Lo sai di Gerico... - Casa Famiglia Gerico

Anno 7 Numero 1
pagina 1
Biagio Antonacci nasce a Milano nel
1963.
Cresce a Rozzano, alla periferia di Milano,
e ben presto si appassiona alla musica.
Suona la batteria sin da giovanissimo.
Scrive canzoni e frequenta l’ambiente
discografico milanese fino a quando, nel
1988, ottiene il suo primo contratto
discografico che lo porta a partecipare al
Festival di Saremo di quell’ anno, nella
sezione “nuove proposte”, con il brano
“Voglio vivere in un attimo”.
Ma è solo nel 1989 che viene
pubblicato il suo primo album “Sono cose che capitano”. Nel 1992 si assiste al primo grande successo di
Biagio: si tratta del brano “Liberatemi”, che promuove un album che porta lo stesso titolo. Accanto alla
musica, Biagio trova comunque il modo di dedicarsi ad un’altra grande passione, quella del calcio. Nel
1993 Biagio ottiene un grande successo di critica e di pubblico presentando al Festival di Sanremo la
canzone “Non so più a chi credere”. Per un nuovo album bisogna aspettare fino al 1994, anno in cui
esce “Biagio Antonacci”, composto da 13 canzoni tra cui “Se io se lei”. Nell’autunno del 1996 esce “Il
mucchio”, dove Biagio figura anche come produttore. Il primo singolo si intitola “Se è vero che ci sei”.
Nel 2000 Biagio conferma le sue doti di autore scrivendo, per Laura Pausini, il brano “Tra te e il mare”
che riscuote consensi di critica e di pubblico in Italia e all’estero. L’anno successivo viene pubblicato
l’album 9/NOV/2001, album che non vuole fare un esame della società, ma che parla di sogni, di stati
d’animo, di amore, di sentimenti. Nel 2004 Biagio scrive, ancora una volta per Laura Pausini, il
brano”Vivimi”,che nuovamente riscuote grande successo.
Il 30 giugno 2007, l’artista si esibisce in uno straordinario concerto allo stadio San Siro di Milano, show
memorabile che ha ripercorso i maggiori successi di Biagio degli inizi fino ad oggi.
Anno 7 Numero 1
pagina 2
Il 31 ottobre 2008 esce “Il cielo ha una porta sola”, che contiene quattro inediti e tutti i suoi più grandi
successi reinterpretati. Una rivisitazione che raggiunge l’apice nella nuova versione di “Tra te e il mare”,
che Biagio riprende come autore originale e rivisita in un’inedita veste rock.
Il 13 aprile 2010 esce il suo nuovo album “Inaspettata”.
Il 3 luglio2011, a Roma, Biagio Antonacci è il primo cantautore italiano a tenere un concerto pop all’
interno del Colosseo. Tale evento musicale viene i immortalato in “Colosseo”, il primo album interamente
dal vivo di Biagio, composto da cd e dvd pubblicato ad ottobre 2011.
LE MIE CANZONI PREFERITE
Ho deciso di scrivere il testo di queste canzoni perché sono le mie preferite
Se io se lei
Se io,fossi stato un po’meno distante
un po' meno orgoglioso,
se lei fosse stata un po' meno gelosa
un po' meno nervosa un po' meno che
ma se io se lei se io se lei se io se lei
ma se noi, avessimo dato all' amore la giusta importanza
l'impegno e il valore
se noi, amare vuol dire anche a volte annullarsi per dare qualcosa più,
ma se io se lei se io se lei,
se io, se lei
adesso dove sei
sotto quale cielo pensi al tuo domani ma
sotto quale caldo lenzuolo
stai facendo bene l' amore
sono contento ama ....ama e non fermarti
Anno 7 Numero 1
pagina 3
e non avere nessuna paura
e non cercarmi dentro a nessuno
se io......se lei
se io, quando finisce c'è sempre chi chiude la porta
e chi invece sta male,
se lei, chi ha sbagliato alla fine non conta
conta solo che adesso non so’ più chi sei
se io se lei
adesso dove sei
sotto quale cielo pensi al tuo domani ma
sotto quale caldo lenzuolo
stai facendo bene l’amore
sono contento ama, ama non fermarti
e non aver nessuna paura
e non cercarmi dentro a nessuno
se io, se lei
sono contento ama
ama e non fermarti
e non cercarmi dentro a nessuno
e non aver nessuna paura
se io se lei
adesso dove sei
Anno 7 Numero 1
pagina 4
Iris
iris tra le tue poesie ho trovato qualcosa che parla di me
le hai scritte tutte con blu su pezzi di carta trovati
qua e là
dimmi dove, dimmi come
e con che cosa ascoltavi la mia vita, quando non
stavo con te
e che sapori e che umori respiravi, quando non
stavi con me...
iris mi viene da dirti … ti amo e lo sai non l’ ho
detto mai
quanta vita c’è quanta vita insieme a te
tu che ami e tu che non lo rinfacci mai
e non smetti mai di mostrarti come sei
quanta vita c’è in questa vita insieme a te
il mio nome …. Dillo piano
lo vorrei sentire sussurrare adesso che ti sono
vicino
la tua voce, mi arriva ,suona come un’onda che
mi porta il mare,
ma che cosa di più
iris ti ho detto ti amo e se questo ti piace
rimani con me..
Anno 7 Numero 1
pagina 5
quanta vita c’è quanta vita insieme a te
tu che ami e tu che non lo rinfacci mai
e non smetti mai di mostrarti come sei
quanta vita c’è in questa vita insieme a te
dimmi dove, dimmi come
e con che cosa ascoltavi la mia vita,quando non
stavi con me
e i sapori e che profumi respiravi, quando non
stavi con me,
iris ti amo davvero e se questo ti piace
rimani con me
sognami
che questa mia canzone . arrivi a te
ti porterà dove niente nessuno
l’ascolterà
la canterò con poca voce
sussurrandotela
e arriverò prima che tutti
addormenterai
e se mi sognerai
dal cielo cadrò.
Da qui risponderò
E se tristezza e vuoto avrai
Da qui. Cancellerò
Sognami se nevica
Sognami sono nuvola
Anno 7 Numero 1
pagina 6
Sono vento e nostalgia
Sono dove vai..
E semi sognerai
Quel viso riavrò
Mai più mai più quel piangere per me
Sorridi e riavrò..
Sognami se nevica
Sognami sono nuvola
Sono il tempo che consola
Sono dove vai,,
sognami mancato amore
la mia casa è insieme a te
sono l’ombra che farai
sognami da li
il mio cuore è li.
Il mio segreto…
Ho scelto di parlare di Biagio Antonacci perché
piace. Lo trovo romantico nelle canzoni che
scrive perché parlano d’amore. Mi fanno
piangere di gioia e mi emozionano.
mi
Quando ascolto le canzoni di Biagio penso ai
amici, che per me sono molto importanti.
miei
Le sue parole mi fanno pensare anche all’amore
sono molto innamorata del mio fidanzato.
e io
Mi piacerebbe poter conoscere Biagio e
vedere un suo concerto dal vivo. Spero che
prima o poi si riesca ad organizzare questa cosa
i miei amici di Casa Gerico.
con
Anno 7 Numero 1
Pag. 7
Il
Colosseo
L’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto con il nome di Colosseo, è uno dei monumenti di epoca romana più
famosi nel Mondo. Il nome Colosseo deriva dall’enorme statua bronzea di Nerone che venne eretta
nelle vicinanze e che, vista la grandezza, era conosciuta come il Colosso di Nerone.
La costruzione dell’anfiteatro venne avviata da Vespasiano ma completata nell’80 d.C. Fu aperto al
pubblico con una solenne inaugurazione durata ben cento giorni di cui rimangono delle descrizioni nelle
cronache antiche.
Il Colosseo venne costruito con lo specifico scopo di dare a Roma un luogo degno della fama dei suoi giochi
gladiatorii che venivano in precedenza svolti nell’edificio provvisorio in legno fatto costruire da Nerone nel
Campo Marzio, dopo che il vecchio anfiteatro di Tito Stanlio Tauro andò distrutto nel famoso incendio del
64 d.C.
In precedenza i giochi erano svolti o nel Foro Romano o nel Foro Boario che venivano dotati per queste
occasioni di strutture mobili.
Dopo il 523 d.C. non si hanno altre notizie di spettacoli; il Colosseo iniziò la sua fase di degrado che
trasformò l’anfiteatro in una cava di materiali per le costruzioni.
I blocchi di travertino impiegati per costruirlo provengono tutti dalle cave situate alle pendici della collina
su cui sorge Tivoli. Per portarli a Roma venne aperta una strada larga sei metri; giunti nel cantiere i blocchi
venivano lavorati e rifiniti.
I primi tre ordini
sono costituiti da ottanta arcate con capitelli tuscanici, ionici e
corinzi,
scalpellati in maniera non perfetta poiché non era necessaria una
rifinitura dei
particolari.
Nelle arcate del
secondo e terzo ordine erano situate delle statue.
Il quarto ordine è suddiviso in ottanta riquadri intervallati da quaranta finestre,una per ogni due arcate.
All’interno dei riquadri c’erano tre mensole poste in corrispondenza di altrettanti fori e che servivano a
sorreggere le travi di legno alle quali veniva fissato il velarium (si trattava di un grosso telo necessario alla
protezione del pubblico dalla pioggia e dal sole).
Anno 7 Numero 1
Pag. 8
Gli ingressi erano distinti da una numerazione progressiva posta sopra delle arcate che corrispondeva al
numero riportato sui singoli biglietti; gli ingressi principali, erano privi di tale numerazione dato che erano
riservati a un pubblico scelto di autorità politiche .
A far risaltare l’importanza di questi ingressi c’erano anche
delle decorazioni a stucco con figure situate sulle volte delle
arcate, oggi difficilmente leggibili. Tali stucchi possono essere
ricostruiti grazie ad alcune stampe del Cinquecento che ne
mettevano in evidenza la bellezza.
Sull’ esterno del Colosseo si possono notare delle iscrizioni che
ricordano alcuni dei fatti salienti che hanno riguardato
l’anfiteatro, come la proibizione del papa Benedetto XIV nel
1744 di svolgere ulteriori spoliazioni al monumento.
L’attuale ingresso del Colosseo è situato sul lato meridionale; lo
stato di conservazione della cavea e la piena visibilità dei sotterranei dell’arena, all’epoca coperti da una
pavimentazione lignea, non danno la possibilità di ridare un’immagine realistica dell’edificio, ma danno in
cambio un aiuto a comprendere come fosse il sistema dei corridoi e dei passaggi interni.
Il settore formato da ampi ripiani sui quali erano posizionati i sedili all’interno dell’arena favoriva la vista
per gli spettacoli ma portava notevoli rischi per gli illustri spettatori presenti ; per evitare possibili
incidenti venne costruita un’alta e robusta transenna lungo il bordo dell’arena.
Il percorso coperto era destinato al personale di servizio legato ai giochi e non accessibili al pubblico; il
complesso sistema di rampe e passaggi permetteva di entrare ed uscire molto semplicemente, inoltre
garantiva il rispetto della distribuzione dei posti prefissati e strutturati per fasce sociali .
Essendo spettacoli pubblici, l’ingresso all’arena per vedere i
giochi era libero.
I cittadini per entrare possedevano un contrassegno sul quale
veniva riportato il posto assegnato e il percorso da seguire per
raggiungerlo.
Il posto era situato in settori destinati a ben precise classi sociali,
già regolamentati all’epoca di Augusto: ai senatori era destinata
la prima fascia del podium (era un balconcino), ai cavalieri era
destinata la prima fascia del primo maenianum (ripiano che
divideva le varie parti del Colosseo, mettendo in comunicazione
le scale con le gradinate).
La suddivisione era garantita da scritte, incise sui gradini, che
indicavano le classi sacerdotali, le categorie sociali o i gruppi ai quali erano assegnati i posti.
Un testo del 80 d.C. ha fatto conoscere i posti riservati ai membri del collegio sacerdotale degli Arvali,
separati e distinti per settori a seconda del grado rivestito
all’interno del collegio.
I senatori avevano posti nominali sui quali veniva trascritto per
esteso il nome gentilizio (indica correntemente il nome di una
famiglia); in altri casi i nomi erano incisi sul bordo superiore dei
gradini di marmo e venivano progressivamente cancellati e
sostituiti con il passare degli anni.
Anno 7 Numero 1
Pag. 9
L’arena del Colosseo, delle dimensioni di 76 metri per 46, era costituita da un tavolato ligneo cosparso di
sabbia; durante gli spettacoli veniva eretta intorno al perimetro un’alta e robusta rete
metallica sormontata da zanne d’elefante che servivano da spuntoni,
impedendo ad animali come tigri e leoni di aggrapparsi ad essa se
tentavano di scavalcare la rete .
Per accedere all’arena dell’anfiteatro c’erano due ingressi, conosciuti
rispettivamente con nomi di Porta Triumphalis e Porta Libitinarria: il
primo accesso situato ad ovest, veniva utilizzato dai gladiatori per il
loro ingresso nell’arena, mentre il secondo, posto a est,era quello dal
quale venivano portati via i corpi senza vita dei combattenti.
Dalle due porte si aveva facile accesso (tramite delle scalette ripide) ai
sotterranei nei quali venivano ospitati gli animali e le armi necessari per
i giochi.
Il corridoio centrale continuava al di sotto dell’ingresso orientale e
metteva in collegamento i sotterranei del Colosseo con la vicina scuola
dei gladiatori.
La mia scelta
Ho voluto parlare del Colosseo perché è un monumento che mi interessa. L’avevo visto in televisione e mi
a colpito molto perché era antico. Questo mi ha fatto nascere la curiosità di sapere qualcosa della storia di
Roma .
Facendo la ricerca ho scoperto che all’interno del Colosseo facevano dei combattimenti e questa cosa non
mi è piaciuta perché sono contro la violenza.
Mi piacerebbe poter andare a Roma e vederlo dal vivo.
Anno 7 Numero 1
Pagina 10
DAVIDE VAN DE SFROOS
Van de sfroos è un cognome fittizio che restituisce nel dialetto comasco, la
frase Vanno di contrabbando (o, meglio, Vanno di frodo) .
Bernasconi nasce a Monza e li trascorre i primi 4 anni di vita, precisamente
nel cuore del quartiere di Triante, fino a che la sua famiglia non si trasferisce
a Mezzagra sul lago di Como.
Inizia con le prime esperienze musicali nei Potage, gruppo di ispirazione
punk. Dopo le prime esperienze da solista incontra il bassista Alessandro “
Frode” Giana, con il quale forma i De Sfroos, che cominciano ad elaborare i
primi testi in finto inglese e in dialetto lombardo occidentale nella sua
variante laghèe, pubblicando la cassetta Ciulandàri! (1992) e Viif (1994).
Sarà proprio l’uso originale della variante comasca del lombardo per i testi
delle loro canzoni a portali subito verso il successo; nel 1995 pubblicano
l’album Manicomi, ottenendo discreto successo; nel 1998 il gruppo si
scioglie.
Nel 1997 viene pubblicato il primo libro di Bernasconi, “Perdonato dalle
lucertole”, e nel 1998 egli si ripresenta sulla scena musicale usando il suo nome di battesimo; non avendo
grande risposta, ci riprova fondando la Van De Sfroos Band.
L’anno successivo esce l’album Brèva e Tivàn (in dialetto locale, nomi di due venti che soffiano sul lago di
Como), nel 1999 durante la XXIV Rassegna della Canzone d’autore gli viene assegnato il Premio SIAE Club
Tenco come migliore artista emergente.
Contemporaneamente viene pubblicato “Per una poma”, mini musicassetta in cui riscrive la storia di Caino
e Abele, di Noè e di Adamo ed Eva.
Nel 2000 Bernasconi pubblica il secondo libro, “Capitan Slaff”; nel 2001 esce il nuovo album di inediti “…e
semm partii” che nel 2002 vince la Targa Tenco per il miglior disco in dialetto, e pubblica “Laiv”, un doppio
album.
Nel 2003 esce il romanzo “Le parole sognate dai pesci”. L’ultima fatica letteraria di Davide è del 2005 “Il
mio nome è Herbert Fanucci”. Nel 2005 registra e pubblica un nuovo album “Akuaduulza”
successivamente esce “Ventanas” e nel 2008 esce “Pica!” Il disco riscuote un enorme successo di pubblico
e di critica. In aprile tiene un concerto al Forum di Assago,
registrando il tutto esaurito.
Con il disco “Pica!” Davide vince la sua seconda Targa Tenco come
miglior disco in dialetto. Nel calcio è conosciuto il tifo di Van Den
Sfroos per il Como Calcio, ed è forse questa fede che lo porta ad
essere la bandiera dei Lariani in serie A.
Nel 2010 partecipa alla sessantunesima edizione del Festival di
Sanremo con il brano Yanez che si classifica al quarto posto.
Nella terza serata del Festival, dedicata alla celebrazione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, canta Viva l’Italia di Francesco De Gregori, mentre nella serata dedicata ai duetti si
esibisce al fianco di Irene Fornaciari.
Nel 2011 il suo sesto album come solista, Yanez, è certificato disco d’oro; pubblica la raccolta Best of 19992011 che contiene due inediti registrati in casa.
Nel 2012 esce al cinema il film Benvenuti al Nord, il cui tema musicale è “El Carneval
Anno 7 Numero 1
Pagina 11
De Schignan”, brano tratto dall’album Yanez.
Partecipa al Festival di Sanremo del 2012 come autore del brano “Grande mistero” per Irene Fornacari.
Ad agosto partecipa alla 14 edizione del Kaulonia Tarantella festival. Interviene nell’album di Max Pezzali
di nome Max 20 cantando “Come deve andare” Riceve la Targa Musica da Bere 2013 e si esibisce
nell’ambito dell’omonima rassegna presso il teatro Comunale di Vodarno.
Nel 2013 inizia il suo nuovo progetto musicale, accompagnato anche da clip video, intitolato “Terra&
Acqua”, in collaborazione con il regista comasco Dario Tognocchi. Nel 2014 esce il nuovo disco “Goga e
Magoga”.
Diventa cittadino onorario di Vallesaccarda, in concomitanza con il suo settimo concerto nel piccolo paese;
anche a Sondalo i suoi numerosi minatori di Frontale, ricordati nella omonima canzone, lo hanno adottato.
Davide Van De Sfroos si avvale da anni del supporto di una band che lo segue nei concerti, dopo vari
cambiamenti di musicisti, la formazione è attualmente composta da:
Galiano Persico – violino, viola, tamburello,
mandolino, cori
Davide “Billa” Brambilla – fisarmonica, tastiera, tromba e cori
Maurizio “Gnola” Glielmo – chitarra elettrica e acustica
Diego Scaffidi – batteria
Anno 7 Numero 1
Pagina 12
Leslie Abbadini – cori
Paolo Legramandi – basso e cori
GOGA E MAGOGA
Varda scià,semm rüaa,saraa dent ne l'aragusta curazada.
Giruaghen nella nebbia che süghen el diluvio cunt i strasc.
E vureum tüt quel che gh'erum menga,per cercà tüt quel che gh'erum piö
E scapaum de ogni sit in duè rüaum,per truà un oltru sit de lassa indree..
Goga e magoga, l'è una danza sö l'angoscia che la giüga.
Goga e magoga, la macumba sö la tera che sufega.
Goga e magoga, il futuro in barca a vela chi lo paga?
Goga e magoga, el to santo prutetur urmai se droga!
Varda scià,semm rüaa,ne la crapa gh'emm un pesce motosega.
La girandula sö i ball,e i sogn di oltri li sistemum cul mazzott.
Gh'emm i öcc a damigiana e quaranta mungulfier tüt piee de ball.
I ricami sul cuscino e mitragliatrici a nastro suta 'l lecc.
Goga e magoga, l'è una danza sö l'angoscia che la giüga.
Goga e magoga, la macumba sö la tera che sufega.
Goga e magoga, il futuro in barca a vela chi lo paga?
Goga e magoga, el to santo prutetur urmai se droga!
E vabè, fa nagott, vemm a burlà ma l'è culpa della crisi.
I rifiuti,quelli brutti,li ho scundüti e non li ritroverai.
Akuaduulza! Acqua stüfa! De sta che a quatà la mia vergogna.
Anno 7 Numero 1
Giù sul fondo c'è il passato,ma 'l rifless de quel che semm l'è in süperfis.
Verde rame! La speranza! E il cemento armato di pazienza.
E l'arcangel el te presta la sua ala,per sügà i lacrim di to öcc.
E l'arcangel el te presta la sua ala ma,nöm ghe se netum dent el naas.
E se non bastano quadri,fiori e picche,
duperum anca i cör cumè curtej.
Sulla scala dei ricordi, sulla scala dei ricordi c'è la melma
E l'è un sit in duè l'è facil, l'è un sit in duè l'è facil sbrissigà.
Goga e magoga, e se s'cepa anca la sfera della maga.
Goga e magoga ,l'è una danza per cantà chi se ne frega.
Goga e magoga, se spargiamo un po' di sangue dopo asciuga.
Goga e magoga, vören tücc fà tumbula, rüga!!
E, per chi non capisse il dialetto bergamasco e comasco, eccovi la traduzione italiana!!
GOGA E MAGOGA
Guarda qua, siamo arrivati, rinchiusi nell'aragosta corazzata.
Girovagano nella nebbia e asciugano il diluvio con gli stracci.
E volevamo tutto quello che non avevamo, per cercare tutto quello che
non avevamo più.
E scappavamo da ogni luogo in cui arrivavamo, per trovare un altro luogo
da lasciarci dietro...
Goga e magoga, è una danza sull'angoscia che gioca.
Goga e magoga, la macumba sulla terra che soffoca.
Goga e magoga, il futuro in barca a vela chi lo paga?
Goga e magoga, il tuo santo protettore ormai si droga!
Guarda qua, siamo arrivati, nella testa abbiamo un pesce motosega.
La girandola sulle palle, e i sogni degli altri li sistemiamo con la mazza.
Abbiamo gli occhi a damigiana e quaranta mongolfiere tutte piene di balle.
I ricami sul cuscino e mitragliatrici a nastro sotto il letto.
Goga e magoga, è una danza sull'angoscia che gioca.
Goga e magoga, la macumba sulla terra che soffoca.
Goga e magoga, il futuro in barca a vela chi lo paga?
Goga e magoga, il tuo santo protettore ormai si droga!
E vabè, non fa niente, ci suicidiamo ma è colpa della crisi.
I rifiuti, quelli brutti, li ho nascosti e non li ritroverai.
Pagina 13
Anno 7 Numero 1
Pagina 14
Acqua dolce, acqua stufa! Di star qui a coprir la mia vergogna.
Giù sul fondo c'è il passato, ma il riflesso di quello che siamo è in superfice.
Verde rame! La speranza! E il cemento armato di pazienza.
E l'arcangelo ti presta la sua ala, per asciugare le lacrime dei tuoi occhi.
E l'arcangelo ti presta la sua ala, ma noi ci puliamo il naso.
E se non bastano quadri, fiori e picche,
Usiamo anche i cuori come coltelli.
Sulla scala dei ricordi, sulla scala dei ricordi c'è la melma.
Ed è un luogo in cui è facile, è un luogo in cui è facile scivolare.
Goga e magoga, e si rompe anche la sfera della maga.
Goga e magoga, è una danza per cantar chi se ne frega.
Goga e magoga, se spargiamo un po' di sangue tanto asciuga.
Goga e magoga, vogliono tutti far tombola,mescola!!
Ho scelto di parlare di Davide Van De Sfroos perché mi piacciono le sue canzoni e i concerti che fa in tutto
il mondo.
La prima volta l’ho sentito cantare al Festival di San Remo, dove ha portato la canzone “Yanez”.
Mi è garbato molto e ho deciso di comperare il nuovo cd cosi ho potuto conoscere altre sue canzoni e poi
altri album come Goga e Magoga, Yanez e Labalera.
Anno 7 Numero 1
Pagina 15
È un cantautore, musicista, produttore discografico ed editore italiano.
Comincia la carriera nel 1955, formando un quartetto con altri musicisti, i Diabolici. Nel 1957 entra, a soli
diciott’anni, come cantante nell’orchestra di Riccardo Rauchi, e qui conosce Sergio Endrigo (che in seguito
diventerà suo cognato, poiché Del Turco sposerà Donella, sorella di Lula che è la moglie del cantautore
istriano ) e con cui realizza le prime incisioni.
Debutta come solista incidendo alcuni 45 Giri per l’RCA italiana, di cui il primo, nel 1962, è Le cose che
non ci diciamo (con testo di Endrigo) , e nel 1964 partecipa a Un disco per l’estate con Dimmi se vuoi; nello
stesso anno incide M’hanno detto che, scritta insieme ad Endrigo e a Gianni Meccia. Nel 1966 ottiene il suo
primo grande successo con Figlio unico, che resta tra i primi dieci brani in classifica per sei settimane. A
questo successo fa seguito l’anno successivo Uno tranquillo, con cui partecipa a Un disco per l’estate 1967,
arrivando fino alla finale. Nel 1968 vince Un disco per l’estate con il suo più grande successo, Luglio: il 45
giri che la contiene rimane in classifica tra i primi dieci per quindici settimane, aggiudicandosi così anche la
Gondola d’oro alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia nello stesso anno.
L’anno dopo è Festival di Sanremo con Cosa hai messo nel caffè?, cantata in abbinamento con Antoine;
nello stesso anno esce il suo primo LP, intitolato Riccardo Del Turco.
Negli anni settanta apre un bar nel centro di Firenze, continuando però ad incidere. Negli stessi anni
incontra Magda, a Firenze al “Caffè” di Piazza Pitti, con la quale è attualmente sposato. Ritorna poi al
Festival del 1982 con Non voglio ali che riporta del Turco in classifica e a quello del 1984 con Serena
alienazione, brano intenso e raffinato che ottiene buoni consensi. Sempre negli anni ottanta dà vita, con i
colleghi Jimmy Fontana , Nico Fidenco e Gianni Meccia, ad un supergruppo ,I Super 4, riproponendo i
successi dei quattro cantautori con arrangiamenti moderni.
Adesso Riccardo oltre alla musica, la sua più grande passione, si dedica alla coltivazione di ortaggi, olio e
vino nelle colline Toscane.
Anno 7 Numero 1
Figlio Unico
Pascalino tu
non posso restare ancora
un minuto accanto a te
anche se il mio amor
sai e' solo con te
muoio se non ci sei
ma devo prendere il treno
che mi portera' lontano
tanto lontano da te
non posso restare ancora
un minuto accanto a te
mi dispiace amor
ma non posso restare
muoio se non ci sei
ma devo prendere il treno
che ti portera' lontano
e vuoi sapere perche'
se stasera non saro'
tornato a casa
ci sara' qualcuno che
non dormira'
so' figlio unico
la mia casa e' vuota
senza te
io non posso restare
non posso restare ancora
un minuto accanto a te
mi dispiace amor
ma non posso restar
muoio se non ci sei
ma devo prendere il treno
che mi portera' lontano
e vuoi sapere perche'
se stasera non saro'
tornato a casa
ci sara' qualcuno che
non dormira'
so' figlio unico
la mia casa e' tanto vuota
so' figlio unico
la mia casa e' tanto vuota
Pagina 16
L’importante è la rosa
Tu che corri contro il vento
con la faccia del passante,
in una città gigante,
dove vai?
Tu che piangi un vecchio amore
perso ormai su un'altra luna,
tu che cerchi la fortuna,
credi a me.....
L'importante è la rosa,
l'importante è la rosa,
l'importante è la rosa,
credi a me!
Tu che hai un gran daffare
per sbarcare il tuo lunario
in un mondo troppo avaro,
dove vai?
Quando poggi gli occhi stanchi
su vetrine piene d'oro
e ti ammazzi di lavoro,
credi a me.....
L'importante è la rosa,
credi a me!
Tu ragazza che mi guardi
con quel tuo sorriso triste,
pensa che domani è festa
in città.
E se il tuo perduto amore
ha disceso la corrente,
non cercarlo fra la gente,
credi a me.....
L'importante è la rosa,
credi a me!
E se, amico mio, tu credi
che il destino ti sia contro,
no, non maledire il mondo
perche sai.....
Quando meno te l'aspetti,
ad un cenno della sorte
si apriranno mille porte,
e perciò.....
L'importante è la rosa, credi a me!
Anno 7 Numero 1
Pagina 17
LA MIA SCELTA
Ho scelto di parlare del cantante Riccardo Del Turco perché mi piace molto il suo stile. Canta con la
voce bassa i testi delle sue canzoni, che reputo molto belle, mi fanno nascere molto nostalgia. È
simpatico; non è stonato mentre canta e non ha la voce rauca. Ho sentito parlare di lui in televisione
ed è così che l’ho conosciuto e potuto apprezzare.
Anno 7 Numero 1
Pagina 18
INTER
Mi piace la squadra dell’Inter, qualche volta sono andata allo stadio con papà e con Elena, mi sono emozionata
quando hanno detto i nomi dei giocatori che entravano in campo; una volta è venuta anche la mamma.
In famiglia siamo tutti interisti.
Una delle partite a cui ho assistito era Inter – Roma, ero seduta piuttosto in basso e quindi vedevo bene i
giocatori; l’Inter ha giocato bene e ha vinto.
Ho sventolato la bandiera, avevo addosso la maglietta di Milito; entrando allo stadio davano un pon-pon
nerazzurro da mettere sul naso e io l’ho indossato assieme alla mia famiglia.
Quando l’Inter ha segnato abbiamo urlato di gioia. I biglietti li avevo ricevuti in regalo da una collega della
mamma, quando ho visto a casa i biglietti della partita mi sono emozionata tanto e mi sono venuti i lacrimoni.
Qualche anno fa, Patrizia la sorella di Silvio, mi ha regalato la maglietta del capitano dell’Inter Javier Zanetti,
firmata da lui, ho provato una grande gioia, ho iniziato a saltare per la felicità. Patrizia mi ha anche fatto
parlare al telefono con lui.
Questa maglia la metto in casa quando guardo le partite; di solito le partite le vedo con papà, mamma ed Elena,
quando segnano un goal urlo di gioia.
E’ sempre meglio che l’Inter vinca, anche perché se perde il papà diventa un po’ nervoso e fa una faccia
arrabbiata .
Allo stadio ci sono delle persone che buttano i petardi e i bengala nel campo contro i giocatori e l’arbitro .
Queste persone, invece di andare allo stadio per divertirsi, per provare emozioni e per esultare lanciano con
violenza questi razzi per dimostrare la loro rabbia quando la squadra sta perdendo.
Io, invece, quando la mia squadra perde sono mogia e anche i miei genitori sono tristi .
Il Club internazionale Milano detto Inter fu fondato il 9 Marzo 1908 da 44 soci dissidenti dal Milan ;l’Inter
rappresenta il calcio milanese insieme al Milan, è l’unica squadra ad aver partecipato a tutti i campionati di
“serie A” a partire dalla sua fondazione.
Il primo presidente fu Giovanni Paramithiotti, uno dei soci fondatori. Il più longevo come presidente è stato
Massimo Moratti .
I colori della bandiera dell’Inter sono stati introdotti all’inizio del 1900 in
contrasto con i colori del Milan, che erano meno raffinati.
Nel 1910 l’Inter vince il primo scudetto con una maglia con 8 righe,
4 nere e 4 azzurre.
Nella stagione 2009-2010 l’Inter vince il suo diciottesimo scudetto,
la sua sesta Coppa Italia e la sua terza Coppa dei Campioni, realizzando così
una tripletta, mai riuscita a nessun’altra squadra italiana.
La formazione dell'Inter vincitrice del primo
scudetto nel 1909-1910
Anno 7 Numero 1
Pagina 19
I migliori giocatori dell’Inter
Zanetti
Zanetti è il migliore giocatore che abbia mai giocato nell’Inter .
Zanetti è nato a Buenos Aires in Argentina nel 1973 e ,dopo aver giocato in Argentina, dal 1995 al 2014 ha
giocato nell’Inter .
E’ un vero campione , infatti ha vinto 16 trofei: 5 scudetti ,4 coppe italia , 4 super coppe italiane ,1 coppa
UEFA,una Champions Leaugue e una coppa del mondo .
Nel 2004 Pelè ha inserito Zanetti nella Fifa 100 che è la lista dei 125 migliori giocatori viventi e nello stesso
anno Zanetti ha ricevuto un premio per la sua carriera.
Milito
Milito è un calciatore argentino che ha giocato dal 2009 al 2014 nell’Inter .
Milito è nato nel 1979.
Con la maglia dell’Inter ha vinto 6 trofei : 1 scudetto, 2 coppe Italia, 1 super coppa UEFA Champions
Leaugue, e una coppa del mondo Fifa .
Nel 2010 milito viene eletto giocatore dell’anno, nel 2009 è stato premiato come calciatore più amato dai suoi
tifosi e come migliore cannoniere ( calciatore che ha segnato più gol) e nel 2010 ha ricevuto altri due premi.
Milito è soprannominato “EL PRINCIPE” perché assomiglia ad un giocatore Enzo Francescoli che anche lui
era soprannominato così.
Thiago Motta
Thiago Motta arriva all’Inter il 20 maggio 2009 la prima partita la disputa contro la Lazio e dopo nel derby
contro il Milan ( finito 4 – 0 per l’Inter) fa il suo primo gol .
Io ho visto questa partita con papà e mia sorella.
Ha segnato tanti altri gol nella Champions League, io ad esempio mi ricordo quelli fatti nella partita contro il
Barcellona a cui ho assistito con gli amici di mio papà.
Il 16 maggio 2010 nella gara contro il Siena , segna il gol che fa vincere all’Inter lo scudetto e il 22 maggio
segna la doppietta che fa vincere all’Inter contro il Bayern Monaco la Champions League.
Maicon
Maicon Douglas Sisenando, noto semplicemente come Maicon riconosciuto uno dei migliori giocatori al
mondo nel suo ruolo, con l’Inter ha vinto quattro scudetti, due Coppe Italia, tre Supercoppe italiane, una
Champions League e un Mondiale per club.
Nel 2001 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori.
Inizia a giocare nel campionato brasiliano nel Cruzero. Nel 2004 passa al Monaco e nel 2006 passa all’Inter .
In Fiorentina – Inter (2-3) Maicon si guadagna un posto da titolare dell’Inter per poi diventare uno dei punti di
forza della squadra.
Maicon ha fatto20 gol in 6 anni anche se è un difensore.
Il 13 Marzo 2012, in occasioni di Inter – Marsiglia Maicon realizza 400 presenze come professionista e con la
maglia dell’Inter ha giocato 248 partite segnando 20 gol e fornendo 49 assist.
Il 31 agosto 2012 passa al Manchester City.
18 Luglio 2013 Maicon ritorna in Italia e va alla Roma, con la Roma fa 31 presenze e 2 gol.
Anno 7 Numero 1
Pagina 20
Palacio
Rodrigo Sebastian Palacio è un calciatore argentino, attaccante dell’Inter e della nazionale argentina è stato
vice campione del mondo nel 2004.
Palacio è nato a Bahia Blanca il 5 febbraio 1982.
E’ soprannominato “la joya”.
Il 15 luglio 2009 viene comprato dal Genoa e segna il primo gol il 5 novembre contro i francesi del Lille in
Europa League.
Nel settembre 2011 rinnova il contratto con il Genoa fino al 30 giugno 2014, nel giugno 2012 arriva all’Inter,
segnala prima rete in nerazzurro in agosto, nei preliminari di Europa League contro il Vaslui ripetendosi nella
gara di ritorno.
Realizza le prime reti in campionato nel mese di ottobre, in Europa League, una sua doppietta al Partizan
Belgrado qualifica i nerazzurri per la fase ad eliminazione diretta con due turni di anticipo.
Cambiasso
Esteban Matias Cambiasso Delau, è il calciatore che ha conquistato il maggior numero di titoli (24) nella
storia del calcio argentino, con l’Inter, squadra nella quale ha militato dal 2004 al 2014 e della quale è stato
vicecapitano, ha conquistato 15 trofei: cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una
Champions League e una Coppa del mondo per club FIFA.
Viene sopranominato sin da bambino El Cuchu, dal nome di una personaggio della televisione argentina,
centrocampista moderno, mancino, ha nella grinta, nella corsa, nel passaggio e nell’anticipo le sue armi
migliori.
Giovanissimo andò in Spagna al Real Madrid, con la squadra madrilena raccolse poche soddisfazioni a livello
personale.
Nell’estate 2004 passò all’Inter insieme al connazionale Veròn, formò nella stagione 2004 – 05 la coppia
di mediani nel centrocampo nerazzurro, in quella stessa stagione aiutò l’Inter a vincere la Coppa Italia .
Alcuni gol degni di nota furono quelli siglati nella finale di Coppa Italia 2005 – 06, rete che portò
L’Inter in vantaggio sulla Roma , nel derby Inter – Milan 2 -1 della stagione 2007 – 08,
negli ottavi di finale di Champions League nel 2010 contro il Chelsea, nella partita d’andata
conclusasi 2 -1 in favore dei nerazzurri.
La stagione 2013 / 2014 inizia nei migliori modi per lui perché viene nominato capitano della
squadra vista la temporanea assenza del capitano Javier Zanetti per infortunio, Cambiasso raggiunge quota
300 presenze in serie A e con la maglia dell’Inter gioca dell’ultima partita contro il Chievo nel maggio 2014.
Julio Cesar
Julio Cesar Soares Espindola, noto più semplicemente come Julio Cesar con la maglia dell’Inter, squadra nella
quale ha militato dal 2005 al 2012, ha conquistato quattordici trofei, cinque scudetti, tre coppe Italia, quattro
Supercoppe italiane, una UEFA Champions League e una Coppa del mondo per club FIFA.
Considerato uno tra i migliori portieri della sua generazione, è comparso ininterrottamente dal 2007 al 2011
nella top ten della classifica dei migliori portieri della sua generazione in attività.
La UEFA lo ha premiato con il titolo di miglior portiere dell’edizione 2009 – 2010 della Champions League,
inoltre nel 2009 e nel 2010 ha vinto l’Oscar del calcio AIC come miglior giocatore nel suo ruolo, è
sopranominato L’Acchiappasogni, appellativo che risale ai tempi della sua militanza nell’Inter.
Anno 7 Numero 1
Pagina 21
Samuel
Walter Adriàn Samuel arrivato in Europa nel 2000 dal Boca Juniors, ha vestito prima la maglia della Roma e
dopo quella dell’Inter, con cui ha vinto cinque scudetti, quattro Supercoppe italiane, tre Coppe Italia, una
UEFA Champions League ed una Coppa del mondo per club FIFA.
È sopranominato Il Muro appellativo che risale ai tempi dei suoi trascorsi nella Roma, difensore centrale, le
sue doti sono la potenza fisica e l’abilità nel gioco aereo.
Arriva all’Inter nel 2005 e vince subito la Supercoppa italiana contro la Juventus, lo scudetto 2005-2006 e la
Coppa Italia nella stagione seguente replica con la maglia nerazzurra i successi sia in Supercoppa che in
campionato.
Nel 2007 durante il derby subisce un grave infortunio al ginocchio, con l’Inter vince comunque anche questo
scudetto l’anno successivo festeggia il quarto scudetto consecutivo con la maglia nerazzurra.
Nella stagione 2009 – 2010 tocca quota 100 presenze con l’Inter e contribuisce alla conquista dello storico
“triple”, nel 2012 gioca la sua partita numero 500 da professionista con i club, lascia l’Inter al termine del
campionato 2013- 2014.
Cordoba
Ivan Ramiro Sepùlveda calciatore colombiano arrivato all’Inter nel 2000 per vari anni ha formato con
Materazzi la coppia di centrali difensivi.
Con l’Inter ha giocato 400 partite vincendo un campionato, una Coppa Italia e una Champions League nel
2012 al termine del derby con il Milan saluta il pubblico e annuncia il suo ritiro dal mondo del calcio.
Eto
Samuel Etòo considerato uno dei calciatori più forti al mondo, ha conquistato quattro titoli e quattro Coppe
nazionali tra Spagna e Italia e numerosi successi internazionali, come una Coppa Intercontinentale con il Real
Madrid, due Champions League con il Barcellona un’altra Champions League e una Coppa del mondo per club
con l’Inter , inoltre è l’unico calciatore ad aver conseguito il prestigioso “trible” (campionato – coppa
nazionale – Champions) per due volte, consecutive, con il Barcellona nel 2008-2009 e con l’Inter nel 20092010.
A livello individuale, è l’unico giocatore ad essere stato nominato per quattro volte calciatore africano
dell’anno nel 2003 – 2004 – 2005 e nel 2010, è il calciatore africano con più presenze nella storia della Liga
spagnola.
Attaccante rapidissimo, in possesso di un innato fiuto del goal e un tiro preciso, gioca da prima punta, ma
all’Inter, ha giocato anche come esterno in un tridente offensivo e trequartista esterno, dotato di grande tattica è
considerato un leader silenzioso.
Ho voluto parlare dell’Inter perché sono appassionata del gioco del calcio e questa è la squadra a cui io tengo e
ne sono tifosa.
Seguo infatti tutte le sue partite alla televisione, e qualche volta vado con mio papà e mia sorella allo stadio per
vederle direttamente.
Anno 7 Numero 1
Pagina 22
MILANO
Milano è un capoluogo dell’omonima provincia. Il comune di Milano si trova nella regione Lombardia, in
Italia.
La Lombardia, e quindi Milano si trovano nell’Italia nord-occidentale.
Al momento dell’unità d’Italia, Milano era già il secondo comune italiano per numero di abitanti.
Successivamente l’area milanese ha conosciuto un forte fenomeno di trasferimento di molti abitanti dalle
campagne verso la città .
Considerando solo l’area del comune di Milano si contano circa 1.300.000(fine 2009).
Il numero di persone straniere residenti a Milano è alto, infatti supera le 180.000 unità.
TERRITORIO
La città poggia su un’unica tipologia di roccia, sopra una falda acquifera.
Attualmente gran parte di questi corsi d’acqua, naturali e non, si trova sotto terra.
Oltre a queste importanti vie idriche, a Milano ci sono importanti vie di comunicazione, il tutto in una pianura
molto fertile.
Milano è suddivisa in 9 zone chiamate municipi.
CLIMA
I quartieri centrali della città sono più caldi rispetto alle zone periferiche
che sono più fredde e, d’inverno, con più nebbia.
Anno 7 Numero 1
Pagina 23
Questo perché Milano soffre di scarsa ventilazione.
Gli inverni milanesi sono generalmente abbastanza freddi. Le estati calde e umide, decisamente afose e poco
ventilate sono comunque interessate da alcuni temporali che rendono quindi le giornate più miti.
I MONUMENTI DI MILANO
La città di
Milano è
ricca di
monumenti
di altissimo
valore che
testimoniano
la storia del
capoluogo
lombardo
attraverso i
secoli.
DUOMO DI MILANO
Il Duomo di Milano si trova sull’omonima piazza, nel centro città, e in cima ha la famosa Madonnina (una
statua in rame dorato alta 4 metri), che rappresenta il simbolo della città.
Anno 7 Numero 1
Pagina 24
I lavori di costruzione iniziarono nel 1386 e continuarono per ben sei secoli sotto la
direzione di vari architetti, tra cui anche Leonardo da Vinci. Il Duomo è uno degli edifici
religiosi più grandi d’Europa.
TEATRO ALLA SCALA
Il Teatro alla Scala di Milano è il più
famoso teatro d’Italia e indubbiamente uno
dei più conosciuti in tutto il mondo.
Attualmente dispone di 2800 posti e nel suo
museo sono conservate varie collezioni di
dipinti, abiti di scena e oggetti davvero
unici.
CASTELLO SFORZESCO
Il castello sforzesco, uno dei simboli di Milano, venne
costruito nel XV secolo su decisione del duca di Milano
Francesco Sforza perché fosse reggia ducale. Con il passare
degli anni diventò prima caserma ed infine sede di musei
culturali.
Tra gli artisti che contribuirono alla sua realizzazione
troviamo anche Filippo Brunelleschi e Leonardo da Vinci.
STADIO DI SAN SIRO
Nel 1925 il presidente del Milan, Piero Pirelli, sollecita la
costruzione di uno stadio calcistico nelle vicinanze
dell’ippodromo per il trotto.
Nato per ospitare le partite casalinghe del Milan, lo stadio
diviene “terreno amico” anche per l’Inter. Nel 1980
questo, tempio del calcio viene intitolato alla memoria
dell’indimenticato Giuseppe Meazza , giocatore milanese
dell’Inter e del Milan e due volte campione del mondo
con la nazionale .
Anno 7 Numero 1
Pagina 25
LE PRINCIPALI SQUADRE SPORTIVE DI MILANO
MILAN
L’associazione calcio Milan s.p.a., nota semplicemente come Milan, è una società italiana
di Milano fondata il 16 dicembre 1899 .
La squadra gioca nella Serie A dal 1929 e ha partecipato ad 80 campionati.
Il Milan è una società del gruppo Fininvest dal 1986.
Il vice presidente vicario e amministratore delegato della squadra è Adriano Galliani e dal
2012 Silvio Berlusconi è presidente onorario del club.
È la seconda squadra al mondo per numero di titoli internazionali conquistati e figura al quattordicesimo posto
della graduatoria continentale della UEFA .
Se in ambito internazionale è la squadra italiana con più successi, in ambito italiano il Milan è il terzo club con
più titoli dopo la Juventus e inter. Ha vinto 18 scudetti , 5 coppe Italia e 6 supercoppe italiane; è inoltre la
squadra che ha vinto il campionato italiano a girone unico senza subire sconfitte (1991/1992).
Secondo un sondaggio della Demos & Pi del settembre 2012 il Milan è la seconda squadra per numero di
sostenitori in Italia . A livello continentale il Milan è la settima squadra con più sostenitori in Europa.
INTER
L’altra squadra di Milano è l’Inter (football club internazionale Milano ).
Fu fondata nel 1908 da 44 soci che decisero di staccarsi dal Milan è l’unica squadra ad aver partecipato a tutti i
campionati di Serie A a girone unico dalla sua fondazione, avvenuta nel 1929.
Ha conquistato 30 vittorie in competizioni nazionali a cui vanno sommati 9 titoli vinti in
tornei internazionali che ne fanno il terzo club italiano sia per vittorie in Italia che all’estero,
dopo il Milan e la Juventus .
L’Inter occupa il sesto posto nella classifica dei migliori club europei del XX secolo.
Con i successi conseguiti in campionato dal 2005 al 2010 l’Inter ha eguagliato il record di
cinque scudetti consecutivi raggiunto in precedenza dalla Juventus del “quinquennio d’oro” negli anni trenta e
dal grande Torino negli anni quaranta. In base a quanto emerso da un sondaggio della società Demos & Pi
effettuato nel settembre 2012 l’Inter risulta essere il terzo club più sostenuto del paese. A livello continentale
invece, quella nerazzurra si classifica all’ottavo posto tra le squadre con più tifosi in Europa, come emerso da
uno studio pubblicato dalla società tedesca “Sport+Markt” nel settembre 2010.
OLIMPIA MILANO
La pallacanestro Olimpia Milano è una società di pallacanestro italiana con
sede nel capoluogo lombardo.
E’ la squadra più titolata d’Italia ed una delle più vincenti in Europa. Vanta
infatti:25 scudettI, 4 edizioni della coppa Italia e, a livello internazionale, 3
coppe dei campioni e altrettante coppe delle coppe, 2 coppe Korac e una coppa
intercontinentale.
La nascita della pallacanestro Olimpia Milano è datata ufficialmente 1936,
come indicato anche nel loro societario. In realtà la data di origine è un’altra, e va ricercata nella fusione della
“Triestina Milano” con il “Dopolavoro Borletti”.
Il marchio Borletti apparve sulle maglie, divenendo il primo sponsor nella storia dello sport italiano.
Nel 1956 subentra come sponsor il marchio Simmenthal. Con questo marchio arrivano anche i primi giocatori
stranieri. Il 1 aprile 1966 l’Olimpia conquista la prima Coppa dei Campioni nella storia della pallacanestro
italiana.
Il marchio Simmenthal , dopo 17 anni e 10 scudetti è costretto a lasciare il basket perchè la gente identificava il
nome più con la squadra milanese che con la carne in scatola.
Anno 7 Numero 1
Pagina 26
Nel 1994 Bepi Stefanel entra prima come sponsor e poi anche come proprietario e con lui la pallacanestro
Olimpia Milano festeggia i suoi 60 anni vincendo prima la coppa Italia e poi il venticinquesimo scudetto .
Al termine della stagione 2003/2004 voci di difficoltà economiche societarie si fanno sempre più insistenti,
tanto da rischiare la cessione dei diritti della società. Grazie ad una manifestazione in piazza alla scala il 2
giugno ed al successivo interessamento del sindaco di Milano Gabriele Albertini la società riesce a trovare
importanti appoggi da Adriano Galliani, dalla famiglia Moratti e da Giorgio Armani, attraverso la
sponsorizzazione con il marchio Armani jeans .
Dalla stagione 2011/12 la sponsorizzazione Armani Jeans è stata sostituita con il marchio “EA7– Emporio
Armani”.
LA METROPOLITANA MILANESE
La metropolitana di Milano è una rete di linee a servizio della città e
di parte della sua periferia. La costruzione della metropolitana viene
progettata nei primi del ‘900 dall’ingegnere Borioli Sarre. Il
progetto prevedeva 8 linee metropolitane sotterranee disposte a
raggiera, senza curve, suddivise in 80 fermate con un unico
interscambio in Duomo ;le otto linee metropolitane sarebbero state
infine collegate a cerchio da una nona .Questo progetto è stato
accantonato durante il fascismo; bisogna aspettare gli anni ’50 per
vederne uno nuovo.
Il secondo progetto ufficiale è datato 1953:la linea 1 ,rossa, da Pagano fino a raggiungere i quartieri nord e
sud-ovest della città ;la linea 2, verde, da Lambrate a Cadorna (Stazione Nord) ; la linea 3, azzurra , da
Ghisolfa a piazza Medaglie d’Oro ;la linea 4, gialla, fino all’aeroporto .
I lavori per la prima linea della metropolitana iniziarono il 4 maggio 1957. Il problema maggiore fu
rappresentato dalle fognature. Per quanto riguarda i finanziamenti , fu calcolato che il costo della linea 1 fosse
di 1 miliardo al chilometro :la spesa totale fu di 30 miliardi. Il 9 agosto 1962 una vettura fu calata nella
stazione Cairoli. Il primo viaggio di prova fu effettuato il 14 agosto del medesimo anno.
Ad oggi, la rete metropolitana milanese si compone di cinque linee identificate con numeri e colori diversi. La
linea rossa (M1) inaugurata 50 anni fa, la linea verde
(M2) nel 1969, la linea gialla (M3) nel 1990 e quella
blu (M4) inaugurata nel 2013 e che collegherà la città da
est fino all’aeroporto di Linate. Infine la linea lilla (M5),
quasi completamente automatizzata ed i cui lavori di
completamento termineranno a fine 2015.
La metropolitana è dotata di 103 stazioni, delle quali 85
sono sotterrane. Al 2014 è la più lunga rete
metropolitana in Italia.
Il mio quartiere: Gallaratese
Il Gallaratese è un quartiere di Milano facente parte della
zona 8, situato a poco più di 7 km a nord ovest del Duomo. Il punto più importante del quartiere e il centro
commerciale Bonola , dove io vado a fare la spesa. Il Gallaratese è uno dei quartieri più grandi costruiti in
Italia a partire da zero.
E’ stato costruito tra gli anni ‘60 e ’80, sopra un’area agricola solcata dal fiume Olona (il cui corso è ora
interrato). Nei decenni successivi il quartiere è cresciuto fino ad occupare tutto il territorio disponibile fino al
confine con il territorio comunale di Pero. È importante ricordare la costruzione del Centro Civico e
Municipale all’inizio degli anni 80,dove papa Giovanni Paolo II fece visita nel 1983.
Il quartiere è servito dalla linea M1 della metropolitana e da cinque linee automobilistiche ATM.
Anno 7 Numero 1
Pagina 27
Milano e la musica
Milano mi piace perché, secondo me, è la città della musica. Sono originari di questa città dei cantanti che mi
piacciono molto.
Adriano Celentano
Adriano Celentano (Milano 6 gennaio 1938) è un cantautore milanese , ballerino , showman , attore, regista ,
produttore e montatore discografico di fama internazionale.
È soprannominato il molleggiato per il suo modo di ballare. Grazie alla sua carriera e ai suoi grandi successi,
non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo, è considerato uno dei maggiori cantanti della musica leggera
italiana.
Gli viene riconosciuto il merito di avere capito che qualcosa nel mondo della musica e del costume stava
cambiando, e quindi di avere introdotto in Italia un nuovo tipo di musica sfrenata e di grande fascino verso i
giovani .
Nasce nel quartiere milanese di Greco , in via Gluck, da
genitori originari di Foggia emigrati in Lombardia per motivi di
lavoro.
Presa la licenza di quinta elementare , inizia a lavorare facendo
diversi mestieri, tra cui quello di orologiaio in un negozio di
via Correnti.
Forma un gruppo musicale, i rock boys, con quattro suoi amici
e accompagnerà poi negli anni settanta Giorgio Gaber nei
primi spettacoli di canzoni a treatro; inoltre ha preparato alcuni
brani di rock and roll americani (Celentano non sapendo
l’inglese cambia le parole).
Nel 1958 la Music pubblica i primi 45 giri di Celentano, ma
non ottiene successi .
Il disco che però riscuote successo è “Il ribelle”, con il quale vince il festival di Ancona.
Nel 1960 pubblica il suo primo 33 giri : sarà l’inizio di un’ interessante e lunga carriera.
Adriano Celentano è tornato a cantare dal vivo dopo 18 anni all’arena di Verona con due concerti, l’8 e il 9
ottobre 2012. L’evento si chiama Rock economy e ha avuto un incredibile successo .
Enzo Jannacci
Nato a Milano il 3 giugno 1935 e morto nel 2013, è stato un cantautore, cabarettista e attore tra i maggiori
protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra.
Dopo aver terminato nel 1954 gli studi liceali, si diploma in armonia, composizione e direzione d’orchestra al
conservatorio di Milano. Successivamente si laurea in medicina.
La carriera di musicista inizia negli anni cinquanta all’età di vent’anni
frequentando gli ambienti del cabaret , mettendo subito in mostra le
proprie doti di intrattenitore e presentatore.
Nella seconda metà degli anni settanta Jannacci si dedica soprattutto
alla sua professione di medico, non abbandonando tuttavia la musica;
pubblica infatti quattro album di inediti in appena cinque anni. Nel
1984 scrive l’inno del Milan, di cui si dichiara tifoso sfegatato.
Appassionato di arti marziali, Jannacci ha dedicato molti anni alla
pratica del Karate, raggiungendo il grado di cintura nera.
Anno 7 Numero 1
Pagina 28
LA CANZONE MILANESE
Con l’espressione canzone milanese si indentifica la musica popolare originaria di Milano. Secondo i più
autorevoli storici della musica, si può estrapolare la canzone milanese popolare per distinguerla da quella
lombarda. In precedenza venivano cantati brani musicali provenienti da ogni angolo della regione e soprattutto
dalla campagna lombarda.
L’attuale repertorio di canzoni anonime in milanese risale all’Ottocento ed alla prima metà del Novecento. La
più famosa canzone milanese dell’Ottocento è certamente “La bella Gigogin” , che è diventata il simbolo del
Risorgimento in milanese .
Accanto alle canzoni politiche vengono quelle che descrivono la naja e la guerra, vissute da chi non parte
volontario , dalle madri e dalle fidanzate .
Fra i canti di lavoro vi sono quelli delle canzoni delle filandere e quelle delle mondine; tipici sono anche i
canti relativi ai mestieri .
Le canzoni dei carcerati e della malavita avevano conosciuto una riscoperta già negli anni sessanta. Le più
famose sono: la povera Rosetta e quella di Porta Romana. Bisogna poi considerare il repertorio umoristico,
tipico dell’osteria. Di questo ambiente è famosa: La Balilla che è una delle ultime canzoni anonime milanesi
composta negli anni trenta.
Dall’inizio dell’Ottocento era tradizione che a Milano vi fosse almeno un suonatore ambulante, con chitarra,
che intratteneva nelle osterie fuori porta e allietava le feste delle famiglie. Il soprannome tradizionale era
“Barbapedanna”. Questa espressione nel Seicento aveva indicato un giovanotto spavaldo armato di spada.
Durante gli anni cinquanta cambiarono notevolmente sia il taglio, sia i temi presi dai nuovi cantanti, attori e
autori milanesi.
La nuova canzone milanese era in realtà già nata qualche anno prima. Le prime
composizioni furono le
cosiddette “Canzoni della Mala” scritte tra il 1958 ed il 1960.
Il filone delle canzoni che descrivevano la
malavita milanese ebbe successo mentre altri autori ed interpreti ne allargarono il repertorio in lingua italiana.
Un altro importante interesse degli intellettuali per la canzone milanese fu uno spettacolo teatrale nello storico
“Teatro Girolamo” . Questo recital si intitolava “Milanin Milanon” e riproponeva le canzoni milanesi
tradizionali insieme a poesie dei maggiori poeti cittadini .
Tipici cabarettisti furono i Gufi, per i quali canzone e recitazione erano una cosa sola. Il repertorio dei Gufi,
oltre a raccogliere canti tradizionali riproponeva brani di autori, comprendeva canzoni , generalmente
umoristiche anzi grottesche , scritte dai membri del gruppo, anche con l’aiuto di artisti esterni. Alcune di
queste canzoni erano in italiano , ma altre erano in milanese.
Sebbene il dialetto milanese non è più così diffuso e parlato, si rilevano comunque nuovi musicisti ed artisti,
che propongono tuttora un repertorio in milanese, sia inedito, sia riutilizzando materiale storico.
LA MIA SCELTA
Ho deciso di fare un articolo su Milano perché questa città mi piace molto: è una città della musica, grazie
soprattutto alla presenza del Teatro alla Scala. Inoltre ero interessata a scoprire qualcosa in più sulla città dove
vivo.
Anno 7 Numero 1
Pagina 29
Picasso
Pablo Picasso è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo di fama mondiale,
considerato uno dei maestri della pittura del xx secolo. Usava dire agli amici di
considerarsi anche “un poeta”. Picasso è figlio di Maria Picasso e di Josè Ruiz Blasco
Lopez dè Onate, anch’egli pittore ed insegnante.
Il padre di Picasso era un pittore specializzato nella rappresentazione naturalistica
(soprattutto degli uccelli); il giovane Picasso manifestò sin da piccolo passione e talento per il disegno.
Dopo aver trascorso a Malaga i primi dieci anni della sua vita, nel periodo tra i dieci e i quattordici anni,
Picasso arriva a Barcellona e lì resta fino all’età di diciannove anni, dopo di che si trasferirà in Francia dove
restò fino alla sua morte.
Tuttavia il fatto che il padre di Picasso fosse professore di disegno alla scuola di belle arti ebbe un influsso
decisivo sulla formazione culturale dell’artista: Picasso non avrebbe potuto partecipare ad un concorso di
disegni per bambini in quanto, già nella sua infanzia, aveva nozioni tecniche di un adulto, imparate sia dal
padre ma dovute anche all’innato dono prodigioso che egli fu ben presto in grado di sviluppare.
Picasso sviluppò queste nozioni tecniche ad un punto tale che suo padre, notando la qualità eccezionale di un
esercizio di disegno che egli stesso aveva proposto, decise di consegnare definitamente al figlio la tavolozza e i
pennelli, considerandolo fin da allora in grado di farne un uso migliore di quanto lui stesso ne avesse mai fatto.
Il passaggio da una città andalusa piena di allegria e di luci ad una tetra città galiziana fu sicuramente, nella
formazione della personalità del pittore, un esperienza importante.
Picasso arrivò a Barcellona con una solida formazione accademica, acquisita soprattutto durante il periodo di
vicinanza al padre, le sue doti eccezionali ne fecero subito un giovane pittore di grandi qualità, come
dimostrano gli onori tributati al suo quadro “Scienza e carità”.
Agli inizi si avverte un certo schematismo delle forme e l’uso di un cromatismo più audace e più libero, egli
usa forme semplici e colori puri soprattutto per ottenere una maggiore intensità espressiva.
Alla fine del 1900 decide di trasferirsi a Parigi; qui è solito frequentare i quartieri di Montmartre e
Montparnasse. Non sono momenti facili dal punto di vista economico, nonostante le importanti amicizie che
stringe in questi anni, tra cui quella con il critico e poeta Max Jacop, che cerca di sostenerlo economicamente
in ogni modo.
A Parigi conosce una ragazza della sua stessa età, Fernande Olivier con la quale inizia una lunga relazione
affettiva: è lei che appare ritratta in molti dei quadri del periodo rosa. Fu lasciata per Marcelle Humbert che
Picasso chiamava Eva, inserendo dichiarazioni d’amore per lei in molti dei suoi quadri cubisti.
Alla fine dello stesso anno torna in Spagna, colpito da Henri de Toulose-Lautrec, a cui si ispira per dipingere il
bombardamento dell’omonima cittadina basca, Guernica.
Durante la seconda guerra mondiale Picasso rimase a Parigi occupata dai tedeschi, il regime nazista
disapprovava il suo stile, pertanto non gli fu permesso di esporre. Riuscì ad evitare il divieto di realizzare
sculture in bronzo, imposto dai nazisti per economizzare il metallo.
Sposato due volte, ha avuto quattro figli da tre donne diverse e numerose relazioni extra coniugali. Nel 1918
sposò a Parigi Olga Chochlova, una ballerina che introdusse Picasso nell’alta società parigina degli anni venti;
i due ebbero un figlio, Paulo.
Nel 1927 Picasso conobbe la diciasettenne Marie Thèrèse Walter e iniziò una relazione con lei; il matrimonio
con Olga Chochlova si concluse in una separazione, i due rimasero legalmente sposati fino alla morte della
Chocholova ,avvenuta nel 1955.
Anno 7 Numero 1
Pagina 30
Dalla relazione con Marie Thèrèse Walter nacque la figlia Maia. Marie Thèrèse visse nella vana speranza di
unirsi in matrimonio all’artista. Anche la fotografa Dora Maar fu amica è amante di Picasso, i due si
frequentavano spesso tra la fine degli anni trenta e l’inizio degli anni quaranta; fu lei a documentare la
realizzazione di Guernica.
Dopo la liberazione di Parigi nel 1944, Picasso divenne il compagno di una giovane studentessa d’arte,
Francoise Gilot; insieme ebbero due figli, Claude e Paloma. Fu lei a lasciare l’artista stanca delle sue infedeltà.
Dopo l’abbandono da parte di Francoise, Picasso passò un brutto periodo.
Qualche anno dopo conobbe Jacqueline Roque i due si sposarono nel 1961 e rimasero insieme fino alla morte
dell’artista.
Oltre alla sua produzione artistica Picasso ebbe anche una carriera cinematografica, apparendo in alcuni film
sempre nel ruolo di sé stesso.
Pablo Picasso morì per un attacco di cuore 8 aprile 1973 a Mougins, in Provenza, all’età di 91 anni.
Il lavoro di Picasso è spesso suddiviso in “periodi”: quelli comunemente accettati sono il “periodo blu “, il
“periodo rosa “, il “ periodo africano “ , il “ cubismo analitico e il “ cubismo sintetico”.
Il carattere infantile nei suoi quadri scompare tra il 1983 e il 1994, anno in cui si può considerare un pittore agli
inizi. Il realismo accademico dei lavori della metà degli anni novanta è ben visibile nella “Prima comunione”
dove viene ritratta la sorella Lola. Nello stesso anno dipinge il “Ritratto di zia Pepa”, considerato senza dubbio
uno dei più grandi dell’intera storia della pittura spagnola.
Il periodo blu
Il periodo blu, 1901- 1904, consiste in dipinti cupi realizzati nei toni del blu e del turchese,
solo occasionalmente ravvivati da altri colori. L'umanità rappresentata è quella di creature
vinte e sole che appaiono oppresse e senza speranza. Tra le opere di questo periodo
ricordiamo: Donna con lo scialletto blu (1902), Celestina (1903), La Stiratrice (1904).
Il periodo rosa
Il periodo rosa (1905 - 1907) è caratterizzato da uno stile più allegro e ravvivato da
colori rosa e arancioni. In questo periodo, c'è un rinnovato interesse per lo spazio in
volume. La malinconia è temperata ma sempre presente. I soggetti privilegiati sono
arlecchini, saltimbanchi, acrobati ambulanti o soggetti del mondo del circo. Nei quadri,
questi soggetti sono rappresentati dietro le quinte per far comprendere quanto sia
difficile il loro stile di vita che è in contrapposizione con lo scopo del loro mestiere: far
ridere.
Tra le opere di questo periodo ricordiamo: Famiglia d'acrobati (1905), Donna con
ventaglio (1905) e Due fratelli (1906).
Il periodo africano
Fu un periodo dove la produzione artistica risultò influenzata dal
l'arte africana (1907- 1909).
Si considera l'inizio di questo periodo con il quadro Les demoiselle
d'Avignon, dove le due figure sulla destra del quadro sono ispirate
da oggetti d'artigianato africano.
Anno 7 Numero 1
Pagina 31
Il cubismo sintetico (1910- 1912)
Nel 1910 il paesaggio occupa soltanto un ruolo limitato nelle opere di Picasso.
Chiuso nel suo atelier produce numerose nature morte a cui si aggiungono
alcune figure e ritratti che si frammentano in una miriade di faccette.
L'adozione di molti punti di vista raggiunge una visione totale e crea un oggetto
estetico estremamente strutturato. Questa concezione dello spazio pittorico e
della forma favorisce la monocromia e lo studio della luce.
Il cubismo analitico (1912- 1914)
Dopo il periodo sintetico si presenta alla ribalta del movimento cubista il cubismo
analitico , che inizia con l'introduzione di lettere stampate , di listelli di legno e di
altri oggetti in trompe l'oeil, attraverso collage e papiers collés, che si presentano
come autentici brani di realtà integrati al quadro.
Classicismo e surrealismo
Nel periodo successivo alla prima guerra mondiale i dipinti e i
disegni di Picasso richiamano l'opera dei maestri del
Rinascimento italiano, in particolare a Raffaello.
Durante gli anni trenta in Minotauro sostituisce l'arlecchino
come motivo ricorrente. L'uso del minotauro è legato
all'influenza del surrealismo ed è presente anche in Guernica,
considerato da molti il più famoso lavoro di Picasso.
Gli ultimi lavori
Picasso fu uno dei duecentocinquanta che esposero alla "terza mostra Internazionale di Scultura" tenutasi
presso il museo delle arti di Philadelphia nell'estate del 1949. Negli anni cinquanta il suo stile cambia
nuovamente reinterpretando una serie di lavori ispirati a Velázquez, Goya, Nicolas Poussin, Manet, Courbet e
Delacroix. Gli venne commissionata una scultura di oltre quindici metri da installare a Chicago: realizzò una
scultura dall'aspetto ambiguo e controverso. Non è chiaro cosa rappresenti la figura, può sembrare un uccello,
un cavallo, una donna una figura astratta che nel 1967 donò alla città rifiutando il pagamento di 100.000
dollari. Picasso divenne ancora più audace, colorato ed espressivo producendo dal 1968 al 1971 tantissimi
dipinti e centinaia acqueforti, riscoperti dopo la morte dell'artista e valutati come opere di neoespressionismo in
anticipo sui tempi.
Guernica
Nel 1937 la notizia del bombardamento tedesco di
Guernica suscitò in Picasso ira e disperazione. Si
mise a dipingere e in cinque settimane terminò
un’opera diventata simbolo della protesta contro la
guerra. La tecnica adottata e
la monocromia scelta, si adattano a un’opera che
vuole denunciare le conseguenze nefaste della guerra.
L’opera fu esposta nel 1937 all’esposizione
internazionale delle arti e delle tecniche, tenutasi a Parigi.
Anno 7 Numero 1
Pagina 32
Ritratto di Dora Maar.
Nell’estate del 1936 Picasso si stabilì in riviera. Durante il soggiorno conobbe Dora
Maar, figlia di un architetto jugoslavo. Picasso iniziò a ritrarla nell’autunno del 1936.
Nell’opera, ritratto di Dora Maar, è raffigurata seduta. Indossa una blusa nera con
ricami sfarzosi abbinata ad una gonna rossa a quadri. La sua eleganza emerge dalla
cura delle sue mani, dove le unghie lunghe e smaltate giocano con i capelli e
l’orecchino. Il volto è raffigurato di fronte e di profilo, come gli occhi, lo sguardo
apparve vivace grazie ai colori brillanti. La carnagione della donna è resa luminosa con
tinte pastello fuse tra loro e illuminate da un giallo canarino e dal rossetto; tutto ciò
mette in risalto il temperamento forte e indipendente della donna.
Arlecchino
Nei cinque mesi del 1917 passati in Catalogna, attraversata da una nuova
artistica “Nascentista” che si proponeva di recuperare e promuovere i
dell’arte, Picasso dipinse l’Arlecchino, figura romantica, meditabonda e
suo mondo privato. Le tinte chiare pastello, piene di luce e trasparenza, si
pittori manieristi e al movimento novecentista.
corrente
valori classici
immersa nel
riforma ai
LA MIA SCELTA
Ho scelto, come argomento del giornalino, di parlare del famoso pittore Pablo Picasso perché sono andato al
museo ed ho visto quadri che mi sono piaciuti molto. Per questo motivo ho voluto scrivere della sua arte che ha
avuto diversi periodi con cambiamenti di pittura.
Anno 7 Numero 1
pagina 33
PIERRE MONDY
Pierre Mondy nome d’arte di Pierre Cuq, è stato un attore e regista cinematografico,
teatrale e televisivo francese. E’ noto al pubblico televisivo quale protagonista della
serie poliziesca Il commissario Cordier.
Pierre Mondy nacque presso l’Externat Saint Joseph, un’istituzione cattolica privata di
cui il padre Louis era direttore e di cui la madre Marguerite seguiva l’attività
amministrativa.
I genitori incoraggiarono fin dall’infanzia le inclinazioni artistiche di Pierre e la sua
passione per la recitazione: all’età di sette anni egli interpretò infatti il suo primo ruolo,
in una rappresentazione amatoriale.
Pierre trascorse un’adolescenza spensierata, coltivando la passione per il rugby e per gli sport nautici, per la
letteratura, per i testi teatrali e per la musica jazz; scoprì anche il cinema, appassionandosi alla commedia
musicale e a film avventurosi come King Kong, I lancieri del Bengala e La leggenda di Robin Hood e ad
interpreti come Humphrey Bogart, James Cagney e Spencer Tracy.
Dopo le prime esperienze teatrali come attore e regista presso un istituto superiore, Mondy decise di
abbandonare gli studi e di raggiungere a Parigi il fratello, divenuto ispettore di polizia nella capitane.
Determinato a intraprendere definitivamente la carriera artistica e a tentare il Concorso al Conservatoire
national supèrieur d’art dramatique, si iscrisse ai corsi di una prestigiosa scuola di recitazione presentandosi
alla prima audizione con il monologo di Sosia in Anfitrione di Molière.
Dopo appena cinque mesi trascorsi a Parigi, Mondy fu costretto a rientrare precipitosamente per evitare il
trasferimento coatto in Germania. Malgrado i suoi tentativi, venne raggiunto e fu inviato a lavorare a Monaco
di Baviera presso un’azienda aeronautica.
Nel 1946, Mondy riprese a frequentare i corsi di recitazione. L’insegnante intravede nel giovane allievo le
potenzialità dell’interprete non protagonista, colui che non ha mai il primo nome in manifesto, prospettandogli
non un’ascesa folgorante, quanto piuttosto una lenta ma sicura conquista della fama.
Di corporatura tarchiata e di media statura, non possedendo pertanto
caratteristiche fisiche, Mondy scoprì di poter ampliare la propria gamma
interpretativa rivolgendosi anche ad altri generi, come quello della
commedia.
Mentre frequentava il Conservatoire, assunse il definitivo cognome d’arte
di Mondy e iniziò un periodo di due anni di apprendistato con la
compagnia di Georges Vitaly. Nello stesso periodo lavorò nei cabaret
notturni parigini, dove condivise la scena con altre future star del cinema
e del teatro francese.
Il debutto nel cinema di Pierre Mondy risale al 1949, anno in cui apparve in due
film, interpretò il ruolo di un giovane studente dei corsi di arte drammatica, e
ottenne un enorme successo di pubblico, diventando la nuova generazione francese.
Nel secondo film impersonò un giovane di provincia dai folti baffi.
L’attore proseguiva la sua attività teatrale con ruoli sempre più rilevanti: interpretò
vari ruoli e prima di lasciare la compagnia di Vitaly, alla scadenza dei due anni di
apprendistato, l’attore interpretò il suo primo vero ruolo da protagonista.
All’inizio degli anni cinquanta, Mondy lavorò per la prima volta in televisione,
durante la fascia pomeridiana dedicata alla programmazione per i ragazzi,
sperimentando le difficoltà di rappresentare lavori sul piccolo schermo andando in
onda rigorosamente in diretta.
Anno 7 Numero 1
pagina 34
Mentre la sua esperienza professionale si ampliava ebbe l’occasione di affrontare un ruolo particolarmente
impegnativo nel dramma “Il crogiuolo”, dove Mondy diede un’intensa interpretazione che gli fece guadagnare
notevole credito nell’ambiente teatrale.
Il dramma fu rappresentato con grande successo al Thèatre de la Ville e le repliche durarono un anno.
Nella carriera cinematografica Mondy restò in attesa della definitiva consacrazione, ma non riuscì ad inserirsi
visti i mutamenti che la corrente artistica del cinema francese non si incrociava con il suo percorso
professionale.
Lavorò anche alla radio in rappresentazioni di grandi avvenimenti storici. Negli anni 60 con il dramma
“Speciale Derniere” iniziò l’attività di interprete – regista, ottenendo uno strepitoso successo di pubblico e di
critica; seguì quindi un altro successo come regista nella commedia musicale “ Come far carriera senza
lavorare”.
Gli anni 70 si aprirono per Mondy con il ritorno a un grande successo teatrale, “Une fille dans ma soupe”,
nella quale recitò con il giovane ed emergente Gèrard Depardieu. Il 1973 fu un anno d’oro per Mondy, che
oltre al trionfo teatrale di “La cage aux folles”, girò il primo di una trilogia di commedie cinematografiche di
ambiente militaresco.
La trilogia ha mantenuto negli anni un’intatta popolarità presso il pubblico francese, testimoniata dal largo
seguito che i tre film continuano a riscuotere ad ogni passaggio televisivo.
Il nuovo decennio si aprì nel 1980 con una nuova riproposizione al Theatre de Montparnasse di “La cage aux
folles” e con un’altra fruttuosa commedia, “Joyeuse Paques”. Dopo il debutto nel 1982 e 540 repliche, come
già in passato, Jean Poiret e Mondy si avvicendarono nei ruoli, il primo passando alla regia e il secondo
rilevando dal collega il ruolo di protagonista.
Mondy fu inizialmente restio a interpretare il ruolo del commissario Cordier, convinto che il piccolo schermo
fosse già saturo di figure analoghe, tuttavia il personaggio gli piacque, trovandolo molto vicino alla propria
indole, così come gli piacquero il suo carattere burbero ma dal cuore tenero, e la gestualità assai simile alla
sua; la storia è incentrata principalmente sulle vicende familiari di Cordier e sul suo rapporto con l’impetuosa e
irascibile moglie Lucia e con il figlio e collaboratore Bruno, giudice istruttore, e con la figlia Myriam
giornalista.
Mondy arricchì via via il personaggio di tocchi personali, e la formula iniziale si protrasse fino al 2005.
Nel documentarmi su Pierre Mondy ho scoperto che ha iniziato la sua carriera frequentando una scuola di
recitazione. Si è quindi affermato prima come attore teatrale e dopo ha scelto la carriera televisiva.
Mi e piaciuto parlare di questo attore che interpreta nei film televisivi il commissario Cordier. È un attore
molto scherzoso e divertente. Fa battute che mi piacciono molto, soprattutto nel modo di parlare con Lucia (sua
moglie nel telefilm). Mi dispiace che non ci sia più.
Anno 7 Numero 1
Pagina 35
Qual è la Storia e origini del Natale?
Il Natale è la principale festa dell’anno. Secondo
la religione cristiana questo giorno rappresenta la
nascita di Gesù Cristo, che cade il 25 dicembre,
mentre nella Cristianità orientale viene celebrato il 6
gennaio.
La tradizione cristiana si intreccia con quella
popolare e soprattutto contadina, perché prima della
festa cristiana, in questo periodo, c’erano una serie
di ricorrenze e riti legati al mondo rurale.
Nell’antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i
Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura,
ed era un periodo dove si viveva in pace, si scambiavano i doni e si facevano sontuosi banchetti. Nel 274 d.C.
l’imperatore Aureliano decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Sole. E’ da queste origini che risale la
tradizione del ceppo natalizio, ceppo che nelle case doveva bruciare per 12 giorni di fila e doveva essere
preferibilmente di quercia, un legno portafortuna, e da come bruciava si prevedeva come sarebbe stato l’anno
futuro. Il ceppo natalizio nei nostri giorni si è trasformato nelle luci e nelle candele che addobbano case, alberi
e strade; quindi il Natale dei nostri giorni deriva anche da tradizioni borghesi del secolo scorso con simboli e
usanze di origine pagana e cristiana.
Ma qual è il significato simbolico dell’albero di Natale?
L’albero, inteso come simbolo di vita, era diffuso in
tutte le culture, anche prima della nascita del
cristianesimo.
L’albero di Natale è, con il presepe, una delle più
diffuse tradizioni natalizie. Si tratta in genere di un
abete addobbato con piccoli oggetti colorati, luci,
festoni, dolciumi, piccoli regali impacchettati e
altro. Questo può essere portato in casa o tenuto
all’aperto, e viene preparato qualche giorno o
qualche settimana prima di Natale (spesso nel
giorno dell’Immacolata Concezione l’8 dicembre), e
tolto dopo le feste.
Anno 7 Numero 1
Pagina 36
Soprattutto se l’albero viene messo in casa, è tradizione che ai suoi piedi vengano collocati i regali di Natale
impacchettati, in attesa del giorno della festa in cui potranno essere aperti.
La figura dell’albero compare in numerose usanze e riti pagani. I druidi, antichi sacerdoti dei Celti, notando
che gli abeti rimanevano sempre verdi anche durante l’inverno, li considerarono un simbolo di lunga vita e
cominciarono a onorarli nella festa del solstizio d’inverno. Ce ne parla anche la Bibbia, riferendo delle “querce
di Mamre” e accennando ai boschetti sacri posti in cima a certe alture.
Come nasce la figura di Babbo Natale? San Nicola….per gli amici Babbo Natale
Nel 1300 visse un vescovo bizantino di nome Nicola. Si racconta che questo vescovo aveva a cuore la
situazione delle persone bisognose e meno fortunate.
Un giorno decise di raccogliere frutta, verdura, farina e zucchero e li fece caricare su una
grande nave con cui navigò fino alla città. Quando arrivò, andò a trovare tutti i bambini
poveri e lasciò a ognuno un bel cesto pieno di cibo. Si racconta anche che una volta aiutò un
uomo che non aveva la dote per le sue tre figlie, gettando per tre
notti un sacco pieno d’oro dentro la sua casa. Da allora San Nicola
divenne famoso a tutti come colui che porta i doni.
Quando morì su sepolto a Mira. Alcuni secoli dopo dei marinai
portarono la sua salma a Bari, da dove il culto di San Nicola si
diffuse in tutta Europa e in America.
Col passare dei secoli si è trasformato nel simpatico e sorridente vecchietto con una
grande pancia che ogni anno riempie di gioia e regali i bambini di tutto il mondo.
Il Natale a casa mia
Il 24 sera vado a casa di mio fratello Massimiliano. Prepariamo un bel tavolone perché siamo sempre in 9 o
10 persone a cenare tutti insieme.
Nel pomeriggio mio fratello addobba la casa con le lampadine colorate ed il presepe con gli angioletti. La
sera arriviamo tutti insieme e sistemiamo la tavola con i bicchieri colorati , le posate e i tovaglioli. Poi si
prepara l’antipasto, di solito tartine, insalata russa e affettati vari. Non mancano le cipolline, i carciofini,
tramezzini e bruschette con i pomodori.
Poi mangiamo un bel primo, solitamente pasta con il pesce e un ottimo secondo, come le costine di agnello,
gli spinaci cotti, caponata di pollo e i cardi in pastella.
Alla fine della cena brindiamo con lo spumante e mangiamo il panettone e il pandoro.
Subito dopo c’è lo scambio dei regali. Io quest’anno ho ricevuto una bellissima maglietta del Milan e tanti
buonissimi prodotti da mangiare senza glutine perché purtroppo sono celiaco.
Dopo giochiamo a carte, spesso a 7 e mezzo e a chemin de fer, ma io non sono capace!
A mezzanotte, infine, vado a Messa con tutta la famiglia.
Perché mi piace il Natale?
Mi piace il Natale perché lo festeggio con la mia famiglia, soprattutto con i
miei due nipoti: Aquene e Dakota.
In generale questo periodo dell’anno mi piace per le molte ricorrenze festive
che mi permettono di stare di più accanto ai miei cari e questo mi rende
molto felice. Anche il giorno di Capodanno mi piace molto perché ci
scambiamo gli auguri di inizio anno nuovo.
Il 31 dicembre, a cena, mangiamo il cotechino con le lenticchie perché dicono che portino soldi e fortuna.
In un periodo come questo, avere un po’ di soldini fa sicuramente comodo, ma queste feste servono a
ricordarci che le cose più preziose e importanti che abbiamo sono la salute, i nostri cari e l’affetto che
proviamo l’uno per l'altro.
Anno 7 Numero 1
Pagina 37
RENATO ZERO
Renato Zero, nome d'arte di Renato Fiacchini, nasce a Roma nel 1950. Dopo
aver finito le scuole medie, s'iscrive all'Istituto di Stato per la cinematografia
e la televisione R. Rossellini che lascia al terzo anno non perché non fosse
bravo, ma per dedicarsi completamente alle sue passioni: la musica,
la danza, il canto e la recitazione. Giovanissimo, inizia a travestirsi e a
cantare in piccoli locali romani: decide di prendere il nome di Zero come
sfida verso le persone che spesso gli dicevano di “essere uno zero”.
È un cantautore, ballerino, attore e doppiatore italiano. Nel corso della sua
lunga carriera ha pubblicato 34album e scritto, anche per altri cantati,
complessivamente più di cinquecento canzoni, affrontando temi diversi.
È uno dei cantautori italiani più amati, popolari e di maggior successo
Con più di 45 milioni di dischi venduti è tra i principali artisti italiani
che hanno venduto il maggior numero di dischi ed è suo il record di
essere in assoluto il primo ed unico ad aver raggiunto il primo posto
nelle classifiche italiane ufficiali di vendita in cinque decenni
consecutivi.
A me piace soprattutto quando
canta “i migliori anni della
nostra vita” e “il triangolo”.
Ho conosciuto Renato Zero guardando alla televisione un suo concerto
che ha fatto al forum di Assago.
Penso che canti bene e che scriva delle belle canzoni.
Mia sorella Patrizia è andata a sentire Renato dal vivo insieme ad una
sua collega; mi ha detto che è stato bravo, che ha una bella voce e che ha
cantato tante belle canzoni.
Mia sorella mi ha anche raccontato che il giorno del concerto hanno rubato l’orologio a Renato Zero,
e lui s’è arrabbiato. Penso sia stato davvero un brutto gesto.
Renato Zero viene ascoltato da tante persone e anche al concerto c’ era molta gente e tanto baccano.
Della sua band mi piace molto sentire il chitarrista, perché il suo strumento è uno strumento che amo e che
suono anch’io a Casa Gerico e quando c’è il momento del canto del giovedì pomeriggio, chiedo sempre di
ascoltare “I migliori anni della nostra vita” e la canto a squarciagola suonando la chitarra.
Questa canzone mi emoziona molto e quando la sento sono felice .
Mi piace la voce di Renato e porto rispetto nei suoi confronti
perché è un bravo cantante..
Mi piacciono molto le sue musiche ,è bravo e intelligente .
Anche se Renato Zero è romanista a me comunque piace e
sono ogni
volta colpito dalle sue canzoni e mi auguro di poter assistere a
un suo concerto con il gruppo tempo libero, dove spero ci sia il
chitarrista che suonava al concerto del Forum di Assago.
Anno 7 Numero 1
Pagina 38
I Migliori anni della nostra vita
Penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa che è bello pescare sospesi
su di una soffice nuvola rosa
io come un gentiluomo e tu come una sposa mentre fuori della finestra si alza in volo soltanto la polvere,
c’è aria di tempesta
sarà che noi due siamo di un altro lontanissimo pianeta, ma il mondo da qui sembra soltanto una botola segreta
tutti vogliono tutto per poi accorgersi che è niente
noi non faremo come altra gente questi sono e resteranno per sempre
migliori anni nostra vita stringimi forte che nessuna notte è infinita
i migliori anni nostra vita
stringimi forte che nessuna notte è finita i migliori anni della nostra vita
penso che è stupendo restare al buio abbracciati e multi, come pugili dopo un incontro . come gli ultimi
sopravvissuti . Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti! E che tutta quella tristezza in realtà,
non e mai esistita!
I migliori della nostra vita ; la nostra vita … i migliori anni nostra vita della nostra vita .la nostra vita …
Stringimi forte che nessuna notte è finita, i migliori anni della vita nostra vita !
Stringimi forte che nessuna notte è infinita i migliori anni nostra della vita ! stringimi ….
Anno 7 Numero 1
Pagina 39
MODA’
Modà è il nome del progetto di
Francesco “Kekko” Silvestre
(voce), Enrico Zapparoli (chitarra),
Diego Arrigoni (chitarra), Stefano
Forcella (basso) e Claudio Dirani
(batteria). Dopo una lunga
esperienza live, nel 2004 arriva il
primo contratto discografico ed il
singolo “Ti amo veramente”, in
autunno esce il singolo “Dimmi che
non hai paura” seguito finalmente
dal primo album di inediti “ti amo
veramente” che entra di diritto in
classifica.
Nel 2005 i Moda partecipano al
Festival di Saremo (sezione giovani) con il brano “Riesci a innamorarmi”, che riscuote un grande consenso
di critica e di pubblico .
Nel gennaio 2007 esce “Grazie Gente”, il terzo estratto dall’ album, e nel 2008 pubblicano il nuovo
disco “Sala d’attesa” dal quale vengono estratti i singoli “Sarò Sincero” e “Meschina”.
Il 2009 è l’anno della pubblicazione di “ Timida” e “Sono già solo”, per 40 settimane al vertice delle
classifiche e disco di platino.
Nel 2010 i Modà si confermano definitivamente il gruppo rivelazione dell’anno facendosi conoscere al
grande pubblico con il singolo “Sono già solo”, primo vero successo radiofonico della band che li porta a
suonare in ben 50 città in tutta Italia e ad essere premiati ai Wind Musica Award e ai Venice Music
Awards come band rilevazione.
Ad ottobre esce il singolo “La Notte” che in meno di 24 ore raggiunge la prima posizione della classifica
singoli di I-Tunes seguito dal singolo precedente “ Sono già solo”.
A dicembre inizia “La Notte Tour” che porta i Modà ad esibirsi, con enorme successo, in oltre 20 palazzetti
registrando ovunque il tutto esaurito.
Nel 2011 i Modà partecipano alla 61 edizione Del Festival Di Sanremo con il brano “Arriverà” cantato
insieme a Emma, aggiudicandosi il secondo posto nella sezione Big. A Febbraio esce il loro nuovo album
d’inediti dal titolo “ Viva i romantici Tour 2011”.
A novembre esce il singolo “Tappeto di Fragole”. A maggio 2012 esce la prima autobiografia dei Modà
scritta da Kekko Silvestre dal titolo “Come un pittore”. Nel 2013 i Modà partecipano alla 63°esima
edizione del Festival di Sanremo con i brani “Come l’acqua dentro il mare” e “Se si potesse non morire” che
saranno contenuti nel nuovo album dal titolo Gioia in uscita 14 Febbraio.
Ad aprile parte da Roma il Gioia Tour 2013 che li vedrà esibirsi nei più importanti palazzetti d’Italia.
A maggio vengono nominati nella categoria Best band in occasione degli MTV Awards 2013. nel luglio 2013
esce il terzo singolo estratto dall’ album “Dimmelo” e ad ottobre riprendono il tour; nello stesso mese esce il
singolo “Non è mai abbastanza”, quarto estratto.
Nel 2014 si esibiranno per la prima volta negli stadi: a San Siro a Milano il 19 luglio e in quello Olimpico a
Roma l’11 luglio e andranno in tour in sette città europee e a New York.
Anno 7 Numero 1
Pagina 40
FRANCESCO SILVESTRE
Francesco Silvestre, detto Kekko è un cantautore italiano, autore dei testi e compositore delle musiche del
gruppo Modà, di cui è il cantante.
Francesco Silvestre nasce a Milano il 17 febbraio 1978, ma cresce a Cassina de’ Pecchi. Inizia a studiare
pianoforte a 5 anni e termina i suoi studi di musica classica a 13 anni. Fin da adolescente scrive canzoni,
arrangiandole con la collaborazione di Enrico Palmosi; ciò lo porta per passione a creare una propria band,
i Modà, e a scrivere insieme a Palmosi anche brani per
altri artisti.
Nel 2002 fonda i Modà, con cui pubblicherà in tutto
cinque album in studio. Anche se milanese di nascita,
Francesco Silvestre è di origini meridionali: suo padre è
napoletano, mentre la madre è calabrese. Proprio per le
origini di suo padre, è un tifoso del Napoli. È’ fidanzato
da 13 anni con Laura, con la quale il 20 dicembre 2011 ha
avuto una figlia di nome Gioia.
Una canzone, e l’album, hanno lo stesso nome della
figlia di Checco; nonostante ciò lo stesso cantante dei
Modà dichiarò pubblicamente che la canzone in
questione non è dedicata alla figlia, nonostante ne prenda
il nome. Infatti alla figlia il cantante decise di dedicare altre due canzoni, una intitolata “Come un pittore” e
successivamente la canzone “Come l’acqua dentro il mare”, che fu anche portata e cantata a Sanremo nel
2013. A proposito della canzone, durante una intervista disse: “Gioia è anche il nome di mia figlia, ma non è
quella la canzone dedicata a lei, questa è un inno alla vita.
Si tratta di una canzone che porta un messaggio positivo “pensare di star male e non avere rispetto di chi sta
male o è già morto”, un messaggio che insegna che le difficoltà non sono sinonimo di negatività.
Tutto il disco ha messaggi positivi di questo genere.
GIOIA
Sognare di volare e avere sempre bisogno, di nuove sensazioni per cancellare un ricordo.
E non esiste un cielo, senza stelle se resto ad
occhi chiusi ed oltre, oltre le nuvole guardo.
Eppure gioia, se penso che son vivo, anche in
mezzo al casino.
Eppure gioia, se penso che da ieri, io sono
ancora in piedi.
Pensare di star male è non avere rispetto, verso
chi sta peggio, verso chi invece è già morto.
Eppure gioia, se penso che son vivo,
anche in mezzo al casino.
Eppure gioia, se penso che da ieri, io sono
ancora in piedi.
Distendersi su un prato e respirare la luce,
confondersi in un fiore e ritrovarsi a sentire,
l’odore dell’estate, la fatica delle salite, per apprezzarle meglio, quando saranno discese.
Eppure gioia, se penso che son vivo, anche in mezzo al casino.
Eppure gioia, se penso che da ieri, io sono ancora in piedi.
Anno 7 Numero 1
Pagina 41
LA MIA SCELTA
Ho scelto di parlare dei Modà perché è un
gruppo musicale che mi piace; la loro musica
e le loro canzoni mi affascinano e mi
rendono felice. Per questo consiglio a tutti di
ascoltare queste canzoni nei momenti tristi.
Io posseggo infatti due CD con le loro
canzoni.
Le parole delle canzoni mi fanno pensare a
momenti belli, c’è molta musicalità ed
entrano nel mio cuore.
Sono tutte belle, ma io preferisco:” Come un
pittore” , ”Gioia” e “Arriverà” che Checco ha
cantato con Emma al festival di Sanremo.
Quest’ultima
canzone mi emoziona
particolarmente, tanto che mi scappa qualche
lacrima quando l’ascolto.
Anno 7 Numero 1
Pagina 42
Il gioco del beach volley
STORIA DEL GIOCO
Il gioco della pallavolo in sala, da cui deriva il beach volley,è stato inventato nel 1895: lo scopo di questo
gioco non è altro che quello di far volare (“volley”) una palla da una parte all’altra della rete.
La nascita del beach volley viene fatta risalire al 1930, dove a Santa Monica (California), venne per la prima
volta creato il campo di pallavolo su sabbia e fu giocata la prima partita di beach volley tra due coppie di
giocatori.
Il beach volley (meno comunemente pallavolo da spiaggia) è uno sport di squadra olimpico. Nato come
variante del gioco della pallavolo, da semplice ricreazione sulle spiagge si è evoluto fino a diventare sport
professionistico in vari paesi del mondo. Due squadre di giocatori di due persone ciascuna si scontrano su un
campo di sabbia diviso da una rete.
LE REGOLE DEL GIOCO
Le regole del gioco si differenziano da quelle della pallavolo principalmente per:
area di gioco
sistema di punteggio
caratteristiche del tocco
cambio campo
caratteristiche del pallone
L’ area di gioco è un rettangolo di sabbia che misura 16 x 8 m, composto da una
sabbia fine ma non appiccicosa e circondato da una zona libera larga almeno 3m.
Il campo è delimitato da linee di gioco spesse 5-8 cm. L’altezza e le caratteristiche
della rete sono le stesse della pallavolo ( 2.24 per le donne e 2.43 per gli uomini).
Il numero di partecipanti per squadra è di 2 giocatori e non sono ammessi cambi. I
giocatori sono liberi di disporsi all’interno del campo da gioco, eccezion fatta per il giocatore di servizio. Un
membro della coppia riveste il ruolo di capitano. Si gioca a piedi nudi, a meno di specifiche e momentanee
autorizzazioni.
Anno 7 Numero 1
Pagina 43
Una partita è articolata in set e la vittoria si assegna al meglio dei tre set. Per vincere un set sono necessarie 21
punti, con un vantaggio minimo di due punti. In caso di parità al termine del secondo set, il
terzo ed ultimo set si assegna alla squadra che ottiene per prima 15 punti con un vantaggio minimo di 2 punti.
Come nella pallavolo, lo scopo del gioco è quello di mandare la palla sopra la rete per farla cadere nel campo
avversario cercando di opporsi al medesimo obiettivo della squadra avversaria.
Ogni squadra ha a disposizione tre tocchi, comprensivi del tocco del muro, a differenza della pallavolo.
La palla è messa in gioco con un servizio, ovvero un colpo del servitore diretto sopra la rete al campo
avversario.
Lo scambio continua fino a quando la palla cade in campo, fuori dal campo (out), o una squadra fallisce nel
tentativo di attacco.
La squadra che vince lo scambio conquista un punto ( Rally Point System); se è la squadra che riceve a
vincere lo scambio, oltre al punto guadagna il diritto al servizio.
Il giocatore di servizio deve cambiare ogni volta che si verifica questa combinazione.
Negli anni 1989- 1990 nasce il primo circuito internazionale FIVB (Federazione Internazionale di Beach
Volley) sotto il nome World Series, che include appuntamenti in Brasile, Italia e Giappone. La tappa
brasiliana fa registrare il tutto esaurito, Sinjin Smith e Randy Stoklos (USA) si laureano campioni del mondo.
Nel settembre 1990 si riunisce a Losanna il primo Consiglio Mondiale della FIVB per stilare un programma
di crescita del beach volley.
Nel 1992 il beach volley è presente alle Olimpiadi di Barcellona come sport dimostrativo, e all’interno
della FIVB viene creata una sezione appositamente dedicata al beach volley.
Negli anni 1995 – 1996 la classifica internazionale FIVB costituisce uno dei criteri che regolano la
qualificazione delle migliori coppie ai Giochi Olimpici. Circa 600 atleti, in rappresentanza di 42 Paesi,
partecipano al torneo di qualificazioni olimpica.
Nel 1996 ad Atlanta si tiene la prima edizione del torneo olimpico di beach volley. I nordamericani Kiraly e
Steffs conquistano. Nel torneo femminile vincono le brasiliane Silvia e Pires.
Ogni squadra che partecipa ai vari campionati deve prima presentare quale sarà la divisa dei propri giocatori,
sia quella principale che quella di riserva.
La divisa dei giocatori si compone di una maglia, un pantaloncino e dei calzini; possono essere aggiunti degli
indumenti di protezione per le ginocchia, i gomiti e i polsi.
In Italia il gioco del beach volley, come per altri sport è suddiviso in categorie ( professionisti,
semiprofessionisti e dilettanti) all’interno di ogni categoria si suddividono in serie ( A1 e A2).
Il beach volley è uno sport che unisce, fa divertire, sudare ed emozionare.
Ho deciso di parlare del beach volley perché questo gioco lo praticano dei giovani (ragazzi e ragazze) che io
conosco. Mi piacerebbe andare ad assistere ad una partita e fare il tifo.