I parassiti Tra i principali fattori che regolano lo sviluppo delle popolazioni animali a vita libera, gli organismi patogeni responsabili di malattie trasmissibili, considerate anche le condizioni di densità e di isolamento geografico che possono caratterizzare le popolazioni di ruminanti selvatici sulle Alpi, hanno assunto un'importanza crescente. Descritti con il termine generale di parassiti, intendendo con questo termine tutti gli organismi che necessitano per la propria sopravvivenza della presenza di un ospite, da cui dipendono per le proprie esigenze trofiche e di sviluppo, essi sono un elemento costante delle diverse biocenosi (vedi anche capitolo “Micro e macroparassiti”). Il parassitismo stesso è frutto di un fenomeno di coevoluzione reso possibile da processi adattativi convergenti tra parassita, ospite e ambiente: ne deriva che le strette connessioni che presiedono al detta associazione influenzano profondamente non solo gli aspetti del biochimismo, della immunologia e del metabolismo animale, ma la struttura stessa delle popolazioni, che può essere profondamente alterata dalla rottura degli equilibri che ne garantiscono la sopravvivenza e lo sviluppo. L’adattamento reciproco venutosi a creare nel corso dei processi coevolutivi fa sì che il parassita possa mantenersi, nell’ambito delle popolazioni animali, in uno stato di sostanziale equilibrio, in grado di regolare il potenziale biotico della specie ospite, dalla quale è, a sua volta, controllato. In questo contesto, i fenomeni patologici che possono emergere sul piano clinico vanno intesi, a seconda dell’intensità, come meccanismi di regolazione o come segnali di un grave stato di disequilibrio, in grado di coinvolgere frazioni crescenti della popolazione ospite. In una biocenosi, il rapporto equilibrato di reciproco adattamento tra specie parassita e ospite è stato definito con il termine di “focalità naturale”. Le alterazioni dell’ecosistema, quali ad esempio le immissioni di specie ospite recettive ma meno adattate al parassita, il sovraffollamento dell’habitat, la concentrazione di soggetti in aree limitate a causa di disturbi antropici o di altro genere, etc., possono favorire l'aumento del potere patogeno del parassita con conseguenze anche gravi in termini di morbilità (intesa come rapporto tra numero di soggetti malati e popolazione a rischio) e mortalità per la popolazione ospite. E’ da sottolineare, comunque, che un aumentato numero di morti in una popolazione più numerosa, per quanto evidentemente più tangibile, non è sinonimo di un aumento di mortalità in quanto quest’ultima rappresenta la percentuale di morti della popolazione. La presenza di animali morti sul territorio può quindi rendersi più manifesta, in caso di aumentata densità degli animali, anche qualora non ci siano incrementi di mortalità. Si ricorda che il potere patogeno di un parassita può essere definito come la capacità di interferire in modo negativo su una o più componenti che concorrono a mantenere lo stato di salute dell’ospite ed è associata al costo (in senso energetico) che il parassita deve spendere per la propria sopravvivenza e riproduzione. Oltre al significato intrinseco alla loro azione patogena, con un impatto non necessariamente evidente, l’interesse ad approfondire le conoscenze sui parassiti è che essi possono fornire utili informazioni anche a livello interspecifico. Numerosi sono infatti gli agenti patogeni che nel proprio ciclo biologico possono coinvolgere più specie animali, anche distanti nella scala zoologica. Tale evenienza in particolare ha un suo preciso riscontro sul piano gestionale in rapporto al possibile interscambio di parassiti tra patrimonio zootecnico e faunistico. Nel complesso i parassiti in ambito di popolazioni selvatiche a vita libera rappresentano dei veri e propri indicatori biologici e possono essere assunti come espressione del grado di correttezza dei diversi rapporti intra ed interspecifici, nei confronti anche delle fonti nutrizionali e dei meccanismi di controllo immunitario. Peraltro una corretta definizione delle diverse problematiche legate al parassitismo, è perseguibile solo attraverso un attento monitoraggio sanitario. Tale rilevamento andrebbe attuato in forma continuativa, anche in assenza di emergenze epidemiologiche.