Erdogan sevizia gli oppositori Alfano blocca il reato di tortura

Dalle Pantere Nere al Ku Klux Klan: alla Convention repubblicana
di Cleveland va in scena il circo dell’America che odia e ama Trump
Martedì 19 luglio 2016 – Anno 8 – n° 198
a 1,50 - Arretrati: a 3,00 -ea1,50
12 con
il libro “Perché
No”
– Arretrati:
e 3,0
0
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Modello “rischiatutto” Il concorso per i funzionari del Mibact
Fino a 6 milioni di dollari al giorno Nintendo, Google & c.
L’idea del ministero:
la cultura è tutta
un superquizzone
La gioiosa macchina
da soldi chiamata
Pokemon Go-mania
q TAGLIABUE E COMMENTO DI EMILIANI A PAG. 13 - 15
L’
q DELLA SALA A PAG. 17
Erdogan sevizia gli oppositori
Alfano blocca il reato di tortura
p Le foto delle “purghe”
del regime dopo il golpe
fallito fanno il giro del
mondo. Mentre il nostro
ministro dell’Interno – invece di rilanciare un provvedimento di civiltà – lo
rispedisce nella palude
della Camera per non inimicarsi i poliziotti violenti
I GRANDI DUELLI Le due attrici e Rossellini
Ingrid la “poco di buono”
e le fiamme della Magnani
q MARRA A PAG. 3
La vendetta Soldati denudati e rinchiusi Ansa
Ankara no limits:
nel mirino anche
impiegati pubblici
q MAGNAGHI A PAG. 4
Nizza, il jihadista
“imperfetto”
e i fischi a Valls
q COEN E SANSA A PAG. 6 - 7
OMICIDI COLPOSI
I morti di amianto alla Olivetti:
5 anni di carcere a De Benedetti
q BARBACETTO E GIAMBARTOLOMEI A PAG. 14
p Da oggi con “Il Fatto” le rivalità che hanno appassionato il pubblico: dal cinema alla politica, dalla letteratura al costume. A cominciare dal quel furioso 1949: la
Bergman a Stromboli dopo la fuga con il regista, “Nannarella” a Vulcano a meditare vendette contro i traditori
q COLASANTI A PAG. 10
CAPUT MUNDI Roma, nuovi capitoli dell’invasione animale
La cattiveria
L’era del cinghiale nero (con topi)
Boschi: “Una nuova Costituzione
per combattere meglio il
terrorismo”. Le modifiche sono
tratte direttamente dal Corano
VERONICA GENTILI
M
o’pure i cinghiali. Muovendo da Orte via Monte Mario irrompono a Roma
nord in attesa che l’urbe ridiventi palude abitata dai lupi come in una simulazione di Alberto
Angela. Ma l’ungulato selvatico, con la
sua mole e la sua tendenza a intruppare
le macchine, nasconde il reale nume tutelare dell’epoca e del luogo capitolino:
il sorcio. Se l’era Marino era quella dei
maiali (a Boccea pasteggiavano a
avanzi di prosciutto), quella
Raggi s’inaugura come l’era
del topo, e chissà a quale animale si ispirassero l’Alemanno mafiacapitalizzata e le Rutelli-Veltroni, nel cui discorso
pubblico il topo era freudianamente
rimosso (forse Veltroni li teneva lontani
proiettando film d’essai mentre loro lo
aspettavano nei campi nomadi per riprese neorealiste).
SEGUE A PAGINA 13
Braccia rubate all’Etruria
» MARCO TRAVAGLIO
COSE TURCHE Il Sultano rastrella i ribelli, noi mandiamo in soffitta la legge
» DANIELA RANIERI
y(7HC0D7*KSTKKQ( +.!"!_!=!;
INCHIESTA PIZZA
Palazzo Chigi,
l’uomo col bottino
sotto al tetto
q MASSARI A PAG. 15
altro giorno, incurante
dell’amorevole consiglio dei sondaggisti di
sparire dalla circolazione per
il bene del Sì, la cosiddetta ministra delle Riforme Maria Elena Boschi ha parlato a Termoli, con gran sollievo delle
restanti città italiane. E – riferisce l’Ansa –ha illustrato l’impellente urgenza di “riformare
la Costituzione per vincere le
sfide dell’Europa, del terrorismo internazionale e combattere l’i n st a bi l it à ”. Il tutto –
precisa sempre l’Ansa – “davanti a una sala affollata di esponenti del Pd e cittadini”, il
che fa pensare che a Termoli
gli esponenti del Pd non siano
cittadini, ma extracomunitari
senza permesso di soggiorno
in attesa di rimpatrio. Quindi –
par di capire – l’incontro si è
svolto tra le sbarre di un Cie. La
povera aretina ha usato, al solito, argomenti formidabili:
“Abbiamo bisogno di un’Italia
che sia più forte e di un’Europa
che sia in grado di rispondere
insieme, unita, anche, diciamo, al terrorismo internazionale, all’instabilità che può venire da tanti fattori, purtroppo
l’abbiamo visto anche nei fatti
tragici di Nizza, le sfide della
crescita economica, le sfide
dell’integrazione e della gestione dei flussi migratori”.
Il rapporto causa-effetto
dell’abolizione del Cnel e del
Senato elettivo con la lotta al
terrorismo dopo i fatti tragici
di Nizza sfuggiva ai più, soprattutto ai clandestini del Pd
termolese. I quali erano perfino disposti a intravedere un
nesso causale tra la mortadella
e la deriva dei continenti, tra i
jeans a vita bassa e il buco
nell’ozono. Ma non tra la “riforma” e l’Isis. Allora la nota
costituzionalista prestata alla
politica (che purtroppo non
l’ha ancora restituita) non s’è
persa d’animo. E, armata di
santa pazienza, l’ha spiegato
con la consueta logica stringente: “Per poter fare questo,
abbiamo bisogno di un’Italia
più forte verso l’Europa, un’Italia che sia credibile, affidabile come lo è stata in questi ultimi tre anni grazie al lavoro
del nostro governo e per avere
un’Italia più forte abbiamo bisogno, però, anche di una nuova Costituzione che ci consente maggiore stabilità e semplicità. In questo senso dire Sì al
referendum e Sì alle riforme dà
anche al nostro Paese la possibilità di essere più moderno e
credibile”. A quel punto, anche
i più scettici fra gli astanti hanno dovuto convenire con la
giureconsulta di scuola etrusca. Anzi, più d’uno si è rammaricato che il referendum
non si sia già tenuto e non abbia
già vinto il Sì, circostanza che
avrebbe senz’altro dissuaso il
folle attentatore dal fare strage
sulla Promenade des Anglais.
SEGUE A PAGINA 20
2 » PRIMO PIANO
CONDANNATO PER PECULATO
Minzolini, la Giunta
approva la decadenza
da senatore
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
AUGUSTOMINZOLINI di Forza Italia deve decadere da senatore per la
sua condanna a 2 anni e mezzo per peculato.
È la conclusione della Giunta per le immunità, basata sulla legge Severino. Il sì alla decadenza è stato votato a maggioranza, dopo
due ore di discussione. Il voto definitivo
spetta, però, all’aula di Palazzo Madama.
“Questo è un caso che considero una grande
q
ingiustizia perché penso di essere vittima di
una vicenda kafkiana”, aveva detto Minzolini, di fronte ai colleghi. La condanna del senatore è legata alle spese che ha sostenuto,
da direttore del Tg1, dal luglio 2009 a novembre 2010 con la carta di credito aziendale: 65 mila euro. Secondo la Cassazione, i
giudici di appello hanno dimostrato "in modo ineccepibile la falsità" della tesi difensiva
sull’uso della carta come “compensazione”
per la cessata collaborazione con Panorama.
Minzolini al processo aveva chiesto uno
sconto di pena anche per la “tenuità del danno” alla Rai. Ma per la Corte il tipo di spese
riguarda “pasti in ristoranti di lusso”, anche
durante le ferie. Per riavere i soldi, la Rai glieli
ha pure dovuti trattenere dallo stipendio.
A. MASC.
Verso il voto Le rilevazioni danno la partecipazione in crescita,
ma più dei contenuti prevale il giudizio su premier e governo
I SONDAGGI
» SALVATORE BORGHESE*
L
e elezioni amministrative sono ormai alle
spalle, ma hanno lasciato il segno: ne sono
usciti nettamente indeboliti
Matteo Renzi e il Pd, identificati dalla maggioranza degli italiani come i principali sconfitti alle urne. Mentre sembrano aver ricevuto una “spinta”
notevole i partiti all’opposizione, a cominciare dal Movimento 5 Stelle, che secondo i
sondaggi ha ormai raggiunto
(e, secondo alcuni, superato) i
dem nelle intenzioni di voto
anche al primo turno.
Ora però si è già aperta
un’altra partita, ancora più
importante: quella del referendum costituzionale. Non
si conosce ancora la data precisa della consultazione, ma i
fronti del Sì e del No sono già
in movimento. La scorsa settimana i promotori della riforma hanno depositato le firme per chiedere il referendum, superando la soglia delle 500 mila necessarie, operazione che non è riuscita ai comitati per il No. Quasi una formalità, visto che per chiedere
il referendum è sufficiente
anche la richiesta di un quinto
dei parlamentari.
NELLE ULTIME settimane han-
no cominciato a moltiplicarsi i
sondaggi sul referendum costituzionale, analizzarli ci racconta i prossimi mesi di mobilitazione. Innanzitutto, quanta gente andrà a votare? Attualmente le stime oscillano
dal 47% – registrato a inizio
giugno da Index – al 72% rilevato da Ixè, poche settimane
dopo. Ma la quota di astenuti
dichiarati non è mai andata oltre il 42% registrato da EMG.
Dunque, è facile immaginare
che molti indecisi alla fine andranno a votare e che ci sarà
un’affluenza ben superiore al
50%. Ma nei referendum confermativi non è richiesto un
quorum: allora perché l’affluenza è importante? Lo spiega una recente indagine di Demos, secondo cui le intenzioni
di voto variano a seconda della
certezza di recarsi alle urne: il
Sì sarebbe avanti di soli 3 punti
(38% a 35%) contando solo
quelli sicuri di votare, vantaggio che cresce di molto (37% a
30%) se si considera invece la
totalità degli intervistati.
Quindi, più persone andranno
a votare maggiori saranno le
probabilità che prevalga il Sì.
Per il momento, però, le cose non vanno in questa direzione: oltre a Demos, solo Ipsos registra un –leggero –vantaggio del Sì (51% a 49%), mentre altri istituti come Emg, Euromedia e Ixè danno avanti il
No. Peraltro, gli stessi sondaggisti segnalano che nelle ultime settimane la tendenza si è
invertita in favore del No, probabilmente in conseguenza alla personalizzazione del referendum da parte di Renzi e al
conseguente compattamento
LASCHEDA
I numeri del Sì
Secondo i sondaggi il voto
è legato alla valutazione
dell’esecutivo: il 62% degli
elettori Pd e il 66% di quelli
dei partiti centristi di governo
è a favore della riforma, ma
anche il 42% di chi vota Forza
Italia e il 30% dei supporter M5S
Quelli del No
Oggi nelle rilevazioni
il fronte del Sì sarebbe avanti
38% a 35%, contando gli elettori
sicuri di votare, un vantaggio
che cresce (37% a 30%)
sul totale del campione;
i più critici alle modifiche
costituzionali sarebbero gli
elettori di sinistra e della Lega
Sul Fatto, numeri e statistiche sulla politica a cura di You Trend
Renzi si gioca tutto
sull’affluenza:
se cresce, sale il Sì
l
72%
Il picco
di possibile
par tecipazione
alle urne
delle opposizioni (da destra a
sinistra passando per il M5S)
contro la riforma.
Ma chi sono i favorevoli e i
contrari, e perché lo sono? Si è
detto della personalizzazione
del quesito, che potrebbe essere letto come un “Renzi
Sì/Renzi No”. Su questo, le rilevazioni non sono univoche:
L’INTERVISTA
se per Ixè prevalgono gli elettori che voteranno guardando
ai contenuti (il 46%), per Ipsos
ben il 53% vede il referendum
principalmente come un giudizio sul premier. Che le motivazioni siano un fattore estremamente rilevante viene
fuori anche incrociando le intenzioni di voto al referendum
La lunga
estate
La campagna
verso il referendum sarà
l’oggetto principale delle feste dell’Unità
con quelle ai partiti, o con i giudizi su Renzi. Vista la personalizzazione, non sorprende che
i favorevoli alla riforma siano il
53% tra chi esprime una valutazione positiva su Renzi, contro il 27% registrato tra chi invece ne dà un giudizio negativo (dati Demos). Allo stesso
modo, gli elettori dei partiti
che hanno approvato la riforma sono relativamente più
propensi a votare Sì rispetto agli altri: Demos rileva il 62% di
chi vota Pd e il 66% di chi scegli
i partiti di centro al governo.
Ma voterebbero a favore della
riforma anche il 42% degli elettori di Forza Italia e 3 elettori del M5S su 10. I più critici
verso le modifiche costituzio-
nali sarebbero gli elettori di sinistra e della Lega. Dinamiche
confermate anche dal più recente sondaggio Ipsos pubblicato sul Corriere.
NUMERI alla mano, la strada
dei prossimi mesi appare tracciata: ai promotori del Sì converrà “spersonalizzare” il referendum, puntando a convincere anche gli elettori meno
interessati a votare per il contenuto della riforma; viceversa, i sostenitori del No dovranno puntare sull’impopolarità
di Renzi e del governo, compattando l’ampio (e variegato)
fronte del No.
*YouTrend
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Maurizio Bianconi L’ex berlusconiano e gli ultimi movimenti al centro
“Denis lavora per il partito Mediaset”
lettanti allo sbaraglio. Quel
partito è finito quando se n’è
andato Monti.
» GIANLUCA ROSELLI
L’
operazione di Verdini e
Zanetti alla Camera era
nell’aria. È da tempo che il leader di Ala lavora per allargare
la sua componente. Con la benedizione di Renzi e di Berlus c on i ”. Maurizio Bianconi,
avvocato aretino in Parlamento dal 2008, dopo un passato nel Pdl e in Forza Italia,
ora è con i “Conservatori e rifo rm is ti ” di Raffaele Fitto,
partito che lavora alla ricostruzione del centrodestra
contro il governo Renzi.
Quindi secondo lei Berlusconi è all’opposizione del governo per finta?
Sono i fatti a parlare. Verdini
sta compiendo la missione
per cui è nata Ala: tenere rapporti con Renzi e stare in maggioranza per conto di Berlusconi. O del partito Mediaset,
che cambia poco. È un asse
che funziona alla perfezione
sulle cose davvero importan-
Secondo lei Zanetti si deve
dimettere da viceministro?
Centrodestra
in frantumi
Maurizio Bianconi, ex Forza
Italia, ex Pdl, ora nei Conservatori-Riformisti di Fitto Ansa
ti, basti vedere la nomina di
Flavio Cattaneo in Telecom.
Che Mediaset tifi per Renzi e
per un nuovo Nazareno non è
un mistero, l’hanno detto
Confalonieri e Pier Silvio.
A questo serve Verdini?
Lui è l’uomo degli affari, l’ascaro di Berlusconi al servizio
del premier. Al capo del governo serve avere due gambe
al centro da usare a suo piacimento: Alfano da una parte
e Verdini dall’altra. Di loro si
fida molto più che della sinistra del Pd.
E l’operazione Zanetti?
Verdini è sempre a caccia di
uomini. Prima ha pescato tra i
nostri – Romano, Galati, Longo, D’Anna, Milo –, poi è andato altrove e ha trovato Scelta civica in piena implosione.
Lì si è verificata una cosa mai
vista: il segretario del partito
messo in minoranza in Parlamento e costretto a lasciare il
suo gruppo alla Camera. Di-
No, Renzi non va combattuto
con questi mezzucci.
Avranno 20
deputati?
era nemico), ha ripreso in mano il controllo della situazione. Adesso non c’è più alcun
ostacolo a questo scenario.
Verdini e Zanetti vogliono
costruire la costola italiana
dei lib-dem europei. Siete interessati?
Noi non c’entriamo nulla
con loro, siamo totalmente
Il gruppo con Zanetti all’opposizione di questo
viene da lontano:
governo. LaVerdini è al governo voriamo per
ricostruire un
per conto di
polo moderato
alleato con LeBerlusconi. Pera?
ga e Fdi. Per
Un caso umano
Ala fa parte
noi dialogare
a tutti gli efcon Renzi è cofetti della
me costruire
coalizione di governo?
San Pietro alla Mecca.
Ma certo! Verdini è in magCon Verdini ora c’è anche
gioranza in nome e per conto
Marcello Pera…
di Berlusconi. E del partito Pera non è un caso politico,
Mediaset che, dopo la fine del ma un caso umano.
cerchio magico (di cui Denis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma sì, andranno a pescare
tra i cani sciolti, tra gli isolati
in cerca di un
seggio futuro:
è più facile fare
scouting in
ma gg ior an za
che all’opposizione.
PRIMO PIANO
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
NAPOLI
Autosospesa per voto
di scambio: la festa
però è col simbolo Pd
COSE TURCHE
» WANDA MARRA
L
a legge sulla tortura
dovrà essere rivista alla Camera per evitare
ogni fraintendimento
riguardo l’uso legittimo della
forza da parte delle Forze di
Polizia”. A metà pomeriggio il
ministro dell’Interno Angelino Alfano dichiara se non
morta, almeno moribonda, la
legge sul reato di tortura. A
spiegare perché è la capogruppo in Senato di Sinistra Italiana, Loredana De Petris:
“L’accordo era che il testo fosse blindato. Invece, dovrà tornare in Senato”. E dunque, tra
le incertezze sulla durata della legislatura e quelle quotidiane sui numeri a Palazzo
Madama, nessuno può scommettere sul destino di una legge attesa da anni. Nota ancora
la De Petris: “Con le torture in
Turchia sotto gli occhi di tutti,
fa particolarmente effetto
un’indicazione come questa
da parte del governo”.
A DIMOSTRAZIONE che l’autosospensione dal Pd quando si è toccati
da un’inchiesta è un proclama buono solo
per qualche titolo di giornale, ecco la neo
consigliera comunale di Napoli Anna Ulleto, dichiaratasi ‘autosospesa’ dopo accuse
di voto di scambio, utilizzare il simbolo dem
per chiamare a raccolta amici e fedelissimi.
E festeggiare l’avvenuta elezione con loro e,
q
si legge sulla locandina d’invito, “con parlamentari e dirigenti nazionali e locali”.
Chi? Lo scopriremo all’appuntamento di
stasera in un locale in zona Colli Aminei. Ulleto è la candidata perquisita subito dopo le
elezioni: la Procura la indaga per associazione a delinquere e voto di scambio, sospettata di essere a capo di una cricca che
prometteva tirocini con Garanzia Giovani in
IL COLLOQUIO
cambio della preferenza in lista Pd. Quando
uscì la notizia, Ulleto annunciò l’immediata
“autosospensione” dai democratici, e i vertici locali tirarono un sospiro di sollievo. Ieri
si è iscritta al gruppo misto. “Ma il Pd resta il
mio partito”, ha detto a margine della prima
seduta del consiglio comunale. Infatti ne usa il simbolo, come fosse cosa sua.
VIN.IUR.
Tortura, Alfano: tutto da rifare
Il governo impone lo stop
La legge, attesa da anni, di nuovo ferma: “Troppo punitiva nei confronti della polizia”
I presenti
Vertice
bipartisan
a Palazzo
Chigi dopo
l’attacco
terroristico a
Nizza:
ad ascoltare
Matteo Renzi
i capigruppo
di Camera
e Senato,
i ministri
Paolo
Gentiloni,
Angelino
Alfano
e Roberta
Pinotti
LA PRESA di posizione di Al-
fano sulla tortura, sembra l’unico effetto immediato della
riunione di ieri di Renzi con i
capigruppo di Camera e Senato, convocata per parlare di
terrorismo. Presenti anche il
ministro della Difesa, Roberta
Pinotti, il sottosegretario con
delega ai Servizi segreti, Marco Minniti e lo stesso Alfano. Il
primo vertice di questo tipo
c’era stato il giorno dopo il Bataclan. Obiettivo, richiamare
le forze politiche a una sorta di
concordia nazionale. Ieri si sono presentati tutti tranne la
Lega. E Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera,
non ha perso occasione per ribadire quello che dice da una
»3
Gli assenti
Il vertice
Ieri mattina il
premier ha incontrato i capigruppo per
discutere delle misure anti-terrorismo
LaPresse
settimana, ovvero che il reato
di tortura rischia di mettere in
difficoltà le forze dell’ordine
in un momento particolarmente delicato della lotta al
terrorismo. Il riferimento è
all’emendamento (votato anche da SI e M5S) che la settimana scorsa ha modificato
l’articolo 1 che prevede che per
commettere il reato di tortura
siano necessarie solo “violenze o minacce gravi” e non “rei-
terate violenze o minacce gravi”. Alfano, durante il vertice, è
stato ambiguo, dicendo che avrebbe parlato con i capigruppo del Senato. Contro la modifica si erano scagliati molti
centristi. E anche alcuni del
Pd: “Non l’ho votato – chiarisce il dem, Stefano Esposito –
io difendo la polizia. Se poi c’è
una mela marcia la punisco”.
Anche se il Pd adesso dichiara la volontà di andare a-
I capigruppo
della Lega
non hanno
partecipato,
per non
concedere
una
“passerella”
al premier
sulla
sicurezza
vanti, il governo stava cercando una via d’uscita. Infatti aveva pensato di calendarizzare subito in Senato un’informativa sul golpe in Turchia,
che avrebbe fatto slittare il voto. Non è neanche detto che
oggi pomeriggio l’aula di Palazzo Madama non voti per un
ritorno in Commissione della
legge. E giovedì è in programma l’analisi del Ruby ter, ovvero l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni di quando
Berlusconi era senatore. Un
altro voto con incognita.
IERI a fare la relazione intro-
duttiva al vertice è stato Renzi,
che ha richiamato tutti alla responsabilità. La stessa a cui lo
richiama anche l’opposizione:
la De Petris gli ha chiesto di evitare affermazioni come
quella del ministro Boschi, per
cui se vince il Sì ci sarebbe più
stabilità anche nella lotta al
terrorismo. Mentre parlava,
Renzi la guardava con espressione quasi stupita. Tanto è vero che lei ha chiarito: “L’abbiamo letto sui giornali. Se non è
vero, il governo smentisca”.
Ma il premier non ha confermato, né smentito. È stata poi
annunciata la costituzione di
una commissione anti-radicalizzazione. Minniti invece ha
parlato di fare un patto con i
provider, che servirebbe ad arginare la propaganda dell’Isis.
La parte più delicata quella
sulla Turchia: si è trattato di un
LA PAGELLA
Angelino Alfano
L’idea del governo di concedere
ai comuni cinquanta centesimi
al giorno per ciascun migrante
ospitato è ai limiti del comico.
Spendiamo 34 euro al giorno
per ogni profugo ma 31,50 euro
vanno alle strutture
di accoglienza. Due euro
e cinquanta all'ospite per
le piccole spese quotidiane,
il quale da domani, dovrà
pagare la sua personale tassa
di soggiorno. Una specie
di pizzo di Stato.
ANTONELLO CAPORALE
vero golpe, secondo il sottosegretario, ma “se Erdogan reintroduce la pena di morte, romperemo i rapporti”. La stessa
posizione della Ue. Ma l’Europa, in realtà, è in difficoltà a
prendere una posizione forte:
per la gestione dei migranti
che arrivano dalla Siria, la Turchia è fondamentale, tanto è
vero che riceve 3 miliardi.
Un’arma di ricatto micidiale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sandra Bonsanti L’ex presidente di Libertà e Giustizia replica alla ministra: “Così divide il Paese”
“Boschi ricatta: la Carta è già contro il terrore”
» GIANNI BARBACETTO
C
Continuano
ad alzare
la tensione:
ci hanno
messo su
un binario
unico,
si rischia
lo scontro
mortale
on le immagini del terrore
di Nizza ancora negli occhi di tutti, il ministro Maria
Elena Boschi crea il corto circuito tra riforme e terrorismo.
Il Sì al referendum, dice, renderà l’Italia più sicura: per rispondere al terrore internazionale, infatti, “abbiamo bisogno di un Paese più forte”,
argomenta, “quindi di una Costituzione che ci consenta
maggiore stabilità”.
DI FRONTE a dichiarazioni co-
me queste, Sandra Bonsanti
fatica a credere ai propri orecchi. “Sono affermazioni irres p o n sa b i l i ”, dice Bonsanti,
giornalista, a lungo presidente
di Libertà e giustizia, attiva nel
comitato per il No. “È un ricatto, una minaccia assurda. Che
cosa vuol dire: che se vincesse
il No e ci fosse un attentato, la
responsabilità sarebbe di chi
ha lavorato per bocciare la ri-
forma costituzionale? Non è
possibile fare affermazioni
pubbliche come queste. Perché la stabilità è semmai garantita dalla Costituzione vigente; il salto nel buio è la nuova Carta. Cambiare assetto costituzionale in un momento
così delicato, in un’epoca burrascosa dal punto di vista interno e internazionale, è il vero
salto nel vuoto. Sappiamo co-
“Come l’Isis”
D’Alema su
La7 ha scherzato sulle parole della Boschi: “Chi vota
No verrà accusato di essere
complice
dell’Isis” Ansa
me funziona la nostra Costituzione, non sappiamo come potrebbero funzionare le nuove
regole”.
L’Italia ha conosciuto, negli
anni Settanta e Ottanta, il terrorismo nero e rosso. “E la Costituzione repubblicana ha dimostrato di saper tenere unito
il Paese e di riuscire a sconfiggere il terrore”. Bonsanti ricorda una affermazione del
presidente degli Stati Uniti
Barack Obama: “Alla sua prima nomination, ricordò le solide radici del suo Paese, incarnate nella Costituzione americana. Noi invece arriveremo al referendum con il
Paese spaccato a metà. Chiunque vincerà, sarà scavato un
solco tra due Italie, quella del
No e quella del Sì. Chi voterà
No non si riconoscerà nella
Carta della Boschi, chi voterà
Sì farà fatica a capire le ragioni
del No. Sembra che ci prendano gusto a portare l’Italia allo
scontro. Abbiamo problemi e-
pocali da affrontare: le nuove
povertà, le diseguaglianze che
aumentano, le grandi migrazioni, i diritti dei cittadini...
Eppure ogni giorno viene invece accresciuta la tensione
tra gli italiani sul tema delle riforme. Si è voluto a tutti i costi
una manovra così divisiva. Ci
hanno messo su un binario unico e il rischio è che si arrivi a
uno scontro mortale”.
POTREBBE AVERE esiti tremendi, constata Bonsanti.
“Siamo già un Paese debole,
come dimostra la strage di via
D’Amelio che ricordiamo proprio oggi: la più grande operazione di depistaggio mai realizzata in Italia; non abbiamo
ancora capito, dopo 24 anni,
chi ha ucciso Paolo Borsellino
e chi ha fabbricato le piste false
battute per anni. Ebbene, la riforma di Boschi e Matteo Renzi taglia tutti i controlli e concede all’esecutivo un potere
mai visto, accentrando il co-
mando tutto nelle mani di una
persona”. Per evitare lo “scontro sul binario unico” del referendum, Sandra Bonsanti prova a pensare un’alternativa:
“Forse dovremmo immaginare qualcosa che eviti la rottura
in due del Paese, con due Italie
che non si riconosceranno più
tra loro. Forse, invece di accentuare le divisioni con affermazioni come quelle di Maria
Elena Boschi, bisognerebbe
già cominciare a parlarsi, tra
fautori del No e del Sì, per cercare alternative democratiche
agli esiti autoritari delle nuove
norme. Ci sono soluzioni possibili per riformare il Senato e
non far fare alle due Camere le
stesse cose, senza arrivare alla
concentrazione del potere
nelle mani di un solo uomo.
Forse il Capo dello Stato dovrebbe provare a evitare questo tremendo scontro sul binario unico... Ma chissà se questa
mia è solo un’illusione”.
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4 » PRIMO PIANO
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
USA RIPRENDONO VOLI PER LA TURCHIA
Le autorità americane hanno rimosso le restrizione imposte sui voli tra gli Stati Uniti e la Turchia dopo il fallito golpe contro il presidente Erdogan. Lo
hanno riferito le autorità dell’aviazione civile americana (Faa). Le compagnie aeree americane avevano avuto il divieto di volare dalla notte di venerdì,
qualche ora dopo l’inizio del tentativo di golpe da
parte dei militari contrari al presidente. LaPresse
GERMANIA PROTETTA SCUOLA DI GÜLEN
La polizia tedesca ha messo sotto vigilanza una
scuola privata turca di Stoccarda ritenuta vicina al
movimento del predicatore Fethullah Gülen, considerato da Erdogan l’ispiratore del golpe fallito. Una portavoce delle forze dell’ordine ha detto che
"funzionari controllano l’istituto a intervalli irregolari" perché ritenuto "a rischio". La scuola è frequentata da 470 studenti. Ansa
TURCHIA
Ritmo continuo
Continua la repressione
di Erdogan. Ucciso
il vicesindaco di Istanbul
Vietate le ferie e minacce
a 3 milioni di dipendenti
» ANDREA CARLO MAGNAGHI
L
a violenza non si ferma. Dopo il terremoto del tentato golpe di
venerdì, arrivano, come scosse di assestamento,
nuove morti. Gli ennesimi episodi di violenza si verificano nelle due città dove la rivolta era andata in scena, Istanbul e Ankara. A farne le
spese, a Istanbul, è Cemil
Candas, vice-sindaco della
città, membro dei socialdemocratici, uno dei partiti
all’opposizione del Akp di
Erdogan. I due colpi alla testa, subiti mentre era al lavoro nell’ufficio della sua municipalità, in una zona centrale di Istanbul, gli sono costati la vita. La violenza riemerge anche ad Ankara, la
capitale, dove nella mattinata di ieri un militare ha aperto il fuoco nei pressi del tribunale, dopo aver sequestrato un’auto e averne ucciso l’autista. Mentre la violenza avvolge ancora il paese, si aggiorna il numero dei
morti legati ai fatti di venerdì
sera: sono arrivati a 312, di
cui 145 civili.
Anche la repressione non
si ferma e tocca nuovi apparati dello Stato. Dopo le purghe nell’esercito – ad oggi
sono 103 tra generali e ammiragli, un terzo degli alti ufficiali, ad essere stati arrestati – e nel ministero della
Giustizia, arrivano quelle al
ministero dell’Interno. Sono
7899 i poliziotti sospesi, assieme a loro, 614 gendarmi e
47 tra i governatori dei distretti provinciali. Le purghe non risparmiano alcun
ministero: in questi giorni
persino il ministero delle Finanze ne è stato toccato con
circa 1500 dipendenti sollevati dal loro incarico. E così,
vuoi per l’improvvisa carenza di personale o per la voglia
di mantenere tutti sul chi va
là, succede che a 3 milioni di
dipendenti pubblici vengano sospese le ferie.
Il numero degli arrestati
intanto è salito a 7.543, dei
quali 6.000 sono soldati. Tra
gli altri ci sarebbero diverse
centinaia di magistrati e civili. Dopo la punizione sommaria data ai golpisti per
strada dalla popolazione civile, cinghia alla mano, nelle
ore immediatamente successive al tentato colpo di
stato, destano preoccupazione nuove immagini che
sono comparse in Rete. Ritratti i soldati prigionieri,
denudati e ammassati all’interno di palestre o stalle dove
Denudati nel
capannone
Un gruppo
di militari
rinchiusi dopo
l’arresto; Erdogan e, sotto,
l’ex capo
dell’aviazione
Akin Ozturk
Reuters/Ansa
Ecco le purghe del Sultano
fra retate, botte e omicidi
sono stati rinchiusi. Sui volti
e sui corpi sono visibili i segni delle violenze e delle torture subite. Ferma la condanna delle organizzazioni
che si occupano di diritti umani come Amnesty International,alle quali fanno eco
quelle delle principali cancellerie dell’Occidente: si ritorni allo stato di diritto.
RIMANE INCERTO il destino
che toccherà ai soldati prigionieri. Il presidente Recep
Tayyip Erdogan ha già più
volte ricordato che l’utilizzo
della pena capitale verso i ribelli non è da escludersi. Una
richiesta che “il sultano” ha
attribuito ai cittadini. Su
L’ANALISI
» CARLO ANTONIO BISCOTTO
C
he i rapporti tra Erdogan e
i militari fossero tesi non
era difficile da ipotizzare,
considerato che Erdogan, salito al potere per rifondare
l’Impero Ottomano e far diventare la Turchia una potenza regionale, ha finito per trasformare i Paesi confinanti in
nemici e lo Stato turco nella
parodia di se stesso. Come però ricorda Robert Fisk nel suo
editoriale di ieri sull’Independ e nt , si commetterebbe un
grosso errore nel dare per
scontata l’obbedienza futura
dell’esercito e nel considerare l’intera vicenda come qualcosa di estraneo al fenomeno
del collasso degli Stati-nazione in tutto il Medio Oriente.
La realtà è che il mondo a-
312
I morti Continua a
salire il bilancio delle
vittime: 145 quelle civili
questo punto rimane inamovibile la posizione dell’Unione europea.
Durante un meeting con i
28 ministri degli Esteri
dell’Ue (anche Boris Johnson era presente) Federica
Mogherini, a loro nome, fa
sapere che la reintroduzione
della pena di morte in Turchia (era stata abolita nel
2004) impedirebbe al paese
di divenire in futuro membro
dell’Unione europea. Alle
parole dell’Alto Rappresentante fanno eco quelle di Angela Merkel. La Cancelliera
tedesca affida la propria replica alle parole di un suo
portavoce: “Siamo categoricamente contro la pena di
morte. Un Paese che la pra-
tica non può essere membro
della Ue”. Del resto – fa sapere Bruxelles –la Turchia è,
in quanto membro del Consiglio d’Europa, firmataria
della Convenzione per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nella quale è contenuto il
rifiuto della pena di morte.
GLI STATI UNITI continuano a
rifiutare la richiesta di estradizione di Fethullah Gulen,
considerato da Ankara come
l’istigatore del tentato golpe.
Nonostante le minacce turche consistenti in un deterioramento dell’amicizia tra
Turchia e Usa, la linea di Washington rimane la stessa:
prima anche di parlare di estradizione, c’è bisogno di
prove a carico del carismatico predicatore turco.
Continua, dunque, in queste ore il repulisti di Erdogan.
Il “sultano” sta approfittando dell’occasione datagli dal
tentativo di golpe per rafforzare il proprio controllo sullo stato turco. E allora al sospiro di sollievo che veniva
dalle principali cancellerie
occidentali nelle ore successive al fallimento del golpe,
oramai ha fatto seguito una
forte preoccupazione, malcelata dai continui moniti
lanciati nei confronti di Ankara.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Robert Fisk La previsione dello storico corrispondente britannico in Medioriente
“Il prossimo golpe riuscirà: Ankara
non può debellare il virus dell’instabilità”
rabo, dall’Iraq alla Siria all’E- nali interessi politici e riaccegitto è squassato dal virus so il conflitto con i curdi, fa
dell’instabilità che sta demo- parte a pieno titolo. Sempre
lendo frontiere, nazioni inte- Fisk ci ricorda che la reazione
re e il senso stesso dello Stato di Washington – schierata a
in un’area vasta
fianco di Erdoe delicata che
gan “democratiabbraccia buona
camente eletto”
parte dell’Islam.
– è stata ben diL’instabilità è Occidente cinico versa quando nel
contagiosa al- Le vicende attuali 2 0 1 3 M o h a mmeno quanto la
med Morsi – anc o r r u z i o n e e ricordano il
ch ’egli “de mocraticamente ecolpisce gli au- Pakistan usato
tocrati della reletto”–fu rimosgione di cui Er- dagli Usa ai tempi so dal potere con
dogan, dopo a- dell’Afghanistan e un colpo di mano. In quel caso
ver cambiato la
C o s t i t u z i o n e poi abbandonato
Washington
non invitò il poper i suoi perso-
polo egiziano – come invece
ha fatto lo scorso fine settimana – a scendere in piazza a difesa del suo governo contro i
golpisti. “Ma cosa possiamo
aspettarci visto che i Paesi occidentali preferiscono la stabilità alla libertà e alla dignità?”, si chiede Robert Fisk.
CIÒ SPIEGA PERCHÉ gli occidentali hanno accolto a braccia aperte le truppe irachene e
i miliziani iraniani in funzione
anti-Isis e spiega anche il voltafaccia rispetto al regime di
Assad. Il mantra di qualche
anno fa “Via Assad dal potere”
è sparito dai radar. Fisk nel
suo pezzo non omette di ricor-
dare che le potenze occidentali distrussero l’Impero Ottomano con la prima guerra
mondiale, lo fecero a pezzi e
distribuirono le spoglie tra re
brutali, colonnelli sanguinari
e dittatori improvvisati.
Le vicende della Turchia ricordano quelle del Pakistan usato vergognosamente dagli
americani all’epoca della
guerra russa in Afghanistan e
poi abbandonato al suo destino con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Quando la Turchia ha iniziato
a svolgere lo stesso ruolo per
gli Stati Uniti in Siria, era prevedibile che sarebbe finita nel
mirino degli islamisti con l’ag-
PRIMO PIANO
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IRAN ACCORDO PER ESPANSIONE NUCLEARE
Un documento ottenuto dall’agenzia Associated
Press (Ap) attesta l’esistenza di un accordo segreto
che consentirà all’Iran di espandere un programma
nucleare chiave. Basteranno dagli 11 ai 13 anni di rispetto delle restrizioni imposte dall’accordo del 14
luglio 2015 perchè l’Iran possa dotarsi di 3.500 nuove centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, in sostituzione delle 5.060 di vecchia generazione. Ansa
»5
KAZAKHSTAN ASSALTO A POLIZIA, 5 MORTI
A un mese dal sanguinoso assalto a due negozi di
armi e poi a una caserma della Guardia nazionale ad
Aktobe, ieri 2 persone hanno sparato contro una
stazione di polizia di Almaty, la città più grande ed
ex capitale della repubblica centroasiatica. Il bilancio: 5 morti tra cui quattro agenti di polizia, e 7 feriti.
Secondo il presidente Nursultan Nazarbayev , al potere dal 1989, è stato “un atto terroristico”. Reuters
ISTANBUL Nella sede del quotidiano laico “Cumhurriyet”.
Intanto la Polizia è sparita e si viaggia gratis sui mezzi pubblici
Nel fortino dei giornalisti liberi
“Qui il futuro resta la paura”
formazioni da loro in questi giorni. “Credimi, non abbiamo idea di
che cosa accadrà - mi dice una redattrice - ognuno ha le sue teorie,
come tutti ci siamo spaventati
molto tra venerdì e sabato, ma
non sappiamo neppure bene che
cosa è accaduto”.
» MARCO BARBONAGLIA
Istanbul
B
INUMERI
6.000
I soldati arrestati in seguito al
fallito tentativo di golpe. Oltre
a loro agli arresti altre 1.500
persone tra civili e magistrati
8.560
I dipendenti del ministero
dell’Interno sollevati dal loro
incarico. La cifra comprende
7.899 poliziotti, 614 gendarmi
e 47 governatori dei distretti
provinciali. Anche 1.500
dipendenti del ministero delle
Finanze sono stati sollevati
3
i milioni di dipendenti pubblici
ai quali sono state sospese le
ferie in seguito al fallito colpo
di Stato
u yr u n , b uy r u n , bu u uyruun...”. Si sgolano come al solito gli uomini
delle bancarelle lungo le
strade di Istanbul.
Scandiscono il termine che negozianti, venditori ambulanti, ristoratori usano come un mantra
per invitare i clienti. Ma l’atmosfera non è quella di sempre. Agli
imbarchi dei traghetti che collegano la parte asiatica con quella
europea, i tornelli girano a vuoto,
dal giorno dopo il golpe non si paga più il biglietto. Questo vale per
tutti i mezzi pubblici.
I POCHI ADDETTI alla sicurezza
fanno segno di passare. Forse perché Erdogan invita la gente a non
lasciare le piazze per prevenire
altri interventi dei golpisti e allora non far pagare i mezzi può essere un modo per incentivare la
popolazione a non chiudersi in
casa. All’ingresso della “funikuler”che da Kabatas, dove arrivano
le barche sulla riva occidentale
del Bosforo, porta a Piazza Taksim, ci sono due ragazzini, piuttosto malmessi, in borghese con
una pettorina con scritto “Polis”.
Sembrano due volontari più che
agenti. È un contrasto forte con i
controlli strettissimi che c’erano
ovunque in città fino a venerdì
scorso e che si erano intensificati
dopo ogni attentato. Piazza Taksim è mezza vuota e anche qui c’è
pochissima polizia rispetto al solito. Due enormi vessilli rossi con
la mezzaluna campeggiano nella
piazza come giganteschi arazzi,
“IL PEGGIOR GOVERNO civile è
Guardia
popolare
I supporter
di Erdogan in
piazza LaPresse
Il peggior
governo
civile è
meglio di
qualsiasi
dittatura
militare.
E poi non
basta più
occupare la
televisione
per la
riuscita
di un golpe
mentre su di un edificio spiccano
due grandi foto di Erdogan. Tutto
intorno è pieno di ambulanti che
vendono bandiere turche, persone che indossano magliette o bandane rosse con la mezzaluna.
Strano che Taksim sia così vuota
perché Istiklal Caddesi, la via più
famosa di Istanbul, è invece piena
di gente e a percorrerla si ha l’impressione che questo sia un giorno come un altro.
C’è un senso di scollamento tra
le strade quasi senza polizia e le
notizie che parlano di ondate di
arresti, operazioni continue contro i golpisti e contro chiunque
possa essere un simpatizzante di
Gulen.
C’ è qualcosa che mette a disagio in questa atmosfera sospesa,
come se ci si trovasse ora nell’occhio del ciclone che si abbattuto
venerdì notte sulla Turchia. I
giornalisti del Cumhurriyet, giornale laico diretto da Can Dundar,
come è logico, sono molto occupati ed è difficile raccogliere in-
5STELLE Le proposte sulla politica estera
M5s a Grasso e Boldrini: meno
legami con turchi e Paesi del Golfo
VOGLIONO ridiscutere il ruolo della Turchia e tagliare i rapporti commerciali con i Paesi del Golfo. Sono alcune delle proposte dei Cinque Stelle sulla politica estera, messe nero su bianco in
una lettera inviata ai presidenti delle Camere. “Chiediamo una svolta
nella politica estera e una reale volontà politica nel farlo” scrive il M5s, che chiede “di inserire immediatamente nel calendario dei lavori dell’aula la previsione di un dibattito su
temi più volte proposti in mozioni e risoluzioni”. Si parte con “la ridiscussione del ruolo e
degli accordi con la Turchia, come principale
alleato nella gestione dell’immigrazione, alla
luce degli ultimi eventi”. E si prosegue con l’idea di ridiscutere anche “la decisione emersa
nell’ultimo vertice Nato di proseguire la missione militare in Afghanistan, per la quale si chiede all’Italia un impegno più consistente”. Poi si passa a una vecchia proposta del Movimento: “Non destinare più nostri finanziamenti a paesi come l’Arabia Saudita, il Qatar e i Paesi del Golfo a causa della loro ambiguità
con il terrorismo internazionale introducendo una moratoria sulle armi da fuoco”. Infine, serve “una collaborazione senza precedenti tra le
forze di intelligence dei paesi Ue, Nato e della Federazione russa”.
q
Baluardo
della laicità
Una parata
dell’esercito il
cui ruolo storico fu stabilito dal padre
della patria Ataturk Ansa
gravante del conflitto con i
curdi.
Cosa può sperare Erdogan
– si chiede ancora Fisk – se
non può fidarsi del suo esercito? Ma la vera domanda è: alle migliaia di arresti seguiranno ulteriori provvedimenti di
censura nei confronti della
stampa, altri arresti di giornalisti, chiusure di giornali,
bombardamenti di civili curdi
e proseguirà da parte della
Turchia l’ostinata negazione
del “genocidio armeno”?
Fisk si dice convinto che
fallito questo golpe dobbiamo
solo aspettare qualche mese
prima che i militari ci provino
nuovamente. E questa volta
probabilmente con successo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
meglio di qualsiasi dittatura militare - fa notare un columnist del
giornale. Che poi spiega come, in
Turchia, i tempi dei colpi di Stato
che portavano l’esercito al potere
siano finiti da molto tempo. “È per
via dei media moderni - aggiunge
- non basta più prendere il possesso della televisione. Ogni persona con un cellulare può trasmettere informazioni da qualsiasi posto”
A sentire Ahmet, siriano di 24
anni che lavora nell’ufficio della
compagnia telefonica Turkcell in
Istiklal Caddesi, “in Siria tutto è
cominciato in modo simile”. “Ero
davvero terrorizzato - dice - certo
da noi non c’è stato un colpo di
Stato militare, i militari erano già
al potere. Ma l’atmosfera, gli spari, le esplosioni mi hanno riportato a quando a Damasco è cominciato tutto”. Lui è sollevato dal
fatto che Erdogan sia tornato in
sella. In questo i golpisti hanno
compiuto un miracolo, se è vero
che anche molti accaniti oppositori del presidente hanno tirato
un sospiro di sollievo quando
hanno visto che il potere rimaneva in mano al governo. Ma è presto per sentirsi rassicurati, e nessuno sa davvero quello che accadrà ora in Turchia.
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6 » PRIMO PIANO
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
VITTIME PADRE DENUNCIA LO STATO
Kamel Sahraoui la sera del 14 luglio ha perso le sue
due figlie di 2 e 8 anni, rimaste vittime dell’attentato di Nizza. Ora il padre è pronto a sporgere denuncia nei confronti dello Stato e, se necessario,
della città. Sotto accusa sono le falle nell’apparato
di sicurezza, inspiegabili considerato lo stato d’emergenza. Sahraoui, afflitto quanto determinato,
assicura: “Andrò fino in fondo”. Reuters
SPAGNA PROVE TECNICHE DI GOVERNO
A Madrid si cerca di dare vita a un nuovo governo
dopo 8 mesi di paralisi politica e due elezioni. Il
primo test per il premier Mariano Rajoy, è l'elezione del presidente del Congresso dei deputati. Il Pp
ha presentato la candidatura del ministro dei trasporti Ana Pastor, una fedelissima di Rajoy, mentre il Psoe ripropone l'uscente Patxi Lopez e Podemos il catalano Xavier Domenech.
INDAGINI E DOLORE Il premier insultato durante il minuto di silenzio. Il 31enne aveva
amanti anche gay. Solo negli ultimi tempi aveva cercato notizie su guerra santa e attentati
» LEONARDO COEN
I
Nizza
l premier Manuel Valls
sapeva cosa lo attendeva
ieri a mezzogiorno, sulla
Promenade des Anglais,
per il minuto di silenzio in memoria delle 84 vittime. Sapeva
che sarebbe stato fischiato e
insultato. Quarantamila nizzardi ancora sconvolti, addolorati, spaventati. Arrabbiati.
Così, hanno cantato, dopo il
minuto di raccoglimento, la
Marsigliese. Con le lacrime agli occhi. E poi, ancor più
commossi, la struggente Nissa la bella. L’applauso è stato
lungo, intenso. Ma dopo puntuali, inesorabili - i fischi,
gli insulti, le grida “Dimissioni!”. Quando gli hanno gridato
“assassino!”, Valls non ce l’ha
fatta a mantenere l’aplomb di
circostanza. Ha allungato il
passo, scuro in volto. La contestazione, ha subito dichiarato “è dovuta al comportamento poco spontaneo di una
minoranza”. Quanto ai fischi
e agli insulti, sono “indegni in
una cerimonia di raccoglimento e omaggio alle vittime”.
Centrodestra ed estrema
destra incalzano e bombardano il governo ad alzo zero: Nicholas Sarkozy, Christian Estrosi, Marina Le Pen in prima fila. Non a caso, ieri, Valls
ha confermato che sarebbero
stati sventati 2 attentati nel
mese dell’Europeo, uno alla
vigilia dell’inaugurazione e
l’altro la sera della finale
Francia-Portogallo, allo Stade de France. Come dire: lo
Stato non è inetto...
Il problema è che siamo di
fronte a qualcosa di mai visto.
Di fronte a questa nuova modalità di terrorismo, non possiamo confondere chi critica,
chi rassicura e chi ci protegge:
“Daesh fornisce a degli individui squilibrati un kit ideologico che da senso ai loro atti”, è l’analisi del premier, corroborata dai primi riscontri.
L’identikit di Mohamed
non corrisponde allo stereotipo del combattente fanatico, quello che i video del Califfato diffondono in Rete, armato fino ai denti, sguardo
truce, ricoperto magari di
sangue, che inneggia alla sadica e mostruosa giustizia islamica e agli attentati contro
i “croci ati” dell’Occ idente.
Siamo di fronte a un jihadista
imperfetto. Un radicalizzato
sprint. A uno cioè che non
puoi intercettare. Uno che è
nessuno, ma anche centomila. Una persona anonima. Che
andava talvolta a Sanremo, a
Ventimiglia. Mai coinvolto in
situazioni estremiste.
Sino a un paio di mesi fa, era
un camionista palestrato, vanesio, narciso, donnaiolo, un
violento che picchiava la moglie e beveva, mangiava maia-
Bouhlel “jihadista imperfetto”
e la rabbia di Nizza contro Valls
Lapidazione
virtuale
La folla ieri
sulla Promenade e spazzatura nel punto
dove è stato
ucciso Bouhlel
Ansa/Reuters
LE RICERCHE
le alla faccia dei dettami religioso, che se ne infischiava
del Ramadan, uno che si drogava all’occorrenza, ma era
anche bisessuale, come ha
detto ieri François Molins,
procuratore capo di Parigi.
CERTO NON per criminalizza-
re i gusti sessuali, ma per far
capire il ritratto di un uomo di
31 anni il cui modo di vita ha
ben poco a che vedere con
quello del militante Isis: uno
dalla “vita debosciata”. Nel
cellulare ritrovato nel camion,
c’era un sms spedito dall’a- della festa della Bastiglia, né
mante. Un 73enne fermato e dei legami con degli individui
interrogato dalla polizia. E che si richiamano all'organizche ha confermato il legame. zazione”. La “radicalizzazioL’analisi del computer tro- ne”, ha spiegato Molins, può
vato nell’appartamento di Bo- “avvenire tanto più rapidauhlel dimostrerebbe la matu- mente quando si tratta di perrazione di un “chiaro e recente sonalità disturbate o di indiviinteresse” per l’Islam radica- dui affascinati dall'ultraviole. E che l’attacco: era “preme- lenza”. La tesi di Valls.
ditato”. Mohamed aveva fatto
L’Imperfetto jihadista - andelle ricerche in Internet che Incompleto - aveva fatto
sull’attacco terroristico di Or- ricerche su video di incidenti
lando in Flostradali con
le parole
rida, sulle
sparatorie di Barba, alcol e maiale chiave “orribili incidenti
D a l l a s e Camionista
sull’omicidio
mortali” e
pure “v id e o
di una coppia palestrato, mangiava
di poliziotti carne proibita: solo da choc, anime
sensibili si aalla periferia
di Parigi, il 8 giorni non si radeva
stengano”. Av e v a e f f e tmese scorso.
Quando natuato almeno
vigava su Google, avviava due sopralluoghi lungo la Prochiavi di ricerca per immagini menade nelle ore precedenti
violente “legate all'Islam radi- l’attacco e si era scattato 4 selcale e in particolare a dei com- fie. Lo documenta il cellulare e
battenti con la bandiera dell'I- la video-sorveglianza. Peccasis, ma anche delle copertine to che le 1.257 telecamere di
del giornale Charlie Hebdo, Nizza, la città francese più
delle foto di bin Laden e del ca- “spiata”, vanto di Estrosi, non
po jihadista algerino Mokhtar siano servite a nulla. Eppure,
Belmokhtar”. Da 8 giorni si e- dopo Charlie Hebdo, Estrosi
ra lasciato crescere la barba. dichiarò: “Se Parigi avesse aTuttavia, per ora “non si può vuto la nostra rete, i fratelli
stabilire con certezza una af- Kouachi non avrebbero pasfiliazione diretta con lo Stato sato tre incroci senza essere
islamico, che ha pertanto ri- neutralizzati”.
vendicato la strage del giorno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso
URLA
NEL
SILENZIO
Durante la
commemorazione delle
vittime della
Promenade il
premier
socialista
Manuel Valls
è stato
fischiato e
dalla folla si
sono levati
anche Buuu di
protesta. Valls
ha definito
indegni i fischi
e ha rivelato
che un
attentato è
stato sventato
alla vigilia
degli Europei
n
Dopo la strage I parenti vagano per gli ospedali e sperano nel Dna
Un italiano morto e ancora 5 dispersi
» GIOVANNA BORRELLI
I
n rue Gubernatis, nel Centro
di accoglienza dei parenti
delle vittime, sono ancora
molte le persone che aspettano di sapere se i propri cari sono sopravvissuti all’attentato
di giovedì scorso a Nizza. Tra
questi anche italiani perché,
come ha confermato domenica la Farnesina, sono circa una
decina “tra irreperibili e feriti” i nostri connazionali coinvolti. Mentre si attende ancora la lista ufficiale delle vittime
da parte delle autorità francesi – sono stati identificati con
certezza più di 70 corpi delle
84 vittime – cresce la preoccupazione per almeno 5 italiani di cui si è persa traccia dal 14
luglio.
Non si ha ancora nessuna
notizia dei coniugi di Voghera. A poche ore dall’assalto del
Tir, era stata proprio la foto di
Angelo D'Agostino, 71 anni, a
essere diffusa su Twitter per
Senza notizie
Angelo D’Agostino, Gianna
Muset, Carla
Gaveglio,
Maria Grazia
Ascoli e Mario
Casati Ansa
chiederne informazioni; si
trovava in vacanza con la moglie Gianna Muset, 68 anni, in
Costa Azzurra per festeggiare
la pensione raggiunta da poche settimane dopo aver lavorato per anni all’azienda Ledeen nel Pavese. Dopo quattro giorni senza ricevere riscontro, il figlio Massimiliano
D'Agostino è partito per Nizza alla ricerca del padre, nonostante la Farnesina avesse
sconsigliato di farlo: “N on
riusciamo più ad aspettare.
Questa attesa sta diventando
un’agonia”. Ma all’uscita de
Centro, accompagnato dai
funzionari dell’Unità di crisi,
ha solo detto: “Dobbiamo aspettare, dobbiamo solo aspettare”.
ASSIEME AI SUOI genitori, c’e-
ra anche una coppia e un sesto
amico, sulla Promenade des
Anglais per assistere ai fuochi
d’artificio della festa nazionale francese: Mario Casati, 90
anni - di cui ieri la polizia giudiziaria francese ha formalizzato il riconoscimento tra le
vittime - e sua moglie Maria
Grazia Ascoli, di 77, conosciuta anche come Graziella. Anche nel loro caso, l’appello per
ritrovarli era stato diffuso at- Massardi - ma era viva”. Da
traverso Twitter con l'hashtag quel momento più niente. Do#recercheNice, ripreso anche menica il padre di Carla si è
dal quotidiano francese Le Pa- sottoposto al test del Dna per
riesien. I due figli li avevano permettere ai genetisti di concercati nell’ospedale Pasteur frontarlo con quello dei pama non erano riusciti a trovar- zienti ricoverati, ma potrebbero volerci fino
li. In sospeso ana tre giorni per i
che Pietro Masrisultati. Le risardi, marito delc e r c h e c o n t ila 48enne Carla
nuano. E anche
Gaveglio di Pia- Lista ufficiale
sco, in provincia La Farnesina
se i funzionari
del Consolato e
di Cuneo: la quinta italiana ancora indica una decina dell’Unità di crisi della Farnesiirreperibile. Ve- di persone
nerdì mattina la
na ripetono che
buona notizia: “non rintracciate” si parla di persosua figlia Matilde ma la lista
ne “non rintracciate”, la paura è
di 14 anni è ancora
che la lista dei diviva, ricoverata al può allungarsi
spersi potrebbe
Pasteur ma in
allungarsi. “A
buono stato di salute. È la ragazzina ad aver vi- Nizza vivono tanti italiani,
sto per l’ultima volta sua ma- molti anziani, alcuni non handre, subito dopo la strage, no figli né parenti prossimi che
mentre un’ambulanza la soc- potevano segnalare la scomcorreva. “Accusava dolori alle parsa”, spiegano al consolato.
gambe e al bacino - ha spiegato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
OXFAM SOLO 9% RIFUGIATI IN PAESI RICCHI
Giordania, Turchia, Libano, Pakistan, Sudafrica insieme al Territori palestinesi ospitano più del 50%
dei rifugiati di tutto il mondo. Le sei nazioni più ricche - Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia
e Regno Unito - solo il 9%. L’Italia, ottava economia
del mondo, ospita circa 135.000 persone. Sono i
dati contenuti in un nuovo rapporto dell’Oxfam, che
chiede "un’inversione di rotta". Ansa
GERMANIA NUOVO PARTITO XENOFOBO
Il capo del movimento xenofobo Pegida, Dirk Bachmann, ha annunciato la fondazione di una nuova formazione denominata Partito liberal-popolare per la democrazia diretta. A Dresda, Bachmann
ha giustificato il passo da movimento a partito con
le minacce delle autorità di mettere fuorilegge Pegida. Bachmann ha aggiunto che il suo partito supporterà la destra nazional-populista Afd. Ansa
UN PAESE DIVISO I destini opposti delle comunità
“Loro in Siria?
E noi torniamo
in Israele”
» COSIMO CARIDI E FERRUCCIO SANSA
I
Simbolo
nel mirino
Poliziotti davanti
a una delle
sinagoghe
di Francia
Ansa
LO VEDI PROPRIO DALLE SCUOLE
scelte dalle famiglie ebree: “Non li
mandiamo più negli istituti pubblici. Qualcuno va nelle tre Yashiva
(scuole ebraiche), ma lì si insegnano
soprattutto i precetti religiosi. Molti vanno negli istituti cattolici, dove
si seguono i programmi ministeriali
e si può scegliere di non frequentare
le ore di religione. È un ambiente
più protetto, anche se può sembrare
un paradosso”.
Finito il liceo, tanti decidono di
partire. Le mete sono anche il Canada, il resto d’Europa. Soprattutto,
però, Israele, patria dell’identità.
Dello spirito. Il primo passo è chiedere notizie all'Agenzia Ebraica, un
palazzone in rue Roassal, a pochi
passi dalla stazione. Secondo il ministero israeliano della Diaspora
nei prossimi dieci anni in Israele
migreranno 120mila francesi. Nel
2015 sono partiti in 15mila. È quella
che viene chiamata Aliyah, “ritorno” o “pellegrinaggio”. Racconta
ancora Benjamin: “Il viaggio e la cittadinanza sono garantiti a chi potrebbe essere perseguitato per motivi razziali. Ma Israele garantisce
anche affitti calmierati, riduzioni
fiscali, incentivi per i minori”. Nel
2013, appena laureato, Benjamin ha
lasciato la sua vita, la famiglia ed è
andato a Herzelya, a pochi chilometri da Tel Aviv: “Il fanatismo islamico che noi vediamo nelle città francesi, soprattutto qui a Nizza, ha
Gli ultrà
musulmani
vanno a
combattere
con il Califfo
Sentiamo che
non siamo
più al sicuro
in questo
Paese. Ormai
è cambiata
l’atmosfera
PATRIK
AMOYEL,
VIVEVA A NIZZA
riacceso la piaga dell’antisemitismo”.
Ecco allora il bisogno di partire
“in cerca di sicurezza e di quella identità che sentiamo minacciate
dagli estremisti, ma anche da una
certa sinistra francese che in nome
della laicità e della tolleranza ci sta
mettendo in pericolo”, racconta un
esponente della comunità ebraica
che chiede di restare anonimo. Fede
e identità si radicalizzano. Si cercano simboli in cui identificarsi. Te lo
trovi davanti per le strade di Nizza:
tante donne velate, ma sempre più
spesso anche abito scuro e i cernecchi degli ebrei ortodossi. “Per tanti
c’è bisogno di bandiere, di divise – ti
senti dire davanti alla sinagoga di
rue Rossini – e la laicità non te le
dà”.
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dal nostro inviato a Nizza
onvertita. Ero musulmana
e sono diventata cattolica.
Non sono l’unica, ma dobbiamo vivere nel silenzio.
Nascosti. Nella laica Francia, ci sono posti dove non si può cambiare
idea, dove non puoi scegliere la tua
fede perché hai paura”.
Siamo a L’Ariane, banlieue simbolo di Nizza. Ma ti pare di essere
planato di colpo a mille chilometri
di distanza. Nel cuore di un paese
arabo. Non solo per gli alberi di eucalipto, la terra chiara. Sono gli uomini con la barba lunga, le donne
con il velo. Difficile trovare una ragazza con la gonna. Anche tra i pochi “francesi doc”.
Incontrare Felicite, 25 anni, non
è semplice. Ti dice: “Mi prometta di
non scrivere il mio vero nome, di
non fotografarmi. Per la nostra legge – il Corano, non quella della République – è prevista la morte per
chi si converte”. Promesso. Solo allora Felicite parla: “Vengo da una
famiglia marocchina. Amo la mia
gente e la mia cultura. Un giorno ho
conosciuto il Vangelo e Gesù. Ho
capito che era la mia strada”.
MA SUPERARE LA GRANDE PORTA a
vetri della chiesa era come lasciarsi
alle spalle un mondo. “Avevo paura”, Felicite tiene d’occhio i condomini della piazza scalcinata, deserta, “temevo mi vedessero. Ma non
ho ceduto. A Pasqua sono stata battezzata. È stato il momento più bello
della mia vita”. La chiesa gremita, il
vescovo, i parenti dei battezzati.
Non la famiglia di Felicite: “Non mi
hanno cacciata. Di questo gli sarò
sempre grata”. Nessuno, però, lo sa.
Potrebbe essere pericoloso.
C’è un confine invisibile accanto
al casello dell’autostrada che arriva
dall’Italia. Da una parte Nizza che
IL CICLISTA EROE All’inseguimento dell’attentatore
“Ho cercato di aprire la portiera,
ma Bouhlel mi ha puntato la pistola”
ALEXANDRE
MIGUES stava tornando
a casa in bicicletta dopo la fine dello spettacolo dei fuochi di artificio quando si è accorto del camion che stava
travolgendo la folla lungo la
Promenade de Anglais. “D’istinto – ha raccontato a Nice Matin –
ha provato a fermarlo: “Quando sono
arrivato all’altezza dell’autista, ho
cercato di aprire la portiera due o tre
volte”. Ma in quel momento Mohamed Lahouaiej Bouhlel gli ha puntato
contro un’arma spaventandolo. Migues è uno dei due civili che hanno
q
Francia
“Dall’Islam a Cristo
per sfuggire
all’integralismo”
C
Nizza
giovani estremisti arabi vanno
in Siria, gli ebrei in Israele. Decine, centinaia, tanti miei amici
sono partiti. Anch’io. Vogliamo
sicurezza e preservare la nostra identità”. Benjamin è appena rientrato da Israele. Dopo due anni:
“Sentivo che dovevo tornare a Nizza, in Francia, pure qui sono a casa”.
Succede anche questo a Nizza,
capitale francese dell’estremismo.
Dove l’antisemitismo ha provocato
una reazione imprevista: il ritorno
in Israele, per lavorare, per fare il
servizio militare. Da una parte c’è il
mondo nascosto dell’estremismo islamico che recluta disperati nelle
banlieue e li manda in Siria. Per tornare poi a combattere in Francia.
Dall’altra ci sono le sinagoghe, in un
paese, la Francia, che ha la seconda
comunità ebraica più numerosa del
mondo, dopo gli Stati Uniti. E anche
qui, lontano dai riflettori, è in atto
un’opera di reclutamento. Molto
diverso, ovviamente. Legale, senza
la propaganda della violenza. “Sono i genitori a spingere i figli a partire. Sentiamo che non sono più al
sicuro qui. È cambiata l’atmosfera”,
racconta Patrik Amoyel.
»7
messo a rischio la propria
vita per bloccare l’attentatore. L’altro giovane arrivato in scooter, si è gettato
sotto le ruote del camion
per bloccarlo. Ma il coraggioso ciclista non lo ha visto: “Ho sentito degli spari...
Se questa persona in scooter è ancora
in vita mi piacerebbe incontrarla”, dice. Dopo l’attentato è tornato sulla
Promenade più volte: “Dal punto in cui
abbiamo iniziato a frenarlo, anche con
il ragazzo in scooter, per 150 metri non
ci sono state vittime. Questo mi ha
sollevato”.
Banlieue
islamica
L’edificio dove
viveva Mohamed
Lahouaiej
Bouhlel
LaPresse
Avevo paura,
temevo mi
vedessero.
Ma non
ho ceduto.
A Pasqua
sono stata
battezzata.
È stato il
momento
più bello
della mia vita
FELICITE, 25
ANNI,
MAROCCHINA
tutti conosciamo. Dall’altro L’Ariane, “dove il 70% della popolazione è
musulmana, cinque moschee per una parrocchia”, racconta Patrick
Bruzzone, il parroco di Saint Pierre
de L’Ariane, un testimone perfetto
della chiesa di papa Francesco: fermo nella fede e disposto al dialogo.
“Con gli imam e il rabbino abbiamo
dato vita all’Ajm (Association Judeo Musulmane)”. Fatti, non parole: “Festeggiamo lo Chanukkah ebraico, il Ramadan musulmano e il
nostro Natale. L’ultima volta è stato
l’imam a mettere Gesù nel presepe.
Lo stesso imam che, quando ho avuto un ictus, è stato il primo a visitarmi in rianimazione”.
Dialogo, con la chiesa che si ritrova minoranza nella cattolica Francia. Ma don Patrick non si ferma, va
per le strade, distribuisce migliaia
di pasti ogni anno e magari il vangelo con la traduzione in arabo. Il
principe Alberto di Monaco gli ha
regalato un autobus diventato cappella mobile. Patrick ha aperto l’épicerie sociale, il negozio dove Lali
Bakradze – signora di origini russe
– vende cibo a chi ha bisogno, a
prezzi scontatissimi. “Vengono tutti, anche i musulmani, cinquemila
persone al mese”. Si comincia dal
nutrimento del corpo, qui in tanti
sono poveri; poi, magari, ci sarà il
cibo per l’anima. Non c’è solo Felicite che si è convertita. Appena fuori dalla chiesa, però, magari ci si
mette il velo. “È cambiato tutto in un
paio d’anni. Sembra di essere a
Teheran”, racconta una delle poche
donne con la gonna, “Siamo noi a
dover essere accettati. Noi nati a
Nizza. Sono queste la tolleranza e la
laicità?”.
F.SA.
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8 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
USA HILLARY: “RIFORMA SULLE ARMI”
“Dobbiamo far approvare una riforma sulle armi,
che sono la principale causa di morte fra gli afroamericani”. Lo afferma Hillary Clinton, candidata
alla Casa Bianca per i Democratici, sottolineando
che c'è bisogno anche di una “riforma della giustizia penale. Tutti sono più al sicuro quando la
legge è rispettata e quando tutti sono rispettati
dalla legge”. Ansa
VENEZUELA IN BRASILE PER IL CIBO
Centinaia di venezuelani attraversano quotidianamente il confine con il Brasile a Pacaraima alla ricerca di cibo e medicinali. Lo scrivono i media brasiliani, sottolineando che la cittadina è invasa ormai ogni giorno da venezuelani che viaggiano anche per
giorni interi pur di fare scorta di beni di prima necessità come riso, farina, olio, zucchero, burro e pasta,
che a causa della crisi scarseggiano in Venezuela.
CAOS REPUBBLICANO A Cleveland è partita la convention
tra proteste all’esterno e molte assenze dei big del partito
Tra Pantere Nere e KKK
benvenuti al Circo Trump
» GIAMPIERO GRAMAGLIA
F
in da prima che Donald
Trump invadesse la politica americana, le convention erano dei circhi: kermesse strapaesane, con delegati
che non se ne perdono una e altri
che arrivavano con lo spirito con
cui i musulmani vanno alla Mecca, il viaggio della vita, una testimonianza di fede politica.
Sotto il tendone di ‘Barnum’
Trump, alla Quicken Loans Arena
di Cleveland, Ohio, c’è di tutto: ultra-conservatori Tea Party e fondamentalisti cristiani, anti-gay e
anti-abortisti, suprematisti e adepti del Ku Klux Klan, creazionisti e negazionisti. E fuori, a protestare, ci sono giovani, donne,
ambientalisti, ispanici, neri di
‘Black lives matter’, ma anche delle rinate Pantere Nere.
MANCANO SOLO i Repubblicani
presentabili, almeno molti di essi:
sono rimasti a casa, Mitt Romney,
tutta la famiglia Bush, altri notabili moderati. Persino Sarah Palin, che non appartiene alle categorie né dei presentabili né dei
moderati, non ci sarà perché – dice – l’Alaska è troppo lontana
LA STORIA
dall’Ohio. Ma c’è chi lavora per tenere il partito unito: i leader del
Congresso e gli ex rivali Cruz e
Rubio ci saranno. Fra gli ospiti
stranieri, non ci sarà Matteo Salvini (ma Trump non ne noterà
l’assenza, come non ne avrebbe
notato la presenza). In questa violenta estate americana, che asso-
Lui, invece, propugna “legge e ordine”: uno degli slogan della convention. Le misure di sicurezza
sono altissime, specie dopo l’annuncio che le nuove Pantere Nere
manifesteranno armate fuori
dall’Arena: il II emendamento
della Costituzione (approvato il 5
dicembre 1791) e la legge
dell’Ohio lo rendono possibile.
Moderati a casa
Manca anche
l’ultra conservatrice
Sarah Palin: Ohio troppo
lontano dall’Alaska
IL GOVERNATORE John Kasich,
miglia sempre più a quella tragica
del 1968, quando vennero uccisi
Martin Luther King e Robert
Kennedy e la convention democratica a Chicago fu teatro di ripetuti scontri, l’uccisione di tre agenti, e il ferimento di altri tre domenica a Baton Rouge, Louisiana,
è benzina sul fuoco dell’appuntamento di Cleveland.
Trump l’incendiario addebita
le stragi di poliziotti a Baton Rouge e a Dallas, alla mancanza di leadership” del presidente Obama.
rivale di Trump per la nomination, ha respinto la richiesta dei
sindacati dei poliziotti di sospendere la norma fino a giovedì. Intorno all’Arena è stata innalzata
una barriera alta 2,5 metri (un po’
meno del muro che Trump vorrebbe tirare su al confine con il
Messico) e sono state chiuse diverse strade. Migliaia gli agenti
armati schierati, mentre elicotteri pattugliano dal cielo l’area che
s’affaccia sul lago Erie. Cleveland,
che ha circa 400.000 abitanti, s’è
assicurata per 50 milioni di dollari
contro eventuali danni. Il rischio
percepito è molto elevato. Almeno quattro grandi gruppi mediatici hanno dotato gli inviati di
giubbotti antiproiettile. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) fornisce un decalogo su
I numeri
50
.000
Fra delegati
(2,472
selezionati
in convention
statali)
e visitatori
Kermesse
del kitsch
Un membro
dell’organizzazione “Bikers
for Trump” e
supporter del
miliardario
repubblicano
nella Capitale
dell’Ohio
15
.000
Giornalisti
accreditati da
tutto il mondo
20
Interventi fino
a giovedì,
giornata
conclusiva,
fra cui quello
dei candidati
a presidente
e vicepresidente
LaPresse/Ansa
come comportarsi. Tra i consigli,
dotarsi di maschera antigas per
proteggersi contro l’eventuale uso di spray urticanti e di lacrimogeni da parte della polizia, lavorare in team, studiare le vie di entrate e uscita di ogni ambiente. La
convention durerà quattro giorni
e suggellerà ufficialmente la nomination di Trump. L’apertura è
nel segno di ‘legge e ordine’, con
sul podio Melania, moglie di
Trump, e Rudolph Giuliani, ex capo della polizia e sindaco di New
York. Altri temi saranno l’economia, il primato dell’America nel
mondo (con il candidato vice Mike Pence) e l’unità dell’America
(con Trump e la figlia Ivanka).
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Arrivano i barbari Il partito lo avversa, i liberal sono increduli. Ma è il candidato più votato di sempre
Il fantasma di Donald aleggia su Washington
neppure l’ex sfidante di Barack Obama, il mormone Mitt
Washington
Romney (che pure nel 2012 eW a s h i n g t o n , D o n a l d ra stato sostenuto da Trump).
Trump ha già lasciato il E senza alcun entusiasmo
suo marchio: il suo cognome a Paul Ryan, lo speaker repubcaratteri cubitali campeggia blicano che guida il Congressu una chiesa che l’immobilia- so e che qualche anno fa dava
rista di New York si appresta a voce alla destra liberata dei
trasformare in
Tea Party, cerun hotel a cinque
cherà di tenere
stelle. Anche se a
insieme un partinovembre non
to travolto dall'ariuscirà a con- Dietro gli spot
scesa di Trump.
quistare la Casa Comunque vada
Ma nelle PresiBianca, a meno di
denziali contano
un chilometro sarà un successo
i candidati, non le
dal cantiere, co- (per lui): costruirà
macchine buromunque questa
cratiche dei due
corsa alla presi- un nuovo hotel
grandi partiti dedenza farà bene a cinque stelle
stinate a eclissaragli affari. E ansi di nuovo dopo
che il Partito Re- nella Capitale Usa la convention.
pubblicano, il
NELLE PRIMARIE,
Grand Old Party,
sarà segnato da questa campa- Trump ha vinto in 36 Stati, ha
gna elettorale, comunque fi- ottenuto 1450 delegati, più
nisca la Convention di Cleve- della maggioranza richiesta di
land, Ohio, che dovrebbe in- 1237, il 44 per cento del voto
dicare Trump come candida- popolare. Nessun candidato
to alla presidenza per il do- repubblicano ha mai fatto mepo-Obama. A destra c’è anco- glio. Il Wall Street Journal si
ra qualcuno che usa il condi- appende alla sentenza di un
zionale: i due ex presidenti giudice federale che ha bocBush non appoggiano Trump, ciato una legge della Virginia
» STEFANO FELTRI
Osservato
speciale
Donald
Trump ha
cambiato partito 7 volte
e in passato ha
finanziato la
Clinton Reuters
A
in base alla quale i delegati sono obbligati a votare secondo
il risultato delle primarie (sarebbe una violazione del primo emendamento della Costituzione sulla libertà di parola). Ma non saranno i cavilli
o i grandi vecchi del Partito
Repubblicano a fermare
Trump. E neanche la scelta di
un vicepresidente come Mike
Pence, governatore dell'Indiana, anti-aborto, anti-contraccezione, anti-gay, uno capace di far perdere molti più
voti di quanti ne farà guadagnare e di cui neppure Trump
sembra davvero convinto.
Gli intellettuali liberal di
Washington e New York non
si capacitano che tanti americani, dopo 8 anni di calma, fermezza e relativa tranquillità economica portata da Barack
Obama, possano votare un miliardario che si propone come
campione dei lavoratori con i
salari fermi e degli esclusi dalla globalizzazione. Eppure
proprio aver convissuto con
un presidente nero alla Casa
Bianca è parte della spiegazione di quello che sta succedendo. La cronaca quotidiana racconta un Paese immerso in una guerra civile razziale: poli-
ziotti bianchi che uccidono ragazzi neri disarmati senza essere poi neppure processati,
ragazzi neri che sterminano
poliziotti (quasi tutti bianchi)
con esecuzioni quasi militari,
prima a Dallas, Texas, e poi domenica a Baton Rouge, in Louisiana. “Molti avevano sottostimato il Tea Party come un
puro movimento libertario,
anti-tasse e anti-Stato, senza
capire quanti dei suoi sostenitori erano americani bianchi,
non giovani e molto arrabbiati
con l'immigrazione”, ha scritto il commentatore del Washington Post E. J. Dionne, au-
tore di un saggio sulle mutazioni del Partito Repubblicano.
TRUMP ha cambiato partito
sette volte tra il 1999 e il 2012,
ha pensato di candidarsi alla
presidenza nel 2000 con il
partito riformatore, terzo polo
mai decollato, ha donato soldi
alla campagna di Hillary Clinton quando doveva diventare
senatrice di New York, una
volta ha perfino detto che, se si
fosse candidato alla presidenza, avrebbe scelto Oprah Winfrey, la signora nera della tv,
come vicepresidente, ma tutto
questo non conta nulla nell’ascesa che culmina nella convention di Cleveland. L’unico
Trump che conta, per gli elettori repubblicani, è l’ultimo,
quello che vuole vietare l’ingresso ai musulmani negli Usa
e costruire un muro con il
Messico. Declinano in una
chiave anche (e forse soprattutto) razziale lo slogan rubato a Ronald Reagan, “Make America great again”, rendere
l’America di nuovo grande,
dove grande implica anche
“bianca”.
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ESTERI
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
USA MORTE GRAY, TENENTE ASSOLTO
Un giudice del Maryland ha assolto il tenente di polizia Brian Rice dalle accuse di omicidio involontario
e condotta pericolosa per la morte del detenuto nero Freddie Gray, nell’aprile 2015. Rice, 42 anni, è
l’ufficiale di più alto grado coinvolto nel caso Gray,
morto a Baltimora mentre veniva trasportato nel
furgone della polizia. In precedenza erano stati assolti altri due agenti, fra cui l’autista. LaPresse
PORTORICO VIRUS ZIKA, È EMERGENZA
Zika, virus trasmesso dalle zanzare, dilaga; a Portorico, 76 municipalità su 78 hanno registrato infezioni. I casi sono saliti a 4.437, 1336 in più in soli
7 giorni; 553 donne incinte sono state contagiate
con il rischio di dare alla luce bimbi con gravi difetti neurologici o microcefalia. Il governo non ha
ancora dato il via alla bonifica con insetticidi. In
Brasile risultano 166 mila contagi. Ansa
USA Dopo gli agguati ai poliziotti
I PROTAGONISTI
Il reduce nero nega
il mito di Hollywood
MICAH
JOHNSON
Ex geniere
dell’esercito,
il 7 luglio
ha ucciso
cinque agenti
a Dallas
Da Rambo al Cacciatore, il veterano impazzito
era solo bianco: nella realtà non è più così
» VALERIO CATTANO
M
icah Johnson, 25 anni,
aveva servito in Afghanistan con i genieri
dell’esercito; congedato per i suoi cattivi comportamenti, aveva trovato lavoro solo
come muratore. Il 7 luglio a Dallas
si è trasformato in giustiziere per
conto dei fratelli neri: ha ucciso 5
agenti e ferito altri 7.
Gavin Long, 29 anni, era un ex
sergente dei Marine; sul suo profilo Facebook scriveva: “In meno
di tre anni ho raggiunto il livello
di sergente, come uno dei marine
più preparati fisicamente e disciplinati. Durante i cinque anni nei
Marine sono stato in Giappone e
in Iraq”. Sui social era conosciuto
come Cosmo Setepenra: dopo il
servizio attivo, non aveva trovato
molto da fare: si spacciava per
mental game coach, nutrizionista, consigliere spirituale. Poi è uscito allo scoperto: “Giustizia per
tutti gli afroamericani”, ha scritto. A Baton Rouge, domenica
scorsa, ha teso la trappola e ha
»9
Visi pallidi Sylvester Stallone, Tommy Lee Jones,
Tom Cruise e Robert De Niro Ansa
ammazzato tre poliziotti prima
di essere ucciso. Johnson e Long
inconsapevolmente hanno mandato all'aria tutti gli schemi di
Hollywood per cui il reduce combina è un disadattato e può essere
letale, ma è sempre un bianco. Il
più famoso è John Rambo, interpretato da Sylvester Stallone nell'omonimo film: per quasi 60 minuti recita non più di dieci battute. Ma alla fine, bastano poche
frasi per spiegare il suo disagio:
da soldato delle forze speciali in
Vietnam a senza tetto: “Pilotavo
gli elicotteri, guidavo un carro armato, rispondevo di attrezzature
per milioni... qui non riesco a trovare lavoro nemmeno come parcheggiatore”.
PIÙ INTELLETTUALI gli approcci
di Michael Cimino ne Il Cacciatore – i reduci sono americani di
origine ucraina, ma sempre di pelle chiara – e di Oliver Stone con
Nato il 4 luglio e Tra cielo e terra;
rispettivamente Tom Cruise e
Tommy Lee Jones hanno un impatto devastante al ritorno a casa
GAVIN
LONG
Ex sergente
dei marines,
ha
ammazzato
tre agenti a
Baton Rouge
dal Vietnam; sono bianchi.
Il tempo e la storia hanno cambiato in parte le carte in tavola: in
Afghanistan e Iraq diventano
sempre più massicce le presenze
al fronte di neri e ispanici, eppure
le sceneggiature continuano a privilegiare personaggi principali
dalla pelle chiara, come nella serie
Generation Kill dedicata alle vicende di un gruppo di esploratori
dei marines in Iraq. È bene dire
che Hollywood non omette; Oliver Stone racconta ciò che lui stesso aveva vissuto da volontario e
nel caso di Generation Kill le cronache sono state raccolte dall'inviato embedded della rivista Rolling Stones. Certo è che nell'immaginario dello spettatore occidentale i neri nelle guerre di celluloide compaiono, ma da comprimari. Nell'ultima cerimonia per gli
Oscar la polemica è arrivata sul
palco: nessun afroamericano candidato.
La cronaca ha sovvertito lo
schema: i reduci afroamericani
associano il disagio sociale di coloro che smessa la divisa, si sentono senza scopo, alle mai sopite
spaccature sociali e razziali: portano la guerra a casa, ed il nemico
veste di blu. Su un punto Hollywood viene rispettata: tanti
morti nella sparatoria finale.
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10 » IL FATTO SPECIALE
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
il Fatto i d’Estate
1949
Le dive che si contesero
Roberto Rossellini
Il padre del Neorealismo
lasciò la Magnani per la
Bergman: insieme girarono
“Stromboli”, mentre
l’ex era impegnata sul set
di “Vulcano”. Due film flop
N
Gli eventi
dell’anno
L’Italia cerca
di riprendersi
dalla guerra
e, mentre il
mondo si
organizza in
due blocchi,
Torino perde
i suoi
campioni
4
aprile
Negli Usa
12 nazioni
siglano
il Patto
atlantico
dando vita
alla Nato
Una data, un evento, un contrasto. Nei prossimi giorni racconteremo i grandi scontri che
hanno impegnato pagine di rotocalchi, pellicole, leggende.
Che a modo loro hanno segnato
un’epoca.
» CLAUDIA COLASANTI
el 1948, all’apice della sua carriera, Roberto Rossellini abitava nella stanza 515 dell’hotel Excelsior in via Veneto, a
Roma. Viveva (litigando) con
Anna Magnani, la più grande
attrice italiana del Dopoguerra e insieme la donna più collerica del cinema. Entrambi
già sposati e separati, si erano
innamorati sul set del loro
film più famoso, Roma città aperta. Lei era già “Nannarella”, mentre lui un giovanotto
della Roma bene che cercava
di svoltare col cinema, con una fama da incallito seduttore. Anche questa nuova relazione si rivelerà tempestosa:
sempre scontenta, Anna iniziò a litigare anche con lui.
Nella stanza 515 si consumavano notti insonni: “Esci fuori, esci fuori da lì sotto che te
devo menà!” urlava la Magnani a Rossellini. Scenate che
non risparmiava neanche in
pubblico: bastava lo sguardo
di Roberto a un’altra attrice,
come ad Amalfi con Marilyn
Buferd, per ricevere una
scarpa con tacco sul viso.
DALL’ALTRA PARTE dell’O-
4
maggio
Di rientro
da Lisbona,
l’aereo
del Torino
si schianta
a Superga
8
giugno
Secker &
Warburg
pubblica
“1984”
di George
Orwell
ceano, Ingrid Bergman era
l’attrice più celebre del
mondo. Aveva una figlia,
Pia, ed era sposata dal ’37
con un medico svedese:
Petter Lindstrom. La relazione si era incrinata,
tanto da condurre Ingrid nelle braccia del
grande fotografo Robert Capa. Era così delusa Ingrid, nel ’48, del
patinato mondo hollywoodiano, da inviare
l’insidiosa lettera a Rossellini, dopo aver visto Roma
città aperta e Paisà. La missiva diceva: “Mr Rossellini,
ho visto i suoi film e li ho apprezzati moltissimo. Se ha
bisogno di un’attrice svedese
che parla molto bene l’inglese,
non ha dimenticato il tedesco, non riesce a farsi capire
bene in francese e in italiano
sa dire soltanto ‘ti amo’, sono
pronta a venire in Italia”. A 42
anni Rossellini intuisce che la
Anna e Ingrid, due vulcani
in un mare in tempesta
Bergman, come scrive Marcello Sorgi nel libro Le Amanti
del Vulcano, “in un momento
in cui il suo cinema era guardato con curiosità anche dal
mercato americano, poteva
spostare attenzione sui suoi
progetti”. Quindi risponde da
seduttore parlando di un sogno da realizzare insieme.
ANCHE ANNA MAGNANI, già
scritturata dalla Panaria film
per girare Vulcano, intuisce la
cosa, tanto che in un ristorante
di Amalfi, quando un cameriere rivela l’arrivo di un telegramma dall’Inghilterra, la
Magnani afferra con entrambe le mani il piatto di spaghetti
e li lancia sulla faccia di Roberto. Per incontrare a Londra la
Bergman, Rossellini approfitta di un premio, poi torna in I-
talia e porta la Magnani al festival del Cinema di Venezia
mano nella mano. La sera del
20 marzo 1949, mentre Anna è
appena partita per Londra salutata da Roberto, a Ciampino
sbarca a Roma, sotto i flash di
centinaia di paparazzi, Ingrid
Bergman. Il regista la porta a
Farfa, al campo di rifugiate entro il quale intendeva girare la
scena iniziale di Stromboli. Ma
per portare al via il progetto
Rossellini dovette andare in America. Chiuse l’accordo con
la Rko, una delle maggiori case
di produzione di Hollywood.
Anche al ritorno Roberto finse
con Anna: nulla si sapeva di un
nuovo film, eppure in primavera la Bergman tornò in Italia
e fuggì con Rossellini con la Cisitalia rossa decappottabile attraverso le vie del Sud per rag-
Alle Eolie
In alto a sinistra, Ingrid
Bergman
a Stromboli;
a destra,
Magnani sul
set di “Vulcano”. Sotto,
le due attrici
giungere Messina. A Capri
scoppiò l’amore e da Amalfi, il
3 aprile, Ingrid comunicò a
Petter di volere il divorzio. Una foto scattata davanti alla
torre normanna di Maiori, mano nella mano, fu pubblicata su
Lifee fece il giro del mondo. La
mattina del 6 aprile 1949, i due
partono da Milazzo in direzione Stromboli con il San Lorenzo, un peschereccio pieno di
maestranze e attrezzature cinematografiche. Qui trovarono un gruppo di 400 anime, una casa rossa sulla strada principale, divisa in due ma sul retro libera di riunire i due amanti. Rossellini dovette telefonare alla Magnani per dire la
verità.
MA LA TIGRE ANNA non si die-
de per vinta, il 7 giugno giunge
a Vulcano per il film diretto da
William Dieterle, che girerà
Vulcano nella metà del tempo
in cui Rossellini terminerà
Stromboli. Il resto fu inevitabile: la Bergman venne indicata come una poco di buono che
aveva abbandonato figlia e
marito, Stromboli si riempì di
curiosi e giornalisti, la Magnani mandava anatemi ogni sera
volgendo lo sguardo verso
Stromboli, Rossellini era, incomprensibilmente, geloso di
Petter e i due film, distribuiti
nel 1950, andarono male.
Un tale cumulo di inganni,
tradimenti e bugie di una
passione fulminea e irrefrenabile tra due
culti mondiali del cinema non poteva che
mettere la parola fine con l’enn esi mo
tranello. L’esplosiva
locandina che, nel
1950, pubblicizza il
film Stromboli in America mostra un focoso abbraccio tra i
due protagonisti (di
cui nel film non vi è traccia) e il volto raggiante
della Bergman, che nella
trama di Rossellini è invece la
donna più infelice, volta a
fuggire, morire o pregare sulla
cima del vulcano pur di scappare da quell’isola. Tale immagine è probabilmente un lapsus grafico, l’icona della catarsi della vicenda targata 1949: i
due innamorati non sono i protagonisti del film, ma Ingrid e
ANNA
MAGNANI
Roberto, esci fuori,
esci fuori da lì sotto
(poi con tono
ancora più alto)
che te devo menà!
CELEBRE LITE
ALL’HOTEL EXCELSIOR
DI ROMA NEL 1948
INGRID
BERGMAN
Se ha bisogno di
un’attrice svedese che
parla bene l’inglese e
in italiano sa dire solo
‘ti amo’, sono pronta
a lavorare con lei
LETTERA A ROSSELLINI 1948
Roberto, folgorati dalla passione. Capaci, in un solo anno,
di chiudere due legami importanti, travolgere la stampa internazionale, solleticare gli
appetiti dei pettegoli bacchettoni, tramutare le abitudini
della popolazione di un’isola
vulcanica sperduta (instradandola verso un agognato turismo), far scaturire uno scadente doppione con il film girato a Vulcano con la furibonda Magnani e, infine, far venire
alla luce Roberto junior, il 2
febbraio 1950 (durante la prima di Vulcano) il figlio concepito di nascosto, durante le riprese, sull’isola di fuoco.
IL FATTO SPECIALE
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 11
STUPIDARIO ESTIVO Come gli streaker inglesi, un 22enne tunisino nudo si fa inseguire dai poliziotti
In Germania invece due agenti scambiati per stripper hanno rischiato di essere spogliati da alcune donne
Urla Allah è grande,
poi si spoglia e corre
nudo per Padova
A
llah Akbar! Allah Akbar”, urla mentre gli agenti cercano
di catturarlo. Da giorni gli
danno la caccia, ma lui riesce a farla franca. È il caso di
cronaca che sta animando le
pagine dei quotidiani locali
di Padova e che sta impegnando gli agenti della Questura di Padova. Lui è un tunisino di 22 anni, senza fissa
dimora e con problemi psichici, già noto alle forze
dell’ordine, come si suol dire.
Non era la prima volta.
Già il primo giugno il 22enne
si era messo a correre nudo
per la centrale via Manzoni.
Gli agenti lo avevano beccato, lui ha fatto resistenza, ha
menato qualche sberla, ne
ha morso uno ed è scappato.
Ci sono volute tre volanti
della Squadra mobile per
fermarlo al termine di una
corsa che lo ha portato a Prato della Valle, prima di farlo
Foglio di via
La Digos vuole capire
se ha contatti con
gli estremisti. Ora è
a rischio espulsione
LAFOTONOTIZIA
» PAOLO ZILIANI
ricoverare nel reparto psichiatrico dell’ospedale cittadino con una denuncia per
atti osceni in luogo pubblico.
Due settimane dopo ci ha
riprovato. La mattina di venerdì 15 luglio si è presentato direttamente nella piazza
più grande di Padova, quel
Prato della Valle in cui passa
la “canaletta” circondata da
statue bianche, sormontata
dalla basilica di Santa Giustina. Nel video che circola
in Internet si vede una tecnica degna dei migliori
streaker inglesi, quelli che
sfidano le security degli stadi della Premier League per
correre nudi tra i calciatori.
Circondato dagli agenti della Squadra mobile, il tunisino accenna una corsa, poi si
rallenta e si ferma, alza le
braccia in segno di resa e,
all’improvviso, si rimette a
correre zigzagando per Prato della Valle con tre agenti
alle calcagne.
QUESTA VOLTA per il 22enne
potrebbe andare peggio. Ci
informa Enrico Ferro su Il
Mattino di Padova che la Digos di Padova sta indagando
su di lui per capire se le sue
urla siano riconducibili a
contatti con gruppi jihadisti:
“Se gli accertamenti sul suo
conto dovessero confermare queste posizioni estreme
non è escluso che possa scattare l’espulsione”.
Rischiavano di finire senza mutande, invece, due agenti della polizia di Bendorf, tra Bonn e Francoforte,
andati in un appartamento
ILTORMENTONE
Sole, cuore,
amore e 2001:
il solo mantra
seduttivo
di Valeria
» ANDREA SCANZI
I
Inseguito
Un passante
ha filmato
l’inseguimento del 22enne
in Prato
della Valle
Da Internet
per chiedere a delle cinquantenni di abbassare il volume della musica alla loro
festa di compleanno. Le
donne hanno scambiato i
due uomini in divisa per i
due spogliarellisti ingaggiati
per il party e hanno provato
a toglier loro di dosso le uniformi abbracciandoli e baciandoli. Soltanto alla vista
dei lampeggianti hanno capito che non era un gioco.
AN.GI.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ILTWEET
Le piscine cool
Milano. Lunghissima coda ai Bagni
misteriosi (di giornalisti prodighi di
articoli-marchette). La limpidezza
dell’acqua ci è ormai chiara, su quella
del bando attendiamo spiegazioni
SELVAGGIA LUCARELLI
IpseDIXIT La deputata di Forza Italia Elvira Savino ricostruisce a modo suo i rapporti con il leader turco
“B. fu l’unico domatore di Erdogan”
U
n momento di pazienza, fermi. Qui ai
generali lealisti e
golpisti, agli analisti internazionali, ai partiti moderati e
pure ai partiti non moderati
(come si dice, eccessivi?) va
inoltrata, subito, la dichiarazione di Elvira Savino, deputata di Forza Italia, ultima
berlusconiana in un movimento di epurati e traditori:
“L’unico che si è dimostrato
in grado di condurre Erdogan sulle posizioni occidentali è stato il presidente Berlusconi quando, nel 2009,
riuscì a persuaderlo ad appoggiare la nomina del premier danese Rasmussen a segretario generale della Nato,
ottenendo così l’accordo di
tutti i Paesi membri. Diven-
tano sempre più evidenti le
terribili colpe della magistratura politicizzata che,
per estromettere dalla vita
pubblica italiana il presidente Berlusconi, ha privato la
politica mondiale di uno statista capace di far ragionare e
di portare su posizioni più
moderate anche i leader più
autoritari”. Ottima memoria, la Savino. Per raccontare
l’episodio in maniera com-
Baci
e abbracci
La Savino con
Berlusconi a
Montecitorio:
la deputata
è una delle
poche fedelissime rimaste
Ansa
Epitaffi “La magistratura ha
privato la politica mondiale di uno
statista capace di far ragionare e di
portare su posizioni più moderate
anche i capi più autoritari”
pleta, una di quelle leggende
che l’ex Cavaliere ha diffuso
nel mondo, va ricordato il
luogo e il fatto. Quel giorno di
sette anni fa, durante una
riunione Nato, c’era la cancelleria Angela Merkel che
aspettava in parata il presidente del Consiglio. Per un
tempo infinito secondo il rigore del cerimoniale, Berlusconi snobbò la collega tedesca, offrendo le spalle ai leader e scrutando l’acqua del
Reno. L’ex Cavaliere spiegò
che non poteva interrompere la telefonata con Erdogan,
salvifica per l’elezione di Rasmussen. Ci riprovi, l’ex Cavaliere. Se il turco, dopo
qu ell’esperienza, non ha
cambiato numero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
l tormentone deve essere brutto per legge,
a lt r im e nt i
non può assurgere a
t or me nt on e , m a
ne ll’esta te
2001 in Italia
si esagera. Peraltro è un’estate tremenda: Berlusconi ha rivinto le elezioni, il G8 di
Genova si tinge di sangue, l’11 settembre è alle
porte. Come se non bastasse, nella penisola si
abbatte la sciagura Tre
parol e. Il brano è così
brutto che, pochi mesi
prima, è stato scartato
persino a Sanremo nella
categoria “G iov ani ”.
L’autrice, che lo ha scritto con Liliana Richter e
Francesco Cabras, ha però il pregio (per lei) e la
colpa (per noi) di insistere. Ha 32 anni e si chiama
Valeria Rossi. Nata a Tripoli, cresciuta a Roma. Il
singolo esce a metà giugno e fa il botto: tre dischi
di platino, rivelazione
dell’anno al Festivalbar e
secondo singolo più venduto del 2001 (dietro
Kylie Minogue). Inizialmente la canzone doveva
intitolarsi “Sono il guaritore” e il testo era diverso, meno solare e molto
meno brutto. Viene incisa anche una versione
per il mercato spagnolo
(Tres palabras). Il ritornello - “Dammi tre parole, sole cuore amore”- diventa un mantra trasversale, ipercitato e parodizzato. Nel videoclip,
an ch’esso raggelante,
compare Edoardo Gabbriellini, protagonista di
Ovosodo e regista di
D o v’è Mario. Valeria
Rossi esce poi a ottobre
col disco intero, Ricordatevi dei fiori, ma il successo pare essere svanito in
neanche tre mesi. Non va
meglio due anni dopo
con il secondo album, dove la cosa migliore è l’anagramma (di Alessandro Bartezzaghi) del nome della cantante: Osservi l’aria. Da allora la Rossi
non incide più dischi, limitandosi occasionalmente al ruolo di autrice
per Mietta, Jessica Brando e Chiara Civello. Giova qui ricordare il passaggio cardine del testo:
“È l’amore che ti vuole,
prendere o lasciare/ stavolta non farlo scappare”. Poveri noi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
P G
12 »
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
iazza rande
Maria Elena Boschi
e la sua ennesima sparata
Una volta, ai tempi di Carosello, c’era la pubblicità di una famosa marca di dentifricio con protagonista la
bella Virna Lisi. Lo slogan suonava:
“Con quella bocca può dire ciò che
vuole”. M’è venuta in mente, avendo visto in Tv la solita faccia della
ministra Maria Elena Boschi inviare il seguente messaggio: per una
lotta migliore al terrorismo bisogna votare Sì per avere una stabile
Carta costituzionale. Come dire:
meglio la riforma costituzionale
del trio Renzi, Boschi, Verdini, che
quella attualmente in vigore scritta
da Calamandrei & C. E, allora, mi
viene da pensare che anche Mariele, con quella faccia sempre uguale
e impassibile, può dire ciò che vuole.
LUIGI FERLAZZO NATOLI
Se quella di Erdogan si può
chiamare democrazia...
Il presidente del Consiglio ha espresso sollievo perché in Turchia,
a seguito del fallito colpo di stato,
hanno prevalso la stabilità e le istituzioni democratiche. Capisco che
nessun governo ami le opposizioni
interne, estremamente fastidiose e
da sempre cerchi di tacitare il dissenso in vari modi: coi colpi di stato
che garantiscono risultati più sicuri e veloci o con modifiche della Costituzione, per es., che consentano
governi più autoritari, ma definire
il governo di Erdogan democratico
mi sembra decisamente esagerato.
Erdogan, già noto dittatore eletto
solo per modo di dire democraticamente, sta percorrendo invece la
strada della legge marziale e sta
cercando di approfittare della situazione (al punto da far pensare
che non sia estraneo al golpe) per
eliminare tutti i dissidenti: magistrati, giornalisti, professori, intellettuali, studenti, ecc. Sta instaurando la legge marziale o del terrore con uccisione diretta dei protagonisti o pseudo tali del tentato colpo di stato e degli intellettuali o
persone di cultura che, in genere,
sono le figure più odiate dai dittatori, senza processi e senza alcuna
garanzia di giustizia. Oltre a tutto
sta preparando il reintegro della
pena di morte. Le carceri turche
sono già famose per le orribili condizioni in cui vengono tenuti i prigionieri. La tortura viene praticata
abitualmente. Sarebbe questo un esempio di stabilità e democrazia?
Renzi ha perso l’occasione di tacere o di esprimersi in modo più adeguato e rispettoso dei diritti umani.
ALBAROSA RAIMONDI
A DOMANDA RISPONDO
Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]
FURIO COLOMBO
Come assassinare
Barack Obama
CARO FURIO COLOMBO, ogni giorno, ogni nuovo even-
to tragico, in America e fuori dell’America, sembra pensato e realizzato per colpire e screditare Obama. Che
trama passa dietro questa serie evidente di fatti?
ENNIO
UNA PARTE DEGLI AMERICANI (ormai ce lo hanno det-
to molti dei commentatori statunitensi più credibili)
non ha mai accettato di avere un presidente nero. Il
razzismo non si cancella con un voto. Per molti è come
se fosse stato dissacrato il punto più alto e simbolico di
tutto il Paese. Conoscendo la storia (la loro, la nostra,
quella del mondo) siamo costretti a sapere che qualcuno (e non tra la folla) ha intrattenuto il pensiero di
eliminare Obama. La sua inflessibile laicità, la sua testarda determinazione a garantire le cure mediche a
tutti da un lato, la legalizzazione in massa degli immigrati dall’altro, oltre al suo rifiuto di usare guerra e
soldati e di giocare con la potenza, sarebbero stati un
solido motivo in altri momenti della storia americana.
Ma Obama è stato protetto da John e Bob Kennedy e da
Martin Luther King. Dopo tali precedenti, e il mistero
di quegli omicidi, non si poteva continuare a uccidere e
poi celebrare Costituzione e istituzioni, invocando il
patriottismo e “nessuno può fermare l’America”.
Qualcuno può, e lo sta facendo. Fin dall’inizio, Trump
non è stato uno scherzo. Un punto da notare è il disprezzo. Ogni presidente democratico è stato osteggiato dai Repubblicani, come è ovvio e tipico dei sistemi
fondati sull’alternanza. Il disprezzo (e l’uso della calunnia ripetuta e persino assurda) è stato riservato al
primo presidente nero. Nonostante ciò, Obama ha avuto due meriti. Non ha raccolto il lato sporco della
guerra contro di lui. E ha mantenuto le sue promesse
più importanti, la garanzia delle cure mediche anche ai
Quel lato marcio dello Stato
difeso dal mondo del Sì
Ai funerali di Andria c’erano solo il
dolore e la presenza del capo dello
Stato, mancava la coscienza di una
parte purtroppo consistente degli
appartenenti allo Stato. Per semplificare, ma non generalizzare,
quelli usi a timbrare cartellini di
falsa presenza, sia nel grigio androne di un ufficio comunale che dinanzi alla “maestà” del Parlamento. Troppo facile dare la colpa alla
“burocrazia”: qualsiasi semplice
capo ufficio serio e competente,
pubblico o privato che sia, è in grado di organizzare un servizio all’altezza e puntuale nei suoi compiti,
dove i fannulloni vengono allo scoperto. Ma se le assunzioni sono
clientelari, e altrettanto le carriere,
ecco dove sta il marcio, che si riproduce poi a cascata nei silenzi e nelle
non paganti. E la cittadinanza, decisa con decreto presidenziale, per cinque milioni di immigrati illegali. Ma
alla grandiosità di queste due decisioni (quanto di più
anti-destra si possa immaginare) si deve aggiungere la
forte ripresa dell’economia e il taglio della disoccupazione, discesa al livello quasi impossibile di meno del 5
per cento. Vi rendete conto che una destra decisa persino a negare la cittadinanza americana del primo presidente nero, non poteva permettere che la storia lo
classificasse come uno dei migliori presidenti americani. Nasce così un nuovo tipo di attività di polizia: sparare ai neri (bambini inclusi) senza motivo o provocazione o con false ragioni prontamente smentite da
documentazione visiva. In questo modo il popolo di Obama si rivolta contro Obama, chiede giustizia. Qui le
tracce degli eventi si fanno confuse. Si è formato un
movimento nero di cecchinaggio alla polizia bianca, o
qualcuno lo ha organizzato? Non vi sono, a differenza
che nel passato militante nero, documenti o leader di
ciò che sta accadendo (imboscate alla polizia e uccisione di agenti bianchi). Ma le modalità e le date (e il
fatto che l’unico nero finora implicato risulti un ex soldato, eroe di guerra e fresco di combattimenti in Afghanistan) non sembrano indicare che si sia formato
un braccio armato della popolazione indifesa che marciava con lo slogan “Black lives matter” (le vite nere
contano). Quel che si vede bene è che Obama non deve
uscire vivo. Bisogna uccidere la sua reputazione e impedire che resti vivo anche solo il ricordo del suo straordinario periodo presidenziale. Un altro tipo di omicidio
è in corso.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42
[email protected]
nomine amministrative e politiche. Questo è il mondo difeso dal Sì
“contro la Costituzione” propugnato con ogni mezzo da Renzi, Boschi, Verdini e Napolitano, e davvero mi appare del tutto inspiegabile il pur inevitabile accostamento
tra questi due ultimi nomi.
GIAMPIERO BUCCIANTI
DIRITTO DI REPLICA
Gentile Direttore, in merito all’articolo del Fatto Quotidiano di domenica 17 luglio 2016 dal titolo “Il dossier sui conti fa tremare il Sole 24
Ore” a firma del dottor Giorgio Meletti, il Gruppo 24 Ore tiene a chiarire che i numeri riferiti al bilancio
de ll’esercizio in corso non sono
reali in quanto i numeri stessi non
sono ancora disponibili neppure
per i consiglieri stessi. Come noto,
il Gruppo 24 Ore ha rinnovato pro-
fondamente gli organi societari
nell’assemblea dello scorso 29 aprile: proprio per dar modo dunque ai nuovi organismi di conoscere al meglio gli ambiti e le dinamiche aziendali, e proprio come è riportato nel servizio, con l’obiettivo
di riportare dati precisi e non dunque mere ipotesi al mercato, nel
consiglio di amministrazione del
13 luglio scorso, in virtù della recente entrata in vigore del Decreto
Trasparency, si è deliberato lo slittamento dell’approvazione del
Rendiconto Finanziario Semestrale al prossimo 30 settembre. Il
Gruppo sottolinea dunque come
non ci siano e non ci possano essere
audit informali in un’azienda come
la nostra, quotata in borsa. Ma solo
adempimenti formali che tendono
alla garanzia della trasparenza di
ogni atto. Non c’è dunque un “cli-
ma rovente”: ma bensì la corretta e
necessaria analisi di ogni forma di
costo e di ricavi finalizzata al definitivo risanamento dei conti del
Gruppo. Quanto poi al riferimento
agli accertamenti Ads sulle copie
digitali multiple diffuse, il Gruppo
24 Ore ricorda la cronaca dei fatti.
E cioè che la sospensione delle rilevazioni della diffusione delle copie digitali multiple è scaturita dalle necessarie verifiche innescate
dalla segnalazione sollevata dal
gruppo Condé Nast rispetto a suoi
concorrenti del segmento periodici e che non riguarda in alcun modo
il Gruppo 24 Ore. Che peraltro, per
primo aveva richiesto da tempo in
sede Ads di regolamentare la materia per evitare distorsioni e usi
impropri. L’Ads, ha poi chiarito direttamente lunedì 11 luglio, che è in
procinto di modificare il proprio
regolamento che consentirà in autunno la normale ripresa della divulgazione di questa tipologia di
copie multiple (quelle che vedono
un solo compratore di più copie).
Uno dei principali elementi caratterizzanti della scelta editoriale
multimediale che Il Sole 24 Ore ha
adottato con successo di mercato
in questi ultimi anni è stata proprio
la creazione di una filiera di quotidiani digitali specializzati che ha
rafforzato il legame con la nostra
platea di riferimento, banche, aziende e professionisti, accentuando il profilo di strumento di lavoro
indispensabile del Sole 24 Ore e stimolando, con particolare successo,
la trasformazione del pacchetto
storico di abbonamenti cartacei in
abbonamenti digitali nelle versioni
singole e multiple. Una dinamica di
mercato perseguita anche da un altro autorevole player come il Financial Times con cui il Gruppo 24
Ore ha accordi di partnership in
ambiti commerciali. Certi del recepimento di queste nostre considerazioni porgiamo distinti saluti.
FRANCESCO BENUCCI
Direttore Comunicazione e
Relazioni Esterne Gruppo 24 Ore
I NOSTRI ERRORI
Complice la stanchezza per gli ultimi giorni affannosi, ieri siamo incorsi in due errori da matita rossa e
blu: “Lousiana” anziché “Louisiana” e “c’è l’ho” anziché “ce l’ho”. Ce
ne scusiamo con i lettori.
(M. TRAV.)
In merito all’articolo “L’occasione
fa l’uomo cognato” di domenica 17
luglio, precisiamo che l’inchiesta
su Arianna Meloni, sorella di Giorgia, e sul marito Francesco Lollobrigida, è stata archiviata.
PROGRAMMITV
10:00
10:05
10:50
11:35
13:30
14:00
14:05
15:30
16:20
16:30
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20:00
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20:40
21:30
23:09
23:15
00:55
01:30
Tg1
Unomattina Estate
Cedar Cove
Velvet
Tg1
Tg1 Economia
Estate in diretta
SOAP Legàmi
Complimenti per
la connessione
Tg1
Estate in diretta
Reazione a Catena
Tg1
Complimenti per la
connessione
Techetechetè 2016...
Una serata speciale
Tg1 60 Secondi
FILM Marilyn
Tg1 NOTTE
Sottovoce
10:30
11:20
12:10
13:00
13:30
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18:20
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19:40
20:30
21:05
21:15
23:35
23:50
01:15
01:20
Summer Voyager
Il nostro amico Charly
La nostra amica Robbie
Tg2 GIORNO
Tg2 E...state con Costume - Tg2 Medicina 33
Omicidi nell'alta società
TELEFILM Elementary
TELEFILM Guardia Costiera
Tg Sport
Tg2
TELEFILM Blue Bloods
TELEFILM N.C.I.S.
Tg2 20.30
LOL ;-)
TELEFILM N.C.I.S.
Tg2
A Sud di Made in Sud
Appuntamento al cinema
Casa famiglia 2
08:00 Agorà Estate
10:05 Complimenti per la connessione
10:10 FILM La zingara rossa
12:00 Tg3
12:15 TELEFILM Doc Martin
13:10 Il tempo e la Storia
14:20 Tg3
15:00 La casa nella prateria
15:50 FILM Un genio, due compari e un pollo
17:50 Geo Magazine 2016
19:00 Tg3
20:00 Blob
20:15 TELEFILM Young and
Hungry
20:35 Un posto al sole
21:10 FILM La meglio gioventù
23:00 Tg3 Linea notte estate
23:35 Report Cult
00:35 Seven Nights
01:05 Fuori Orario. Cose (mai)...
06:35
08:30
09:31
10:40
11:30
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15:35
16:42
18:55
19:36
19:55
20:30
21:15
00:24
01:00
02:17
02:33
Kojak
Cuore Ribelle
Tierra de Lobos
Ricette all'italiana
Tg4
The Glades
La Signora in Giallo
Lo Sportello di Forum
I Viaggi di Donnavventura
Flikken
Ammazzali tutti
e torna solo
Tg4
Dentro La Notizia
Tempesta d’amore 10
Dalla Vostra Parte
La Strada dei Miracoli
Squadra Antiscippo
Tg4 Night News
Media Shopping
Marinai in coperta
07:59
08:45
09:16
11:00
13:00
13:40
13:44
14:10
14:43
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18:45
20:00
20:40
21:10
23:30
01:19
02:06
02:37
02:40
04:30
05:00
Tg5
Centovetrine
Koos, il Piccolo Indiano
Forum
Tg5
Giffoni Film Festival
Beautiful
Una Vita
Cherry Season - La Stagione del Cuore
Rosamunde Pilcher
Il Segreto
Tg5
Paperissima Sprint
Temptation Island
Top Secret
Tg5
Paperissima Sprint
Giffoni Film Festival
Nati Ieri
Tg5
Media Shopping
09:15 Chuck
10:15 White Collar - Fascino
Criminale
12:05 Gusto dell'estate
12:10 Giffoni Festival
12:25 Studio Aperto
13:05 Sport Mediaset
13:45 I Simpson
14:35 I Griffin
15:00 American Dad!
15:26 My Name Is Earl
16:00 Due Uomini e 1/2
16:30 Suburgatory
17:00 Friends
18:00 Dharma & Greg
18:30 Studio Aperto
19:25 The Mentalist
20:20 C.s.i. Miami
21:10 Chicago Fire
23:55 Off The Map
01:45 Suits
02:30 Studio Aperto
06:55
07:00
07:30
07:55
09:40
11:00
13:30
14:00
14:20
16:20
18:15
20:00
20:35
23:10
00:50
01:00
02:45
04:40
05:35
Oroscopo
Omnibus News
Tg La7
Omnibus La7
Coffee Break
L'aria d'estate
Tg La7
Tg La7 Cronache
Amore mio aiutami
L’ispettore Tibbs
Josephine, ange gardien
Tg La7
In Onda
Futbol
Tg La7
Il maledetto United
Cronaca di un amore
Starsky & Hutch
Omnibus La7
19:30 Benvenuti al nord
21:00 SkyCineNews - Anteprima Star Trek Beyond
21:10 Città di carta
23:05 L'apprendista stregone
01:00 Affare fatto
02:35 Bad Boys
04:35 Teneramente folle
14:50
16:55
19:10
20:10
23:10
00:10
02:10
03:10
Gomorra - La serie
I Soprano
Il Trono di Spade
Billions
House of Lies
Billions
Gomorra - La serie
I Soprano
PIAZZA GRANDE
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IDENTIKIT
CINGHIALI E SORCI,
COMPLICI DEL POTERE
SEGUE DALLA PRIMA
U
rge dunque etnografia del topo capitolino. Intanto quelli di
Roma non sono topi:
sono pantegane. La
denominazione non si limita a
connotarne la dimensione, abnorme, dovuta a sovralimentazione
da rifiuto urbano. Pure a New York
i topi sono grandi, veloci e pesanti
come Maserati d’epoca. Il topo di
Roma è grande di prepotenza,
panzuto, menefreghista, abituato
a secoli di co-evoluzione romano-topo vinta a suon di “scànsate”,
discendente di avi coevi di Romolo
e Remo, del Belli e del Papa Re (e
Belli rese Papa un sorcio, Rosicaio
Secondo, che morì nella città di
Trappolaja fino a nuova elezione:
“Quant’ecchete da un bucio esce
un zorcone che strilla: ‘Abbemus
Divorìno Sesto’. E li sorci de giù:
‘Viva er padrone!’”).
Più topos letterario che topo.
Quando il sindaco Raggi è stata chiamata dai
cittadini a verificarne
l’invasione negli inferi
di Tor Bella Monaca, il
sorcio è assurto agli occhi dei civili a emissario del degrado. Forse
prima non c’erano topi.
Li avrà scaricati su Roma un elicottero della
Casaleggio. Forse li tenevano chiusi in un
meet updi Novara in attesa di espugnare la capitale insieme al Re dei
Topi. Coi grillini, che
molta stampa sospetta
deboli e filoterroristi, il
topo s’è fatto coraggio,
s’è dotato di una sua co-
F
orse vi offendereste se vi
domandassero “Come è
denominato il complesso delle più grandi Terme della Roma antica
costruito tra il 298 e il 300 d.C. e
costituente oggi una delle sedi del
Museo Nazionale Romano?”. E se
poi gli autori del quiz vi proponessero come possibile risposta: A
Terme di Diocleziano, B Terme di
Stigliano, C Terme di Saturnia?
Pensereste che al MiBACT si sono
rintronati. Eppure questo è uno
dei quiz proposti ai 19.479 concorrenti che partecipano al concorso,
il primo dove nove anni, per 500
posti di funzionari, di cui 90 archeologi.
MA C’È PERSINO di meglio. “I ban-
chi lignei (plutei) della Biblioteca
Michelangiolesca a Firenze furono realizzati? A da Giorgio Vasari,
B da Baccio Bandinelli C da Giovanni Battista Tasso e Antonio di
Marco Giano detto il Carota”. Sbalordimento. Tutt’e tre le risposte
sono sbagliate, gli è tutto da rifare,
direbbe il fiorentino Bartali, un po’
come questo povero ministero che
le cosiddette riforme Franceschini stanno spegnendo fra paralisi e
caos. E un po’ di facile mondanità.
E se poi vi chiedessero da chi è
firmato il bellissimo Pugilatore
conservato al Museo Nazionale
Roma, A da Polidoros, B Apollonius C Atenodoros ? Dovreste rispondere: somari, somarissimi, da
» DANIELA RANIERI
scienza di classe, emergendo dal
sottosuolo col suo carico di simbologie pestifere e inconsce.
NESSUNO PUÒ seriamente soste-
nere che il topo che scorrazza nei
giardini del Louvre sia antropologicamente identico a quello di Villa
Ada. Perfino, esiste una sorciologia topologica romana a seconda
del municipio. Il ratto di Roma
nord ama il verde, corre a Villa Borghese, forse mangia bio. A Cinecittà il topo è coatto: dritto sulle zam-
pe, la pancia sollevata da terra, se lo
guardi ti guarda male. Il topo di Tor
Bella Monaca che s’è prestato per
la photo-opportunity anti-grillina
fa una vita da schifo: se sopravvive
al traffico della Casilina gli toccano
rifiuti radioattivi e bambini pronti
con gli smartphone a immortalarne la corsa, abituati a vedere topi
come un tempo si vedevano, nelle
borgate, galline e cani randagi. A
Trastevere, al tramonto sorbiscono aperitivi nelle pozze di alcol e
vomito. A Monti ciondolano come
scugnizzi alla stazione di Napoli
nel ’44, manca poco che chiedano
soldi. All’Isola Tiberina i turisti li
credono un’attrazione, tipo scoiattoli a Central Park. Qualcuno sostiene che siano stati assunti al Fatebenefratelli come portantini. A
Monte Citorio, metafore dell’abbuffata, ne girano di giganti, e nei
sotterranei fanno man bassa di documenti e leggi vecchie (purtroppo non di
riforme).
A marzo sulla biglietteria del Colosseo
grondava il sangue di
un topo rimasto
schiacciato in una intercapedine. La bestia
sacrificata assunse su
di sé lo schifo di un popolo. Come ne La peste
di Camus, “quel sorcio
non era al posto suo”.
Chiusura del monumento, turisti ritratti
afflitti in reportage orripilati, campagna elettorale dotata finalmente di un ubi consistam d’impatto, dopo
LA RISPOSTA
È DENTRO IL QUIZ
PERÒ È SBAGLIATA
» VITTORIO EMILIANI
nessuno dei tre perché non è nemmeno attribuito con certezza ad alcun autore, men che meno a questi.
Una domanda-trabocchetto o soltanto stupidissima? Essa si ripete
relative a errori evidenti ed esorbitanti presenti nelle domande e
nelle risposte! Tale situazione appare ancor più paradossale a fronte dei requisiti di elevata specializzazione professionale richiesta
da tutti i profili a
OLTRE IL CONCORSONE
bando”. Pare che
Nel frattempo il ministero
al ministero si
stiano attivando
della Cultura distribuisce
febbrilmente per
cancellare dai
incarichi ad interim senza
quiz la figuraccia.
Questi 500 ascriterio a dirigenti spesso
sumendi sono poestranei all’incarico
co più di un bicchier d’acqua per
un ministero
per il Septizonium di cui ci resta la grandemente impoverito dall'era
Curia Senatoria nel Foro Romano dei tagli lineari feroci di Bondi e
“ricostruita nella seconda metà del Galan, dei governi dell’“austerità”
secolo III: da Valeriano, da Diocle- e dal primo anno del governo Renziano o da Aureliano?”. Ma da nes- zi-Franceschini. Che però ha risuno dei tre. Lo denuncia il sito E- voltato il vecchio e logoro vestito
mergenza Cultura espressione del dei Beni culturali facendolo letteForum di associazioni formatosi il ralmente a pezzi anche laddove
7 maggio: “Sui social network im- reggeva. A Roma e Ostia per esempazza la diffusione di segnalazioni pio, con una Soprintendenza ar-
» 13
Luttwak, l’uomo
che mangiava
i carri armati
la fiacca emergenza buche. Bertolaso, candidato durato quanto Papa Luciani, ne contò 4mila ad abitante, totale 120 miliardi di esemplari. Invece sono nove milioni, tre
a cristiano, in pullulante combutta
per dimostrare la famosa ingovernabilità di Roma. Antonio Razzi
propose di eliminarli con 500 mila
gatti, tra l’ilarità generale: ma si deve alla gloriosa amministrazione
Nathan il detto “non c’è trippa per
gatti”, laddove i gatti, voce in bilancio, proteggevano gli archivi capitolini dall’animalaccio.
LA PANTEGANA lotta per la so-
pravvivenza coi feroci piccioni e i
gabbiani migrati dalla litoranea e
dalla discarica di Malagrotta. Appaiono, i due uccelli sanguinari, in
improvvise coreografie hitchcockiane, in zuffe da cui fuoriescono
con parapiglia di piume pezzi di
carne sanguinolenta che plana con
suono splatter sul parabrezza del
romano anche a ciò abituato. Sui
resti dell’uccello sconfitto s’avventano poi ratti informatissimi
dell’esito manco avessero Twitter.
Nella differenziata di Marino la
pantegana ha trovato il suo bengodi. Nelle Nikon dei giapponesi ci
sono più topi che statue. Vale ancora l’intuizione di Goethe nel
Viaggio in Italia: inorridito da quel
che facevano i topi a via del Corso
degli avanzi del martedì grasso,
scrisse che se i governanti di Roma
rimuovessero il lerciume, cittadini
e viaggiatori vedrebbero in che stato versa la città nuda, il suo scheletro putrido. Un generale disfacimento che l’abitante e il turista distratti dalla pantegana non scorgono. Il topo, a Roma, è il miglior
complice del potere.
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cheologica unica, adesso ridotta a
“spezzatino”, cioè in quattro pezzi
fra loro non comunicanti. Con 4 dirigenti anziché uno solo a cui rispondere, senza nemmeno la carta
intestata per rispondere alle richieste dei cittadini.
NEL FRATTEMPO la sede centrale
distribuisce incarichi ad interim
“senza nessun criterio” a dirigenti
“spesso totalmente estranei all’incarico che andranno a ricoprire”
(ancora dal sito di Emergenza Cultura), con “il personale che non sa
dove e come lavorerà”. Del resto vi
sono da mesi funzionari che hanno
la responsabilità di due musei distanti da loro decine di Km pendolando fra l’uno e l’altro, mentre agli
stessi musei “eccellenti” mancano
mezzi e servizi minimi. Per fortuna sono assicurati i servizi nuziali
fra i templi di Paestum (per i quali
invero c’era già un tariffario) o nel
Giardino d’Inverno del Palazzo
Ducale di Urbino, mentre, idea
nuovissima, si organizzano qua e
là concerti e opere liriche. Colpi di
genio che fanno meritare ai
neo-direttori dai 145 mila euro lordi in su all’anno contro i 30-35 mila
percepiti dai loro predecessori in
un museo nazionale. Non abbiamo
notizie di una possibile performance di Federica Pellegrini nella
vasca della Reggia di Caserta (auspicata dal neo direttore). Un po’di
pazienza, ci sono le Olimpiadi, poi
vedrete che botto.
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» ANDREA SCANZI
C
on quella sua faccia allegramente
incarognita, da pit bull rancoroso
a cui non danno da mangiare la
carne di prima scelta che vorrebbe, Edward Luttwak è una delle tasse più spietate che gli italiani sono costretti a pagare da anni.
Stati Uniti hanno capito
da un pezzo come il suo
pensiero non sia esattamente imprescindibile,
ma in Italia lo invitano
tutti. È come certe telenovele sudamericane, così orrende che possono trasmetterle giuste
da noi. Maurizio Crozza ha rischiato di
renderlo quasi simpatico, nel suo circo
barnum chiamato DiVenerdì. Ma non ce
l’ha fatta: non è proprio possibile. Il comico genovese lo immagina in collegamento dagli Stati Uniti, col faccione costantemente ingrugnito, la voce di un
manga pigro e la fissa per gli argomenti
più improbabili: “Posso parlare di frighi?”. Magari il vero Luttwak parlasse di
frighi: la sua fregola è la guerra. Parla solo
di quello, con eccitazione livida e clinicamente parossistica. Te lo immagini, al
mattino, mentre si sveglia con la musica
di Wagner, gli elicotteri nella testa, l’odore sano del napalm e una gran voglia
inevasa di invadere la Polonia. Anzi: il
mondo. I tragici fatti di Nizza e Turchia
lo hanno fatto tornare in auge. Sempre e
solo in Italia, ovviamente, dove nei talkshow ha il compito che aveva Elio Vito
al tempo del berlusconismo rampante:
rendere ridicolo tutto quel che sostiene.
LUTTWAK INTERPRETA il guerrafondaio
uscito da una puntata debole di 24: uno di
quelli che, in cinque secondi, Jack Bauer
mandava a quel paese o – più spesso –
all’ospedale. Cogliamo dal recente fior
fiore luttwakiano: “Stragi negli Usa?
Conseguenza delle politiche di Obama”.
“I golpisti turchi dovevano uccidere Erdogan”. “Troppi errori in Francia” (frase
storica: è stata la prima volta in cui ci ha
preso). “Forse il Vaticano dovrebbe essere spostato ad Avignone o a Buenos Aires”
(tradotto: se gli italiani muoiono mi spiace, se muoiono i francesi o gli argentini
sticazzi). Qualcuno potrebbe chiedersi:
com’è che Luttwak è diventato Luttwak,
ovvero uno che quando parla di guerra ha
un’autorevolezza (presunta) che neanche Napoleone? È presto detto. Luttwak,
74 anni, ha scritto almeno due libri esiziali. Il primo dice tutto già dal titolo: “Give war a chance”. È un appassionante
j’accuse contro quei beoti minchioni dei
pacifisti, che tra un John Lennon e un Gino Strada non hanno ancora capito che le
missioni di pace sono inutili. Anzi dannose. Molto dannose. Mentre i droni fanno bene alla salute, le mine sono depurative e i bombardamenti a grappolo aiutano eccome la diuresi. L’altro testo, tradotto in tutto il mondo, è il divertentissimo “Strategia del colpo di Stato. Manuale pratico”. Da bambini c’è chi si chiude in bagno sognando amplessi leggendari e chi gioca con le bambole o i carri
armati. Luttwak, no: lui, i carri armati, li
mangiava. Per immedesimarsi nella parte. È dalla prima guerra del Golfo che Luttwak incarna la caricatura inconsapevole
del Sergente Hartman di Full Metal Jacket. Nel film, come noto, il sergente non
faceva una bella fine. Nella misera quotidianità che ci avvolge, non vorremmo
certo arrivare a tanto. Per carità. Basterebbe molto meno: basterebbe non invitarlo più. E lasciarlo parlare da solo nella
“Fletcher Memorial Home”. Era il nome
della casa di riposo-manicomio inventata
da Roger Waters in The Final Cut, a uso e
consumo di politici sanguinari e mezzo
rincitrulliti. Ottima idea: tra i fantasmi di
Reagan e Galtieri, Luttwak ci starebbe benissimo.
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14 » CRONACA
REGIONE LAZIO
Mafia Capitale,
assolto Venafro
Esulta Zingaretti
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
SIÈCONCLUSO con una assoluzione “per non aver commesso il fatto”il
processo a carico dell’ex capo di gabinetto
della Regione Lazio Maurizio Venafro accusato di turbativa d’asta in uno dei filoni di
Mafia Capitale. Lo hanno deciso i giudici
della II sezione penale del Tribunale capitolino che hanno, invece, condannato a un
anno e quattro mesi (pena sospesa) Mario
q
Monge, dirigente della cooperativa Sol.Co,
che dovrà risarcire alcune parti civili tra cui
la stessa Regione (60 mila euro). Le accuse
si riferiscono all’assegnazione, nel 2014,
dell’appalto milionario del servizio Recup,
il centro unico prenotazioni delle prestazioni sanitarie della Regione. Il procuratore
aggiunto, Paolo Ielo, aveva sollecitato una
condanna a due anni e sei mesi per Vena-
fro, a due anni per Monge. Subito dopo essere stato indagato, Venafro, il 24 marzo
dello scorso anno, si dimise dal suo ruolo in
Regione assicurando la sua “massima fiducia nella magistratura”. E ieri il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha sottolineato come "Venafro ha affrontato questa vicenda in maniera esemplare, dimettendosi”.
TUMORI DA AMIANTO Ex vertici dell’Olivetti ritenuti colpevoli di omicidio colposo
e lesioni per nove morti e due malati: “Ma l’elenco delle vittime si allungherà ancora”
De Benedetti condannato a 5 anni
» ANDREA GIAMBARTOLOMEI
C
arlo De Benedetti è stato condannato. Cinque anni e due mesi la pena nei suoi confronti, a cui potrebbero aggiungersi centinaia
di migliaia di euro di risarcimento. Con lui, amministratore delegato e presidente della “Ing.
Camillo Olivetti spa” dal 1978 al 1996, il giudice
di Ivrea Elena Stoppini ha ritenuto colpevoli di
omicidio colposo plurimo e lesioni colpose ai
danni dei dipendenti anche altri dodici tra amministratori, consiglieri e dirigenti: “Sono stato
condannato per reati che non ho commesso”,
ha detto l’Ingegnere.
OLTRE A LUI, tra i condannati figurano il fratello
dell’editore, Franco Debenedetti (5 anni e 2 mesi), e l’ex ministro del governo Monti, Corrado
Passera (un anno e undici mesi), ex amministratori dell’azienda creata da Camillo Olivetti e
portata alla gloria da Adriano Olivetti, l’imprenditore che sognava la “fabbrica umanista” dove
il benessere del lavoratore veniva prima del
guadagno. Quattro imputati sono stati assolti e
tra loro l’85enne discedente del fondatore, il suo
omonimo Camillo Olivetti, ad dal 1963 al 1964,
IL PERSONAGGIO
» GIANNI BARBACETTO
L
a condanna per amianto costringe a riscrivere la biografia di Carlo
De Benedetti, ingegnere, imprenditore, finanziere,
editore. Ora, in attesa delle
motivazioni della sentenza e
poi del processo d’appello, il
film della sua vita acquista un
altro ritmo, un altro colore.
La sua ascesa era iniziata a
metà degli anni Settanta,
quando era stato chiamato ai
vertici della Fiat come amministratore delegato. Durò
quattro mesi: poi Gianni Agnelli lo cacciò. “Divergenze
strategiche”, si disse. Voleva
scippare l’azienda agli Agnelli, si sussurrò. Molti anni dopo, De Benedetti spiegò che
voleva tagliare drasticamente
l’occupazione e per questo fu
messo alla porta. I tagli furono
comunque fatti quattro anni
più tardi, ma “dopo aver perso
una barcata di soldi”. Sia
Gianni, sia Umberto non erano più di questo mondo, e non
poterono replicare.
Vita e opere Ascesa e cadute dell’Ingegnere, che ha perso l’onda delle battaglie contro l’ex Cav.
Dalla corte di Agnelli
alle tangenti del 1993
Ora non è più l’anti-B.
I PROTAGONISTI
SILVIO
BERLUSCONI
Avversario di
De Benedetti
nella battaglia
sulla
Mondadori e
il relativo lodo
L’INGEGNERE da Torino passò
a Ivrea, dove Camillo e Adriano Olivetti avevano creato
un’azienda diventata un modello industriale, sociale, culturale. Certo, l’indebitamento
era alto e la storia imponeva il
difficile passaggio dal mondo
della macchina per scrivere a
quello dei computer. L’appuntamento fu perso, malgrado gli
splendidi inizi (il grande calcolatore Elea, il piccolo Programma 101, primo computer
L’editore Carlo De Benedetti Ansa
e Roberto Colaninno, ad dal 1996.
gati all’amianto, il talco fu utilizzato fino al
Secondo le pm Laura Longo e Francesca Tra- 1986.
In altri casi, invece, la fibra killer si staccava
verso, i vertici della azienda non avrebbero impedito l’insorgenza del mesotelioma pleurico, dalle pareti, dai controsoffitti e dai tubi “in vitumore provocato dall’esposizione all’amianto sta” di capannoni, uffici e mense, così è stata
presente negli ambienti di lavoro che ha pro- respirata anche da impiegate, segretarie e divocato la morte di nove ex dipendenti. “Le sta- rigenti. È il caso di Bruna Luigia Perello, addetta
all’ufficio contabilità dal 1971
tistiche dicono che purtroppo
al 1977 e poi impiegata fino al
le persone continueranno a
ammalarsi e morire anche nei L’azienda sapeva
1999. Come lei le vittime, malate o decedute che siano, hanprossimi anni”, sottolinea il se- La commissione
no tutte lavorato negli stabiligretario della Fiom-Cgil di ToEcologia e Ambiente
menti e negli uffici di Ivrea e
rino Federico Bellono.
dintorni tra gli anni 60 e gli anaveva scritto una
L’ASBESTO ERA nel talco usato
ni 90, ma questi tumori hanno
per montare le macchine da relazione già nel 1977
un periodo di latenza molto
scrivere, serviva a far scorrere
lungo e le prime patologie sono
le parti di gomma, come i cavi,
sorte soltanto negli ultimi dieci
in quelle di metallo. Così l’utilizzava Maria Giu- anni, ragione per cui gli ex vertici sono stati inditta Bretto, morta il 24 febbraio 2013: dal 1979 dagati nel 2012. “Erano morti che si potevano e
al 1984 aveva lavorato allo stabilimento di Aglié si dovevano evitare”, ha detto dopo la sentenza
e qui usava il talco con la tremolite per cospar- il pm Laura Longo, mentre per il sindaco di Igere le componenti in gomma e i cavi. Nono- vrea Carlo Della Pepa la sentenza “fa chiarezstante il documento sull’uso dell’amianto ela- za”, ma “non cancella la storia della Olivetti e
borato nel 1977 dalla commissione Ecologia e quello che l’azienda ha dato alla nostra città”.
Ambiente, che metteva in evidenza i pericoli le© RIPRODUZIONE RISERVATA
AUGUSTA
IANNINI
Giudice,
moglie di
Bruno Vespa,
fece arrestare
De Benedetti
nel ‘93
e lo scarcerò
da tavolo al mondo). De Benedetti gestì il lungo declino, non
senza adesione allo stile dell’epoca: le mazzette per vendere
computer e telescriventi alla
pubblica amministrazione.
Nel 1993, presentò al pool Mani Pulite di Milano un memoriale in cui ammetteva di aver
pagato tangenti per 10 miliardi
di lire ai partiti per ottenere una commessa dalle Poste italiane. Roma gli fece lo sgambetto: un mandato d’arresto
firmato da Augusta Iannini,
giudice (e moglie di Bruno Vespa). Manette e liberazione in
un giorno. Iannini, vent’anni
dopo, in una lettera al Foglioha
detto di aver un solo pentimento: di averlo scarcerato
troppo in fretta.
Dieci anni prima, si era imbarcato sul galeone pirata del
Banco Ambrosiano di Roberto
Calvi. Nel 1981 aveva comprato il 2 per cento del già traballante Banco ed era diventato
vicepresidente. Dopo due mesi, era sbarcato di corsa dal veliero che stava per andare contro gli scogli del crac. Porta a
casa una plusvalenza di 40 miliardi di lire: gli costa un processo per concorso in bancarotta fraudolenta con condanna in primo grado (8 anni e 6
mesi), confermata in appello,
ma evaporata in Cassazione.
da Giuseppe Ciarrapico, taglia
con la spada il gruppo e conquista la Mondadori, lascianÈ NEL 1987 che De Benedetti do all’Ingegnere il gruppo Ediventa editore. Compra una spresso-Repubblica. Peccato
che la Procura di
partecipazione
Milano, indagannella Mondadori
do a partire dal
e dunque anche
1996 sulle “toghe
n e l g r u p p o Esporche” di Rospresso-Repub- Gli affari
blica. Tre anni Il Banco
ma, scopra che la
dopo, la Mondasentenza Metta
d o r i d i M a r i o Ambrosiano,
era stata compraF o r m e n t o n , l’arresto per un
ta con 400 miliosfiancata dal tenni Fininvest, ditativo di entrare giorno, l’editoria
stribuiti dall’avnel mercato tele- e la “guerra
vocato Cesare
visivo, riceve le
Previti. Segue ripromesse d’aiuto di Segrate”
sarcimento dandi due cavalieri
ni a De Benedetti:
bianchi, Silvio
540 milioni.
Berlusconi e, appunto, Carlo
Ormai l’Ingegnere è l’editoDe Benedetti. Entrambi van- re di Repubblica e del gruppo
tano un accordo con la fami- l’Espresso. Ed è diventato il
glia Formenton per comprar- grande antagonista di Previti e
ne le azioni. Scoppia la “guerra Berlusconi. Così riesce a ottedi Segrate”. La contesa viene nere ottimi sconti dall’opiniosciolta da un lodo arbitrale che ne pubblica antiberlusconiadà ragione all’Ingegnere, ma il na, per i suoi tanti affari. Nel
Cavaliere impugna il lodo settore sanitario con il gruppo
Mondadori davanti alla Corte Kos. Nell’energia con Sorged’appello di Roma che, nel nia che, piena di debiti, passa
gennaio 1991, con sentenza fir- alle banche che lo avevano fimata dal giudice Vittorio Met- nanziato. Nel 1988 suona tropta annulla il lodo e spiana la po presto la ricreazione in Belstrada a Berlusconi il quale, gio, quando credeva di aver già
con una trattativa propiziata conquistato la Société Géné-
L’Avvocato
Gianni Agnelli è morto nel
2003 LaPresse
La scheda
LE ORIGINI
Nato nel 1934
a Torino da
padre ebreo
e madre
cattolica,
proviene da
una famiglia
di banchieri
che si dà
all’industria.
Ripara in
Svizzera per le
leggi razziali
n
rale de Belgique. Deve consolarsi con operazioni minori,
come il bliz finanziario della
società M&C, in cui era stato
annunciato l’ingresso del
Grande Nemico (Berlusconi):
nel 2005 gli frutta belle plusvalenze, ma anche un’accusa
di insider trading per cui ha
pagato una sanzione di 30 mila
euro.
L’ANNO SCORSO trascina in
tribunale Marco Tronchetti
Provera, che l’aveva sintetizzato così: “È stato molto discusso per certi bilanci Olivetti, per lo scandalo legato alla vicenda di apparecchiature alle
Poste Italiane, che fu allontanato dalla Fiat, coinvolto nella
bancarotta del Banco Ambrosiano, che finì dentro per le vicende di Tangentopoli”. Per
questo fulminante “bigino”
della De Benedetti story, chiede un risarcimento di 500 mila
euro, ma il tribunale glieli nega. Ora arriva il colpo più duro:
5 anni e 2 mesi per l’amianto
che uccideva in Olivetti. E non
è più sull’onda quel Berlusconi
che l’aveva fatto diventare il
cavaliere buono che aveva osato sfidare il Cavaliere cattivo.
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MANAGER
Nel 1976 è ad
della Fiat per
quattro mesi.
Poi lascia e
fonda la sua
holding Cir
(di cui è
presidente
onorario). Cir
è azionista di
maggioranza
del Gruppo
editoriale
L’Espresso,
che lui
presiede dal
2006. Dal
1978 al 1996
guida l’Olivetti
n
CRONACA
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL SOTTOSEGRETARIO NCD
Comizio in ospedale:
per Castiglione
multa e risarcimento
UN COMIZIO ELETTORALE in ospedale è costato al Sottosegretario all'Agricoltura Giuseppe Castiglione (nella foto) una condanna in primo grado per violazione della legge elettorale a duemila euro di multa e ottomila euro di risarcimento per il nosocomio. I
fatti risalgono al lontano 2008 e la campagna
elettorale era quelle delle amministrative di
Catania. Castiglione (che a Catania è anche in-
q
dagato da mesi per la vicenda Cara, il centro
per i richiedenti asilo, di Mineo) era imputato
insieme all’ex sindaco Raffaele Stancanelli e a
un ex consigliere comunale, Francesco Navarria, figlio di un manager dello stesso ospedale,
in favore del quale era stato organizzato il comizio. A sentire parlare Castiglione per il giovane candidato, poi eletto, accorsero anche
medici in camice verde, appena usciti dalla sa-
» 15
la operatoria. I tre erano imputati anche per
turbamento di pubblico servizio, ma per questo reato sono stati assolti perché il fatto non
sussiste, mentre sono stati condannati per violazione della legge elettorale anche Stancanelli e Navarria. Il processo si è prolungato anche
per ben due eccezioni di incostituzionalità proposte delle difese e respinte dalla Consulta.
GI. GIUS.
LA RIVOLTA Assurdi test a crocetta per assumere 500 funzionari
» CAMILLA TAGLIABUE
C
ome in Rai anche al
ministero dei Beni
Culturali (Mibact)
hanno avuto nostalgia del Rischiatutto, del quizzone coi “brevi cenni sull’universo”, del test fulminante con
cui vincere non un montepremi, ma un posto fisso al ministero da 40 mila euro lordi
l’anno: il concorso preliminare per l’assunzione di 500 funzionari – tra antropologi, archeologi, architetti, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, esperti di comunicazione, restauratori e storici
dell’arte – assomiglia infatti
più a un programma tv in stile
Lascia o raddoppia (risposta
giusta +1; sbagliata -0,5; intonsa 0) che a un esame per futuri
dirigenti dei beni culturali. “I
quiz sono sempre incivili e
barbari - commenta Vittorio
Sgarbi - Spacciano per valutazione oggettiva un sistema
sbrigativo per scremare i candidati, scelti a prescindere da
competenze o curricula. Con
questa gara verranno premiati l’esercizio mnemonico e il
gusto enigmistico, non chi ne
sa di più o ha più capacità”.
È STATO il professor Sergio
Tanzarella della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale
a innescare la polemica nei
giorni scorsi con una lettera aperta al ministro Dario Franceschini: “Voglio esprimerLe i
miei complimenti per l’eccezionale raccolta di migliaia di
domande stupide e inutili...
Lei confonde il Patrimonio
culturale con questo Bignami
tascabile... Forse è ancora in
tempo per inserire una domanda: ‘In che anno il sindaco
Renzi fece trapanare l’affresco
del Vasari nella sala dei Cinquecento a Firenze alla ricerca
di un fantomatico Leonardo
da Vinci? (...) Vergognarsi sarebbe troppo poco, occorrerebbe dimettersi e trovarsi un
la voro ”. Tra “que sti onar io
dell’onniscienza” e antologia
di cavilli per azzeccagarbugli,
immancabili refusi e domande
trabocchetto, il database conta 4.600 quesiti, dal diritto
pubblico e amministrativo
quello del patrimonio culturale, più nozioni generali e inglese. I candidati sono tenuti a sapere, ad esempio, “quanti delegati dispone la Valle d’Aosta
per l’elezione del Presidente
della Repubblica” o l’anno in
cui “il Cardinale Bernardino
Spada pagò 400 scudi al Guercino per La Morte di Didone”.
Alcuni quesiti sono esilaranti
(“L’opera All’amico Lucio, esposta anche all’Expo, ritrae
Lucio Dalla: A) In piedi con il
clarinetto; B) Che parla con un
gatto; C) Seduto su una panchina”). Altri scritti in burocratese (“A norma di quanto
prevede la l. n. 45/2009 – Ra-
La “cultura” del ministero: quiz
in stile Rischiatutto per entrare
tifica ed esecuzione del II Protocollo relativo alla Convenzione dell’Aja del 1954, fatto a
L’Aja il 26 marzo 1999...”). Altri sibillini, con 4 risposte anziché 3 (“Chi è l’autore del Ritratto del Gattamelata col suo
scudiero? A) Tiziano; B) Tintoretto; C) Giorgione o un artista imprecisato di scuola veneta”).
terebbe in difficoltà pure un
avvocato”. Più sfumata la posizione di Philippe Daverio,
per cui “qualche competenza
giuridica non farebbe male ai
futuri dirigenti. Gli storici
dell’arte non saranno assunti
dal Mibact per scrivere libri
ma per gestire la ‘macchina’:
non possono permettersi l’ingenuità romantica, l’ignoranza delle norme. Il
OGGI si sapranno
vero problema è a
le 4.600 risposte
monte, nella foresatte, e dal 26 lumazione”. Anche
glio al 4 agosto a 20 mila aspiranti p e r S a l v a t o r e
Roma ci sarà la Da Dalla all’Aja,
Settis formazione e reclutamenprima prova: 80
quesiti estrapola- alla Val d’Aosta:
to sono carenti:
ti a caso dal data- 4.600 quesiti che
“Da anni i nostri
governi si combase, 45 minuti
per rispondere. spaziano tra tutto
portano in modo
Poi altri due esa- lo scibile. Gli
sc hi zo fr en ic o:
mi scritti e uno oincentivano le irale. La selezione esperti: “Inutile”
scrizioni alle fadovrebbe concoltà umanisticludersi a fine anche e poi non ofno e i neoassunti entrare a re- frono occupazione. Per abgime nel 2017. “Ci chiedono u- bandonare la mortificante lona preparazione mnemonica, gica del quiz serve una seria
mortificando studi e profes- politica di assunzione, spalsionalità”, racconta Antonio mata negli anni, non una tanRomano, 35 anni, archivista e tum, altrimenti ogni volta c’è
docente precario all’universi- l’arrembaggio: ovvio che per
tà, tra i 20 mila candidati. “Al- scremare 20 mila candidati,
tra assurdità: non testano le occorrano le crocette: 500 ascompetenze informatiche, le sunzioni sono poche. Visti i
capacità logiche e la cultura prepensionamenti servirebgenerale, ma c’è un’ipertrofica bero 5-10 mila neoassunti”.
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attenzione al diritto che met-
Al vertice
Il ministro dei
Beni culturali,
Dario Franceschini: ha bandito un concorso per 500
funzionari
LaPresse
Complimenti
per una tale
raccolta di
domande
stupide
Vergognarsi,
ministro
Franceschini,
è poco:
si dimetta
e si trovi
un lavoro
SERGIO
TANZARELLA
(DOCENTE)
L’INCHIESTA
I GIUDIZI
VITTORIO
SGARBI
“I quiz sono
barbari. Non
premiano chi
è più capace,
ma chi ha più
memoria”
PHILIPPE
DAVERIO
“Non fa male
conoscere
le norme, ma
è il Mibact
che non fa
formazione”
SALVATORE SETTIS
“Solo una seria politica
d’assunzioni può evitare
l’arrembaggio con i quiz”
“Labirinto” Sequestrati 260 mila euro a un funzionario, l’accusa è riciclaggio
L’uomo di Chigi coi soldi nel sottotetto
denaro. Altri 140 mila euro
sono stati sequestrati a Roberto Boggio che, secondo la
procura – l'inchiesta è condotta dal pm Stefano Fava e
dal procuratore aggiunto
Paolo Ielo –è il referente della società Transcom Worldwide, che ha vinto uno degli appalti – per la precisione
il call center che si è occupato
di Inps – finiti sotto inchiesta.
» ANTONIO MASSARI
L’
inchiesta sul labirinto di
tangenti che vede indagato il parlamentare dell'Ncd Antonio Marotta, l’ex sottosegretario del governo
Berlusconi Giuseppe Pizza e
suo fratello Raffaele, ha un
nuovo protagonista: Renato
Mazzocchi, funzionario della presidenza del Consiglio e
membro della Struttura di
missione per la ricostruzione de L’Aquila, accusato di
riciclaggio.
È il 4 luglio –lo stesso giorno dei 24 arresti, domiciliari
inclusi – quando gli investigatori del Nucleo speciale
valutario della Guardia di Finanza, guidato dal generale
Giuseppe Bottillo, perquisiscono una serie di uffici e abitazioni. E nella disponibilità del funzionario di palazzo Chigi, in una busta conservata su un soppalco, gli agenti trovano ben 260mila
Palazzo Chigi Ansa
euro in contanti. L’accusa
per Mazzocchi adesso è
quella di riciclaggio ma il ritrovamento della somma ha
riavviato le indagini: l’obiettivo è ora capire meglio la
provenienza di questi soldi.
Mazzocchi peraltro è stato in
passato segretario di Marotta. E non è l'unico al quale, il
4 luglio, sono state sequestrate delle ingenti somme di
BOGGIO frequentava spesso
l’ufficio di piazza san Lorenzo in Lucina, dove Raffaele
Pizza organizzava i suoi affari e, come scopriranno gli investigatori, proprio mentre
lo intercettano con Boggio, aveva fatto installare un disturbatore di frequenze. Precauzione inutile. I finanzieri
del Nucleo Valutario annotano una conversazione che,
stando agli atti, dovrebbe riguardare proprio la proroga
di un appalto: “Pizza – scri-
vono gli investigatori – tranquillizza Boggio circa il positivo esito anche della proroga, facendogli intendere di
poter influire favorevolmente in ordine alla decisione
grazie alle sue altolocate conoscenze nell'ambiente, citando espressamente Sarmi
(Massimo Sarmi, ex ad di Poste italiane spa, ndr) come
persona in grado di ‘arrivare’
a Boeri, attuale presidente
dell'Inps”. E quando Boggio
gli dice di aver sentito Boeri,
Pizza replica: “Boeri ci penso
io quand’è il momento, è amico di... ma siamo a livelli altissimi... con Sarmi se gli dico
una cosa la fa... capito, non
rompesse il c... quand’è il momento, io sono in grado di intervenire, amico amico suo
proprio... è anche una persona di grandi qualità...”. E se
per quanto riguarda Boeri è
altamente probabile che si
tratti di millanterie, i rapporti con Sarmi sono stati invece
verificati da una serie di intercettazioni telefoniche. Il
sospetto degli inquirenti è
che i 260 mila euro ritrovati
nella busta sul soppalco di
Mazzocchi possano essere
stati in qualche modo incassati, mentre i 140 mila euro di
Boggio erano destinati a un
pagamento per chiudere un
affare: è questa la pista investigativa che dal 4 luglio,
giorno dei sequestri, procura
e Gdf stanno seguendo.
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16 » CRONACA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
IL BOSS TUMULATO A CORLEONE
Una messa blindata
per Provenzano
Senza assoluzione
“UNA PREGHIERA e la possibilità del
perdono non si negano a nessuno, specie nell’anno del Giubileo della misericordia”,
aveva detto l'arcivescovo di Monreale Michele
Pennisi, ma ieri mattina il prete dei frati minori
rinnovati del convento di Corleone non ha espresso giudizi assolutori nell’ultima preghiera davanti all’urna che contiene le ceneri del capomafia Bernardo Provenzano, morto durante
q
la detenzione e tumulato nella tomba di famiglia. “L’ultima parola –ha detto il frate –spetta a
Dio’’. Attorno a lui una trentina di parenti della
vedova, Saveria Palazzolo, e dei due figli, Angelo e Francesco Paolo, che hanno accompagnato per venti minuti l’ultimo viaggio del boss,
tornato a Corleone, il paese da dove è partita la
sua carriera criminale che ha segnato la storia
della Sicilia e dell’Italia. Il questore Guido Lon-
go aveva vietato i funerali. Solo di una preghiera
durata una ventina di minuti, dentro un cimitero chiuso a cittadini e curiosi, blindato da cordoni di agenti di polizia, carabinieri e finanzieri.
La salma era stata cremata a Milano, dopo l’autopsia che ha confermato la morte per cause
naturali, e i familiari l’hanno portata in Sicilia
con un lungo viaggio in automobile.
G. L. B.
L’indagine Agli atti della Procura anche le censure dell’Agenzia
delle Entrate all’istituto torinese: “Danni al sistema bancario”
FIRENZE
» ANTONIO MASSARI
L’
inchiesta della Procura
di Firenze sull'imprenditore Andrea Bulgarella
è anche un atto d'accusa
contro due colossi del sistema
bancario: Unicredit e Intesa Sanpaolo. E non soltanto perché il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, è indagato con
Bulgarella per associazione a delinquere finalizzata alla truffa,
a ll ’appropriazione indebita e
all’autoriciclaggio. Ad aggravare
il quadro è la relazione che l'Agenzia delle Entrate ha depositato ai pm, basata sui documenti
raccolti dal Ros dei carabinieri di
Firenze, guidato dal colonnello
Domenico Strada.
Soldi all’amico
del mafioso: accuse
a Unicredit e Intesa
Il colosso milanese
Nei verbali le riunioni
con Mercuri, factotum di
Palenzona, per finanziare
l’imprenditore Bulgarella
Indagato Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit LaPresse
pensare che sia ancora così”. Gli
inquirenti hanno verificato che
l'autrice della lettera è Adriana
Faraci, moglie di Paolo Lombardino, che suo marito era stato arrestato nel 1993 e soprattutto che
la figlia della coppia è stata poi assunta, per due anni, in un'azienda
di Bulgarella. La Cassazione ha
poi ha annullato l’ordinanza del
Riesame, che ora dovrà pronunciarsi di nuovo.
I pm di Firenze ipotizzano che
il numero due di Unicredit, Fabrizio Palenzona, abbia agevolato
Bulgarella con l'aiuto di Roberto
Chi è
L’AGENZIA PARLA di “un modus o-
Mercuri, suo braccio destro, che
pur avendo un ufficio nella sede
centrale della banca, non è mai
stato dipendente di Unicredit.
Roberto Poli, dirigente dell’istituto, mette a verbale: “Ho conosciuto Mercuri in un incontro nell'ufficio di Massimiliano Fossati (dirigente Unicredit, ndr). Erano
presenti oltre a me, Fossati, Mercuri... e un ingegnere del gruppo
Bulgarella... l'incontro è stato introdotto e condotto da Mercuri
che ho conosciuto in questa circostanza... lo conoscevo come assistente del Dr. Palenzona in Unicredit”.
L’Agenzia delle Entrate annota: “I vertici Unicredit, nella figura di Palenzona, a cui fa riferimento Mercuri... a partire dalla fine
del 2014, iniziano a interessarsi
alla pratica Bulgarella assumen-
EPPURE, IL TRIBUNALE del Riesa-
me, in prima battuta, aveva giudicato l'inchiesta carente, bocciando il decreto di perquisizione della Procura. Bulgarella era stato
giudicato scevro dai sospetti di vicinanza agli ambienti mafiosi, come contestato invece dall'accusa,
alla luce degli ulteriori documenti
prodotti dai pm e dal Ros. Come
una lettera del 1995, firmata da Adriana Lombardino, moglie di
Paolo che, scrivono gli inquirenti,
è di “accertata appartenenza quale uomo d'onore della famiglia di
Mazara del Vallo”. Dopo il suo arresto, la signora Lombardino scrive a Bulgarella, parlando del marito che ritiene ingiustamente accusato: “A volte ci penso a mio marito mafioso! Un uomo grande e
grosso con un cuore da bambino”.
Chiede sostegno: “Mi vedo costretta a chiedere aiuto, e ho pensato a lei che conosco bene per la
sua umanità e la sua intelligenza”.
E ancora: “Una volta che sono venuta ed eravamo pure in questa situazione, lei mi presentò a qualcuno dicendo ‘questa è la moglie
del mio migliore amico’. Amo
blemi a pagare le rate, è necessario
che Intesa cambi idea sulla decisione, fondata, di declassare la posizione del costruttore trapanese
da “incaglio”a“sofferenza”, un tipo di credito che quasi certamente la banca non rivedrà.
do una linea più morbida”. Ma è il
ruolo di Intesa – creditrice di 13,5
milioni nei confronti di Bulgarella
– quello che l'Agenzia ritiene più
grave. Per consentire a Unicredit
di erogare ulteriori finanziamenti
a Bulgarella, già esposto per oltre
50 milioni e che da anni ha pro-
perandi non ispirato a principi di
prudenza e diligenza, come richiederebbe la gestione di posizioni complesse, ma piuttosto
fondato sull’esistenza di “buoni”
rapporti interpersonali tra i vertici societari”. Su input di Unicredit, Intesa ribalta la propria decisione, evitando che Bulgarella
venga registrato dalla Centrale
Rischi della Banca d’Italia come
un debitore a cui non si può più
dare credito. “Per Intesa la revoca
della segnalazione a sofferenza
avvenuta nel marzo 2015 rappresenta il fatto più rilevante in termini di gravità. Tale operazione
risulta priva di fondamento, seppur tecnicamente possibile, effettuata al solo fine di soddisfare una
irrituale richiesta di Unicredit”.
Nascondendo alle altre banche
quanto grave fosse la situazione
del gruppo Bulgarella, osserva
l’Agenzia delle Entrate, “Intesa,
per stessa ammissione del personale interno, ha creato il presupposto per l’erogazione di nuova finanza a soggetti che invece non risultavano meritevoli... tale condotta quindi è stata idonea a danneggiare l’intero sistema bancario”. Un comportamento che può
“rientrare nella fattispecie di concessione abusiva del credito”.
Il rapporto tra Palenzona e
Mercuri non si è mai interrotto: il
vicepresidente di Unicredit ha da
poco nominato Mercuri amministratore delegato di una società da
lui presieduta, la Faiservice, cooperativa di autotrasportatori con
sede a Cuneo.
Andrea
Bulgarella
è un
costruttore
trapanese
trapiantato a
Pisa, ritenuto
vicino
a uomini
dei clan
di Mazara
del Vallo
legati anche a
Messina
Denaro
L’inchiesta
Secondo i pm
di Firenze,
Unicredit ha
finanziato
indebitamente
Bulgarella,
ignorando la
sua
esposizione,
per volontà
del
vicepresidente,
Fabrizio
Palenzona.
E Intesa
l’avrebbe
agevolato
declassando
la sua
posizione
debitoria
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Scontro fra treni, i pm a caccia di chi alterò i registri
» ENRICO FIERRO
E MASSIMO PILLERA
S
ignor giudice, mi creda, io
alle 10.59 ho avvisato il capostazione di Corato che il
mio treno, l’Et 1021, era partito da Andria”. Così il capostazione di Andria, Vito Picarreta, ha iniziato la sua deposizione davanti al pool di magistrati che indagano sul disastro ferroviario del 12 luglio.
Un interrogatorio teso e lunghissimo, iniziato alle 11 del
mattino e finito alle 18. Contraddetto dalle parole di Alessio Porcelli, il collega responsabile della stazione di Corato: “Picarreta non mi ha mai
detto che di aver dato il via libera a quel treno in partenza
da Andria”.
Due linee divergenti. Due
ferrovieri che cercano di al-
Trani I capistazione si contraddicono fra loro, quello di Andria
nega le annotazioni a penna. L’ipotesi dell’intervento dall’alto
lontanare da sé l’accusa di aver provocato il disastro ferroviario che ha ucciso 23 persone, e che non ci stanno a diventare gli agnelli sacrificali
di una tragedia che fa riferimento ad una catena di responsabilità.
Una battaglia di orari, minuti e frazioni di minuti, si
giocano su questo le prime
battute dell’inchiesta sulla
tragedia di Andria. “Picarreta
– dice ancora il capostazione
di Corato assistito dall’avvocato Massimo Chiusolo – sapeva che dalla mia stazione erano in arrivo due treni, uno
dei quali, l’Et 1642, era già arrivato ad Andria”. Verità an-
cora lontana, per il momento i
pm ne raccolgono solo brandelli, per ricostruire il puzzle
di quella mattina d’inferno
servono brogliacci e registri
sui quali sono annotati orari
di partenze e arrivi. I famosi
fonogrammi dell’arcaico sistema di avvistamento telefonico, unica misura di sicurezza in quel tratto di metropolitana di campagna.
“DA SOLO –avrebbe fatto met-
tere a verbale il capostazione
di Andria – non potevo certo
far partire il treno. Ho avuto
tutti gli ok previsti, compreso
quello di Bari”. Picarreta avrebbe fatto riferimento all’e-
per ricostruire il tutto i registri
della stazione. L’ipotesi dei
pm è che quelle carte sarebbero state “aggiustate”, ci sono
annotazioni a penna che hanno destato più di un dubbio.
COME SEGNALATO da alcune
Il capostazione Vito Picarreta
sistenza di un registro informatico, una sorta di portale ad
uso interno, in dotazione alla
Ferrotramviaria, la società
privata barese che ha in concessione la linea. Essenziale
fonti non investigative al nostro giornale il 13 luglio, è forte
il sospetto che nelle prime ore
dopo il disastro le stazioni di
Andria e Corato siano state visitate da funzionari di Ferrotramviaria. Una possibilità
che ora la Procura vuole approfondire. A maggior ragione
dopo le dichiarazioni del capostazione di Andria. Picarreta non ha atteso che i pubblici
ministeri gli chiedessero se
quelle annotazioni sul registro
fossero sue. “Signori giudici –
ha fatto mettere a verbale – io
non ho mai modificato l’orario
sul registro, e poi, credetemi,
quella grafia non è mia, non mi
appartiene”. Il capostazione
non ha saputo rispondere alla
domanda su chi, secondo lui,
avrebbe avuto accesso a quei
registri. Per capirne di più, i
magistrati tranesi hanno inviato a tarda sera gli investigatori della Polfer a sequestrare
altro materiale nelle stazioni
della tragedia. È il primo passo
di una inchiesta che non finirà
con i due capistazione. Nel
gruppo di pm di Trani ci sono
almeno due magistrati destinati ad approfondire tutti i
protocolli tra Ferotramviaria,
Ministero dei Trasporti e Regione Puglia, a tentare di ricostruire l’iter dei finanziamenti
comunitari e a spiegare il perché i soldi per la messa in sicurezza non sono stati spesi.
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ITALIA
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
LA REPLICA: “COLLABORIAMO”
Fiat indagata negli Usa
per frode: “Truccati
i dati delle vendite”
C’
è un Pokemon sotto
la scrivania. Il primo istinto è quello
di allungare la mano oltre lo schermo dello
smartphone che lo inquadra e
provare a toccarlo, per poi tornare a fissare lo smartphone e
catturarlo. Oppure, se si è meno fortunati, il rischio è di ritrovarsi circondati da una folla di persone con la stessa intenzione: nelle ultime due settimane, i proprietari di smartphone e iPhone sono impazziti per un gioco, un’applicazione (app) che si chiama Pokemon Go, che permette di
catturare i mostriciattoli diventati famosi per l’omonimo
cartoon. In rete circolano video che mostrano frotte pronte a lasciare anche l’auto accesa e incustodita pur di catturare un rarissimo Pokemon. Si
attiva il gps del telefono e la loro posizione compare su una
mappa. Quindi basta raggiungere il luogo e catturarli per
accumulare punti. Ma anche per produrre guadagni stellari per chi l’ha inventata.
LE SOCIETÀ a cui fa capo il gio-
co sono però importanti multinazionali. Prima fra tutte, la
Nintendo guidata dal giapponese Tatsumi Kimishima: la
casa di videogame possiede il
33% della società giapponese
The Pokemon Company di
stornare poi il mese successivo. La casa automobilistica allora aveva definito la causa
infondata. Funzionari dell’Fbi e della Sec,
l’autorità che vigila sulle società quotate, avrebbero però l’11 giugno scorso fatto visita
agli uffici e alle abitazioni di alcuni dirigenti
Fca per acquisire documenti. Ieri le quotazioni del titolo Fca in Borsa a New York dopo
una discesa iniziale hanno recuperato.
Pokemon Go, l’isteria collettiva
è la manna per i colossi digitali
te raddoppiato, per immagine
e investimento. Nintendo è infatti anche investitore nella
Niantic, la società che ha sviluppato il gioco, fondata
dall’imprenditore americano
John Hankee nata come startup in seno a Google, da cui è
uscita poco dopo la trasformazione di Google in Alphabet.
Sul gioco, e sulla Niantic, la
Nintendo, Pokemon e anche
Google hanno investito, insieme, circa 30
milioni di
dollari.
simo modo per raccogliere informazioni. Due giorni fa, poi,
un gruppo di hacker ha rivendicato un attacco che ha oscurato il gioco per ore.
Profilare gli utenti interessati a questo tipo di attività sarebbe in effetti un gran bel colpo. Basti pensare che negli ultimi mesi le aziende digitali
hanno investito soprattutto
nella “realtà aumentata” (come quella di Pokemon Go, che
s o vr a p po n e
n u o v i e l ementi all’ambiente) o per
IL GIOCO era
la realtà virstato lanciato Milioni di dollari
tuale (VR),
nel 2014 in Il guadagno giornaliero c h e i n v e c e
versione ‘peimmerge in
sce d’ap ri le ’ della app del momento u n m o n d o
proprio da
c o m p l e t aGoogle, che
mente diverne aveva attivato una versione so grazie aspecifiche strupromozionale per sponsoriz- mentazioni audio -video. Apzare le mappe. La registrazio- ple,per dire, a gennaio ha acne, infatti, può avvenire pro- quisito Flybyper i suoi softwaprio tramite account Google. re per la realtà aumentata. Nel
Tanto è bastato, la settimana 2015, Facebook ha speso 60
scorsa, perché alcuni utenti si milioni di dollari per acquisire
accorgessero che Pokemon una società israeliana speciaGo aveva l’autorizzazione ad lizzata in effetti visivi. L’obietaccedere a tutti i dati legati tivo, per tutti, è raggiungere le
all’account degli utenti. La grandi masse. Il 2016, con l’enNiantec ha dovuto assicurare trata in commercio dei visori
che i permessi si sarebbero li- per la VR, doveva essere l’anno
mitati alla mail e all’account di della rivoluzione. E Pokemon
Google. In molti, però, è rima- Go potrebbe esserne l’inizio.
sto il sospetto che sia l’enne© RIPRODUZIONE RISERVATA
1,6-6,5
Follia a NY
Vaporeon, uno dei pokemon più rari,
è comparso a
Central Park
tra il delirio
generale Ken
PARTIAMO DALLA APP: la app
è gratuita, ma il guadagno matura all’interno del gioco stesso. Le stime circolate finora
(Sensor Tower) parlano di
ricavi medi giornalieri
pari a 1,6 milioni di dollari con le micro-transazioni dei cosiddetti acquisti in – app (come
comprare un sovrappiù di
sfere per catturare i Pokemon). Altre ipotesi parlano di
6,5 milioni: ognuno dei 26 milioni di giocatori, spenderebbe
quotidianamente almeno 0,25
dollari (SurveyMonkey). AppleeGoogle, ad esempio, guadagnano dalle vendite in-app.
Secondo le ricerche di settore,
a loro va circa il 30 per cento di
ogni acquisto.
Altra fonte di guadagno potrebbero essere le partnership. La ricerca dei Pokemon è
l’escamotage giusto per attirare gli utenti nei negozi nei luoghi di interesse culturale segnalati nelle mappe. Tanto che
si parla già di una possibile
partenership tra Nintendo e
Mc Donald’s. Più saranno i
Pokemon nei punti vendita,
più saranno i potenziali clienti. C’è già, infatti, chi ha fondato startup per attirare i Pokemon con una funzione del gioco o chi sta offrendo pacchetti
di dati per navigare su internet
illimitatamente.
niziali. Al momento non sono stati forniti
ulteriori dettagli. Un portavoce di Fca Us
non ha risposto a una richiesta di commento, né ha commentato il dipartimento di
Giustizia non ha voluto commentare.Secondo l’esposto di gennaio, Fca avrebbe dato incentivi in denaro ai suoi concessionari
perché venissero registrate vendite in realtà inesistenti l’ultimo giorno del mese, da
Mostri d’oro Dati personali, pubblicità per le catene commerciali,
pagamenti online: il gioco impazza, Nintendo e Google incassano
L’INCHIESTA
» VIRGINIA DELLA SALA
LE CONSEGNE MENSILI del gruppo Fiat Chrysler Automobiles sarebbero gonfiate. L’esposto da parte di due
concessionari Usa concorrenti era partito
già nel gennaio scorso. Ora su Fca le autorità statunitensi hanno aperto un’indagine
per presunta frode. Lo riporta l’agenzia
stampa Bloomberg. L’indagine, spiegano le
fonti citate dall’agenzia, sarebbe alle fasi i-
q
» 17
Sugimori / Ansa
Tsunekazu Ishihara, che a
sua volta possiede e gestisce il
marchio Pokemon. Già a marzo 2015 la Nintendo aveva annunciato l’intenzione di iniziare a sviluppare giochi per
gli smartphone. Il suo fatturato annuo era in discesa dal
2012 e, secondo le previsioni
della società stessa, le vendite
delle consolle Wii U sarebbero
diminuite di circa 800mila unità, di 1,8 milioni quelle della
Nintendo 3DS. Nelle ultime
due settimane, però, il valore
delle sue azioni è praticamen-
I PROTAGONISTI
JOHN HANKE
È l’inventore
di Pokemon
Go (con
Niantic)
e uno degli
sviluppatori di
Google Maps
TSUNEKAZU
ISHIHARA
Giapponese,
presidente di
The Pokemon
Company,
società della
Nintendo
A Niscemi (Cl) Filmmaker ragusano fermato, perquisito e multato per 14 cd “illegali”
LA STORIA
Come ti perseguito l’attivista No Muos
» VERONICA TOMASSINI
Siracusa
I
mmaginate le mamme di un
piccolo paese della Sicilia orientale capaci di scombinare
i piani di guerra del mondo.
Con il Muos è andata così, a
Niscemi il più potente sistema
di comunicazione globale della Us Navy è al momento sotto
sequestro. E nella riserva Sughereta, dove le enormi antenne si stagliano fin sopra le
nuvole, gli attivisti conducono
la loro battaglia, una resistenza testarda che qualcuno finisce per pagare caro. Come è
successo al filmmaker di Ragusa, Massimo Denaro, poco
più che trentenne. Attivista
del Movimento No Muos, l’altro ieri pomeriggio è stato
scortato al comando della
Guardia di finanza, prelevato
durante un’assemblea dei comitati attivi in Sicilia, multato
di 2884 euro (ma ha rischiato
di beccare un massimale di
Contrari I No Muos Ansa
quasi 15 mila euro), al termine
di una perquisizione e un capo
di accusa davvero incomprensibili. L’assemblea si stava
concludendo, nel terreno di
proprietà dei comitati, a ridosso della base della Us Navy. Tre blindati dell’esercito,
camionette delle Fiamme
Gialle, agenti in borghese,
macchine della polizia, circondavano il perimetro, controllando le 20 persone presenti. A fine pomeriggio Massimo Denaro e una sua amica
aquilana decidono di rientrare, a quel punto vengono bloccati da tre agenti della Guardia
di Finanza. “Mi perquisiscono, identificano noi e la mia
automobile, la perquisiscono,
fino a prelevare la custodia
con i miei cd”. Duplicati dagli
originali e autografati, 14 in totale. L’ufficiale a quel punto –
secondo il racconto del filmmaker ragusano – gli avrebbe
urlato in faccia: “Questi cd sono contraffatti, sono illegali!”
Denaro spiegache gli originali
sono conservati in casa, a Ragusa, un’ora di macchina, può
provarlo.
L’UFFICIALE NON SENTE ragioni. Denaro è invitato a salire
in auto, scortato davanti e dietro dalle camionette della Gdf,
gli agenti hanno perquisito anche la valigia dell’amica, rovistato tra le sue cose, gli indumenti, i libri. Vengono condotti al comando di Gela, sono
quasi le 21. Il verbale gli verrà
rilasciato intorno alle 22.30. A fa riferimento esplicito alla
Massimo Denaro viene conte- tensione che si è inasprita nestato il reato di contraffazione gli ultimi mesi da parte delle
e addebitata una multa. Per lui forze dell’ordine. “Ci sentiaè un incubo. “È stata una per- mo traditi dallo Stato –conclusecuzione – racconta – Ovvia- de –che dovrebbe tutelarci, dimente adesso la
fenderci dal perivicenda è in macolo di quell’insino ai miei legali.
dia potente che è
Per me diventerà
il Muos. E invece
un atto politico. Servitù militari
ci fanno la guerra.
Quanto accadu- Si è inasprita
Siamo in un clima
to, se non fosse
di repressione, atcosì mortificante la repressione
tualmente chiune ingiusto, ha del poliziesca contro que si rechi in
ridicolo. Scortati
prossimità della
come i peggiori chi si oppone
base, in contrada
dei delinquenti, alle mega
Ulmo, viene idenmentre tutto intificato e bloccatorno regnava antenne Usa
to”. Intanto il 21
luglio il Tribunale
l’infrazione e l’adi Catania deve
buso. Le discariche abusive lungo la strada, pronunciarsi sul dissequestro
scooteristi senza casco, l’auto- dell’area. Il 22 comincerà il
mobile che ci scortava davanti procedimento penale nel Triche superava i limiti di veloci- bunale di Caltagirone per abutà, altri automobilisti che face- sivismo edilizio nella stessa rivano inversioni a U. Veramen- serva.
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te ridicolo”. Massimo Denaro
18 »
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
Cultura | Spettacoli | Società | Sport
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ITALIA Luoghi della memoria o futuro: artisti e scrittori raccontano il Paese
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l
Giorgio
Boatti
Pagine: 233
Prezzo: 18e
Editore:
Laterza
nitamente più lungo del nostro, e più duro”. Giorgio
Boatti, invece, nel suo Portami oltre il buio. Viaggio
nell’Italia che non ha paura
(Laterza, pp. 233, 18 euro),
vede qualche bagliore in più
e, come fa Pamuk nei suoi
romanzi, si affida alle storie
di piccoli grandi eroi che
nessuno conosce, che hanno il coraggio di reinventarsi e di rischiare sempre.
mette insieme gli scatti di
quaranta fotografi, tra cui
troviamo maestri come
Scianna, Ghirri e Mimmo
Jodice, che non hanno mai
smesso di raccontare l’Italia.
Italia sembra fatta apposta
per essere guardata. Goethe
alla vista di Napoli sentiva di
perdere i sensi, e forse per
questo la vera fortuna della
piccola Eugenia, in quel celebre racconto di Anna MaE C’È TUTTA una generazioria Ortese, era quella di esne, nata negli anni Settanta,
sere nata in una famiglia poche sembra aver ereditato
vera, che non aveva i soldi
quel loro modo di guardare
per comprarle un “paio di
il mondo come qualcosa di
o c ch i a l i”. C’è il
vivo, in cui riconobianco e nero delle
scersi sempre, donotti romane di
ve passato, presenVISIONI Romanzi, foto,
Helmut Newton e
te e futuro convidocufilm: la Penisola “bella vono, si confondodi Fellini, della Sicilia di Scianna,
no tra loro, e il teme perduta” che “cambia”
po sembra quasi
Salgado e Sciascia,
dei tavolini danu n’invenzione. I
o “non ha paura”. Diceva
reportage di Masz a n t i d i C a rsimo Berruti (Rotier-Bresson in uCalvino: “La superficie
ma, 1979), tutti in
na Firenze semidelle cose è inesauribile”
bianco e nero, oltre
deserta. E poi i colori accesi delle
al degrado dei resigondole e dei canadence romani, pieC’è anche un’Italia “bella ni di bambini che gridano, di
li di Venezia, negli scatti di
McCurry, e quelli un po’ più e perduta”, è quella raccon- madri stanche che guardaspenti dei litorali fuori sta- tata dal regista Pietro Mar- no altrove, di aspiranti singione, dei paesaggi sperduti cello nel suo ultimo docu- daci che si mostrano turbati,
dell’Emilia, nella “geografia film, attraverso i sospiri di raccontano l’abusivismo in
immaginaria” di Ghirri. Un un bufalo, Sarchiapone, e di Sicilia e in tutte le grandi apaese da ultimi sguardi, che una maschera, Pulcinella, ree archeologiche del nonon finiscono mai, da osser- sempre al confine tra i vivi e
vare dall’alto, in superficie, i morti, che ha il compito di
con un certo distacco. Come portare in salvo l’animale,
faceva Calvino, sapendo destinato al macello, dalla
che la superficie delle cose, terra dei fuochi verso i cieli
del Nord. “Per quanto mi riin fondo, è inesauribile.
guarda avrei voluto nascere
OGGI, COME ieri, l’Italia vie- sulla luna, o in qualsiasi altro
ne consumata dagli sguardi pianeta”, pensa Sarchiapodei passanti, continua a es- ne, rileggendo la sua fiaba
sere scritta, raccontata, a di- senza lieto fine, “il mio univentare un’immagine ferma co tetto è stato il ventre di
o in movimento, come il mia madre, o qualche asse
tempo dentro cui si muove. vecchio, se ho avuto fortuMarco Revelli, in Non ti ri- na”.
conosco. Un viaggio eretico
nell’Italia che cambia (Ei- FOTOGRAMMI, immag ini,
naudi, pp. 256, 20 euro), tra visioni normali, quotidiane, stro paese. Così A n dr e a
déjà vu e fantasmi, scie chi- straordinarie, viaggi che Botto (Rapallo, 1973) fotomiche, foreste scomparse e non finiscono solamente in grafa il paesaggio, che non è
negozi chiusi che non ria- un taccuino o in una cine- un genere artistico ma l’ocpriranno, parte da Torino presa, ma anche nella lente e casione per interrogarci sul
per arrivare a Lampedusa, il nel diaframma di una foto- tempo che passa, sulle arluogo della speranza, dove camera. “Extraordinary vi- chitetture naturali dove si
c’è ancora un po’di umanità, sions, L’Italia ci guarda”, nasconde la Storia, suoi luodove l’umano si riconosce non a caso, si chiama la mo- ghi (i geositi al Sud, soprat“nell’Altro, anche quando stra al museo Maxxi di Ro- tutto) dove la natura è soha di fronte un viaggio infi- ma (fino al 23 ottobre), che pravvissuta all’intervento
bianco e nero e poi le colora
a mano con dei pastelli, a distanza di duecento anni,
sembra rispondere a Baudelaire, perché la fotografia è
una speranza, un’arte, un
modo di guardare il mondo e
di salvarlo dall’oblio, e non
sarà mai, come credeva lui,
la “palestra dei pittori mancati”.
L’ITALIA CHE guarda, quin-
In mostra
Alcune foto
esposte al
Maxxi, Roma.
Dall’alto: “Curon” (Camporesi), “Basilicata” (Fontana),
“Sabbioneta”
(Ghirri), “Moretti” (Basilico)
dell’uomo.
Silvia Camporesi (Forlì,
1973), dopo aver interpretato diversi romanzi con una
serie di autoritratti, è andata
alla ricerca di palazzi, carceri, fabbriche, e di tutti quei
luoghi abbandonati di un’Italia che, piano piano, sta
scomparendo. La Camporesi, che stampa le immagini in
di, e che viene guardata, che
appena la guardiamo sembra già un lontano ricordo.
Qui, più che altrove, “il tempo invecchia in fretta”, direbbe Tabucchi. E più ci
guardiamo intorno, più ritorna il suono, la musica dolce di una domanda, fatta da
uno dei suoi personaggi:
“Ferruccio, sentì che diceva
il soffio, ti ricordi com’era
bella l’Italia?”.
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SECONDO TEMPO
Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Geppi Cucciari torna su Rai3
Higuain, nessuna trattativa
La comica e attrice sarda condurrà
il programma “Per un pugno di
libri” e tornerà anche alla guida di
“Un giorno da pecora” su Radio2
Primo incontro Juve-Napoli per
il giocatore: De Laurentiis ha già
fatto sapere che non intende
accettare contropartite tecniche
» 19
Teatro, Fiorello vende di più
“L’Ora del Rosario” guida la top ten
degli incassi davanti a “Evolushow”
di Brignano e al musical “Romeo
e Giulietta - Ama e cambia il mondo”
LA NUOVA GUERRA FREDDA La commissione indipendente della Wada: “Mosca ha coperto
le positività al doping già dai Giochi di Sochi”. Il Cio pronto ad adottare “misure e sanzioni”
Doping di Stato: per la Russia
Rio è sempre più lontana
» LUCA PISAPIA
P
rovette manomesse, fatte passare attraverso un buco
nel muro del labor a t o r i o a n t i d oping, aperte e richiuse dopo
averne sostituito il contenuto
con campioni puliti e aver aggiunto sale da cucina per restituire il giusto peso, risultati di acclarata positività trasformati in falsi positivi, responsabilità del governo e dei
servizi segreti “oltre ogni ragionevole dubbio” nell’organizzare un sistema di doping
di Stato che copre l’in t er o
sport russo: 312 positività coperte in almeno 30 sport, di
cui 139 nell’atletica leggera.
Queste sono le conclusioni
della prima parte del rapporto, un centinaio di pagine,
pubblicato ieri dalla Wada (agenzia mondiale antidoping)
a seguito dell’inchiesta di 57
giorni dell’avvocato canadese Richard McLaren. Un’in-
ANNIVERSARI
» CLAUDIA COLASANTI
C
Cercavamo
un’arte
elementare
che curasse
gli uomini
dalla follia
dell’epoca,
un ordine
nuovo che
ribaltasse
l’equilibrio
ercavamo un’arte elementare che curasse
gli uomini dalla follia
dell’epoca, un ordine nuovo
che ribaltasse l’equilibrio tra
il cielo e l’in f er n o”, scrive
Jean Arp, chiarendo la spinta
propulsiva ma paradossalmente anti-artistica del Dadaismo. Come la maggior parte delle rivoluzioni culturali,
il Dada, con la sua tenacia
scomposta e irriverente,
quella che oggi verrebbe definita liquidità è durata poco,
appena una manciata di anni:
dal 1916 al 1920.
tidoping di Mosca e Sochi. Oltreché del servizio segreto Fsb, i cui uomini partecipano
attivamente alla manomissione delle provette, come aveva
già raccontato Grigory Rodchenko, ex direttore del laboratorio di Sochi fuggito negli
Usa dopo la morte di due suoi
colleghi.
dagine nata dal rapporto pubblicato a novembre da una
commissione indipendente
della stessa Wada, che aveva
già aperto un profondo
squarcio sul sistema.
ADESSO PERÒ la Russia tre-
ma. Thomas Bach, presidente
del Cio, ha detto che “non esiterà ad adottare le misure
più severe possibili nei confronti di quanti sono stati implicati nel doping di Stato russo”, annunciando che l’esecutivo si riunisce oggi in una conference call convocata d’urgenza per “adottare misure
provvisorie e sanzioni relative ai Giochi olimpici di Rio
2016”. Tutto comincia dopo le
Olimpiadi Invernali di Vancouver 2010, quando la Russia
è undicesima con 15 medaglie
di cui solo 3 ori. È allora che
con ordine esecutivo di Vladimir Putin è nominato viceministro dello Sport Yuri Nagornykh, figura chiave dell’intera
vicenda, che per rilanciare lo
Coinvolti
312 sportivi
L’esecutivo
del Cio si
riunisce oggi
in una conference call
convocata
d’urgenza
Ansa
sport russo s’inventa un “metodo di sparizione dei positivi” atto a manipolare le provette. Secondo McLaren, in
questo sistema sono “acclarate” le complicità del governo,
a partire dal potentissimo ministro dello Sport Vitaly Mutko, del centro tecnico federale
di Mosca e dei laboratori an-
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ZURIGO Cento anni fa nasceva il movimento che usò l’umorismo (anche) contro la guerra
Dada 1916, il tutto
e il nulla dell’arte
che ci ha cambiati
UN MOVIMENTO tanto fluido
da prevedere e cambiare il futuro dell’arte – che si accingeva a divenire non più ‘modern a’ ma ‘c on te mp or an ea ’ –
tracciando quella linea che l’avrebbe condotta a mescolarsi
con lo spettacolo, il teatro,
l’improvvisazione, l’inusuale,
l’esageratamente ironico, talvolta caustico mondo del ‘tutto’ contrapposto ad altro ‘tutto’, compreso l’acceso dibattito che susciterà (lo fa tuttora) il
r e ad y - m ad e di Duchamp.
Cento anni fa, questo strampalato manipolo di artisti, Marcel Duchamp, Kurt Schwitters, Tristan Tzara, Francis Picabia, Hans Arp, Max Ernst,
SOTTO ACCUSA, quindi, sono
non solo le Olimpiadi Invernali di Sochi 2014, dove la
Russia è prima con 33 medaglie di cui ben 13 ori (e dove
sarebbero almeno 15 le medaglie sporche) ma anche i Mondiali di atletica 2013 a Mosca e
di nuoto 2015 a Kazan. Se il report non chiede direttamente
la squalifica dell’intero sport
russo – già sospesi a tempo indeterminato dalla Iaaf gli atleti, si attende per giovedì il ricorso al Tas – è evidente però
nelle parole di McLaren la
presa d’atto che questa prima
parte del report andava pubblicata prima di Rio 2016:
competizione che comincia il
5 agosto, cui l’agenzia antidoping statunitense Usada (insieme a tedeschi, spagnoli canadesi e giapponesi) ha già
chiesto la Russia non possa
partecipare. Tra talpe, confessioni, smentite, ricatti, fughe, doppi giochi e spionaggio, intorno al doping russo si
stanno infatti consumando le
ultime scorie della vecchia
Guerra Fredda, o le prime di
un nuovo conflitto geopolitico in atto, dove lo sport è terreno di scontro tanto quanto
la Siria. Ultima notazione. Nel
report è presente anche il
“salvataggio” di un noto calciatore straniero, e sono circa
una ventina i “positivi spariti”
nel calcio. E in tutto ciò Mutko, oltreché ministro dello
Sport, è anche capo della Federcalcio e del comitato che
organizza i Mondiali di calcio
di Russia 2018: lì dove i soldi e
il prestigio in ballo aumentano a dismisura.
George Grosz, Hugo Ball, Man
Ray, seppur attivi a Zurigo –
quindi nella Svizzera neutrale
della prima guerra mondiale –
possedevano una qualità oggi
rara nel mondo dell’arte: la voglia irresistibile, come intento
primario, di ‘scherzare’, usare
l’umorismo per mescolare,
stravolgere, nonostante l’assedio drammatico mondiale
che li circondava. La loro politica antibellica consisteva
proprio nel rifiuto di ogni standard artistico precedente, tramite opere che viaggiavano
veloci come aerei contro l’arte
Celebrazioni
svizzere
Il “Cabaret
Voltaire”
di Zurigo ha
reso omaggio
agli artisti
del Dadaismo
LaPresse
stessa. Sul significato dell’assurdo nome del movimento –
Dada – esistono decine di versioni: la più accreditata vede
un incontro l’8 febbraio 1916 al
Cabaret Voltaire di Zurigo con
gli artisti che cercano un nome
qualsiasi nel dizionario con
l’aiuto di un tagliacarte.
La loro conseguenza più
clamorosa è stata la “spettacolarizzazione dell’arte”: arte e
spettacolo hanno lasciato da
parte le barriere che ancora li
tenevano separati fino a mescolare i due campi e definire
la contaminazione dei generi.
Duchamp, Picabia e Man
Ray entrano in sintonia con la
prima fase del ciclo industriale, trasformando l’arte in una
macchina destinata a non esaurirsi mai, mentre Ernst e
Grosz stabiliscono un approccio con i prodotti e le immagini
dei mass media. L’immenso
Schwitters, con i suoi giganteschi Merzbau (immense cataste di oggetti, carte, mobili, impilati di dimensioni architettoniche) si confronterà, solo,
con l’ultima fase del processo
industriale: gli avanzi, le scorie e i rifiuti del consumo. “Per
questo c’è tanta simpatia tra
noi oggi,”scrive nel 1980 Francesca Alinovi “uomini del nuovo secolo, e i Dadaisti, signori
del primo Novecento. Perchè
questi individui scatenati avevano anticipato, con una ferrea analisi sui meccanismi della società di massa, quello che
sarebbe avvenuto più di 50 anni dopo”. Come l’Alinovi aveva
intuito, la Street Art, praticata
da artisti come Banksy, riprende in qualche modo i temi cari
al Dada, e li rilanciano con materiali, forme e grafiche consentite dalla tecnologia. Tuttavia, con il Dadaismo il confine tra arte colta e arte di massa sfuma fino a confondersi, su
un’intesa che comprende le
contaminazioni non solo tra
diversi generi artistici, ma an-
che con l’esigenza di comunicare con la massa. Dada, nonostante qualcuno oggi non sappia neanche sia esistito, è entrato nel costume della gente:
dopo il neo-dada c’è stato il
mao-dada e il punk-dada (la
prima fanzine punk italiana
non a caso si chiamò dudu (dada + punk).
PER I 100 ANNI del movimento
dadaista, le celebrazioni in
corso da cinque mesi a Zurigo
sono concluse da pochi giorni.
I circa 200 eventi ed esposizioni hanno attirato decine di migliaia di visitatori: il Museo nazionale, il Kunsthaus e il Cabaret Voltaire, fondato lo stesso giorno del 1916 e considerato la culla del dadaismo, avevano aperto le rispettive
mostre “Dada Universal”,
“Dadaglobe Reconstructed” e
“Obsession Dada”. La mostra
del Kunsthaus è stata la più
frequentata, con oltre 50 mila
visitatori in tre mesi. Due esposizioni legate al Dadaismo
saranno ancora visitabili nella
città sulla Limmat. Si tratta
dell’omaggio reso al francese
Francis Picabia (1879-1953) al
Kunsthaus, (fino al 25 settembre), e della Biennale europea
itinerante di arte contemporanea Manifesta 11, che chiuderà
il 18 settembre.
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20 » ULTIMA PAGINA
Dalla Prima
» MARCO TRAVAGLIO
P
are infatti di vederli, i sindaci e i consiglieri regionali italiani promossi senatori dalla
Costituzione boschian-verdiniana, paracadutarsi in tempo
reale su Nizza a un cenno convenuto della Boschi e fare scudo
con i propri corpi alle migliaia
di turisti minacciati dall’attentatore, garantendone l’incolumità. Il primo a rendersene
conto è proprio il califfo Al Baghdadi, ben conscio che per lui
e per l’Isis finirà la pacchia nel
momento stesso in cui in Italia
vincerà il Sì. Tant’è che sta promuovendo Comitati del No a
tamburo battente in tutto il territorio dello Stato islamico. Nei
suoi videomessaggi ha sostituito la tradizionale formula “Allahu Akbar” con “BastaunNo”.
E ha deciso di accelerare il piano di sbarco su San Pietro entro
e non oltre fine ottobre, ben sapendo che da novembre non ce
ne sarà più per nessuno.
A questo punto, qualcuno
potrebbe far notare alla povera
aretina che l’Italia ha una certa
esperienza, in fatto di lotta al
terrorismo, avendo combattuto con discreto successo quello
nero e quello rosso tra la fine degli anni 60 e la metà degli 80, e in
seguito quello mafioso, sempre
con la Costituzione vigente,
quella vera, quella del 1948. Sì,
proprio quella che prevede
quella bruttura del Senato eletto dal popolo. Ogni tanto qualche politico – tipo Almirante e
La Malfa durante il sequestro
Moro – invocava lo stato di
guerra, la pena di morte e le leggi speciali, cioè la sospensione
delle garanzie costituzionali
dello Stato di diritto. Ma finiva
regolarmente in minoranza,
tant’è che la Costituzione rimase invariata: anzi, fu proprio la
risposta ferma e decisa all’eversione nell’alveo della democrazia l’arma vincente che sconfisse i terroristi sia sul piano repressivo, sia su quello politico-culturale, ridicolizzando le
opposte propagande dei neri
sullo Stato troppo debole e dei
rossi sullo Stato troppo autoritario. Impresa impossibile se lo
Stato fosse sceso sul loro terreno, portando acqua al mulino di
chi tentava di dimostrare che era giusto abbattere il tiranno. E,
quando qualche testa calda nelle forze dell’ordine deragliò dai
binari della legalità (vedi le torture per far cantare i fiancheggiatori dei brigatisti che tenevano sequestrato il generale
Dozier e scoprirne il covo), subito interveniva la magistratura, perché il fine non poteva
giustificare quei mezzi. Così la
Costituzione si rivelò non solo
elastica, ma anche preziosa per
un’efficace lotta a tutti i terrorismi, nel rispetto dello Stato di
diritto e della divisione dei poteri: il Parlamento approva le
leggi, il governo le applica, la
Consulta ne verifica la legittimità, la magistratura punisce
chi le calpesta (da una parte e
dall’altra), la stampa controlla.
Ma chi osasse ricordare alla
presunta ministra questi dati
storici sarebbe senz’altro un
gufo, un rosicone, e anche un
sessista che finge di non notare
le sue sterminate doti intellettuali. Dunque sappia, la signorina, che noi siamo con lei. Anzi, dopo approfondita analisi,
siamo convinti che la sua Nuova Costituzione sarà decisiva
non solo per sconfiggere il terrorismo, ma anche i brufoli, la
cellulite, i calli, le ragadi e le
doppie punte.
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A
rrivano le notizie e non abbiamo niente da metterci. In questa estate alla Rai si comincia a
sospettare che il mondo non vada in ferie con Bruno Vespa e i fatti si ostinino
ad accadere nonostante Antonio Polito non sia intenzionato a commentarli.
Bisogna fare come la Nasa con gli Ufo;
pur nello scetticismo, prendere atto
che le notizie si manifestano addirittura nei weekend, e correre ai ripari.
Nell’Area 51 dei palinsesti è apparso uno Speciale Tg1nella prima serata
del venerdì, evento già in sé paranor-
| IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
Oddio, c’è
una notizia:
il golpe al cuore
dei palinsesti Rai
» NANNI DELBECCHI
male. Alberto Matano, al solito
in perfetto stile Conduzione e
Liberazione, aveva raccolto un
gruppo di opinionisti capitanato dal ministro Alfano per commentare la strage di Nizza. Ma poco dopo,
ecco farsi largo il colpo di Stato in
Turchia: un golpe al cuore anche per
la scaletta di Matano. La prima mossa
del Tg1 è stata collegarsi con la Cnn
(come se la Pepsi si collegasse con la
Coca Cola); poi tutti sugli specchi in
parete di terzo grado. Mara Carfagna
propone di ritornare “allo spirito di
Pratica di Mare” (e magari a B.
ministro degli Esteri); l’astuto
Alfano si dà alla macchia, ma
prima vuole porre “un quesito
esistenziale”: quanta libertà siamo
disposti a cedere per avere più sicurezza?”. Il tema da calciomercato attraversa lo studio mentre la Cnn mostra gli scontri di piazza e Matano sui
carboni ardenti non sa come interrompere il ministro… Sul fronte
dell’informazione si può migliorare,
ma quanto a teatro dell’assurdo siamo al top. Tele Ionesco è in linea.