di Ugo Locatelli

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PRESS
LIBERTÀ
Martedì 7 settembre 2010
L’EDITORIA DIGITALE
Trentacinque tavole sensibili
La luce, il suono, la forma, il cammino,
l’albero, la pietra, il ponte
PIONIERE IN ITALIA DELLA RICERCA CONCETTUALE
Ecco l’Atlante Areale
di Ugo Locatelli
Per un decennio il suo lavoro
dialoga con quello delle ricerche meno “retiniche”, più avtlante Areale" è il più vertite e consapevoli del raprecente capitolo di u- porto tra arte, linguaggio, comna vicenda artistica portamento, scrittura. Poi il
lunga, complessa, sicuramen- lungo periodo di riflessione e
te non lineare, che è il caso di di studio che copre gli anni nei
riassumere. Ugo Locatelli esor- quali vengono pubblicate le
disce nel 1962 con fotografie “Verifiche” di Ugo Mulas
già lontane dalla moda allora (1973), gli anni in cui la fotoimperante anche se esausta del grafia si trova al centro di un
neorealismo, attente allo spa- percorso che intende porre
zio e al dato mentale più che l’arte al di fuori dell’agire artialla calligrafia della “bella foto”. gianale e totalmente all’interE negli anni successivi è tra i no della teoria della perceziopionieri della ricerca concet- ne, del lavoro sui nodi più
tuale del nostro Paese; intera- profondi della comunicazione
gisce con Claudio Parmiggiani di massa. Vediamo attivi in
(Incontri internazionali "Paro- questa direzione, in questi anle sui muri", 1967-68), con Ben ni, Ghirri e Guerzoni, Vaccari,
Vautier del movimento Fluxus Leonardi, Patella, ma anche ("Festival moncon percorsi
diale Non-Art",
autonomi - fo1969), con lo Un laboratorio
tografi come
scrittore Seba- L’immagine e la foto come Chiaramonte,
stiano Vassalli
Guidi, Cresci.
sistema aperto, il testo
(operazione
In tutto que"Carota, Caro- e il luogo come scrittura
sto tempo Ugo
taggio", 1969Locatelli "non
1972 e parteciproduce".
pazione alla Biennale di VeneVengono esposte le opere
zia con "Il Mazzo - Il gioco del realizzate precedentemente,
teatro del mondo", 1972). Poi, mentre l’opera - in atto - non si
proprio quando l’area degli ar- mostra ma evidentemente protisti concettuali si consolida e cede, con un lavorìo silenzioso
inizia a guadagnarsi una certa come quello di Marcel Duvisibilità, Locatelli inizia un champ sul suo "Grande vetro",
lungo silenzio riflessivo che ri- mai visto tutto intero e finito.
corda quello di Marcel DuL’opera procede appartata,
champ, riferimento costante vede intorno crescere le consasuo e di generazioni di speri- pevolezze sull’ecologia, vede la
mentatori.
Storia dell’Arte accogliere difRicordiamo, per fissare qual- fusamente (non sempre conche cadenza, alcuni fatti. Il suo seguentemente) l’iconologia di
lavoro inizia quando la foto- Warburg e Panofsky, attraversa
grafia italiana di ricerca appare il tempo in cui l’immagine deldivisa tra esiti del neorealismo, l’architettura (ancora con
meditazioni sulla riscoperta fo- Ghirri, questa volta al fianco di
tografia statunitense, contami- Savi e Rossi) si apre alla memonazioni con l’informale pitto- ria storica e privata e ad una
rico, dialogo con la "Pop Art". nozione sistemica di territorio,
Per qualcuno queste tensioni gli anni in cui la frenesia della
convivono, come nel caso di tabulazione (in chiave struttuNino Migliori, di Paolo Monti, ralista o proppiana) investe un
per esempio; altri giungono ad po’ tutto, dalle ricerche antrouna sintesi personalissima pologiche alla produzione let(pensiamo alla tensione dell’o- teraria di finzioperare di Mario Giacomelli), al- ne.
tri ancora tracciano una seNel frattempo ANTEPRIMA A BERLINO IN UNA EX BIRRERIA DELL’ATLANTE AREALE DELL’ARTISTA PIACENTINO
quenza di esperienze che ridi- avanza e muta,
segna vere e proprie teorie del- in termini più
l’immagine, come accade a U- generali, la nouò capitare di trovarsi nel
go Mulas con le terminali "Ve- zione di "rete",
cuore di Berlino, nel cuore
rifiche" e a Franco Vaccari con e con questa l’idell’Europa e nel cuore di
le "Esposizioni in tempo reale". dea di una moluno degli inverni più freddi che
Le fotografie che Locatelli tiplicazione esi ricordino (il 6 febbraio 2010),
produce in questi anni appar- sponenziale
nel cuore (è noto, anche) della
tengono proprio a questo viva- dell’accessibipiù vivace e giovane capitale ar- rie di "Tavole sensibili" come oltre 500 immagini accompace rimettere in discussione il lità, della facitistica del momento, e incon- anteprima dell’ora imminente gnate da un "Glossario", proietmondo dell’immagine: narra- lità di produziotrare la giovane e attuale ricerca edizione di "Atlante Areale" tate dalle 19 a mezzanotte.
no la realtà ma senza alcun ne e fruizione di
di uno degli autori storici delle (nella forma di libro-ebook, per
Il pubblico era davvero giopathos moraleggiante, piutto- immagini, semi tipi di Mimesis), dell’artista vane: tra i 25 e i 30 anni, molti
avanguardie piacentine.
sto con un’attenzione partico- pre più pervasiIn una ex birreria dalle parti piacentino Ugo Locatelli.
curatori, laureati in arti visive,
lare alla qualità degli spazi ve e indipenL’evento, curato da Sunshine anche qualche neurologo, teodi Friedrickspark, ora monupubblici; sono attente alla for- denti dalle conmento della locale archeologia Wong e Elena Bellantoni, cura- logo, scrittore... Ogni tavola
ma grafica come quelle di un e- dizioni mateindustriale e residenza di artisti trici e artiste a Berlino, con la stimolava discussioni nelle direde del Bauhaus ma non ac- riali e culturali
che vengono qui a sperimenta- complicità di Paolo Barbaro e rezioni più differenti, dall’ecocontentano chi cerca la “bella della produziore da tutto il mondo, nella Gal- Claudia Cavatorta dall’Univer- logia della mente alle reti coimmagine, la buona forma”. E’ ne, immagini La proiezione di uno dei 500 fotogrammi dell’Atlante
leria 91Mq - Art Project Space è sità di Parma, proponeva la se- gnitive, all’iconologia di Waranche, certamente, un operare sempre meno Areale di Ugo Locatelli a Berlino (foto di Paolo Barbaro)
stata infatti presentata una se- quenza di 35 tavole in 7 serie, burg, o semplicemente sulla
che si sviluppa attraverso la definitive, semcontinua meditazione sulle a- pre più sradicavanguardie - al centro, l’opera te dal - qui ed ora -.
nottiche al glossario) che hanLe stesse definizioni che spazio tra l’azione del guarda- all’estero, sfocia in "Atlante Adi Duchamp - delle quali l’auLa riflessione dell’artista rie- no al centro il tema dell’imma- l’autore ne dà mutano nelle va- re e lo stato del vedere”, o "Una reale - Geografia dello sguardo
tore non si limita a riprendere i merge nel 1997 con "Areale", gine come rappresentazione e rie occasioni di visibilità, ad e- regione, instabile e plastica, at- oltre la realtà apparente", reaprocedimenti (la dinamica fu- termine ambiguo e denso rela- azione mentale. Non si tratta di sempio: "Un laboratorio in cui traversata da processi che ten- lizzato dal 2006 al 2010. Il riturista, i montaggi con scrittu- tivo alla nozione di area ma an- un’opera, e nemmeno di un la fotografia, l’immagine come dono trasformare le percezio- mando è, appunto, alle tavole
re delle “iscrizioni”) ma da cui che di non-reale. Un percorso progetto nel senso classico di sistema aperto, il testo e il luo- ni in esperienza”.
di un atlante, le cui convenziotrae indicazioni sul presente, con vari media e strumenti piano generale in vista di una go come scrittura sono gli struIl percorso, che si ramifica ni vengono però ogni volta risu tutti i presenti possibili.
(dalla fotografia alle tavole si- realizzazione.
menti utilizzati per esplorare lo con diversi progetti in Italia e messe in discussione, correda-
di PAOLO BARBARO*
e CLAUDIA CAVATORTA**
“A
P
Cinquecento immagini
dalle 19 a mezzanotte
48
Cultura e spettacoli
LIBERTÀ
Venerdì 25 marzo 2011
ARTE CONTEMPORANEA
Seminari Stasera al Vicolo del Pavone il
lavoro fatto su Trapani e l’11 aprile al
Politecnico la presentazione di un volume
DOPPIO INCONTRO E UN APPUNTAMENTO
di PATRIZIA SOFFIENTINI
Cultura e spettacoli
LIBERTÀ lunedì
Lunedì 2 marzo 2009
@rte.con Ugo
Locatelli
L’ecologia dello sguardo
Sperimentazione
Nell’Atlante
una riflessione
sui simboli vitali
TAPPE E INCONTRI
Ugo Locatelli inizia nel 1962,
con la fotografia, una ricerca
sulla “natura sistemica”
dell’immagine e la qualità dei
processi percettivi. Dal 1968
al 1972 tiene una serie di
mostre. Importanti nella
formazione: il pensiero di
Duchamp, le indagini sul
“reale”di Klein e Manzoni,
l’incontro con Ben Vautier
(Fluxus) e con Sebastiano
Vassalli. Nel 1972 espone alla
Biennale di Venezia. Nel 1997
avvia il progetto Areale.
I
Ecografia 8.2-8.3 del 2004 (fotografia del fronte e del retro di un tappeto anatolico) compone una delle tavole di “Atlante Areale”
Locatelli, sguardo
da esploratore
Nuove conquiste di “Areale”. Mostra a settembre
Da sinistra,la
torre di Ligny a
Trapani tratta
dal progetto
“Trapani Areale”
del 2005;
“Segnatura XII”
del 2006,
confluita in
“Atlante Areale”.
A destra:una
fotografia
lomografica del
2005,anch’essa
nell’”Atlante
Areale”
NEL 1972 LA PARTECIPAZIONE ALLA BIENNALE DI VENEZIA
UN ESPERIMENTO CHE NON FINISCE
Dal 1962 un percorso fra i segni
La collaborazione con Vassalli
Quando l’arte diventa“generativa”
Ultimi 14 anni,nuova ricognizione
■ Nel risvolto di copertina al
volume bilingue italiano, inglese “Atlante Areale” (edizioni
Mimesis, 190 pagine, 18 euro) ecco una sintesi del
percorso artistico dell’autore.
«Ugo Locatelli
esplora dal 1962
l’immagine fotografica come intreccio di segni e
possibilità di sottrarre il “reale” a L’artista
sguardi uniformi. Ugo Locatelli
Una serie di esposizioni in Italia e all’estero
segnalano risonanze con il
metodo di scrittura di Raymond Roussel, il pensiero di
Marcel Duchamp, le indagini
sulla realtà di Yves Klein, René
■ Quando inizia “areale”?
Magritte e Piero Manzoni. Rilevanti i progetti realizzati con
l’artista francesce Ben Vautier
del movimento
Fluxus (Festival
internazionale
Non-Art,
nel
1969) e con lo
scrittore Sebastiano Vassalli (Teatro
Uno - Il Mazzo. Il
Gioco del Teatro
del Mondo, esposto alla Biennale
di Venezia del
1972 nella sezione “Il libro come
luogo di ricerca”). Dal 1972 Locatelli intensifica la riflessione
e lo studio sul significato di opera d’arte nel mondo contemporaneo e l’integrazione
fra i saperi.
siva che si presenti come
Locatelli nel 1997 intra- definitiva. Si tratta di una riprende la ricognizione “a- flessione nella quale la fotoreale”, rivolta,
grafia è sia uno
come informa
strumento di
lo stesso autoriflessione
re «all’ecologia
(sguardo sul
dello sguardo e
proprio sguardel pensiero.
do) che un meUn percorso
todo operativo
mai finito o fi(decostruzione
nale». Per sadel contesto e
perne di più si
precisione
può attingere
“neutra”). Paral sito: www. a- “Evadamo”del 2009
ticolarmente
reale. it.
azzeccata è la
(grafica vettoriale)
In estrema
definizione di
sintesi e prendendo a pre- «un’arte generativa» che sta
stito le parole dell’autore, intorno a noi. Ne parla nel
Locatelli lavora oggi sul- volume appena uscito il
l’immagine come intreccio giornalista Filippo Lezoli
di segni e di possibilità di nel contributo dal titolo “lo
riaprire ogni situazione vi- sguardo generativo”.
nfatti l’aggettivo”areale” viene inteso dall’autore nella sua duplice/triplice valenza:di
riferimento ad un’area o ad un luogo fisico,
ma anche con l’a privativo ovvero di assenza di
reale,ed infine con l’a di moto a luogo nel senso
di tendenza al reale.
Sottostante a questa pluralità semantica ci sta
una riflessione epistemologica sul senso e sulle
possibilità del conoscere.Se il concetto di “reale”
rimanda alle “cose”, già la conoscenza del reale si
rende complessa quando adottiamo strumenti
di analisi che sappiamo essere sia oggettivi (misurazione,quantificazione) che soggettivi (percezione, sensazione). Ma non si tratta solo della
dualità tra esprit de geometrie ed esprit de finesse di Pascal, cioè la capacità scientifica di conoscere e misurare e la capacità di intuire e sentire.
In altre parole il binomio ragione-sentimento o
mente-cuore.Più in profondità emerge l’irriducibilità della realtà alla sua misurazione, perché la
soggettività insita in qualunque tipo di ricerca e
analisi deriva da “un processo di osservazione
non lineare, intreccia il mondo esterno con l’interno, interpreta le cose e le loro relazioni”.
Per chi come il sottoscritto dedica la sua vita
professionale allo studio e all’analisi della realtà
sociale ed economica, si tratta di un bello
schiaffo.Sì,è una provocazione a non limitarsi allo sguardo quantitativo, fisico,“oggettivo”. Non a
caso sempre più nelle scienze sociali ci stiamo
rendendo conto della “povertà”ermeneutica dei
dati oggettivi: il Pil, la ricchezza, le emissioni inquinanti, le superfici e i volumi, i test clinici, rappresentano solo una parte della nostra vita.E così dobbiamo introdurre nuove variabili per rappresentare la realtà introno a noi:la felicità,il benessere soggettivo, la percezione di identità, le
relazioni, il capitale umano e sociale.
Anche nelle scienze fisiche e matematiche – le
cosiddette scienze “dure”- è avvenuta la stessa
metamorfosi. In un recente splendido seminario ai mercoledì della scienza organizzati dal Liceo Respighi,Introzzi spiegava come la fisica e la
metafisica siano sempre più vicine per l’inevitabile influenza di concetti meta-fisici nella formulazione delle teorie scientifiche. Addirittura anche nella meccanica quantistica, che apparentemente ci richiama al mondo delle particelle e
delle onde, si è scoperto come sia l’apparato
strumentale che ci fa vedere l’onda o la particella. E così l’interpretazione probabilistica di Born
introduce la nozione di onda probabilistica,che
non ha contenuto fisico, è un oggetto matematico ma non fisico. E quindi secondo Heisemberg, le implicazioni sono l’antirealismo, ovvero
che la realtà c’è solo in funzione dell’osservatore e dello strumento,il probabilismo ontologico
e l’indeterminismo.
Il richiamo ai quanti e ai fotoni non è del tutto azzardato,perché Locatelli tra le sette aree tematiche selezionate per presentare le 35 tavole
modulari e le oltre 500 immagini del suo libro,
parte proprio dalla luce (ovvio, è un fotografo).
Per passare poi al suono,alla forma,al cammino,
ed ancora l’albero,la pietra,il ponte.In un rimando continuo e auto-poietico di significati,sensazioni,messaggi.Ma forse è questa la vera natura
dell’opera d’arte che ci fa vedere la realtà dietro
l’apparenza, che ci spiega l’importanza dei punti di vista, che ci fa capire o meglio intuire la bellezza delle cose normali che abbiamo intorno a
noi.E così diventa “meravigliosa”,nel senso che ci
produce emozioni di “stupore”, anche solo l’immagine di un palo della luce ricoperto di edera
presso Borgo Facsal o la Via lattea vista dall’alto.
L’immagine della creazione del mondo secondo il Libro della Genesi nel primo giorno quando Dio separò la luce dalle tenebre presente nel
libro del 1493 di Schedel, “Das Buch der Croniken”, o la foto del sole prodotta dalla Nasa.
La prima fotografia della storia umana realizzata da Niepce a Le Gras in Francia nel 1826 o
l’autocorrelatogramma dell’attività di cellule a
griglia di Hafting. Il modello grafico della teoria
delle superstringhe o un particolare della “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer del
1665.
E solo per rimanere nel tema della luce.
Per non parlare delle “colonne sonore dell’acqua e dell’aria”nell’area tematica dedicata al suono. Un modo bizzarro ma interessantissimo di
“rappresentare”il suono in immagini. Ancora il
dualismo onda-particella che torna fuori in modo del tutto inaspettato e poetico.
Insomma un mondo sconosciuto ma “fantastico”dietro ciò che conosciamo benissimo.
Un mondo che non è solo quello “captato dai
sensi” perché riconducibile al passato o al futuro,ai sogni.Perché le “mappe dei nostri sogni”ci
possono aiutare a formulare proposte di senso.
A trovare indicazioni geografiche nelle strade
sconosciute della nostra vita.
Paolo Rizzi
23
L’arte generativa è “scoperta”,
non invenzione. E’ intorno a noi
!dalla prima pagina
B
isogna svegliarsi per realizzare i sogni. Lo raccomanda un Roberto Benigni in stato di grazia. Ma è anche la formula che potrebbe accompagnare l’opera di Ugo Locatelli, protagonista dal 17 settembre all’8 ottobre di una
personale alla Biffi Arte con una
selezione di opere sul progetto
“Areale” e a fianco lavori e documenti storici.
Locatelli è autore del recentissimo “Atlante Areale” dove la sua
fotografia generativa, proposta
su tavole composite, è incentrata su punti di vista sempre fortemente innovativi rispetto all’impaginazione abituale che un
luogo, un oggetto, un dettaglio
dello spazio, anche i più comuni, occupano nella nostra mente. Locatelli sullo sguardo disubbidiente, sottratto all’abitudine
e quindi “risvegliato” ad una intelligenza più pregnante e responsabile ha iniziato a costruire dal 1997 “Areale”. E il sogno
d’artista dove vive? In questo caso allude ad un’esistenza densa
di significati e di relazioni, capace di ampliare i confini della
consapevolezza, del proprio essere nel mondo, dei possibili legami che ne reggono le forze,
con un’alchemica affinazione
del sé. E in fondo non è per nulla azzardata l’asse che l’antropologo culturale Alessandro
Bertirotti istituisce tra il nostro e
Wassily Kandinsky, padre della
pittura astratta, la quale nasce
come mappa di un “di dentro”
più che un “di fuori” riconducendo la realtà a una condizione
della mente.
Due gli appuntamenti significativi e più vicini per accostare il
lavoro di Locatelli. Oggi stesso
(alle 18) la rivista “Città in Controluce” propone al Vicolo del
Pavone di via Giordano Bruno 6
un seminario incentrato sul progetto “Trapani Areale: vedere oltre la realtà apparente”, dove Locatelli discute con il giornalista
Filippo Lezoli. Altra occasione:
lunedì 11 aprile (dalle 10 alle 13)
all’Urban Center viene presentato l’ultimo volume sul progetto “Atlante Areale”, nel corso di
una discussione coordinata da
Paolo Rizzi, presente lo stesso
Locatelli, con
interventi di Lezoli, Paolo Barbaro e Claudia
Cavatorta (Società europea
Storia della Fotografia).
Locatelli continua un’esplorazione sensibile e ramificata
(«La ricognizione è primo atto
del comprendere» dice l’autore) che dalla
fotografia arriva a scandagliare
nodi sensibili delle scienze umane nell’accezione più estesa.
In questo spingendo a sua volta
il lettore-osservatore a compiere un’azione di “carotaggio”, di
prelievo dalla ricchezza di materiali messi a disposizione per
creare una propria visione della
storia.
E’ lo stesso Locatelli a indicare la novità dell’ultimo nato,
l’”Atlante Areale”: «Si accentua
l’interesse e la costruzione di una rete ipertestuale che funziona sia nel collegamento delle
singole immagini oppure delle
singole componenti verbali, ma
anche delle tavole fra loro. Si accentua il carattere dell’opera
mai finita né finale, basata sull’idea che il mondo è un insieme
di relazioni e non di cose». Questa convinzione viene tradotta
nel lavoro già attraverso la struttura delle tavole, dove il layout
suggerisce una schermata di internet, con 500 immagini e cento lemmi di glossario. Tutto agisce e reagisce, l’osservatore influenza e si lascia influenzare.
“
Cultura
34
di PATRIZIA SOFFIENTINI
I
l progetto Areale compie dodici anni. E l’autore, Ugo Locatelli, operatore visuale con
formazione di architetto, non
cessa di far crescere questa esperienza in fieri, del tutto originale
nel panorama italiano.
Nato nel 1997, Areale è un prodotto artistico-intellettuale che
si può leggere, si può osservare,
si può studiare. Cambia forma,
ma conserva la sua natura di lanterna magica, lanciando fasci di
luce sull’oscurità della percezione, sul percorso che intercorre
fra l’atto del guardare e la consapevolezza del vedere.
Ad ogni nuova stagione, Locatelli va disegnando, con cartografica meticolosità, delle mappe visionarie, popolate da foto,
testi, pensieri, scritti suoi o di altri, glossari, stimoli sensoriali e
link culturali: tutti in relazione
fra di loro, una vera trasmissione
per sinapsi. Nelle mani del visitatore queste mappe si presentano
come le carte stradali ripiegabili
del Touring Club.
Per il 2009 Areale (che allude
all’identità di un’area, ma anche
alla dimensione non reale) affronta esplicitamente il tema del
viaggio, fisico e mentale, su cui
Locatelli si spinge e ci spinge
scegliendo di partire stavolta con
Maxim Du Camp (1822-1894),
autore di alcuni fra i primi réportages fotografici della storia, al
fianco di Gustave Flaubert in Oriente e di Giuseppe Garibaldi
nella spedizione dei Mille. Locatelli viene conquistato dal nome,
dall’assonanza con il maestro
della contemporaneità, Marcel
Duchamp e dal significato letterale del cognome che in italiano
allude al campo (visivo).
Ho scritto ciò che ho visto,
...j’ai écrit ce que j’ai vu, racconta Du Camp nel suo diario pubblicato in Francia nel 1861 “Expedition des Deux-Siciles. Souvenirs personnels”. E da qui Loca-
La decostruzione di una pietra del Trebbia.La tavola è affiancata da una frase di Maxim Du Camp:“Un’enorme montagna che si ergeva quasi a picco”.In alto,Ugo Locatelli
«IN VIAGGIO CON MAXIM»
ESPLORAZIONI D’AUTORE
L’
ultima “mappa” del progetto Areale, con le sue 26 tavole fotografiche, affiancate da pensieri, citazioni,
link culturali è stata esposta al Mirafiori Motor Village di Torino ed è in partenza per Umbria e Sicilia. A
dodici anni dall’avvio del progetto, continua la ricerca dell’artista sull’esperienza del guardare. Stavolta
l’ispiratore è il francese Du Camp, che affiancò Flaubert in Oriente e Garibaldi nella spedizione dei Mille
telli muove il suo percorso che si
nutre sì delle suggestioni di Du
Camp, con belle descrizioni dal
diario di paesaggi e di eventi, ma
diventa ben preso esplorazione
personale intrecciandosi con il
proprio ambiente e il proprio
vissuto. Ecco allora le tavole esposte di recente al visitatissimo
Mirafiori Motor Village di Torino,
con i punti di vista cari all’autore: una pietra del Trebbia su cielo azzurro (la montagna raccontata da Du Camp), una nuvola ripresa dal terrazzo (la visione di
Caprera), una notte stellata, il ritratto del padre partigiano nelle
Brigate Garibaldi di Bergamo, eroe dell’antifascismo. Ventisei
immagini, tante quante sono le
lettere dell’alfabeto fonetico internazionale, vengono catturate,
generano stupore: epiche, insolite, irriconoscibili non appena estratte dall’opacità del quotidiano. Subito a fianco eccone la de-
costruzione realizzata da Locatelli al computer. La stessa immagine viene scomposta in tanti cristalli di colore come obbedendo ad un’operazione scientifica. Non era già Cézanne ad an-
“DU CAMP VISUEL”E I 150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA
Il comandante
partigiano Rino
Locatelli (19141944) e una
“memoria”delle
Brigate Garibaldi.
Sotto la
decostruzione al
computer della
doppia immagine
In alto,l’ingresso
del Mirafiori
Motor Show di
Torino e un
particolare del
manifesto della
mostra.A destra,
il viaggiatore e
fotografo
Maxim Du Camp
Se l’opera d’arte è totale
L’immagine-emblema della mostra torinese di Ugo Locatelli alla Mirafiori Galerie che si intitola
“Du Camp Visuel”unisce lo scorcio di uno dei nostri cavalli farnesiani con la visione,da manuale
di medicina,del sistema circolatorio di un volto umano,del reticolo sanguigno che percorre
ogni tessuto,attivandone le funzioni.La mostra,concepita per i festeggiamenti dei 150 anni
dell’Unità d’Italia - da qui il legame con Garibaldi e la spedizione dei Mille - è stata curata da
un’umanista e grande esperta di fotografia come Luisella d’Alessandro.Già conclusa la tappa di
Torino,“Du Camp Visuel”è in partenza per Acquasparta (Umbria) e per Marsala (Sicilia),dove si
salda il percorso ideale sul mondo garibaldino.La mostra consiste in una mappa riassuntiva e in
diversi materiali espositivi prelevati dall’insieme:26 tavole fotografiche,testi scritti.Siamo in
presenza di un’impresa artistico-intellettuale colta ed esigente,che vuol comunicare su piani
diversi con diverse tipologie di pubblico,inseguendo anche l’idea di un’opera d’arte totale.
ticipare la fisica quantistica con
la sua pennellata? Così trattate,
le icone mostrano la loro struttura biologica, molecolare. Si uniscono e si fondono nell’unica
materia di cui è fatto il mondo,
diventano flusso che include anche la dimensione temporale, rivelando una stimolante forza estetica. Locatelli rappresenta la
sintesi di questa operazione con
una sorta di reticolo “neuronico”
al centro della mappa.
Alla fine, Areale ci costringe ad
un cammino cognitivo che impegna occhi e cervello. In quanto alla ricerca in sé di Locatelli,
appare sempre di più come
un’enciclopedia d’autore e per
altri versi come la biografia di una passione. Con tutte le possibili ramificazioni, curiosità intellettuali e intuizioni che una passione umana esige, compreso il
desiderio di contagiare l’osservatore. Per indicargli un metodo di
apprendimento, la genealogia
mentale di uno sguardo e poi per
comunicargli un fuoco, divertirlo e affascinarlo con emozioni,
stimolazioni o teorie percettive
che oscillano da Proust a Roussel, da Krishnamurti a Mallarmé,
dalla filosofia alla matematica,
senza trascurare la dimensione
critico-scientifica con citazioni,
ora della storica dell’arte Rosalind Krauss, ora del biologo Rupert Sheldrake.
Una vera migrazione fra saperi e arti. Ciascuno potrà muoversi in piena e coraggiosa libertà.
C’è un viaggio da compiere, dantesche virtù e conoscenza da acquisire. C’è una spinta a vedere il
mondo e a interpretarlo scavando nell’atto distratto e meccanico del semplice guardare. L’operazione, alla fine, è un sofisticato
ipertesto, sorretto dalla seduzione estetica che l’occhio del fotografo crea, mai disgiunto da un
pensiero etico sulla realtà, tenuto insieme da un elegante equilibrio e da un’autentica, “diabolica” arte combinatoria.
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