I.I.S. “E. Bona” sede di Mosso
Classe 5^ 2013/14
ATTIVITÀ FISICA PER ANZIANI
Nelle persone anziane è frequente un’alterata percezione delle proprie reali condizioni di salute e delle
risorse latenti, spesso per rassegnato adattamento a disturbi cronici che considera come un’inevitabile
conseguenza dell’invecchiamento, così come può perdere motivazioni ad una certa attività sociale; in
entrambi i casi si tratta di comportamenti non corretti che lo spingono verso una generalizzata inattività
fisica e psichica.
L’attività fisica è uno dei cardini del benessere psico-fisico dell’individuo: invecchiare non significa
abbandonare l’attività, significa semplicemente modificarla in relazione alle nuove esigenze
dell’organismo; se si verifica una repentina compromissione funzionale, questa non è mai attribuibile
all’invecchiamento ma all’insorgenza di una patologia che come tale va gestita e non presa a pretesto
per escludere ogni possibile attività.
Infine, la moderna geriatria ci dice che i normali processi di invecchiamento possono essere rallentati
limitando i possibili fattori di rischio, primo fra tutti la sedentarietà, e incentivando stili di vita sani
come una buona e varia alimentazione, la pratica di una adeguata attività fisica, rapporti sociali e
appagamento delle esigenze dello spirito. L’attività fisica non è certamente la soluzione di ogni
problema, ma può diminuirne la vulnerabilità.
Invecchiamento biologico
L’invecchiamento biologico è il prodotto di meccanismi complessi, e al proposito vi sono tante teorie
quanti sono gli studiosi che se ne occupano, ma si può dire che consiste nel graduale deterioramento
dell’organismo, che avviene a partire dal terzo decennio di vita, con un tasso di declino variabile da
soggetto a soggetto e per i diversi sistemi organici che sembrano invecchiare in modo indipendente gli
uni dagli altri, influenzati da condizioni ambientali, stili di vita, fattori genetici, dove eventuali
patologie possono avere effetti peggiorativi.
Sistema muscolare
A 20 anni il tessuto muscolare rappresenta il 35-45% del peso totale, quello adiposo il 15-25%, e quello
osseo il 12%; a 75 anni le percentuali diventano: muscolare15, adiposo 25-40, osseo 8. A partire da 50
anni, la perdita di tessuto muscolare è di circa 1,2 kg per decennio, e il declino interessa maggiormente
le fibre a contrazione rapida rispetto a quelle lente. Alla nascita i muscoli sono formati, in percentuale
geneticamente stabilita, da fibre bianche, che favoriscono lo svolgimento di attività brevi ed intense, e
rosse, che consentono sforzi più prolungati ma di minore intensità. Col passare degli anni, soprattutto
se l’attività fisica non è costante, le fibre bianche si trasformano in rosse, e quindi il soggetto anziano
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non riesce più ad effettuare sforzi di elevata intensità ma può svolgere attività più blande e protratte nel
tempo.
Nella complessità di fattori che contribuiscono all’invecchiamento non si può trascurare la diminuita
capacità di assunzione del Glucosio da parte dei muscoli, o la diminuita stimolazione di ormoni quali il
Testosterone o la Somatropina, inoltre è stato ipotizzato che una delle principali causa della perdita di
massa muscolare sia imputabile alla diminuzione di motoneuroni del S.N.C, dei loro assoni e quindi le
fibre muscolari da loro innervate. Inizialmente, dalle unità motorie rimaste, in particolare quelle a
contrazione lenta, si dipartirebbero delle ramificazione che andrebbero ad innervare quelle rimaste
orfane, tuttavia questo processo non compenserebbe completamente le perdite, e quindi le fibre
denervate vengono rimpiazzate da tessuto connettivo fibroso; ma questo processo si può verificare
anche al contrario, e il disuso, per inattività o malattia, può comportare la morte dei motoneuroni
interessati.
Sistema osseo
Diminuzione della formazione del tessuto osseo associato ad un demineralizzazione che porta ad un
aumento della fragilità ossea, delle cartilagini articolari, e dei dischi intervertebrali, con conseguenti
patologie degenerative quali l’artrite, l’artrosi, l’osteoporosi o le lombalgie; se nel caso dell’artrosi è
consigliabile l’intervento di un fisiatra, per gli altri l’attività fisica produce sollievo, specie per le
lombalgie, in quanto il riposo assoluto porterebbe ad un peggioramento del quadro clinico.
Sistema vascolare
Senza ritornare sulle patologie vascolari già trattate con
l’alimentazione (nel mondo occidentale i ¾ degli uomini al di
sopra dei 50 anni, e delle donne sopra i 60, soffre di stenosi
coronariche) vi sono delle variazioni delle funzioni cardiache
legate all’età come da tabella a lato.
Sistema respiratorio
Pur nel rispetto delle differenze individuali, vi è un
declino dell’elasticità della gabbia toracica, un
logoramento delle capacità funzionali dei muscoli
respiratori,
una
diminuzione
della
superficie
respiratoria alveolare, così come diminuisce la rete
capillare sostituiti da processi fibrotici per cui
diminuiscono gli scambi gassosi. I cambiamenti a livello polmonare legati all’invecchiamento sono
legati all’attività fisica svolta, e in soggetti sedentari è nell’ordine dell’1% ogni anno.
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Sistema nervoso
Nell’invecchiamento si verifica un’atrofia cerebrale e una riduzione del peso del cervello (il 10% dai
20-30 anni ai 90) con aumento dei ventricoli cerebrali anche di 3-4 volte. La diminuzione dei neuroni
nel cervello non è uniformemente distribuita, può essere consistente (10-60%) nell’ippocampo
(memoria recente). Anche a livello del midollo si verifica una diminuzione di cellule nervose, ma i
problemi legati alla conduzione degli impulsi nervosi è per lo più attribuibile ai cambiamenti nei nervi
periferici. I principali effetti dell’invecchiamento sul midollo sembrano dovuti principalmente a
patologie degenerative della colonna vertebrale che va a comprimere il midollo e la radice dei nervi.
Inoltre si ha una diminuzione del flusso sanguigno (circa il 20%). I cambiamenti che si verificano sono:
diminuzione memoria a breve termine, riduzione velocità di apprendimento, rallentamento
nell’elaborazione delle informazioni, declino capacità di ragionamento astratto e capacità percettive,
riduzione dei tempi di reazione
Invecchiamento psichico
Le persone iniziano veramente a invecchiare quando la loro attenzione si rivolge sempre più al passato
rivissuto con nostalgia mentre il futuro crea apprensione; atteggiamento accompagnato da un distacco
dalla realtà quotidiana, non più vissuta in modo attivo, e dal ruolo sociale di un tempo senza ricercarne
di nuovi. Questo porta alla disistima di sé, a cui è possibile reagire almeno in parte con varie misure,
non ultima l’attività fisica per il suo sostegno all’autostima e alla socializzazione.
Possibili attività
Senza soffermarsi sullo sport agonistico, è comunque importante sottolineare il fondamentale ruolo del
movimento anche in età anziana, sempre preceduta da una attenta valutazione funzionale che permetta
di accertare quanto è in grado di fare; anche una semplice passeggiata di mezz’ora permette una
migliore ossigenazione dei tessuti, aiuta la circolazione sanguigna e linfatica nonché l’attività cardiaca
e polmonare, oltre ad alzare il tono dell’umore. L’attività fisica poi, se effettuata in strutture, pubbliche
o private, fornisce preziosi stimoli per la socializzazione.
Per un anziano istituzionalizzato non è sempre possibile uscire, per questo molte strutture dispongono
di una palestra appositamente attrezzata, di un parco, ed organizzano corsi di ginnastica dolce
particolarmente indicata per questa fascia d’età; gli anziani dovrebbero svolgere quotidianamente
attività di stretching per mantenere i muscoli elastici e le articolazioni efficienti, ma anche corsi di yoga
e acqua-gym possono rivelarsi utili, sia sotto l’aspetto fisiologico che della socializzazione.
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Per gli anziani allettati, lo svolgimento di un adeguato esercizio fisico è molto complesso, si può
ricorrere quindi alla fisioterapia, nel caso sia richiesta una riabilitazione, oppure alla ginnastica passiva;
sono importanti anche interventi di riabilitazione sensoriale e di stimolazione della motricità fine.
In caso di depressione l’esercizio fisico può rivelarsi un ottimo alleato alla cura perché permette
all’anziano di distrarsi dai suoi problemi impegnandosi in un’attività soddisfacente, gradevole, e ad alto
potere di socializzazione.
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