Metodi e modelli per l'analisi degli equilibri strategici nei mercati elettrici competitivi MICROECONOMIA DELLA PRODUZIONE (Ettore Bompard, Elena Ragazzi, Roberto Levet) Prof. Elena RAGAZZI CERIS - ISTITUTO DI RICERCA SULL’IMPRESA E LO SVILUPPO CNR - TORINO DEFINIZIONI MERCATO E PREZZI mercato (industria): è l'insieme dei (produttori) e degli acquirenti di un bene prezzo (n): è il numero di unità monetarie in base al quale nel mercato avviene lo scambio del bene. Esso segnala il valore del bene, il quale a sua volta dipende dall’utilità e dalla scarsità. venditori COSTO costo: è il valore monetario dei fattori produttivi utilizzati per produrre una quantità generica p del bene n Cg w i Xi i 1 dove wi rappresenta il prezzo di un’unità del fattore produttivo i-esimo. COSTO TOTALE costo totale o costo di produzione Cg(pg) : la somma di tutti i costi che sostiene un’impresa per produrre la quantità pg, del bene o prodotto. E’ articolato in: fissi CgF: sono i costi che, nel breve periodo, non dipendono dalla quantità prodotta costi variabili CgV(pg) : sono i costi che dipendono dalla quantità prodotta costi Cg(pg) = CgF + CgV(pg) COSTO UNITARIO costo unitario medio: è il costo totale sostenuto per la produzione di una quantità pg diviso la quantità stessa . In formule: Cg Cg ( pg ) pg costo variabile unitario: è il costo variabile diviso per la quantità prodotta. In formule: V g C CgV ( pg ) pg COSTO MARGINALE costo marginale Cgm : per un assegnato livello di produzione è il costo necessario per produrre un’unità addizionale di prodotto per il g-esimo produttore . In formule: C m g dCg ( pg ) dpg COSTO EVITABILE E IRRECUPERABILE costo irrecuperabile Cgi: costi che l’impresa non può ricuperare in alcun modo salvo che attraverso la produzione. Se questa si interrompe essi restano a carico dell’impresa. costo evitabile Cge: Tutti i costi che l’impresa non deve più sostenere nel caso in cui interrompa la produzione. COSTO IMPLICITO e OPPORTUNITA’ costo-implicito: Vi sono alcuni costi, riferiti a fattori produttivi di proprietà dell’imprenditore, che la contabilità aziendale non registra. Il valore di questi fattori si dice costo implicito. costo opportunità: concetto utilizzato per monetizzare i costi impliciti. Esso è la remunerazione ottenibile nella migliore alternativa a cui si è rinunciato per impiegare il fattore in azienda. TASSO DI RENDIMENTO tasso di rendimento normale: è il tasso di rendimento che si può facilmente ottenere per il denaro (il tasso ufficiale d’interesse della banca centrale di un paese, il tasso di rivalorizzazione del indice di una borsa valori) tasso di rendimento concorrenziale: è il tasso di rendimento che si ottiene con un investimento fatto in una impresa che opera in un mercato perfettamente concorrenziale RICAVO ricavo totale Rg : è l’introito dell’impresa dovuto alla vendita della quantità pg di prodotto al prezzo ng . In formule: Rg n g ( pg ) pg RICAVO MARGINALE ricavo marginale Rgm : per un assegnato livello di produzione, è il ricavo addizionale dovuto alla vendita di un’unità addizionale di prodotto. In formule e considerando incrementi infinitesimi: R m g dRg ( pg ) dpg Considerando incrementi finiti: Rgm = (n +Dn ) Dp + p Dn RICAVO MARGINALE ng R A2 A1 m g dg(n) n +Dn n A1 A2 p p+Dp pg QUASI RENDITA margine di contribuzione (surplus) SG: è la differenza fra ricavi e costi variabili totali. Contribuisce a coprire i costi fissi e a generare i profitti R Rg C q g e g Quasi rendita Rgq : sono i ricavi che eccedono i costi evitabili. In formule: R Rg C q g e g PROFITTO profitto g: è la differenza tra i ricavi totali e i costi totali, inclusi i costi impliciti ) g Rg Cg pg ) n pg Cg pg ) n C pg utile contabile: è la differenza tra i ricavi totali e i costi contabili, come riportata dal conto economico OBIETTIVI DELL’IMPRESA massimizzare il profitto massimizzare i ricavi (la crescita) massimizzare i ricavi, garantendo un livello minimo di redditività al capitale investito dagli azionisti . MASSIMIZZARE IL PROFITTO Il massimo profitto dell’impresa si trova nel punto in cui la derivata della funzione di profitto rispetto alla quantità venduta, il profitto marginale si annulla: max n ( p) p C( p) p Poiché il profitto è definito come differenza fra costi e ricavi, il suo massimo sarà il punto in cui si eguagliano i ricavi marginali e i costi marginali : d dn dC Rm Cm n + p 0 Rm Cm dQ dp dp MASSIMIZZARE I RICAVI max R n ( p) p p quando il ricavo marginale è positivo, il ricavo totale aumenta con la quantità prodotta (e viceversa) il ricavo totale è massimo quando il ricavo marginale è nullo: max Rg pg in Rgm 0 tale punto il profitto sarà sicuramente negativo RICAVO MARGINALE ED ELASTICITA’ DELLA DOMANDA Rm d n ( p ) p ) dp dn n + p dp dn p 1 n 1 + n 1 + dp n CONVENIENZA A PRODURRE La convenienza a produrre non si determina in modo uguale per tutte le imprese. In generale un’impresa produce solo se farlo è più proficuo che non produrre. L’impresa deve ancora entrare sul mercato (CF=0): si richiede un profitto positivo Nel breve periodo (tutti i costi fissi irrecuperabili): si richiede che il prezzo copra almeno il costo variabile, cioè che il margine di contribuzione sia positivo Nel lungo periodo (alcuni costi fissi recuperabili): si richiede che i ricavi coprano almeno i costi variabili e i costi recuperabili, cioè che la quasi rendita sia positiva PUNTO DI CHIUSURA Un’impresa già operativa deciderà di uscire dal mercato se: se tutti i costi fissi dell’impresa g sono irrecuperabili, la condizione per la chiusura è Rg CgV e il punto di chiusura è Rg = CgV R CV V g g n g Cg pg pg se una parte dei costi fissi sono evitabili, la condizione per la chiusura è Rg CgV + Cge PUNTO DI CHIUSURA il prezzo al quale un’impresa cessa di produrre costituisce il punto di chiusura la curva d’offerta di un’impresa è delimitata inferiormente dal punto di chiusura un’impresa può, in alcuni casi e per brevi periodi, produrre con profitto negativo, quando i ricavi siano maggiori dei costi variabili (recuperabili) e consentano per compensare almeno in parte i costi fissi (irrecuperabili). Produrre in perdita è più proficuo che chiudere PUNTO DI PAREGGIO punto di pareggio: è il punto in cui il profitto si annulla PUNTO DI PAREGGIO, PUNTO DI CHIUSURA punto di pareggio punto di chiusura 0 0 0 profitto n C n C V n C n C n C V prezzo costo L’impresa L’impresa produce per non produce recuperare una parte dei costi fissi L’impresa produce e ha profitto OFFERTA curva di offerta o(n) : è una funzione, in genere crescente e passante per l’origine, che esprime la quantità che il singolo venditore o che tutti i venditori di un mercato sono disposti a vendere in funzione del prezzo. DOMANDA curva di domanda d(n): è una funzione, in genere decrescente, che esprime la quantità domandatadal singolo consumatore o dall’insieme degli acquirenti d in funzione del prezzo. In formule: d d n) curva di domanda inversa g(d): è una funzione che esprime il prezzo che gli acquirenti intendono pagare in funzione del prezzo: n g d) DOMANDA RESIDUALE curva di domanda residuale dgr (del g-esimo produttore): è la curva di domanda vista dal g-esimo produttore (curva di domanda totale del mercato meno la somma delle quantità prodotte dagli altri produttori). In formule: n d d(n ) p j d(n ) O (n ) r g j 1 j g r g essendo n il numero di produttori nel mercato ELASTICITA’ elasticità della domanda (dell’offerta ): è la variazione percentuale della quantità domandata (offerta) per una variazione percentuale unitaria del prezzo: DDd D p n p Dn Dd d ( Dd ) lim D d D0 ) ) 1 d (Dd ) dd d dDd Dd d ELASTICITA’ la curva di domanda (offerta) è in genere caratterizzata da un valori di elasticità che variano da punto a punto. Si possono distinguere tre comportamenti qualitativamente diversi: elastico: se un aumento del prezzo dell'1% riduce (aumenta) la quantità domandata (offerta di più dell'1%) elasticità unitaria: se un aumento del prezzo dell'1% porta a una riduzione (aumento) della quantità domandata (offerta dell'1%) anelastico: se un aumento di prezzo dell'1% riduce (aumenta) la quantità domandata (offerta) di meno dell'1 % ELASTICITA’ NEL CASO DI DOMANDA LINEARE d La variazione percentuale della domanda è maggiore della variazione percentuale del prezzo d D ) 1 * d d(.) > 1 La variazione percentuale della domanda è minore della variazione percentuale del prezzo d(.) < 1 min Dd * Dd Dd max Dd VALORI LIMITE DELL’ELASTICITA’ La domanda è fissa e pari a Dd0 e il carico è disposto a pagare qualsiasi prezzo per soddisfare questa domanda d d D ) 0 0 d d 0 d D Il prezzo è fisso e il carico è disposto a comprare qualunque quantità di prodotto a quel prezzo Dd ELASTICITA’ DELLA CURVA DELLA SOMANDA VISTA DA UNA SINGOLA IMPRESA elasticità della domanda del mercato (<0). elasticità dell’offerta delle altre imprese (>0). per una data elasticità del mercato, all’aumentare del numero di imprese presenti in un’industria, l’elasticità delle singole imprese cresce in valore assoluto maggiore è l’elasticità dell’offerta delle altre imprese o maggiore è il numero delle altre imprese, più grande sarà in valore assoluto l’elasticità della domanda dell’impresa g-esima ELASTICITA’ DELLA CURVA DELLA DOMANDA VISTA DA UNA SINGOLA IMPRESA Derivando la domanda residuale dgr d(n ) Ogr (n ) ) d d n )) ) d gr d d gr dn dn ) dn ) d d gr n d d n ) ) n pe d gr n pgr e dn p dn p p dn pgr p siano: n : numero delle imprese p = peq / n quantità prodotta da un impresa quantità pgr= ( n–1)p ELASTICITA’ DELLA CURVA DELLA DOMANDA VISTA DA UNA SINGOLA IMPRESA 0 s s0 g n 0 (n 1) dove: s = n / p : è la quota di output totale di una singola impresa è il rapporto tra l’output prodotto dalla singola impresa e l’offerta totale delle altre imprese. s0 n / P0 1 /(n 1) BARRIERE, ESTERNALITA’ barriere (d’entrata o uscita) : qualsiasi fattore che impedisce a un imprenditore di creare (di chiudere senza perdite) una nuova impresa in un mercato esternalità : Valore positivo o negativo connesso alla produzione del bene e che ricade sulla collettività anziché solo sull'acquirente PUNTO DI EQUILIBRIO E PARAMETRI ECONOMICI ASSOCIATI EFFICIENZA SECONDO PARETO Un cambiamento rappresenta miglioramento nel senso di Pareto se il benessere di almeno un soggetto è aumentato senza peggiorare il benessere di nessun altro Una situazione (un equilibrio) è un ottimo paretiano se non è possibile migliorare il benessere di qualcuno senza sottrarre benessere ad almeno un soggetto. Il concetto di ottimo paretiano è dunque relativo. Non è detto che esista un unico ottimo paretiano né che esso rappresenti il punto con il massimo benessere collettivo. In compenso esso è una situazione stabile. EQUILIBRIO DEL MERCATO equilibrio del mercato: coppia prezzo quantità associata al punto di intersezione della curva di domanda con la curva di offerta dell’industria nel breve periodo Esiste un solo prezzo d’equilibrio, al quale la quantità che l’imprese forniscono è uguale alla quantità richiesta dai consumatori, non ci sono acquirenti non forniti né venditori insoddisfatti, tutti gli acquirenti pagano e tutti i venditori ricevono lo stesso compenso PUNTI DI EQULIBRIO ng Cgm nge Punto di equilibrio generico Cg ge ngc gc=0 pgc Punto di equilibrio concorrenziale di LT pge pg MARGINE PREZZO-COSTO margine prezzo-costo: è il rapporto tra la differenza tra il prezzo e il costo marginale e il prezzo può essere scritto come: M n ,C n Cm 1 n DIFFERENTI TIPI DI EQUILIBRIO SURPLUS DEL CONSUMATORE surplus del consumatore SD: è la differenza tra quanto il consumatore sarebbe disposto a pagare, e l’importo effettivamente pagato per consumare le unità acquistate. In formule: pe S D (n d ( p) n e ) 0 SURPLUS DEL PRODUTTORE surplus del produttore SG: è la massima quantità di denaro che si potrebbe sottrarre ai ricavi del produttore senza indurlo a uscire dal mercato. Geometricamente è la differenza tra l’area che rappresenta i ricavi e quella che rappresenta i costi variabili: pe SG (n e n O ( p)) 0 SURPLUS SOCIALE social surplus SS: è la somma del surplus del consumatore e del surplus del produttore pe S S (n d ( p ) n O ( p )) 0 PERDITA SECCA perdita secca S-: è la somma nelle riduzioni del surplus totale dovute ad una deviazione dall’equilibrio concorrenziale pC S e (n d ( p ) n O ( p)) p SURPLUS DEL CONSUMATORE, DEL PRODUTTORE, SOCIALE E PERDITA SECCA SD SS SD SG SG S- SURPLUS DEL CONSUMATORE, DEL PRODUTTORE, DEL MERCANTE E SOCIALE n [euro/MWh ] Surplus del consumatore SC Merchandising Surplus SM Perdita secca Curva di offerta Curva di domanda Surplus del produttore SG Pmax Pc P [MW] MODELLI DI MERCATO TIPI DI MERCATO monopolio : è un mercato in cui c’è un solo produttore (o impresa). duopolio : è un mercato in cui ci sono solo due imprese produttrici (caso particolare dell’oligopolio) oligopolio: è un mercato in cui il numero d’imprese (o produttori) n, è limitato. monopsonio: è un mercato in cui c’è un unico compratore. concorrenza perfetta PRESUPPOSTI PER LA CONCORRENZA PERFETTA Imprese price-takers: i venditori e gli acquirenti non sono in grado di influenzare individualmente il prezzo al quale il prodotto può essere comprato o venduto bene omogeneo: tutte le imprese vendono un prodotto omogeneo, identico e indistinguibile dai consumatori informazione perfetta: i venditori e gli acquirenti dispongono di tutti i dati rilevanti sul mercato, compresi il prezzo e la qualità del prodotto. PRESUPPOSTI PER LA CONCORRENZA PERFETTA assenza di costi di transazione: né gli acquirenti né i venditori devono sostenere costi o tasse per far parte del mercato assenza di esternalità: ogni impresa sostiene i costi totali del processo produttivo. Non ci sono dei costi che un’impresa impone ad un’altra o agli acquirenti libertà di entrata e di uscita: non esistono barriere all’entrata o all’uscita dal mercato PRICE-TAKERS Le imprese concorrenziali sono price-takers cioè: l’impresa assume il prezzo come un dato perché, dato il suo peso irrisorio sull’offerta totale, non può influire su di esso. prezzo di mercato, la curva di domanda di un’impresa concorrenziale è orizzontale e coincide con il prezzo di equilibrio. al l’elasticità della domanda di una impresa concorrenziale tende all’infinito. PRESUPPOSTI PER LA CONCORRENZA PERFETTA perfetta divisibilità dell’output: le imprese possono produrre e i consumatori acquistare una quantità arbitrariamente piccola di prodotto e pertanto si ha sempre una variazione della quantità domandata o offerta in conseguenza di una variazione del prezzo. FUNZIONAMENTO DEL MERCATO COMPETITIVO Se al prezzo di equilibrio le imprese potenzialmente interessate al mercato possono conseguire un profitto, esse saranno incentivate a entrare. L’incremento di offerta aggregata che si verifica in questo modo abbassa il prezzo di equilibrio i profitti o le perdite inducono le imprese a entrare o uscirne fino a quando il prezzo raggiunge il costo medio minimo FUNZIONAMENTO DEL MERCATO COMPETITIVO nel lungo periodo, l’imprese ottengono profitti uguali a zero. Questo è l’equilibrio concorrenziale di lungo periodo. L’assenza di profitti o perdite fa sì che non si verifichino né entrate né uscite. La situazione resta stabile fino a quando non vi siano modificazioni strutturali cambiamenti nei gusti dei consumatori (cambia la curva di domanda) cambiamenti nella tecnologia o nei prezzi dei fattori produttivi (cambia la curva di offerta) CARATTERISTICHE DELL’EQUILIBRIO CONCORRENZIALE rappresenta un paradigma di riferimento irrealistico ma utile per confrontare e valutare situazioni contingenti in questo punto il prezzo eguaglia il costo marginale nel punto in cui questo eguaglia il costo unitario per cui non ci sono profitti in questo punto il costo unitario è minimo, quindi le imprese sfruttano la propria struttura nel modo più efficiente in questo punto viene massimizzato il surplus totale. MONOPOLIO esiste un unico produttore fornitore di un prodotto per il quale non esistono sostituti stretti il monopolista sceglie la quantità (e quindi il rispettivo prezzo) per massimizzare il suo profitto, individuata dal punto d’intersezione tra il ricavo marginale e il costo marginale. Il prezzo è superiore al costo marginale non esiste curva di offerta perché la relazione tra prezzo e quantità è determinata dalla curva di domanda: fissando la quantità il prezzo è determinato e viceversa CARATTERISTICHE DEL MONOPOLIO la quantità è minore di quella di un mercato concorrenziale e il prezzo è superiore. l’impresa è incentivata ad essere efficiente per massimizzare i profitti ma l’incentivo è inferiore al caso di mercato concorrenziale in cui l’inefficienza può comportare la fuoriuscita dal mercato un monopolista può essere inefficiente e realizzare comunque dei profitti (inefficienza x, Leibenstein 1966) la differenza fra prezzo e costo marginale dipende dall’elasticità della funzione di domanda MONOPOLIO margine prezzo-costo ( indice di Lerner, 1934): esprime la relazione tra il sovrapprezzo del prezzo di monopolio rispetto al prezzo concorrenziale e l’elasticità della domanda: n Cm 1 n l’elasticità della domanda è molto elevata, il prezzo di monopolio è vicino al costo marginale se l’elasticità della domanda è molto bassa, il prezzo supera di gran lunga il costo marginale quando EQUILIBRIO DI MONOPOLIO E PERDITA SECCA DELLA SOCIETA’ SG S- MONOPOLIO perdita secca (dead weight loss) S-: è la riduzione di social surplus dovuta alla riduzione della quantità trattata e all’innalzamento del prezzo rispetto all’equilibrio individuato dall’intersezione della curva di domanda e di offerta: 1 2 S t R 2 R: ) ricavi al prezzo concorrenziale : Elasticità della domanda rispetto al prezzo t: mark-up di monopolio MONOPOLIO mark-up di monopolio: t m c n n ) nc EFFETTI DEL MONOPOLIO riduzione del social surplus con l’introduzione di una perdita secca per la società (minore efficienza del mercato) riduzione del consumer surplus a favore del producer surplus del monopolista minore incentivo al miglioramento tecnologico rispetto ad altri mercati. IL MONOPOLIO NATURALE Si ha monopolio naturale quando il costo di produzione della quantità di mercato da parte di due o più imprese è superiore al costo sostenuto da un’unica impresa: C(Pm) < C(P1) + C(P2) + … + C(Pk) questo accade in genere se vi sono alti costi fissi e bassi costi variabili e se la dimensione del mercato non è ampia CONSEGUENZE DEL MONOPOLIO NATURALE nelle situazioni di monopolio naturale l’introduzione della concorrenza non migliorerebbe l’efficienza del mercato e non è realizzabile il monopolio naturale rappresenta una forte motivazione a favore della nazionalizzazione dell’impresa, in quanto il monopolista pubblico può decidere di comportarsi come un concorrente, cioè fissare un prezzo pari al proprio costo marginale (eliminando così la perdita secca e massimizzando il social surplus) o almeno al proprio costo medio. OLIGOPOLIO mercato con un numero ridotto di imprese che operano in modo indipendente, essendo però ciascuna consapevole della presenza e dell’influenza delle altre nel mercato (comportamento strategico) il prezzo di equilibrio di oligopolio è intermedio tra quello di monopolio e quello concorrenziale sia il prezzo sia il numero di operatori tende ad essere molto stabile nel tempo l’elevata competitività fa operatori è un incentivo al miglioramento tecnologico, ma anche a investimenti eccessivi per tutelare le proprie quote di mercato TIPI DI OLIGOPOLIO LIVELLO DI COLLUSIONE oligopolio non cooperativo: le imprese componenti l’oligopolio si comportano in modo indipendente nel cercare di massimizzare i propri profitti oligopolio cooperativo o cartello: situazione di collusione fra le imprese componenti l’oligopolio per attuare strategie che massimizzino i profitti aggregati. Dal punto di vista del consumatore si ricade nel caso di monopolio. L’unica differenza è legata al problema della spartizione dei profitti che contiene in sé un incentivo alla rottura del cartello, che difficilmente quindi perdura nel tempo. TIPI DI OLIGOPOLIO OMOGENEITA’ DEL BENE Oligopolio con bene omogeneo le strategie competitive si basano prevalentemente sulla conoscenza dei costi dell’avversario Oligopolio con bene non omogeneo esistono spazi per la differenziazione del bene, creando piccoli spazi di azione sulla variabile prezzo/quantità indipendente dalle azioni degli altri.