la cosa pubblica L’arresto cardiaco negli impianti sportivi nel 2015: possibili implicazioni epidemiologiche dell’applicazione della “Legge Balduzzi” Alessandro Zorzi, Angela Susana, Veronica Spadotto, Luisa Cacciavillani, Domenico Corrado Dipartimento di Scienze Cardiologiche, Toraciche e Vascolari, Università degli Studi, Padova Under the Italian Law “Legge Balduzzi”, which was issued after the sudden cardiac death of professional athletes Pier Mario Morosini and Vigor Bovolenta in 2012, the presence of an automated external defibrillator (AED) and personnel trained to perform cardiopulmonary resuscitation must be available in every Italian sports facility from 2016. In 2015 the national and local press reported 123 cases of sudden cardiac arrests (SCA) occurring in Italian sport facilities, corresponding to an estimated ≈0.2-0.4% of all SCA and to ≈0.6-1.2% of SCA in public places. The majority of SCA victims were males (93%) and >35 years old (88%, median age 50 years). On the basis of the report of the event on the press, the rate of return of spontaneous circulation was 62% when an AED was used before emergency medical system arrival versus 9% when no bystander cardiopulmonary resuscitation or AED use by lay rescuers was mentioned. These data demonstrated that the Law has the potential to increase the survival to SCA in athletes; however, limiting the obligation of the presence of an AED only to sports facilities is not enough to decrease significantly the incidence of SCA in the general population. Key words. Athletes; Automated external defibrillator; Cardiopulmonary resuscitation; Sudden cardiac arrest; Sudden cardiac death. G Ital Cardiol 2016 INTRODUZIONE L’arresto cardiaco durante sport è spesso causato dall’improvvisa insorgenza di fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare senza polso (FV/TV)1. La prevenzione della morte improvvisa dell’atleta si basa sull’identificazione in fase pre-sintomatica delle patologie ad elevato rischio aritmico attraverso visite medico-sportive periodiche, obbligatorie in Italia dal 19822. A vent’anni dall’introduzione dello screening, l’incidenza di morte improvvisa dell’atleta tra 12 e 35 anni nella Regione Veneto è calata del 90% (dal 3.6 allo 0.4/100 000/anno) particolarmente grazie alla diagnosi precoce delle cardiomiopatie ipertrofica e aritmogena, che rappresentano i principali substrati di arresto cardiaco in questa fascia di età3,4. Alcune patologie possono però sfuggire allo screening: tra queste la più importante è l’aterosclerosi coronarica, che rappresenta la causa più rilevante di morte improvvisa sopra i 35 anni5. La sopravvivenza all’arresto cardiaco aritmico dipende criticamente dalla velocità dei primi soccorsi: è stato stimato che ogni minuto di ritardo nell’inizio delle manovre rianimatorie determini un calo della sopravvivenza del 10% a causa della progressiva degenerazione della FV/TV in asistolia6. La rianimazione cardiopolmonare con l’uso © 2016 Il Pensiero Scientifico Editore Ricevuto 26.04.2016; accettato 13.06.2016. Gli autori dichiarano nessun conflitto di interessi. Per la corrispondenza: Dr. Alessandro Zorzi Dipartimento di Scienze Cardiologiche, Toraciche e Vascolari, Università degli Studi, Via Giustiniani 2, 35121 Padova e-mail: [email protected] di un defibrillatore semiautomatico (basic life support and defibrillator, BLS-D) da parte di personale laico nei minuti critici che precedono l’arrivo del Servizio Urgenza Emergenza Medica (SUEM)-118 ha le potenzialità di aumentare nettamente le probabilità di ripristino della circolazione spontanea e di migliorare l’outcome neurologico7. La morte improvvisa in campo degli atleti Pier Mario Morosini e Vigor Bovolenta nel 2012 ha portato all’emanazione della cosiddetta “Legge Balduzzi” (D.M. 24/03/2013), che da una parte ha reso obbligatoria l’effettuazione di un elettrocardiogramma periodico anche per gli sportivi “non agonisti” e dall’altra ha imposto alle società sportive di dotarsi di un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE) e di garantire la presenza di personale addestrato durante lo svolgimento degli allenamenti e delle competizioni per garantire una “seconda linea di difesa” contro la morte improvvisa. Lo scopo del nostro studio è stato quello di verificare le possibili implicazioni epidemiologiche dell’applicazione della “Legge Balduzzi”. MATERIALI E METODI Durante l’anno 2015 abbiamo raccolto prospetticamente tutti i casi di arresto cardiaco improvviso di probabile origine cardiovascolare pubblicati su web dalla stampa nazionale e locale e che si sono verificati in impianti sportivi (compresi quelli all’aperto, purché chiaramente delimitati e presidiati come le piste da sci e da motociclismo), nel corso di manifestazioni sportive organizzate (es. corse podistiche o ciclistiche) o nelle palestre scolastiche. Sono stati esclusi invece i casi di arresto cardiaco durante attività sportiva svolta autonomamente al g ital cardiol | 1 A Zorzi et al di fuori degli impianti sportivi presidiati o di origine traumatica. La ricerca è stata effettuata quotidianamente grazie alla funzione alert del motore di ricerca Google, usando le parole chiave “arresto cardiaco”, “defibrillatore”, “infarto”, “malore”, “massaggio cardiaco”, “morte improvvisa”, “rianimazione”, “tragedia”. Tutti gli articoli sono stati letti accuratamente per accertare le circostanze dell’evento e, qualora questo fosse avvenuto durante attività sportiva organizzata o in impianti sportivi, sono stati ricercati articoli di riviste differenti che descrivessero lo stesso evento per acquisire eventuali informazioni aggiuntive. Le informazioni di interesse sono state: sesso, età, tipo di sport e tipo di partecipazione (praticante, allenatore/dirigente, arbitro o spettatore). Sono stati inoltre identificati tre gruppi in base alle modalità di rianimazione descritte dall’articolo: 1) non menzione di rianimazione cardiopolmonare o uso del DAE prima dell’arrivo del SUEM-118; 2) rianimazione cardiopolmonare da parte di astanti ma non menzione di uso del DAE prima dell’arrivo del SUEM-118; 3) uso del DAE presente nella struttura o soccorsi portati da un’equipe sanitaria che prestava assistenza alla manifestazione sportiva prima dell’arrivo del SUEM-118. RISULTATI Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015 sono stati riportati nella stampa 123 casi di arresto cardiaco che soddisfacevano i criteri di selezione. In 115 (93%) casi la vittima era di sesso maschile e in 99 (80%) aveva un’età >35 anni. L’età mediana era di 50 anni (range 9-82). In 106 (86%) casi la vittima era uno sportivo praticante, in 4 (3%) un arbitro o un dirigente e in 13 (11%) uno spettatore. L’evento sportivo durante il quale si è verificato l’evento era un allenamento in 77 (63%) casi, una competizione amatoriale in 30 (24%) e una competizione ufficiale in 16 (13%). La distribuzione degli sport praticati o a cui assistevano le vittime di arresto cardiaco improvviso è mostrata in Figura 1. In 47 (38%) casi l’articolo riportava che la vittima era stata soccorsa con l’utilizzo di un defibrillatore presente nella struttura o che i primi soccorsi erano stati portati da un’equipe Figura 1 che prestava assistenza alla sanitaria munita di defibrillatore manifestazione sportiva (gruppo DAE); in 32 (26%) riportava che un testimone aveva praticato il massaggio cardiaco senza far cenno all’uso di un DAE prima dell’arrivo del SUEM-118 (gruppo bystander CPR) mentre in 44 (36%) non si faceva menzione a manovre rianimatorie o uso di un DAE prima dell’arrivo del SUEM-118 (gruppo 118). L’articolo riportava che la rianimazione era stata efficace con trasporto del paziente in ospedale dopo il ripristino della circolazione spontanea in 47 (38%) casi, con differenze statisticamente significative tra i tre gruppi (gruppo DAE 62%, gruppo bystander CPR 44%, gruppo 118 9%, p=0.001) (Figura 2). DISCUSSIONE I principali risultati dello studio sono i seguenti: 1) i casi di arresto cardiaco avvenuti in impianti sportivi e riportati nella stampa nel 2015 sono stati 123, 2) la maggior parte degli eventi ha colpito maschi di età >35 anni (età mediana 50 anni) durante allenamenti o competizioni amatoriali mentre raramente le vittime erano giovani sotto i 35 anni o impegnati in competizioni ufficiali; 3) sulla base di quanto riportato negli articoli, la percentuale di rianimazione efficace è stata superiore al 50% quando la rianimazione con l’uso del DAE è stata effettuata prima dell’arrivo del SUEM-118 ed intorno al 10% quando la rianimazione è stata iniziata solo dopo l’arrivo del SUEM-118. L’arresto cardiaco “improvviso” e “inatteso” (cioè che si verifica in soggetti non affetti da patologie croniche in fase terminale) ha un’incidenza di circa 0.5-1/1000/anno. Il 7080% degli eventi avviene nelle abitazioni private mentre il restante 20-30% avviene in luoghi pubblici tra cui gli impianti sportivi. Le vittime sono prevalentemente di sesso maschile e la maggior incidenza si osserva tra la sesta e la settima decade di vita, mentre sono molto rari i casi di arresto cardiaco improvviso in età giovanile e pediatrica. In una percentuale compresa tra il 30% e il 50% dei soggetti, il ritmo cardiaco rilevato dai primi soccorritori è cosiddetto “defibrillabile” (FV/ TV senza polso), mentre nei rimanenti casi viene riscontrata un’asistolia o attività elettrica senza polso. Tale percentuale è variabile a seconda dell’età del paziente (nei più giovani l’arresto cardiaco “aritmico” è più prevalente) e del ritardo tra l’evento e la registrazione dell’elettrocardiogramma, perché 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Figura 1. Distribuzione degli sport praticati, arbitrati o a cui assistevano come spettatori le vittime di arresto cardiaco improvviso. 2 g ital cardiol | Figura 2 L’arresto cardiaco negli impianti sportivi 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 118 Bystander CPR DAE Figura 2. Tipo di manovre rianimatorie praticate dagli astanti (grigio scuro) e relativa percentuale di efficacia delle manovre rianimatorie nel ripristinare la circolazione spontanea (grigio chiaro) secondo quanto riportato dalla stampa. Gruppo 118: l’articolo non riporta l’esecuzione di manovre rianimatorie o l’uso di un defibrillatore semiautomatico prima dell’arrivo del SUEM-118; gruppo bystander CPR: l’articolo riporta l’esecuzione di manovre rianimatorie ma non l’uso di un defibrillatore semiautomatico prima dell’arrivo del SUEM-118; gruppo DAE: l’articolo riporta l’utilizzo di un defibrillatore semiautomatico presente nell’impianto sportivo (da parte di personale laico e di un’equipe sanitaria che praticava assistenza alla manifestazione sportiva) prima dell’arrivo del SUEM-118. la FV/TV tende col tempo a degenerare in asistolia. Mentre la sopravvivenza all’arresto cardiaco non defibrillabile è bassa indipendentemente dalle manovre rianimatorie, le possibilità di ripristinare la circolazione nei ritmi defibrillabili è criticamente dipendente dalla velocità dei primi soccorsi. Vari studi hanno dimostrato che l’effettuazione del massaggio cardiaco da parte di un astante (cosiddetta bystander cardiopulmonary resuscitation, CPR) e l’uso precoce di un DAE sono entrambi fattori prognostici favorevoli indipendenti in grado di moltiplicare da 2 a 3 volte la sopravvivenza libera da danni neurologici7. In uno studio danese, per esempio, la sopravvivenza alla dimissione senza danni neurologici di soggetti con FV/TV soccorsi con un DAE prima dell’arrivo del servizio di emergenza sanitaria è stata del 69%8. Nella città di Piacenza, dove è attivo dal 1999 un programma di pubblico accesso alla defibrillazione precoce (“Progetto Vita”), la sopravvivenza alla dimissione è stata del 41.4% tra gli arresti cardiaci trattati col DAE prima dell’arrivo del SUEM-118 contro il 5.9% tra quelli soccorsi solamente dopo l’arrivo del SUEM-1189. In considerazione di ciò, le attuali linee guida internazionali raccomandano di implementare programmi di accesso pubblico alla defibrillazione precoce e la formazione del personale in luoghi ad alta frequentazione tra cui gli impianti sportivi10. Anche in ambito sportivo bystander CPR e utilizzo di un DAE sono in grado di incidere favorevolmente sulla prognosi delle vittime di arresto cardiaco11-14. Nel 2013 è stata emanata una Legge (c.d. Balduzzi) che ha imposto alle società sportive di dotarsi di un DAE e di garantire la presenza di personale addestrato al suo utilizzo durante lo svolgimento degli allenamenti e delle competizioni. Sebbene la Legge sia nata sulla spinta dello choc emotivo derivato dalla morte improvvisa a breve distanza di tempo di due giovani atleti professionisti (il calciatore Pier Mario Morosini e il pallavolista Vigor Bovolenta), i dati del presente studio e di una prece- dente indagine pubblicata da Castelli e Gnerre Musto (relativa alle caratteristiche delle vittime italiane di arresto cardiaco durante attività sportiva nel periodo 2006-2012)15 sono concordi nel rilevare che la maggior parte dei possibili beneficiari della Legge Balduzzi sono amatori di 40-60 anni. In linea con la letteratura internazionale, il nostro studio conferma che l’uso di un DAE aumenta significativamente la sopravvivenza delle vittime di arresto cardiaco negli impianti sportivi, ma suggerisce che gli effetti epidemiologici della Legge Balduzzi saranno piuttosto modesti vista la bassa incidenza dell’evento. Infatti, considerando un’incidenza globale dell’arresto cardiaco improvviso pari allo 0.5-1/1000/anno e che il 30% degli arresti cardiaci accadono in luogo pubblico7, è possibile stimare che soltanto lo 0.2-0.4% sul totale degli arresti cardiaci improvvisi e lo 0.6-1.2% sugli arresti cardiaci in luogo pubblico nel 2015 siano avvenuti in un impianto sportivo. In linea con questi dati, l’incidenza di arresto cardiaco durante attività sportiva (sia all’interno che all’esterno degli impianti sportivi) riportata da due studi differenti svolti rispettivamente a Londra e in 60 distretti amministrativi francesi è stata di 0.5-0.6/100 000/anno, pari a circa l’1-2% del totale degli arresti cardiaci16,17. Nonostante abbia le potenzialità di ridurre ulteriormente l’incidenza di morte improvvisa durante sport, la Legge Balduzzi non ha previsto l’obbligo della presenza di un DAE in altri luoghi a rischio come i grandi centri commerciali, le stazioni ferroviarie, o le piazze creando una disparità tra gli “sportivi”, doppiamente protetti dalla visita medico-sportiva obbligatoria e dalla presenza obbligatoria di un DAE e di personale formato all’utilizzo negli impianti sportivi, e il resto della popolazione. In Italia l’uso del DAE, in precedenza presidio di esclusivo utilizzo medico, è concesso anche al personale sanitario non medico e non sanitario dal 2001 previo superamento di un apposito corso di formazione (Legge 3 aprile 2001 n. 120). La g ital cardiol | 3 A Zorzi et al Legge è stata attuata grazie all’emanazione di apposite linee guida dalla “Conferenza Stato-Regioni” il 27 febbraio 2003 (poi integrate dal D.M. 18/03/2011). Le linee guida spiegano quale sia la “filosofia” del corso di autorizzazione all’utilizzo del DAE: “la formazione ha l’obiettivo di permettere il funzionamento, in tutta sicurezza, del DAE per assicurare l’intervento sulle persone vittime di un arresto cardiocircolatorio. L’operatore che somministra lo shock elettrico con il DAE è responsabile non della corretta indicazione di somministrazione dello shock che è determinata dall’apparecchio, ma dell’esecuzione di questa manovra in condizioni di sicurezza per lo stesso e per tutte le persone presenti intorno al paziente”. In altri termini, lo scopo ultimo del corso è di assicurare che chi usa il DAE faccia allontanare tutti prima di erogare la scarica elettrica per evitare il rischio di folgorazione. In realtà, sebbene siano stati riportati occasionali casi di contatto accidentale dell’operatore o di un astante con un paziente durante la defibrillazione, in nessuno si è verificato un danno significativo18,19. Numerosi studi hanno dimostrato che un’alta percentuale di soggetti non addestrati è in grado di utilizzare un DAE in maniera sicura seguendo le indicazioni vocali ed eventualmente le istruzioni impartite dall’operatore del sistema di emergenza20-23. In un’ottica di rischio/beneficio, appare esserci una solida base scientifica per modificare la Legge e rendere esplicita la possibilità che i DAE possano venire utilizzati da chiunque sia testimone di un arresto cardiaco anche se non in possesso del cosiddetto “patentino”, come avviene per esempio in Francia o in Canada. A nostro parere, non vi è contraddizione tra l’auspicabile estensione dell’obbligo di conseguire una formazione specifica sulla rianimazione con l’uso del DAE (BLS-D) a varie categorie di persone (per es. insegnanti, assistenti di volo, pubblici ufficiali di vario tipo, ecc.) oltre ai dirigenti sportivi e allenatori, e la possibilità che in caso di bisogno qualsiasi testimone di un arresto cardiaco possa usare un DAE guidato telefonicamente dal SUEM-118. In conclusione, pur con le limitazioni derivanti dalla metodologia utilizzata, il nostro studio dimostra che l’applicazione della Legge Balduzzi ha le potenzialità di aumentare netta- BIBLIOGRAFIA 1. Schwartz PJ, Corrado D. Sudden cardiac death in young competitive athletes. Eur Heart J 2012;33:1986-8. 2. Corrado D, Basso C, Thiene G. Sudden cardiac death in athletes: what is the role of screening? Curr Opin Cardiol 2012;27:41-8. 3. Corrado D, Basso C, Pavei A, Michieli P, Schiavon M, Thiene G. Trends in sudden cardiovascular death in young competitive athletes after implementation of a preparticipation screening program. JAMA 2006;296:1593-601. 4. Corrado D, Basso C, Rizzoli G, Schiavon M, Thiene G. Does sports activity enhance the risk of sudden death in adolescents and young adults? J Am Coll Cardiol 2003;42:1959-63. 5. Thompson PD, Myerburg RJ, Levine BD, Udelson JE, Kovacs RJ. Eligibility and disqualification recommendations for competitive athletes with cardiovascular 4 g ital cardiol | mente la sopravvivenza delle vittime di arresto cardiaco negli impianti sportivi. La diffusione dei DAE nei luoghi pubblici ad alta frequentazione, che dovrebbe essere capillare almeno quanto quella degli estintori, e una revisione normativa che permetta esplicitamente l’uso del dispositivo a qualsiasi cittadino, potrebbero incidere ulteriormente nell’abbattere il numero di morti improvvise che nella grande maggioranza dei casi si verificano al di fuori degli impianti sportivi. A questo andrebbero affiancate massicce campagne informative per la diffusione della “cultura della rianimazione”, dal momento che più di due terzi degli arresti cardiaci improvvisi avvengono in casa. RIASSUNTO La cosiddetta “Legge Balduzzi”, emanata in seguito alla morte improvvisa degli sportivi professionisti Pier Mario Morosini e Vigor Bovolenta nel 2012, ha reso obbligatoria la presenza di un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE) e di personale addestrato al suo utilizzo in tutti gli impianti sportivi durante allenamenti e competizioni. Nel corso del 2015 sono stati riportati dalla stampa nazionale o locale 123 arresti cardiaci improvvisi (ACI) avvenuti negli impianti sportivi, corrispondente a circa lo 0.2-0.4% di tutti gli arresti cardiaci improvvisi e lo 0.6-1.2% degli arresti cardiaci in luogo pubblico che si stima avvengano in Italia ogni anno. La maggior parte degli eventi ha colpito atleti amatoriali di sesso maschile (93%) e di età >35 anni (88%, età mediana 50 anni). Sulla base di quanto riportato dalla stampa, la rianimazione è stata efficace nel 62% dei casi quando è stato utilizzato un DAE prima dell’arrivo del Servizio Urgenza Emergenza Medica (SUEM)118 e nel 9% quando i primi soccorsi sono stati iniziati dopo l’arrivo del SUEM-118. Questi dati suggeriscono che l’applicazione della Legge Balduzzi ha le potenzialità di aumentare la sopravvivenza all’arresto cardiaco nell’atleta, ma che limitare l’obbligo della presenza dei DAE ai soli impianti sportivi non porterà ad una diminuzione significativa dell’incidenza di morte improvvisa nella popolazione generale. Parole chiave. Arresto cardiaco; Atleti; Defibrillatore semiautomatico esterno; Massaggio cardiaco; Morte improvvisa cardiaca; Rianimazione cardiopolmonare. abnormalities: Task Force 8: Coronary artery disease: a scientific statement from the American Heart Association and American College of Cardiology. J Am Coll Cardiol 2015;66:2406-11. 6. Bur A, Kittler H, Sterz F, et al. Effects of bystander first aid, defibrillation and advanced life support on neurologic outcome and hospital costs in patients after ventricular fibrillation cardiac arrest. Intensive Care Med 2001;27:1474-80. 7. Zorzi A, Gasparetto N, Stella F, Bortoluzzi A, Cacciavillani L, Basso C. Surviving out-of-hospital cardiac arrest: just a matter of defibrillators? J Cardiovasc Med (Hagerstown) 2014;15:616-23. 8. Nielsen AM, Folke F, Lippert FK, Rasmussen LS. Use and benefits of public access defibrillation in a nation-wide network. Resuscitation 2013;84:430-4. 9. Capucci A, Aschieri D, Guerra F, et al. Community-based automated external defibrillator only resuscitation for out-of-hos- pital cardiac arrest patients. Am Heart J 2016;172:192-200. 10. Perkins GD, Handley AJ, Koster RW, et al. European Resuscitation Council Guidelines for Resuscitation 2015: Section 2. Adult basic life support and automated external defibrillation. Resuscitation 2015;95:81-99. 11. Stratil P, Sterz F, Haugk M, et al. Exercise related cardiac arrest in amateur athletes on the tennis court. Resuscitation 2011;82:1004-7. 12. van de Sandt F, Umans V. Acute cardiac events and deployment of emergency medical teams and automated external defibrillators in large football stadiums in the Netherlands. Eur J Cardiovasc Prev Rehabil 2009;16:571-5. 13. Luiz T, Preisegger T, Rombach D, Madler C. Cardiac arrest in spectators in German football stadiums. Precautionary measures, frequency and short-term outcome. Anaesthesist 2014;63:636-42. 14. Drezner JA, Rao AL, Heistand J, L’arresto cardiaco negli impianti sportivi Bloomingdale MK, Harmon KG. Effectiveness of emergency response planning for sudden cardiac arrest in United States high schools with automated external defibrillators. Circulation 2009;120:518-25. 15. Castelli V, Gnerre Musto T. La morte cardiaca improvvisa in ambito sportivo in Italia: luci ed ombre. Giornale di Cardiologia dello Sport 2010;10. 16. Edwards MJ, Fothergill RT. Exercise-related sudden cardiac arrest in London: incidence, survival and bystander response. Open Heart 2015;2:e000281. 17. Marijon E, Tafflet M, Celermajer DS, et al. Sports-related sudden death in the general population. Circulation 2011;124:672-81. 18. Perkins GD, Lockey AS. Defibrillation - Safety versus efficacy. Resuscitation 2008;79:1-3. 19. Hoke RS, Heinroth K, Trappe HJ, Werdan K. Is external defibrillation an electric threat for bystanders? Resuscitation 2009;80:395-401. 20. Eames P, Larsen PD, Galletly DC. Comparison of ease of use of three automated external defibrillators by untrained lay people. Resuscitation 2003;58:25-30. 21. Monsieurs KG, Vogels C, Bossaert LL, Meert P, Calle PA. A study comparing the usability of fully automatic versus semi-automatic defibrillation by untrained nursing students. Resuscitation 2005;64:41-7. 22. Harve H, Jokela J, Tissari A, Saukko A, Rasanen P, Okkolin T, Pettila V, Silfvast T. Can untrained laypersons use a defibrillator with dispatcher assistance? Acad Emerg Med 2007;14:624-8. 23. Mosesso VN Jr, Shapiro AH, Stein K, Burkett K, Wang H. Effects of AED device features on performance by untrained laypersons. Resuscitation 2009;80:1285-9. g ital cardiol | 5