di una istituzione (lo Stato, il mercato, l’impresa, l’ente pubblico), ma quando viene garantito un equilibrio che si modifica con il cambiare delle conoscenze ma
che mai porta a punti di rottura. Infatti, sostiene Fabrizio Pezzani, quando vengono meno la centralità delle persone, la funzione di contemperamento di interessi delle
istituzioni (la famiglia per i coniugi e i figli; le imprese
per gli imprenditori, i lavoratori, i conferenti di capitale;
lo stato e gli istituti pubblici territoriali per i cittadini, i
contribuenti, i dipendenti pubblici; le istituzioni non profit per i promotori, i volontari, i destinatari dei servizi),
l’equilibrio tra le istituzioni pubbliche e private all’interno di un paese o tra diversi paesi (con riferimento alle relazioni internazionali), si ha una decadenza e la scomparsa delle civiltà, come la storia insegna.
Partendo da un solido radicamento nella teoria economico-aziendale italiana, di cui sintetizza i contenuti essenziali evidenziandone le differenze rispetto alle teorie
del «management razionale» che oggi sembra dominante, Fabrizio Pezzani guida il lettore in una interpretazione di aspetti economici, sociologici, filosofici e religiosi.
Due sono i pilastri su cui si sviluppa l’analisi: quello della competizione collaborativa e quello della relazione tra
capitale sociale e capitale economico. Competere significa cercare il miglioramento, collaborare significa condividere il risultato del miglioramento. Competere significa aumentare la ricchezza, collaborare significa maggiore
equità nella distribuzione della stessa. Capitale economico significa accumulazione di beni idonei a produrre altri beni, capitale sociale significa accumulo di relazioni
positive (di reciprocità, di dono, di trasparenza, di ricerca della verità) che stimolano il moltiplicarsi di altre relazioni.
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lacompetizionecollaborativa
Con numerosi richiami all’evoluzione del pensiero di
studiosi di diverse discipline e a fenomeni economici e sociali, Fabrizio Pezzani cerca di dimostrare al lettore come
la competizione senza collaborazione porti all’accumulo
di capitale economico, ma alla distruzione di capitale sociale e come vi sia una sovrapposizione tra capitale economico e capitale sociale solo quando viene data priorità al
secondo nelle politiche delle istituzioni pubbliche e private e nelle scelte delle persone.
Le regole sono importanti solo se esse si fondano sulla centralità della persona, che è soggetto e non oggetto delle scelte economiche e sociali e se sono seguite da
comportamenti coerenti con il fine di accumulare capitale sociale. Con questo suo libro, Fabrizio Pezzani intende «mettere in discussione» la cultura dominante di una
società occidentale che si trova ad un bivio: recuperare le
proprie radici profonde oppure andare verso una decadenza irrimediabile. Come ogni serio ricercatore, Fabrizio Pezzani non ha la pretesa di aver trovato la verità, ma
si propone di stimolare il lettore a intraprendere con lui il
percorso di ricerca della Verità che nel mondo immanente
non è mai compiuta, ma che si realizzerà solo nella realtà
trascendente, almeno per i credenti.