14/03/2011 Pronti a Tutto Il Soccorso nelle Emergenze di Protezione Civile Dott. Lorenzo Morini L’atmosfera Parametri fisici principali Le masse d’aria Le nubi Idrometeore ed elettrometeore 1 14/03/2011 Cos’è e cosa studia la meteorologia? E’un ramo della geofisica che studia l’atmosfera terrestre ed i suoi fenomeni, considerandone la natura, le leggi e la distribuzione. Possiamo distinguerla in meteorologia sinottica che si occupa delle variazioni che si verificano di giorno in giorno nelle condizioni atmosferiche; meteorologia fisica che studia le proprietà elettriche, ottiche e in generale fisiche dell’atmosfera; climatologia che prende in considerazione il clima ossia le condizioni del tempo in lunghi periodi di tempo; micrometeorologia che osserva la variazione degli elementi meteorologici in prossimità del suolo ed in aree più ristrette. L’atmosfera La sottile striscia di aria che circonda la Terra (ha uno spessore di circa 1.000 Km ma la sua fascia superiore estremamente rarefatta si estende fino a 30.000 Km di altezza, è la fonte di vita del pianeta stesso. La Terra usa come motore l'energia del Sole, ma solamente una piccolissima porzione di questa energia viene intercettata dal nostro pianeta. L'atmosfera si divide classicamente in regioni determinate dal cambiamento locale della temperatura e della pressione atmosferica con l'aumentare della quota. Queste regioni sono: la troposfera, la stratosfera, la mesosfera e la termosfera. 2 14/03/2011 Troposfera: è lo strato inferiore dell’atmosfera, di spessore variabile fra gli 8 Km (poli) ed i 16 Km (equatore). In essa troviamo tutti i fenomeni meteorologici significativi. E’ caratterizzata dal fatto che in essa la temperatura diminuisce con la quota (dell’ordine di 0.6 °C per un innalzamento di 100 m). Non mancano tuttavia distribuzioni particolari ma limitate, nelle quali la temperatura tende ad aumentare con la quota (inversioni termiche). Tropopausa: è il confine superiore della troposfera; in essa la temperatura cessa di scendere, e diventa costante con la quota. Inoltre, tutti i moti verticali dell’atmosfera trovano il loro tetto naturale proprio sulla tropopausa. Altrettanto può dirsi per le nubi. Stratosfera: è lo strato a temperatura dapprima costante e poi crescente che si trova sopra la tropopausa. La stratosfera va dalla tropopausa fino a quote dell’ordine dei 50 -55 Km, dove le temperature sono prossime a quelle della superficie terrestre. Ciò è dovuto al fatto che a questi livelli la radiazione UV del Sole viene assorbita dallo strato di ozono, e trasformata in calore. La stratosfera termina con la stratopausa, strato in cui la temperatura cessa di salire per rimanere costante e cominciare a scendere. L’energia solare che arriva sulla superficie terrestre è maggiore all’equatore che ai poli, a causa della posizione della terra rispetto al sole. Per poter ridistribuire il calore in eccesso, l’equatore ne invia un poco ai poli. Questo movimento di calore determina, in maniera assai semplificata, la circolazione delle masse d’aria. 3 14/03/2011 Circolazione generale dell’atmosfera I parametri fisici principali -Temperatura -Umidità -Pressione atmosferica -Vento 4 14/03/2011 La temperatura è una misura del calore in atmosfera. L’unità di misura è il grado centigrado °C. L’aria si scalda per: Irraggiamento: consiste nel riscaldamento tramite l'emissione di onde elettromagnetiche (es. quelle emesse dal sole). Conduzione: intende il passaggio di calore per contatto tra un corpo ad un altro. Convezione: Si ha quando un fluido (come l'acqua o l'aria) entra in contatto con un corpo ( la terra) la cui temperatura è maggiore (a causa del sole) di quella del fluido stesso. La temperatura e l’inversione termica Effetto dell’inversione sulla copertura del cielo arresta lo sviluppo verticale delle nubi. La temperatura diminuisce linearmente con la quota, sino a 13 Km di altezza, di una quantità compresa tra 4°C e 10°C ogni 1000 metri (in media 6,5 °C). L’inversione al suolo favorisce la nebbia. La causa più comune dell’“inversione termica” é un forte irraggiamento termico notturno. A causa del cielo sereno, durante la notte si produce un forte raffreddamento del suolo che a sua volta raffredda il sottile strato d’aria a contatto con esso. Se l’umidità é sufficientemente elevata e la temperatura dell’aria diminuisce oltre la temperatura di rugiada si ha la condensazione e quindi la formazione di nebbia. Più in alto, lontano dal suolo l’aria rimane calda. 5 14/03/2011 Temperatura ed evoluzione del tempo. La variazione locale della temperatura non è un sicuro punto di riferimento per la previsione del tempo; essa può dare qualche indicazione se viene messa in relazione con l'andamento simultaneo di altri fattori come ad esempio la pressione atmosferica, il vento e la nuvolosità. Tuttavia possono essere fatte alcune considerazioni di carattere generale: Quando la temperatura e la nuvolosità aumentano mentre la pressione diminuisce, si hanno quasi sempre condizioni di tempo perturbato persistente. Quando la temperatura diminuisce e la nuvolosità e la pressione aumentano, non si hanno generalmente precipitazioni. Un aumento della temperatura a causa di correnti meridionali è seguito da un peggioramento del tempo soltanto quando la pressione è in diminuzione. Viceversa, un abbassamento della temperatura dovuto ad afflussi di aria dai quadranti settentrionali, non da solitamente tempo perturbato. L’umidità relativa rappresenta il contenuto in percentuale (%) di vapore d’acqua in atmosfera. L’unità di misura è il percento (%). L’ aria, a seconda della temperatura, può contenere in sospensione una diversa quantità di acqua (aria assolutamente secca non esiste in natura); a 10 °C l’aria può contenere fino a 9 g di acqua per metro cubo, a 20 °C fino a 17 g, a 30 °C fino a 30 g, e così via. Quando l’aria porta in sospensione la massima quantità di acqua che può contenere in relazione alla temperatura, si dice che è satura; in queste condizioni, il minimo abbassamento di temperatura provoca la condensazione di parte dell’ acqua contenuta, quindi si formano le nubi e le precipitazioni. Umidità assoluta: quantità di vapore acqueo contenuta in un m3 d’aria Saturazione: limite all’umidità assoluta. Oltre tale limite il vapore acqueo condensa. Tale limite è tanto maggiore quanto più è alta la temperatura Umidità relativa: rapporto tra umidità assoluta e saturazione 6 14/03/2011 L'umidità e l'evoluzione del tempo. L'umidità è dopo il vento e la pressione atmosferica il fattore più importante per capire ed eventualmente prevedere l'evoluzione del tempo. In un'atmosfera tersa e limpida, essendo scarso il contenuto di vapore acqueo, è improbabile la formazione e lo sviluppo di nubi. Invece un cielo coperto con atmosfera tersa e limpida è tipico delle irruzioni di aria continentale polare su zone precedentemente occupate da aria umida. Infatti, l'aria fredda si incunea sotto l'aria umida relativamente più calda e la solleva violentemente. Il sollevamento forzato da origine alla condensazione del vapore acqueo a livelli molto prossimi al suolo ed alla nascita di uno strato nuvoloso compatto di nubi basse. Il cielo sereno con elevata umidità relativa al suolo viene associato alle situazioni in cui il vapore acqueo è costretto a ristagnare in prossimità del suolo, a causa della presenza di un'inversione da irraggiamento o a un'inversione per subsidenza in quota. Nelle zone poco ventilate queste situazioni, soprattutto nella stagione estiva, caratterizzano le tipiche sensazioni di caldo afoso. Il cielo molto nuvoloso, associato ad un alto tasso di umidità, è caratteristica di tutte le situazioni in cui sia in atto un afflusso di aria caldo umida dai quadranti meridionali. Questo afflusso costituisce, quasi sempre, la parte avanzante di un sistema frontale in avvicinamento. La visibilità orizzontale, in mancanza di strumenti di misura, è un'utile indicazione per valutare l'evoluzione del tempo dato che questo fattore è direttamente collegato ad una contemporanea variazione dell'umidità relativa. Nelle ore notturne e prossime all'alba, l'umidità relativa è alta e la visibilità risulta ridotta per foschie dense o per nebbie. Una diminuzione della visibilità, che non sia legata all'irraggiamento notturno, è segno che le condizioni del tempo stanno volgendo al peggioramento. Viceversa se la visibilità non subisce variazioni nel corso della giornata, o se addirittura persistono formazioni nebbiose, ciò testimonia la persistenza di un'inversione termica negli strati prossimi al suolo e quindi la presenza di aria stabile. Anche la colorazione del cielo dipende dal contenuto di vapore acqueo nell'atmosfera. Un cielo con colorazione rossa verso nord al mattino, oppure il sole che tramonta rosso dietro le nubi, o ancora la luna rossastra e circondata da un alone, sono tutti indizi di una elevata umidità relativa e di conseguenza di un probabile peggioramento del tempo. 7 14/03/2011 La pressione è semplicemente il peso dell’aria sopra la nostra testa. L’unità di misura è l’Hectopascal (hPa). Grado barico medio 1hPa ogni 8 metri. Sulla Terra esiste una colonna d'aria che arriva fino alla fine dell'atmosfera ed esercita sopra di noi un peso, che mediamente è uguale a circa un chilo per centimetro quadrato. Questo peso aumenta quando è vicino alla terra perché è attirato dalla forza di gravità. Le variazioni locali della pressione atmosferica Le variazioni locali di pressione più significative, ai fini dell'evoluzione del tempo, sono quelle determinate dallo spostamento delle masse d'aria. Così un afflusso di aria più fredda di quella preesistente nella verticale del luogo causa un aumento di peso della colonna d'aria sovrastante e quindi un aumento della pressione. Viceversa un afflusso di aria più calda al suolo determina una diminuzione della pressione. Anche il raffreddamento notturno ed il riscaldamento diurno degli strati prossimi al suolo determinano rispettivamente un aumento ed una diminuzione della pressione atmosferica. Tendenza barometrica ed evoluzione del tempo La variazione di pressione osservata in un breve periodo è quella più significativa. Infatti, se la pressione atmosferica al suolo tende a diminuire, la bassa pressione che così si origina richiama masse d'aria dalle zone circostanti. Non potendo le masse d'aria accumularsi, sono costrette a sollevarsi trasportando l'aria dagli strati prossimi al suolo verso l'alto dove, a causa del raffreddamento, il vapore acqueo si condensa e diviene visibile sotto forma di nubi. 8 14/03/2011 La tendenza barometrica ci può fornire indizi per prevedere l'evoluzione delle condizioni meteorologiche. Una diminuzione di pressione di 2 o 3 hPa in 3 ore è segno che le condizioni del tempo tendono a peggiorare. Se la diminuzione di pressione supera i 4 o 5 hPa, sempre in tre ore, vuol dire che il peggioramento del tempo è già in atto. Osservando sul barometro l'andamento della pressione, in presenza di una diminuzione costante e pronunciata potremo dedurne che una perturbazione si sta avvicinando fino a transitare su di noi. In termini generali, si può dire quanto segue: 1) una variazione positiva molto forte può indicare l'avvento di un cuneo di alta pressione che porta un temporaneo miglioramento. 2) Una variazione negativa molto marcata preannuncia un rapido peggioramento della situazione, con afflusso di aria molto fredda in inverno e temporali durante l'estate, solitamente seguiti da un altrettanto rapido miglioramento. 3) Variazioni graduali portano a situazioni generalmente più persistenti: a) una graduale diminuzione della pressione predice condizioni di maltempo durevoli; b) un lento costante aumento lascia intravedere l'avvento di alte pressioni stabili Il vento ll vento è lo spostamento orizzontale dell'aria causato dalla differenza di pressione atmosferica esistente fra zone adiacenti, differenza che a sua volta è causata dalla diversa distribuzione del calore sulla superficie terrestre. L'importanza del vento per quanto riguarda le condizioni atmosferiche risiede nel fatto che le grandi perturbazioni, collegate ai centri di bassa pressione che si formano intorno alle latitudini comprese fra 50 e 60° dovute al conflitto di masse d'aria polari, si muovono in seno alle correnti d'aria occidentali con direzione e velocità determinate essenzialmente dal vento. La direzione di provenienza del vento da utili informazioni sulle caratteristiche delle masse di aria in arrivo e quindi sui fenomeni atmosferici, sulle variazioni della temperatura e sulla quantità di umidità che possono manifestarsi. 9 14/03/2011 Lo strumento per misurare la velocità del vento è chiamato anemometro. E' costituito essenzialmente in una girandola a palette o a semisfere cave oppure in un'elichetta. Le unità di misura che si utilizzano per la misurazione del vento sono: il metro al secondo (m/sec), il chilometro orario (Km/h), il nodo (knot) La direzione di provenienza del vento può essere espressa mediante l'angolo formato con il Nord geografico e contato in senso orario: Il simbolo utilizzato per indicare sulle carte la direzione e la forza del vento consiste in una freccia orientata secondo la direzione del vento e in trattini (barbe o cocche) aggiunti sulla sinistra indicanti la velocità. La direzione del vento e la previsione del tempo. Quando l'angolo formato dalla direzione del vento al regola suolo eempirica la Una per direzione del vento in quota (visibile dal cammino delle nuvole), supera eseguire una previsione i 90°, ciò preannuncia l'arrivo di masse di aria con sulcaratteristiche tempo potrebbe termiche differenti dall'aria esistente e quindi unessere cambiamento questa. del tempo. Si avrà un peggioramento se il vento al suolo soffia direzione Volgendo leinspalle al contraria rispetto a quella con cui si muovono levento nubi,inferiore, eccetto ilsicaso in cui il fenomeno sia legato alle brezze o a modificazioni del flusso osservi locali (attraverso lo nei bassi strati dovuto all'orografia della zona. Alspostamento contrario quando le la dei cirri) direzioni del vento al suolo ed in quota sono parallele significa che non direzione del vento si avranno cambiamenti del tempo a breve durata. superiore. Se le nubi provengono dalla nostra Legge di Buys-Ballot. Se la direzione del vento non è modificata da sinistra, il tempo volge ostacoli posti nelle dirette vicinanze dell'osservatore, ponendo le spalle ad un peggioramento, al vento che soffia nei bassi strati si può risalire mentre all'ubicazione dei se le nubi centri di alta e bassa pressione responsabili del ventoprovengono osservato. dalla nostra Nell'emisfero nord il centro di bassa pressione sidestra trova èalla sinistra previsto un leggermente spostato in avanti dell'osservatore,miglioramento mentre il centro . di alta pressione si trova a destra leggermente spostato indietro. Nell'emisfero sud le direzioni sono invertite. 10 14/03/2011 Le masse d’aria Le condizioni atmosferiche di un luogo, oltre a dipendere da numerosi fattori locali, sono determinate soprattutto dall'arrivo di estese porzioni di aria caratterizzate da omogenee proprietà fisiche di temperatura ed umidità. A queste porzioni di aria, originate in zone anche molto distanti e trasportate dai venti predominanti, si da il nome di masse di aria. Il luoghi di origine delle masse d'aria con caratteristiche definite sono quelli dove stazionano gli anticicloni permanenti delle medie latitudini come ad esempio l'Anticiclone delle Azzorre, l'Anticiclone della Calotta Polare e gli anticicloni freddi che si formano sulle aree continentali durante l'inverno come ad esempio l'Anticiclone Russo detto anche Siberiano o Euroasiatico. Questo perchè nelle zone occupate dagli anticicloni i venti sono deboli e pertanto la prolungata ristagnazione fa si che le masse d'aria acquistino le proprietà fisiche della superficie sottostante. Suddivisione delle masse d’aria Le masse d'aria che provengono da latitudini settentrionali sono più fredde (aria polare e aria artica); quelle che giungono da latitudini meridionali sono più calde (aria tropicale). Le masse d'aria prima di giungere in un luogo percorrono un lungo tragitto e le loro proprietà fisiche originarie possono essere modificate dalla natura delle superfici che attraversano. Se la massa d'aria passa sopra un oceano viene definita aria marittima, se passa sopra un continente è detta aria continentale. 11 14/03/2011 Il Fronte Polare Nelle grandi invasioni di aria fredda verso più basse latitudini e di aria calda verso quelle alte, vengono a scorrere, affiancate, masse di aria calda e masse di aria fredda. Che cosa avviene lungo la superficie (o discontinuità) che separa le due masse di aria? Si avranno variazioni brusche di temperatura e di umidità in una fascia di spazio molto ristretta Il Fronte Polare separa le masse di aria tropicali da quelle polari. La sua traccia al suolo può essere segnata nelle carte meteorologiche. Interessa direttamente il tempo delle nostre latitudini Se le masse di aria che si affacciano nel fronte polare sono poco differenziate, il fronte è poco attivo e, in caso di mancanza di vento, può anche essere stazionario. Non appena si stabilisce uno squilibrio fra le due masse di aria l'andamento del fronte subirà una notevole trasformazione. Si trasformerà in una linea percorsa da ondulazioni prodotte dalle spinte alternate dell'aria tropicale verso nord est e dell'aria polare verso sud ovest. Quando fra le due masse di aria, tropicale e polare, si stabilisce uno squilibrio, l'andamento del fronte polare subisce una deformazione. Non è più un tratto rettilineo ma una linea ondulata prodotta dalle spinte alternate dell'aria tropicale e dell'aria polare. Grandi irruzioni di aria fredda e calda, con formazione di onde orizzontali e di vortici ciclonici. 12 14/03/2011 Le ondulazioni del fronte polare danno luogo, a livello del suolo, a vortici depressionari che, dalla superficie, si estendono agli strati atmosferici superiori. A queste depressioni, che si spostano in seno alle grandi ondulazioni delle correnti occidentali, si da il nome di cicloni extratropicali. I cicloni extratropicali sono anche definiti depressioni mobili o più comunemente perturbazioni. Le depressioni che nascono dalle modificazioni del fronte polare si presentano quasi sempre in famiglie composte da 3 a 5 membri. I primi membri, nel senso del moto, sono normalmente in fase di sviluppo avanzato e prossimi all'estinzione, mentre gli ultimi sono in fase di nascita. Ogni ciclone appartenente alla stessa famiglia scorre a latitudini più basse rispetto al ciclone che l'ha preceduto, seguito poi da un’irruzione di aria fredda. Famiglia di perturbazioni. Con la lettera B sono indicate le depressioni, con la sigla A1 è indicato l'anticiclone permanente e con la sigla A2 l'anticiclone mobile, cosiddetto di chiusura della famiglia. In ciascuna di queste onde, le masse di aria tropicale invadono le zone prima occupate dall'aria fredda dando origine al settore caldo. In corrispondenza di quelle che potremmo considerare le creste d'onda di aria calda si forma il minimo depressionario. Sul lato destro della cresta, nel senso di spostamento dell'onda e delimitato nei bassi strati dal fronte caldo, l'aria calda più leggera si solleva per scorrimento sopra quella fredda. Sul lato sinistro, al contrario, l'aria fredda delimitata al suolo dal fronte freddo, si incunea sotto l'aria calda sollevandola violentemente. 13 14/03/2011 Poichè l'aria fredda avanza più velocemente dell'aria calda , giunge il momento in cui il fronte freddo raggiunge il fronte caldo dando origine ad un sistema misto chiamato fronte occluso. Nella fase di occlusione il ciclone raggiunge lo stadio di massima maturità e la pressione atmosferica, al livello del mare, raggiunge i valori minimi, i venti soffiano con maggior velocità ed i fenomeni di condensazione del vapore acqueo procedono con ritmo più veloce. Passata la fase di occlusione il ciclone non fa che dissipare l'energia acquisita e muore a meno che nel suo vortice in estinzione non entrino nuove masse di aria fredda che gli consentano, stante il rinnovato contrasto termico, una ripresa di energia. Schema di evoluzione di un ciclone mobile e dei fronti associati. Quando lo squilibrio fra le masse d'aria (fredda blu e calda rossa) si accentua, si stabiliscono due fronti: il fronte caldo con direzione est- nord est ed il fronte freddo con direzione sud est. Continuando ad accentuarsi lo squilibrio fra le due masse di aria, l'ondulazione assume una fisionomia più marcata. Le masse che si fronteggiano danno origine ad una circolazione ciclonica (depressionaria), cioè in senso antiorario. Il fronte freddo è molto più attivo del fronte caldo. Per questo motivo l'aria fredda si incunea sotto l'aria calda sollevandola ed occupandone il posto. Si crea così il fronte occluso (linea viola contrassegnata dai pallini misti ai triangolini) che segna la piena maturità della perturbazione. 14 14/03/2011 I cicloni extratropicali, o perturbazioni, che interessano l'Europa occidentale giungono, salvo rare eccezioni, dai quadranti occidentali. Anticicloni e cicloni L'ALTA PRESSIONE (A) : è una zona dove l'aria è più pesante e comprime quella che sta sotto facendo scomparire le nubi. I venti soffiano in senso orario nel nostro emisfero. Sulle carte meteorologiche l'alta pressione è segnalata con A o con H (high in inglese). LA BASSA PRESSIONE (B) : è il fenomeno contrario all’alta pressione. L’aria viaggia dal basso verso l’alto, man mano che sale si raffredda, il vapore acqueo si condensa e si creano nubi e pioggia. I venti soffiano in senso antiorario. Sulle carte del tempo è segnata con una B o con L (low in inglese) 15 14/03/2011 Le caratteristiche dei diversi tipi di fronti Il fronte caldo è rappresentato da una linea che al suolo delimita idealmente un'invasione di aria calda verso regioni che in precedenza erano occupate da aria fredda. Durante lo scorrimento ed il sollevamento forzato lungo la superficie di discontinuità, l'aria calda si espande e si raffredda condensando la sua umidità sotto forma di nubi e conseguenti precipitazioni. Le prime nubi che si presentano all'avvicinarsi di un fronte caldo sono i cirri ed i cirrostrati, seguiti dagli altostrati, dai nembostrati ed infine dagli stratocumuli. Cosa succede prima, durante e dopo? Il fronte freddo è rappresentato da una linea che al suolo delimita idealmente un'invasione di aria fredda verso aree prima occupate da aria più calda. L'aria fredda penetra a cuneo sotto l'aria calda e la solleva con violenza determinando il raffreddamento e la condensazione del vapore acqueo in essa contenuto. La nuvolosità è rappresentata da stratocumuli, cumuli e cumulonembi con squarci di cielo sereno. La rapidità di rasserenamento del cielo è tipica della fase successiva al passaggio del fronte freddo. Tuttavia l'aria fredda che segue il fronte per parecchie ore, trovandosi a scorrere su una superficie più calda, diventa instabile, soprattutto nelle ore pomeridiane, dando luogo alla formazione di nubi temporalesche isolate anche quando il fronte freddo è distante qualche migliaio di chilometri. Cosa succede prima, durante e dopo? 16 14/03/2011 Il fronte occluso è rappresentato da un fronte freddo che essendo più attivo e veloce, raggiunge il fronte caldo al suolo. La configurazione che risulta dal congiungimento dei due fronti prende il nome di fronte occluso o occlusione, le cui caratteristiche sono una sovrapposizione di quelle del fronte freddo e del fronte caldo. La nuvolosità stratiforme del fronte caldo si assomma alla nuvolosità cumuliforme di quello freddo con conseguenti piogge, rovesci, temporali con la possibilità di grandinate. Alcuni esempi di carte sinottiche del tempo 17 14/03/2011 Le nubi La determinazione delle condizioni del cielo viene effettuata visivamente descrivendo la tipologia delle nubi e la copertura espressa in ottavi. La copertura del cielo viene anche rilevata per mezzo dei satelliti meteorologici che danno informazioni sui sistemi nuvolosi e sulla loro dinamica attraverso le immagini nel visibile ed all'infrarosso. Un contributo importante alla conoscenza della struttura interna della nube viene invece fornito dai radar che in meteorologia hanno trovato massima applicazione proprio nello studio delle nubi e delle loro proprietà Composizione e formazione delle nubi. Le nubi sono costituite da minuscole gocce d'acqua o da cristalli di ghiaccio dalla dimensione variabile che va da 1 a 100 micron. La formazione delle nubi è dovuta alla condensazione del vapor acqueo contenuto in una massa di aria quando, raffreddandosi per sollevamento, la sua temperatura raggiunge quella di rugiada altrimenti detta di saturazione. La formazione delle goccioline non sarebbe comunque possibile senza la presenza di quei microscopici corpuscoli, aventi una dimensione variabile compresa fra il decimillesimo e il millesimo di millimetro, in sospensione nell’atmosfera che prendono il nome di nuclei di condensazione. Questi sono costituiti generalmente da polline, granuli di pulviscolo o da particelle di cloruro di sodio. Le goccioline di acqua o i cristalli di ghiaccio sono tenuti in sospensione dalle correnti ascensionali presenti all’interno della nube. Le goccioline di acqua rimangono all’interno della nube fin quando a causa del loro peso, aumentato per coalescenza, riescono a vincere la forza delle correnti ascensionali, che le tengono in sospensione, e precipitano verso terra sotto forma di pioggia o di grandine. 18 14/03/2011 Modalità di formazione delle nubi: ascesa dell’aria per riscaldamento locale (termiche) ascesa dell’aria causata da cicloni o fronti ascesa dell’aria per motivi orografici (sbarramento) raffreddamento dell’aria a contatto con una superficie fredda (nebbia) Ascesa forzata dell’aria a causa di una struttura meteorologica (fronte caldo e fronte freddo) Ascesa spontanea dell’aria a causa del troppo caldo. Ascesa forzata dell’aria a causa di un ostacolo (montagna). Le nubi sono state classificate in base a: rapporto tra dimensioni orizzontali e estensione verticale intervallo di quote generalmente occupate nel loro sviluppo verticale 10 tipi di nubi in base alla morfologia Secondo il rapporto tra dimensioni orizzontali e estensione verticale, si dividono in nubi stratiformi, quando l’estensione sul piano orizzontale (nell’ordine delle centinaia di chilometri) è maggiore dell’estensione sul piano verticale, in nubi cumuliformi, quando l’estensione sul piano orizzontale è uguale o inferiore dell’estensione sul piano verticale e in nubi stratocumuliformi, quando presentano uno sviluppo orizzontale predominante rispetto a quello verticale, ma manifestano una irregolarità di spessore che richiama l’aspetto delle nubi cumuliformi. 19 14/03/2011 Nubi alte, caratteristiche ed esempi Fanno parte di questa categoria i cirri, i cirrostrati ed i cirrocumuli. Le nubi alte si presentano ad altitudini comprese fra i 6.000 ed i 12.000 metri. Sono formate da minutissimi cristalli di ghiaccio di colore bianco, sembrano piatte, spesso hanno forme allungate (a causa dei forti venti in quota), non generano ombre proprie sul terreno, appaiono più "ferme" poiché sono più lontane e non portano precipitazioni. 20 14/03/2011 Cirri Sono tenui nubi candide, per lo più isolate, con aspetto filamentoso o a ciuffi, a volte si presentano a forma di ricciolo, di virgola o di piuma. Stanno sospesi nel cielo azzurro come piume o striature bianche. I cirri meritano attenzione perché spesso sono le staffette del cattivo tempo. All'inizio appaiono isolati, ma ben presto li vediamo assieme ai cirrostrati e più raramente ai cirrocumuli. Se invece rimangono isolati può significare che ci troviamo ai margini esterni di un sistema nuvoloso e la pioggia in questo caso non è in arrivo. Quando hanno forma filiforme e terminano ad uncino, indicano la presenza di venti molto forti in quota. Dal movimento e dalla forma dei cirri si può dedurre l'intensità e la direzione dei venti di alta quota. Queste altissime nuvole sono composte esclusivamente di cristalli di ghiaccio. Altezza: compresa tra i 6.000 ed i 12.000 metri d'altitudine nella fascia temperata e la loro altezza media è di 9.000 metri. Origine: se appaiono densi, a fiocchi, o con bordi sfilacciati possono essere il residuo di un cumulonembo, o il segno di aria calda in ascesa. Previsione: non hanno significato particolare se appaiono isolati. Quando, invece, invadendo il cielo da W o SW sono seguiti dai cirrostrati è il segnale che il tempo sta per cambiare. Cirrostrati Questa nube, costituita essenzialmente da cristalli di ghiaccio, ha una densità ed un'estensione nettamente superiore a quella dei cirri. I cristalli di ghiaccio diffondono la luce e creano un alone sottile attorno al Sole o alla Luna conferendo al cielo un aspetto lattiginoso. Se transitano nel cielo al seguito dei cirri significa, molto probabilmente, che il tempo sta volgendo al peggio. I cirrostrati sono del tutto simili agli altostrati e per non essere confusi occorre ricordare che i cirrostrati, a differenza degli altostrati, non eliminano le ombre al suolo. Altezza: compresa tra i 5.000 ed i 12.000 metri d'altitudine. La loro altezza media è di 8.000 metri. Origine: può essere il prodotto dall’assottigliamento di un altostrato o della fusione di cirri. La loro formazione è dovuta al lento sollevamento di strati d’aria di grande estensione orizzontale. Previsione: la presenza dei cirrostrati, se preceduta da una sequenza di cirri o cirrocumuli, indica spesso l’avvicinarsi di una perturbazione. I cirrostrati non generano pioggia ma sono solamente degli indicatori che il tempo con tutta probabilità volgerà al peggio. 21 14/03/2011 Cirrocumuli Sono facilmente riconoscibili in quanto durante il loro transito il cielo viene comunemente chiamato "a pecorelle". Possono però essere raggruppati a strisce, a banchi e con forme differenziate come lamelle e granuli. Il loro colore è brillante poiché sono costituiti interamente da cristalli di ghiaccio disposti in piccoli ammassi globulari di colore bianco. I cirrocumuli sono trasparenti o quasi trasparenti, non presentano ombre proprie (a differenza dei cumuli e degli altocumuli) ed attraverso di essi è possibile scorgere nettamente la posizione del Sole o della Luna. Possono essere disposti in distese più o meno vaste, o in banchi formati da piccoli “cuscinetti” di grandezza variabile. Altezza: compresa tra i 5.000 ed i 7.000 metri d'altitudine e la loro altezza media è di 7.000 metri. Origine: possono essere l’evoluzione di cirri o cirrostrati oppure derivare dalla riduzione delle dimensioni di un banco di altostrati. La formazione ed il transito dei cirrocumuli può anche essere causata dal sollevamento orografico di uno strato di aria umida. Previsione: sono l'ultimo stadio che annuncia l'arrivo di un fronte caldo se preceduti in sequenza dai cirri e dai cirrostrati indicando che il peggioramento è imminente. In presenza dei cirrocumuli non si hanno precipitazioni. Nubi medie, caratteristiche ed esempi Fanno parte di questa categoria gli altocumuli e gli altostrati. Le nubi medie si presentano, ad altitudini comprese fra i 3.000 ed i 6.000 metri. Le nubi medie hanno l'aspetto stratiforme o cumuliforme e sono costituite sia da goccioline di acqua che da cristalli di ghiaccio. Questa tipologia di nube avendo una struttura mista favorisce le precipitazioni. Le nubi medie, seguite da alcune tipologie di nubi basse, sono associate all’arrivo di un fronte caldo se compaiono nel cielo in questa sequenza: altostrato, altocumulo, nembostrato. 22 14/03/2011 Altocumuli Normalmente si presentano nel cielo come nubi molto vicine tra loro a costituire strati di aspetto solitamente ondulato e fibroso che assumono forme bizzarre di colore bianco o grigio. Sono in realtà formati da estese file di cumuli collocate a quote medie e con la parte inferiore più scura. L’aspetto più comune è quello di una distesa di elementi staccati e disposti con una certa regolarità. Quando gli altocumuli sono costituiti da elementi di piccole dimensioni possono esser confusi con i cirrocumuli. La loro larghezza è apparentemente maggiore in quanto occupano quote più basse rispetto ai cirrocumuli. Altezza: compresa tra i 2.500 ed i 5.000 metri d'altitudine e la loro altezza media è di 3.500 metri. Previsione: sono l’avanguardia di un fronte freddo che potrà manifestarsi entro 4-5 ore provocando temporali sparsi. Altostrati L'altostrato copre totalmente o parzialmente il cielo in maniera uniforme con un velo più o meno denso, fibroso e striato. Sono di colore grigio tendente all'azzurrognolo ed hanno ombre proprie più o meno marcate in base al loro spessore. L'altostrato è costituito da gocce d'acqua e se la temperatura in quota è molto bassa anche da cristalli di ghiaccio. Può avere uno spessore di molte centinaia di metri, estensioni di centinaia di chilometri ed essere formato da più strati sovrapposti fra loro in bande parallele e con nette ondulazioni. La sua presenza nel cielo indica che la parte centrale di una perturbazione ha investito la località sulla quale stanno transitando precipitazioni spesso continue e persistenti. Si tratterà di pioggia se il velo nuvoloso è denso e basso, mentre si tratterà di neve se il velo è poco denso e alto. Altezza: compresa tra i 2.500 ed i 5.000 metri d'altitudine e la loro altezza media è di 4.000 metri. Origine:indica sempre il transito di una massa d’aria con elevato contenuto di umidità. In genere si forma per il sollevamento e la condensazione di una massa d’aria in corrispondenza dell’arrivo di un fronte che porta allo sviluppo di uno strato nuvoloso molto esteso. Previsione: se sufficientemente spesso genera pioggia o neve. Si tratta quasi sempre di precipitazioni continue e persistenti. Il transito degli altostrati preceduto dai cirrostrati indica che una perturbazione si sta avvicinando. 23 14/03/2011 Nubi basse e a sviluppo verticale, caratteristiche ed esempi Fanno parte di questa categoria gli strati, gli stratocumuli ed i nembostrati. Le nubi basse si presentano, nelle regioni temperate, ad altitudini comprese fra il livello del suolo e la quota di 2.000 metri. Soprattutto nella stagione invernale sono frequenti giornate in cui il cielo è completamente coperto da nuvole grigie e basse che provocano prolungate e deboli precipitazioni a ritmo costante. Fanno parte della categoria delle nubi a sviluppo verticale i cumuli ed i cumulonembi. Strati Sono nubi basse, simili a nebbia sospesa in quota, spesse e grigie che danno al cielo un aspetto caliginoso ed uniforme. Il loro limite inferiore e superiore è talora sfilacciato, hanno uno spessore variabile che va da poche decine di centimetri (aspetto semitrasparente) a qualche centinaio di metri (aspetto opaco). L ’ estensione degli strati è quasi sempre notevole ma si possono presentare anche banchi. Gli strati sono spesso il prodotto del sollevamento della nebbia o della foschia formatasi al suolo. La nebbia è una forma particolare di strato prossimo al suolo. Gli strati creano spesso la situazione di "nebbia alta" che ristagna in valle e al di sopra della quale splende il sole. In mancanza di punti di riferimento per l'altezza lo strato si differenzia dall'altostrato poiché quest'ultimo ha un aspetto meno strutturato e appare come un bianco velo translucido o un manto grigio azzurrognolo denso e uniforme. Altezza: si formano ad altitudini comprese fra 600 ed 800 metri. Origine: si formano a causa di un abbassamento della temperatura negli strati più bassi dell’atmosfera o per sollevamento di nebbia a causa del riscaldamento del suolo. Previsione: anche se l’aspetto di questa nube è minaccioso raramente da luogo a precipitazioni importanti. Possibili i fenomeni di pioggia minuta e fitta, nevischio. 24 14/03/2011 Stratocumuli Gli stratocumuli sono una delle forme nuvolose più diffuse sulla Terra. Si presentano in grossi ammassi scuri, tondeggianti che ricoprono quasi interamente il cielo. Gli elementi che li costituiscono sono analoghi a quelli degli altocumuli ma, dato che si trovano a livello più basso, appaiono di dimensioni maggiori. Gli elementi di queste nubi sono talvolta raggruppati in bande parallele con ondulazioni orientate nella stessa direzione. Possono essere più o meno trasparenti e lasciar intravedere spazi di cielo o presentarsi in strati tanto sottili da lasciar apparire la posizione del sole o della luna. Talvolta invece sono molto opachi e nascondono completamente il sole. Altezza: si formano ad altitudini comprese fra 1.000 ed i 1.500 metri. Origine: sono costituiti da piccole gocce d'acqua e si formano a seguito del sollevamento di una massa d’aria calda a cui segue una condensazione associata a debole instabilità. Previsione: non sempre danno luogo a precipitazioni, in caso contrario sono di debole intensità. Nembostrati E’ la tipica nube che provoca precipitazioni piovose o nevose. Ha un colore grigio scuro senza forme definite e margini frastagliati. E’ una nube molto spessa e si presenta come uno strato basso di grande estensione la cui parte inferiore è talvolta nascosta da altre nubi più basse e frammentate che si spostano veloci con il vento. I nembostrati sono sempre opachi e nascondono il Sole o la Luna. Altezza: si formano ad altitudini comprese fra i 1.000 ed i 2.000 metri. Origine: il nembostrato nasce per la lenta e continua ascesa di aria umida e si forma attorno ad un centro di bassa pressione associato a fronti caldi o a occlusioni. Il suo transito nel cielo è quasi sempre preceduto dal passaggio di cirrostrati ed altostrati. Previsione: danno sempre luogo a precipitazioni continue sotto forma di neve o di pioggia in relazione alla temperatura presente sul luogo del loro transito. . 25 14/03/2011 Cumulo Altezza: si presenta ad un'altitudine compresa fra i 2.000 ed i 3.000 metri ed è costituito essenzialmente da goccioline di acqua. Nel caso in cui il suo sviluppo raggiunga una notevole altezza verticale può dare origine a pioggia. Struttura: sono nubi isolate e di forma mutevole con la base quasi sempre orizzontale di colore grigio e la sommità di un bianco splendente che non lascia filtrare la luce del Sole. Sono generalmente dense con contorni ben definiti a piccolo o grande sviluppo verticale e sempre a forma di mammelloni, di cupole o di torri. Origine: si formano a causa dell'evaporazione di acqua dal terreno portate in quota da correnti convettive che nascono per effetto del riscaldamento del suolo. Sono nubi ad evoluzione diurna che tendono ad aumentare di grandezza e di numero fino a raggiungere il massimo nelle ore centrali della giornata. Quando la temperatura dell’atmosfera comincia a diminuire i cumuli a poco a poco svaniscono nel nulla e il cielo notturno torna ad essere di nuovo sereno. Cumulonembi Sono le nubi a maggior sviluppo verticale. Riescono ad estendersi da quote relativamente basse (1.000 metri) fino a circa 10.000-12.000 metri. Sono sempre associate a fenomeni temporaleschi che in genere sviluppano energie enormi e danno luogo a piogge intense. Si tratta di nubi dalla vita molto breve. Il loro rapido dissolvimento è legato alla veloce diminuzione del numero di goccioline che le formano sia per effetto della precipitazione vera e propria che per effetto dell'evaporazione facilitata dalle veloci correnti ascensionali che soffiano al loro interno. L'evaporazione delle gocce di pioggia durante la caduta causa un raffreddamento dell'aria sottostante la base della nube, che diventando più pesante precipita verso terra dando luogo a venti freddi, violenti ed improvvisi che anticipano e accompagnano una qualsiasi attività temporalesca. In molti casi queste correnti fredde di caduta si incuneano sotto aria più calda presente nei bassi strati e sollevandola danno origine a nuove celle temporalesche. Previsione: il cumulonembo è una nube che porta sempre precipitazioni a carattere di rovescio, spesso di tipo temporalesco, con fulmini e tuoni, grandine e forti raffiche di vento al suolo. Struttura: Si possono presentare con la parte superiore generalmente bianca a forma di incudine o a carciofo. La base del cumulonembo, più densa di gocce, ostacola il passaggio dei raggi solari e appare molto scura e frastagliata. Origine: sono la naturale evoluzione dei cumulus congestus, stratocumuli, altostrati e nembostrati. Si sviluppano grazie ad una rapida condensazione del vapore acqueo contenuto nell'atmosfera provocata dal raffreddamento che una massa d'aria subisce quando è costretta a salire a quote superiori. Spesso associati a fronti freddi intensi. 26 14/03/2011 Le idrometeore e le elettrometeore Tutti quei fenomeni legati all’acqua e ai suoi passaggi di stato fisico all’interno dell’atmosfera. Si possono classificare le idrometeore a partire dalla formazione delle nubi, passando a tutti i fenomeni di precipitazione solida o liquida, fino ad arrivare a quelli relativi alla riduzione di visibilità orizzontale. Le principali idrometeore più frequenti alle nostre latitudini sono: -la pioggia -la pioviggine -la neve -la grandine -la nebbia -la rugiada -la brina -le trombe d’aria-trombe marine I temporali fanno parte delle elettrometeore Vanno menzionate anche: la galaverna, il vetrone, gli uragani. La pioggia Precipitazione di gocce d’acqua con diametro superiore a 0,5 mm e con velocità di caduta (con calma di vento) superiore a 3 m/s. A seconda della sua intensità la pioggia può essere definita debole, moderata o forte. In base alle sue caratteristiche di precipitazione può essere considerata intermittente o continua. In meteorologia la pioggia si misura in millimetri: 1 mm di pioggia equivale a 1 litri d’acqua caduti su una superficie di 1 metro quadrato. L’intensità di un evento di pioggia viene misurata in base ai millimetri caduti in un determinato intervallo di tempo: pioggia debole - fino a 2 mm in un’ora; pioggia moderata - tra 2 e 6 mm/h; pioggia forte - oltre i 6 mm/h; rovescio - oltre i 10 mm/h; nubifragio - oltre i 30 mm/h. 27 14/03/2011 La causa della formazione della pioggia è da attribuire ad alcuni processi. Accrescimento per coalescenza; Accrescimento per condensazione; (condensazione del vapore sovrasaturo dell’aria all’interno della nube sulle gocce già esistenti) Accrescimento dei cristalli di ghiaccio; Coalescenza: aggregazione di goccioline in seguito a collisioni. Le correnti ascendenti sono in grado di arrestare la caduta delle gocce e a sospingerle nuovamente verso l’alto: si creano così continui saliscendi duranti i quali le dimensioni e il peso delle gocce aumentano a causa delle collisioni. Quando il diametro delle gocce raggiungono dimensioni sufficientemente grandi, in genere oltre i 200 micron fino a qualche millimetro, non essendo più sostenute dalle correnti ascendenti, precipitano dalla nube dando vita alla pioggia. La misurazione della pioggia viene effettuata attraverso il pluviometro. La pioviggine Precipitazione di numerosissime microscopiche goccioline d’acqua di diametro inferiore a 0,5 mm che spesso volteggiano nell’aria e con una velocità di caduta molto debole. Tale precipitazioni non supera la quantità di 1 mm l’ora. Per sua natura proviene da una compatta formazione di strati in presenza di venti deboli. 28 14/03/2011 La neve La neve è costituita da cristalli di ghiaccio che si agglomerano all’interno della nube quando la temperatura è inferiore agli 0°C. I cristalli di ghiaccio assumono molteplici forme, in base alla temperatura e all’umidità della massa d’aria circostante, anche se la loro base di formazione è una caratteristica struttura stellata a sei punte. La dimensione di un cristallo di neve è compresa fra 0,4 e 0,8 micron e si forma all’interno di nubi stratificate, quando la temperatura è compresa fra 20°C e -40°C. Successivamente, visto che l’aria nella nube è soprassatura, il vapore acqueo condensa sui cristalli di ghiaccio andando ad aumentarne la dimensione. I cristalli di ghiaccio sono relativamente pesanti e tendono a cadere ad una velocità di circa 50 cm/sec aumentando spesso di volume durante la discesa verso il suolo. Se durante la loro corsa verso il basso incontrano aria secca possono evaporare, se la temperatura nei pressi del suolo è superiore agli 0°C si sciolgono in pioggia, mentre quando raggiungono il suolo intatti sono chiamati neve. Le nevicate più intense avvengono quando la temperatura è prossima agli 0°C ed un suo lievissimo aumento provoca la caduta di pioggia anche intensa. E’ per questo motivo che la previsione di una precipitazione nevosa, soprattutto sulle zone pianeggianti, è molto difficoltosa. Se si esclude il fattore della temperatura i presupposti che occorrono perché possa cadere la neve sono gli stessi che servono perché cada la pioggia e cioè: presenza di una massa d’aria al suolo relativamente più calda ed umida di quella circostante ed un “motore” che ne innesca un movimento ascensionale. L'intensità di una precipitazione nevosa si misura in cm/h e si ha che per una precipitazione di debole intensità l’accumulo al suolo deve essere di almeno 0,5 cm/h una precipitazione di media intensità l’accumulo al suolo deve essere di almeno 1 cm/h una precipitazione intensa l’accumulo al suolo deve essere di almeno 2,5cm/h 29 14/03/2011 La grandine All'interno di un cumulonembo, nello strato di nube in cui la temperatura è compresa fra 0°C e -10°C, coesistono cristallini di ghiaccio e goccioline d'acqua sopraffuse, cioè rimaste allo stato liquido malgrado la temperatura dell'aria sia negativa. In queste condizioni particolari i cristalli di ghiaccio tendono ad accrescersi per processi di sublimazione (passaggio dallo stato di vapor acqueo a quello di ghiaccio) a spese delle goccioline di acqua che tendono invece ad evaporare. Questi piccolissimi granuli di ghiaccio, mantenuti all'interno della nube temporalesca da imponenti correnti ascendenti (updrafts), collidono con le goccioline sopraffuse accrescendo ulteriormente le proprie dimensioni. Quando i chicchi di grandine saranno diventati tanto pesanti da non poter essere più sorretti dalle correnti ascendenti, precipiteranno violentemente verso il suolo con le conseguenze che tutti conoscono. Dimensioni e durata. Un rovescio di grandine ha una durata media compresa fra 5 e 10 minuti e i chicchi hanno dimensioni che vanno generalmente da 1 a 3 cm anche se il loro diametro può tranquillamente essere superiore. Normalmente i chicchi di grandine cadono a terra nella fase iniziale dello stadio di maturità di un temporale, ma non è da escludere una grandinata nella sua fase terminale se è in atto un processo di rinvigorimento ad opera di nuove celle temporalesche. Nella stragrande maggioranza dei casi la grandine cade mista a pioggia tuttavia può accadere che si presenti, almeno in una prima fase, a carattere secco. 30 14/03/2011 La nebbia Per nebbia si intende la condensazione del vapore acqueo in prossimità del suolo in minuscole goccioline di acqua, dell'ordine dei 5-10 micron, che modificano le proprietà ottiche dell'aria riducendo la visibilità orizzontale al di sotto di un chilometro. Caligine: visibilità superiore ai 10 chilometri Foschia: visibilità compresa fra 1 e 10 chilometri. Nebbia spessa: visibilità fino a 200 metri. Nebbia fitta: visibilità fino compresa fra 30 e 50 metri. Nebbia densa: visibilità inferiore a 30 metri Appare subito una stretta analogia: nubi e nebbie sono entrambe il risultato della condensazione del vapore acqueo presente nell'aria. Se infatti non si va ad indagare nel dettaglio sulle modalità attraverso le quali avviene questa condensazione, una nebbia si distingue da una nube solo per il semplice fatto che la sua base coincide con il suolo. nebbia = aria umida al suolo + cielo sereno + scarsa ventilazione. Rugiada e brina Rugiada: è un deposito di piccole goccioline d’acqua su una superficie causato dalla condensazione del vapore acqueo presente nell'aria quando questa si raffredda al di sotto del punto di rugiada; questo avviene specialmente per irraggiamento, cioè nelle notti serene e senza vento Punto di rugiada (temperatura di rugiada): si intende la temperatura alla quale, a pressione costante, l'aria (o, più precisamente, la miscela ariavapore) diventa satura di vapore acqueo. Essa indica a che temperatura deve essere portata l'aria per farla condensare in rugiada, senza alcun cambiamento di pressione. Se il punto di rugiada cade sotto 0 °C, esso viene chiamato anche punto di brina. Brina: si forma nelle notti invernali, serene, senza vento e con temperature inferiore a 0°C.; le goccioline d’acqua passano allo stato solido formando uno strato di cristalli di ghiaccio sulla superficie cui poggia. 31 14/03/2011 I temporali La formazione di un temporale è dovuta al sollevamento di aria molto umida dal suolo fino a 800-1500m; il raffreddamento per espansione dell’aria in ascesa determina la condensazione del vapore acqueo in una miriade si goccioline minutissime. Il calore liberato dalla fase di condensazione fa sì che venga mantenuto il moto di ascesa e consente alla nube di propagarsi fino a raggiungere e talvolta superare la tropopausa in pochi minuti. Classificazione Temporali frontali: generati dal sopraggiungere di un fronte freddo. L’aria fredda innalza repentinamente l’aria davanti a sé (calda). Associati a vaste aree di maltempo; si possono sviluppare a qualunque ora del giorno o della notte. Temporali orografici: originati da masse d’aria che incontrano superfici montuose a barriera. L’aria costretta a salire se è abbastanza umida genera temporali. Caso tipico correnti meridionali che impattano sul versante italiano delle Alpi. Temporali di calore: generati dall’intenso riscaldamento del suolo che porta all’innalzamento di una “bolla di aria calda”. Fenomeno locale anche in condizioni di pressione elevata. Tipici del periodo estivo. 32 14/03/2011 l temporale è costituito da un’insieme di celle temporalesche il cui diametro non supera quasi mai i 10 km. Le celle temporalesche si presentano in successione lungo la direzione del vento e lo sviluppo di una nuova si genera quando l’ultima è nella fase di pioggia e le correnti fredde discendenti (outodraft e outflow) sono attive. Questa corrente di aria fredda si incunea sotto l’aria caldo-umida, presente al livello del suolo, e sollevandola innesca un nuovo stadio di formazione (o cumulo). Segnali premonitori La comparsa durante l’arco della mattinata di Altocumulus Castellanus dalla classica forma a torretta che indicano instabilità nell'atmosfera e preludono la formazione di temporali nelle ore pomeridiane. Altri segnali si possono leggere dal movimento dei cumuli in quota: un movimento da NE a SW indica buone possibilità che si verifichi un temporale. un movimento da W o NW prelude stabilità questo in caso di temporali di calore. un movimento da ovest indica l'inizio dei primi fenomeni durante i temporali frontali. Anche la visibilità è importante: un aumento della foschia indica maggiore umidità presente nell'aria nei bassi strati che potrebbe andare ad alimentare fenomeni temporaleschi anche di notevole intensità; un miglioramento della visibilità, al contrario, prelude l' arrivo di correnti fresche ma secche che inibiranno la convezione e toglieranno umidità nei bassi strati. Infine la pressione: prima dell' arrivo del temporale si assiste ad un calo della pressione atmosferica nell’ordine dei 1-3 hPa seguito poi da un aumento del valore pressorio durante i primi rovesci. 33 14/03/2011 Le trombe d’aria Sono vortici d'aria, dotati di un moto traslatorio, la cui presenza si manifesta con una colonna scura, spesso a forma di imbuto (da cui deriva il nome) con la parte più stretta verso il suolo. Questa colonna è in realtà una nube di goccioline d'acqua mescolate a polvere e rottami. Vicino al suolo tali detriti sono abbondanti, perchè la bassa pressione risucchia l'aria verso l'interno e verso la parte più alta della colonna. In parte i detriti possono essere scagliati al di fuori dell'area in cui si ha la più forte velocità del vento, altri vengono strappati al suolo in un ciclo continuo. La forma a imbuto si deve al fatto che, nella parte superiore della colonna, l'aria in ascesa si espande, provocando un aumento dell'umidità relativa e della condensazione. Nella fase iniziale il "tubo" è più o meno verticale, poi, mano a mano che la nube si sposta, diventa sempre più inclinato, tanto che, in alcuni casi, se ne distacca, diventando un vortice autonomo. ll diametro del vortice varia da pochi metri a qualche centinaio di metri, con una media di 200. Eccezionalmente possono raggiungere diametri al suolo di 2.5 Km I venti sono vorticosi e molto forti anche all'esterno del tubo, all’interno raggiungono velocità tra i 100 e i 500km/h . Il ciclo di vita di questi vortici varia entro limiti molto ampi: possono percorrere da pochi metri a svariate centinaia di metri. La velocità di traslazione può essere compresa tra i 50 e gli 80 Km/h. Anche per la durata vi sono limiti molto ampi: si va da alcuni secondi ad un massimo di una mezz'ora per le trombe d'aria più potenti. La formazione delle trombe d’aria e marine è collegata a condizioni di forte instabilità atmosferica (strato di aria fredda sopra una massa d’aria molto calda e umida in prossimità del suolo) e al verificarsi di moti verticali e di fenomeni di richiamo dell’aria circostante verso la base della nube temporalesca, analogamente a quanto accade per l’innescarsi di forti temporali. Le trombe d’aria hanno origine dalle nubi temporalesche (i cumulonembi) dalle quali scendono verso il suolo. Nel centro della colonna d’aria in rotazione si forma un profonda depressione che provoca un forte gradiente barico fra il centro e la periferia, pari a circa 20÷30 hPa; viene pertanto risucchiata verso l’interno l’aria che gira attorno al centro della bassa pressione con una velocità che arriva a 100-150 km/h 34 14/03/2011 35