Pensieri d’Avvento
Nell’ultimo pensiero proposto sul tempo dell’Avvento, dell’attesa,
interpretato come scansione temporale opportuna a preparare un
decisivo Incontro interpersonale, come lo è per certi versi ogni
incontro quotidiano o straordinario che sia, si sottolineava la
dimensione comunitaria nella quale calare e vivere l’avvento
personale, a motivo della ricaduta che ogni incontro ha
sull’ambiente e sul mondo nel quale viviamo. Appare allora
opportuno richiamare brevemente quanto era stato sottolineato:
intravvedere i propri simili come irriducibilmente altri da sé, quando
non addirittura concorrenti o nemici della nostra ricerca di ben
essere o del nostro amare, è come minimo miopia per non affermare grettezza d’animo. Il prossimo, colui o
coloro che ci sono vicini, sono sì dei concorrenti, ma nel senso che insieme a noi possono concorrere ad
avverare il divenire di un mondo, e possibilmente migliore, un ambiente dove incontrarsi e volersi bene
sono le realtà che più sostanziano ogni evento, compresi quelli dolorosi, oltre a combattere l’incidenza del
male. L’indicazione che si era tratta, per conseguenza e per qualità della vita che ne deriva, era quello di
considerare l’Avvento come il tempo nel quale educarsi all’amore e ai suoi segni e linguaggi, dove la
speranza che permea di sé ogni elemento in gioco nella futura relazione, diventa talmente forte da
rimanere nella vita di tutti, qualsiasi sia il suo compimento. Con il Poeta potremmo paragonare l’Avvento al
tempo che precede il “dí di festa,” ove la “donzelletta”, la “vecchierella”, i “fanciulli”, “il zappatore”,
insieme a tutto il “villaggio” ascoltano “la squilla” qual “segno della festa che viene”; l’Avvento, quindi,
come il sabato, dei sette “il più gradito giorno, pien di speme e di gioia”, senza però il “pessimismo” del
Leopardi, proprio perché chi s’attende non è un tempo ma una Persona che non deluderà per l’Amore che
porta e l’annessa gioia, per un incontro ove il “diman” non arreca “tristezza e noia” (cfr G. Leopardi, “Il
sabato del villaggio”). Una sottolineatura: ricorrere alla poesia per il cristiano, come per ogni donna e uomo
che credono nell’incontro d’amore, la poesia appare un genere appropriato con il suo linguaggio, i suoi
simboli e le sue evocazioni che scaldano mente e cuore.
L’ultimo spunto che può illuminare il pensiero di questo quinto appuntamento, ce l’offre una festa in
calendario in questa settimana, l’”Immacolata Concezione”, che è figura illimitatamente superiore al “farsi
belli” necessario nel preparare un incontro, come pure all’ultima figura che il Poeta propone nella poesia
sopra citata, il “Garzoncello scherzoso”, la cui età “è come un giorno d'allegrezza pieno, giorno chiaro,
sereno”; la Vergine Maria è la Bellezza che non solo non tramonta, ma che costituisce l’alba e il divenire di
ogni tempo, una bellezza che “salva il mondo”, una dimensione che nella vita dell’umile giovane di
Nazareth, diventa una “buona novella” da portare sulle strade del mondo, da condividere con altre persone
in attesa, da comunicare nelle visite che scandiscono il nostro tempo e la nostra storia.
In un contesto sociale dove le notizie dominanti appaiono troppo di frequente caratterizzate da fatti niente
affatto allegri o scevri di violenza e scandali - mai un TG che al mattino inizi ricordando che centinaia di
milioni di mamme proprio in quell’ora stanno preparando con cura la colazione per i propri familiari -,
l’Avvento può essere tempo opportuno per trasmettere il qualcosa di buono che per dono è entrato a far
parte della nostra e altrui vita. Affermare che tutti hanno qualcosa di buono da condividere, specialmente
in particolari tempi dell’esistere - in verità ogni tempo ha la sua particolarità che merita buone novelle -,
non è facile o superficiale ottimismo, ma realtà che ognuno può sperimentare, anche in ambienti segnati da
stati di sofferenza e di prova, come un reparto d’ospedale, un carcere, o davanti ai cancelli d’una fabbrica
dove si protesta per il venir meno di un posto di lavoro. Certo in questo quadro delineato è fondamentale la
condivisione, perché la prima “buona notizia” che abbiamo a disposizione è la nostra capacità di voler bene,
mentre per il cristiano la vera “Buona Notizia” è Dio che manda all’uomo il Verbo del suo essere Padre. Per
questo appare opportuno termina l’odierno pensiero con l’angelico canto: “Gloria a Dio nel più alto dei
cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama". (Lc 2, 14)
Riflessione – 5
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