Antigone ispira il cinema italiano Due cineasti italiani affrontano un problema di attualità per l'Italia: con i loro film, Crialese e Olmi cantano la ribellione a leggi contro l'umanità (di Luigi Silvi). Segue ... 19-10-2011 Due autori italiani affrontano un problema di prima attualità per il nostro Paese: l'accoglienza dei migranti. Emanuele Crialese con "Terraferma" si aggiudica il Premio Speciale della Giuria a Venezia e anche "Il villaggio di cartone" di Ermanno Olmi viene proiettato nelle giornate del Festival lagunare. Crialese ambienta la vicenda da lui narrata nell'isola di Linosa, dove si ripete l'eterno confronto tra chi vuole che le cose restino come sono e chi aspira a nuove forme di guadagno, e chi tra questi sceglie la correttezza e chi segue altre strade. Ma il tema fondamentale è la solidarietà al di là delle razze, delle etnie e delle nazionalità, la giustizia e il rispetto delle sacrosante leggi dei padri e il rifiuto di quelle inique imposte da un governo che è fuori dal sentire comune. Il vecchio pescatore Ernesto (Mimmo Cuticchio), sebbene la Capitaneria di porto gli imponga di allontanarsi dal barcone di migranti, che verrà raggiunto da una motovedetta della Guardia di Finanza, sceglie di soccorrerli sostenendo di non aver mai abbandonato nessun uomo in mare, come si è sempre fatto da quando una barca ha solcato le onde del Mediterraneo. Ospita i profughi a casa sua, la barca gli viene sequestrata, ma il nipote nottetempo se ne riappropria per riportare sulla terraferma una donna con due figli che deve raggiungere il marito a Torino. Sulla riviera, dove schiere di turisti prendono il sole, giunge stremato un gruppo di profughi, che la gente immediatamente e amorevolmente soccorre, prima che ciò sia impedito tra lo stupore e lo sdegno generale da un gruppo di carabinieri con guanti di plastica e mascherine al viso: la reazione dei villeggianti è un sotteso omaggio ai lampedusani che, nonostante la complessa situazione in cui sono posti dalla geografia, quando un boat-people si rovesciò di fronte alla spiaggia dell'isola si lanciarono a nuoto a soccorrere i naufraghi. Fa piacere che tra tanti maestri del cinema italiano, sia stato scelto per concorrere all'Oscar per il miglior film straniero questo film di Crialese, che farà conoscere al mondo la vera faccia e il vero spirito del popolo italiano. Lo stesso tema, seppure con implicazioni diverse, è affrontato da Ermanno Olmi ne "Il villaggio di cartone". Il sipario cala su una chiesa, che viene dismessa a causa della cosiddetta desertificazione dello spazio religioso; il tempio, spogliato degli arredi sacri, diviene rifugio per un gruppo di migranti in transito verso la Francia; che sono fraternamente accolti dal vecchio parroco, mentre al di fuori risuonano sirene, raffiche di mitra, rombi di elicottero e grida di aiuto di una barbara e vergognosa caccia all'uomo. Nell'anziano prete si fa spazio la convinzione che la Carità conti più della Fede e alla luce di questo impedisce l'ingresso nella chiesa alle forze della sicurezza. Ma viene tradito dal sacrestano, che il prete definisce Caino, quello la cui fede portava a sacrificare a Dio gli scarti. La gran parte della critica si sofferma sugli eccessi omiletici e apologetici del film, oppure sul discorso Fede/Carità. La stolta stampa di destra coglie l'occasione per attaccare la Teologia della Liberazione, che secondo essa aveva lo scopo, scegliendo l'opzione dei poveri e degli ultimi, di scardinare la chiesa come istituzione, ma dimenticando che tale teologia si rifà direttamente a Paolo ("la Fede opera per mezzo della Carità") e a Giacomo ("La Fede senza opere è morta"); gli stessi stolti rilanciano l'atteggiamento dell'allora Cardinal Ratzinger che condanno i teologi della liberazione. Gli stolti si comportano filisteicamente dimenticando il vasto e approfondito dibattito, che su questi temi si svolse nella Chiesa e non citando che tra i consulenti e ispiratori della pellicola c'è il Cardinale Ravasi. Sempre la stampa stolta sostiene che nel film c'è troppa letteratura e d'altra parte che ci si può aspettare da chi sostiene un ministro che afferma "Con Dante non si mangia"? A tutti però sfugge un dato fondamentale: l'atteggiamento del vecchio pescatore e dell'anziano sacerdote affonda le proprie radici nella tradizione millenaria del Mediterraneo, che nella storia ha portato alla rovina chiunque abbia tentato di opporvisi: il mito greco, esaltato dai suoi tragediografi, sancisce che la giustizia va al di là di leggi inique imposte dal tiranno di turno, con la figura di Antigone. L'eroina sofoclea difende nel grande duello della Storia le leggi divine, sacre, inviolabili contro quelle dei tiranni, e attraverso la figura di Antigone si esprime il canto della fede nei valori umani supremi. Nonostante i divieti del dittatore, Antigone compie, in piena responsabilità e serenità, il proprio dovere, pur correndo verso il sacrificio della sua stessa vita, per affermare, con il proprio martirio, i diritti della pietà e il valore indistruttibile della bontà, con atteggiamento eroico. Il pescatore e il prete, novelli Antigoni, sono l'anima e il sentire profondo di un popolo e di un'umanità che da sempre si ribellano a qualunque costo, anche personale, alla violenza, alla sopraffazione, all'egoismo. www.paneacqua.it