Lo Spirito Santo nel magistero di San Giovanni Paolo II

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Per una Chiesa Viva
Anno X - N. 5 Giugno 2014
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P ERIODICO
DEL LA C OMU NITÀ E CCL ESIAL E DI RA VEL LO
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Lo Spirito Santo
nel magistero di San Giovanni Paolo II
Il 27 Aprile 2014, II Domenica di Pasqua
o della Divina Misericordia, abbiamo
sentito il cuore pulsante della Chiesa rinnovata nello Spirito e ringiovanita nel suo
entusiasmo per la canonizzazione di due
grandi Pontefici del secolo scorso: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Nella cronaca di quella storica celebrazione Giovanni Paolo II è
stato definito “coraggioso amico di
Dio”, “Maestro in santità”, che ha
cambiato la storia, un grande testimone, un gigante della fede sull’altare del mondo.
Di questo straordinario ed ammirabile maestro della fede vogliamo
ricordare in questo mese un prezioso suo documento magisteriale
in cui è presente tutto il cuore di
San Giovanni Paolo II: la Lettera
Enciclica sullo Spirito Santo che il
18 maggio 1986, Solennità di Pentecoste, Egli donò alla Chiesa e al
mondo.
Dedicata interamente alla Terza
Persona della SS. Trinità, questa
Lettera resta il documento più
emblematico dell’insegnamento di
Giovanni Paolo II sullo Spirito
Santo. Essa conclude quel trittico iniziale
di documenti che, a partire dal 1979 con
Redemptor hominis e l’anno successivo con
Dives in misericordia, Giovanni Paolo II
dedicò a tutto il mistero di Dio.
Parlare tuttavia di conclusione non è del
tutto esatto in quanto in tanti altri documenti e discorsi successivi, in particolare
quelli rivolti ai membri del Rinnovamento nello Spirito, Giovanni Paolo II tornò
sul tema dello Spirito Santo. Sta di fatto
tuttavia che in Dominum et Vivificantem
troviamo la Terza Persona della SS. Trinità, la Persona dello Spirito Santo analizzata e contemplata sotto diverse angolature,
ma sempre, come recita il sottotitolo del
documento, “nella vita della Chiesa e del
mondo”.
Già questa definizione “nella Chiesa e nel
mondo” ci conduce ad un concetto essenziale da approfondire e vivere nell’esperienza di fede, quello della relazionalità,
che è alla base non soltanto della vita
dell’uomo, ma anche di quella del Dio
Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo);
concetto che papa Wojtyla, nella Lettera
Enciclica sullo Spirito Santo, colloca come fondamentale per illustre il significato di Persona-dono applicato allo Spirito
Santo. Al n. 10 (e, successivamente, ai
nn. 22-23, secondo il personale stile dei
documenti di Giovanni Paolo II, caratterizzato da continue riprese e rimandi interni), partendo dal carattere dell’amore,
insito e connaturale nella vita divina, si
legge:
«Si può dire che nello Spirito Santo
la vita intima del Dio uno e trino si fa
tutta dono, scambio di reciproco
amore tra le divine persone, e che
per lo Spirito Santo Dio esiste a modo di dono. È lo Spirito Santo l’espressione personale di un tale donarsi di questo essere-amore.
È Persona-amore. È Persona-dono.
Abbiamo qui una ricchezza insondabile della realtà ed un approfondimento ineffabile del concetto di persona in Dio che solo la Rivelazione ci
fa conoscere».
La Rivelazione perciò permette l’approfondimento e l’ampliamento di
un concetto quale quello di persona,
appartenente all’universo filosofico
di ogni tempo e riportato in auge
soprattutto nell’epoca postidealistica
che è appunto quella in cui Giovanni
Paolo II si è formato.
Nell’ambito del Magistero ecclesiale,
possiamo considerare Persona-dono come
un’espressione del tutto nuova attribuita
allo Spirito Santo, che ha motivazioni
profonde rintracciabili nel pensiero di
Giovanni Paolo II, così come appare nel
suo volume Persona e atto dove è possibile
ritrovare facilmente una serie di elementi
che indicano quella unità, nella differenza, tra teologia e filosofia che è manifesta
nel suo insegnamento magisteriale e pastorale.
Continua a pagina 2
I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
P AGINA 2
Segue dalla prima pagina
La tesi di fondo secondo la quale la persona rivela attraverso l’atto resta sullo sfondo del pensiero di Giovanni Paolo II e
viene illustrata attraverso una serie di
passaggi e riferimenti filosofici nelle quattro parti in cui si struttura il volume: coscienza e causalità efficiente della persona, trascendenza della persona nell’atto,
integrazione della persona nell’azione,
partecipazione intesa come co-agire del
singolo con gli altri. Quattro aspetti che,
presi nella loro unità, ci danno ragione
dell’essere persona dell’uomo. All’inizio
di Persona e atto, K. Wojtyla pone due
osservazioni diremmo programmatiche e
molto illuminanti. Egli scrive: «l’atto
costituisce il particolare momento in cui
la persona si rivela. Esso ci permette nel
modo più adeguato di analizzare l’esistenza della persona e di comprenderla nel
modo più compiuto.Sperimentiamo il
fatto che l’uomo è persona, e ne siamo
convinti poiché egli compie atti» e, ancora, «gli atti sono il momento peculiare
della visione e quindi della conoscenza
sperimentale della persona. Essi costituiscono il punto di partenza più giusto per
comprendere la natura dinamica della
persona, [...] il loro dinamico fieri
(divenire). In esso infatti la persona si
rivela più a fondo e più interamente che
nell’atto stesso». Ritroviamo un procedimento analogo nella prima parte della
Dominum et Vivificantem: lo Spirito Santo è
contemplato nel suo agire che rivela la sua
consistenza come persona e il suo legame
con le altre due Persone della SS. Trinità.
Azione cosciente è quella dell’uomo,
come è ribadito in Persona e atto, e tale da
costituirlo come creatura spirituale, ma
cosciente è anche l’azione dello Spirito
Santo il quale per insegnare, ricordare e
rendere testimonianza a Cristo - e permettere poi alla Chiesa di fare altrettanto
- prende ciò che di più proprio è di Cristo
(«prenderà del mio») e annuncia (cf Gv
16,14-15). In forza della continuità perfetta esistente tra Padre e Figlio, lo Spirito non può insegnare nulla di contrario e/
o di estraneo a quanto Cristo ha insegnato. Egli è Spirito del Padre e del Figlio.
Al n. 14 della Dominum et Vivificantem
leggiamo ancora: “Lo Spirito Santo è lo
Spirito del Padre come testimoniano le
parole del discorso di addio nel Cenacolo.
Egli è, al tempo stesso, lo Spirito del Figlio: è lo Spirito di Gesù Cristo, come
testimonieranno gli apostoli e in particolare Paolo di Tarso”. Nell’invio di questo
Spirito «nei nostri cuori» inizia a compiersi ciò che «la creazione attende con
impazienza», come leggiamo nella Lettera
ai Romani. Da qui è possibile illustrare
più dettagliatamente l’azione propria dello Spirito Santo che è inviato e che opera:
due aspetti importanti coesistenti nel suo
essere Persona-dono. Prima però è necessario aggiungere un’ulteriore osservazione, relativa alla natura dell’atto e che lega
il Dio Persona (e in particolare lo Spirito
Santo) con l’uomo in un rapporto analogico. Ferma restando la dimensione co-
sciente dell’uomo quale agente (ossia
come esecutore soggettivo dell’azione),
Wojtyla sottolinea come l’azione dell’uomo «è anche espressione profonda e rivelazione di ciò che compone il suo proprio
«io», di ciò che quell’«io» semplicemente
è». In questo ambito si colloca la distinzione tra “actio e passio” per cui l’uomo
distingue la propria azione da tutto ciò
che accade nel suo io. Per quanto riguarda la Persona dello Spirito Santo, Egli è
ispirato dal Padre e dal Figlio, quindi dono e, al contempo, autore di nuove realtà
in quanto principio di vita che, stando alla
S. Scrittura, opera sin dalla Genesi e prosegue la sua attività dopo l’ascensione di
Cristo. Al n. 13 dell’Enciclica Giovanni
Paolo II nota che «descrivendo la sua dipartita come condizione della venuta del
consolatore, Cristo collega il nuovo inizio
della comunicazione salvifica di Dio nello
Spirito Santo al mistero della redenzione». Passando in rassegna, nel corso
dell’enciclica, gli oracoli e le profezie
messianiche si viene a precisare l’identità
della Persona dello Spirito Santo nelle sue
dimensioni di attività e passività. Quattro
gruppi di paragrafi ci offrono il quadro
completo. Dapprima si parla del Messia
unto con lo Spirito Santo, quindi viene
contemplata l’elevazione di Gesù nello
Spirito Santo, in terzo luogo si fa cenno al
dono dello Spirito dato da Gesù e, da
ultimo, lo Spirito Santo nella sua azione
sulla Chiesa. In tutto 11 paragrafi (15-26)
molto ricchi. Anzitutto contemplando il
Messia preannunziato nella Prima Alleanza è detto che Egli possiede la pienezza
dello Spirito e può concederlo al popolo
e, insieme con questo Spirito, il Messia
può elargire i doni all’uomo: quindi lo
Spirito è dono per la persona del Messia,
pur operando nel nascondimento. Al n.
17 il Papa fa notare che «sia in Isaia sia in
tutto l’Antico Testamento la personalità
dello Spirito Santo è completamente nascosta: nascosta nella rivelazione dell’unico Dio, come anche nell’annuncio del
futuro Messia». Nel Nuovo Testamento
chiaramente è Cristo che prende su di sé
e incarna i vaticini veterotestamentari
come appare nella scena della sinagoga di
Nazareth in Lc 4,16ss, accanto a ciò, però, anche Giovanni Battista annuncia il
Cristo non solo come colui che viene
nello Spirito Santo, ma anche come colui
che porta lo Spirito Santo come rivelerà
meglio Gesù nel Cenacolo. Ma lo Spirito
portato e donato è anche Colui che spinge
Gesù nel deserto. Abbiamo perciò le due
specificazioni: passività e attività proprie
dello Spirito Santo. A tali connotazioni se
ne aggiunge un’altra che è costituita da un
particolare stato di Gesù descrittoci in Lc
10,21 dove Gesù esulta nello Spirito Santo e inizia a lodare e ringraziare il Padre
per la possibilità che ha di poterlo testimoniare. È interessante notare come il
Papa, in proposito, istituisce un parallelismo inverso con il Battesimo: laddove lì
al Giordano si ode la voce di rivelazione
dall’esterno, l’esultanza di Gesù non è
altro che una rivelazione dall’interno verso l’esterno in forza dell’unità che
lega Padre e Figlio sancita dallo stesso
Spirito Santo.
I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
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Particolarmente importanti sono le parole con le quali Giovanni Paolo II commenta l’evento:
«Quello che (Gesù) dice del Padre e di sé
-Figlio scaturisce da quella pienezza dello
Spirito, che è in lui e che si riversa nel
suo cuore, pervade il suo stesso io, ispira
e vivifica dal profondo la sua azione. Di
qui quell’esultare nello Spirito Santo..
L’unione di Cristo con lo Spirito Santo,
di cui ha perfetta coscienza, si esprime in
quell’esultanza, che in certo modo rende
percepibile la sua arcana sorgente. Si ha
così una speciale manifestazione ed esaltazione, che è propria del figlio dell’uomo,
di Cristo-Messia, la cui umanità appartiene alla Persona del Figlio di Dio, sostanzialmente uno con lo Spirito Santo nella
divinità». In queste parole si evidenzia un
altro aspetto tipico della persona, quello
dell’autocoscienza che Gesù possiede
nella sua singolarità di Salvatore unico,
consapevole di vivere un’esistenza-per-gli
-altri in unione con lo Spirito Santo (cf Eb
9,14).
Al n. 22 di Dominum et Vivificantem, elenca le due funzioni proprie dello Spirito:
Egli è dono della persona di Gesù ed è
intima sorgente della sua vita e della sua
azione messianica e conclude osservando
che: «nel discorso del cenacolo, lo Spirito
Santo viene rivelato in un modo nuovo e
più pieno. Egli è non solo il dono alla
persona (alla persona del Messia), ma è
una Persona-dono. Gesù ne annuncia la
venuta come quella di «un altro consolatore, il quale essendo lo Spirito di verità,
condurrà gli apostoli e la chiesa «alla verità tutta intera».
Il legame tra la missione del Figlio e quella dello Spirito viene a saldarsi nell’evento di grazia proprio della Redenzione.
Leggiamo ancora nell’Enciclica: «la missione del Figlio, in un certo senso trova il
suo compimento nella redenzione. La
missione dello Spirito Santo attinge alla
redenzione: Egli prenderà del mio e ve
l’annuncerà. La redenzione viene totalmente operata dal Figlio come dall’Unto,
che è venuto ed ha agito nella potenza
dello Spirito Santo, offrendosi alla fine in
sacrificio sulla croce».
Ma c’è un altro aspetto che ci piace ricordare, quello riguardante la responsabilità
all’interno del rapporto persona-atto, per
cui: «colui che agisce, vivendo interiormente se stesso come agente, si trova del
suo agire. L’azione in quanto tale deve a
lui la sua esistenza; essa ha origine in lui
ed egli la fa esistere [...]. L’uomo quindi
in modo del tutto sperimentale è causa
del proprio agire. C’è una relazione causale, chiaramente sperimentale tra la
persona e l’atto, per cui la persona, cioè
ogni concreto io umano, considera l’atto
come effetto della sua operatività, e in
questo senso come sua proprietà, e anche
come dominio della sua responsabilità».
Tale responsabilità si concretizza e si
esplicita per lo Spirito in un luogo specifico che è la Chiesa che vede il compiersi
delle promesse e degli annunci che si
riferiscono al Consolatore.
Non solo: grazie alla sua azione e personalità, lo Spirito investe gli apostoli e li
abilita a compiere la missione del Maestro. Il fatto che Egli si qualifica come
guida dei credenti, significa che viene ad
abitare nel cuore dei fedeli e ivi permane.
«Egli introduce la chiesa in tutta intera la
verità (Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la edifica e dirige
con diversi doni gerarchici e carismatici,
la arricchisce dei suoi frutti ( Ef. 4,11)
Ma è chiaro che l’azione dello Spirito
Santo (e il conseguente rivelarsi come
Persona) non resta confinato all’interno
dei rapporti trinitari oppure intraecclesiali, ma si dirige verso il mondo.
Don Giuseppe Imperato
Dalla conclusione della Lettera Enciclica
Dominum et Vivificantem:
“Poiché la via della pace passa in definitiva
attraverso l'amore e tende a creare la
civiltà dell'amore, la Chiesa fissa lo sguardo in colui che è l'amore del Padre e del
Figlio e, nonostante le crescenti minacce,
non cessa di aver fiducia, non cessa di
invocare e di servire la pace dell'uomo
sulla terra. La sua fiducia si fonda su colui
che, essendo lo Spirito-amore, è anche lo
Spirito della pace e non cessa di esser
presente nel nostro mondo umano,
sull'orizzonte delle coscienze e dei cuori,
per «riempire l'universo» di amore e di
pace. Davanti a lui io m'inginocchio al
termine di queste considerazioni, implorando che, come Spirito del Padre e del
Figlio, egli conceda a noi tutti la benedizione e la grazia, che desidero trasmettere, nel nome della Santissima Trinità, ai
figli e alle figlie della Chiesa ed all'intera
famiglia umana”.
Lo Spirito non si
può ingabbiare
Dal discorso del Santo Padre Francesco in
occasione della 37a Convocazione del
Rinnovamento nello Spirito:
“Il primo dono dello Spirito Santo, qual
è? Il dono di Sé stesso, che è amore e ti fa
innamorare di Gesù. E questo amore
cambia la vita. Per questo si dice "nascere
di nuovo alla vita nello Spirito". Lo aveva
detto Gesù a Nicodemo. Avete ricevuto
il grande dono della diversità dei carismi,
la diversità che porta all’armonia dello
Spirito Santo, al servizio della Chiesa.
Quando penso a voi carismatici, viene a
me la stessa immagine della Chiesa, ma in
un modo particolare: penso ad una grande orchestra, dove ogni strumento è diverso dall’altro e anche le voci sono diverse, ma tutti sono necessari per l’armonia della musica. San Paolo ce lo dice, nel
capitolo XII della Prima Lettera ai Corinzi. Quindi, come in un’orchestra, nessuno nel Rinnovamento può pensare di
essere più importante o più grande
dell’altro, per favore! Perché quando
qualcuno di voi si crede più importante
dell’altro o più grande dell’altro, incomincia la peste! Nessuno può dire: "Io
sono il capo". Voi, come tutta la Chiesa,
avete un solo capo, un solo Signore: il
Signore Gesù. Ripetete con me: chi è il
capo del Rinnovamento? Il Signore Gesù!
Chi è il capo del Rinnovamento? [i presenti:] il Signore Gesù! E possiamo dire
questo con la potenza che ci dà lo Spirito
Santo, perché nessuno può dire "Gesù è il
Signore" senza lo Spirito Santo. Come
voi forse sapete – perché le notizie corrono – nei primi anni del Rinnovamento
Carismatico a Buenos Aires, io non amavo molto questi Carismatici. E io dicevo
di loro: "Sembrano una scuola di samba!". Non condividevo il loro modo di
pregare e le tante cose nuove che avvenivano nella Chiesa. Dopo, ho incominciato
a conoscerli e alla fine ho capito il bene
che il Rinnovamento Carismatico fa alla
Chiesa. E questa storia, che va dalla
"scuola di samba" in avanti, finisce in un
modo particolare: pochi mesi prima di
partecipare al Conclave, sono stato nominato dalla Conferenza episcopale assistente spirituale del Rinnovamento Carismatico in Argentina.
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I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
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Il Rinnovamento Carismatico è una grande forza al servizio dell’annuncio del
Vangelo, nella gioia dello Spirito Santo.
Voi avete ricevuto lo Spirito Santo che vi
ha fatto scoprire l'amore di Dio per tutti i
suoi figli e l'amore per la Parola. Nei
primi tempi si diceva che voi carismatici
portavate sempre con voi una Bibbia, il
Nuovo Testamento... Lo fate ancora oggi? [la folla:] Sì! Non ne sono tanto sicuro! Se no, tornate a questo primo amore,
portare sempre in tasca, nella borsa, la
Parola di Dio! E leggere un pezzetto.
Sempre con la Parola di Dio. Voi, popolo
di Dio, popolo del Rinnovamento Carismatico, state attenti a non perdere la
libertà che lo Spirito
Santo ci ha donato! Il
pericolo per il Rinnovamento, come spesso dice il nostro caro
Padre Raniero Cantalamessa, è quello
dell'eccessiva organizzazione: il pericolo
dell’eccessiva organizzazione.
Sì, avete bisogno di
organizzazione, ma
non perdete la grazia
di lasciare a Dio di
essere Dio! «Tuttavia
non c'è maggior libertà che quella di
lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e
permettere che Egli ci illumini, ci guidi,
ci orienti, ci spinga dove Lui desidera.
Egli sa bene ciò di cui c'è bisogno in ogni
epoca e in ogni momento. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi!» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 280).
Un altro pericolo è quello di diventare
"controllori" della grazia di Dio. Tante
volte, i responsabili (a me piace di più il
nome "servitori") di qualche gruppo o
qualche comunità diventano, forse senza
volerlo, amministratori della grazia, decidendo chi può ricevere la preghiera di
effusione o il battesimo nello Spirito e chi
invece non può. Se alcuni fanno così, vi
prego di non farlo più, non farlo più! Voi
siete dispensatori della grazia di Dio, non
controllori! Non fate da dogana allo Spirito Santo! Nei Documenti di Malines,
voi avete una guida, un percorso sicuro
per non sbagliare strada. Il primo documento è: Orientamento teologico e pastorale. Il secondo è: Rinnovamento Carismatico ed ecumenismo, scritto dallo
stesso Cardinale Suenens, grande protagonista del Concilio Vaticano II. Il terzo
è: Rinnovamento Carismatico e servizio
all'uomo, scritto dal Card. Suenens e dal
Vescovo Helder Camara. Questo è il
vostro percorso: evangelizzazione, ecumenismo spirituale, cura dei poveri e dei
bisognosi e accoglienza degli emarginati.
E tutto questo sulla base della adorazione! Il fondamento del rinnovamento è
adorare Dio! Mi hanno chiesto di dire al
Rinnovamento cosa si aspetta il Papa da
voi. La prima cosa è la conversione all'a-
more di Gesù che cambia la vita e fa del
cristiano un testimone dell'Amore di
Dio. La Chiesa si aspetta questa testimonianza di vita cristiana e lo Spirito Santo
ci aiuta a vivere la coerenza del Vangelo
per la nostra santità. Aspetto da voi che
condividiate con tutti, nella Chiesa, la
grazia del Battesimo nello Spirito Santo
(espressione che si legge negli Atti degli
Apostoli). Aspetto da voi un’evangelizzazione con la Parola di Dio che annuncia
che Gesù è vivo e ama tutti gli uomini.
Che diate una testimonianza di ecumenismo spirituale con tutti quei fratelli e
sorelle di altre Chiese e comunità cristiane che credono in Gesù come Signore e
Salvatore. Che rimaniate uniti nell'amore
che il Signore Gesù chiede a noi per tutti
gli uomini, e nella preghiera allo Spirito
Santo per arrivare a questa unità, necessaria per l'evangelizzazione nel nome di
Gesù. Ricordate che "il Rinnovamento
Carismatico è per sua stessa natura ecumenico... Il Rinnovamento Cattolico si
rallegra di quello che lo Spirito Santo
realizza nelle altre Chiese" (1 Malines
5,3). Avvicinatevi ai poveri, ai bisognosi,
per toccare nella loro carne la carne ferita di Gesù. Avvicinatevi, per favore!
Cercate l'unità nel Rinnovamento, perché l'unità viene dallo Spirito Santo e
nasce dall'unità della Trinità. La divisione, da chi viene? Dal demonio! La divisione viene dal demonio. Fuggite dalle
lotte interne, per favore! Fra voi non ce
ne siano! Voglio ringraziare l’ICCRS e la
Catholic Fraternity, i due organismi di
Diritto Pontificio del Pontificio Consiglio
per i Laici al servizio del Rinnovamento
mondiale, impegnati a
preparare l'incontro
mondiale per sacerdoti
e vescovi che si terrà a
giugno del prossimo
anno. So che hanno
deciso di condividere
anche l’ufficio e lavorare insieme come segno
di unità e per gestire al
meglio le loro risorse.
Mi rallegro molto. Voglio anche ringraziarli
perché stanno già organizzando il grande giubileo del 2017.
Fratelli e sorelle, ricordate: adorate Dio il
Signore: questo è il fondamento! Adorare
Dio. Cercate la santità nella nuova vita
dello Spirito Santo. Siate dispensatori
della grazia di Dio. Evitate il pericolo
dell'eccessiva organizzazione. Uscite nelle
strade a evangelizzare, annunciando il
Vangelo. Ricordate che la Chiesa è nata
"in uscita", quella mattina di Pentecoste.
Avvicinatevi ai poveri e toccate nella loro
carne la carne ferita di Gesù. Lasciatevi
guidare dallo Spirito Santo, con quella
libertà; e per favore, non ingabbiate lo
Spirito Santo! Con libertà! Cercate l'unità
del Rinnovamento, unità che viene dalla
Trinità! E aspetto tutti voi, carismatici
del mondo, per celebrare, insieme al
Papa, il vostro grande Giubileo nella
Pentecoste del 2017 nella Piazza di San
Pietro! Grazie!”
Fonte: “L’Osservatore Romano”
2-3 giugno 2014.
I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
P AGINA 5
Maggio ravellese
Con il mese di maggio, in genere, riparte
a pieno ritmo l’alta stagione che riporta
nella nostra Cittadina tanti turisti italiani
e stranieri che vengono a visitare le meraviglie storiche e i veri capolavori artistici
che la Città della musica deve custodire
sempre gelosamente e valorizzare, perché
sono, unitamente all’incantevole paesaggio, una garanzia per tenere alto il nome
di Ravello nel mondo. Un artistico spettacolo di luci in una delle Ville storiche,
raffinati concerti nel Duomo o nella
Chiesa dell’Annunziata, una piazza che
appare sempre più un elegante salotto, ad
esempio, sono alcuni di quei salutari ingredienti che rendono bella la primavera
ravellese e vanificano, grazie a Dio, quelle presuntuose e forse farneticanti aspettative di quanti continuano ad immaginare una Ravello Las Vegas con tutte le
nefaste conseguenze anche sul piano paesaggistico che, ahimè, sono state già realizzate in una zona del paese. In questo
clima al passo con i tempi, non nostalgico
ma neppure rovinosamente distruttore
del passato e delle belle tradizioni che
abbiamo ereditato, la Comunità ecclesiale
svolge un ruolo fondamentale. E il suo
compito non è facile, come non lo è per
tutta la Chiesa che quotidianamente si
trova a dover affrontare le sfide di un
mondo sempre più lontano da Dio. Ma
non bisogna arrendersi e soprattutto occorre essere convinti di ciò che si è diventati con il Battesimo e di quello che un
b att ezzato
deve fare alla
scuola della
Chiesa, mater
et magistra,
oggi guidata da
un Pontefice
che quotidianamente suggerisce, incoraggia e bacchetta. E il
contatto con
tante persone
che visitano
R av ell o
ci
obbliga ad una
continua attenzione a noi stessi e agli altri e ad un
altrettanto continuo discernimento per
comprendere che cosa sia veramente fondamentale per crescere nella Fede. Ma il
mese di maggio, oltre ad essere l’anticamera dell’estate sul piano turistico, ci
proietta idealmente alla solennità di San
Pantaleone del 27 luglio. Infatti, come da
calendario, la terza domenica di maggio
Ravello celebra la Festa del Patrocinio del
Santo Patrono, nota come “Festa di San
Pantaleone di maggio”, una espressione
concisa che nella sua semplicità designa
da un lato la differenza con la solennità di
luglio, dall’altro denota come nel passato
si tendesse a non indicare le motivazioni
storiche che l’hanno originata. Del resto
il clima storico, culturale e religioso non
richiedeva
tante spiegazioni; era sufficiente dire
che era la festa
di San Pantaleone di maggio, alla quale
era collegato
anche il mercato dove si
acqu istav an o
animali
da
allevare nel
corso dell’anno e piantine
per
l’orto.
Oggi le cose sono cambiate e abbiamo il
dovere di chiarire le ragioni da cui nascono le ricorrenze in onore del martire di
Nicomedia, altrimenti finiscono per essere definite “pletora” anche da persone non
proprio a digiuno di storia. Il manifesto
affisso in occasione della terza domenica
di maggio ha sapientemente riportato
nella introduzione le motivazioni storiche
che sono all’origine della festa. Ma oggi
come ieri, come ha chiarito Mons. Imperato nel corso dell’omelia della Messa
solenne, l’aspetto storico è bello, ma
secondario. Sarebbe inutile e deleterio
ridurre al solo fatto storico un appuntamento di fede nel quale come Chiesa locale vogliamo ringraziare il Signore per
l’opera mirabile che ha compiuto e compie ancora oggi in Pantaleone da Nicomedia. Il Sangue liquefatto del Santo Patrono testimonia la potenza di Dio che assiste il suo popolo, lo ama, ne perdona le
infedeltà e lo continua ad invitare alla
conversione. Nulla più! Non un segno
magico, un’ampolla da cui trarre auspici
o oggetto di curiosità o di ironia da parte
degli scettici, o un motivo di propaganda
turistica, ma una ulteriore prova della
potenza, della misericordia e della bontà
di Dio che glorifica ancora oggi quel giovane medico che nel 305 d.C. non esitò a
farsi uccidere per testimoniare la sua fede
in Cristo Signore. Come la celebrazione
di luglio, anche la Festa della Traslazione
è stata caratterizzata da un momento culturale e artistico. Continua a pagina 6
P AGINA 6
Segue da pagina 5
Sabato 17, infatti, al termine della Messa
vespertina si è tenuto in Duomo il “Gran
Concerto per violini ed organo”. Ne sono
stati protagonisti i Maestri del Teatro San
Carlo di Napoli Alba Obcinnicoff, Giancarlo Amorelli e Patrizio Rocchini che
hanno deliziato un pubblico abbastanza
numeroso, nonostante la contemporanea
presenza di un altro appuntamento. Con
loro la sempre più motivata Corale del
Duomo che sotto la guida esperta del M°
Amorelli ha eseguito alcuni brani liturgici
polifonici di Lotti, Saint Saens e Sessantini. La celebrazione in onore di San Pantaleone del 18 maggio si è inserita pienamente nella liturgia della V Domenica
di Pasqua. Le letture di questa Domenica
sono ben riassunte dal n° 9 della Lumen
gentium: «Questo popolo messianico (la
Chiesa) ha per capo Cristo che è stato
dato a morte per i nostri peccati, ed è
risuscitato per la nostra giustificazione”, e
che ora, dopo essersi acquistato un nome
che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso nei cieli. Questo popolo ha
per condizione la dignità e la libertà dei
figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo
Spirito Santo come nel suo tempio. Ha
per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati. E finalmente, ha per fine il Regno di Dio».
Guardando a Pantaleone di Nicomedia
siamo stati invitati a meditare sulla struttura della Chiesa pasquale, la cui pietra di
fondamento è Cristo morto e risorto,
base sulla quale si edifica il nuovo edificio
spirituale formato da pietre vive. Una
Chiesa che nel suo cammino storico sa
come edificarsi e orientarsi, ma anche
quale strada percorrere,Gesù Cristo “via,
I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
verità e vita”. Lo aveva compreso pienamente san Pantaleone, speriamo di comprenderlo anche noi.
Pur con le dovute differenze rispetto a luglio, la festa di maggio
si è svolta in un clima
di devota solennità.
Grazie anche alla stupenda giornata primaverile tutto si è svolto
nel modo migliore. I
momenti più significativi sono stati la processione e la Messa
vespertina che hanno
visto presente la Comunità “Il gregge”di Salerno. Un folto
gruppo di fedeli guidati da un buon numero di sacerdoti ha voluto vivere con la
comunità ravellese questa particolare
domenica di maggio. Un dono e un segno
e soprattutto un motivo di grande gioia.
Questi amici che da diverse località della
provincia e anche da Napoli, ormai da
alcuni anni, vengono a pregare in Duomo, a ringraziare e lodare il Signore,
uniti ai ravellesi nella devozione a San
Pantaleone, ci affascinano con la loro
silenziosa, discreta e umile testimonianza. Stupisce la loro compostezza e la loro
concentrazione durante le celebrazioni, il
loro accostarsi “in massa”alla Eucaristia, il
loro intento di non voler “dare fastidio”
ma di voler essere presenti in punta di
piedi, quasi a scusarsi per aver condiviso
con noi la gioia della festa in onore del
Patrono. Che bello! In cammino con loro
abbiamo percorso l’itinerario processionale previsto per la ricorrenza di maggio,
un itinerario
che, ribadisco, da alcuni
anni, al pari
del corteo dei
Battenti
e
della Processione del Venerdì santo, si
giustifica solo
per ragioni
storiche e di
ossequio alla
tradizione ma
del tutto infondato sul
piano pastora-
le. Accompagnati dalle note della Banda
musicale di Minori che unitamente ai
canti e alle preghiere hanno favorito il
clima di raccoglimento necessario per
evitare che la processione divenga una
manifestazione folcloristica avulsa da ogni
contesto liturgico, siamo ritornati in
Duomo dove è stata celebrata la Messa
vespertina presieduta da P. Antonio Petosino e concelebrata dai sacerdoti del
“Gregge”. Al termine della solenne celebrazione animata dalla Corale del Duomo
accompagnata all’organo dal bravo Adamo Amalfitano, P. Antonio ha invitato la
Comunità a pregare per lui che dal prossimo settembre lascerà Ravello per assumere un incarico presso il Sacro Convento di Assisi. L’antifona mariana Regina
Coeli con cui abbiamo chiuso la liturgia
vespertina ci ha proiettato verso il secondo appuntamento di questo maggio ravellese, la festa della Madonna di Pompei,
che abbiamo celebrato domenica 25 maggio, VI di Pasqua. Trasferita per diversi
anni al giorno conclusivo del mese mariano (prima si celebrava nella seconda
domenica di maggio), la festa della Madonna di Pompei è finalmente stata fissata, per ragioni pastorali, all’ultima domenica di maggio.
Non avevano infatti senso tre processioni
mariane svolte quasi in contemporanea il
31 maggio nelle diverse parrocchie ravellesi.
Forse un domani si comprenderà l’opportunità pastorale e teologica di concludere il mese mariano con un’unica grande celebrazione che veda le diverse parrocchie con i rispettivi parroci unite
nella lode al Signore e alla Madonna.
I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
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Non ci dilunghiamo nella cronaca di questa domenica mariana culminata nella
processione e nella messa vespertina celebrata dal domenicano P. Fabio Gragnano. Ci limitiamo solamente a sottolineare
che proprio durante la processione abbiamo avuto modo di osservare un clima
diverso da quello di sette giorni prima. Il
corteo processionale ha attraversato la
piazza in un contesto abbastanza distratto. Tante persone, mi auguro straniere,
hanno continuato a rimanere sedute ai
tavolini dei bar presenti in piazza, mostrandosi curiose o indifferenti. Nulla di
grave, pieno rispetto per chi la pensa
diversamente, ma, se volete, un campanello d’allarme o, meglio, un segnale per
noi operatori pastorali. Maggio, abbiamo
detto prima, è l’anticamera dell’estate
che avrà i suoi pregi e i suoi limiti. Non
facciamoci cogliere impreparati e non
restiamo indifferenti alla indifferenza
altrui. Come battezzati abbiamo un compito che la Madonna e San Pantaleone
hanno pienamente svolto e lo ricordano a
noi sempre. Non solo nelle feste.
Roberto Palumbo
La grazia
dell’Eucaristia
Il 15 di Giugno tre fanciulli della nostra
Comunità Parrocchiale celebreranno la
Messa di Prima Comunione: Filippo
Amato, Gabriele Calce, Ludovico Ruocco. Domenica 22 Giugno 2014, la Chiese
celebra la Solennità del Corpus Domini.
E’ questo il motivo per cui il nostro parroco Mons. Giuseppe Imperato mi ha
invitato a fare delle considerazioni
sull’Eucaristia, argomento molto delicato, per cui mi sono avvalsa delle catechesi
e di alcune Omelie sia di Papa Francesco
che di Papa Wojtyla. Papa Francesco,
nelle catechesi sui Sacramenti ci ha spiegato che con il Battesimo, diventiamo
cristiani, figli di Dio, riceviamo il regalo
della “vita nuova” in Cristo; in seguito il
dono ricevuto deve essere nutrito fino a
farci diventare consapevoli dell’Amore
del Padre attraverso il Figlio, per trasformare questa grazia in “cibo” da mangiare, almeno ogni Domenica. Nell’Udienza Generale del 5 Febbraio 2014 , il
Papa afferma: “L’altare, «che fa pensare a
un banchetto», la Croce che indica il
sacrificio di Cristo su quell’altare, l’ambone che dimostra come anche la Parola
proclamata sia “cibo”, sono tutti elementi
che rendono tangibile l’importanza della
Mensa Eucaristica”. Non ringrazieremo
mai abbastanza il Signore per il dono
dell’Eucaristia e partecipare alla Messa la
Domenica è fondamentale non solo per
pregare ma per essere presenti al
“Banchetto”. “Il Pane che mangiamo è
il Corpo di Gesù che ci salva, ci perdona,
ci unisce al Padre. E’ con l’Eucaristia che
stringiamo l’appartenenza al popolo di
Dio, al Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Papa Bergoglio ci invita a fare un esame
di coscienza e a verificare quante volte
partecipiamo alle Celebrazioni con tale
distacco da non comprendere il vero significato della Liturgia, a partire dall’offerta che Gesù nell’Ultima Cena ,fa del
Suo Corpo e del Suo Sangue: “Poi prese
il pane, rese grazie, lo spezzò’ e lo diede
loro dicendo: «Questo è il mio corpo,
che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo
stesso con il calice dicendo: «Questo
calice è la nuova alleanza nel mio sangue,
che è versato per voi»”- Luca (22,19-20).
Il Papa sottolinea ancora :“Il gesto di
Gesù compiuto nell’Ultima Cena è
l’estremo ringraziamento al Padre
per il suo amore, per la sua misericordia. ‘Ringraziamento’ in greco
si dice ‘Eucaristia’. Il Sacramento si
chiama ‘Eucaristia’: supremo ringraziamento al Padre, che ci ha
amato tanto da darci il suo Figlio,
per amore”. Da questo Sacramento
dell’Amore scaturisce ogni autentico
cammino di fede, di comunione , di testimonianza ; la Celebrazione Eucaristica “ è
ben più che un semplice banchetto, e ben
più che una ripetitiva liturgia;
“Memoriale” aggiunge il Pontefice
“non significa solo un semplice
ricordo, ma vuol dire che ogni volta che celebriamo questo Sacramento partecipiamo al Mistero
della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo. L’Eucaristia costituisce il vertice dell’azione di salvezza
di Dio: il Signore Gesù, facendosi
pane spezzato per noi, riversa su di
noi tutta la sua Misericordia e il
suo Amore, così da rinnovare il
nostro cuore, la nostra esistenza e
il nostro modo di relazionarci con
Lui e con i fratelli”.
Il Papa ci esorta a pregare e a chiedere a
Dio che il Sacramento dell’Eucaristia
possa continuare a mantenere viva nella
Chiesa la Sua Presenza per plasmare le
comunità nella Carità e nella Comunione, secondo il Cuore del Padre. Si comincia a valorizzare, apprezzare, amare il
Sacramento dell’Eucaristia a partire dal
giorno della Prima Comunione, con
l’aiuto dei genitori, dei catechisti, dei
sacerdoti, questo Sacramento deve esser
il fondamento di tutta la vita, perciò i
fanciulli devono esser ben preparati e
consapevoli che dopo il Battesimo e la
Cresima, l’Eucaristia è il primo passo
dell’appartenenza a Gesù. Anche il Santo
Giovanni Paolo II, nel discorso ai giovani
dell’8.11.1978 invita i battezzati all’
“incontro personale” con Cristo, un incontro che avviene in modo particolare
nell’Eucaristia. «Gesù non è un sentimento, un ricordo! Gesù è una “Persona”
sempre viva e presente con noi!
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I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
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Dobbiamo amare Gesù presente nell’Eucaristia. Egli è presente in modo sacrificale nella Santa Messa, che rinnova il Sacrificio della Croce! Andare a Messa significa andare al Calvario per incontrarci con
Lui, nostro Redentore. Egli viene in noi
nella Comunione e rimane nei Tabernacoli delle nostre Chiese, perché è il nostro amico». “La Santa Messa diviene
allora il vero appuntamento d’Amore con
Colui che ha dato tutto Sé stesso per
noi.” Bambini, ragazzi giovani, adulti,
tutti noi dobbiamo essere consapevoli che
nella Celebrazione Eucaristica Dio ci
parla attraverso le Scritture , il suo Unico
Figlio è Immolato e Risorge per noi ,
quando in ginocchio viviamo l’Eucaristia,
quando riceviamo la Comunione e ci
uniamo a Cristo ed ai fratelli ,come l’apostolo Giovanni siamo accolti da Gesù ,
se noi mettiamo il nostro capo sul suo
Cuore ,Egli non si stancherà mai di accarezzarci e tenerci stretti a Lui .Nel mese
di Maggio appena trascorso ci sono stati
dati da Maria, Madre di Gesù , un mirabile esempio ed una vera testimonianza di
come celebrare, vivere e contemplare l’Eucaristia ; Ella con Cristo Redentore presente nell’Eucaristia ha un legame profondo, la vita di Maria è stata tutta protesa verso il Figlio. Padre Stefano De Flores, nel suo libro “Maria, donna dell’Eucaristia” ci fa riflettere: “non avremmo
l’Eucaristia senza Maria, perché fu sua
Madre a dare a Gesù il Corpo ed il Sangue che Egli avrebbe offerto in Cibo e
Bevanda ai suoi discepoli.” Inoltre ci dice
Padre De Flores, Maria attraverso il suo
atteggiamento interiore e la sua relazione
alla Persona di Cristo ed ai suoi Misteri
“appare una donna profondamente religiosa che accoglie con fede esemplare la
Parola di Dio, è attenta a quanto avviene
attorno al Figlio, conservando e meditando tutto nel proprio cuore”. Padre Stefano De Fiores riprendendo il documento
della Conferenza Episcopale Italiana “Il
giorno del Signore” del 1984, ci invita a
recuperare il senso della Domenica come
giorno dedicato al Signore, festa cristiana
fondata sulla Pasqua, in cui i discepoli si
radunano per esprimere l’identità stessa
della Chiesa, assemblea convocata dal
Signore Risorto. Ogni battezzato, dunque dovrebbe vivere l’Eucaristia domeni-
cale non come un precetto ma come
un’esigenza per sperimentare la gioia di
stare insieme, ascoltare la Parola , partecipare al Banchetto ed in una profonda
intesa fraterna essere vero testimone del
Vangelo. Cerchiamo allora quanto più è
possibile di evitare di sostituire “ Il Giorno del Signore “con il giorno dello sport,
del turismo, della gita fuori città, ecc. .
Padre Stefano De Flores ci indica ancora
una volta in Maria la Guida che ci insegna a santificare la Domenica e le altre
Solennità dell’Anno Liturgico ; il Nuovo
Testamento, infatti, ci presenta la Madre
di Gesù “ fedele devota della festa ebraica , partecipe dei pellegrinaggi del popolo di Israele a Gerusalemme per la Pasqua
(Lc 2,41) presente alla celebrazioni comunitarie del pane spezzato nelle case
(At 2,42-47) soprattutto nel primo giorno della settimana come testimoniano gli
Atti degli Apostoli a proposito di Paolo a
Troade (cf 20,7).
Giulia Schiavo
“La Chiesa vive dell'Eucaristia.
Questa verità non esprime soltanto
un'esperienza quotidiana di fede,
ma racchiude in sintesi il nucleo del
mistero della Chiesa. Con gioia essa
sperimenta in molteplici forme il
continuo avverarsi della promessa:
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20); ma nella sacra
Eucaristia, per la conversione del
pane e del vino nel corpo e nel
sangue del Signore, essa gioisce di
questa presenza con un'intensità
unica.
Da quando, con la Pentecoste, la
Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino pellegrinante verso la patria
celeste, il Divin Sacramento ha
continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di fiduciosa speranza.”
Ecclesia de Eucharistia
(di S. Giovanni Paolo II)
L’Azione Cattolica
incontra
Papa Francesco
Sabato 3 Maggio 2014, presso l'Aula Paolo VI, in Vaticano, Papa Francesco ha
accolto i Presidenti, gli Assistenti ed i
Responsabili dell'Azione Cattolica di tutte le Diocesi d'Italia. Anche dalla nostra
Chiesa particolare è partita una delegazione di circa 30 persone che, alle 10 del
mattino circa, hanno fatto ingresso nella
sala, per prendere posto e partecipare
all'udienza con Papa Francesco. Nonostante le avverse condizioni climatiche, il
morale di tutti i partecipanti, dopo ore di
attesa in fila sotto la pioggia, era quello
delle migliori occasioni. Si è conclusa con
questa udienza, la XV Assemblea Nazionale dell’Azione Cattolica. Un appuntamento di estrema importanza per l’associazione in quanto è il momento in cui ci
si incontra per confrontarsi e definire le
piste sulle quali l’Azione Cattolica si
muoverà nel prossimo triennio, oltre che
eleggere i nuovi membri del consiglio
nazionale.
Dopo qualche intervento di rito e la
proiezione di alcune testimonianze da
tutta Italia è arrivato finalmente il momento di ascoltare le parole di Francesco.
Il Pontefice si è immerso quindi nel
«popolo» dell'Azione cattolica che gremiva l'Aula.
È entrato infatti dal fondo dell'Aula solo
dopo aver salutato (stringendo le mani e
fermandosi più volte a parlare) con i
gruppi che riempivano l'Aula non avendo
trovato posto all'interno. Poi ha attraversato al centro la grande aula fermandosi
continuamente per salutare e abbracciare. “Rimanere con Gesù.
Andare per le strade delle vostre città e
dei vostri Paesi. Gioire ed esultare sempre nel Signore”.
P ap a F r an ce sco v u o l e d a i
I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
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membri dell’Azione Cattolica un nuovo
impegno missionario. “Anzitutto le parrocchie, specialmente quelle segnate da
stanchezza e chiusure, hanno bisogno del
vostro entusiasmo apostolico, della vostra
piena disponibilità e del vostro servizio
creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce
più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta di aprire le porte e lasciare
che Gesù possa andare fuori”, ha detto il
Papa. E poi ci ha consegnato il mandato,
racchiuso in tre verbi. Il primo è: rimanere. “Vi invito a rimanere con Gesù, a
godere della sua compagnia. Per essere
annunciatori e testimoni di Cristo occorre rimanere anzitutto vicini a Lui. È
dall’incontro con Colui che è la nostra
vita e la nostra gioia, che la nostra testimonianza acquista ogni giorno nuovo
significato e nuova forza”. Secondo verbo: andare. “Mai una Azione Cattolica
ferma, per favore. Non fermarsi. Andare!
” E poi prosegue: “Andare per le strade
delle vostre città e dei vostri paesi,
e annunciare che Dio è Padre e che Gesù
Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per
questo la vostra vita è cambiata: si può
vivere da fratelli, portando dentro una
speranza che non delude”, dice il Papa. Il
quale poi esorta i giovani che ci sia in loro
“il desiderio di far correre la Parola di
Dio fino ai confini, rinnovando così il
vostro impegno a incontrare l’uomo dovunque si trovi, lì dove soffre e spera, lì
dove ama e crede, lì dove sono i suoi
sogni più profondi, le domande più vere,
i desideri del suo cuore. Lì vi aspetta Gesù”. “Questo significa andare fuori, questo significa uscire, andare uscendo”, aggiunge il Papa. E infine, l’appello alla
gioia. “Gioire ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita,
che cantano la fede. E’ importante: recitare il Credo, ma dire la fede con gioia, e
questo significa cantare la fede. Questo
non lo dico io. Lo ha detto 1600 anni fa
Sant’Agostino. Persone che sanno riconoscere i propri talenti e i propri limiti, che
sanno vedere nelle proprie giornate, anche in quelle più buie, i segni della presenza del Signore. Gioire perché il Signore vi ha chiamato ad essere corresponsabi-
li della missione della sua Chiesa. Gioire
perché in questo cammino non siete soli:
c’è il Signore che vi accompagna, ci sono
i vostri Vescovi e sacerdoti che vi sostengono, ci sono le vostre comunità parrocchiali e le vostre comunità diocesane con
cui condividere il cammino”. Ha chiesto
di “evitare la tentazione della quiete, che
non ha niente a che fare con il rimanere
in Gesù. Evitate la tentazione della chiusura e dell’intimismo. Se poi andate non
cadrete in questa tentazione. E anche
evitate la tentazione della serietà formale”. Ha concluso, infine, con queste parole: “Se voi volete sentire il consiglio, il
vostro assistente, il vostro consigliere
generale, che è mite, perché è Mansueto
(si riferisce al vescovo Mansueto Bianchi),
se voi volete prendere il consiglio prendetelo: "meglio asinelli che statue da Museo, per favore”.Infatti, nell'intervento
iniziale, proprio Bianchi aveva paragonato
l'Azione Cattolica all'Asinello che portò
Gesù a Gerusalemme.Al termine dell'incontro altrettanto affettuoso è stato il
saluto del Papa ai vescovi presenti, guidati dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco, e ai dirigenti passati, presenti e futuri
dell'Azione Cattolica, tra i quali il presidente uscente Franco Miano e il suo predecessore Luigi Alici.
Il Presidente Parrocchiale
Raffaele Amato
Il digitale per chi ha
più bisogno:
studenti dislessici
Prendendo spunto da due articoli pubblicati dall’Ansa scritti da Maria Grazia Piccaluga e Valentina Santarpia illustriamo in
breve due esempi della scoperta dei problemi di dislessia dei propri figli di due
diverse famiglie Italiane:
PAVIA. Svogliata, distratta durante le
lezioni. Per le maestre Emma non aveva
voglia di studiare.
Quando leggeva ad alta voce in classe,
incespicando di continuo, i compagni non
risparmiavano battute e risolini. Ci sono
voluti due anni, e una diagnosi dei neuropsichiatri infantili del Mondino, per certificare che il problema di Emma aveva un
nome. Anzi tre: dislessia, disortografia e
discalculia.
ROMA :«Era il Natale del 2012 quando
ho scoperto che mio figlio non riusciva
più a mettere insieme i concetti: sono
andata a parlare con le maestre e mi hanno confermato che in classe era diventato
un pagliaccio, non studiava più ma passava il tempo a far ridere gli altri».
E’ stato così che Patrizia ha iniziato un
lungo percorso di approfondimento, e ha
scoperto che suo figlio non era solo un
ragazzino svogliato, ma aveva seri disturbi
contro cui combatteva da anni. La diagnosi è stata spietata: DSA e DHD, ovvero una dislessia grave associata ad un deficit dell’attenzione e a iperattività.
Anche il figlio minore ne mostrava i segni, e non c’era niente altro da fare che
rimboccarsi le maniche. Situazione come
queste le vivono molti genitori e, come
dice il genitore di Roma, ci si rimbocca le
maniche e si affronta il problema per garantire ai propri figli il diritto all’istruzione al pari dei loro coetanei che questi
problemi per loro fortuna non ce li hanno. Il dislessico è una persona normalissima che ha problemi di apprendimento
perché non riesce a focalizzare bene quello che legge o che non riesce ad ordinare i
concetti per esprimerli al meglio. Le istituzioni prevedono incentivi economici e
insegnanti di sostegno a scuola.
Grazie all’impegno di molti genitori che
lottano quotidianamente per aiutare i figli
a superare i problemi di tutti i giorni legati a questi problemi si stanno facendo
passi in avanti significativi nel mettere a
punto software e hardware adatti a supportare i ragazzi nello studio. È nata così
all’interno della Technotown di Villa
Torlonia a Roma il nuovo polo multimediale per studenti tra gli 8 e i 17 anni con
difficoltà di apprendimento e linguaggio e
dislessia. Previsto dall’agenda digitale, il
polo vuole sostenere l’innovazione
nell’insegnamento e sensibilizzare l’autonomia nello studio, contro la dispersione
scolastica.
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I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
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In linea con gli standard europei e grazie
ai software di ultima generazione, sono
stati realizzati programmi informatici
che agevolano l’integrazione degli
studenti con difficoltà di apprendimento, dislessia e linguaggio (Dsa
-Adhd-Bes, bisogni educativi speciali).
Anche Technotown ha raccolto con entusiasmo l’invito a promuovere il polo:
ospiterà la prima aula 3.0 a Roma, Punto
demo scuola digitale, con un complesso
kit di servizi e tecnologie ad alto valore
socio-educativo.
Technotown è la ludoteca tecnologico
scientifica di Roma Capitale gestito
dall’assessorato alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari opportunità, destinata ai ragazzi tra gli 8 e i 17 anni, è un centro
unico e all’avanguardia nel panorama dei
progetti di educazione , con attività formative dove la «technoscienza è a portata
di gioco». L’aula 3.0 con i laboratori
sperimentali rivolti a studenti, docenti,
operatori sanitari, è stata presentata a
Maggio 2014 e puo’ essere visitata da chi
ne fa richiesta per scoprire i nuovi strumenti informatici e percorsi didattici del
polo.
La Dislessia è un problema antico ma
affrontato dalle istituzioni solo di recente.
Il digitale e l’informatica possono aiutare
moltissimo i ragazzi affetti da dislessia a
studiare con più facilità in modo da non
rimanere indietro rispetto ai loro compagni nel completamento dei programmi
scolastici.
I genitori contano sulle iniziative delle
istituzioni e delle associazioni di volontariato affinché si possano diffondere a livello nazionale le novità tecnologiche per
il supporto allo studio degli studenti dislessici, introdotte per ora solo a Roma.
Ravello in festa per i 100 anni
di Maria Josè Granata
R av el l o h a fe st eg g i ato n o n na Giuseppina Granata (nome di battesimo Maria Josè) che oggi ha spento
le sue prime 100 candeline. Questo pomeriggio in tanti si sono recati presso la
sua abitazione di via San Pietro alla Costa
dove ha vissuto per anni col marito Mattia Mansi, mettendo su i tre figli Vincenzo, Concetta e Antonio. Tra rose, viti,
limoni e soprattutto la quiete dei giardini
antistanti la casetta, è stata celebrata una
Santa Messa di ringraziamento presieduta
da Fra Antonio Petrosino con Don
Angelo Mansi, pronipote della festeggiata, a cui hanno preso parte una cinquantina di persone, tra cui il sindaco Paolo Vuilleumier e la nutrita pre-
senza dell'Ordine Terziario Francescano
di cui ha sempre fatto parte. Appena si
entra dal portone del viale c'è già aria di
festa con un invito a parteciparvi e palloncini e festoni ovunque, fissati con l'entusiasmo dei nipoti che aspettavano con
ansia questo momento. Immagini genuine, da piccolo mondo antico, che abbiamo cercato di catturare in questi scatti.
Purtroppo il maltempo, sul finire dell'inedita celebrazione con vista mare, ha
provocato qualche fastidio, con nonna
Giuseppina sempre attenta e felice di
tanta attenzione rivoltale, con la solita
affabilità che la contraddistingue. Nel
corso della Santa Messa, inoltre, sono
stati ricordati il marito Mattia e il figlio
Vincenzo. Al termine Fra Antonio le ha
consegnato alla festeggiata la speciale
pergamena inviatale da Papa Francesco,
mentre il sindaco le ha riservato l' omaggio dell'Amministrazione comunale e
Marco Rossetto della cittadinanza: un prezioso cammeo
raffigurante la Madonna accompagnato
da una targa con il messaggio augurale:
«Hai visto crescere tutti noi condividendo le
vicende tristi e felici di un secolo di storia
della nostra Ravello Nella tua vita, scandita
dalla fede e dall'amore per il prossimo, hai
donato alla nostra comunità la tua bontà e il
tuo altruismo, che sono da esempio per le nuove generazioni». Maria Josè all'anagrafe, è
nata a Bruxelles il 15 maggio del 1914 da
genitori ravellesi emigrati in Belgio in
cerca di fortuna (la Principessa Maria
Josè di Belgio, che sarebbe divenuta l'ultima regina d'Italia e che avrebbe vissuto
anche a Ravello, aveva soltanto 8 anni).
Ma poco dopo la sua nascita la sua famiglia dovette rientrare a Ravello a causa
dello scoppio della prima guerra
mondiale (28 luglio 1914). Una vita
sana, regolare, condivisa con la sua
famiglia, è alla base della longevità
di nonna Giuseppina, donna d'altri
tempi, dalla profonda fede in Dio e
nei Santi, specie San Francesco e
Santa Chiara. A ciò si aggiunge, con
ogni probabilità, la struttura genetica della famiglia Granata: suo fratello Giovanni, è morto meno di due
anni fa alla veneranda età di 103
anni! Ma uno degli ingredienti fondamentali della segreta ricetta è senza
dubbio il grande affetto e le attenzioni
quotidiane che le riserva la figlia Concettina e il figlio Antonio che vive a Sassari.
E' stata testimone degli straordinari mutamenti sociali avvenuti nel secolo scorso, nel corso del quale non si è certo
risparmiata (è stata un'ottima ricamatrice), specie negli anni in cui erano richieste fatiche e sacrifici per sbarcare il lunario. I festeggiamenti odierni si sono conclusi con un ricco momento conviviale e
il taglio della grande torta, le cui candeline sono state soffiate con decisione. Alla
domanda di come ci si sentisse a cent'anni ci ha risposto con un timido sorriso: «Sono stanca».
Con Annunziata Palumbo, che ha
tagliato il prestigioso traguardo il 4 ottobre scorso, è per antonomasia la nonnina
di tutti noi qui a Ravello.
Fonte: www.ilvescovado.it
I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA
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In preparazione alla festa del Santo Patrono
Dopo aver celebrato la festa del patrocinio (lunedì in albis) e la Traslazione della
reliquia del sangue di San Pantaleone
(nella terza domenica di maggio), la nostra comunità ecclesiale, nel solco della
tradizione e con esultante letizia, si approssima a celebrare la solennità liturgica
del martirio del celeste patrono, massima
espressione della fede cristiana del nostro
popolo e occasione propizia per ravvivare e consolidare la nostra adesione a Cristo Signore.
Agli albori del Cristianesimo, nel fervore degli inizi, il primo testo catechesi dei
discepoli di Cristo, la “Didachè”, raccomandava: “Cercate ogni giorno il volto dei
santi e traete conforto dai loro discorsi”. In
un tempo segnato da grandi cambiamenti sociali e culturali con proposte di
“valori” e “stili di vita” che sembrano
contraddire il nostro essere cristiani,
questa esortazione appare ancor più
valida.
A 17 secoli dal martirio, che nel suo
significato
etimologico
significa
“testimonianza”, San Pantaleone, nel
prodigio del suo sangue che si ravviva e
ribolle, ci narra la storia del suo totale e
intrepido “Sì” a Dio e ci conferma nella
convinzione che, oggi come ieri, il cristiano è l’uomo coraggioso delle decisioni
definitive, illuminate dalla speranza nella
trascendente fiducia in Dio che rende
eterna la vita spesa nel servizio della verità e dell’amore.
La festa patronale, però, non può e non
deve esaurirsi nella partecipazione alle
celebrazioni del giorno ma va preceduta
da un congruo periodo di preparazione
spirituale nelle forme tradizionali e nelle
nuove forme suggerite dalla moderna
pastorale liturgica al fine di educare la
comunità ad una partecipazione
consapevole, responsabile e fruttuosa. A partire da quest’anno, tra l’altro, la nostra comunità ha ripristinato la tradizionale memoria mensile
del santo patrono, arricchita da una
giornata di adorazione eucaristica
che ogni 27 del mese culmina con la
celebrazione dei vespri e della santa
messa. Un momento per meditare
su un gesto d’amore: quello che ha
spinto il Figlio di Dio a spogliare se stesso
e a farsi obbediente fino alla morte di
croce, modello supremo del martire che
ha reso la vita per il Vangelo e per il Regno di Dio.
La preparazione spirituale alla Festa del
27 Luglio, solennità del martirio del santo, che secondo la tradizione si svolge dal
25 giugno al 25 luglio, esige pertanto una
maggiore partecipazione alla celebrazione
liturgica quotidiana, presenziata dai vari
gruppi e associazioni parrocchiali e dalle
comunità ecclesiali del nostro territorio.
Così inteso, questo percorso che conduce
alla festa patronale diventa una preziosa
occasione per consolidare un cammino di
fede, per riflettere e meditare sulla vita
dei martiri, al fine di comprendere sempre meglio questo supremo atto d’amore,
epilogo del martirio quotidiano della testimonianza, in cui non agiscono eroi ma
uomini normali che, in forza della loro
radicale adesione a Cristo e al Vangelo,
sono pronti ad affrontare la morte per
testimoniare la vita, per glorificare ciò
che dà senso alla vita. San Pantaleone,
coraggioso testimone di vita evangelica,
parla eloquentemente soprattutto a noi
che ci vantiamo di averlo come celeste
patrono ed invita tutti a riscoprire la fede
limpida e radicale in Gesù Cristo, per
poter operare, a livello individuale e comunitario, un rinnovamento spirituale.
Un’esortazione ad attingere più abbondantemente ai tesori della misericordia
donati dal Signore alla sua mistica sposa,
la Chiesa, e a rispondere alla voce di Dio
che chiede un profondo cambiamento
nella nostra vita. A questo invito Pantaleone ha saputo rispondere pienamente e,
scoperte le ineffabili bellezze della religione cristiana, è diventato un uomo nuovo testimoniando con generosità il Verbo
Divino fino alla somma prova. Da qui
possiamo e dobbiamo ripartire per raccogliere l’eredità della croce alla luce
della Pasqua, di chi sacrificato più non
muore, tesoro eccelso per noi stessi, per
la nostra comunità, per il mondo. Al
Santo taumaturgo, gloria di Dio e perennemente vivo tra noi nella preziosa reliquia del suo Sangue che si conserva incorrotto nel nostro duomo, eleviamo
coralmente una fiduciosa preghiera. “Sia
gloria e lode alla Trinità che volle affidare la protezione di Ravello a così grande
martire”, recita l’ultima strofa dell’inno
in latino. Queste parole lasciano trasparire tutto l’amore e l’orgoglio di una
Città che può affidarsi alla potente intercessione del megalomartire di Nicomedia, quotidianamente onorato anche dai
pellegrini ortodossi che numerosi arrivano a Ravello per venerare la reliquia del
suo sangue. Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: San Pantaleone è
contento di noi? E’ contento del nostro
modo di vivere la Fede? Della nostra partecipazione alla vita della Chiesa? Egli ci
ottenga dalla Divina Misericordia la grazia
del rinnovamento spirituale perché possiamo divenire credibili testimoni del
Risorto e validi costruttori di una comunità cristiana unita e missionaria.
Luigi Buonocore
CELEBRAZIONI DEL MESE DI GIUGNO
GIORNI FERIALI E FESTIVI
Ore 18.30: Santo Rosario
Ore 19.00: Santa Messa
GIOVEDI’ 5-12-26 GIUGNO
Al termine della Santa Messa delle 19.00: Adorazione Eucaristica
1 GIUGNO - VII Domenica di Pasqua
Solennità dell’Ascensione del Signore
Ore 8.00-10.30– 19.00: Sante Messe
7 GIUGNO
Amalfi - Cattedrale: Veglia di Pentecoste
8 GIUGNO
Solennità di Pentecoste
Ore 8.00-10.30– 19.00: Sante Messe
13 GIUGNO
Sant’Antonio di Padova
15 GIUGNO
XI Domenica del Tempo Ordinario
Solennità della SS. Trinità - Celebrazione della Prima Comunione
Ore 08.00 - 19.00: Sante Messe
Ore 10.15: Processione dalla chiesa di Santa Maria a Gradillo e alle
10.30 Santa Messa di Prima Comunione.
19 GIUGNO
Amalfi - Cattedrale, ore 19.00: S. Messa e Processione del Corpus
Domini
21 GIUGNO - San Luigi Gonzaga
22 GIUGNO
Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore
Ore 8.00-10.30: Sante Messe
Ore 19.00: Santa Messa e processione del SS. Sacramento.
24 GIUGNO
Giorno della Solennità della Natività di San Giovanni Battista
25 GIUGNO
Inizio del mese di preparazione della festa patronale
27 GIUGNO
Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù - Festa del Patrocinio di
Sant’Andrea Apostolo - Patrono Principale dell’Arcidiocesi
Memoria mensile del Santo Patrono
Ore 8.00: Esposizione del SS. Sacramento per l’adorazione continua
Ore 19.00: Benedizione Eucaristica e Santa Messa
29 GIUGNO
Solennità dei SS. Pietro e Paolo Apostolo
Giornata per la carità del Papa
Ore 8.00-10.30– 19.00: Sante Messe
30 GIUGNO
14° anniversario dell’Ordinazione Episcopale dell’Arcivescovo
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