Percorso Q - Zanichelli online per la scuola

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unità Q1
nazionalismo e socialismo in asia e africa
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Classe
...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . percorso
Q
Sintesi dell’unità Q1
1.1La decolonizzazione nella penisola indiana
Anche nei paesi del sud-est asiatico, la Birmania, l’Indonesia e la Malaysia, la decolonizzazione fu
rapida, ma tra alcuni dei nuovi Stati nacquero tensioni territoriali. I governi di alcuni di questi paesi
si ispirarono al socialismo, adattandolo però alle tradizioni e alle situazioni locali. In Birmania dopo
un lungo periodo di democrazia parlamentare guidata da U Nu, i militari nel 1962 effettuarono un
colpo di stato e instaurarono un regime dittatoriale. Taiwan, sede del governo nazionalista cinese, fu
l’unico Stato che vide un forte sviluppo economico, grazie al sostegno degli Stati Uniti e alla sua
posizione strategica (si trova nell’area economica del Giappone).
1.2Il Vietnam
L’incontro tra nazionalismo e comunismo caratterizzò le vicende del Vietnam, dove i comunisti guidati da Ho Chi-Minh dovettero lottare contro i francesi, i quali avevano ancora interesse a controllare la penisola indocinese. Nel 1954 il governo francese, dopo una dura sconfitta, fu costretto ad
abbandonare l’Indocina. A Ginevra, nello stesso anno, vennero stipulati degli accordi in base ai
quali il Laos e la Cambogia sarebbero diventati indipendenti, mentre il Vietnam sarebbe rimasto
diviso in due parti all’altezza del 17° parallelo, in attesa di un verdetto elettorale per raggiungere
l’unità.
1.3, 1.5Nazionalismo e socialismo in Africa
La questione dell’indipendenza dell’Africa fu posta decisamente solo negli anni tra le due guerre
mondiali per l’impulso che venne dai 14 punti di Wilson e da un’ideologia chiamata panafricanismo,
secondo la quale si auspicava che l’Africa fosse governata con il consenso degli africani.
I popoli africani che conquistavano la libertà guardavano al nazionalismo e al socialismo. Ma le
ideologie nazionaliste e socialiste africane erano molto diverse da quelle europee. La concezione
egualitaria proclamata da alcuni teorici e capi di stato, come Nyerere, Kaunda e Nkrumah, era ricca
di elementi della tradizione tribale. Inoltre, la mancanza di strutture democratiche spingeva alcuni
dei leader africani a credere che il socialismo potesse essere instaurato in Africa solo dopo lunghi
periodi di governo autoritario.
1.4L’Africa francese
Il processo di decolonizzazione nell’Africa francese si svolse in maniera lunga e faticosa. Il Marocco
riuscì a raggiungere l’indipendenza nel 1955, grazie anche ad azioni terroristiche da parte dei nazionalisti marocchini. La Tunisia ottenne l’indipendenza nel 1956 e anche qui la lotta fu condotta da
gruppi terroristici, ma in questa regione i coloni risposero con metodi altrettanto violenti.
Idee per insegnare la storia con
Lepre, Petraccone la storia © Zanichelli 2012
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Sintesi
1.2I paesi del sud-est asiatico
didattica
su misura
Già negli ultimi decenni dell’Ottocento era nato in India un movimento nazionalista, con la fondazione del primo grande partito sorto in una colonia: il Partito del Congresso. In Sudafrica l’indiano
Mohandas Gandhi diede inizio ad un metodo di lotta non violenta, basato sulla disobbedienza civile, per ottenere l’indipendenza dell’India. Gandhi riuscì ad unire nella lotta sia la popolazione induista sia quella musulmana. Gli inglesi, però, ricorsero spesso alla repressione e all’arresto sistematico del leader indiano. Fu in queste circostanze che Gandhi utilizzò per la prima volta il digiuno come forma di resistenza e protesta.
Nel corso della seconda guerra mondiale, anche per controbilanciare la propaganda giapponese,
Gran Bretagna e Francia promisero la fine del colonialismo e dopo il 1945 furono costrette a mantenere la promessa. Ma la costruzione dei nuovi Stati fu difficile anche nei paesi, come l’India, che ottennero facilmente l’indipendenza. Subito dopo averla conquistata, nel 1947, l’India si divise infatti
in due: l’Unione Indiana, di religione induista, e il Pakistan, di religione musulmana. Quest’ultimo,
territorialmente diviso in due parti, conobbe un nuovo processo di separazione quando una di esse,
con una forte minoranza induista, formò uno Stato autonomo, il Bangladesh.
Dopo l’indipendenza dell’India il Partito del Congresso, guidato da Jawaharlal Nehru, cercò di
sviluppare l’economia del paese attraverso pianificazioni, sull’esempio sovietico, ma il processo fu
molto lento. Il Pakistan invece divenne, nel 1956, una «repubblica islamica».
percorso
Q
unità Q2
il sessantotto e la fine dell’imperialismo
nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classe
...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In Algeria vi era una forte minoranza di origine francese, composta da persone in gran parte nate in
Algeria e che consideravano questo paese come la vera patria. Nel 1954 i nazionalisti rivoluzionari
formarono il Fronte nazionale di liberazione (FNL) e iniziarono una lotta armata contro i coloni.
Ebbe origine così la guerra d’Algeria, che si concluse soltanto nel 1962, grazie all’intervento di De
Gaulle che, diventato presidente nel 1958, indisse un referendum sull’indipendenza dell’Algeria.
1.6 Il Terzo Mondo
I paesi del Terzo Mondo, come furono chiamati quelli che non appartenevano né al mondo capitalistico né a quello comunista, cercarono di assumere una propria dimensione internazionale attraverso le conferenze di Bandung (1955), del Cairo (1957) e di Belgrado (1961), schierandosi su una posizione di «non allineamento» fra i due blocchi e ponendosi come una forza di pace. Ma la guerra del
1962 tra India e Cina, terminata rapidamente con l’occupazione di una parte del Kashmir ad opera
dei cinesi, mostrò che anche i paesi non allineati ricorrevano alla forza, quando ritenevano che i loro
interessi geopolitici fossero minacciati.
didattica
su misura
Sintesi
Sintesi dell’unità Q2
2.1 Gli Stati Uniti di Johnson e la guerra nel Vietnam
Nel 1963 Kennedy fu assassinato; nel 1968 venne ucciso anche Martin Luther King, da un razzista
bianco. Alla morte di Kennedy il suo progetto di rinnovamento sociale venne ripreso dal nuovo
presidente, Lyndon Johnson, che lo definì la «grande società»: nel 1964, infatti, fece approvare il Ci‑
vil Rights Act (Legge sui diritti civili), con cui terminò ogni discriminazione razziale. Johnson continuò anche la politica di Kennedy in Asia, intensificando i finanziamenti e la fornitura di armi al governo del Vietnam del Sud, dove i comunisti avevano formato un Fronte nazionale di liberazione e,
con il sostegno del Vietnam del Nord, avevano dato inizio a una guerra civile. Nel 1964, in seguito a
un attacco da parte del Vietnam del Nord contro alcune navi americane cominciò l’intervento militare statunitense. L’anno successivo vennero spediti 180 000 soldati americani nel sud del paese, ma
il Vietnam resistette, forte di retrovie come la Repubblica popolare cinese e l’Unione Sovietica. Nel
1975 la guerra si concluse con la sconfitta degli Stati Uniti, che dovettero abbandonare il Vietnam,
che si unificò sotto un governo comunista. La guerra ebbe conseguenze tragiche nella confinante
Cambogia, dove nel 1975 Pol Pot prese il potere e, volendo attuare una forma estrema di comunismo, massacrò milioni di abitanti.
2.2Rivoluzione e sviluppo economico nei paesi poveri
Ernesto Che Guevara, uno dei dirigenti cubani che avevano combattuto a fianco di Castro, elaborò
un progetto per esportare la rivoluzione in tutti i paesi poveri. Ma il suo tentativo fallì e, nel 1967,
Che Guevara fu ucciso in Bolivia. Alcuni paesi asiatici (Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Malaysia,
Indonesia, Thailandia e Hong Kong) furono invece in grado di uscire dall’arretratezza, grazie a una
rapida crescita economica. Grazie a diversi fattori le industrie furono in grado di produrre merci a
prezzi molto competitivi e di imporsi così nel mercato mondiale.
2.3Il Sessantotto
Con il termine Sessantotto viene indicato l’insieme dei movimenti che, verso la fine degli anni Sessanta, contestarono le tradizioni e il principio di autorità, anche se ci furono notevoli differenze fra i
movimenti europei e quelli americani. Negli Stati Uniti i protagonisti del Sessantotto si batterono
anzitutto per la pace nel Vietnam. In Europa, invece, la lotta s’indirizzò contro tutte le istituzioni.
Anche il mondo comunista fu scosso dalla protesta nel corso del 1968: in Cecoslovacchia ebbe inizio
un programma di rinnovamento del socialismo, in cui si volevano garantire maggiori libertà all’individuo e che prese il nome di «primavera di Praga». Ma i tentativi di riforma vennero soffocati
dall’intervento sovietico e Dubček, che era stato l’ispiratore del tentativo di svolta, dovette abbandonare la vita politica.
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il sessantotto e la fine dell’imperialismo
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2.4La «rivoluzione culturale» in Cina
Molto più drammatici furono gli avvenimenti in Cina, dove Mao aveva promosso una «rivoluzione
culturale», che avrebbe dovuto eliminare ogni residuo del passato. Ne furono protagoniste le giovanissime «guardie rosse», che, su ispirazione di Mao, attaccarono tutte le autorità, compresi i dirigenti del partito comunista. La loro azione gettò il paese nell’anarchia e alla fine dovette intervenire
l’esercito per ristabilire l’ordine. La rivoluzione culturale rappresentò un modello ideologico anche
per il movimento del Sessantotto europeo.
2.6 Gli «anni di piombo»
Negli anni Settanta ci furono due fenomeni potenzialmente destabilizzanti: lo stragismo e il terrorismo. Gli autori delle stragi mirarono a incutere paura nell’opinione pubblica, con alcuni gravi attentati che colpivano luoghi affollati, in modo da provocare morti fra la popolazione civile. Il primo attentato fu a Milano nel 1969, presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana; ne seguirono due nel 1974, uno durante un comizio sindacale a Brescia e l’altro sul treno Italicus. Infine,
nel 1980, venne fatta esplodere una bomba nella stazione di Bologna. In alcuni casi si arrivò alla
condanna degli esecutori degli attentati, ma rimasero irrisolti vari dubbi sui veri mandanti. I terroristi, nati nell’ambito della sinistra extraparlamentare, volevano invece spingere le masse popolari alla lotta armata, colpendo uomini che venivano considerati emblematici del potere borghese: il gruppo terroristico più importante era quello delle Brigate Rosse, formato nel 1970. Nel 1973 Berlinguer,
segretario del PCI, preoccupato per le forti tensioni sociali e temendo che in Italia potesse verificarsi un colpo di stato analogo a quello che era avvenuto in Cile, progettò un accordo con la DC, che fu
definito «compromesso storico».
Nel 1974 il referendum sul divorzio, vinto da coloro che erano favorevoli, aprì nuovi contrasti tra
la DC e il PCI, ma il dialogo tra i due partiti non fu interrotto. Nel marzo del 1978 il democristiano
Giulio Andreotti formò un governo che avrebbe dovuto essere sostenuto dal PCI e il «compromesso storico» sembrò prossimo a realizzarsi. Ma il rapimento e l’uccisione da parte delle Brigate Rosse
di Aldo Moro, che era un deciso sostenitore del compromesso, fecero fallire quel progetto, dando
inizio a un periodo di gravi difficoltà e di pericoli per le istituzioni democratiche. I governi di solidarietà nazionale consentirono di superarli, ma l’ipotesi del «compromesso storico» era svanita. Si
venne a formare un governo formato da cinque partiti: DC, PSI, PRI, PLI e PSDI, che prese il nome
di pentapartito.
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Sintesi
Il Sessantotto in Italia
Nel 1961 venne concessa ai diplomati degli istituti tecnici la possibilità di iscriversi alle facoltà scientifiche e nel 1962 la scuola dell’obbligo venne portata fino a 14 anni. Le riforme scolastiche attuate
dal centro-sinistra resero più agevole l’accesso all’università, ma l’aumento della popolazione universitaria mostrò l’inadeguatezza delle strutture didattiche ed edilizie. Nello stesso tempo molti giovani si accorsero che la laurea non apriva loro la strada alla conquista di un posto di rilievo nella
società. Il malcontento studentesco diede vita nel 1966 alle prime agitazioni, che diventarono un fenomeno di massa alla fine del 1967.
Dopo avere posto una serie di richieste che riguardavano l’ordinamento degli studi, i gruppi che
dirigevano il movimento si posero obiettivi politici. L’ideologia che li ispirava era il marxismo, ma
soprattutto la «rivoluzione culturale» di Mao Zedong, nel suo significato di rivolta contro le tradizioni e il principio di autorità. Nel settembre del 1969 al Sessantotto degli studenti si aggiunse quello
degli operai.
Ebbe inizio infatti l’«autunno caldo», che, attraverso una massiccia ondata di scioperi, portò la
classe operaia a una serie di conquiste normative e salariali. Nel maggio del 1970 fu approvato infatti lo Statuto dei lavoratori, con il quale venivano tutelati i diritti costituzionali all’interno della fabbrica. Il movimento del Sessantotto non conseguì obiettivi evidenti sul piano politico: i risultati delle
elezioni del 1972 non furono sostanzialmente diversi da quelli del 1968. In realtà, il Sessantotto agì
soprattutto sul piano socio-antropologico, provocando mutamenti molto rilevanti nelle abitudini e
nei costumi degli italiani. In quegli anni il movimento femminista, che tra Ottocento e Novecento si
era prefisso soprattutto obiettivi politici, mutò carattere, perché, oltre a porre la questione dell’uguaglianza, rivendicò orgogliosamente la «diversità delle donne». Una delle conquiste più importanti di
questo movimento fu l’approvazione, nel 1975, del nuovo diritto di famiglia, che prevedeva la parità
giuridica tra coniugi, contrapponendosi così al consuetudinario predominio dell’uomo nell’ambito
familiare.
didattica
su misura
2.5
percorso
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unità Q2
il sessantotto e la fine dell’imperialismo
nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.7La fine dell’egemonia della Democrazia cristiana
Questo governo attraversò una fase di transizione, che si concluse nel 1981, con la nomina del repubblicano Giovanni Spadolini, il primo esponente dei partiti laici a diventare presidente del consiglio. Il predominio della DC si avviava alla fine, che fu sancita dalla nascita, nel 1983, del governo
guidato da Bettino Craxi, segretario del PSI.
2.8 Gli Stati Uniti da Nixon a Carter
didattica
su misura
Sintesi
Il Sessantotto provocò, come contraccolpo, uno spostamento a destra degli elettori, in alcuni dei
paesi che erano stati al centro del movimento. Nel 1968 fu eletto presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, un repubblicano pragmatico, che nel 1972 iniziò ad adottare una politica di riavvicinamento con la Repubblica popolare cinese. Nixon, però, combatté il comunismo ovunque e con tutti
i mezzi, ma fu costretto a dimettersi nel 1974, a causa di una vicenda di spionaggio politico nella sede del Partito democratico, in cui vennero coinvolti alcuni suoi collaboratori (scandalo del Watergate). Nixon venne sostituito dal vicepresidente Gerald Ford, il quale pose fine alla guerra del Vietnam nel 1975, quando gli USA furono costretti a ritirare le loro truppe. Le elezioni del 1976 furono
vinte dal democratico Carter, meno pragmatico di Nixon: in politica estera convinse Israele ed Egitto a trovare un accordo sul Medio Oriente, ma inasprì i rapporti con l’URSS, in seguito all’invasione
sovietica dell’Afghanistan. In politica interna si pose importanti obiettivi, senza riuscire a raggiungerli.
2.8La Francia, la Germania e la Gran Bretagna
A conclusione del Sessantotto nacquero in Francia governi di destra, guidati prima da De Gaulle e
poi da Pompidou e da Giscard d’Estaing. Soltanto nel 1981 un socialista, Mitterrand, sarebbe diventato presidente della repubblica. In Germania, invece, proseguì l’ascesa dei socialdemocratici, che
nel 1969 furono chiamati dagli elettori alla guida del paese. In Gran Bretagna laburisti e conservatori si alternarono al potere senza che si verificassero vistosi cambiamenti in politica economica o in
politica estera, fino al 1979, quando la guida del governo fu assunta da Margaret Thatcher, sostenitrice di un ridimensionamento del welfare state. La Thatcher affrontò i problemi di politica estera
con la stessa energia dimostrata nell’affrontare quelli di politica interna. La prova più difficile fu la
guerra con l’Argentina, ma la «Lady di ferro» portò la Gran Bretagna a una rapida vittoria.
2.9 L’autoritarismo nell’America Latina
Durante la presidenza di Nixon, nel 1973, la CIA sostenne l’azione del generale Pinochet in Cile,
che portò alla morte del legittimo presidente Salvador Allende e all’instaurazione di una dittatura.
Anche in Brasile e in Argentina i governi insediati dai militari governarono in maniera autoritaria.
Il miglioramento della situazione economica in Cile garantì a Pinochet un certo appoggio da parte
dei ceti medi e la sua dittatura terminò, pacificamente, solo nel 1988. In Argentina la dittatura militare perseguitò duramente gli oppositori. Il tentativo del presidente Galtieri nel 1982 di attenuare il
malcontento popolare attraverso il nazionalismo, occupando le isole Falkland, possedimento britannico che gli argentini chiamano Malvinas, provocò la fine del regime militare, perché l’Argentina
fu sconfitta dalla Gran Bretagna. In Brasile la dittatura terminò nel 1985.
2.10, 2.11La fine delle dittature in Europa e le rivoluzioni in Africa
Tra il 1974 e il 1977 ebbero fine i regimi autoritari in Portogallo, in Grecia e in Spagna e tutta l’Europa occidentale tornò alla democrazia. La liberazione delle colonie portoghesi dell’Angola e del Mozambico e la contemporanea sconfitta degli USA nel Vietnam mise fine all’imperialismo politicomilitare. In Angola, Mozambico ed Etiopia si instaurarono regimi ispirati al marxismo, sostenuti da
Cuba e, soprattutto, dall’Unione Sovietica, che estese così la propria influenza.
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