Per una Chiesa Viva Anno X - N. 5 Giugno 2014 www.chiesaravello.it P ERIODICO DEL LA C OMU NITÀ E CCL ESIAL E DI RA VEL LO www.ravelloinfesta.it www.museoduomoravello.com Lo Spirito Santo nel magistero di San Giovanni Paolo II Il 27 Aprile 2014, II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia, abbiamo sentito il cuore pulsante della Chiesa rinnovata nello Spirito e ringiovanita nel suo entusiasmo per la canonizzazione di due grandi Pontefici del secolo scorso: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Nella cronaca di quella storica celebrazione Giovanni Paolo II è stato definito “coraggioso amico di Dio”, “Maestro in santità”, che ha cambiato la storia, un grande testimone, un gigante della fede sull’altare del mondo. Di questo straordinario ed ammirabile maestro della fede vogliamo ricordare in questo mese un prezioso suo documento magisteriale in cui è presente tutto il cuore di San Giovanni Paolo II: la Lettera Enciclica sullo Spirito Santo che il 18 maggio 1986, Solennità di Pentecoste, Egli donò alla Chiesa e al mondo. Dedicata interamente alla Terza Persona della SS. Trinità, questa Lettera resta il documento più emblematico dell’insegnamento di Giovanni Paolo II sullo Spirito Santo. Essa conclude quel trittico iniziale di documenti che, a partire dal 1979 con Redemptor hominis e l’anno successivo con Dives in misericordia, Giovanni Paolo II dedicò a tutto il mistero di Dio. Parlare tuttavia di conclusione non è del tutto esatto in quanto in tanti altri documenti e discorsi successivi, in particolare quelli rivolti ai membri del Rinnovamento nello Spirito, Giovanni Paolo II tornò sul tema dello Spirito Santo. Sta di fatto tuttavia che in Dominum et Vivificantem troviamo la Terza Persona della SS. Trinità, la Persona dello Spirito Santo analizzata e contemplata sotto diverse angolature, ma sempre, come recita il sottotitolo del documento, “nella vita della Chiesa e del mondo”. Già questa definizione “nella Chiesa e nel mondo” ci conduce ad un concetto essenziale da approfondire e vivere nell’esperienza di fede, quello della relazionalità, che è alla base non soltanto della vita dell’uomo, ma anche di quella del Dio Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo); concetto che papa Wojtyla, nella Lettera Enciclica sullo Spirito Santo, colloca come fondamentale per illustre il significato di Persona-dono applicato allo Spirito Santo. Al n. 10 (e, successivamente, ai nn. 22-23, secondo il personale stile dei documenti di Giovanni Paolo II, caratterizzato da continue riprese e rimandi interni), partendo dal carattere dell’amore, insito e connaturale nella vita divina, si legge: «Si può dire che nello Spirito Santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine persone, e che per lo Spirito Santo Dio esiste a modo di dono. È lo Spirito Santo l’espressione personale di un tale donarsi di questo essere-amore. È Persona-amore. È Persona-dono. Abbiamo qui una ricchezza insondabile della realtà ed un approfondimento ineffabile del concetto di persona in Dio che solo la Rivelazione ci fa conoscere». La Rivelazione perciò permette l’approfondimento e l’ampliamento di un concetto quale quello di persona, appartenente all’universo filosofico di ogni tempo e riportato in auge soprattutto nell’epoca postidealistica che è appunto quella in cui Giovanni Paolo II si è formato. Nell’ambito del Magistero ecclesiale, possiamo considerare Persona-dono come un’espressione del tutto nuova attribuita allo Spirito Santo, che ha motivazioni profonde rintracciabili nel pensiero di Giovanni Paolo II, così come appare nel suo volume Persona e atto dove è possibile ritrovare facilmente una serie di elementi che indicano quella unità, nella differenza, tra teologia e filosofia che è manifesta nel suo insegnamento magisteriale e pastorale. Continua a pagina 2 I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 2 Segue dalla prima pagina La tesi di fondo secondo la quale la persona rivela attraverso l’atto resta sullo sfondo del pensiero di Giovanni Paolo II e viene illustrata attraverso una serie di passaggi e riferimenti filosofici nelle quattro parti in cui si struttura il volume: coscienza e causalità efficiente della persona, trascendenza della persona nell’atto, integrazione della persona nell’azione, partecipazione intesa come co-agire del singolo con gli altri. Quattro aspetti che, presi nella loro unità, ci danno ragione dell’essere persona dell’uomo. All’inizio di Persona e atto, K. Wojtyla pone due osservazioni diremmo programmatiche e molto illuminanti. Egli scrive: «l’atto costituisce il particolare momento in cui la persona si rivela. Esso ci permette nel modo più adeguato di analizzare l’esistenza della persona e di comprenderla nel modo più compiuto.Sperimentiamo il fatto che l’uomo è persona, e ne siamo convinti poiché egli compie atti» e, ancora, «gli atti sono il momento peculiare della visione e quindi della conoscenza sperimentale della persona. Essi costituiscono il punto di partenza più giusto per comprendere la natura dinamica della persona, [...] il loro dinamico fieri (divenire). In esso infatti la persona si rivela più a fondo e più interamente che nell’atto stesso». Ritroviamo un procedimento analogo nella prima parte della Dominum et Vivificantem: lo Spirito Santo è contemplato nel suo agire che rivela la sua consistenza come persona e il suo legame con le altre due Persone della SS. Trinità. Azione cosciente è quella dell’uomo, come è ribadito in Persona e atto, e tale da costituirlo come creatura spirituale, ma cosciente è anche l’azione dello Spirito Santo il quale per insegnare, ricordare e rendere testimonianza a Cristo - e permettere poi alla Chiesa di fare altrettanto - prende ciò che di più proprio è di Cristo («prenderà del mio») e annuncia (cf Gv 16,14-15). In forza della continuità perfetta esistente tra Padre e Figlio, lo Spirito non può insegnare nulla di contrario e/ o di estraneo a quanto Cristo ha insegnato. Egli è Spirito del Padre e del Figlio. Al n. 14 della Dominum et Vivificantem leggiamo ancora: “Lo Spirito Santo è lo Spirito del Padre come testimoniano le parole del discorso di addio nel Cenacolo. Egli è, al tempo stesso, lo Spirito del Figlio: è lo Spirito di Gesù Cristo, come testimonieranno gli apostoli e in particolare Paolo di Tarso”. Nell’invio di questo Spirito «nei nostri cuori» inizia a compiersi ciò che «la creazione attende con impazienza», come leggiamo nella Lettera ai Romani. Da qui è possibile illustrare più dettagliatamente l’azione propria dello Spirito Santo che è inviato e che opera: due aspetti importanti coesistenti nel suo essere Persona-dono. Prima però è necessario aggiungere un’ulteriore osservazione, relativa alla natura dell’atto e che lega il Dio Persona (e in particolare lo Spirito Santo) con l’uomo in un rapporto analogico. Ferma restando la dimensione co- sciente dell’uomo quale agente (ossia come esecutore soggettivo dell’azione), Wojtyla sottolinea come l’azione dell’uomo «è anche espressione profonda e rivelazione di ciò che compone il suo proprio «io», di ciò che quell’«io» semplicemente è». In questo ambito si colloca la distinzione tra “actio e passio” per cui l’uomo distingue la propria azione da tutto ciò che accade nel suo io. Per quanto riguarda la Persona dello Spirito Santo, Egli è ispirato dal Padre e dal Figlio, quindi dono e, al contempo, autore di nuove realtà in quanto principio di vita che, stando alla S. Scrittura, opera sin dalla Genesi e prosegue la sua attività dopo l’ascensione di Cristo. Al n. 13 dell’Enciclica Giovanni Paolo II nota che «descrivendo la sua dipartita come condizione della venuta del consolatore, Cristo collega il nuovo inizio della comunicazione salvifica di Dio nello Spirito Santo al mistero della redenzione». Passando in rassegna, nel corso dell’enciclica, gli oracoli e le profezie messianiche si viene a precisare l’identità della Persona dello Spirito Santo nelle sue dimensioni di attività e passività. Quattro gruppi di paragrafi ci offrono il quadro completo. Dapprima si parla del Messia unto con lo Spirito Santo, quindi viene contemplata l’elevazione di Gesù nello Spirito Santo, in terzo luogo si fa cenno al dono dello Spirito dato da Gesù e, da ultimo, lo Spirito Santo nella sua azione sulla Chiesa. In tutto 11 paragrafi (15-26) molto ricchi. Anzitutto contemplando il Messia preannunziato nella Prima Alleanza è detto che Egli possiede la pienezza dello Spirito e può concederlo al popolo e, insieme con questo Spirito, il Messia può elargire i doni all’uomo: quindi lo Spirito è dono per la persona del Messia, pur operando nel nascondimento. Al n. 17 il Papa fa notare che «sia in Isaia sia in tutto l’Antico Testamento la personalità dello Spirito Santo è completamente nascosta: nascosta nella rivelazione dell’unico Dio, come anche nell’annuncio del futuro Messia». Nel Nuovo Testamento chiaramente è Cristo che prende su di sé e incarna i vaticini veterotestamentari come appare nella scena della sinagoga di Nazareth in Lc 4,16ss, accanto a ciò, però, anche Giovanni Battista annuncia il Cristo non solo come colui che viene nello Spirito Santo, ma anche come colui che porta lo Spirito Santo come rivelerà meglio Gesù nel Cenacolo. Ma lo Spirito portato e donato è anche Colui che spinge Gesù nel deserto. Abbiamo perciò le due specificazioni: passività e attività proprie dello Spirito Santo. A tali connotazioni se ne aggiunge un’altra che è costituita da un particolare stato di Gesù descrittoci in Lc 10,21 dove Gesù esulta nello Spirito Santo e inizia a lodare e ringraziare il Padre per la possibilità che ha di poterlo testimoniare. È interessante notare come il Papa, in proposito, istituisce un parallelismo inverso con il Battesimo: laddove lì al Giordano si ode la voce di rivelazione dall’esterno, l’esultanza di Gesù non è altro che una rivelazione dall’interno verso l’esterno in forza dell’unità che lega Padre e Figlio sancita dallo stesso Spirito Santo. I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 3 Particolarmente importanti sono le parole con le quali Giovanni Paolo II commenta l’evento: «Quello che (Gesù) dice del Padre e di sé -Figlio scaturisce da quella pienezza dello Spirito, che è in lui e che si riversa nel suo cuore, pervade il suo stesso io, ispira e vivifica dal profondo la sua azione. Di qui quell’esultare nello Spirito Santo.. L’unione di Cristo con lo Spirito Santo, di cui ha perfetta coscienza, si esprime in quell’esultanza, che in certo modo rende percepibile la sua arcana sorgente. Si ha così una speciale manifestazione ed esaltazione, che è propria del figlio dell’uomo, di Cristo-Messia, la cui umanità appartiene alla Persona del Figlio di Dio, sostanzialmente uno con lo Spirito Santo nella divinità». In queste parole si evidenzia un altro aspetto tipico della persona, quello dell’autocoscienza che Gesù possiede nella sua singolarità di Salvatore unico, consapevole di vivere un’esistenza-per-gli -altri in unione con lo Spirito Santo (cf Eb 9,14). Al n. 22 di Dominum et Vivificantem, elenca le due funzioni proprie dello Spirito: Egli è dono della persona di Gesù ed è intima sorgente della sua vita e della sua azione messianica e conclude osservando che: «nel discorso del cenacolo, lo Spirito Santo viene rivelato in un modo nuovo e più pieno. Egli è non solo il dono alla persona (alla persona del Messia), ma è una Persona-dono. Gesù ne annuncia la venuta come quella di «un altro consolatore, il quale essendo lo Spirito di verità, condurrà gli apostoli e la chiesa «alla verità tutta intera». Il legame tra la missione del Figlio e quella dello Spirito viene a saldarsi nell’evento di grazia proprio della Redenzione. Leggiamo ancora nell’Enciclica: «la missione del Figlio, in un certo senso trova il suo compimento nella redenzione. La missione dello Spirito Santo attinge alla redenzione: Egli prenderà del mio e ve l’annuncerà. La redenzione viene totalmente operata dal Figlio come dall’Unto, che è venuto ed ha agito nella potenza dello Spirito Santo, offrendosi alla fine in sacrificio sulla croce». Ma c’è un altro aspetto che ci piace ricordare, quello riguardante la responsabilità all’interno del rapporto persona-atto, per cui: «colui che agisce, vivendo interiormente se stesso come agente, si trova del suo agire. L’azione in quanto tale deve a lui la sua esistenza; essa ha origine in lui ed egli la fa esistere [...]. L’uomo quindi in modo del tutto sperimentale è causa del proprio agire. C’è una relazione causale, chiaramente sperimentale tra la persona e l’atto, per cui la persona, cioè ogni concreto io umano, considera l’atto come effetto della sua operatività, e in questo senso come sua proprietà, e anche come dominio della sua responsabilità». Tale responsabilità si concretizza e si esplicita per lo Spirito in un luogo specifico che è la Chiesa che vede il compiersi delle promesse e degli annunci che si riferiscono al Consolatore. Non solo: grazie alla sua azione e personalità, lo Spirito investe gli apostoli e li abilita a compiere la missione del Maestro. Il fatto che Egli si qualifica come guida dei credenti, significa che viene ad abitare nel cuore dei fedeli e ivi permane. «Egli introduce la chiesa in tutta intera la verità (Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la edifica e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la arricchisce dei suoi frutti ( Ef. 4,11) Ma è chiaro che l’azione dello Spirito Santo (e il conseguente rivelarsi come Persona) non resta confinato all’interno dei rapporti trinitari oppure intraecclesiali, ma si dirige verso il mondo. Don Giuseppe Imperato Dalla conclusione della Lettera Enciclica Dominum et Vivificantem: “Poiché la via della pace passa in definitiva attraverso l'amore e tende a creare la civiltà dell'amore, la Chiesa fissa lo sguardo in colui che è l'amore del Padre e del Figlio e, nonostante le crescenti minacce, non cessa di aver fiducia, non cessa di invocare e di servire la pace dell'uomo sulla terra. La sua fiducia si fonda su colui che, essendo lo Spirito-amore, è anche lo Spirito della pace e non cessa di esser presente nel nostro mondo umano, sull'orizzonte delle coscienze e dei cuori, per «riempire l'universo» di amore e di pace. Davanti a lui io m'inginocchio al termine di queste considerazioni, implorando che, come Spirito del Padre e del Figlio, egli conceda a noi tutti la benedizione e la grazia, che desidero trasmettere, nel nome della Santissima Trinità, ai figli e alle figlie della Chiesa ed all'intera famiglia umana”. Lo Spirito non si può ingabbiare Dal discorso del Santo Padre Francesco in occasione della 37a Convocazione del Rinnovamento nello Spirito: “Il primo dono dello Spirito Santo, qual è? Il dono di Sé stesso, che è amore e ti fa innamorare di Gesù. E questo amore cambia la vita. Per questo si dice "nascere di nuovo alla vita nello Spirito". Lo aveva detto Gesù a Nicodemo. Avete ricevuto il grande dono della diversità dei carismi, la diversità che porta all’armonia dello Spirito Santo, al servizio della Chiesa. Quando penso a voi carismatici, viene a me la stessa immagine della Chiesa, ma in un modo particolare: penso ad una grande orchestra, dove ogni strumento è diverso dall’altro e anche le voci sono diverse, ma tutti sono necessari per l’armonia della musica. San Paolo ce lo dice, nel capitolo XII della Prima Lettera ai Corinzi. Quindi, come in un’orchestra, nessuno nel Rinnovamento può pensare di essere più importante o più grande dell’altro, per favore! Perché quando qualcuno di voi si crede più importante dell’altro o più grande dell’altro, incomincia la peste! Nessuno può dire: "Io sono il capo". Voi, come tutta la Chiesa, avete un solo capo, un solo Signore: il Signore Gesù. Ripetete con me: chi è il capo del Rinnovamento? Il Signore Gesù! Chi è il capo del Rinnovamento? [i presenti:] il Signore Gesù! E possiamo dire questo con la potenza che ci dà lo Spirito Santo, perché nessuno può dire "Gesù è il Signore" senza lo Spirito Santo. Come voi forse sapete – perché le notizie corrono – nei primi anni del Rinnovamento Carismatico a Buenos Aires, io non amavo molto questi Carismatici. E io dicevo di loro: "Sembrano una scuola di samba!". Non condividevo il loro modo di pregare e le tante cose nuove che avvenivano nella Chiesa. Dopo, ho incominciato a conoscerli e alla fine ho capito il bene che il Rinnovamento Carismatico fa alla Chiesa. E questa storia, che va dalla "scuola di samba" in avanti, finisce in un modo particolare: pochi mesi prima di partecipare al Conclave, sono stato nominato dalla Conferenza episcopale assistente spirituale del Rinnovamento Carismatico in Argentina. Continua a pagina 4 I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 4 Segue da pagina 3 Il Rinnovamento Carismatico è una grande forza al servizio dell’annuncio del Vangelo, nella gioia dello Spirito Santo. Voi avete ricevuto lo Spirito Santo che vi ha fatto scoprire l'amore di Dio per tutti i suoi figli e l'amore per la Parola. Nei primi tempi si diceva che voi carismatici portavate sempre con voi una Bibbia, il Nuovo Testamento... Lo fate ancora oggi? [la folla:] Sì! Non ne sono tanto sicuro! Se no, tornate a questo primo amore, portare sempre in tasca, nella borsa, la Parola di Dio! E leggere un pezzetto. Sempre con la Parola di Dio. Voi, popolo di Dio, popolo del Rinnovamento Carismatico, state attenti a non perdere la libertà che lo Spirito Santo ci ha donato! Il pericolo per il Rinnovamento, come spesso dice il nostro caro Padre Raniero Cantalamessa, è quello dell'eccessiva organizzazione: il pericolo dell’eccessiva organizzazione. Sì, avete bisogno di organizzazione, ma non perdete la grazia di lasciare a Dio di essere Dio! «Tuttavia non c'è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera. Egli sa bene ciò di cui c'è bisogno in ogni epoca e in ogni momento. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi!» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 280). Un altro pericolo è quello di diventare "controllori" della grazia di Dio. Tante volte, i responsabili (a me piace di più il nome "servitori") di qualche gruppo o qualche comunità diventano, forse senza volerlo, amministratori della grazia, decidendo chi può ricevere la preghiera di effusione o il battesimo nello Spirito e chi invece non può. Se alcuni fanno così, vi prego di non farlo più, non farlo più! Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non controllori! Non fate da dogana allo Spirito Santo! Nei Documenti di Malines, voi avete una guida, un percorso sicuro per non sbagliare strada. Il primo documento è: Orientamento teologico e pastorale. Il secondo è: Rinnovamento Carismatico ed ecumenismo, scritto dallo stesso Cardinale Suenens, grande protagonista del Concilio Vaticano II. Il terzo è: Rinnovamento Carismatico e servizio all'uomo, scritto dal Card. Suenens e dal Vescovo Helder Camara. Questo è il vostro percorso: evangelizzazione, ecumenismo spirituale, cura dei poveri e dei bisognosi e accoglienza degli emarginati. E tutto questo sulla base della adorazione! Il fondamento del rinnovamento è adorare Dio! Mi hanno chiesto di dire al Rinnovamento cosa si aspetta il Papa da voi. La prima cosa è la conversione all'a- more di Gesù che cambia la vita e fa del cristiano un testimone dell'Amore di Dio. La Chiesa si aspetta questa testimonianza di vita cristiana e lo Spirito Santo ci aiuta a vivere la coerenza del Vangelo per la nostra santità. Aspetto da voi che condividiate con tutti, nella Chiesa, la grazia del Battesimo nello Spirito Santo (espressione che si legge negli Atti degli Apostoli). Aspetto da voi un’evangelizzazione con la Parola di Dio che annuncia che Gesù è vivo e ama tutti gli uomini. Che diate una testimonianza di ecumenismo spirituale con tutti quei fratelli e sorelle di altre Chiese e comunità cristiane che credono in Gesù come Signore e Salvatore. Che rimaniate uniti nell'amore che il Signore Gesù chiede a noi per tutti gli uomini, e nella preghiera allo Spirito Santo per arrivare a questa unità, necessaria per l'evangelizzazione nel nome di Gesù. Ricordate che "il Rinnovamento Carismatico è per sua stessa natura ecumenico... Il Rinnovamento Cattolico si rallegra di quello che lo Spirito Santo realizza nelle altre Chiese" (1 Malines 5,3). Avvicinatevi ai poveri, ai bisognosi, per toccare nella loro carne la carne ferita di Gesù. Avvicinatevi, per favore! Cercate l'unità nel Rinnovamento, perché l'unità viene dallo Spirito Santo e nasce dall'unità della Trinità. La divisione, da chi viene? Dal demonio! La divisione viene dal demonio. Fuggite dalle lotte interne, per favore! Fra voi non ce ne siano! Voglio ringraziare l’ICCRS e la Catholic Fraternity, i due organismi di Diritto Pontificio del Pontificio Consiglio per i Laici al servizio del Rinnovamento mondiale, impegnati a preparare l'incontro mondiale per sacerdoti e vescovi che si terrà a giugno del prossimo anno. So che hanno deciso di condividere anche l’ufficio e lavorare insieme come segno di unità e per gestire al meglio le loro risorse. Mi rallegro molto. Voglio anche ringraziarli perché stanno già organizzando il grande giubileo del 2017. Fratelli e sorelle, ricordate: adorate Dio il Signore: questo è il fondamento! Adorare Dio. Cercate la santità nella nuova vita dello Spirito Santo. Siate dispensatori della grazia di Dio. Evitate il pericolo dell'eccessiva organizzazione. Uscite nelle strade a evangelizzare, annunciando il Vangelo. Ricordate che la Chiesa è nata "in uscita", quella mattina di Pentecoste. Avvicinatevi ai poveri e toccate nella loro carne la carne ferita di Gesù. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo, con quella libertà; e per favore, non ingabbiate lo Spirito Santo! Con libertà! Cercate l'unità del Rinnovamento, unità che viene dalla Trinità! E aspetto tutti voi, carismatici del mondo, per celebrare, insieme al Papa, il vostro grande Giubileo nella Pentecoste del 2017 nella Piazza di San Pietro! Grazie!” Fonte: “L’Osservatore Romano” 2-3 giugno 2014. I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 5 Maggio ravellese Con il mese di maggio, in genere, riparte a pieno ritmo l’alta stagione che riporta nella nostra Cittadina tanti turisti italiani e stranieri che vengono a visitare le meraviglie storiche e i veri capolavori artistici che la Città della musica deve custodire sempre gelosamente e valorizzare, perché sono, unitamente all’incantevole paesaggio, una garanzia per tenere alto il nome di Ravello nel mondo. Un artistico spettacolo di luci in una delle Ville storiche, raffinati concerti nel Duomo o nella Chiesa dell’Annunziata, una piazza che appare sempre più un elegante salotto, ad esempio, sono alcuni di quei salutari ingredienti che rendono bella la primavera ravellese e vanificano, grazie a Dio, quelle presuntuose e forse farneticanti aspettative di quanti continuano ad immaginare una Ravello Las Vegas con tutte le nefaste conseguenze anche sul piano paesaggistico che, ahimè, sono state già realizzate in una zona del paese. In questo clima al passo con i tempi, non nostalgico ma neppure rovinosamente distruttore del passato e delle belle tradizioni che abbiamo ereditato, la Comunità ecclesiale svolge un ruolo fondamentale. E il suo compito non è facile, come non lo è per tutta la Chiesa che quotidianamente si trova a dover affrontare le sfide di un mondo sempre più lontano da Dio. Ma non bisogna arrendersi e soprattutto occorre essere convinti di ciò che si è diventati con il Battesimo e di quello che un b att ezzato deve fare alla scuola della Chiesa, mater et magistra, oggi guidata da un Pontefice che quotidianamente suggerisce, incoraggia e bacchetta. E il contatto con tante persone che visitano R av ell o ci obbliga ad una continua attenzione a noi stessi e agli altri e ad un altrettanto continuo discernimento per comprendere che cosa sia veramente fondamentale per crescere nella Fede. Ma il mese di maggio, oltre ad essere l’anticamera dell’estate sul piano turistico, ci proietta idealmente alla solennità di San Pantaleone del 27 luglio. Infatti, come da calendario, la terza domenica di maggio Ravello celebra la Festa del Patrocinio del Santo Patrono, nota come “Festa di San Pantaleone di maggio”, una espressione concisa che nella sua semplicità designa da un lato la differenza con la solennità di luglio, dall’altro denota come nel passato si tendesse a non indicare le motivazioni storiche che l’hanno originata. Del resto il clima storico, culturale e religioso non richiedeva tante spiegazioni; era sufficiente dire che era la festa di San Pantaleone di maggio, alla quale era collegato anche il mercato dove si acqu istav an o animali da allevare nel corso dell’anno e piantine per l’orto. Oggi le cose sono cambiate e abbiamo il dovere di chiarire le ragioni da cui nascono le ricorrenze in onore del martire di Nicomedia, altrimenti finiscono per essere definite “pletora” anche da persone non proprio a digiuno di storia. Il manifesto affisso in occasione della terza domenica di maggio ha sapientemente riportato nella introduzione le motivazioni storiche che sono all’origine della festa. Ma oggi come ieri, come ha chiarito Mons. Imperato nel corso dell’omelia della Messa solenne, l’aspetto storico è bello, ma secondario. Sarebbe inutile e deleterio ridurre al solo fatto storico un appuntamento di fede nel quale come Chiesa locale vogliamo ringraziare il Signore per l’opera mirabile che ha compiuto e compie ancora oggi in Pantaleone da Nicomedia. Il Sangue liquefatto del Santo Patrono testimonia la potenza di Dio che assiste il suo popolo, lo ama, ne perdona le infedeltà e lo continua ad invitare alla conversione. Nulla più! Non un segno magico, un’ampolla da cui trarre auspici o oggetto di curiosità o di ironia da parte degli scettici, o un motivo di propaganda turistica, ma una ulteriore prova della potenza, della misericordia e della bontà di Dio che glorifica ancora oggi quel giovane medico che nel 305 d.C. non esitò a farsi uccidere per testimoniare la sua fede in Cristo Signore. Come la celebrazione di luglio, anche la Festa della Traslazione è stata caratterizzata da un momento culturale e artistico. Continua a pagina 6 P AGINA 6 Segue da pagina 5 Sabato 17, infatti, al termine della Messa vespertina si è tenuto in Duomo il “Gran Concerto per violini ed organo”. Ne sono stati protagonisti i Maestri del Teatro San Carlo di Napoli Alba Obcinnicoff, Giancarlo Amorelli e Patrizio Rocchini che hanno deliziato un pubblico abbastanza numeroso, nonostante la contemporanea presenza di un altro appuntamento. Con loro la sempre più motivata Corale del Duomo che sotto la guida esperta del M° Amorelli ha eseguito alcuni brani liturgici polifonici di Lotti, Saint Saens e Sessantini. La celebrazione in onore di San Pantaleone del 18 maggio si è inserita pienamente nella liturgia della V Domenica di Pasqua. Le letture di questa Domenica sono ben riassunte dal n° 9 della Lumen gentium: «Questo popolo messianico (la Chiesa) ha per capo Cristo che è stato dato a morte per i nostri peccati, ed è risuscitato per la nostra giustificazione”, e che ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso nei cieli. Questo popolo ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come nel suo tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati. E finalmente, ha per fine il Regno di Dio». Guardando a Pantaleone di Nicomedia siamo stati invitati a meditare sulla struttura della Chiesa pasquale, la cui pietra di fondamento è Cristo morto e risorto, base sulla quale si edifica il nuovo edificio spirituale formato da pietre vive. Una Chiesa che nel suo cammino storico sa come edificarsi e orientarsi, ma anche quale strada percorrere,Gesù Cristo “via, I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA verità e vita”. Lo aveva compreso pienamente san Pantaleone, speriamo di comprenderlo anche noi. Pur con le dovute differenze rispetto a luglio, la festa di maggio si è svolta in un clima di devota solennità. Grazie anche alla stupenda giornata primaverile tutto si è svolto nel modo migliore. I momenti più significativi sono stati la processione e la Messa vespertina che hanno visto presente la Comunità “Il gregge”di Salerno. Un folto gruppo di fedeli guidati da un buon numero di sacerdoti ha voluto vivere con la comunità ravellese questa particolare domenica di maggio. Un dono e un segno e soprattutto un motivo di grande gioia. Questi amici che da diverse località della provincia e anche da Napoli, ormai da alcuni anni, vengono a pregare in Duomo, a ringraziare e lodare il Signore, uniti ai ravellesi nella devozione a San Pantaleone, ci affascinano con la loro silenziosa, discreta e umile testimonianza. Stupisce la loro compostezza e la loro concentrazione durante le celebrazioni, il loro accostarsi “in massa”alla Eucaristia, il loro intento di non voler “dare fastidio” ma di voler essere presenti in punta di piedi, quasi a scusarsi per aver condiviso con noi la gioia della festa in onore del Patrono. Che bello! In cammino con loro abbiamo percorso l’itinerario processionale previsto per la ricorrenza di maggio, un itinerario che, ribadisco, da alcuni anni, al pari del corteo dei Battenti e della Processione del Venerdì santo, si giustifica solo per ragioni storiche e di ossequio alla tradizione ma del tutto infondato sul piano pastora- le. Accompagnati dalle note della Banda musicale di Minori che unitamente ai canti e alle preghiere hanno favorito il clima di raccoglimento necessario per evitare che la processione divenga una manifestazione folcloristica avulsa da ogni contesto liturgico, siamo ritornati in Duomo dove è stata celebrata la Messa vespertina presieduta da P. Antonio Petosino e concelebrata dai sacerdoti del “Gregge”. Al termine della solenne celebrazione animata dalla Corale del Duomo accompagnata all’organo dal bravo Adamo Amalfitano, P. Antonio ha invitato la Comunità a pregare per lui che dal prossimo settembre lascerà Ravello per assumere un incarico presso il Sacro Convento di Assisi. L’antifona mariana Regina Coeli con cui abbiamo chiuso la liturgia vespertina ci ha proiettato verso il secondo appuntamento di questo maggio ravellese, la festa della Madonna di Pompei, che abbiamo celebrato domenica 25 maggio, VI di Pasqua. Trasferita per diversi anni al giorno conclusivo del mese mariano (prima si celebrava nella seconda domenica di maggio), la festa della Madonna di Pompei è finalmente stata fissata, per ragioni pastorali, all’ultima domenica di maggio. Non avevano infatti senso tre processioni mariane svolte quasi in contemporanea il 31 maggio nelle diverse parrocchie ravellesi. Forse un domani si comprenderà l’opportunità pastorale e teologica di concludere il mese mariano con un’unica grande celebrazione che veda le diverse parrocchie con i rispettivi parroci unite nella lode al Signore e alla Madonna. I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 7 Non ci dilunghiamo nella cronaca di questa domenica mariana culminata nella processione e nella messa vespertina celebrata dal domenicano P. Fabio Gragnano. Ci limitiamo solamente a sottolineare che proprio durante la processione abbiamo avuto modo di osservare un clima diverso da quello di sette giorni prima. Il corteo processionale ha attraversato la piazza in un contesto abbastanza distratto. Tante persone, mi auguro straniere, hanno continuato a rimanere sedute ai tavolini dei bar presenti in piazza, mostrandosi curiose o indifferenti. Nulla di grave, pieno rispetto per chi la pensa diversamente, ma, se volete, un campanello d’allarme o, meglio, un segnale per noi operatori pastorali. Maggio, abbiamo detto prima, è l’anticamera dell’estate che avrà i suoi pregi e i suoi limiti. Non facciamoci cogliere impreparati e non restiamo indifferenti alla indifferenza altrui. Come battezzati abbiamo un compito che la Madonna e San Pantaleone hanno pienamente svolto e lo ricordano a noi sempre. Non solo nelle feste. Roberto Palumbo La grazia dell’Eucaristia Il 15 di Giugno tre fanciulli della nostra Comunità Parrocchiale celebreranno la Messa di Prima Comunione: Filippo Amato, Gabriele Calce, Ludovico Ruocco. Domenica 22 Giugno 2014, la Chiese celebra la Solennità del Corpus Domini. E’ questo il motivo per cui il nostro parroco Mons. Giuseppe Imperato mi ha invitato a fare delle considerazioni sull’Eucaristia, argomento molto delicato, per cui mi sono avvalsa delle catechesi e di alcune Omelie sia di Papa Francesco che di Papa Wojtyla. Papa Francesco, nelle catechesi sui Sacramenti ci ha spiegato che con il Battesimo, diventiamo cristiani, figli di Dio, riceviamo il regalo della “vita nuova” in Cristo; in seguito il dono ricevuto deve essere nutrito fino a farci diventare consapevoli dell’Amore del Padre attraverso il Figlio, per trasformare questa grazia in “cibo” da mangiare, almeno ogni Domenica. Nell’Udienza Generale del 5 Febbraio 2014 , il Papa afferma: “L’altare, «che fa pensare a un banchetto», la Croce che indica il sacrificio di Cristo su quell’altare, l’ambone che dimostra come anche la Parola proclamata sia “cibo”, sono tutti elementi che rendono tangibile l’importanza della Mensa Eucaristica”. Non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono dell’Eucaristia e partecipare alla Messa la Domenica è fondamentale non solo per pregare ma per essere presenti al “Banchetto”. “Il Pane che mangiamo è il Corpo di Gesù che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre. E’ con l’Eucaristia che stringiamo l’appartenenza al popolo di Dio, al Corpo di Cristo che è la Chiesa. Papa Bergoglio ci invita a fare un esame di coscienza e a verificare quante volte partecipiamo alle Celebrazioni con tale distacco da non comprendere il vero significato della Liturgia, a partire dall’offerta che Gesù nell’Ultima Cena ,fa del Suo Corpo e del Suo Sangue: “Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò’ e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi»”- Luca (22,19-20). Il Papa sottolinea ancora :“Il gesto di Gesù compiuto nell’Ultima Cena è l’estremo ringraziamento al Padre per il suo amore, per la sua misericordia. ‘Ringraziamento’ in greco si dice ‘Eucaristia’. Il Sacramento si chiama ‘Eucaristia’: supremo ringraziamento al Padre, che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio, per amore”. Da questo Sacramento dell’Amore scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione , di testimonianza ; la Celebrazione Eucaristica “ è ben più che un semplice banchetto, e ben più che una ripetitiva liturgia; “Memoriale” aggiunge il Pontefice “non significa solo un semplice ricordo, ma vuol dire che ogni volta che celebriamo questo Sacramento partecipiamo al Mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo. L’Eucaristia costituisce il vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa su di noi tutta la sua Misericordia e il suo Amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli”. Il Papa ci esorta a pregare e a chiedere a Dio che il Sacramento dell’Eucaristia possa continuare a mantenere viva nella Chiesa la Sua Presenza per plasmare le comunità nella Carità e nella Comunione, secondo il Cuore del Padre. Si comincia a valorizzare, apprezzare, amare il Sacramento dell’Eucaristia a partire dal giorno della Prima Comunione, con l’aiuto dei genitori, dei catechisti, dei sacerdoti, questo Sacramento deve esser il fondamento di tutta la vita, perciò i fanciulli devono esser ben preparati e consapevoli che dopo il Battesimo e la Cresima, l’Eucaristia è il primo passo dell’appartenenza a Gesù. Anche il Santo Giovanni Paolo II, nel discorso ai giovani dell’8.11.1978 invita i battezzati all’ “incontro personale” con Cristo, un incontro che avviene in modo particolare nell’Eucaristia. «Gesù non è un sentimento, un ricordo! Gesù è una “Persona” sempre viva e presente con noi! Continua a pagina 8 I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 8 Segue da pagina 7 Dobbiamo amare Gesù presente nell’Eucaristia. Egli è presente in modo sacrificale nella Santa Messa, che rinnova il Sacrificio della Croce! Andare a Messa significa andare al Calvario per incontrarci con Lui, nostro Redentore. Egli viene in noi nella Comunione e rimane nei Tabernacoli delle nostre Chiese, perché è il nostro amico». “La Santa Messa diviene allora il vero appuntamento d’Amore con Colui che ha dato tutto Sé stesso per noi.” Bambini, ragazzi giovani, adulti, tutti noi dobbiamo essere consapevoli che nella Celebrazione Eucaristica Dio ci parla attraverso le Scritture , il suo Unico Figlio è Immolato e Risorge per noi , quando in ginocchio viviamo l’Eucaristia, quando riceviamo la Comunione e ci uniamo a Cristo ed ai fratelli ,come l’apostolo Giovanni siamo accolti da Gesù , se noi mettiamo il nostro capo sul suo Cuore ,Egli non si stancherà mai di accarezzarci e tenerci stretti a Lui .Nel mese di Maggio appena trascorso ci sono stati dati da Maria, Madre di Gesù , un mirabile esempio ed una vera testimonianza di come celebrare, vivere e contemplare l’Eucaristia ; Ella con Cristo Redentore presente nell’Eucaristia ha un legame profondo, la vita di Maria è stata tutta protesa verso il Figlio. Padre Stefano De Flores, nel suo libro “Maria, donna dell’Eucaristia” ci fa riflettere: “non avremmo l’Eucaristia senza Maria, perché fu sua Madre a dare a Gesù il Corpo ed il Sangue che Egli avrebbe offerto in Cibo e Bevanda ai suoi discepoli.” Inoltre ci dice Padre De Flores, Maria attraverso il suo atteggiamento interiore e la sua relazione alla Persona di Cristo ed ai suoi Misteri “appare una donna profondamente religiosa che accoglie con fede esemplare la Parola di Dio, è attenta a quanto avviene attorno al Figlio, conservando e meditando tutto nel proprio cuore”. Padre Stefano De Fiores riprendendo il documento della Conferenza Episcopale Italiana “Il giorno del Signore” del 1984, ci invita a recuperare il senso della Domenica come giorno dedicato al Signore, festa cristiana fondata sulla Pasqua, in cui i discepoli si radunano per esprimere l’identità stessa della Chiesa, assemblea convocata dal Signore Risorto. Ogni battezzato, dunque dovrebbe vivere l’Eucaristia domeni- cale non come un precetto ma come un’esigenza per sperimentare la gioia di stare insieme, ascoltare la Parola , partecipare al Banchetto ed in una profonda intesa fraterna essere vero testimone del Vangelo. Cerchiamo allora quanto più è possibile di evitare di sostituire “ Il Giorno del Signore “con il giorno dello sport, del turismo, della gita fuori città, ecc. . Padre Stefano De Flores ci indica ancora una volta in Maria la Guida che ci insegna a santificare la Domenica e le altre Solennità dell’Anno Liturgico ; il Nuovo Testamento, infatti, ci presenta la Madre di Gesù “ fedele devota della festa ebraica , partecipe dei pellegrinaggi del popolo di Israele a Gerusalemme per la Pasqua (Lc 2,41) presente alla celebrazioni comunitarie del pane spezzato nelle case (At 2,42-47) soprattutto nel primo giorno della settimana come testimoniano gli Atti degli Apostoli a proposito di Paolo a Troade (cf 20,7). Giulia Schiavo “La Chiesa vive dell'Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa. Con gioia essa sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20); ma nella sacra Eucaristia, per la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, essa gioisce di questa presenza con un'intensità unica. Da quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino pellegrinante verso la patria celeste, il Divin Sacramento ha continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di fiduciosa speranza.” Ecclesia de Eucharistia (di S. Giovanni Paolo II) L’Azione Cattolica incontra Papa Francesco Sabato 3 Maggio 2014, presso l'Aula Paolo VI, in Vaticano, Papa Francesco ha accolto i Presidenti, gli Assistenti ed i Responsabili dell'Azione Cattolica di tutte le Diocesi d'Italia. Anche dalla nostra Chiesa particolare è partita una delegazione di circa 30 persone che, alle 10 del mattino circa, hanno fatto ingresso nella sala, per prendere posto e partecipare all'udienza con Papa Francesco. Nonostante le avverse condizioni climatiche, il morale di tutti i partecipanti, dopo ore di attesa in fila sotto la pioggia, era quello delle migliori occasioni. Si è conclusa con questa udienza, la XV Assemblea Nazionale dell’Azione Cattolica. Un appuntamento di estrema importanza per l’associazione in quanto è il momento in cui ci si incontra per confrontarsi e definire le piste sulle quali l’Azione Cattolica si muoverà nel prossimo triennio, oltre che eleggere i nuovi membri del consiglio nazionale. Dopo qualche intervento di rito e la proiezione di alcune testimonianze da tutta Italia è arrivato finalmente il momento di ascoltare le parole di Francesco. Il Pontefice si è immerso quindi nel «popolo» dell'Azione cattolica che gremiva l'Aula. È entrato infatti dal fondo dell'Aula solo dopo aver salutato (stringendo le mani e fermandosi più volte a parlare) con i gruppi che riempivano l'Aula non avendo trovato posto all'interno. Poi ha attraversato al centro la grande aula fermandosi continuamente per salutare e abbracciare. “Rimanere con Gesù. Andare per le strade delle vostre città e dei vostri Paesi. Gioire ed esultare sempre nel Signore”. P ap a F r an ce sco v u o l e d a i I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 9 Segue da pagina 8 membri dell’Azione Cattolica un nuovo impegno missionario. “Anzitutto le parrocchie, specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure, hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori”, ha detto il Papa. E poi ci ha consegnato il mandato, racchiuso in tre verbi. Il primo è: rimanere. “Vi invito a rimanere con Gesù, a godere della sua compagnia. Per essere annunciatori e testimoni di Cristo occorre rimanere anzitutto vicini a Lui. È dall’incontro con Colui che è la nostra vita e la nostra gioia, che la nostra testimonianza acquista ogni giorno nuovo significato e nuova forza”. Secondo verbo: andare. “Mai una Azione Cattolica ferma, per favore. Non fermarsi. Andare! ” E poi prosegue: “Andare per le strade delle vostre città e dei vostri paesi, e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata: si può vivere da fratelli, portando dentro una speranza che non delude”, dice il Papa. Il quale poi esorta i giovani che ci sia in loro “il desiderio di far correre la Parola di Dio fino ai confini, rinnovando così il vostro impegno a incontrare l’uomo dovunque si trovi, lì dove soffre e spera, lì dove ama e crede, lì dove sono i suoi sogni più profondi, le domande più vere, i desideri del suo cuore. Lì vi aspetta Gesù”. “Questo significa andare fuori, questo significa uscire, andare uscendo”, aggiunge il Papa. E infine, l’appello alla gioia. “Gioire ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita, che cantano la fede. E’ importante: recitare il Credo, ma dire la fede con gioia, e questo significa cantare la fede. Questo non lo dico io. Lo ha detto 1600 anni fa Sant’Agostino. Persone che sanno riconoscere i propri talenti e i propri limiti, che sanno vedere nelle proprie giornate, anche in quelle più buie, i segni della presenza del Signore. Gioire perché il Signore vi ha chiamato ad essere corresponsabi- li della missione della sua Chiesa. Gioire perché in questo cammino non siete soli: c’è il Signore che vi accompagna, ci sono i vostri Vescovi e sacerdoti che vi sostengono, ci sono le vostre comunità parrocchiali e le vostre comunità diocesane con cui condividere il cammino”. Ha chiesto di “evitare la tentazione della quiete, che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù. Evitate la tentazione della chiusura e dell’intimismo. Se poi andate non cadrete in questa tentazione. E anche evitate la tentazione della serietà formale”. Ha concluso, infine, con queste parole: “Se voi volete sentire il consiglio, il vostro assistente, il vostro consigliere generale, che è mite, perché è Mansueto (si riferisce al vescovo Mansueto Bianchi), se voi volete prendere il consiglio prendetelo: "meglio asinelli che statue da Museo, per favore”.Infatti, nell'intervento iniziale, proprio Bianchi aveva paragonato l'Azione Cattolica all'Asinello che portò Gesù a Gerusalemme.Al termine dell'incontro altrettanto affettuoso è stato il saluto del Papa ai vescovi presenti, guidati dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco, e ai dirigenti passati, presenti e futuri dell'Azione Cattolica, tra i quali il presidente uscente Franco Miano e il suo predecessore Luigi Alici. Il Presidente Parrocchiale Raffaele Amato Il digitale per chi ha più bisogno: studenti dislessici Prendendo spunto da due articoli pubblicati dall’Ansa scritti da Maria Grazia Piccaluga e Valentina Santarpia illustriamo in breve due esempi della scoperta dei problemi di dislessia dei propri figli di due diverse famiglie Italiane: PAVIA. Svogliata, distratta durante le lezioni. Per le maestre Emma non aveva voglia di studiare. Quando leggeva ad alta voce in classe, incespicando di continuo, i compagni non risparmiavano battute e risolini. Ci sono voluti due anni, e una diagnosi dei neuropsichiatri infantili del Mondino, per certificare che il problema di Emma aveva un nome. Anzi tre: dislessia, disortografia e discalculia. ROMA :«Era il Natale del 2012 quando ho scoperto che mio figlio non riusciva più a mettere insieme i concetti: sono andata a parlare con le maestre e mi hanno confermato che in classe era diventato un pagliaccio, non studiava più ma passava il tempo a far ridere gli altri». E’ stato così che Patrizia ha iniziato un lungo percorso di approfondimento, e ha scoperto che suo figlio non era solo un ragazzino svogliato, ma aveva seri disturbi contro cui combatteva da anni. La diagnosi è stata spietata: DSA e DHD, ovvero una dislessia grave associata ad un deficit dell’attenzione e a iperattività. Anche il figlio minore ne mostrava i segni, e non c’era niente altro da fare che rimboccarsi le maniche. Situazione come queste le vivono molti genitori e, come dice il genitore di Roma, ci si rimbocca le maniche e si affronta il problema per garantire ai propri figli il diritto all’istruzione al pari dei loro coetanei che questi problemi per loro fortuna non ce li hanno. Il dislessico è una persona normalissima che ha problemi di apprendimento perché non riesce a focalizzare bene quello che legge o che non riesce ad ordinare i concetti per esprimerli al meglio. Le istituzioni prevedono incentivi economici e insegnanti di sostegno a scuola. Grazie all’impegno di molti genitori che lottano quotidianamente per aiutare i figli a superare i problemi di tutti i giorni legati a questi problemi si stanno facendo passi in avanti significativi nel mettere a punto software e hardware adatti a supportare i ragazzi nello studio. È nata così all’interno della Technotown di Villa Torlonia a Roma il nuovo polo multimediale per studenti tra gli 8 e i 17 anni con difficoltà di apprendimento e linguaggio e dislessia. Previsto dall’agenda digitale, il polo vuole sostenere l’innovazione nell’insegnamento e sensibilizzare l’autonomia nello studio, contro la dispersione scolastica. Continua a pagina 10 I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 10 Segue da pagina 9 In linea con gli standard europei e grazie ai software di ultima generazione, sono stati realizzati programmi informatici che agevolano l’integrazione degli studenti con difficoltà di apprendimento, dislessia e linguaggio (Dsa -Adhd-Bes, bisogni educativi speciali). Anche Technotown ha raccolto con entusiasmo l’invito a promuovere il polo: ospiterà la prima aula 3.0 a Roma, Punto demo scuola digitale, con un complesso kit di servizi e tecnologie ad alto valore socio-educativo. Technotown è la ludoteca tecnologico scientifica di Roma Capitale gestito dall’assessorato alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari opportunità, destinata ai ragazzi tra gli 8 e i 17 anni, è un centro unico e all’avanguardia nel panorama dei progetti di educazione , con attività formative dove la «technoscienza è a portata di gioco». L’aula 3.0 con i laboratori sperimentali rivolti a studenti, docenti, operatori sanitari, è stata presentata a Maggio 2014 e puo’ essere visitata da chi ne fa richiesta per scoprire i nuovi strumenti informatici e percorsi didattici del polo. La Dislessia è un problema antico ma affrontato dalle istituzioni solo di recente. Il digitale e l’informatica possono aiutare moltissimo i ragazzi affetti da dislessia a studiare con più facilità in modo da non rimanere indietro rispetto ai loro compagni nel completamento dei programmi scolastici. I genitori contano sulle iniziative delle istituzioni e delle associazioni di volontariato affinché si possano diffondere a livello nazionale le novità tecnologiche per il supporto allo studio degli studenti dislessici, introdotte per ora solo a Roma. Ravello in festa per i 100 anni di Maria Josè Granata R av el l o h a fe st eg g i ato n o n na Giuseppina Granata (nome di battesimo Maria Josè) che oggi ha spento le sue prime 100 candeline. Questo pomeriggio in tanti si sono recati presso la sua abitazione di via San Pietro alla Costa dove ha vissuto per anni col marito Mattia Mansi, mettendo su i tre figli Vincenzo, Concetta e Antonio. Tra rose, viti, limoni e soprattutto la quiete dei giardini antistanti la casetta, è stata celebrata una Santa Messa di ringraziamento presieduta da Fra Antonio Petrosino con Don Angelo Mansi, pronipote della festeggiata, a cui hanno preso parte una cinquantina di persone, tra cui il sindaco Paolo Vuilleumier e la nutrita pre- senza dell'Ordine Terziario Francescano di cui ha sempre fatto parte. Appena si entra dal portone del viale c'è già aria di festa con un invito a parteciparvi e palloncini e festoni ovunque, fissati con l'entusiasmo dei nipoti che aspettavano con ansia questo momento. Immagini genuine, da piccolo mondo antico, che abbiamo cercato di catturare in questi scatti. Purtroppo il maltempo, sul finire dell'inedita celebrazione con vista mare, ha provocato qualche fastidio, con nonna Giuseppina sempre attenta e felice di tanta attenzione rivoltale, con la solita affabilità che la contraddistingue. Nel corso della Santa Messa, inoltre, sono stati ricordati il marito Mattia e il figlio Vincenzo. Al termine Fra Antonio le ha consegnato alla festeggiata la speciale pergamena inviatale da Papa Francesco, mentre il sindaco le ha riservato l' omaggio dell'Amministrazione comunale e Marco Rossetto della cittadinanza: un prezioso cammeo raffigurante la Madonna accompagnato da una targa con il messaggio augurale: «Hai visto crescere tutti noi condividendo le vicende tristi e felici di un secolo di storia della nostra Ravello Nella tua vita, scandita dalla fede e dall'amore per il prossimo, hai donato alla nostra comunità la tua bontà e il tuo altruismo, che sono da esempio per le nuove generazioni». Maria Josè all'anagrafe, è nata a Bruxelles il 15 maggio del 1914 da genitori ravellesi emigrati in Belgio in cerca di fortuna (la Principessa Maria Josè di Belgio, che sarebbe divenuta l'ultima regina d'Italia e che avrebbe vissuto anche a Ravello, aveva soltanto 8 anni). Ma poco dopo la sua nascita la sua famiglia dovette rientrare a Ravello a causa dello scoppio della prima guerra mondiale (28 luglio 1914). Una vita sana, regolare, condivisa con la sua famiglia, è alla base della longevità di nonna Giuseppina, donna d'altri tempi, dalla profonda fede in Dio e nei Santi, specie San Francesco e Santa Chiara. A ciò si aggiunge, con ogni probabilità, la struttura genetica della famiglia Granata: suo fratello Giovanni, è morto meno di due anni fa alla veneranda età di 103 anni! Ma uno degli ingredienti fondamentali della segreta ricetta è senza dubbio il grande affetto e le attenzioni quotidiane che le riserva la figlia Concettina e il figlio Antonio che vive a Sassari. E' stata testimone degli straordinari mutamenti sociali avvenuti nel secolo scorso, nel corso del quale non si è certo risparmiata (è stata un'ottima ricamatrice), specie negli anni in cui erano richieste fatiche e sacrifici per sbarcare il lunario. I festeggiamenti odierni si sono conclusi con un ricco momento conviviale e il taglio della grande torta, le cui candeline sono state soffiate con decisione. Alla domanda di come ci si sentisse a cent'anni ci ha risposto con un timido sorriso: «Sono stanca». Con Annunziata Palumbo, che ha tagliato il prestigioso traguardo il 4 ottobre scorso, è per antonomasia la nonnina di tutti noi qui a Ravello. Fonte: www.ilvescovado.it I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA P AGINA 11 In preparazione alla festa del Santo Patrono Dopo aver celebrato la festa del patrocinio (lunedì in albis) e la Traslazione della reliquia del sangue di San Pantaleone (nella terza domenica di maggio), la nostra comunità ecclesiale, nel solco della tradizione e con esultante letizia, si approssima a celebrare la solennità liturgica del martirio del celeste patrono, massima espressione della fede cristiana del nostro popolo e occasione propizia per ravvivare e consolidare la nostra adesione a Cristo Signore. Agli albori del Cristianesimo, nel fervore degli inizi, il primo testo catechesi dei discepoli di Cristo, la “Didachè”, raccomandava: “Cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”. In un tempo segnato da grandi cambiamenti sociali e culturali con proposte di “valori” e “stili di vita” che sembrano contraddire il nostro essere cristiani, questa esortazione appare ancor più valida. A 17 secoli dal martirio, che nel suo significato etimologico significa “testimonianza”, San Pantaleone, nel prodigio del suo sangue che si ravviva e ribolle, ci narra la storia del suo totale e intrepido “Sì” a Dio e ci conferma nella convinzione che, oggi come ieri, il cristiano è l’uomo coraggioso delle decisioni definitive, illuminate dalla speranza nella trascendente fiducia in Dio che rende eterna la vita spesa nel servizio della verità e dell’amore. La festa patronale, però, non può e non deve esaurirsi nella partecipazione alle celebrazioni del giorno ma va preceduta da un congruo periodo di preparazione spirituale nelle forme tradizionali e nelle nuove forme suggerite dalla moderna pastorale liturgica al fine di educare la comunità ad una partecipazione consapevole, responsabile e fruttuosa. A partire da quest’anno, tra l’altro, la nostra comunità ha ripristinato la tradizionale memoria mensile del santo patrono, arricchita da una giornata di adorazione eucaristica che ogni 27 del mese culmina con la celebrazione dei vespri e della santa messa. Un momento per meditare su un gesto d’amore: quello che ha spinto il Figlio di Dio a spogliare se stesso e a farsi obbediente fino alla morte di croce, modello supremo del martire che ha reso la vita per il Vangelo e per il Regno di Dio. La preparazione spirituale alla Festa del 27 Luglio, solennità del martirio del santo, che secondo la tradizione si svolge dal 25 giugno al 25 luglio, esige pertanto una maggiore partecipazione alla celebrazione liturgica quotidiana, presenziata dai vari gruppi e associazioni parrocchiali e dalle comunità ecclesiali del nostro territorio. Così inteso, questo percorso che conduce alla festa patronale diventa una preziosa occasione per consolidare un cammino di fede, per riflettere e meditare sulla vita dei martiri, al fine di comprendere sempre meglio questo supremo atto d’amore, epilogo del martirio quotidiano della testimonianza, in cui non agiscono eroi ma uomini normali che, in forza della loro radicale adesione a Cristo e al Vangelo, sono pronti ad affrontare la morte per testimoniare la vita, per glorificare ciò che dà senso alla vita. San Pantaleone, coraggioso testimone di vita evangelica, parla eloquentemente soprattutto a noi che ci vantiamo di averlo come celeste patrono ed invita tutti a riscoprire la fede limpida e radicale in Gesù Cristo, per poter operare, a livello individuale e comunitario, un rinnovamento spirituale. Un’esortazione ad attingere più abbondantemente ai tesori della misericordia donati dal Signore alla sua mistica sposa, la Chiesa, e a rispondere alla voce di Dio che chiede un profondo cambiamento nella nostra vita. A questo invito Pantaleone ha saputo rispondere pienamente e, scoperte le ineffabili bellezze della religione cristiana, è diventato un uomo nuovo testimoniando con generosità il Verbo Divino fino alla somma prova. Da qui possiamo e dobbiamo ripartire per raccogliere l’eredità della croce alla luce della Pasqua, di chi sacrificato più non muore, tesoro eccelso per noi stessi, per la nostra comunità, per il mondo. Al Santo taumaturgo, gloria di Dio e perennemente vivo tra noi nella preziosa reliquia del suo Sangue che si conserva incorrotto nel nostro duomo, eleviamo coralmente una fiduciosa preghiera. “Sia gloria e lode alla Trinità che volle affidare la protezione di Ravello a così grande martire”, recita l’ultima strofa dell’inno in latino. Queste parole lasciano trasparire tutto l’amore e l’orgoglio di una Città che può affidarsi alla potente intercessione del megalomartire di Nicomedia, quotidianamente onorato anche dai pellegrini ortodossi che numerosi arrivano a Ravello per venerare la reliquia del suo sangue. Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: San Pantaleone è contento di noi? E’ contento del nostro modo di vivere la Fede? Della nostra partecipazione alla vita della Chiesa? Egli ci ottenga dalla Divina Misericordia la grazia del rinnovamento spirituale perché possiamo divenire credibili testimoni del Risorto e validi costruttori di una comunità cristiana unita e missionaria. Luigi Buonocore CELEBRAZIONI DEL MESE DI GIUGNO GIORNI FERIALI E FESTIVI Ore 18.30: Santo Rosario Ore 19.00: Santa Messa GIOVEDI’ 5-12-26 GIUGNO Al termine della Santa Messa delle 19.00: Adorazione Eucaristica 1 GIUGNO - VII Domenica di Pasqua Solennità dell’Ascensione del Signore Ore 8.00-10.30– 19.00: Sante Messe 7 GIUGNO Amalfi - Cattedrale: Veglia di Pentecoste 8 GIUGNO Solennità di Pentecoste Ore 8.00-10.30– 19.00: Sante Messe 13 GIUGNO Sant’Antonio di Padova 15 GIUGNO XI Domenica del Tempo Ordinario Solennità della SS. Trinità - Celebrazione della Prima Comunione Ore 08.00 - 19.00: Sante Messe Ore 10.15: Processione dalla chiesa di Santa Maria a Gradillo e alle 10.30 Santa Messa di Prima Comunione. 19 GIUGNO Amalfi - Cattedrale, ore 19.00: S. Messa e Processione del Corpus Domini 21 GIUGNO - San Luigi Gonzaga 22 GIUGNO Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore Ore 8.00-10.30: Sante Messe Ore 19.00: Santa Messa e processione del SS. Sacramento. 24 GIUGNO Giorno della Solennità della Natività di San Giovanni Battista 25 GIUGNO Inizio del mese di preparazione della festa patronale 27 GIUGNO Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù - Festa del Patrocinio di Sant’Andrea Apostolo - Patrono Principale dell’Arcidiocesi Memoria mensile del Santo Patrono Ore 8.00: Esposizione del SS. Sacramento per l’adorazione continua Ore 19.00: Benedizione Eucaristica e Santa Messa 29 GIUGNO Solennità dei SS. Pietro e Paolo Apostolo Giornata per la carità del Papa Ore 8.00-10.30– 19.00: Sante Messe 30 GIUGNO 14° anniversario dell’Ordinazione Episcopale dell’Arcivescovo