“E` già tardi per programmare il futuro!”. di Emilio Mortilla

“E’ già tardi per programmare il futuro!”.
di Emilio Mortilla - Presidente - Ageing Society - Osservatorio Terza Età
L’invecchiamento della popolazione si sta abbattendo come uno tsunami sulle strutture sociali della nostra società.
I media, quasi giornalmente, riportano notizie e analisi sulla nuova realtà dell’invecchiamento
demografico.Tuttavia non sembra ancora che si abbia piena consapevolezza della portata dei rischi che
corrono le ageing societies, ed è palese, contemporaneamente, il limite delle valutazioni e del dibattito in corso.
Quest'attenzione - su argomenti quali pensioni, sanità, casa, trasporti, lavoro o formazione - è però anche il
limite di un'analisi parcellizzata e non funzionale ad innalzare il livello di percezione e comprensione delle
problematiche di un mondo che invecchia. Tali questioni non andrebbero sviscerate in disamine frammentarie
(aspetti sociali, sanitari od economici), quanto valutate in una visione d'insieme.
In sostanza, esiste il problema di dare una lettura complessiva, organica e aggiornata di una società ormai
trasformata, di cui si fa fatica a prendere atto e per la quale non è ancora chiaro il modello organizzativo e
progettuale al quale bisogna conformarsi.
Tutti dobbiamo avere il coraggio intellettuale di registrare che il modello di società tradizionale, composto
da una maggioranza di soggetti che procreano e lavorano, rischia di essere travolto da una realtà sociale
composta sempre più da soggetti che non lavorano (perché in pensione o perché disoccupati) e da troppi adulti
che non fanno figli.
Da ciò deriva l'inevitabile necessità di adeguare gli istituti e le regole che gli esseri umani si sono dati nel corso di
vari millenni ad un modello sociale nuovo e mai sperimentato prima dall'uomo. Poiché il fenomeno della
longevità di massa ha dimensioni planetarie e nessun uomo, donna o bambino del pianeta, potrà esimersi dal
verificarne personalmente gli effetti.
L'invecchiamento della popolazione andrà, ad esempio, ad incidere sulla crescita economica di ogni Paese a
fronte di modificazioni della domanda aggregata, ad una diversa capacità di risparmio, ad una differente offerta di
lavoro che produrrà un significativo impatto sulle finanze pubbliche, che esiteranno in problematiche nuove e complesse, le
quali per questa ragione non potranno più essere gestite in modo estemporaneo.
E' necessario, quindi, pensare alle conseguenze, a breve ed a lungo termine, sui sistemi scolastici, lavorativi,
pensionistici e sanitari, definendo, sin d'ora, le linee programmatorie ed i correttivi.
Non si può, pertanto, prescindere dalla comprensione dei fenomeni connessi con il progressivo ed inarrestabile
processo di invecchiamento della popolazione se si vuole affrontare, se pur con l'approssimazione dovuta a
nuove e complesse variabili socioeconomiche, un'analisi delle risorse e dei fabbisogni di una società
"diversa".
Non si può, a nostro avviso, superare i potenziali conflitti generazionali e sociali, governare i processi
evolutivi e programmare il futuro dei nostri figli e nipoti senza conoscere i mutamenti che, a 360 gradi, si
stanno verificando e che, ancor più, incideranno sulla vita delle future generazioni.
Quindi, il fenomeno "tsunami invecchiamento" non può essere inteso solo come fenomeno globale, ma
anche quale elemento centrale del domani delle economie, delle politiche sanitarie, abitative, dei trasporti, del
tempo libero, dell'accesso alle tecnologie, e così via. E' inderogabile studiare e porre in essere strategie per
governare le criticità sul territorio, a cominciare dalla continuità assistenziale, al ruolo del volontariato, al
dilemma se i farmaci siano una spesa da tagliare o un investimento da sostenere, a come favorire
l'invecchiamento attivo e, infine, a come produrre salute per contenere i costi dell'assistenza.
La sostenibilità economica e sociale è, infatti, un elemento centrale di quest'Italia nella quale l'invecchiamento
influenzerà inevitabilmente le fondamenta sociali, che dovrà costruire una nuova società aperta alle persone di
tutte le età. Le strategie politiche dovranno perciò adottare uno spartito che tenga conto di tutte le fasi della vita
e non solo dell'anziano di oggi, al fine di realizzare un adeguato piano di sviluppo valutando le migliori
esperienze degli altri Paesi, adottando i principi ispiratori formulati dalle Nazioni Unite.
E' evidente che le complessità che derivano dal dover programmare il futuro amministrando un presente già
pieno di contraddizioni e criticità, mal si concilia con la frammentazione delle competenze e dei momenti
decisionali. La necessità di soddisfare le logiche del "Potere" piuttosto che quelle del governo unitario di
un problema così complesso vede, ad esempio, nel settore socio-sanitario una frammentazione delle risorse e
dei momenti sia progettuali che decisionali, nei quali sono coinvolti più ministeri, regioni, assessorati e poi,
ancora, ASL, comuni, province, soggetti pubblici e privati.
Tuttavia, non si risolvono i problemi senza il coraggio delle decisioni. La longevità di massa richiede alla
Politica una dote di cui si sente realmente la mancanza: saper progettare il futuro e non solo amministrare il
presente.
Ci si potrebbe domandare, ad esempio, come spiegare ai giovani che, con la globalizzazione, il lavoro è diventato
sempre più precario, che la mobilità non è più una libera scelta e che non avranno più i livelli pensionistici ed
assistenziali di cui godono i loro nonni.
A questo riguardo, appare particolarmente carente l’informazione sull’importanza che rivestono le
assicurazioni integrative, sia pensionistiche che sanitarie, per le nuove generazioni.
Infatti, mentre gli anziani di oggi possono fruire, sia pure con luci ed ombre, di garanzie pensionistiche e
sanitarie, gli anziani di domani, senza interventi integrativi, potranno contare solo su pensioni molto basse e
su una assistenza sempre più limitata alle emergenze.
La crisi economica, la precarietà dei contratti, la scarsa propensione al risparmio da parte delle nuove
generazioni allevate in una logica consumistica, renderanno il futuro dei nostri figli e nipoti irto di difficoltà
e di minori garanzie.
Ne deriva la necessità di un maggiore impegno informativo, da parte sia dei dicasteri competenti, ma anche
delle organizzazioni sindacali e dei gestori dei fondi integrativi.
A ciò dovrà seguire una legge che consentirà i lavoratori precari, che dovessero interrompere i versamenti di
un Fondo Integrativo, a seguito di una cessazione contrattuale, di sospendere momentaneamente detti
versamenti, senza vedere interrotta la continuità contributiva.
La politica sarà in grado di governare queste sfide?...
Di interpretare il cambiamento epocale senza annullare il nostro sistema di welfare tanto faticosamente
costruito?
Non sappiamo dare una risposta a questo quesito.
Possiamo solo augurarci di non arrivare troppo tardi a programmare il futuro!