Dalle Pantere Nere al Ku Klux Klan: alla Convention repubblicana di Cleveland va in scena il circo dell’America che odia e ama Trump Martedì 19 luglio 2016 – Anno 8 – n° 198 a 1,50 - Arretrati: a 3,00 -ea1,50 12 con il libro “Perché No” – Arretrati: e 3,0 0 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Modello “rischiatutto” Il concorso per i funzionari del Mibact Fino a 6 milioni di dollari al giorno Nintendo, Google & c. L’idea del ministero: la cultura è tutta un superquizzone La gioiosa macchina da soldi chiamata Pokemon Go-mania q TAGLIABUE E COMMENTO DI EMILIANI A PAG. 13 - 15 L’ q DELLA SALA A PAG. 17 Erdogan sevizia gli oppositori Alfano blocca il reato di tortura p Le foto delle “purghe” del regime dopo il golpe fallito fanno il giro del mondo. Mentre il nostro ministro dell’Interno – invece di rilanciare un provvedimento di civiltà – lo rispedisce nella palude della Camera per non inimicarsi i poliziotti violenti I GRANDI DUELLI Le due attrici e Rossellini Ingrid la “poco di buono” e le fiamme della Magnani q MARRA A PAG. 3 La vendetta Soldati denudati e rinchiusi Ansa Ankara no limits: nel mirino anche impiegati pubblici q MAGNAGHI A PAG. 4 Nizza, il jihadista “imperfetto” e i fischi a Valls q COEN E SANSA A PAG. 6 - 7 OMICIDI COLPOSI I morti di amianto alla Olivetti: 5 anni di carcere a De Benedetti q BARBACETTO E GIAMBARTOLOMEI A PAG. 14 p Da oggi con “Il Fatto” le rivalità che hanno appassionato il pubblico: dal cinema alla politica, dalla letteratura al costume. A cominciare dal quel furioso 1949: la Bergman a Stromboli dopo la fuga con il regista, “Nannarella” a Vulcano a meditare vendette contro i traditori q COLASANTI A PAG. 10 CAPUT MUNDI Roma, nuovi capitoli dell’invasione animale La cattiveria L’era del cinghiale nero (con topi) Boschi: “Una nuova Costituzione per combattere meglio il terrorismo”. Le modifiche sono tratte direttamente dal Corano VERONICA GENTILI M o’pure i cinghiali. Muovendo da Orte via Monte Mario irrompono a Roma nord in attesa che l’urbe ridiventi palude abitata dai lupi come in una simulazione di Alberto Angela. Ma l’ungulato selvatico, con la sua mole e la sua tendenza a intruppare le macchine, nasconde il reale nume tutelare dell’epoca e del luogo capitolino: il sorcio. Se l’era Marino era quella dei maiali (a Boccea pasteggiavano a avanzi di prosciutto), quella Raggi s’inaugura come l’era del topo, e chissà a quale animale si ispirassero l’Alemanno mafiacapitalizzata e le Rutelli-Veltroni, nel cui discorso pubblico il topo era freudianamente rimosso (forse Veltroni li teneva lontani proiettando film d’essai mentre loro lo aspettavano nei campi nomadi per riprese neorealiste). SEGUE A PAGINA 13 Braccia rubate all’Etruria » MARCO TRAVAGLIO COSE TURCHE Il Sultano rastrella i ribelli, noi mandiamo in soffitta la legge » DANIELA RANIERI y(7HC0D7*KSTKKQ( +.!"!_!=!; INCHIESTA PIZZA Palazzo Chigi, l’uomo col bottino sotto al tetto q MASSARI A PAG. 15 altro giorno, incurante dell’amorevole consiglio dei sondaggisti di sparire dalla circolazione per il bene del Sì, la cosiddetta ministra delle Riforme Maria Elena Boschi ha parlato a Termoli, con gran sollievo delle restanti città italiane. E – riferisce l’Ansa –ha illustrato l’impellente urgenza di “riformare la Costituzione per vincere le sfide dell’Europa, del terrorismo internazionale e combattere l’i n st a bi l it à ”. Il tutto – precisa sempre l’Ansa – “davanti a una sala affollata di esponenti del Pd e cittadini”, il che fa pensare che a Termoli gli esponenti del Pd non siano cittadini, ma extracomunitari senza permesso di soggiorno in attesa di rimpatrio. Quindi – par di capire – l’incontro si è svolto tra le sbarre di un Cie. La povera aretina ha usato, al solito, argomenti formidabili: “Abbiamo bisogno di un’Italia che sia più forte e di un’Europa che sia in grado di rispondere insieme, unita, anche, diciamo, al terrorismo internazionale, all’instabilità che può venire da tanti fattori, purtroppo l’abbiamo visto anche nei fatti tragici di Nizza, le sfide della crescita economica, le sfide dell’integrazione e della gestione dei flussi migratori”. Il rapporto causa-effetto dell’abolizione del Cnel e del Senato elettivo con la lotta al terrorismo dopo i fatti tragici di Nizza sfuggiva ai più, soprattutto ai clandestini del Pd termolese. I quali erano perfino disposti a intravedere un nesso causale tra la mortadella e la deriva dei continenti, tra i jeans a vita bassa e il buco nell’ozono. Ma non tra la “riforma” e l’Isis. Allora la nota costituzionalista prestata alla politica (che purtroppo non l’ha ancora restituita) non s’è persa d’animo. E, armata di santa pazienza, l’ha spiegato con la consueta logica stringente: “Per poter fare questo, abbiamo bisogno di un’Italia più forte verso l’Europa, un’Italia che sia credibile, affidabile come lo è stata in questi ultimi tre anni grazie al lavoro del nostro governo e per avere un’Italia più forte abbiamo bisogno, però, anche di una nuova Costituzione che ci consente maggiore stabilità e semplicità. In questo senso dire Sì al referendum e Sì alle riforme dà anche al nostro Paese la possibilità di essere più moderno e credibile”. A quel punto, anche i più scettici fra gli astanti hanno dovuto convenire con la giureconsulta di scuola etrusca. Anzi, più d’uno si è rammaricato che il referendum non si sia già tenuto e non abbia già vinto il Sì, circostanza che avrebbe senz’altro dissuaso il folle attentatore dal fare strage sulla Promenade des Anglais. SEGUE A PAGINA 20 2 » PRIMO PIANO CONDANNATO PER PECULATO Minzolini, la Giunta approva la decadenza da senatore | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 AUGUSTOMINZOLINI di Forza Italia deve decadere da senatore per la sua condanna a 2 anni e mezzo per peculato. È la conclusione della Giunta per le immunità, basata sulla legge Severino. Il sì alla decadenza è stato votato a maggioranza, dopo due ore di discussione. Il voto definitivo spetta, però, all’aula di Palazzo Madama. “Questo è un caso che considero una grande q ingiustizia perché penso di essere vittima di una vicenda kafkiana”, aveva detto Minzolini, di fronte ai colleghi. La condanna del senatore è legata alle spese che ha sostenuto, da direttore del Tg1, dal luglio 2009 a novembre 2010 con la carta di credito aziendale: 65 mila euro. Secondo la Cassazione, i giudici di appello hanno dimostrato "in modo ineccepibile la falsità" della tesi difensiva sull’uso della carta come “compensazione” per la cessata collaborazione con Panorama. Minzolini al processo aveva chiesto uno sconto di pena anche per la “tenuità del danno” alla Rai. Ma per la Corte il tipo di spese riguarda “pasti in ristoranti di lusso”, anche durante le ferie. Per riavere i soldi, la Rai glieli ha pure dovuti trattenere dallo stipendio. A. MASC. Verso il voto Le rilevazioni danno la partecipazione in crescita, ma più dei contenuti prevale il giudizio su premier e governo I SONDAGGI » SALVATORE BORGHESE* L e elezioni amministrative sono ormai alle spalle, ma hanno lasciato il segno: ne sono usciti nettamente indeboliti Matteo Renzi e il Pd, identificati dalla maggioranza degli italiani come i principali sconfitti alle urne. Mentre sembrano aver ricevuto una “spinta” notevole i partiti all’opposizione, a cominciare dal Movimento 5 Stelle, che secondo i sondaggi ha ormai raggiunto (e, secondo alcuni, superato) i dem nelle intenzioni di voto anche al primo turno. Ora però si è già aperta un’altra partita, ancora più importante: quella del referendum costituzionale. Non si conosce ancora la data precisa della consultazione, ma i fronti del Sì e del No sono già in movimento. La scorsa settimana i promotori della riforma hanno depositato le firme per chiedere il referendum, superando la soglia delle 500 mila necessarie, operazione che non è riuscita ai comitati per il No. Quasi una formalità, visto che per chiedere il referendum è sufficiente anche la richiesta di un quinto dei parlamentari. NELLE ULTIME settimane han- no cominciato a moltiplicarsi i sondaggi sul referendum costituzionale, analizzarli ci racconta i prossimi mesi di mobilitazione. Innanzitutto, quanta gente andrà a votare? Attualmente le stime oscillano dal 47% – registrato a inizio giugno da Index – al 72% rilevato da Ixè, poche settimane dopo. Ma la quota di astenuti dichiarati non è mai andata oltre il 42% registrato da EMG. Dunque, è facile immaginare che molti indecisi alla fine andranno a votare e che ci sarà un’affluenza ben superiore al 50%. Ma nei referendum confermativi non è richiesto un quorum: allora perché l’affluenza è importante? Lo spiega una recente indagine di Demos, secondo cui le intenzioni di voto variano a seconda della certezza di recarsi alle urne: il Sì sarebbe avanti di soli 3 punti (38% a 35%) contando solo quelli sicuri di votare, vantaggio che cresce di molto (37% a 30%) se si considera invece la totalità degli intervistati. Quindi, più persone andranno a votare maggiori saranno le probabilità che prevalga il Sì. Per il momento, però, le cose non vanno in questa direzione: oltre a Demos, solo Ipsos registra un –leggero –vantaggio del Sì (51% a 49%), mentre altri istituti come Emg, Euromedia e Ixè danno avanti il No. Peraltro, gli stessi sondaggisti segnalano che nelle ultime settimane la tendenza si è invertita in favore del No, probabilmente in conseguenza alla personalizzazione del referendum da parte di Renzi e al conseguente compattamento LASCHEDA I numeri del Sì Secondo i sondaggi il voto è legato alla valutazione dell’esecutivo: il 62% degli elettori Pd e il 66% di quelli dei partiti centristi di governo è a favore della riforma, ma anche il 42% di chi vota Forza Italia e il 30% dei supporter M5S Quelli del No Oggi nelle rilevazioni il fronte del Sì sarebbe avanti 38% a 35%, contando gli elettori sicuri di votare, un vantaggio che cresce (37% a 30%) sul totale del campione; i più critici alle modifiche costituzionali sarebbero gli elettori di sinistra e della Lega Sul Fatto, numeri e statistiche sulla politica a cura di You Trend Renzi si gioca tutto sull’affluenza: se cresce, sale il Sì l 72% Il picco di possibile par tecipazione alle urne delle opposizioni (da destra a sinistra passando per il M5S) contro la riforma. Ma chi sono i favorevoli e i contrari, e perché lo sono? Si è detto della personalizzazione del quesito, che potrebbe essere letto come un “Renzi Sì/Renzi No”. Su questo, le rilevazioni non sono univoche: L’INTERVISTA se per Ixè prevalgono gli elettori che voteranno guardando ai contenuti (il 46%), per Ipsos ben il 53% vede il referendum principalmente come un giudizio sul premier. Che le motivazioni siano un fattore estremamente rilevante viene fuori anche incrociando le intenzioni di voto al referendum La lunga estate La campagna verso il referendum sarà l’oggetto principale delle feste dell’Unità con quelle ai partiti, o con i giudizi su Renzi. Vista la personalizzazione, non sorprende che i favorevoli alla riforma siano il 53% tra chi esprime una valutazione positiva su Renzi, contro il 27% registrato tra chi invece ne dà un giudizio negativo (dati Demos). Allo stesso modo, gli elettori dei partiti che hanno approvato la riforma sono relativamente più propensi a votare Sì rispetto agli altri: Demos rileva il 62% di chi vota Pd e il 66% di chi scegli i partiti di centro al governo. Ma voterebbero a favore della riforma anche il 42% degli elettori di Forza Italia e 3 elettori del M5S su 10. I più critici verso le modifiche costituzio- nali sarebbero gli elettori di sinistra e della Lega. Dinamiche confermate anche dal più recente sondaggio Ipsos pubblicato sul Corriere. NUMERI alla mano, la strada dei prossimi mesi appare tracciata: ai promotori del Sì converrà “spersonalizzare” il referendum, puntando a convincere anche gli elettori meno interessati a votare per il contenuto della riforma; viceversa, i sostenitori del No dovranno puntare sull’impopolarità di Renzi e del governo, compattando l’ampio (e variegato) fronte del No. *YouTrend © RIPRODUZIONE RISERVATA Maurizio Bianconi L’ex berlusconiano e gli ultimi movimenti al centro “Denis lavora per il partito Mediaset” lettanti allo sbaraglio. Quel partito è finito quando se n’è andato Monti. » GIANLUCA ROSELLI L’ operazione di Verdini e Zanetti alla Camera era nell’aria. È da tempo che il leader di Ala lavora per allargare la sua componente. Con la benedizione di Renzi e di Berlus c on i ”. Maurizio Bianconi, avvocato aretino in Parlamento dal 2008, dopo un passato nel Pdl e in Forza Italia, ora è con i “Conservatori e rifo rm is ti ” di Raffaele Fitto, partito che lavora alla ricostruzione del centrodestra contro il governo Renzi. Quindi secondo lei Berlusconi è all’opposizione del governo per finta? Sono i fatti a parlare. Verdini sta compiendo la missione per cui è nata Ala: tenere rapporti con Renzi e stare in maggioranza per conto di Berlusconi. O del partito Mediaset, che cambia poco. È un asse che funziona alla perfezione sulle cose davvero importan- Secondo lei Zanetti si deve dimettere da viceministro? Centrodestra in frantumi Maurizio Bianconi, ex Forza Italia, ex Pdl, ora nei Conservatori-Riformisti di Fitto Ansa ti, basti vedere la nomina di Flavio Cattaneo in Telecom. Che Mediaset tifi per Renzi e per un nuovo Nazareno non è un mistero, l’hanno detto Confalonieri e Pier Silvio. A questo serve Verdini? Lui è l’uomo degli affari, l’ascaro di Berlusconi al servizio del premier. Al capo del governo serve avere due gambe al centro da usare a suo piacimento: Alfano da una parte e Verdini dall’altra. Di loro si fida molto più che della sinistra del Pd. E l’operazione Zanetti? Verdini è sempre a caccia di uomini. Prima ha pescato tra i nostri – Romano, Galati, Longo, D’Anna, Milo –, poi è andato altrove e ha trovato Scelta civica in piena implosione. Lì si è verificata una cosa mai vista: il segretario del partito messo in minoranza in Parlamento e costretto a lasciare il suo gruppo alla Camera. Di- No, Renzi non va combattuto con questi mezzucci. Avranno 20 deputati? era nemico), ha ripreso in mano il controllo della situazione. Adesso non c’è più alcun ostacolo a questo scenario. Verdini e Zanetti vogliono costruire la costola italiana dei lib-dem europei. Siete interessati? Noi non c’entriamo nulla con loro, siamo totalmente Il gruppo con Zanetti all’opposizione di questo viene da lontano: governo. LaVerdini è al governo voriamo per ricostruire un per conto di polo moderato alleato con LeBerlusconi. Pera? ga e Fdi. Per Un caso umano Ala fa parte noi dialogare a tutti gli efcon Renzi è cofetti della me costruire coalizione di governo? San Pietro alla Mecca. Ma certo! Verdini è in magCon Verdini ora c’è anche gioranza in nome e per conto Marcello Pera… di Berlusconi. E del partito Pera non è un caso politico, Mediaset che, dopo la fine del ma un caso umano. cerchio magico (di cui Denis © RIPRODUZIONE RISERVATA Ma sì, andranno a pescare tra i cani sciolti, tra gli isolati in cerca di un seggio futuro: è più facile fare scouting in ma gg ior an za che all’opposizione. PRIMO PIANO Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | NAPOLI Autosospesa per voto di scambio: la festa però è col simbolo Pd COSE TURCHE » WANDA MARRA L a legge sulla tortura dovrà essere rivista alla Camera per evitare ogni fraintendimento riguardo l’uso legittimo della forza da parte delle Forze di Polizia”. A metà pomeriggio il ministro dell’Interno Angelino Alfano dichiara se non morta, almeno moribonda, la legge sul reato di tortura. A spiegare perché è la capogruppo in Senato di Sinistra Italiana, Loredana De Petris: “L’accordo era che il testo fosse blindato. Invece, dovrà tornare in Senato”. E dunque, tra le incertezze sulla durata della legislatura e quelle quotidiane sui numeri a Palazzo Madama, nessuno può scommettere sul destino di una legge attesa da anni. Nota ancora la De Petris: “Con le torture in Turchia sotto gli occhi di tutti, fa particolarmente effetto un’indicazione come questa da parte del governo”. A DIMOSTRAZIONE che l’autosospensione dal Pd quando si è toccati da un’inchiesta è un proclama buono solo per qualche titolo di giornale, ecco la neo consigliera comunale di Napoli Anna Ulleto, dichiaratasi ‘autosospesa’ dopo accuse di voto di scambio, utilizzare il simbolo dem per chiamare a raccolta amici e fedelissimi. E festeggiare l’avvenuta elezione con loro e, q si legge sulla locandina d’invito, “con parlamentari e dirigenti nazionali e locali”. Chi? Lo scopriremo all’appuntamento di stasera in un locale in zona Colli Aminei. Ulleto è la candidata perquisita subito dopo le elezioni: la Procura la indaga per associazione a delinquere e voto di scambio, sospettata di essere a capo di una cricca che prometteva tirocini con Garanzia Giovani in IL COLLOQUIO cambio della preferenza in lista Pd. Quando uscì la notizia, Ulleto annunciò l’immediata “autosospensione” dai democratici, e i vertici locali tirarono un sospiro di sollievo. Ieri si è iscritta al gruppo misto. “Ma il Pd resta il mio partito”, ha detto a margine della prima seduta del consiglio comunale. Infatti ne usa il simbolo, come fosse cosa sua. VIN.IUR. Tortura, Alfano: tutto da rifare Il governo impone lo stop La legge, attesa da anni, di nuovo ferma: “Troppo punitiva nei confronti della polizia” I presenti Vertice bipartisan a Palazzo Chigi dopo l’attacco terroristico a Nizza: ad ascoltare Matteo Renzi i capigruppo di Camera e Senato, i ministri Paolo Gentiloni, Angelino Alfano e Roberta Pinotti LA PRESA di posizione di Al- fano sulla tortura, sembra l’unico effetto immediato della riunione di ieri di Renzi con i capigruppo di Camera e Senato, convocata per parlare di terrorismo. Presenti anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il sottosegretario con delega ai Servizi segreti, Marco Minniti e lo stesso Alfano. Il primo vertice di questo tipo c’era stato il giorno dopo il Bataclan. Obiettivo, richiamare le forze politiche a una sorta di concordia nazionale. Ieri si sono presentati tutti tranne la Lega. E Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera, non ha perso occasione per ribadire quello che dice da una »3 Gli assenti Il vertice Ieri mattina il premier ha incontrato i capigruppo per discutere delle misure anti-terrorismo LaPresse settimana, ovvero che il reato di tortura rischia di mettere in difficoltà le forze dell’ordine in un momento particolarmente delicato della lotta al terrorismo. Il riferimento è all’emendamento (votato anche da SI e M5S) che la settimana scorsa ha modificato l’articolo 1 che prevede che per commettere il reato di tortura siano necessarie solo “violenze o minacce gravi” e non “rei- terate violenze o minacce gravi”. Alfano, durante il vertice, è stato ambiguo, dicendo che avrebbe parlato con i capigruppo del Senato. Contro la modifica si erano scagliati molti centristi. E anche alcuni del Pd: “Non l’ho votato – chiarisce il dem, Stefano Esposito – io difendo la polizia. Se poi c’è una mela marcia la punisco”. Anche se il Pd adesso dichiara la volontà di andare a- I capigruppo della Lega non hanno partecipato, per non concedere una “passerella” al premier sulla sicurezza vanti, il governo stava cercando una via d’uscita. Infatti aveva pensato di calendarizzare subito in Senato un’informativa sul golpe in Turchia, che avrebbe fatto slittare il voto. Non è neanche detto che oggi pomeriggio l’aula di Palazzo Madama non voti per un ritorno in Commissione della legge. E giovedì è in programma l’analisi del Ruby ter, ovvero l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni di quando Berlusconi era senatore. Un altro voto con incognita. IERI a fare la relazione intro- duttiva al vertice è stato Renzi, che ha richiamato tutti alla responsabilità. La stessa a cui lo richiama anche l’opposizione: la De Petris gli ha chiesto di evitare affermazioni come quella del ministro Boschi, per cui se vince il Sì ci sarebbe più stabilità anche nella lotta al terrorismo. Mentre parlava, Renzi la guardava con espressione quasi stupita. Tanto è vero che lei ha chiarito: “L’abbiamo letto sui giornali. Se non è vero, il governo smentisca”. Ma il premier non ha confermato, né smentito. È stata poi annunciata la costituzione di una commissione anti-radicalizzazione. Minniti invece ha parlato di fare un patto con i provider, che servirebbe ad arginare la propaganda dell’Isis. La parte più delicata quella sulla Turchia: si è trattato di un LA PAGELLA Angelino Alfano L’idea del governo di concedere ai comuni cinquanta centesimi al giorno per ciascun migrante ospitato è ai limiti del comico. Spendiamo 34 euro al giorno per ogni profugo ma 31,50 euro vanno alle strutture di accoglienza. Due euro e cinquanta all'ospite per le piccole spese quotidiane, il quale da domani, dovrà pagare la sua personale tassa di soggiorno. Una specie di pizzo di Stato. ANTONELLO CAPORALE vero golpe, secondo il sottosegretario, ma “se Erdogan reintroduce la pena di morte, romperemo i rapporti”. La stessa posizione della Ue. Ma l’Europa, in realtà, è in difficoltà a prendere una posizione forte: per la gestione dei migranti che arrivano dalla Siria, la Turchia è fondamentale, tanto è vero che riceve 3 miliardi. Un’arma di ricatto micidiale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sandra Bonsanti L’ex presidente di Libertà e Giustizia replica alla ministra: “Così divide il Paese” “Boschi ricatta: la Carta è già contro il terrore” » GIANNI BARBACETTO C Continuano ad alzare la tensione: ci hanno messo su un binario unico, si rischia lo scontro mortale on le immagini del terrore di Nizza ancora negli occhi di tutti, il ministro Maria Elena Boschi crea il corto circuito tra riforme e terrorismo. Il Sì al referendum, dice, renderà l’Italia più sicura: per rispondere al terrore internazionale, infatti, “abbiamo bisogno di un Paese più forte”, argomenta, “quindi di una Costituzione che ci consenta maggiore stabilità”. DI FRONTE a dichiarazioni co- me queste, Sandra Bonsanti fatica a credere ai propri orecchi. “Sono affermazioni irres p o n sa b i l i ”, dice Bonsanti, giornalista, a lungo presidente di Libertà e giustizia, attiva nel comitato per il No. “È un ricatto, una minaccia assurda. Che cosa vuol dire: che se vincesse il No e ci fosse un attentato, la responsabilità sarebbe di chi ha lavorato per bocciare la ri- forma costituzionale? Non è possibile fare affermazioni pubbliche come queste. Perché la stabilità è semmai garantita dalla Costituzione vigente; il salto nel buio è la nuova Carta. Cambiare assetto costituzionale in un momento così delicato, in un’epoca burrascosa dal punto di vista interno e internazionale, è il vero salto nel vuoto. Sappiamo co- “Come l’Isis” D’Alema su La7 ha scherzato sulle parole della Boschi: “Chi vota No verrà accusato di essere complice dell’Isis” Ansa me funziona la nostra Costituzione, non sappiamo come potrebbero funzionare le nuove regole”. L’Italia ha conosciuto, negli anni Settanta e Ottanta, il terrorismo nero e rosso. “E la Costituzione repubblicana ha dimostrato di saper tenere unito il Paese e di riuscire a sconfiggere il terrore”. Bonsanti ricorda una affermazione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama: “Alla sua prima nomination, ricordò le solide radici del suo Paese, incarnate nella Costituzione americana. Noi invece arriveremo al referendum con il Paese spaccato a metà. Chiunque vincerà, sarà scavato un solco tra due Italie, quella del No e quella del Sì. Chi voterà No non si riconoscerà nella Carta della Boschi, chi voterà Sì farà fatica a capire le ragioni del No. Sembra che ci prendano gusto a portare l’Italia allo scontro. Abbiamo problemi e- pocali da affrontare: le nuove povertà, le diseguaglianze che aumentano, le grandi migrazioni, i diritti dei cittadini... Eppure ogni giorno viene invece accresciuta la tensione tra gli italiani sul tema delle riforme. Si è voluto a tutti i costi una manovra così divisiva. Ci hanno messo su un binario unico e il rischio è che si arrivi a uno scontro mortale”. POTREBBE AVERE esiti tremendi, constata Bonsanti. “Siamo già un Paese debole, come dimostra la strage di via D’Amelio che ricordiamo proprio oggi: la più grande operazione di depistaggio mai realizzata in Italia; non abbiamo ancora capito, dopo 24 anni, chi ha ucciso Paolo Borsellino e chi ha fabbricato le piste false battute per anni. Ebbene, la riforma di Boschi e Matteo Renzi taglia tutti i controlli e concede all’esecutivo un potere mai visto, accentrando il co- mando tutto nelle mani di una persona”. Per evitare lo “scontro sul binario unico” del referendum, Sandra Bonsanti prova a pensare un’alternativa: “Forse dovremmo immaginare qualcosa che eviti la rottura in due del Paese, con due Italie che non si riconosceranno più tra loro. Forse, invece di accentuare le divisioni con affermazioni come quelle di Maria Elena Boschi, bisognerebbe già cominciare a parlarsi, tra fautori del No e del Sì, per cercare alternative democratiche agli esiti autoritari delle nuove norme. Ci sono soluzioni possibili per riformare il Senato e non far fare alle due Camere le stesse cose, senza arrivare alla concentrazione del potere nelle mani di un solo uomo. Forse il Capo dello Stato dovrebbe provare a evitare questo tremendo scontro sul binario unico... Ma chissà se questa mia è solo un’illusione”. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 USA RIPRENDONO VOLI PER LA TURCHIA Le autorità americane hanno rimosso le restrizione imposte sui voli tra gli Stati Uniti e la Turchia dopo il fallito golpe contro il presidente Erdogan. Lo hanno riferito le autorità dell’aviazione civile americana (Faa). Le compagnie aeree americane avevano avuto il divieto di volare dalla notte di venerdì, qualche ora dopo l’inizio del tentativo di golpe da parte dei militari contrari al presidente. LaPresse GERMANIA PROTETTA SCUOLA DI GÜLEN La polizia tedesca ha messo sotto vigilanza una scuola privata turca di Stoccarda ritenuta vicina al movimento del predicatore Fethullah Gülen, considerato da Erdogan l’ispiratore del golpe fallito. Una portavoce delle forze dell’ordine ha detto che "funzionari controllano l’istituto a intervalli irregolari" perché ritenuto "a rischio". La scuola è frequentata da 470 studenti. Ansa TURCHIA Ritmo continuo Continua la repressione di Erdogan. Ucciso il vicesindaco di Istanbul Vietate le ferie e minacce a 3 milioni di dipendenti » ANDREA CARLO MAGNAGHI L a violenza non si ferma. Dopo il terremoto del tentato golpe di venerdì, arrivano, come scosse di assestamento, nuove morti. Gli ennesimi episodi di violenza si verificano nelle due città dove la rivolta era andata in scena, Istanbul e Ankara. A farne le spese, a Istanbul, è Cemil Candas, vice-sindaco della città, membro dei socialdemocratici, uno dei partiti all’opposizione del Akp di Erdogan. I due colpi alla testa, subiti mentre era al lavoro nell’ufficio della sua municipalità, in una zona centrale di Istanbul, gli sono costati la vita. La violenza riemerge anche ad Ankara, la capitale, dove nella mattinata di ieri un militare ha aperto il fuoco nei pressi del tribunale, dopo aver sequestrato un’auto e averne ucciso l’autista. Mentre la violenza avvolge ancora il paese, si aggiorna il numero dei morti legati ai fatti di venerdì sera: sono arrivati a 312, di cui 145 civili. Anche la repressione non si ferma e tocca nuovi apparati dello Stato. Dopo le purghe nell’esercito – ad oggi sono 103 tra generali e ammiragli, un terzo degli alti ufficiali, ad essere stati arrestati – e nel ministero della Giustizia, arrivano quelle al ministero dell’Interno. Sono 7899 i poliziotti sospesi, assieme a loro, 614 gendarmi e 47 tra i governatori dei distretti provinciali. Le purghe non risparmiano alcun ministero: in questi giorni persino il ministero delle Finanze ne è stato toccato con circa 1500 dipendenti sollevati dal loro incarico. E così, vuoi per l’improvvisa carenza di personale o per la voglia di mantenere tutti sul chi va là, succede che a 3 milioni di dipendenti pubblici vengano sospese le ferie. Il numero degli arrestati intanto è salito a 7.543, dei quali 6.000 sono soldati. Tra gli altri ci sarebbero diverse centinaia di magistrati e civili. Dopo la punizione sommaria data ai golpisti per strada dalla popolazione civile, cinghia alla mano, nelle ore immediatamente successive al tentato colpo di stato, destano preoccupazione nuove immagini che sono comparse in Rete. Ritratti i soldati prigionieri, denudati e ammassati all’interno di palestre o stalle dove Denudati nel capannone Un gruppo di militari rinchiusi dopo l’arresto; Erdogan e, sotto, l’ex capo dell’aviazione Akin Ozturk Reuters/Ansa Ecco le purghe del Sultano fra retate, botte e omicidi sono stati rinchiusi. Sui volti e sui corpi sono visibili i segni delle violenze e delle torture subite. Ferma la condanna delle organizzazioni che si occupano di diritti umani come Amnesty International,alle quali fanno eco quelle delle principali cancellerie dell’Occidente: si ritorni allo stato di diritto. RIMANE INCERTO il destino che toccherà ai soldati prigionieri. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha già più volte ricordato che l’utilizzo della pena capitale verso i ribelli non è da escludersi. Una richiesta che “il sultano” ha attribuito ai cittadini. Su L’ANALISI » CARLO ANTONIO BISCOTTO C he i rapporti tra Erdogan e i militari fossero tesi non era difficile da ipotizzare, considerato che Erdogan, salito al potere per rifondare l’Impero Ottomano e far diventare la Turchia una potenza regionale, ha finito per trasformare i Paesi confinanti in nemici e lo Stato turco nella parodia di se stesso. Come però ricorda Robert Fisk nel suo editoriale di ieri sull’Independ e nt , si commetterebbe un grosso errore nel dare per scontata l’obbedienza futura dell’esercito e nel considerare l’intera vicenda come qualcosa di estraneo al fenomeno del collasso degli Stati-nazione in tutto il Medio Oriente. La realtà è che il mondo a- 312 I morti Continua a salire il bilancio delle vittime: 145 quelle civili questo punto rimane inamovibile la posizione dell’Unione europea. Durante un meeting con i 28 ministri degli Esteri dell’Ue (anche Boris Johnson era presente) Federica Mogherini, a loro nome, fa sapere che la reintroduzione della pena di morte in Turchia (era stata abolita nel 2004) impedirebbe al paese di divenire in futuro membro dell’Unione europea. Alle parole dell’Alto Rappresentante fanno eco quelle di Angela Merkel. La Cancelliera tedesca affida la propria replica alle parole di un suo portavoce: “Siamo categoricamente contro la pena di morte. Un Paese che la pra- tica non può essere membro della Ue”. Del resto – fa sapere Bruxelles –la Turchia è, in quanto membro del Consiglio d’Europa, firmataria della Convenzione per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nella quale è contenuto il rifiuto della pena di morte. GLI STATI UNITI continuano a rifiutare la richiesta di estradizione di Fethullah Gulen, considerato da Ankara come l’istigatore del tentato golpe. Nonostante le minacce turche consistenti in un deterioramento dell’amicizia tra Turchia e Usa, la linea di Washington rimane la stessa: prima anche di parlare di estradizione, c’è bisogno di prove a carico del carismatico predicatore turco. Continua, dunque, in queste ore il repulisti di Erdogan. Il “sultano” sta approfittando dell’occasione datagli dal tentativo di golpe per rafforzare il proprio controllo sullo stato turco. E allora al sospiro di sollievo che veniva dalle principali cancellerie occidentali nelle ore successive al fallimento del golpe, oramai ha fatto seguito una forte preoccupazione, malcelata dai continui moniti lanciati nei confronti di Ankara. © RIPRODUZIONE RISERVATA Robert Fisk La previsione dello storico corrispondente britannico in Medioriente “Il prossimo golpe riuscirà: Ankara non può debellare il virus dell’instabilità” rabo, dall’Iraq alla Siria all’E- nali interessi politici e riaccegitto è squassato dal virus so il conflitto con i curdi, fa dell’instabilità che sta demo- parte a pieno titolo. Sempre lendo frontiere, nazioni inte- Fisk ci ricorda che la reazione re e il senso stesso dello Stato di Washington – schierata a in un’area vasta fianco di Erdoe delicata che gan “democratiabbraccia buona camente eletto” parte dell’Islam. – è stata ben diL’instabilità è Occidente cinico versa quando nel contagiosa al- Le vicende attuali 2 0 1 3 M o h a mmeno quanto la med Morsi – anc o r r u z i o n e e ricordano il ch ’egli “de mocraticamente ecolpisce gli au- Pakistan usato tocrati della reletto”–fu rimosgione di cui Er- dagli Usa ai tempi so dal potere con dogan, dopo a- dell’Afghanistan e un colpo di mano. In quel caso ver cambiato la C o s t i t u z i o n e poi abbandonato Washington non invitò il poper i suoi perso- polo egiziano – come invece ha fatto lo scorso fine settimana – a scendere in piazza a difesa del suo governo contro i golpisti. “Ma cosa possiamo aspettarci visto che i Paesi occidentali preferiscono la stabilità alla libertà e alla dignità?”, si chiede Robert Fisk. CIÒ SPIEGA PERCHÉ gli occidentali hanno accolto a braccia aperte le truppe irachene e i miliziani iraniani in funzione anti-Isis e spiega anche il voltafaccia rispetto al regime di Assad. Il mantra di qualche anno fa “Via Assad dal potere” è sparito dai radar. Fisk nel suo pezzo non omette di ricor- dare che le potenze occidentali distrussero l’Impero Ottomano con la prima guerra mondiale, lo fecero a pezzi e distribuirono le spoglie tra re brutali, colonnelli sanguinari e dittatori improvvisati. Le vicende della Turchia ricordano quelle del Pakistan usato vergognosamente dagli americani all’epoca della guerra russa in Afghanistan e poi abbandonato al suo destino con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Quando la Turchia ha iniziato a svolgere lo stesso ruolo per gli Stati Uniti in Siria, era prevedibile che sarebbe finita nel mirino degli islamisti con l’ag- PRIMO PIANO Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IRAN ACCORDO PER ESPANSIONE NUCLEARE Un documento ottenuto dall’agenzia Associated Press (Ap) attesta l’esistenza di un accordo segreto che consentirà all’Iran di espandere un programma nucleare chiave. Basteranno dagli 11 ai 13 anni di rispetto delle restrizioni imposte dall’accordo del 14 luglio 2015 perchè l’Iran possa dotarsi di 3.500 nuove centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, in sostituzione delle 5.060 di vecchia generazione. Ansa »5 KAZAKHSTAN ASSALTO A POLIZIA, 5 MORTI A un mese dal sanguinoso assalto a due negozi di armi e poi a una caserma della Guardia nazionale ad Aktobe, ieri 2 persone hanno sparato contro una stazione di polizia di Almaty, la città più grande ed ex capitale della repubblica centroasiatica. Il bilancio: 5 morti tra cui quattro agenti di polizia, e 7 feriti. Secondo il presidente Nursultan Nazarbayev , al potere dal 1989, è stato “un atto terroristico”. Reuters ISTANBUL Nella sede del quotidiano laico “Cumhurriyet”. Intanto la Polizia è sparita e si viaggia gratis sui mezzi pubblici Nel fortino dei giornalisti liberi “Qui il futuro resta la paura” formazioni da loro in questi giorni. “Credimi, non abbiamo idea di che cosa accadrà - mi dice una redattrice - ognuno ha le sue teorie, come tutti ci siamo spaventati molto tra venerdì e sabato, ma non sappiamo neppure bene che cosa è accaduto”. » MARCO BARBONAGLIA Istanbul B INUMERI 6.000 I soldati arrestati in seguito al fallito tentativo di golpe. Oltre a loro agli arresti altre 1.500 persone tra civili e magistrati 8.560 I dipendenti del ministero dell’Interno sollevati dal loro incarico. La cifra comprende 7.899 poliziotti, 614 gendarmi e 47 governatori dei distretti provinciali. Anche 1.500 dipendenti del ministero delle Finanze sono stati sollevati 3 i milioni di dipendenti pubblici ai quali sono state sospese le ferie in seguito al fallito colpo di Stato u yr u n , b uy r u n , bu u uyruun...”. Si sgolano come al solito gli uomini delle bancarelle lungo le strade di Istanbul. Scandiscono il termine che negozianti, venditori ambulanti, ristoratori usano come un mantra per invitare i clienti. Ma l’atmosfera non è quella di sempre. Agli imbarchi dei traghetti che collegano la parte asiatica con quella europea, i tornelli girano a vuoto, dal giorno dopo il golpe non si paga più il biglietto. Questo vale per tutti i mezzi pubblici. I POCHI ADDETTI alla sicurezza fanno segno di passare. Forse perché Erdogan invita la gente a non lasciare le piazze per prevenire altri interventi dei golpisti e allora non far pagare i mezzi può essere un modo per incentivare la popolazione a non chiudersi in casa. All’ingresso della “funikuler”che da Kabatas, dove arrivano le barche sulla riva occidentale del Bosforo, porta a Piazza Taksim, ci sono due ragazzini, piuttosto malmessi, in borghese con una pettorina con scritto “Polis”. Sembrano due volontari più che agenti. È un contrasto forte con i controlli strettissimi che c’erano ovunque in città fino a venerdì scorso e che si erano intensificati dopo ogni attentato. Piazza Taksim è mezza vuota e anche qui c’è pochissima polizia rispetto al solito. Due enormi vessilli rossi con la mezzaluna campeggiano nella piazza come giganteschi arazzi, “IL PEGGIOR GOVERNO civile è Guardia popolare I supporter di Erdogan in piazza LaPresse Il peggior governo civile è meglio di qualsiasi dittatura militare. E poi non basta più occupare la televisione per la riuscita di un golpe mentre su di un edificio spiccano due grandi foto di Erdogan. Tutto intorno è pieno di ambulanti che vendono bandiere turche, persone che indossano magliette o bandane rosse con la mezzaluna. Strano che Taksim sia così vuota perché Istiklal Caddesi, la via più famosa di Istanbul, è invece piena di gente e a percorrerla si ha l’impressione che questo sia un giorno come un altro. C’è un senso di scollamento tra le strade quasi senza polizia e le notizie che parlano di ondate di arresti, operazioni continue contro i golpisti e contro chiunque possa essere un simpatizzante di Gulen. C’ è qualcosa che mette a disagio in questa atmosfera sospesa, come se ci si trovasse ora nell’occhio del ciclone che si abbattuto venerdì notte sulla Turchia. I giornalisti del Cumhurriyet, giornale laico diretto da Can Dundar, come è logico, sono molto occupati ed è difficile raccogliere in- 5STELLE Le proposte sulla politica estera M5s a Grasso e Boldrini: meno legami con turchi e Paesi del Golfo VOGLIONO ridiscutere il ruolo della Turchia e tagliare i rapporti commerciali con i Paesi del Golfo. Sono alcune delle proposte dei Cinque Stelle sulla politica estera, messe nero su bianco in una lettera inviata ai presidenti delle Camere. “Chiediamo una svolta nella politica estera e una reale volontà politica nel farlo” scrive il M5s, che chiede “di inserire immediatamente nel calendario dei lavori dell’aula la previsione di un dibattito su temi più volte proposti in mozioni e risoluzioni”. Si parte con “la ridiscussione del ruolo e degli accordi con la Turchia, come principale alleato nella gestione dell’immigrazione, alla luce degli ultimi eventi”. E si prosegue con l’idea di ridiscutere anche “la decisione emersa nell’ultimo vertice Nato di proseguire la missione militare in Afghanistan, per la quale si chiede all’Italia un impegno più consistente”. Poi si passa a una vecchia proposta del Movimento: “Non destinare più nostri finanziamenti a paesi come l’Arabia Saudita, il Qatar e i Paesi del Golfo a causa della loro ambiguità con il terrorismo internazionale introducendo una moratoria sulle armi da fuoco”. Infine, serve “una collaborazione senza precedenti tra le forze di intelligence dei paesi Ue, Nato e della Federazione russa”. q Baluardo della laicità Una parata dell’esercito il cui ruolo storico fu stabilito dal padre della patria Ataturk Ansa gravante del conflitto con i curdi. Cosa può sperare Erdogan – si chiede ancora Fisk – se non può fidarsi del suo esercito? Ma la vera domanda è: alle migliaia di arresti seguiranno ulteriori provvedimenti di censura nei confronti della stampa, altri arresti di giornalisti, chiusure di giornali, bombardamenti di civili curdi e proseguirà da parte della Turchia l’ostinata negazione del “genocidio armeno”? Fisk si dice convinto che fallito questo golpe dobbiamo solo aspettare qualche mese prima che i militari ci provino nuovamente. E questa volta probabilmente con successo. © RIPRODUZIONE RISERVATA meglio di qualsiasi dittatura militare - fa notare un columnist del giornale. Che poi spiega come, in Turchia, i tempi dei colpi di Stato che portavano l’esercito al potere siano finiti da molto tempo. “È per via dei media moderni - aggiunge - non basta più prendere il possesso della televisione. Ogni persona con un cellulare può trasmettere informazioni da qualsiasi posto” A sentire Ahmet, siriano di 24 anni che lavora nell’ufficio della compagnia telefonica Turkcell in Istiklal Caddesi, “in Siria tutto è cominciato in modo simile”. “Ero davvero terrorizzato - dice - certo da noi non c’è stato un colpo di Stato militare, i militari erano già al potere. Ma l’atmosfera, gli spari, le esplosioni mi hanno riportato a quando a Damasco è cominciato tutto”. Lui è sollevato dal fatto che Erdogan sia tornato in sella. In questo i golpisti hanno compiuto un miracolo, se è vero che anche molti accaniti oppositori del presidente hanno tirato un sospiro di sollievo quando hanno visto che il potere rimaneva in mano al governo. Ma è presto per sentirsi rassicurati, e nessuno sa davvero quello che accadrà ora in Turchia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Direttore responsabile Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri Caporedattore centrale Edoardo Novella Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi Vicecaporedattore Stefano Citati Art director Fabio Corsi mail: [email protected] Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Layla Pavone, Marco Tarò Comitato dei garanti: Peter Gomez, Marco Lillo, Antonio Padellaro, Michele Santoro, Marco Travaglio Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n° 35 Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l’estero: Publishare Italia S.r.l., Via Alessandro Tadino 24 - 20124 Milano, Tel 02/49528450 - Fax 02/49528478 mail: [email protected], sito: www.publishare.it Distribuzione: m-dis Distribuzione Media S.p.A. - Via Cazzaniga, 19 20132 Milano - Tel. 02.25821 - Fax 02.25825306 Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 8137 del 06/04/2016 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599 COME ABBONARSI È possibile sottoscrivere l’abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ • Servizio clienti [email protected] 6 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 VITTIME PADRE DENUNCIA LO STATO Kamel Sahraoui la sera del 14 luglio ha perso le sue due figlie di 2 e 8 anni, rimaste vittime dell’attentato di Nizza. Ora il padre è pronto a sporgere denuncia nei confronti dello Stato e, se necessario, della città. Sotto accusa sono le falle nell’apparato di sicurezza, inspiegabili considerato lo stato d’emergenza. Sahraoui, afflitto quanto determinato, assicura: “Andrò fino in fondo”. Reuters SPAGNA PROVE TECNICHE DI GOVERNO A Madrid si cerca di dare vita a un nuovo governo dopo 8 mesi di paralisi politica e due elezioni. Il primo test per il premier Mariano Rajoy, è l'elezione del presidente del Congresso dei deputati. Il Pp ha presentato la candidatura del ministro dei trasporti Ana Pastor, una fedelissima di Rajoy, mentre il Psoe ripropone l'uscente Patxi Lopez e Podemos il catalano Xavier Domenech. INDAGINI E DOLORE Il premier insultato durante il minuto di silenzio. Il 31enne aveva amanti anche gay. Solo negli ultimi tempi aveva cercato notizie su guerra santa e attentati » LEONARDO COEN I Nizza l premier Manuel Valls sapeva cosa lo attendeva ieri a mezzogiorno, sulla Promenade des Anglais, per il minuto di silenzio in memoria delle 84 vittime. Sapeva che sarebbe stato fischiato e insultato. Quarantamila nizzardi ancora sconvolti, addolorati, spaventati. Arrabbiati. Così, hanno cantato, dopo il minuto di raccoglimento, la Marsigliese. Con le lacrime agli occhi. E poi, ancor più commossi, la struggente Nissa la bella. L’applauso è stato lungo, intenso. Ma dopo puntuali, inesorabili - i fischi, gli insulti, le grida “Dimissioni!”. Quando gli hanno gridato “assassino!”, Valls non ce l’ha fatta a mantenere l’aplomb di circostanza. Ha allungato il passo, scuro in volto. La contestazione, ha subito dichiarato “è dovuta al comportamento poco spontaneo di una minoranza”. Quanto ai fischi e agli insulti, sono “indegni in una cerimonia di raccoglimento e omaggio alle vittime”. Centrodestra ed estrema destra incalzano e bombardano il governo ad alzo zero: Nicholas Sarkozy, Christian Estrosi, Marina Le Pen in prima fila. Non a caso, ieri, Valls ha confermato che sarebbero stati sventati 2 attentati nel mese dell’Europeo, uno alla vigilia dell’inaugurazione e l’altro la sera della finale Francia-Portogallo, allo Stade de France. Come dire: lo Stato non è inetto... Il problema è che siamo di fronte a qualcosa di mai visto. Di fronte a questa nuova modalità di terrorismo, non possiamo confondere chi critica, chi rassicura e chi ci protegge: “Daesh fornisce a degli individui squilibrati un kit ideologico che da senso ai loro atti”, è l’analisi del premier, corroborata dai primi riscontri. L’identikit di Mohamed non corrisponde allo stereotipo del combattente fanatico, quello che i video del Califfato diffondono in Rete, armato fino ai denti, sguardo truce, ricoperto magari di sangue, che inneggia alla sadica e mostruosa giustizia islamica e agli attentati contro i “croci ati” dell’Occ idente. Siamo di fronte a un jihadista imperfetto. Un radicalizzato sprint. A uno cioè che non puoi intercettare. Uno che è nessuno, ma anche centomila. Una persona anonima. Che andava talvolta a Sanremo, a Ventimiglia. Mai coinvolto in situazioni estremiste. Sino a un paio di mesi fa, era un camionista palestrato, vanesio, narciso, donnaiolo, un violento che picchiava la moglie e beveva, mangiava maia- Bouhlel “jihadista imperfetto” e la rabbia di Nizza contro Valls Lapidazione virtuale La folla ieri sulla Promenade e spazzatura nel punto dove è stato ucciso Bouhlel Ansa/Reuters LE RICERCHE le alla faccia dei dettami religioso, che se ne infischiava del Ramadan, uno che si drogava all’occorrenza, ma era anche bisessuale, come ha detto ieri François Molins, procuratore capo di Parigi. CERTO NON per criminalizza- re i gusti sessuali, ma per far capire il ritratto di un uomo di 31 anni il cui modo di vita ha ben poco a che vedere con quello del militante Isis: uno dalla “vita debosciata”. Nel cellulare ritrovato nel camion, c’era un sms spedito dall’a- della festa della Bastiglia, né mante. Un 73enne fermato e dei legami con degli individui interrogato dalla polizia. E che si richiamano all'organizche ha confermato il legame. zazione”. La “radicalizzazioL’analisi del computer tro- ne”, ha spiegato Molins, può vato nell’appartamento di Bo- “avvenire tanto più rapidauhlel dimostrerebbe la matu- mente quando si tratta di perrazione di un “chiaro e recente sonalità disturbate o di indiviinteresse” per l’Islam radica- dui affascinati dall'ultraviole. E che l’attacco: era “preme- lenza”. La tesi di Valls. ditato”. Mohamed aveva fatto L’Imperfetto jihadista - andelle ricerche in Internet che Incompleto - aveva fatto sull’attacco terroristico di Or- ricerche su video di incidenti lando in Flostradali con le parole rida, sulle sparatorie di Barba, alcol e maiale chiave “orribili incidenti D a l l a s e Camionista sull’omicidio mortali” e pure “v id e o di una coppia palestrato, mangiava di poliziotti carne proibita: solo da choc, anime sensibili si aalla periferia di Parigi, il 8 giorni non si radeva stengano”. Av e v a e f f e tmese scorso. Quando natuato almeno vigava su Google, avviava due sopralluoghi lungo la Prochiavi di ricerca per immagini menade nelle ore precedenti violente “legate all'Islam radi- l’attacco e si era scattato 4 selcale e in particolare a dei com- fie. Lo documenta il cellulare e battenti con la bandiera dell'I- la video-sorveglianza. Peccasis, ma anche delle copertine to che le 1.257 telecamere di del giornale Charlie Hebdo, Nizza, la città francese più delle foto di bin Laden e del ca- “spiata”, vanto di Estrosi, non po jihadista algerino Mokhtar siano servite a nulla. Eppure, Belmokhtar”. Da 8 giorni si e- dopo Charlie Hebdo, Estrosi ra lasciato crescere la barba. dichiarò: “Se Parigi avesse aTuttavia, per ora “non si può vuto la nostra rete, i fratelli stabilire con certezza una af- Kouachi non avrebbero pasfiliazione diretta con lo Stato sato tre incroci senza essere islamico, che ha pertanto ri- neutralizzati”. vendicato la strage del giorno © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso URLA NEL SILENZIO Durante la commemorazione delle vittime della Promenade il premier socialista Manuel Valls è stato fischiato e dalla folla si sono levati anche Buuu di protesta. Valls ha definito indegni i fischi e ha rivelato che un attentato è stato sventato alla vigilia degli Europei n Dopo la strage I parenti vagano per gli ospedali e sperano nel Dna Un italiano morto e ancora 5 dispersi » GIOVANNA BORRELLI I n rue Gubernatis, nel Centro di accoglienza dei parenti delle vittime, sono ancora molte le persone che aspettano di sapere se i propri cari sono sopravvissuti all’attentato di giovedì scorso a Nizza. Tra questi anche italiani perché, come ha confermato domenica la Farnesina, sono circa una decina “tra irreperibili e feriti” i nostri connazionali coinvolti. Mentre si attende ancora la lista ufficiale delle vittime da parte delle autorità francesi – sono stati identificati con certezza più di 70 corpi delle 84 vittime – cresce la preoccupazione per almeno 5 italiani di cui si è persa traccia dal 14 luglio. Non si ha ancora nessuna notizia dei coniugi di Voghera. A poche ore dall’assalto del Tir, era stata proprio la foto di Angelo D'Agostino, 71 anni, a essere diffusa su Twitter per Senza notizie Angelo D’Agostino, Gianna Muset, Carla Gaveglio, Maria Grazia Ascoli e Mario Casati Ansa chiederne informazioni; si trovava in vacanza con la moglie Gianna Muset, 68 anni, in Costa Azzurra per festeggiare la pensione raggiunta da poche settimane dopo aver lavorato per anni all’azienda Ledeen nel Pavese. Dopo quattro giorni senza ricevere riscontro, il figlio Massimiliano D'Agostino è partito per Nizza alla ricerca del padre, nonostante la Farnesina avesse sconsigliato di farlo: “N on riusciamo più ad aspettare. Questa attesa sta diventando un’agonia”. Ma all’uscita de Centro, accompagnato dai funzionari dell’Unità di crisi, ha solo detto: “Dobbiamo aspettare, dobbiamo solo aspettare”. ASSIEME AI SUOI genitori, c’e- ra anche una coppia e un sesto amico, sulla Promenade des Anglais per assistere ai fuochi d’artificio della festa nazionale francese: Mario Casati, 90 anni - di cui ieri la polizia giudiziaria francese ha formalizzato il riconoscimento tra le vittime - e sua moglie Maria Grazia Ascoli, di 77, conosciuta anche come Graziella. Anche nel loro caso, l’appello per ritrovarli era stato diffuso at- Massardi - ma era viva”. Da traverso Twitter con l'hashtag quel momento più niente. Do#recercheNice, ripreso anche menica il padre di Carla si è dal quotidiano francese Le Pa- sottoposto al test del Dna per riesien. I due figli li avevano permettere ai genetisti di concercati nell’ospedale Pasteur frontarlo con quello dei pama non erano riusciti a trovar- zienti ricoverati, ma potrebbero volerci fino li. In sospeso ana tre giorni per i che Pietro Masrisultati. Le risardi, marito delc e r c h e c o n t ila 48enne Carla nuano. E anche Gaveglio di Pia- Lista ufficiale sco, in provincia La Farnesina se i funzionari del Consolato e di Cuneo: la quinta italiana ancora indica una decina dell’Unità di crisi della Farnesiirreperibile. Ve- di persone nerdì mattina la na ripetono che buona notizia: “non rintracciate” si parla di persosua figlia Matilde ma la lista ne “non rintracciate”, la paura è di 14 anni è ancora che la lista dei diviva, ricoverata al può allungarsi spersi potrebbe Pasteur ma in allungarsi. “A buono stato di salute. È la ragazzina ad aver vi- Nizza vivono tanti italiani, sto per l’ultima volta sua ma- molti anziani, alcuni non handre, subito dopo la strage, no figli né parenti prossimi che mentre un’ambulanza la soc- potevano segnalare la scomcorreva. “Accusava dolori alle parsa”, spiegano al consolato. gambe e al bacino - ha spiegato © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIMO PIANO Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | OXFAM SOLO 9% RIFUGIATI IN PAESI RICCHI Giordania, Turchia, Libano, Pakistan, Sudafrica insieme al Territori palestinesi ospitano più del 50% dei rifugiati di tutto il mondo. Le sei nazioni più ricche - Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito - solo il 9%. L’Italia, ottava economia del mondo, ospita circa 135.000 persone. Sono i dati contenuti in un nuovo rapporto dell’Oxfam, che chiede "un’inversione di rotta". Ansa GERMANIA NUOVO PARTITO XENOFOBO Il capo del movimento xenofobo Pegida, Dirk Bachmann, ha annunciato la fondazione di una nuova formazione denominata Partito liberal-popolare per la democrazia diretta. A Dresda, Bachmann ha giustificato il passo da movimento a partito con le minacce delle autorità di mettere fuorilegge Pegida. Bachmann ha aggiunto che il suo partito supporterà la destra nazional-populista Afd. Ansa UN PAESE DIVISO I destini opposti delle comunità “Loro in Siria? E noi torniamo in Israele” » COSIMO CARIDI E FERRUCCIO SANSA I Simbolo nel mirino Poliziotti davanti a una delle sinagoghe di Francia Ansa LO VEDI PROPRIO DALLE SCUOLE scelte dalle famiglie ebree: “Non li mandiamo più negli istituti pubblici. Qualcuno va nelle tre Yashiva (scuole ebraiche), ma lì si insegnano soprattutto i precetti religiosi. Molti vanno negli istituti cattolici, dove si seguono i programmi ministeriali e si può scegliere di non frequentare le ore di religione. È un ambiente più protetto, anche se può sembrare un paradosso”. Finito il liceo, tanti decidono di partire. Le mete sono anche il Canada, il resto d’Europa. Soprattutto, però, Israele, patria dell’identità. Dello spirito. Il primo passo è chiedere notizie all'Agenzia Ebraica, un palazzone in rue Roassal, a pochi passi dalla stazione. Secondo il ministero israeliano della Diaspora nei prossimi dieci anni in Israele migreranno 120mila francesi. Nel 2015 sono partiti in 15mila. È quella che viene chiamata Aliyah, “ritorno” o “pellegrinaggio”. Racconta ancora Benjamin: “Il viaggio e la cittadinanza sono garantiti a chi potrebbe essere perseguitato per motivi razziali. Ma Israele garantisce anche affitti calmierati, riduzioni fiscali, incentivi per i minori”. Nel 2013, appena laureato, Benjamin ha lasciato la sua vita, la famiglia ed è andato a Herzelya, a pochi chilometri da Tel Aviv: “Il fanatismo islamico che noi vediamo nelle città francesi, soprattutto qui a Nizza, ha Gli ultrà musulmani vanno a combattere con il Califfo Sentiamo che non siamo più al sicuro in questo Paese. Ormai è cambiata l’atmosfera PATRIK AMOYEL, VIVEVA A NIZZA riacceso la piaga dell’antisemitismo”. Ecco allora il bisogno di partire “in cerca di sicurezza e di quella identità che sentiamo minacciate dagli estremisti, ma anche da una certa sinistra francese che in nome della laicità e della tolleranza ci sta mettendo in pericolo”, racconta un esponente della comunità ebraica che chiede di restare anonimo. Fede e identità si radicalizzano. Si cercano simboli in cui identificarsi. Te lo trovi davanti per le strade di Nizza: tante donne velate, ma sempre più spesso anche abito scuro e i cernecchi degli ebrei ortodossi. “Per tanti c’è bisogno di bandiere, di divise – ti senti dire davanti alla sinagoga di rue Rossini – e la laicità non te le dà”. © RIPRODUZIONE RISERVATA dal nostro inviato a Nizza onvertita. Ero musulmana e sono diventata cattolica. Non sono l’unica, ma dobbiamo vivere nel silenzio. Nascosti. Nella laica Francia, ci sono posti dove non si può cambiare idea, dove non puoi scegliere la tua fede perché hai paura”. Siamo a L’Ariane, banlieue simbolo di Nizza. Ma ti pare di essere planato di colpo a mille chilometri di distanza. Nel cuore di un paese arabo. Non solo per gli alberi di eucalipto, la terra chiara. Sono gli uomini con la barba lunga, le donne con il velo. Difficile trovare una ragazza con la gonna. Anche tra i pochi “francesi doc”. Incontrare Felicite, 25 anni, non è semplice. Ti dice: “Mi prometta di non scrivere il mio vero nome, di non fotografarmi. Per la nostra legge – il Corano, non quella della République – è prevista la morte per chi si converte”. Promesso. Solo allora Felicite parla: “Vengo da una famiglia marocchina. Amo la mia gente e la mia cultura. Un giorno ho conosciuto il Vangelo e Gesù. Ho capito che era la mia strada”. MA SUPERARE LA GRANDE PORTA a vetri della chiesa era come lasciarsi alle spalle un mondo. “Avevo paura”, Felicite tiene d’occhio i condomini della piazza scalcinata, deserta, “temevo mi vedessero. Ma non ho ceduto. A Pasqua sono stata battezzata. È stato il momento più bello della mia vita”. La chiesa gremita, il vescovo, i parenti dei battezzati. Non la famiglia di Felicite: “Non mi hanno cacciata. Di questo gli sarò sempre grata”. Nessuno, però, lo sa. Potrebbe essere pericoloso. C’è un confine invisibile accanto al casello dell’autostrada che arriva dall’Italia. Da una parte Nizza che IL CICLISTA EROE All’inseguimento dell’attentatore “Ho cercato di aprire la portiera, ma Bouhlel mi ha puntato la pistola” ALEXANDRE MIGUES stava tornando a casa in bicicletta dopo la fine dello spettacolo dei fuochi di artificio quando si è accorto del camion che stava travolgendo la folla lungo la Promenade de Anglais. “D’istinto – ha raccontato a Nice Matin – ha provato a fermarlo: “Quando sono arrivato all’altezza dell’autista, ho cercato di aprire la portiera due o tre volte”. Ma in quel momento Mohamed Lahouaiej Bouhlel gli ha puntato contro un’arma spaventandolo. Migues è uno dei due civili che hanno q Francia “Dall’Islam a Cristo per sfuggire all’integralismo” C Nizza giovani estremisti arabi vanno in Siria, gli ebrei in Israele. Decine, centinaia, tanti miei amici sono partiti. Anch’io. Vogliamo sicurezza e preservare la nostra identità”. Benjamin è appena rientrato da Israele. Dopo due anni: “Sentivo che dovevo tornare a Nizza, in Francia, pure qui sono a casa”. Succede anche questo a Nizza, capitale francese dell’estremismo. Dove l’antisemitismo ha provocato una reazione imprevista: il ritorno in Israele, per lavorare, per fare il servizio militare. Da una parte c’è il mondo nascosto dell’estremismo islamico che recluta disperati nelle banlieue e li manda in Siria. Per tornare poi a combattere in Francia. Dall’altra ci sono le sinagoghe, in un paese, la Francia, che ha la seconda comunità ebraica più numerosa del mondo, dopo gli Stati Uniti. E anche qui, lontano dai riflettori, è in atto un’opera di reclutamento. Molto diverso, ovviamente. Legale, senza la propaganda della violenza. “Sono i genitori a spingere i figli a partire. Sentiamo che non sono più al sicuro qui. È cambiata l’atmosfera”, racconta Patrik Amoyel. »7 messo a rischio la propria vita per bloccare l’attentatore. L’altro giovane arrivato in scooter, si è gettato sotto le ruote del camion per bloccarlo. Ma il coraggioso ciclista non lo ha visto: “Ho sentito degli spari... Se questa persona in scooter è ancora in vita mi piacerebbe incontrarla”, dice. Dopo l’attentato è tornato sulla Promenade più volte: “Dal punto in cui abbiamo iniziato a frenarlo, anche con il ragazzo in scooter, per 150 metri non ci sono state vittime. Questo mi ha sollevato”. Banlieue islamica L’edificio dove viveva Mohamed Lahouaiej Bouhlel LaPresse Avevo paura, temevo mi vedessero. Ma non ho ceduto. A Pasqua sono stata battezzata. È stato il momento più bello della mia vita FELICITE, 25 ANNI, MAROCCHINA tutti conosciamo. Dall’altro L’Ariane, “dove il 70% della popolazione è musulmana, cinque moschee per una parrocchia”, racconta Patrick Bruzzone, il parroco di Saint Pierre de L’Ariane, un testimone perfetto della chiesa di papa Francesco: fermo nella fede e disposto al dialogo. “Con gli imam e il rabbino abbiamo dato vita all’Ajm (Association Judeo Musulmane)”. Fatti, non parole: “Festeggiamo lo Chanukkah ebraico, il Ramadan musulmano e il nostro Natale. L’ultima volta è stato l’imam a mettere Gesù nel presepe. Lo stesso imam che, quando ho avuto un ictus, è stato il primo a visitarmi in rianimazione”. Dialogo, con la chiesa che si ritrova minoranza nella cattolica Francia. Ma don Patrick non si ferma, va per le strade, distribuisce migliaia di pasti ogni anno e magari il vangelo con la traduzione in arabo. Il principe Alberto di Monaco gli ha regalato un autobus diventato cappella mobile. Patrick ha aperto l’épicerie sociale, il negozio dove Lali Bakradze – signora di origini russe – vende cibo a chi ha bisogno, a prezzi scontatissimi. “Vengono tutti, anche i musulmani, cinquemila persone al mese”. Si comincia dal nutrimento del corpo, qui in tanti sono poveri; poi, magari, ci sarà il cibo per l’anima. Non c’è solo Felicite che si è convertita. Appena fuori dalla chiesa, però, magari ci si mette il velo. “È cambiato tutto in un paio d’anni. Sembra di essere a Teheran”, racconta una delle poche donne con la gonna, “Siamo noi a dover essere accettati. Noi nati a Nizza. Sono queste la tolleranza e la laicità?”. F.SA. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 USA HILLARY: “RIFORMA SULLE ARMI” “Dobbiamo far approvare una riforma sulle armi, che sono la principale causa di morte fra gli afroamericani”. Lo afferma Hillary Clinton, candidata alla Casa Bianca per i Democratici, sottolineando che c'è bisogno anche di una “riforma della giustizia penale. Tutti sono più al sicuro quando la legge è rispettata e quando tutti sono rispettati dalla legge”. Ansa VENEZUELA IN BRASILE PER IL CIBO Centinaia di venezuelani attraversano quotidianamente il confine con il Brasile a Pacaraima alla ricerca di cibo e medicinali. Lo scrivono i media brasiliani, sottolineando che la cittadina è invasa ormai ogni giorno da venezuelani che viaggiano anche per giorni interi pur di fare scorta di beni di prima necessità come riso, farina, olio, zucchero, burro e pasta, che a causa della crisi scarseggiano in Venezuela. CAOS REPUBBLICANO A Cleveland è partita la convention tra proteste all’esterno e molte assenze dei big del partito Tra Pantere Nere e KKK benvenuti al Circo Trump » GIAMPIERO GRAMAGLIA F in da prima che Donald Trump invadesse la politica americana, le convention erano dei circhi: kermesse strapaesane, con delegati che non se ne perdono una e altri che arrivavano con lo spirito con cui i musulmani vanno alla Mecca, il viaggio della vita, una testimonianza di fede politica. Sotto il tendone di ‘Barnum’ Trump, alla Quicken Loans Arena di Cleveland, Ohio, c’è di tutto: ultra-conservatori Tea Party e fondamentalisti cristiani, anti-gay e anti-abortisti, suprematisti e adepti del Ku Klux Klan, creazionisti e negazionisti. E fuori, a protestare, ci sono giovani, donne, ambientalisti, ispanici, neri di ‘Black lives matter’, ma anche delle rinate Pantere Nere. MANCANO SOLO i Repubblicani presentabili, almeno molti di essi: sono rimasti a casa, Mitt Romney, tutta la famiglia Bush, altri notabili moderati. Persino Sarah Palin, che non appartiene alle categorie né dei presentabili né dei moderati, non ci sarà perché – dice – l’Alaska è troppo lontana LA STORIA dall’Ohio. Ma c’è chi lavora per tenere il partito unito: i leader del Congresso e gli ex rivali Cruz e Rubio ci saranno. Fra gli ospiti stranieri, non ci sarà Matteo Salvini (ma Trump non ne noterà l’assenza, come non ne avrebbe notato la presenza). In questa violenta estate americana, che asso- Lui, invece, propugna “legge e ordine”: uno degli slogan della convention. Le misure di sicurezza sono altissime, specie dopo l’annuncio che le nuove Pantere Nere manifesteranno armate fuori dall’Arena: il II emendamento della Costituzione (approvato il 5 dicembre 1791) e la legge dell’Ohio lo rendono possibile. Moderati a casa Manca anche l’ultra conservatrice Sarah Palin: Ohio troppo lontano dall’Alaska IL GOVERNATORE John Kasich, miglia sempre più a quella tragica del 1968, quando vennero uccisi Martin Luther King e Robert Kennedy e la convention democratica a Chicago fu teatro di ripetuti scontri, l’uccisione di tre agenti, e il ferimento di altri tre domenica a Baton Rouge, Louisiana, è benzina sul fuoco dell’appuntamento di Cleveland. Trump l’incendiario addebita le stragi di poliziotti a Baton Rouge e a Dallas, alla mancanza di leadership” del presidente Obama. rivale di Trump per la nomination, ha respinto la richiesta dei sindacati dei poliziotti di sospendere la norma fino a giovedì. Intorno all’Arena è stata innalzata una barriera alta 2,5 metri (un po’ meno del muro che Trump vorrebbe tirare su al confine con il Messico) e sono state chiuse diverse strade. Migliaia gli agenti armati schierati, mentre elicotteri pattugliano dal cielo l’area che s’affaccia sul lago Erie. Cleveland, che ha circa 400.000 abitanti, s’è assicurata per 50 milioni di dollari contro eventuali danni. Il rischio percepito è molto elevato. Almeno quattro grandi gruppi mediatici hanno dotato gli inviati di giubbotti antiproiettile. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) fornisce un decalogo su I numeri 50 .000 Fra delegati (2,472 selezionati in convention statali) e visitatori Kermesse del kitsch Un membro dell’organizzazione “Bikers for Trump” e supporter del miliardario repubblicano nella Capitale dell’Ohio 15 .000 Giornalisti accreditati da tutto il mondo 20 Interventi fino a giovedì, giornata conclusiva, fra cui quello dei candidati a presidente e vicepresidente LaPresse/Ansa come comportarsi. Tra i consigli, dotarsi di maschera antigas per proteggersi contro l’eventuale uso di spray urticanti e di lacrimogeni da parte della polizia, lavorare in team, studiare le vie di entrate e uscita di ogni ambiente. La convention durerà quattro giorni e suggellerà ufficialmente la nomination di Trump. L’apertura è nel segno di ‘legge e ordine’, con sul podio Melania, moglie di Trump, e Rudolph Giuliani, ex capo della polizia e sindaco di New York. Altri temi saranno l’economia, il primato dell’America nel mondo (con il candidato vice Mike Pence) e l’unità dell’America (con Trump e la figlia Ivanka). © RIPRODUZIONE RISERVATA Arrivano i barbari Il partito lo avversa, i liberal sono increduli. Ma è il candidato più votato di sempre Il fantasma di Donald aleggia su Washington neppure l’ex sfidante di Barack Obama, il mormone Mitt Washington Romney (che pure nel 2012 eW a s h i n g t o n , D o n a l d ra stato sostenuto da Trump). Trump ha già lasciato il E senza alcun entusiasmo suo marchio: il suo cognome a Paul Ryan, lo speaker repubcaratteri cubitali campeggia blicano che guida il Congressu una chiesa che l’immobilia- so e che qualche anno fa dava rista di New York si appresta a voce alla destra liberata dei trasformare in Tea Party, cerun hotel a cinque cherà di tenere stelle. Anche se a insieme un partinovembre non to travolto dall'ariuscirà a con- Dietro gli spot scesa di Trump. quistare la Casa Comunque vada Ma nelle PresiBianca, a meno di denziali contano un chilometro sarà un successo i candidati, non le dal cantiere, co- (per lui): costruirà macchine buromunque questa cratiche dei due corsa alla presi- un nuovo hotel grandi partiti dedenza farà bene a cinque stelle stinate a eclissaragli affari. E ansi di nuovo dopo che il Partito Re- nella Capitale Usa la convention. pubblicano, il NELLE PRIMARIE, Grand Old Party, sarà segnato da questa campa- Trump ha vinto in 36 Stati, ha gna elettorale, comunque fi- ottenuto 1450 delegati, più nisca la Convention di Cleve- della maggioranza richiesta di land, Ohio, che dovrebbe in- 1237, il 44 per cento del voto dicare Trump come candida- popolare. Nessun candidato to alla presidenza per il do- repubblicano ha mai fatto mepo-Obama. A destra c’è anco- glio. Il Wall Street Journal si ra qualcuno che usa il condi- appende alla sentenza di un zionale: i due ex presidenti giudice federale che ha bocBush non appoggiano Trump, ciato una legge della Virginia » STEFANO FELTRI Osservato speciale Donald Trump ha cambiato partito 7 volte e in passato ha finanziato la Clinton Reuters A in base alla quale i delegati sono obbligati a votare secondo il risultato delle primarie (sarebbe una violazione del primo emendamento della Costituzione sulla libertà di parola). Ma non saranno i cavilli o i grandi vecchi del Partito Repubblicano a fermare Trump. E neanche la scelta di un vicepresidente come Mike Pence, governatore dell'Indiana, anti-aborto, anti-contraccezione, anti-gay, uno capace di far perdere molti più voti di quanti ne farà guadagnare e di cui neppure Trump sembra davvero convinto. Gli intellettuali liberal di Washington e New York non si capacitano che tanti americani, dopo 8 anni di calma, fermezza e relativa tranquillità economica portata da Barack Obama, possano votare un miliardario che si propone come campione dei lavoratori con i salari fermi e degli esclusi dalla globalizzazione. Eppure proprio aver convissuto con un presidente nero alla Casa Bianca è parte della spiegazione di quello che sta succedendo. La cronaca quotidiana racconta un Paese immerso in una guerra civile razziale: poli- ziotti bianchi che uccidono ragazzi neri disarmati senza essere poi neppure processati, ragazzi neri che sterminano poliziotti (quasi tutti bianchi) con esecuzioni quasi militari, prima a Dallas, Texas, e poi domenica a Baton Rouge, in Louisiana. “Molti avevano sottostimato il Tea Party come un puro movimento libertario, anti-tasse e anti-Stato, senza capire quanti dei suoi sostenitori erano americani bianchi, non giovani e molto arrabbiati con l'immigrazione”, ha scritto il commentatore del Washington Post E. J. Dionne, au- tore di un saggio sulle mutazioni del Partito Repubblicano. TRUMP ha cambiato partito sette volte tra il 1999 e il 2012, ha pensato di candidarsi alla presidenza nel 2000 con il partito riformatore, terzo polo mai decollato, ha donato soldi alla campagna di Hillary Clinton quando doveva diventare senatrice di New York, una volta ha perfino detto che, se si fosse candidato alla presidenza, avrebbe scelto Oprah Winfrey, la signora nera della tv, come vicepresidente, ma tutto questo non conta nulla nell’ascesa che culmina nella convention di Cleveland. L’unico Trump che conta, per gli elettori repubblicani, è l’ultimo, quello che vuole vietare l’ingresso ai musulmani negli Usa e costruire un muro con il Messico. Declinano in una chiave anche (e forse soprattutto) razziale lo slogan rubato a Ronald Reagan, “Make America great again”, rendere l’America di nuovo grande, dove grande implica anche “bianca”. © RIPRODUZIONE RISERVATA ESTERI Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | USA MORTE GRAY, TENENTE ASSOLTO Un giudice del Maryland ha assolto il tenente di polizia Brian Rice dalle accuse di omicidio involontario e condotta pericolosa per la morte del detenuto nero Freddie Gray, nell’aprile 2015. Rice, 42 anni, è l’ufficiale di più alto grado coinvolto nel caso Gray, morto a Baltimora mentre veniva trasportato nel furgone della polizia. In precedenza erano stati assolti altri due agenti, fra cui l’autista. LaPresse PORTORICO VIRUS ZIKA, È EMERGENZA Zika, virus trasmesso dalle zanzare, dilaga; a Portorico, 76 municipalità su 78 hanno registrato infezioni. I casi sono saliti a 4.437, 1336 in più in soli 7 giorni; 553 donne incinte sono state contagiate con il rischio di dare alla luce bimbi con gravi difetti neurologici o microcefalia. Il governo non ha ancora dato il via alla bonifica con insetticidi. In Brasile risultano 166 mila contagi. Ansa USA Dopo gli agguati ai poliziotti I PROTAGONISTI Il reduce nero nega il mito di Hollywood MICAH JOHNSON Ex geniere dell’esercito, il 7 luglio ha ucciso cinque agenti a Dallas Da Rambo al Cacciatore, il veterano impazzito era solo bianco: nella realtà non è più così » VALERIO CATTANO M icah Johnson, 25 anni, aveva servito in Afghanistan con i genieri dell’esercito; congedato per i suoi cattivi comportamenti, aveva trovato lavoro solo come muratore. Il 7 luglio a Dallas si è trasformato in giustiziere per conto dei fratelli neri: ha ucciso 5 agenti e ferito altri 7. Gavin Long, 29 anni, era un ex sergente dei Marine; sul suo profilo Facebook scriveva: “In meno di tre anni ho raggiunto il livello di sergente, come uno dei marine più preparati fisicamente e disciplinati. Durante i cinque anni nei Marine sono stato in Giappone e in Iraq”. Sui social era conosciuto come Cosmo Setepenra: dopo il servizio attivo, non aveva trovato molto da fare: si spacciava per mental game coach, nutrizionista, consigliere spirituale. Poi è uscito allo scoperto: “Giustizia per tutti gli afroamericani”, ha scritto. A Baton Rouge, domenica scorsa, ha teso la trappola e ha »9 Visi pallidi Sylvester Stallone, Tommy Lee Jones, Tom Cruise e Robert De Niro Ansa ammazzato tre poliziotti prima di essere ucciso. Johnson e Long inconsapevolmente hanno mandato all'aria tutti gli schemi di Hollywood per cui il reduce combina è un disadattato e può essere letale, ma è sempre un bianco. Il più famoso è John Rambo, interpretato da Sylvester Stallone nell'omonimo film: per quasi 60 minuti recita non più di dieci battute. Ma alla fine, bastano poche frasi per spiegare il suo disagio: da soldato delle forze speciali in Vietnam a senza tetto: “Pilotavo gli elicotteri, guidavo un carro armato, rispondevo di attrezzature per milioni... qui non riesco a trovare lavoro nemmeno come parcheggiatore”. PIÙ INTELLETTUALI gli approcci di Michael Cimino ne Il Cacciatore – i reduci sono americani di origine ucraina, ma sempre di pelle chiara – e di Oliver Stone con Nato il 4 luglio e Tra cielo e terra; rispettivamente Tom Cruise e Tommy Lee Jones hanno un impatto devastante al ritorno a casa GAVIN LONG Ex sergente dei marines, ha ammazzato tre agenti a Baton Rouge dal Vietnam; sono bianchi. Il tempo e la storia hanno cambiato in parte le carte in tavola: in Afghanistan e Iraq diventano sempre più massicce le presenze al fronte di neri e ispanici, eppure le sceneggiature continuano a privilegiare personaggi principali dalla pelle chiara, come nella serie Generation Kill dedicata alle vicende di un gruppo di esploratori dei marines in Iraq. È bene dire che Hollywood non omette; Oliver Stone racconta ciò che lui stesso aveva vissuto da volontario e nel caso di Generation Kill le cronache sono state raccolte dall'inviato embedded della rivista Rolling Stones. Certo è che nell'immaginario dello spettatore occidentale i neri nelle guerre di celluloide compaiono, ma da comprimari. Nell'ultima cerimonia per gli Oscar la polemica è arrivata sul palco: nessun afroamericano candidato. La cronaca ha sovvertito lo schema: i reduci afroamericani associano il disagio sociale di coloro che smessa la divisa, si sentono senza scopo, alle mai sopite spaccature sociali e razziali: portano la guerra a casa, ed il nemico veste di blu. Su un punto Hollywood viene rispettata: tanti morti nella sparatoria finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 » IL FATTO SPECIALE | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 il Fatto i d’Estate 1949 Le dive che si contesero Roberto Rossellini Il padre del Neorealismo lasciò la Magnani per la Bergman: insieme girarono “Stromboli”, mentre l’ex era impegnata sul set di “Vulcano”. Due film flop N Gli eventi dell’anno L’Italia cerca di riprendersi dalla guerra e, mentre il mondo si organizza in due blocchi, Torino perde i suoi campioni 4 aprile Negli Usa 12 nazioni siglano il Patto atlantico dando vita alla Nato Una data, un evento, un contrasto. Nei prossimi giorni racconteremo i grandi scontri che hanno impegnato pagine di rotocalchi, pellicole, leggende. Che a modo loro hanno segnato un’epoca. » CLAUDIA COLASANTI el 1948, all’apice della sua carriera, Roberto Rossellini abitava nella stanza 515 dell’hotel Excelsior in via Veneto, a Roma. Viveva (litigando) con Anna Magnani, la più grande attrice italiana del Dopoguerra e insieme la donna più collerica del cinema. Entrambi già sposati e separati, si erano innamorati sul set del loro film più famoso, Roma città aperta. Lei era già “Nannarella”, mentre lui un giovanotto della Roma bene che cercava di svoltare col cinema, con una fama da incallito seduttore. Anche questa nuova relazione si rivelerà tempestosa: sempre scontenta, Anna iniziò a litigare anche con lui. Nella stanza 515 si consumavano notti insonni: “Esci fuori, esci fuori da lì sotto che te devo menà!” urlava la Magnani a Rossellini. Scenate che non risparmiava neanche in pubblico: bastava lo sguardo di Roberto a un’altra attrice, come ad Amalfi con Marilyn Buferd, per ricevere una scarpa con tacco sul viso. DALL’ALTRA PARTE dell’O- 4 maggio Di rientro da Lisbona, l’aereo del Torino si schianta a Superga 8 giugno Secker & Warburg pubblica “1984” di George Orwell ceano, Ingrid Bergman era l’attrice più celebre del mondo. Aveva una figlia, Pia, ed era sposata dal ’37 con un medico svedese: Petter Lindstrom. La relazione si era incrinata, tanto da condurre Ingrid nelle braccia del grande fotografo Robert Capa. Era così delusa Ingrid, nel ’48, del patinato mondo hollywoodiano, da inviare l’insidiosa lettera a Rossellini, dopo aver visto Roma città aperta e Paisà. La missiva diceva: “Mr Rossellini, ho visto i suoi film e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla molto bene l’inglese, non ha dimenticato il tedesco, non riesce a farsi capire bene in francese e in italiano sa dire soltanto ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia”. A 42 anni Rossellini intuisce che la Anna e Ingrid, due vulcani in un mare in tempesta Bergman, come scrive Marcello Sorgi nel libro Le Amanti del Vulcano, “in un momento in cui il suo cinema era guardato con curiosità anche dal mercato americano, poteva spostare attenzione sui suoi progetti”. Quindi risponde da seduttore parlando di un sogno da realizzare insieme. ANCHE ANNA MAGNANI, già scritturata dalla Panaria film per girare Vulcano, intuisce la cosa, tanto che in un ristorante di Amalfi, quando un cameriere rivela l’arrivo di un telegramma dall’Inghilterra, la Magnani afferra con entrambe le mani il piatto di spaghetti e li lancia sulla faccia di Roberto. Per incontrare a Londra la Bergman, Rossellini approfitta di un premio, poi torna in I- talia e porta la Magnani al festival del Cinema di Venezia mano nella mano. La sera del 20 marzo 1949, mentre Anna è appena partita per Londra salutata da Roberto, a Ciampino sbarca a Roma, sotto i flash di centinaia di paparazzi, Ingrid Bergman. Il regista la porta a Farfa, al campo di rifugiate entro il quale intendeva girare la scena iniziale di Stromboli. Ma per portare al via il progetto Rossellini dovette andare in America. Chiuse l’accordo con la Rko, una delle maggiori case di produzione di Hollywood. Anche al ritorno Roberto finse con Anna: nulla si sapeva di un nuovo film, eppure in primavera la Bergman tornò in Italia e fuggì con Rossellini con la Cisitalia rossa decappottabile attraverso le vie del Sud per rag- Alle Eolie In alto a sinistra, Ingrid Bergman a Stromboli; a destra, Magnani sul set di “Vulcano”. Sotto, le due attrici giungere Messina. A Capri scoppiò l’amore e da Amalfi, il 3 aprile, Ingrid comunicò a Petter di volere il divorzio. Una foto scattata davanti alla torre normanna di Maiori, mano nella mano, fu pubblicata su Lifee fece il giro del mondo. La mattina del 6 aprile 1949, i due partono da Milazzo in direzione Stromboli con il San Lorenzo, un peschereccio pieno di maestranze e attrezzature cinematografiche. Qui trovarono un gruppo di 400 anime, una casa rossa sulla strada principale, divisa in due ma sul retro libera di riunire i due amanti. Rossellini dovette telefonare alla Magnani per dire la verità. MA LA TIGRE ANNA non si die- de per vinta, il 7 giugno giunge a Vulcano per il film diretto da William Dieterle, che girerà Vulcano nella metà del tempo in cui Rossellini terminerà Stromboli. Il resto fu inevitabile: la Bergman venne indicata come una poco di buono che aveva abbandonato figlia e marito, Stromboli si riempì di curiosi e giornalisti, la Magnani mandava anatemi ogni sera volgendo lo sguardo verso Stromboli, Rossellini era, incomprensibilmente, geloso di Petter e i due film, distribuiti nel 1950, andarono male. Un tale cumulo di inganni, tradimenti e bugie di una passione fulminea e irrefrenabile tra due culti mondiali del cinema non poteva che mettere la parola fine con l’enn esi mo tranello. L’esplosiva locandina che, nel 1950, pubblicizza il film Stromboli in America mostra un focoso abbraccio tra i due protagonisti (di cui nel film non vi è traccia) e il volto raggiante della Bergman, che nella trama di Rossellini è invece la donna più infelice, volta a fuggire, morire o pregare sulla cima del vulcano pur di scappare da quell’isola. Tale immagine è probabilmente un lapsus grafico, l’icona della catarsi della vicenda targata 1949: i due innamorati non sono i protagonisti del film, ma Ingrid e ANNA MAGNANI Roberto, esci fuori, esci fuori da lì sotto (poi con tono ancora più alto) che te devo menà! CELEBRE LITE ALL’HOTEL EXCELSIOR DI ROMA NEL 1948 INGRID BERGMAN Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla bene l’inglese e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a lavorare con lei LETTERA A ROSSELLINI 1948 Roberto, folgorati dalla passione. Capaci, in un solo anno, di chiudere due legami importanti, travolgere la stampa internazionale, solleticare gli appetiti dei pettegoli bacchettoni, tramutare le abitudini della popolazione di un’isola vulcanica sperduta (instradandola verso un agognato turismo), far scaturire uno scadente doppione con il film girato a Vulcano con la furibonda Magnani e, infine, far venire alla luce Roberto junior, il 2 febbraio 1950 (durante la prima di Vulcano) il figlio concepito di nascosto, durante le riprese, sull’isola di fuoco. IL FATTO SPECIALE Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | » 11 STUPIDARIO ESTIVO Come gli streaker inglesi, un 22enne tunisino nudo si fa inseguire dai poliziotti In Germania invece due agenti scambiati per stripper hanno rischiato di essere spogliati da alcune donne Urla Allah è grande, poi si spoglia e corre nudo per Padova A llah Akbar! Allah Akbar”, urla mentre gli agenti cercano di catturarlo. Da giorni gli danno la caccia, ma lui riesce a farla franca. È il caso di cronaca che sta animando le pagine dei quotidiani locali di Padova e che sta impegnando gli agenti della Questura di Padova. Lui è un tunisino di 22 anni, senza fissa dimora e con problemi psichici, già noto alle forze dell’ordine, come si suol dire. Non era la prima volta. Già il primo giugno il 22enne si era messo a correre nudo per la centrale via Manzoni. Gli agenti lo avevano beccato, lui ha fatto resistenza, ha menato qualche sberla, ne ha morso uno ed è scappato. Ci sono volute tre volanti della Squadra mobile per fermarlo al termine di una corsa che lo ha portato a Prato della Valle, prima di farlo Foglio di via La Digos vuole capire se ha contatti con gli estremisti. Ora è a rischio espulsione LAFOTONOTIZIA » PAOLO ZILIANI ricoverare nel reparto psichiatrico dell’ospedale cittadino con una denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Due settimane dopo ci ha riprovato. La mattina di venerdì 15 luglio si è presentato direttamente nella piazza più grande di Padova, quel Prato della Valle in cui passa la “canaletta” circondata da statue bianche, sormontata dalla basilica di Santa Giustina. Nel video che circola in Internet si vede una tecnica degna dei migliori streaker inglesi, quelli che sfidano le security degli stadi della Premier League per correre nudi tra i calciatori. Circondato dagli agenti della Squadra mobile, il tunisino accenna una corsa, poi si rallenta e si ferma, alza le braccia in segno di resa e, all’improvviso, si rimette a correre zigzagando per Prato della Valle con tre agenti alle calcagne. QUESTA VOLTA per il 22enne potrebbe andare peggio. Ci informa Enrico Ferro su Il Mattino di Padova che la Digos di Padova sta indagando su di lui per capire se le sue urla siano riconducibili a contatti con gruppi jihadisti: “Se gli accertamenti sul suo conto dovessero confermare queste posizioni estreme non è escluso che possa scattare l’espulsione”. Rischiavano di finire senza mutande, invece, due agenti della polizia di Bendorf, tra Bonn e Francoforte, andati in un appartamento ILTORMENTONE Sole, cuore, amore e 2001: il solo mantra seduttivo di Valeria » ANDREA SCANZI I Inseguito Un passante ha filmato l’inseguimento del 22enne in Prato della Valle Da Internet per chiedere a delle cinquantenni di abbassare il volume della musica alla loro festa di compleanno. Le donne hanno scambiato i due uomini in divisa per i due spogliarellisti ingaggiati per il party e hanno provato a toglier loro di dosso le uniformi abbracciandoli e baciandoli. Soltanto alla vista dei lampeggianti hanno capito che non era un gioco. AN.GI. © RIPRODUZIONE RISERVATA ILTWEET Le piscine cool Milano. Lunghissima coda ai Bagni misteriosi (di giornalisti prodighi di articoli-marchette). La limpidezza dell’acqua ci è ormai chiara, su quella del bando attendiamo spiegazioni SELVAGGIA LUCARELLI IpseDIXIT La deputata di Forza Italia Elvira Savino ricostruisce a modo suo i rapporti con il leader turco “B. fu l’unico domatore di Erdogan” U n momento di pazienza, fermi. Qui ai generali lealisti e golpisti, agli analisti internazionali, ai partiti moderati e pure ai partiti non moderati (come si dice, eccessivi?) va inoltrata, subito, la dichiarazione di Elvira Savino, deputata di Forza Italia, ultima berlusconiana in un movimento di epurati e traditori: “L’unico che si è dimostrato in grado di condurre Erdogan sulle posizioni occidentali è stato il presidente Berlusconi quando, nel 2009, riuscì a persuaderlo ad appoggiare la nomina del premier danese Rasmussen a segretario generale della Nato, ottenendo così l’accordo di tutti i Paesi membri. Diven- tano sempre più evidenti le terribili colpe della magistratura politicizzata che, per estromettere dalla vita pubblica italiana il presidente Berlusconi, ha privato la politica mondiale di uno statista capace di far ragionare e di portare su posizioni più moderate anche i leader più autoritari”. Ottima memoria, la Savino. Per raccontare l’episodio in maniera com- Baci e abbracci La Savino con Berlusconi a Montecitorio: la deputata è una delle poche fedelissime rimaste Ansa Epitaffi “La magistratura ha privato la politica mondiale di uno statista capace di far ragionare e di portare su posizioni più moderate anche i capi più autoritari” pleta, una di quelle leggende che l’ex Cavaliere ha diffuso nel mondo, va ricordato il luogo e il fatto. Quel giorno di sette anni fa, durante una riunione Nato, c’era la cancelleria Angela Merkel che aspettava in parata il presidente del Consiglio. Per un tempo infinito secondo il rigore del cerimoniale, Berlusconi snobbò la collega tedesca, offrendo le spalle ai leader e scrutando l’acqua del Reno. L’ex Cavaliere spiegò che non poteva interrompere la telefonata con Erdogan, salvifica per l’elezione di Rasmussen. Ci riprovi, l’ex Cavaliere. Se il turco, dopo qu ell’esperienza, non ha cambiato numero. © RIPRODUZIONE RISERVATA l tormentone deve essere brutto per legge, a lt r im e nt i non può assurgere a t or me nt on e , m a ne ll’esta te 2001 in Italia si esagera. Peraltro è un’estate tremenda: Berlusconi ha rivinto le elezioni, il G8 di Genova si tinge di sangue, l’11 settembre è alle porte. Come se non bastasse, nella penisola si abbatte la sciagura Tre parol e. Il brano è così brutto che, pochi mesi prima, è stato scartato persino a Sanremo nella categoria “G iov ani ”. L’autrice, che lo ha scritto con Liliana Richter e Francesco Cabras, ha però il pregio (per lei) e la colpa (per noi) di insistere. Ha 32 anni e si chiama Valeria Rossi. Nata a Tripoli, cresciuta a Roma. Il singolo esce a metà giugno e fa il botto: tre dischi di platino, rivelazione dell’anno al Festivalbar e secondo singolo più venduto del 2001 (dietro Kylie Minogue). Inizialmente la canzone doveva intitolarsi “Sono il guaritore” e il testo era diverso, meno solare e molto meno brutto. Viene incisa anche una versione per il mercato spagnolo (Tres palabras). Il ritornello - “Dammi tre parole, sole cuore amore”- diventa un mantra trasversale, ipercitato e parodizzato. Nel videoclip, an ch’esso raggelante, compare Edoardo Gabbriellini, protagonista di Ovosodo e regista di D o v’è Mario. Valeria Rossi esce poi a ottobre col disco intero, Ricordatevi dei fiori, ma il successo pare essere svanito in neanche tre mesi. Non va meglio due anni dopo con il secondo album, dove la cosa migliore è l’anagramma (di Alessandro Bartezzaghi) del nome della cantante: Osservi l’aria. Da allora la Rossi non incide più dischi, limitandosi occasionalmente al ruolo di autrice per Mietta, Jessica Brando e Chiara Civello. Giova qui ricordare il passaggio cardine del testo: “È l’amore che ti vuole, prendere o lasciare/ stavolta non farlo scappare”. Poveri noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA P G 12 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 iazza rande Maria Elena Boschi e la sua ennesima sparata Una volta, ai tempi di Carosello, c’era la pubblicità di una famosa marca di dentifricio con protagonista la bella Virna Lisi. Lo slogan suonava: “Con quella bocca può dire ciò che vuole”. M’è venuta in mente, avendo visto in Tv la solita faccia della ministra Maria Elena Boschi inviare il seguente messaggio: per una lotta migliore al terrorismo bisogna votare Sì per avere una stabile Carta costituzionale. Come dire: meglio la riforma costituzionale del trio Renzi, Boschi, Verdini, che quella attualmente in vigore scritta da Calamandrei & C. E, allora, mi viene da pensare che anche Mariele, con quella faccia sempre uguale e impassibile, può dire ciò che vuole. LUIGI FERLAZZO NATOLI Se quella di Erdogan si può chiamare democrazia... Il presidente del Consiglio ha espresso sollievo perché in Turchia, a seguito del fallito colpo di stato, hanno prevalso la stabilità e le istituzioni democratiche. Capisco che nessun governo ami le opposizioni interne, estremamente fastidiose e da sempre cerchi di tacitare il dissenso in vari modi: coi colpi di stato che garantiscono risultati più sicuri e veloci o con modifiche della Costituzione, per es., che consentano governi più autoritari, ma definire il governo di Erdogan democratico mi sembra decisamente esagerato. Erdogan, già noto dittatore eletto solo per modo di dire democraticamente, sta percorrendo invece la strada della legge marziale e sta cercando di approfittare della situazione (al punto da far pensare che non sia estraneo al golpe) per eliminare tutti i dissidenti: magistrati, giornalisti, professori, intellettuali, studenti, ecc. Sta instaurando la legge marziale o del terrore con uccisione diretta dei protagonisti o pseudo tali del tentato colpo di stato e degli intellettuali o persone di cultura che, in genere, sono le figure più odiate dai dittatori, senza processi e senza alcuna garanzia di giustizia. Oltre a tutto sta preparando il reintegro della pena di morte. Le carceri turche sono già famose per le orribili condizioni in cui vengono tenuti i prigionieri. La tortura viene praticata abitualmente. Sarebbe questo un esempio di stabilità e democrazia? Renzi ha perso l’occasione di tacere o di esprimersi in modo più adeguato e rispettoso dei diritti umani. ALBAROSA RAIMONDI A DOMANDA RISPONDO Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected] FURIO COLOMBO Come assassinare Barack Obama CARO FURIO COLOMBO, ogni giorno, ogni nuovo even- to tragico, in America e fuori dell’America, sembra pensato e realizzato per colpire e screditare Obama. Che trama passa dietro questa serie evidente di fatti? ENNIO UNA PARTE DEGLI AMERICANI (ormai ce lo hanno det- to molti dei commentatori statunitensi più credibili) non ha mai accettato di avere un presidente nero. Il razzismo non si cancella con un voto. Per molti è come se fosse stato dissacrato il punto più alto e simbolico di tutto il Paese. Conoscendo la storia (la loro, la nostra, quella del mondo) siamo costretti a sapere che qualcuno (e non tra la folla) ha intrattenuto il pensiero di eliminare Obama. La sua inflessibile laicità, la sua testarda determinazione a garantire le cure mediche a tutti da un lato, la legalizzazione in massa degli immigrati dall’altro, oltre al suo rifiuto di usare guerra e soldati e di giocare con la potenza, sarebbero stati un solido motivo in altri momenti della storia americana. Ma Obama è stato protetto da John e Bob Kennedy e da Martin Luther King. Dopo tali precedenti, e il mistero di quegli omicidi, non si poteva continuare a uccidere e poi celebrare Costituzione e istituzioni, invocando il patriottismo e “nessuno può fermare l’America”. Qualcuno può, e lo sta facendo. Fin dall’inizio, Trump non è stato uno scherzo. Un punto da notare è il disprezzo. Ogni presidente democratico è stato osteggiato dai Repubblicani, come è ovvio e tipico dei sistemi fondati sull’alternanza. Il disprezzo (e l’uso della calunnia ripetuta e persino assurda) è stato riservato al primo presidente nero. Nonostante ciò, Obama ha avuto due meriti. Non ha raccolto il lato sporco della guerra contro di lui. E ha mantenuto le sue promesse più importanti, la garanzia delle cure mediche anche ai Quel lato marcio dello Stato difeso dal mondo del Sì Ai funerali di Andria c’erano solo il dolore e la presenza del capo dello Stato, mancava la coscienza di una parte purtroppo consistente degli appartenenti allo Stato. Per semplificare, ma non generalizzare, quelli usi a timbrare cartellini di falsa presenza, sia nel grigio androne di un ufficio comunale che dinanzi alla “maestà” del Parlamento. Troppo facile dare la colpa alla “burocrazia”: qualsiasi semplice capo ufficio serio e competente, pubblico o privato che sia, è in grado di organizzare un servizio all’altezza e puntuale nei suoi compiti, dove i fannulloni vengono allo scoperto. Ma se le assunzioni sono clientelari, e altrettanto le carriere, ecco dove sta il marcio, che si riproduce poi a cascata nei silenzi e nelle non paganti. E la cittadinanza, decisa con decreto presidenziale, per cinque milioni di immigrati illegali. Ma alla grandiosità di queste due decisioni (quanto di più anti-destra si possa immaginare) si deve aggiungere la forte ripresa dell’economia e il taglio della disoccupazione, discesa al livello quasi impossibile di meno del 5 per cento. Vi rendete conto che una destra decisa persino a negare la cittadinanza americana del primo presidente nero, non poteva permettere che la storia lo classificasse come uno dei migliori presidenti americani. Nasce così un nuovo tipo di attività di polizia: sparare ai neri (bambini inclusi) senza motivo o provocazione o con false ragioni prontamente smentite da documentazione visiva. In questo modo il popolo di Obama si rivolta contro Obama, chiede giustizia. Qui le tracce degli eventi si fanno confuse. Si è formato un movimento nero di cecchinaggio alla polizia bianca, o qualcuno lo ha organizzato? Non vi sono, a differenza che nel passato militante nero, documenti o leader di ciò che sta accadendo (imboscate alla polizia e uccisione di agenti bianchi). Ma le modalità e le date (e il fatto che l’unico nero finora implicato risulti un ex soldato, eroe di guerra e fresco di combattimenti in Afghanistan) non sembrano indicare che si sia formato un braccio armato della popolazione indifesa che marciava con lo slogan “Black lives matter” (le vite nere contano). Quel che si vede bene è che Obama non deve uscire vivo. Bisogna uccidere la sua reputazione e impedire che resti vivo anche solo il ricordo del suo straordinario periodo presidenziale. Un altro tipo di omicidio è in corso. Furio Colombo - il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 [email protected] nomine amministrative e politiche. Questo è il mondo difeso dal Sì “contro la Costituzione” propugnato con ogni mezzo da Renzi, Boschi, Verdini e Napolitano, e davvero mi appare del tutto inspiegabile il pur inevitabile accostamento tra questi due ultimi nomi. GIAMPIERO BUCCIANTI DIRITTO DI REPLICA Gentile Direttore, in merito all’articolo del Fatto Quotidiano di domenica 17 luglio 2016 dal titolo “Il dossier sui conti fa tremare il Sole 24 Ore” a firma del dottor Giorgio Meletti, il Gruppo 24 Ore tiene a chiarire che i numeri riferiti al bilancio de ll’esercizio in corso non sono reali in quanto i numeri stessi non sono ancora disponibili neppure per i consiglieri stessi. Come noto, il Gruppo 24 Ore ha rinnovato pro- fondamente gli organi societari nell’assemblea dello scorso 29 aprile: proprio per dar modo dunque ai nuovi organismi di conoscere al meglio gli ambiti e le dinamiche aziendali, e proprio come è riportato nel servizio, con l’obiettivo di riportare dati precisi e non dunque mere ipotesi al mercato, nel consiglio di amministrazione del 13 luglio scorso, in virtù della recente entrata in vigore del Decreto Trasparency, si è deliberato lo slittamento dell’approvazione del Rendiconto Finanziario Semestrale al prossimo 30 settembre. Il Gruppo sottolinea dunque come non ci siano e non ci possano essere audit informali in un’azienda come la nostra, quotata in borsa. Ma solo adempimenti formali che tendono alla garanzia della trasparenza di ogni atto. Non c’è dunque un “cli- ma rovente”: ma bensì la corretta e necessaria analisi di ogni forma di costo e di ricavi finalizzata al definitivo risanamento dei conti del Gruppo. Quanto poi al riferimento agli accertamenti Ads sulle copie digitali multiple diffuse, il Gruppo 24 Ore ricorda la cronaca dei fatti. E cioè che la sospensione delle rilevazioni della diffusione delle copie digitali multiple è scaturita dalle necessarie verifiche innescate dalla segnalazione sollevata dal gruppo Condé Nast rispetto a suoi concorrenti del segmento periodici e che non riguarda in alcun modo il Gruppo 24 Ore. Che peraltro, per primo aveva richiesto da tempo in sede Ads di regolamentare la materia per evitare distorsioni e usi impropri. L’Ads, ha poi chiarito direttamente lunedì 11 luglio, che è in procinto di modificare il proprio regolamento che consentirà in autunno la normale ripresa della divulgazione di questa tipologia di copie multiple (quelle che vedono un solo compratore di più copie). Uno dei principali elementi caratterizzanti della scelta editoriale multimediale che Il Sole 24 Ore ha adottato con successo di mercato in questi ultimi anni è stata proprio la creazione di una filiera di quotidiani digitali specializzati che ha rafforzato il legame con la nostra platea di riferimento, banche, aziende e professionisti, accentuando il profilo di strumento di lavoro indispensabile del Sole 24 Ore e stimolando, con particolare successo, la trasformazione del pacchetto storico di abbonamenti cartacei in abbonamenti digitali nelle versioni singole e multiple. Una dinamica di mercato perseguita anche da un altro autorevole player come il Financial Times con cui il Gruppo 24 Ore ha accordi di partnership in ambiti commerciali. Certi del recepimento di queste nostre considerazioni porgiamo distinti saluti. FRANCESCO BENUCCI Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne Gruppo 24 Ore I NOSTRI ERRORI Complice la stanchezza per gli ultimi giorni affannosi, ieri siamo incorsi in due errori da matita rossa e blu: “Lousiana” anziché “Louisiana” e “c’è l’ho” anziché “ce l’ho”. Ce ne scusiamo con i lettori. (M. TRAV.) In merito all’articolo “L’occasione fa l’uomo cognato” di domenica 17 luglio, precisiamo che l’inchiesta su Arianna Meloni, sorella di Giorgia, e sul marito Francesco Lollobrigida, è stata archiviata. PROGRAMMITV 10:00 10:05 10:50 11:35 13:30 14:00 14:05 15:30 16:20 16:30 16:40 18:45 20:00 20:30 20:40 21:30 23:09 23:15 00:55 01:30 Tg1 Unomattina Estate Cedar Cove Velvet Tg1 Tg1 Economia Estate in diretta SOAP Legàmi Complimenti per la connessione Tg1 Estate in diretta Reazione a Catena Tg1 Complimenti per la connessione Techetechetè 2016... Una serata speciale Tg1 60 Secondi FILM Marilyn Tg1 NOTTE Sottovoce 10:30 11:20 12:10 13:00 13:30 14:00 15:35 16:15 18:05 18:20 18:50 19:40 20:30 21:05 21:15 23:35 23:50 01:15 01:20 Summer Voyager Il nostro amico Charly La nostra amica Robbie Tg2 GIORNO Tg2 E...state con Costume - Tg2 Medicina 33 Omicidi nell'alta società TELEFILM Elementary TELEFILM Guardia Costiera Tg Sport Tg2 TELEFILM Blue Bloods TELEFILM N.C.I.S. Tg2 20.30 LOL ;-) TELEFILM N.C.I.S. Tg2 A Sud di Made in Sud Appuntamento al cinema Casa famiglia 2 08:00 Agorà Estate 10:05 Complimenti per la connessione 10:10 FILM La zingara rossa 12:00 Tg3 12:15 TELEFILM Doc Martin 13:10 Il tempo e la Storia 14:20 Tg3 15:00 La casa nella prateria 15:50 FILM Un genio, due compari e un pollo 17:50 Geo Magazine 2016 19:00 Tg3 20:00 Blob 20:15 TELEFILM Young and Hungry 20:35 Un posto al sole 21:10 FILM La meglio gioventù 23:00 Tg3 Linea notte estate 23:35 Report Cult 00:35 Seven Nights 01:05 Fuori Orario. Cose (mai)... 06:35 08:30 09:31 10:40 11:30 12:00 13:00 14:00 15:30 15:35 16:42 18:55 19:36 19:55 20:30 21:15 00:24 01:00 02:17 02:33 Kojak Cuore Ribelle Tierra de Lobos Ricette all'italiana Tg4 The Glades La Signora in Giallo Lo Sportello di Forum I Viaggi di Donnavventura Flikken Ammazzali tutti e torna solo Tg4 Dentro La Notizia Tempesta d’amore 10 Dalla Vostra Parte La Strada dei Miracoli Squadra Antiscippo Tg4 Night News Media Shopping Marinai in coperta 07:59 08:45 09:16 11:00 13:00 13:40 13:44 14:10 14:43 16:45 18:45 20:00 20:40 21:10 23:30 01:19 02:06 02:37 02:40 04:30 05:00 Tg5 Centovetrine Koos, il Piccolo Indiano Forum Tg5 Giffoni Film Festival Beautiful Una Vita Cherry Season - La Stagione del Cuore Rosamunde Pilcher Il Segreto Tg5 Paperissima Sprint Temptation Island Top Secret Tg5 Paperissima Sprint Giffoni Film Festival Nati Ieri Tg5 Media Shopping 09:15 Chuck 10:15 White Collar - Fascino Criminale 12:05 Gusto dell'estate 12:10 Giffoni Festival 12:25 Studio Aperto 13:05 Sport Mediaset 13:45 I Simpson 14:35 I Griffin 15:00 American Dad! 15:26 My Name Is Earl 16:00 Due Uomini e 1/2 16:30 Suburgatory 17:00 Friends 18:00 Dharma & Greg 18:30 Studio Aperto 19:25 The Mentalist 20:20 C.s.i. Miami 21:10 Chicago Fire 23:55 Off The Map 01:45 Suits 02:30 Studio Aperto 06:55 07:00 07:30 07:55 09:40 11:00 13:30 14:00 14:20 16:20 18:15 20:00 20:35 23:10 00:50 01:00 02:45 04:40 05:35 Oroscopo Omnibus News Tg La7 Omnibus La7 Coffee Break L'aria d'estate Tg La7 Tg La7 Cronache Amore mio aiutami L’ispettore Tibbs Josephine, ange gardien Tg La7 In Onda Futbol Tg La7 Il maledetto United Cronaca di un amore Starsky & Hutch Omnibus La7 19:30 Benvenuti al nord 21:00 SkyCineNews - Anteprima Star Trek Beyond 21:10 Città di carta 23:05 L'apprendista stregone 01:00 Affare fatto 02:35 Bad Boys 04:35 Teneramente folle 14:50 16:55 19:10 20:10 23:10 00:10 02:10 03:10 Gomorra - La serie I Soprano Il Trono di Spade Billions House of Lies Billions Gomorra - La serie I Soprano PIAZZA GRANDE Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IDENTIKIT CINGHIALI E SORCI, COMPLICI DEL POTERE SEGUE DALLA PRIMA U rge dunque etnografia del topo capitolino. Intanto quelli di Roma non sono topi: sono pantegane. La denominazione non si limita a connotarne la dimensione, abnorme, dovuta a sovralimentazione da rifiuto urbano. Pure a New York i topi sono grandi, veloci e pesanti come Maserati d’epoca. Il topo di Roma è grande di prepotenza, panzuto, menefreghista, abituato a secoli di co-evoluzione romano-topo vinta a suon di “scànsate”, discendente di avi coevi di Romolo e Remo, del Belli e del Papa Re (e Belli rese Papa un sorcio, Rosicaio Secondo, che morì nella città di Trappolaja fino a nuova elezione: “Quant’ecchete da un bucio esce un zorcone che strilla: ‘Abbemus Divorìno Sesto’. E li sorci de giù: ‘Viva er padrone!’”). Più topos letterario che topo. Quando il sindaco Raggi è stata chiamata dai cittadini a verificarne l’invasione negli inferi di Tor Bella Monaca, il sorcio è assurto agli occhi dei civili a emissario del degrado. Forse prima non c’erano topi. Li avrà scaricati su Roma un elicottero della Casaleggio. Forse li tenevano chiusi in un meet updi Novara in attesa di espugnare la capitale insieme al Re dei Topi. Coi grillini, che molta stampa sospetta deboli e filoterroristi, il topo s’è fatto coraggio, s’è dotato di una sua co- F orse vi offendereste se vi domandassero “Come è denominato il complesso delle più grandi Terme della Roma antica costruito tra il 298 e il 300 d.C. e costituente oggi una delle sedi del Museo Nazionale Romano?”. E se poi gli autori del quiz vi proponessero come possibile risposta: A Terme di Diocleziano, B Terme di Stigliano, C Terme di Saturnia? Pensereste che al MiBACT si sono rintronati. Eppure questo è uno dei quiz proposti ai 19.479 concorrenti che partecipano al concorso, il primo dove nove anni, per 500 posti di funzionari, di cui 90 archeologi. MA C’È PERSINO di meglio. “I ban- chi lignei (plutei) della Biblioteca Michelangiolesca a Firenze furono realizzati? A da Giorgio Vasari, B da Baccio Bandinelli C da Giovanni Battista Tasso e Antonio di Marco Giano detto il Carota”. Sbalordimento. Tutt’e tre le risposte sono sbagliate, gli è tutto da rifare, direbbe il fiorentino Bartali, un po’ come questo povero ministero che le cosiddette riforme Franceschini stanno spegnendo fra paralisi e caos. E un po’ di facile mondanità. E se poi vi chiedessero da chi è firmato il bellissimo Pugilatore conservato al Museo Nazionale Roma, A da Polidoros, B Apollonius C Atenodoros ? Dovreste rispondere: somari, somarissimi, da » DANIELA RANIERI scienza di classe, emergendo dal sottosuolo col suo carico di simbologie pestifere e inconsce. NESSUNO PUÒ seriamente soste- nere che il topo che scorrazza nei giardini del Louvre sia antropologicamente identico a quello di Villa Ada. Perfino, esiste una sorciologia topologica romana a seconda del municipio. Il ratto di Roma nord ama il verde, corre a Villa Borghese, forse mangia bio. A Cinecittà il topo è coatto: dritto sulle zam- pe, la pancia sollevata da terra, se lo guardi ti guarda male. Il topo di Tor Bella Monaca che s’è prestato per la photo-opportunity anti-grillina fa una vita da schifo: se sopravvive al traffico della Casilina gli toccano rifiuti radioattivi e bambini pronti con gli smartphone a immortalarne la corsa, abituati a vedere topi come un tempo si vedevano, nelle borgate, galline e cani randagi. A Trastevere, al tramonto sorbiscono aperitivi nelle pozze di alcol e vomito. A Monti ciondolano come scugnizzi alla stazione di Napoli nel ’44, manca poco che chiedano soldi. All’Isola Tiberina i turisti li credono un’attrazione, tipo scoiattoli a Central Park. Qualcuno sostiene che siano stati assunti al Fatebenefratelli come portantini. A Monte Citorio, metafore dell’abbuffata, ne girano di giganti, e nei sotterranei fanno man bassa di documenti e leggi vecchie (purtroppo non di riforme). A marzo sulla biglietteria del Colosseo grondava il sangue di un topo rimasto schiacciato in una intercapedine. La bestia sacrificata assunse su di sé lo schifo di un popolo. Come ne La peste di Camus, “quel sorcio non era al posto suo”. Chiusura del monumento, turisti ritratti afflitti in reportage orripilati, campagna elettorale dotata finalmente di un ubi consistam d’impatto, dopo LA RISPOSTA È DENTRO IL QUIZ PERÒ È SBAGLIATA » VITTORIO EMILIANI nessuno dei tre perché non è nemmeno attribuito con certezza ad alcun autore, men che meno a questi. Una domanda-trabocchetto o soltanto stupidissima? Essa si ripete relative a errori evidenti ed esorbitanti presenti nelle domande e nelle risposte! Tale situazione appare ancor più paradossale a fronte dei requisiti di elevata specializzazione professionale richiesta da tutti i profili a OLTRE IL CONCORSONE bando”. Pare che Nel frattempo il ministero al ministero si stiano attivando della Cultura distribuisce febbrilmente per cancellare dai incarichi ad interim senza quiz la figuraccia. Questi 500 ascriterio a dirigenti spesso sumendi sono poestranei all’incarico co più di un bicchier d’acqua per un ministero per il Septizonium di cui ci resta la grandemente impoverito dall'era Curia Senatoria nel Foro Romano dei tagli lineari feroci di Bondi e “ricostruita nella seconda metà del Galan, dei governi dell’“austerità” secolo III: da Valeriano, da Diocle- e dal primo anno del governo Renziano o da Aureliano?”. Ma da nes- zi-Franceschini. Che però ha risuno dei tre. Lo denuncia il sito E- voltato il vecchio e logoro vestito mergenza Cultura espressione del dei Beni culturali facendolo letteForum di associazioni formatosi il ralmente a pezzi anche laddove 7 maggio: “Sui social network im- reggeva. A Roma e Ostia per esempazza la diffusione di segnalazioni pio, con una Soprintendenza ar- » 13 Luttwak, l’uomo che mangiava i carri armati la fiacca emergenza buche. Bertolaso, candidato durato quanto Papa Luciani, ne contò 4mila ad abitante, totale 120 miliardi di esemplari. Invece sono nove milioni, tre a cristiano, in pullulante combutta per dimostrare la famosa ingovernabilità di Roma. Antonio Razzi propose di eliminarli con 500 mila gatti, tra l’ilarità generale: ma si deve alla gloriosa amministrazione Nathan il detto “non c’è trippa per gatti”, laddove i gatti, voce in bilancio, proteggevano gli archivi capitolini dall’animalaccio. LA PANTEGANA lotta per la so- pravvivenza coi feroci piccioni e i gabbiani migrati dalla litoranea e dalla discarica di Malagrotta. Appaiono, i due uccelli sanguinari, in improvvise coreografie hitchcockiane, in zuffe da cui fuoriescono con parapiglia di piume pezzi di carne sanguinolenta che plana con suono splatter sul parabrezza del romano anche a ciò abituato. Sui resti dell’uccello sconfitto s’avventano poi ratti informatissimi dell’esito manco avessero Twitter. Nella differenziata di Marino la pantegana ha trovato il suo bengodi. Nelle Nikon dei giapponesi ci sono più topi che statue. Vale ancora l’intuizione di Goethe nel Viaggio in Italia: inorridito da quel che facevano i topi a via del Corso degli avanzi del martedì grasso, scrisse che se i governanti di Roma rimuovessero il lerciume, cittadini e viaggiatori vedrebbero in che stato versa la città nuda, il suo scheletro putrido. Un generale disfacimento che l’abitante e il turista distratti dalla pantegana non scorgono. Il topo, a Roma, è il miglior complice del potere. © RIPRODUZIONE RISERVATA cheologica unica, adesso ridotta a “spezzatino”, cioè in quattro pezzi fra loro non comunicanti. Con 4 dirigenti anziché uno solo a cui rispondere, senza nemmeno la carta intestata per rispondere alle richieste dei cittadini. NEL FRATTEMPO la sede centrale distribuisce incarichi ad interim “senza nessun criterio” a dirigenti “spesso totalmente estranei all’incarico che andranno a ricoprire” (ancora dal sito di Emergenza Cultura), con “il personale che non sa dove e come lavorerà”. Del resto vi sono da mesi funzionari che hanno la responsabilità di due musei distanti da loro decine di Km pendolando fra l’uno e l’altro, mentre agli stessi musei “eccellenti” mancano mezzi e servizi minimi. Per fortuna sono assicurati i servizi nuziali fra i templi di Paestum (per i quali invero c’era già un tariffario) o nel Giardino d’Inverno del Palazzo Ducale di Urbino, mentre, idea nuovissima, si organizzano qua e là concerti e opere liriche. Colpi di genio che fanno meritare ai neo-direttori dai 145 mila euro lordi in su all’anno contro i 30-35 mila percepiti dai loro predecessori in un museo nazionale. Non abbiamo notizie di una possibile performance di Federica Pellegrini nella vasca della Reggia di Caserta (auspicata dal neo direttore). Un po’di pazienza, ci sono le Olimpiadi, poi vedrete che botto. © RIPRODUZIONE RISERVATA » ANDREA SCANZI C on quella sua faccia allegramente incarognita, da pit bull rancoroso a cui non danno da mangiare la carne di prima scelta che vorrebbe, Edward Luttwak è una delle tasse più spietate che gli italiani sono costretti a pagare da anni. Stati Uniti hanno capito da un pezzo come il suo pensiero non sia esattamente imprescindibile, ma in Italia lo invitano tutti. È come certe telenovele sudamericane, così orrende che possono trasmetterle giuste da noi. Maurizio Crozza ha rischiato di renderlo quasi simpatico, nel suo circo barnum chiamato DiVenerdì. Ma non ce l’ha fatta: non è proprio possibile. Il comico genovese lo immagina in collegamento dagli Stati Uniti, col faccione costantemente ingrugnito, la voce di un manga pigro e la fissa per gli argomenti più improbabili: “Posso parlare di frighi?”. Magari il vero Luttwak parlasse di frighi: la sua fregola è la guerra. Parla solo di quello, con eccitazione livida e clinicamente parossistica. Te lo immagini, al mattino, mentre si sveglia con la musica di Wagner, gli elicotteri nella testa, l’odore sano del napalm e una gran voglia inevasa di invadere la Polonia. Anzi: il mondo. I tragici fatti di Nizza e Turchia lo hanno fatto tornare in auge. Sempre e solo in Italia, ovviamente, dove nei talkshow ha il compito che aveva Elio Vito al tempo del berlusconismo rampante: rendere ridicolo tutto quel che sostiene. LUTTWAK INTERPRETA il guerrafondaio uscito da una puntata debole di 24: uno di quelli che, in cinque secondi, Jack Bauer mandava a quel paese o – più spesso – all’ospedale. Cogliamo dal recente fior fiore luttwakiano: “Stragi negli Usa? Conseguenza delle politiche di Obama”. “I golpisti turchi dovevano uccidere Erdogan”. “Troppi errori in Francia” (frase storica: è stata la prima volta in cui ci ha preso). “Forse il Vaticano dovrebbe essere spostato ad Avignone o a Buenos Aires” (tradotto: se gli italiani muoiono mi spiace, se muoiono i francesi o gli argentini sticazzi). Qualcuno potrebbe chiedersi: com’è che Luttwak è diventato Luttwak, ovvero uno che quando parla di guerra ha un’autorevolezza (presunta) che neanche Napoleone? È presto detto. Luttwak, 74 anni, ha scritto almeno due libri esiziali. Il primo dice tutto già dal titolo: “Give war a chance”. È un appassionante j’accuse contro quei beoti minchioni dei pacifisti, che tra un John Lennon e un Gino Strada non hanno ancora capito che le missioni di pace sono inutili. Anzi dannose. Molto dannose. Mentre i droni fanno bene alla salute, le mine sono depurative e i bombardamenti a grappolo aiutano eccome la diuresi. L’altro testo, tradotto in tutto il mondo, è il divertentissimo “Strategia del colpo di Stato. Manuale pratico”. Da bambini c’è chi si chiude in bagno sognando amplessi leggendari e chi gioca con le bambole o i carri armati. Luttwak, no: lui, i carri armati, li mangiava. Per immedesimarsi nella parte. È dalla prima guerra del Golfo che Luttwak incarna la caricatura inconsapevole del Sergente Hartman di Full Metal Jacket. Nel film, come noto, il sergente non faceva una bella fine. Nella misera quotidianità che ci avvolge, non vorremmo certo arrivare a tanto. Per carità. Basterebbe molto meno: basterebbe non invitarlo più. E lasciarlo parlare da solo nella “Fletcher Memorial Home”. Era il nome della casa di riposo-manicomio inventata da Roger Waters in The Final Cut, a uso e consumo di politici sanguinari e mezzo rincitrulliti. Ottima idea: tra i fantasmi di Reagan e Galtieri, Luttwak ci starebbe benissimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 » CRONACA REGIONE LAZIO Mafia Capitale, assolto Venafro Esulta Zingaretti | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 SIÈCONCLUSO con una assoluzione “per non aver commesso il fatto”il processo a carico dell’ex capo di gabinetto della Regione Lazio Maurizio Venafro accusato di turbativa d’asta in uno dei filoni di Mafia Capitale. Lo hanno deciso i giudici della II sezione penale del Tribunale capitolino che hanno, invece, condannato a un anno e quattro mesi (pena sospesa) Mario q Monge, dirigente della cooperativa Sol.Co, che dovrà risarcire alcune parti civili tra cui la stessa Regione (60 mila euro). Le accuse si riferiscono all’assegnazione, nel 2014, dell’appalto milionario del servizio Recup, il centro unico prenotazioni delle prestazioni sanitarie della Regione. Il procuratore aggiunto, Paolo Ielo, aveva sollecitato una condanna a due anni e sei mesi per Vena- fro, a due anni per Monge. Subito dopo essere stato indagato, Venafro, il 24 marzo dello scorso anno, si dimise dal suo ruolo in Regione assicurando la sua “massima fiducia nella magistratura”. E ieri il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha sottolineato come "Venafro ha affrontato questa vicenda in maniera esemplare, dimettendosi”. TUMORI DA AMIANTO Ex vertici dell’Olivetti ritenuti colpevoli di omicidio colposo e lesioni per nove morti e due malati: “Ma l’elenco delle vittime si allungherà ancora” De Benedetti condannato a 5 anni » ANDREA GIAMBARTOLOMEI C arlo De Benedetti è stato condannato. Cinque anni e due mesi la pena nei suoi confronti, a cui potrebbero aggiungersi centinaia di migliaia di euro di risarcimento. Con lui, amministratore delegato e presidente della “Ing. Camillo Olivetti spa” dal 1978 al 1996, il giudice di Ivrea Elena Stoppini ha ritenuto colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose ai danni dei dipendenti anche altri dodici tra amministratori, consiglieri e dirigenti: “Sono stato condannato per reati che non ho commesso”, ha detto l’Ingegnere. OLTRE A LUI, tra i condannati figurano il fratello dell’editore, Franco Debenedetti (5 anni e 2 mesi), e l’ex ministro del governo Monti, Corrado Passera (un anno e undici mesi), ex amministratori dell’azienda creata da Camillo Olivetti e portata alla gloria da Adriano Olivetti, l’imprenditore che sognava la “fabbrica umanista” dove il benessere del lavoratore veniva prima del guadagno. Quattro imputati sono stati assolti e tra loro l’85enne discedente del fondatore, il suo omonimo Camillo Olivetti, ad dal 1963 al 1964, IL PERSONAGGIO » GIANNI BARBACETTO L a condanna per amianto costringe a riscrivere la biografia di Carlo De Benedetti, ingegnere, imprenditore, finanziere, editore. Ora, in attesa delle motivazioni della sentenza e poi del processo d’appello, il film della sua vita acquista un altro ritmo, un altro colore. La sua ascesa era iniziata a metà degli anni Settanta, quando era stato chiamato ai vertici della Fiat come amministratore delegato. Durò quattro mesi: poi Gianni Agnelli lo cacciò. “Divergenze strategiche”, si disse. Voleva scippare l’azienda agli Agnelli, si sussurrò. Molti anni dopo, De Benedetti spiegò che voleva tagliare drasticamente l’occupazione e per questo fu messo alla porta. I tagli furono comunque fatti quattro anni più tardi, ma “dopo aver perso una barcata di soldi”. Sia Gianni, sia Umberto non erano più di questo mondo, e non poterono replicare. Vita e opere Ascesa e cadute dell’Ingegnere, che ha perso l’onda delle battaglie contro l’ex Cav. Dalla corte di Agnelli alle tangenti del 1993 Ora non è più l’anti-B. I PROTAGONISTI SILVIO BERLUSCONI Avversario di De Benedetti nella battaglia sulla Mondadori e il relativo lodo L’INGEGNERE da Torino passò a Ivrea, dove Camillo e Adriano Olivetti avevano creato un’azienda diventata un modello industriale, sociale, culturale. Certo, l’indebitamento era alto e la storia imponeva il difficile passaggio dal mondo della macchina per scrivere a quello dei computer. L’appuntamento fu perso, malgrado gli splendidi inizi (il grande calcolatore Elea, il piccolo Programma 101, primo computer L’editore Carlo De Benedetti Ansa e Roberto Colaninno, ad dal 1996. gati all’amianto, il talco fu utilizzato fino al Secondo le pm Laura Longo e Francesca Tra- 1986. In altri casi, invece, la fibra killer si staccava verso, i vertici della azienda non avrebbero impedito l’insorgenza del mesotelioma pleurico, dalle pareti, dai controsoffitti e dai tubi “in vitumore provocato dall’esposizione all’amianto sta” di capannoni, uffici e mense, così è stata presente negli ambienti di lavoro che ha pro- respirata anche da impiegate, segretarie e divocato la morte di nove ex dipendenti. “Le sta- rigenti. È il caso di Bruna Luigia Perello, addetta all’ufficio contabilità dal 1971 tistiche dicono che purtroppo al 1977 e poi impiegata fino al le persone continueranno a ammalarsi e morire anche nei L’azienda sapeva 1999. Come lei le vittime, malate o decedute che siano, hanprossimi anni”, sottolinea il se- La commissione no tutte lavorato negli stabiligretario della Fiom-Cgil di ToEcologia e Ambiente menti e negli uffici di Ivrea e rino Federico Bellono. dintorni tra gli anni 60 e gli anaveva scritto una L’ASBESTO ERA nel talco usato ni 90, ma questi tumori hanno per montare le macchine da relazione già nel 1977 un periodo di latenza molto scrivere, serviva a far scorrere lungo e le prime patologie sono le parti di gomma, come i cavi, sorte soltanto negli ultimi dieci in quelle di metallo. Così l’utilizzava Maria Giu- anni, ragione per cui gli ex vertici sono stati inditta Bretto, morta il 24 febbraio 2013: dal 1979 dagati nel 2012. “Erano morti che si potevano e al 1984 aveva lavorato allo stabilimento di Aglié si dovevano evitare”, ha detto dopo la sentenza e qui usava il talco con la tremolite per cospar- il pm Laura Longo, mentre per il sindaco di Igere le componenti in gomma e i cavi. Nono- vrea Carlo Della Pepa la sentenza “fa chiarezstante il documento sull’uso dell’amianto ela- za”, ma “non cancella la storia della Olivetti e borato nel 1977 dalla commissione Ecologia e quello che l’azienda ha dato alla nostra città”. Ambiente, che metteva in evidenza i pericoli le© RIPRODUZIONE RISERVATA AUGUSTA IANNINI Giudice, moglie di Bruno Vespa, fece arrestare De Benedetti nel ‘93 e lo scarcerò da tavolo al mondo). De Benedetti gestì il lungo declino, non senza adesione allo stile dell’epoca: le mazzette per vendere computer e telescriventi alla pubblica amministrazione. Nel 1993, presentò al pool Mani Pulite di Milano un memoriale in cui ammetteva di aver pagato tangenti per 10 miliardi di lire ai partiti per ottenere una commessa dalle Poste italiane. Roma gli fece lo sgambetto: un mandato d’arresto firmato da Augusta Iannini, giudice (e moglie di Bruno Vespa). Manette e liberazione in un giorno. Iannini, vent’anni dopo, in una lettera al Foglioha detto di aver un solo pentimento: di averlo scarcerato troppo in fretta. Dieci anni prima, si era imbarcato sul galeone pirata del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Nel 1981 aveva comprato il 2 per cento del già traballante Banco ed era diventato vicepresidente. Dopo due mesi, era sbarcato di corsa dal veliero che stava per andare contro gli scogli del crac. Porta a casa una plusvalenza di 40 miliardi di lire: gli costa un processo per concorso in bancarotta fraudolenta con condanna in primo grado (8 anni e 6 mesi), confermata in appello, ma evaporata in Cassazione. da Giuseppe Ciarrapico, taglia con la spada il gruppo e conquista la Mondadori, lascianÈ NEL 1987 che De Benedetti do all’Ingegnere il gruppo Ediventa editore. Compra una spresso-Repubblica. Peccato che la Procura di partecipazione Milano, indagannella Mondadori do a partire dal e dunque anche 1996 sulle “toghe n e l g r u p p o Esporche” di Rospresso-Repub- Gli affari blica. Tre anni Il Banco ma, scopra che la dopo, la Mondasentenza Metta d o r i d i M a r i o Ambrosiano, era stata compraF o r m e n t o n , l’arresto per un ta con 400 miliosfiancata dal tenni Fininvest, ditativo di entrare giorno, l’editoria stribuiti dall’avnel mercato tele- e la “guerra vocato Cesare visivo, riceve le Previti. Segue ripromesse d’aiuto di Segrate” sarcimento dandi due cavalieri ni a De Benedetti: bianchi, Silvio 540 milioni. Berlusconi e, appunto, Carlo Ormai l’Ingegnere è l’editoDe Benedetti. Entrambi van- re di Repubblica e del gruppo tano un accordo con la fami- l’Espresso. Ed è diventato il glia Formenton per comprar- grande antagonista di Previti e ne le azioni. Scoppia la “guerra Berlusconi. Così riesce a ottedi Segrate”. La contesa viene nere ottimi sconti dall’opiniosciolta da un lodo arbitrale che ne pubblica antiberlusconiadà ragione all’Ingegnere, ma il na, per i suoi tanti affari. Nel Cavaliere impugna il lodo settore sanitario con il gruppo Mondadori davanti alla Corte Kos. Nell’energia con Sorged’appello di Roma che, nel nia che, piena di debiti, passa gennaio 1991, con sentenza fir- alle banche che lo avevano fimata dal giudice Vittorio Met- nanziato. Nel 1988 suona tropta annulla il lodo e spiana la po presto la ricreazione in Belstrada a Berlusconi il quale, gio, quando credeva di aver già con una trattativa propiziata conquistato la Société Géné- L’Avvocato Gianni Agnelli è morto nel 2003 LaPresse La scheda LE ORIGINI Nato nel 1934 a Torino da padre ebreo e madre cattolica, proviene da una famiglia di banchieri che si dà all’industria. Ripara in Svizzera per le leggi razziali n rale de Belgique. Deve consolarsi con operazioni minori, come il bliz finanziario della società M&C, in cui era stato annunciato l’ingresso del Grande Nemico (Berlusconi): nel 2005 gli frutta belle plusvalenze, ma anche un’accusa di insider trading per cui ha pagato una sanzione di 30 mila euro. L’ANNO SCORSO trascina in tribunale Marco Tronchetti Provera, che l’aveva sintetizzato così: “È stato molto discusso per certi bilanci Olivetti, per lo scandalo legato alla vicenda di apparecchiature alle Poste Italiane, che fu allontanato dalla Fiat, coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano, che finì dentro per le vicende di Tangentopoli”. Per questo fulminante “bigino” della De Benedetti story, chiede un risarcimento di 500 mila euro, ma il tribunale glieli nega. Ora arriva il colpo più duro: 5 anni e 2 mesi per l’amianto che uccideva in Olivetti. E non è più sull’onda quel Berlusconi che l’aveva fatto diventare il cavaliere buono che aveva osato sfidare il Cavaliere cattivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA MANAGER Nel 1976 è ad della Fiat per quattro mesi. Poi lascia e fonda la sua holding Cir (di cui è presidente onorario). Cir è azionista di maggioranza del Gruppo editoriale L’Espresso, che lui presiede dal 2006. Dal 1978 al 1996 guida l’Olivetti n CRONACA Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL SOTTOSEGRETARIO NCD Comizio in ospedale: per Castiglione multa e risarcimento UN COMIZIO ELETTORALE in ospedale è costato al Sottosegretario all'Agricoltura Giuseppe Castiglione (nella foto) una condanna in primo grado per violazione della legge elettorale a duemila euro di multa e ottomila euro di risarcimento per il nosocomio. I fatti risalgono al lontano 2008 e la campagna elettorale era quelle delle amministrative di Catania. Castiglione (che a Catania è anche in- q dagato da mesi per la vicenda Cara, il centro per i richiedenti asilo, di Mineo) era imputato insieme all’ex sindaco Raffaele Stancanelli e a un ex consigliere comunale, Francesco Navarria, figlio di un manager dello stesso ospedale, in favore del quale era stato organizzato il comizio. A sentire parlare Castiglione per il giovane candidato, poi eletto, accorsero anche medici in camice verde, appena usciti dalla sa- » 15 la operatoria. I tre erano imputati anche per turbamento di pubblico servizio, ma per questo reato sono stati assolti perché il fatto non sussiste, mentre sono stati condannati per violazione della legge elettorale anche Stancanelli e Navarria. Il processo si è prolungato anche per ben due eccezioni di incostituzionalità proposte delle difese e respinte dalla Consulta. GI. GIUS. LA RIVOLTA Assurdi test a crocetta per assumere 500 funzionari » CAMILLA TAGLIABUE C ome in Rai anche al ministero dei Beni Culturali (Mibact) hanno avuto nostalgia del Rischiatutto, del quizzone coi “brevi cenni sull’universo”, del test fulminante con cui vincere non un montepremi, ma un posto fisso al ministero da 40 mila euro lordi l’anno: il concorso preliminare per l’assunzione di 500 funzionari – tra antropologi, archeologi, architetti, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, esperti di comunicazione, restauratori e storici dell’arte – assomiglia infatti più a un programma tv in stile Lascia o raddoppia (risposta giusta +1; sbagliata -0,5; intonsa 0) che a un esame per futuri dirigenti dei beni culturali. “I quiz sono sempre incivili e barbari - commenta Vittorio Sgarbi - Spacciano per valutazione oggettiva un sistema sbrigativo per scremare i candidati, scelti a prescindere da competenze o curricula. Con questa gara verranno premiati l’esercizio mnemonico e il gusto enigmistico, non chi ne sa di più o ha più capacità”. È STATO il professor Sergio Tanzarella della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale a innescare la polemica nei giorni scorsi con una lettera aperta al ministro Dario Franceschini: “Voglio esprimerLe i miei complimenti per l’eccezionale raccolta di migliaia di domande stupide e inutili... Lei confonde il Patrimonio culturale con questo Bignami tascabile... Forse è ancora in tempo per inserire una domanda: ‘In che anno il sindaco Renzi fece trapanare l’affresco del Vasari nella sala dei Cinquecento a Firenze alla ricerca di un fantomatico Leonardo da Vinci? (...) Vergognarsi sarebbe troppo poco, occorrerebbe dimettersi e trovarsi un la voro ”. Tra “que sti onar io dell’onniscienza” e antologia di cavilli per azzeccagarbugli, immancabili refusi e domande trabocchetto, il database conta 4.600 quesiti, dal diritto pubblico e amministrativo quello del patrimonio culturale, più nozioni generali e inglese. I candidati sono tenuti a sapere, ad esempio, “quanti delegati dispone la Valle d’Aosta per l’elezione del Presidente della Repubblica” o l’anno in cui “il Cardinale Bernardino Spada pagò 400 scudi al Guercino per La Morte di Didone”. Alcuni quesiti sono esilaranti (“L’opera All’amico Lucio, esposta anche all’Expo, ritrae Lucio Dalla: A) In piedi con il clarinetto; B) Che parla con un gatto; C) Seduto su una panchina”). Altri scritti in burocratese (“A norma di quanto prevede la l. n. 45/2009 – Ra- La “cultura” del ministero: quiz in stile Rischiatutto per entrare tifica ed esecuzione del II Protocollo relativo alla Convenzione dell’Aja del 1954, fatto a L’Aja il 26 marzo 1999...”). Altri sibillini, con 4 risposte anziché 3 (“Chi è l’autore del Ritratto del Gattamelata col suo scudiero? A) Tiziano; B) Tintoretto; C) Giorgione o un artista imprecisato di scuola veneta”). terebbe in difficoltà pure un avvocato”. Più sfumata la posizione di Philippe Daverio, per cui “qualche competenza giuridica non farebbe male ai futuri dirigenti. Gli storici dell’arte non saranno assunti dal Mibact per scrivere libri ma per gestire la ‘macchina’: non possono permettersi l’ingenuità romantica, l’ignoranza delle norme. Il OGGI si sapranno vero problema è a le 4.600 risposte monte, nella foresatte, e dal 26 lumazione”. Anche glio al 4 agosto a 20 mila aspiranti p e r S a l v a t o r e Roma ci sarà la Da Dalla all’Aja, Settis formazione e reclutamenprima prova: 80 quesiti estrapola- alla Val d’Aosta: to sono carenti: ti a caso dal data- 4.600 quesiti che “Da anni i nostri governi si combase, 45 minuti per rispondere. spaziano tra tutto portano in modo Poi altri due esa- lo scibile. Gli sc hi zo fr en ic o: mi scritti e uno oincentivano le irale. La selezione esperti: “Inutile” scrizioni alle fadovrebbe concoltà umanisticludersi a fine anche e poi non ofno e i neoassunti entrare a re- frono occupazione. Per abgime nel 2017. “Ci chiedono u- bandonare la mortificante lona preparazione mnemonica, gica del quiz serve una seria mortificando studi e profes- politica di assunzione, spalsionalità”, racconta Antonio mata negli anni, non una tanRomano, 35 anni, archivista e tum, altrimenti ogni volta c’è docente precario all’universi- l’arrembaggio: ovvio che per tà, tra i 20 mila candidati. “Al- scremare 20 mila candidati, tra assurdità: non testano le occorrano le crocette: 500 ascompetenze informatiche, le sunzioni sono poche. Visti i capacità logiche e la cultura prepensionamenti servirebgenerale, ma c’è un’ipertrofica bero 5-10 mila neoassunti”. © RIPRODUZIONE RISERVATA attenzione al diritto che met- Al vertice Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini: ha bandito un concorso per 500 funzionari LaPresse Complimenti per una tale raccolta di domande stupide Vergognarsi, ministro Franceschini, è poco: si dimetta e si trovi un lavoro SERGIO TANZARELLA (DOCENTE) L’INCHIESTA I GIUDIZI VITTORIO SGARBI “I quiz sono barbari. Non premiano chi è più capace, ma chi ha più memoria” PHILIPPE DAVERIO “Non fa male conoscere le norme, ma è il Mibact che non fa formazione” SALVATORE SETTIS “Solo una seria politica d’assunzioni può evitare l’arrembaggio con i quiz” “Labirinto” Sequestrati 260 mila euro a un funzionario, l’accusa è riciclaggio L’uomo di Chigi coi soldi nel sottotetto denaro. Altri 140 mila euro sono stati sequestrati a Roberto Boggio che, secondo la procura – l'inchiesta è condotta dal pm Stefano Fava e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo –è il referente della società Transcom Worldwide, che ha vinto uno degli appalti – per la precisione il call center che si è occupato di Inps – finiti sotto inchiesta. » ANTONIO MASSARI L’ inchiesta sul labirinto di tangenti che vede indagato il parlamentare dell'Ncd Antonio Marotta, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi Giuseppe Pizza e suo fratello Raffaele, ha un nuovo protagonista: Renato Mazzocchi, funzionario della presidenza del Consiglio e membro della Struttura di missione per la ricostruzione de L’Aquila, accusato di riciclaggio. È il 4 luglio –lo stesso giorno dei 24 arresti, domiciliari inclusi – quando gli investigatori del Nucleo speciale valutario della Guardia di Finanza, guidato dal generale Giuseppe Bottillo, perquisiscono una serie di uffici e abitazioni. E nella disponibilità del funzionario di palazzo Chigi, in una busta conservata su un soppalco, gli agenti trovano ben 260mila Palazzo Chigi Ansa euro in contanti. L’accusa per Mazzocchi adesso è quella di riciclaggio ma il ritrovamento della somma ha riavviato le indagini: l’obiettivo è ora capire meglio la provenienza di questi soldi. Mazzocchi peraltro è stato in passato segretario di Marotta. E non è l'unico al quale, il 4 luglio, sono state sequestrate delle ingenti somme di BOGGIO frequentava spesso l’ufficio di piazza san Lorenzo in Lucina, dove Raffaele Pizza organizzava i suoi affari e, come scopriranno gli investigatori, proprio mentre lo intercettano con Boggio, aveva fatto installare un disturbatore di frequenze. Precauzione inutile. I finanzieri del Nucleo Valutario annotano una conversazione che, stando agli atti, dovrebbe riguardare proprio la proroga di un appalto: “Pizza – scri- vono gli investigatori – tranquillizza Boggio circa il positivo esito anche della proroga, facendogli intendere di poter influire favorevolmente in ordine alla decisione grazie alle sue altolocate conoscenze nell'ambiente, citando espressamente Sarmi (Massimo Sarmi, ex ad di Poste italiane spa, ndr) come persona in grado di ‘arrivare’ a Boeri, attuale presidente dell'Inps”. E quando Boggio gli dice di aver sentito Boeri, Pizza replica: “Boeri ci penso io quand’è il momento, è amico di... ma siamo a livelli altissimi... con Sarmi se gli dico una cosa la fa... capito, non rompesse il c... quand’è il momento, io sono in grado di intervenire, amico amico suo proprio... è anche una persona di grandi qualità...”. E se per quanto riguarda Boeri è altamente probabile che si tratti di millanterie, i rapporti con Sarmi sono stati invece verificati da una serie di intercettazioni telefoniche. Il sospetto degli inquirenti è che i 260 mila euro ritrovati nella busta sul soppalco di Mazzocchi possano essere stati in qualche modo incassati, mentre i 140 mila euro di Boggio erano destinati a un pagamento per chiudere un affare: è questa la pista investigativa che dal 4 luglio, giorno dei sequestri, procura e Gdf stanno seguendo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 IL BOSS TUMULATO A CORLEONE Una messa blindata per Provenzano Senza assoluzione “UNA PREGHIERA e la possibilità del perdono non si negano a nessuno, specie nell’anno del Giubileo della misericordia”, aveva detto l'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, ma ieri mattina il prete dei frati minori rinnovati del convento di Corleone non ha espresso giudizi assolutori nell’ultima preghiera davanti all’urna che contiene le ceneri del capomafia Bernardo Provenzano, morto durante q la detenzione e tumulato nella tomba di famiglia. “L’ultima parola –ha detto il frate –spetta a Dio’’. Attorno a lui una trentina di parenti della vedova, Saveria Palazzolo, e dei due figli, Angelo e Francesco Paolo, che hanno accompagnato per venti minuti l’ultimo viaggio del boss, tornato a Corleone, il paese da dove è partita la sua carriera criminale che ha segnato la storia della Sicilia e dell’Italia. Il questore Guido Lon- go aveva vietato i funerali. Solo di una preghiera durata una ventina di minuti, dentro un cimitero chiuso a cittadini e curiosi, blindato da cordoni di agenti di polizia, carabinieri e finanzieri. La salma era stata cremata a Milano, dopo l’autopsia che ha confermato la morte per cause naturali, e i familiari l’hanno portata in Sicilia con un lungo viaggio in automobile. G. L. B. L’indagine Agli atti della Procura anche le censure dell’Agenzia delle Entrate all’istituto torinese: “Danni al sistema bancario” FIRENZE » ANTONIO MASSARI L’ inchiesta della Procura di Firenze sull'imprenditore Andrea Bulgarella è anche un atto d'accusa contro due colossi del sistema bancario: Unicredit e Intesa Sanpaolo. E non soltanto perché il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, è indagato con Bulgarella per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, a ll ’appropriazione indebita e all’autoriciclaggio. Ad aggravare il quadro è la relazione che l'Agenzia delle Entrate ha depositato ai pm, basata sui documenti raccolti dal Ros dei carabinieri di Firenze, guidato dal colonnello Domenico Strada. Soldi all’amico del mafioso: accuse a Unicredit e Intesa Il colosso milanese Nei verbali le riunioni con Mercuri, factotum di Palenzona, per finanziare l’imprenditore Bulgarella Indagato Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit LaPresse pensare che sia ancora così”. Gli inquirenti hanno verificato che l'autrice della lettera è Adriana Faraci, moglie di Paolo Lombardino, che suo marito era stato arrestato nel 1993 e soprattutto che la figlia della coppia è stata poi assunta, per due anni, in un'azienda di Bulgarella. La Cassazione ha poi ha annullato l’ordinanza del Riesame, che ora dovrà pronunciarsi di nuovo. I pm di Firenze ipotizzano che il numero due di Unicredit, Fabrizio Palenzona, abbia agevolato Bulgarella con l'aiuto di Roberto Chi è L’AGENZIA PARLA di “un modus o- Mercuri, suo braccio destro, che pur avendo un ufficio nella sede centrale della banca, non è mai stato dipendente di Unicredit. Roberto Poli, dirigente dell’istituto, mette a verbale: “Ho conosciuto Mercuri in un incontro nell'ufficio di Massimiliano Fossati (dirigente Unicredit, ndr). Erano presenti oltre a me, Fossati, Mercuri... e un ingegnere del gruppo Bulgarella... l'incontro è stato introdotto e condotto da Mercuri che ho conosciuto in questa circostanza... lo conoscevo come assistente del Dr. Palenzona in Unicredit”. L’Agenzia delle Entrate annota: “I vertici Unicredit, nella figura di Palenzona, a cui fa riferimento Mercuri... a partire dalla fine del 2014, iniziano a interessarsi alla pratica Bulgarella assumen- EPPURE, IL TRIBUNALE del Riesa- me, in prima battuta, aveva giudicato l'inchiesta carente, bocciando il decreto di perquisizione della Procura. Bulgarella era stato giudicato scevro dai sospetti di vicinanza agli ambienti mafiosi, come contestato invece dall'accusa, alla luce degli ulteriori documenti prodotti dai pm e dal Ros. Come una lettera del 1995, firmata da Adriana Lombardino, moglie di Paolo che, scrivono gli inquirenti, è di “accertata appartenenza quale uomo d'onore della famiglia di Mazara del Vallo”. Dopo il suo arresto, la signora Lombardino scrive a Bulgarella, parlando del marito che ritiene ingiustamente accusato: “A volte ci penso a mio marito mafioso! Un uomo grande e grosso con un cuore da bambino”. Chiede sostegno: “Mi vedo costretta a chiedere aiuto, e ho pensato a lei che conosco bene per la sua umanità e la sua intelligenza”. E ancora: “Una volta che sono venuta ed eravamo pure in questa situazione, lei mi presentò a qualcuno dicendo ‘questa è la moglie del mio migliore amico’. Amo blemi a pagare le rate, è necessario che Intesa cambi idea sulla decisione, fondata, di declassare la posizione del costruttore trapanese da “incaglio”a“sofferenza”, un tipo di credito che quasi certamente la banca non rivedrà. do una linea più morbida”. Ma è il ruolo di Intesa – creditrice di 13,5 milioni nei confronti di Bulgarella – quello che l'Agenzia ritiene più grave. Per consentire a Unicredit di erogare ulteriori finanziamenti a Bulgarella, già esposto per oltre 50 milioni e che da anni ha pro- perandi non ispirato a principi di prudenza e diligenza, come richiederebbe la gestione di posizioni complesse, ma piuttosto fondato sull’esistenza di “buoni” rapporti interpersonali tra i vertici societari”. Su input di Unicredit, Intesa ribalta la propria decisione, evitando che Bulgarella venga registrato dalla Centrale Rischi della Banca d’Italia come un debitore a cui non si può più dare credito. “Per Intesa la revoca della segnalazione a sofferenza avvenuta nel marzo 2015 rappresenta il fatto più rilevante in termini di gravità. Tale operazione risulta priva di fondamento, seppur tecnicamente possibile, effettuata al solo fine di soddisfare una irrituale richiesta di Unicredit”. Nascondendo alle altre banche quanto grave fosse la situazione del gruppo Bulgarella, osserva l’Agenzia delle Entrate, “Intesa, per stessa ammissione del personale interno, ha creato il presupposto per l’erogazione di nuova finanza a soggetti che invece non risultavano meritevoli... tale condotta quindi è stata idonea a danneggiare l’intero sistema bancario”. Un comportamento che può “rientrare nella fattispecie di concessione abusiva del credito”. Il rapporto tra Palenzona e Mercuri non si è mai interrotto: il vicepresidente di Unicredit ha da poco nominato Mercuri amministratore delegato di una società da lui presieduta, la Faiservice, cooperativa di autotrasportatori con sede a Cuneo. Andrea Bulgarella è un costruttore trapanese trapiantato a Pisa, ritenuto vicino a uomini dei clan di Mazara del Vallo legati anche a Messina Denaro L’inchiesta Secondo i pm di Firenze, Unicredit ha finanziato indebitamente Bulgarella, ignorando la sua esposizione, per volontà del vicepresidente, Fabrizio Palenzona. E Intesa l’avrebbe agevolato declassando la sua posizione debitoria © RIPRODUZIONE RISERVATA Scontro fra treni, i pm a caccia di chi alterò i registri » ENRICO FIERRO E MASSIMO PILLERA S ignor giudice, mi creda, io alle 10.59 ho avvisato il capostazione di Corato che il mio treno, l’Et 1021, era partito da Andria”. Così il capostazione di Andria, Vito Picarreta, ha iniziato la sua deposizione davanti al pool di magistrati che indagano sul disastro ferroviario del 12 luglio. Un interrogatorio teso e lunghissimo, iniziato alle 11 del mattino e finito alle 18. Contraddetto dalle parole di Alessio Porcelli, il collega responsabile della stazione di Corato: “Picarreta non mi ha mai detto che di aver dato il via libera a quel treno in partenza da Andria”. Due linee divergenti. Due ferrovieri che cercano di al- Trani I capistazione si contraddicono fra loro, quello di Andria nega le annotazioni a penna. L’ipotesi dell’intervento dall’alto lontanare da sé l’accusa di aver provocato il disastro ferroviario che ha ucciso 23 persone, e che non ci stanno a diventare gli agnelli sacrificali di una tragedia che fa riferimento ad una catena di responsabilità. Una battaglia di orari, minuti e frazioni di minuti, si giocano su questo le prime battute dell’inchiesta sulla tragedia di Andria. “Picarreta – dice ancora il capostazione di Corato assistito dall’avvocato Massimo Chiusolo – sapeva che dalla mia stazione erano in arrivo due treni, uno dei quali, l’Et 1642, era già arrivato ad Andria”. Verità an- cora lontana, per il momento i pm ne raccolgono solo brandelli, per ricostruire il puzzle di quella mattina d’inferno servono brogliacci e registri sui quali sono annotati orari di partenze e arrivi. I famosi fonogrammi dell’arcaico sistema di avvistamento telefonico, unica misura di sicurezza in quel tratto di metropolitana di campagna. “DA SOLO –avrebbe fatto met- tere a verbale il capostazione di Andria – non potevo certo far partire il treno. Ho avuto tutti gli ok previsti, compreso quello di Bari”. Picarreta avrebbe fatto riferimento all’e- per ricostruire il tutto i registri della stazione. L’ipotesi dei pm è che quelle carte sarebbero state “aggiustate”, ci sono annotazioni a penna che hanno destato più di un dubbio. COME SEGNALATO da alcune Il capostazione Vito Picarreta sistenza di un registro informatico, una sorta di portale ad uso interno, in dotazione alla Ferrotramviaria, la società privata barese che ha in concessione la linea. Essenziale fonti non investigative al nostro giornale il 13 luglio, è forte il sospetto che nelle prime ore dopo il disastro le stazioni di Andria e Corato siano state visitate da funzionari di Ferrotramviaria. Una possibilità che ora la Procura vuole approfondire. A maggior ragione dopo le dichiarazioni del capostazione di Andria. Picarreta non ha atteso che i pubblici ministeri gli chiedessero se quelle annotazioni sul registro fossero sue. “Signori giudici – ha fatto mettere a verbale – io non ho mai modificato l’orario sul registro, e poi, credetemi, quella grafia non è mia, non mi appartiene”. Il capostazione non ha saputo rispondere alla domanda su chi, secondo lui, avrebbe avuto accesso a quei registri. Per capirne di più, i magistrati tranesi hanno inviato a tarda sera gli investigatori della Polfer a sequestrare altro materiale nelle stazioni della tragedia. È il primo passo di una inchiesta che non finirà con i due capistazione. Nel gruppo di pm di Trani ci sono almeno due magistrati destinati ad approfondire tutti i protocolli tra Ferotramviaria, Ministero dei Trasporti e Regione Puglia, a tentare di ricostruire l’iter dei finanziamenti comunitari e a spiegare il perché i soldi per la messa in sicurezza non sono stati spesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA ITALIA Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | LA REPLICA: “COLLABORIAMO” Fiat indagata negli Usa per frode: “Truccati i dati delle vendite” C’ è un Pokemon sotto la scrivania. Il primo istinto è quello di allungare la mano oltre lo schermo dello smartphone che lo inquadra e provare a toccarlo, per poi tornare a fissare lo smartphone e catturarlo. Oppure, se si è meno fortunati, il rischio è di ritrovarsi circondati da una folla di persone con la stessa intenzione: nelle ultime due settimane, i proprietari di smartphone e iPhone sono impazziti per un gioco, un’applicazione (app) che si chiama Pokemon Go, che permette di catturare i mostriciattoli diventati famosi per l’omonimo cartoon. In rete circolano video che mostrano frotte pronte a lasciare anche l’auto accesa e incustodita pur di catturare un rarissimo Pokemon. Si attiva il gps del telefono e la loro posizione compare su una mappa. Quindi basta raggiungere il luogo e catturarli per accumulare punti. Ma anche per produrre guadagni stellari per chi l’ha inventata. LE SOCIETÀ a cui fa capo il gio- co sono però importanti multinazionali. Prima fra tutte, la Nintendo guidata dal giapponese Tatsumi Kimishima: la casa di videogame possiede il 33% della società giapponese The Pokemon Company di stornare poi il mese successivo. La casa automobilistica allora aveva definito la causa infondata. Funzionari dell’Fbi e della Sec, l’autorità che vigila sulle società quotate, avrebbero però l’11 giugno scorso fatto visita agli uffici e alle abitazioni di alcuni dirigenti Fca per acquisire documenti. Ieri le quotazioni del titolo Fca in Borsa a New York dopo una discesa iniziale hanno recuperato. Pokemon Go, l’isteria collettiva è la manna per i colossi digitali te raddoppiato, per immagine e investimento. Nintendo è infatti anche investitore nella Niantic, la società che ha sviluppato il gioco, fondata dall’imprenditore americano John Hankee nata come startup in seno a Google, da cui è uscita poco dopo la trasformazione di Google in Alphabet. Sul gioco, e sulla Niantic, la Nintendo, Pokemon e anche Google hanno investito, insieme, circa 30 milioni di dollari. simo modo per raccogliere informazioni. Due giorni fa, poi, un gruppo di hacker ha rivendicato un attacco che ha oscurato il gioco per ore. Profilare gli utenti interessati a questo tipo di attività sarebbe in effetti un gran bel colpo. Basti pensare che negli ultimi mesi le aziende digitali hanno investito soprattutto nella “realtà aumentata” (come quella di Pokemon Go, che s o vr a p po n e n u o v i e l ementi all’ambiente) o per IL GIOCO era la realtà virstato lanciato Milioni di dollari tuale (VR), nel 2014 in Il guadagno giornaliero c h e i n v e c e versione ‘peimmerge in sce d’ap ri le ’ della app del momento u n m o n d o proprio da c o m p l e t aGoogle, che mente diverne aveva attivato una versione so grazie aspecifiche strupromozionale per sponsoriz- mentazioni audio -video. Apzare le mappe. La registrazio- ple,per dire, a gennaio ha acne, infatti, può avvenire pro- quisito Flybyper i suoi softwaprio tramite account Google. re per la realtà aumentata. Nel Tanto è bastato, la settimana 2015, Facebook ha speso 60 scorsa, perché alcuni utenti si milioni di dollari per acquisire accorgessero che Pokemon una società israeliana speciaGo aveva l’autorizzazione ad lizzata in effetti visivi. L’obietaccedere a tutti i dati legati tivo, per tutti, è raggiungere le all’account degli utenti. La grandi masse. Il 2016, con l’enNiantec ha dovuto assicurare trata in commercio dei visori che i permessi si sarebbero li- per la VR, doveva essere l’anno mitati alla mail e all’account di della rivoluzione. E Pokemon Google. In molti, però, è rima- Go potrebbe esserne l’inizio. sto il sospetto che sia l’enne© RIPRODUZIONE RISERVATA 1,6-6,5 Follia a NY Vaporeon, uno dei pokemon più rari, è comparso a Central Park tra il delirio generale Ken PARTIAMO DALLA APP: la app è gratuita, ma il guadagno matura all’interno del gioco stesso. Le stime circolate finora (Sensor Tower) parlano di ricavi medi giornalieri pari a 1,6 milioni di dollari con le micro-transazioni dei cosiddetti acquisti in – app (come comprare un sovrappiù di sfere per catturare i Pokemon). Altre ipotesi parlano di 6,5 milioni: ognuno dei 26 milioni di giocatori, spenderebbe quotidianamente almeno 0,25 dollari (SurveyMonkey). AppleeGoogle, ad esempio, guadagnano dalle vendite in-app. Secondo le ricerche di settore, a loro va circa il 30 per cento di ogni acquisto. Altra fonte di guadagno potrebbero essere le partnership. La ricerca dei Pokemon è l’escamotage giusto per attirare gli utenti nei negozi nei luoghi di interesse culturale segnalati nelle mappe. Tanto che si parla già di una possibile partenership tra Nintendo e Mc Donald’s. Più saranno i Pokemon nei punti vendita, più saranno i potenziali clienti. C’è già, infatti, chi ha fondato startup per attirare i Pokemon con una funzione del gioco o chi sta offrendo pacchetti di dati per navigare su internet illimitatamente. niziali. Al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli. Un portavoce di Fca Us non ha risposto a una richiesta di commento, né ha commentato il dipartimento di Giustizia non ha voluto commentare.Secondo l’esposto di gennaio, Fca avrebbe dato incentivi in denaro ai suoi concessionari perché venissero registrate vendite in realtà inesistenti l’ultimo giorno del mese, da Mostri d’oro Dati personali, pubblicità per le catene commerciali, pagamenti online: il gioco impazza, Nintendo e Google incassano L’INCHIESTA » VIRGINIA DELLA SALA LE CONSEGNE MENSILI del gruppo Fiat Chrysler Automobiles sarebbero gonfiate. L’esposto da parte di due concessionari Usa concorrenti era partito già nel gennaio scorso. Ora su Fca le autorità statunitensi hanno aperto un’indagine per presunta frode. Lo riporta l’agenzia stampa Bloomberg. L’indagine, spiegano le fonti citate dall’agenzia, sarebbe alle fasi i- q » 17 Sugimori / Ansa Tsunekazu Ishihara, che a sua volta possiede e gestisce il marchio Pokemon. Già a marzo 2015 la Nintendo aveva annunciato l’intenzione di iniziare a sviluppare giochi per gli smartphone. Il suo fatturato annuo era in discesa dal 2012 e, secondo le previsioni della società stessa, le vendite delle consolle Wii U sarebbero diminuite di circa 800mila unità, di 1,8 milioni quelle della Nintendo 3DS. Nelle ultime due settimane, però, il valore delle sue azioni è praticamen- I PROTAGONISTI JOHN HANKE È l’inventore di Pokemon Go (con Niantic) e uno degli sviluppatori di Google Maps TSUNEKAZU ISHIHARA Giapponese, presidente di The Pokemon Company, società della Nintendo A Niscemi (Cl) Filmmaker ragusano fermato, perquisito e multato per 14 cd “illegali” LA STORIA Come ti perseguito l’attivista No Muos » VERONICA TOMASSINI Siracusa I mmaginate le mamme di un piccolo paese della Sicilia orientale capaci di scombinare i piani di guerra del mondo. Con il Muos è andata così, a Niscemi il più potente sistema di comunicazione globale della Us Navy è al momento sotto sequestro. E nella riserva Sughereta, dove le enormi antenne si stagliano fin sopra le nuvole, gli attivisti conducono la loro battaglia, una resistenza testarda che qualcuno finisce per pagare caro. Come è successo al filmmaker di Ragusa, Massimo Denaro, poco più che trentenne. Attivista del Movimento No Muos, l’altro ieri pomeriggio è stato scortato al comando della Guardia di finanza, prelevato durante un’assemblea dei comitati attivi in Sicilia, multato di 2884 euro (ma ha rischiato di beccare un massimale di Contrari I No Muos Ansa quasi 15 mila euro), al termine di una perquisizione e un capo di accusa davvero incomprensibili. L’assemblea si stava concludendo, nel terreno di proprietà dei comitati, a ridosso della base della Us Navy. Tre blindati dell’esercito, camionette delle Fiamme Gialle, agenti in borghese, macchine della polizia, circondavano il perimetro, controllando le 20 persone presenti. A fine pomeriggio Massimo Denaro e una sua amica aquilana decidono di rientrare, a quel punto vengono bloccati da tre agenti della Guardia di Finanza. “Mi perquisiscono, identificano noi e la mia automobile, la perquisiscono, fino a prelevare la custodia con i miei cd”. Duplicati dagli originali e autografati, 14 in totale. L’ufficiale a quel punto – secondo il racconto del filmmaker ragusano – gli avrebbe urlato in faccia: “Questi cd sono contraffatti, sono illegali!” Denaro spiegache gli originali sono conservati in casa, a Ragusa, un’ora di macchina, può provarlo. L’UFFICIALE NON SENTE ragioni. Denaro è invitato a salire in auto, scortato davanti e dietro dalle camionette della Gdf, gli agenti hanno perquisito anche la valigia dell’amica, rovistato tra le sue cose, gli indumenti, i libri. Vengono condotti al comando di Gela, sono quasi le 21. Il verbale gli verrà rilasciato intorno alle 22.30. A fa riferimento esplicito alla Massimo Denaro viene conte- tensione che si è inasprita nestato il reato di contraffazione gli ultimi mesi da parte delle e addebitata una multa. Per lui forze dell’ordine. “Ci sentiaè un incubo. “È stata una per- mo traditi dallo Stato –conclusecuzione – racconta – Ovvia- de –che dovrebbe tutelarci, dimente adesso la fenderci dal perivicenda è in macolo di quell’insino ai miei legali. dia potente che è Per me diventerà il Muos. E invece un atto politico. Servitù militari ci fanno la guerra. Quanto accadu- Si è inasprita Siamo in un clima to, se non fosse di repressione, atcosì mortificante la repressione tualmente chiune ingiusto, ha del poliziesca contro que si rechi in ridicolo. Scortati prossimità della come i peggiori chi si oppone base, in contrada dei delinquenti, alle mega Ulmo, viene idenmentre tutto intificato e bloccatorno regnava antenne Usa to”. Intanto il 21 luglio il Tribunale l’infrazione e l’adi Catania deve buso. Le discariche abusive lungo la strada, pronunciarsi sul dissequestro scooteristi senza casco, l’auto- dell’area. Il 22 comincerà il mobile che ci scortava davanti procedimento penale nel Triche superava i limiti di veloci- bunale di Caltagirone per abutà, altri automobilisti che face- sivismo edilizio nella stessa rivano inversioni a U. Veramen- serva. © RIPRODUZIONE RISERVATA te ridicolo”. Massimo Denaro 18 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 Cultura | Spettacoli | Società | Sport Secondo Tempo ITALIA Luoghi della memoria o futuro: artisti e scrittori raccontano il Paese GRAND TOUR RELOADED L’ultimo sguardo infinito L’ » GIORGIO BIFERALI Il libro Non ti riconosco l Marco Revelli Pagine: 256 Prezzo: 20e Editore: Einaudi Portami oltre il buio l Giorgio Boatti Pagine: 233 Prezzo: 18e Editore: Laterza nitamente più lungo del nostro, e più duro”. Giorgio Boatti, invece, nel suo Portami oltre il buio. Viaggio nell’Italia che non ha paura (Laterza, pp. 233, 18 euro), vede qualche bagliore in più e, come fa Pamuk nei suoi romanzi, si affida alle storie di piccoli grandi eroi che nessuno conosce, che hanno il coraggio di reinventarsi e di rischiare sempre. mette insieme gli scatti di quaranta fotografi, tra cui troviamo maestri come Scianna, Ghirri e Mimmo Jodice, che non hanno mai smesso di raccontare l’Italia. Italia sembra fatta apposta per essere guardata. Goethe alla vista di Napoli sentiva di perdere i sensi, e forse per questo la vera fortuna della piccola Eugenia, in quel celebre racconto di Anna MaE C’È TUTTA una generazioria Ortese, era quella di esne, nata negli anni Settanta, sere nata in una famiglia poche sembra aver ereditato vera, che non aveva i soldi quel loro modo di guardare per comprarle un “paio di il mondo come qualcosa di o c ch i a l i”. C’è il vivo, in cui riconobianco e nero delle scersi sempre, donotti romane di ve passato, presenVISIONI Romanzi, foto, Helmut Newton e te e futuro convidocufilm: la Penisola “bella vono, si confondodi Fellini, della Sicilia di Scianna, no tra loro, e il teme perduta” che “cambia” po sembra quasi Salgado e Sciascia, dei tavolini danu n’invenzione. I o “non ha paura”. Diceva reportage di Masz a n t i d i C a rsimo Berruti (Rotier-Bresson in uCalvino: “La superficie ma, 1979), tutti in na Firenze semidelle cose è inesauribile” bianco e nero, oltre deserta. E poi i colori accesi delle al degrado dei resigondole e dei canadence romani, pieC’è anche un’Italia “bella ni di bambini che gridano, di li di Venezia, negli scatti di McCurry, e quelli un po’ più e perduta”, è quella raccon- madri stanche che guardaspenti dei litorali fuori sta- tata dal regista Pietro Mar- no altrove, di aspiranti singione, dei paesaggi sperduti cello nel suo ultimo docu- daci che si mostrano turbati, dell’Emilia, nella “geografia film, attraverso i sospiri di raccontano l’abusivismo in immaginaria” di Ghirri. Un un bufalo, Sarchiapone, e di Sicilia e in tutte le grandi apaese da ultimi sguardi, che una maschera, Pulcinella, ree archeologiche del nonon finiscono mai, da osser- sempre al confine tra i vivi e vare dall’alto, in superficie, i morti, che ha il compito di con un certo distacco. Come portare in salvo l’animale, faceva Calvino, sapendo destinato al macello, dalla che la superficie delle cose, terra dei fuochi verso i cieli del Nord. “Per quanto mi riin fondo, è inesauribile. guarda avrei voluto nascere OGGI, COME ieri, l’Italia vie- sulla luna, o in qualsiasi altro ne consumata dagli sguardi pianeta”, pensa Sarchiapodei passanti, continua a es- ne, rileggendo la sua fiaba sere scritta, raccontata, a di- senza lieto fine, “il mio univentare un’immagine ferma co tetto è stato il ventre di o in movimento, come il mia madre, o qualche asse tempo dentro cui si muove. vecchio, se ho avuto fortuMarco Revelli, in Non ti ri- na”. conosco. Un viaggio eretico nell’Italia che cambia (Ei- FOTOGRAMMI, immag ini, naudi, pp. 256, 20 euro), tra visioni normali, quotidiane, stro paese. Così A n dr e a déjà vu e fantasmi, scie chi- straordinarie, viaggi che Botto (Rapallo, 1973) fotomiche, foreste scomparse e non finiscono solamente in grafa il paesaggio, che non è negozi chiusi che non ria- un taccuino o in una cine- un genere artistico ma l’ocpriranno, parte da Torino presa, ma anche nella lente e casione per interrogarci sul per arrivare a Lampedusa, il nel diaframma di una foto- tempo che passa, sulle arluogo della speranza, dove camera. “Extraordinary vi- chitetture naturali dove si c’è ancora un po’di umanità, sions, L’Italia ci guarda”, nasconde la Storia, suoi luodove l’umano si riconosce non a caso, si chiama la mo- ghi (i geositi al Sud, soprat“nell’Altro, anche quando stra al museo Maxxi di Ro- tutto) dove la natura è soha di fronte un viaggio infi- ma (fino al 23 ottobre), che pravvissuta all’intervento bianco e nero e poi le colora a mano con dei pastelli, a distanza di duecento anni, sembra rispondere a Baudelaire, perché la fotografia è una speranza, un’arte, un modo di guardare il mondo e di salvarlo dall’oblio, e non sarà mai, come credeva lui, la “palestra dei pittori mancati”. L’ITALIA CHE guarda, quin- In mostra Alcune foto esposte al Maxxi, Roma. Dall’alto: “Curon” (Camporesi), “Basilicata” (Fontana), “Sabbioneta” (Ghirri), “Moretti” (Basilico) dell’uomo. Silvia Camporesi (Forlì, 1973), dopo aver interpretato diversi romanzi con una serie di autoritratti, è andata alla ricerca di palazzi, carceri, fabbriche, e di tutti quei luoghi abbandonati di un’Italia che, piano piano, sta scomparendo. La Camporesi, che stampa le immagini in di, e che viene guardata, che appena la guardiamo sembra già un lontano ricordo. Qui, più che altrove, “il tempo invecchia in fretta”, direbbe Tabucchi. E più ci guardiamo intorno, più ritorna il suono, la musica dolce di una domanda, fatta da uno dei suoi personaggi: “Ferruccio, sentì che diceva il soffio, ti ricordi com’era bella l’Italia?”. © RIPRODUZIONE RISERVATA SECONDO TEMPO Martedì 19 Luglio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | Geppi Cucciari torna su Rai3 Higuain, nessuna trattativa La comica e attrice sarda condurrà il programma “Per un pugno di libri” e tornerà anche alla guida di “Un giorno da pecora” su Radio2 Primo incontro Juve-Napoli per il giocatore: De Laurentiis ha già fatto sapere che non intende accettare contropartite tecniche » 19 Teatro, Fiorello vende di più “L’Ora del Rosario” guida la top ten degli incassi davanti a “Evolushow” di Brignano e al musical “Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo” LA NUOVA GUERRA FREDDA La commissione indipendente della Wada: “Mosca ha coperto le positività al doping già dai Giochi di Sochi”. Il Cio pronto ad adottare “misure e sanzioni” Doping di Stato: per la Russia Rio è sempre più lontana » LUCA PISAPIA P rovette manomesse, fatte passare attraverso un buco nel muro del labor a t o r i o a n t i d oping, aperte e richiuse dopo averne sostituito il contenuto con campioni puliti e aver aggiunto sale da cucina per restituire il giusto peso, risultati di acclarata positività trasformati in falsi positivi, responsabilità del governo e dei servizi segreti “oltre ogni ragionevole dubbio” nell’organizzare un sistema di doping di Stato che copre l’in t er o sport russo: 312 positività coperte in almeno 30 sport, di cui 139 nell’atletica leggera. Queste sono le conclusioni della prima parte del rapporto, un centinaio di pagine, pubblicato ieri dalla Wada (agenzia mondiale antidoping) a seguito dell’inchiesta di 57 giorni dell’avvocato canadese Richard McLaren. Un’in- ANNIVERSARI » CLAUDIA COLASANTI C Cercavamo un’arte elementare che curasse gli uomini dalla follia dell’epoca, un ordine nuovo che ribaltasse l’equilibrio ercavamo un’arte elementare che curasse gli uomini dalla follia dell’epoca, un ordine nuovo che ribaltasse l’equilibrio tra il cielo e l’in f er n o”, scrive Jean Arp, chiarendo la spinta propulsiva ma paradossalmente anti-artistica del Dadaismo. Come la maggior parte delle rivoluzioni culturali, il Dada, con la sua tenacia scomposta e irriverente, quella che oggi verrebbe definita liquidità è durata poco, appena una manciata di anni: dal 1916 al 1920. tidoping di Mosca e Sochi. Oltreché del servizio segreto Fsb, i cui uomini partecipano attivamente alla manomissione delle provette, come aveva già raccontato Grigory Rodchenko, ex direttore del laboratorio di Sochi fuggito negli Usa dopo la morte di due suoi colleghi. dagine nata dal rapporto pubblicato a novembre da una commissione indipendente della stessa Wada, che aveva già aperto un profondo squarcio sul sistema. ADESSO PERÒ la Russia tre- ma. Thomas Bach, presidente del Cio, ha detto che “non esiterà ad adottare le misure più severe possibili nei confronti di quanti sono stati implicati nel doping di Stato russo”, annunciando che l’esecutivo si riunisce oggi in una conference call convocata d’urgenza per “adottare misure provvisorie e sanzioni relative ai Giochi olimpici di Rio 2016”. Tutto comincia dopo le Olimpiadi Invernali di Vancouver 2010, quando la Russia è undicesima con 15 medaglie di cui solo 3 ori. È allora che con ordine esecutivo di Vladimir Putin è nominato viceministro dello Sport Yuri Nagornykh, figura chiave dell’intera vicenda, che per rilanciare lo Coinvolti 312 sportivi L’esecutivo del Cio si riunisce oggi in una conference call convocata d’urgenza Ansa sport russo s’inventa un “metodo di sparizione dei positivi” atto a manipolare le provette. Secondo McLaren, in questo sistema sono “acclarate” le complicità del governo, a partire dal potentissimo ministro dello Sport Vitaly Mutko, del centro tecnico federale di Mosca e dei laboratori an- © RIPRODUZIONE RISERVATA ZURIGO Cento anni fa nasceva il movimento che usò l’umorismo (anche) contro la guerra Dada 1916, il tutto e il nulla dell’arte che ci ha cambiati UN MOVIMENTO tanto fluido da prevedere e cambiare il futuro dell’arte – che si accingeva a divenire non più ‘modern a’ ma ‘c on te mp or an ea ’ – tracciando quella linea che l’avrebbe condotta a mescolarsi con lo spettacolo, il teatro, l’improvvisazione, l’inusuale, l’esageratamente ironico, talvolta caustico mondo del ‘tutto’ contrapposto ad altro ‘tutto’, compreso l’acceso dibattito che susciterà (lo fa tuttora) il r e ad y - m ad e di Duchamp. Cento anni fa, questo strampalato manipolo di artisti, Marcel Duchamp, Kurt Schwitters, Tristan Tzara, Francis Picabia, Hans Arp, Max Ernst, SOTTO ACCUSA, quindi, sono non solo le Olimpiadi Invernali di Sochi 2014, dove la Russia è prima con 33 medaglie di cui ben 13 ori (e dove sarebbero almeno 15 le medaglie sporche) ma anche i Mondiali di atletica 2013 a Mosca e di nuoto 2015 a Kazan. Se il report non chiede direttamente la squalifica dell’intero sport russo – già sospesi a tempo indeterminato dalla Iaaf gli atleti, si attende per giovedì il ricorso al Tas – è evidente però nelle parole di McLaren la presa d’atto che questa prima parte del report andava pubblicata prima di Rio 2016: competizione che comincia il 5 agosto, cui l’agenzia antidoping statunitense Usada (insieme a tedeschi, spagnoli canadesi e giapponesi) ha già chiesto la Russia non possa partecipare. Tra talpe, confessioni, smentite, ricatti, fughe, doppi giochi e spionaggio, intorno al doping russo si stanno infatti consumando le ultime scorie della vecchia Guerra Fredda, o le prime di un nuovo conflitto geopolitico in atto, dove lo sport è terreno di scontro tanto quanto la Siria. Ultima notazione. Nel report è presente anche il “salvataggio” di un noto calciatore straniero, e sono circa una ventina i “positivi spariti” nel calcio. E in tutto ciò Mutko, oltreché ministro dello Sport, è anche capo della Federcalcio e del comitato che organizza i Mondiali di calcio di Russia 2018: lì dove i soldi e il prestigio in ballo aumentano a dismisura. George Grosz, Hugo Ball, Man Ray, seppur attivi a Zurigo – quindi nella Svizzera neutrale della prima guerra mondiale – possedevano una qualità oggi rara nel mondo dell’arte: la voglia irresistibile, come intento primario, di ‘scherzare’, usare l’umorismo per mescolare, stravolgere, nonostante l’assedio drammatico mondiale che li circondava. La loro politica antibellica consisteva proprio nel rifiuto di ogni standard artistico precedente, tramite opere che viaggiavano veloci come aerei contro l’arte Celebrazioni svizzere Il “Cabaret Voltaire” di Zurigo ha reso omaggio agli artisti del Dadaismo LaPresse stessa. Sul significato dell’assurdo nome del movimento – Dada – esistono decine di versioni: la più accreditata vede un incontro l’8 febbraio 1916 al Cabaret Voltaire di Zurigo con gli artisti che cercano un nome qualsiasi nel dizionario con l’aiuto di un tagliacarte. La loro conseguenza più clamorosa è stata la “spettacolarizzazione dell’arte”: arte e spettacolo hanno lasciato da parte le barriere che ancora li tenevano separati fino a mescolare i due campi e definire la contaminazione dei generi. Duchamp, Picabia e Man Ray entrano in sintonia con la prima fase del ciclo industriale, trasformando l’arte in una macchina destinata a non esaurirsi mai, mentre Ernst e Grosz stabiliscono un approccio con i prodotti e le immagini dei mass media. L’immenso Schwitters, con i suoi giganteschi Merzbau (immense cataste di oggetti, carte, mobili, impilati di dimensioni architettoniche) si confronterà, solo, con l’ultima fase del processo industriale: gli avanzi, le scorie e i rifiuti del consumo. “Per questo c’è tanta simpatia tra noi oggi,”scrive nel 1980 Francesca Alinovi “uomini del nuovo secolo, e i Dadaisti, signori del primo Novecento. Perchè questi individui scatenati avevano anticipato, con una ferrea analisi sui meccanismi della società di massa, quello che sarebbe avvenuto più di 50 anni dopo”. Come l’Alinovi aveva intuito, la Street Art, praticata da artisti come Banksy, riprende in qualche modo i temi cari al Dada, e li rilanciano con materiali, forme e grafiche consentite dalla tecnologia. Tuttavia, con il Dadaismo il confine tra arte colta e arte di massa sfuma fino a confondersi, su un’intesa che comprende le contaminazioni non solo tra diversi generi artistici, ma an- che con l’esigenza di comunicare con la massa. Dada, nonostante qualcuno oggi non sappia neanche sia esistito, è entrato nel costume della gente: dopo il neo-dada c’è stato il mao-dada e il punk-dada (la prima fanzine punk italiana non a caso si chiamò dudu (dada + punk). PER I 100 ANNI del movimento dadaista, le celebrazioni in corso da cinque mesi a Zurigo sono concluse da pochi giorni. I circa 200 eventi ed esposizioni hanno attirato decine di migliaia di visitatori: il Museo nazionale, il Kunsthaus e il Cabaret Voltaire, fondato lo stesso giorno del 1916 e considerato la culla del dadaismo, avevano aperto le rispettive mostre “Dada Universal”, “Dadaglobe Reconstructed” e “Obsession Dada”. La mostra del Kunsthaus è stata la più frequentata, con oltre 50 mila visitatori in tre mesi. Due esposizioni legate al Dadaismo saranno ancora visitabili nella città sulla Limmat. Si tratta dell’omaggio reso al francese Francis Picabia (1879-1953) al Kunsthaus, (fino al 25 settembre), e della Biennale europea itinerante di arte contemporanea Manifesta 11, che chiuderà il 18 settembre. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 » ULTIMA PAGINA Dalla Prima » MARCO TRAVAGLIO P are infatti di vederli, i sindaci e i consiglieri regionali italiani promossi senatori dalla Costituzione boschian-verdiniana, paracadutarsi in tempo reale su Nizza a un cenno convenuto della Boschi e fare scudo con i propri corpi alle migliaia di turisti minacciati dall’attentatore, garantendone l’incolumità. Il primo a rendersene conto è proprio il califfo Al Baghdadi, ben conscio che per lui e per l’Isis finirà la pacchia nel momento stesso in cui in Italia vincerà il Sì. Tant’è che sta promuovendo Comitati del No a tamburo battente in tutto il territorio dello Stato islamico. Nei suoi videomessaggi ha sostituito la tradizionale formula “Allahu Akbar” con “BastaunNo”. E ha deciso di accelerare il piano di sbarco su San Pietro entro e non oltre fine ottobre, ben sapendo che da novembre non ce ne sarà più per nessuno. A questo punto, qualcuno potrebbe far notare alla povera aretina che l’Italia ha una certa esperienza, in fatto di lotta al terrorismo, avendo combattuto con discreto successo quello nero e quello rosso tra la fine degli anni 60 e la metà degli 80, e in seguito quello mafioso, sempre con la Costituzione vigente, quella vera, quella del 1948. Sì, proprio quella che prevede quella bruttura del Senato eletto dal popolo. Ogni tanto qualche politico – tipo Almirante e La Malfa durante il sequestro Moro – invocava lo stato di guerra, la pena di morte e le leggi speciali, cioè la sospensione delle garanzie costituzionali dello Stato di diritto. Ma finiva regolarmente in minoranza, tant’è che la Costituzione rimase invariata: anzi, fu proprio la risposta ferma e decisa all’eversione nell’alveo della democrazia l’arma vincente che sconfisse i terroristi sia sul piano repressivo, sia su quello politico-culturale, ridicolizzando le opposte propagande dei neri sullo Stato troppo debole e dei rossi sullo Stato troppo autoritario. Impresa impossibile se lo Stato fosse sceso sul loro terreno, portando acqua al mulino di chi tentava di dimostrare che era giusto abbattere il tiranno. E, quando qualche testa calda nelle forze dell’ordine deragliò dai binari della legalità (vedi le torture per far cantare i fiancheggiatori dei brigatisti che tenevano sequestrato il generale Dozier e scoprirne il covo), subito interveniva la magistratura, perché il fine non poteva giustificare quei mezzi. Così la Costituzione si rivelò non solo elastica, ma anche preziosa per un’efficace lotta a tutti i terrorismi, nel rispetto dello Stato di diritto e della divisione dei poteri: il Parlamento approva le leggi, il governo le applica, la Consulta ne verifica la legittimità, la magistratura punisce chi le calpesta (da una parte e dall’altra), la stampa controlla. Ma chi osasse ricordare alla presunta ministra questi dati storici sarebbe senz’altro un gufo, un rosicone, e anche un sessista che finge di non notare le sue sterminate doti intellettuali. Dunque sappia, la signorina, che noi siamo con lei. Anzi, dopo approfondita analisi, siamo convinti che la sua Nuova Costituzione sarà decisiva non solo per sconfiggere il terrorismo, ma anche i brufoli, la cellulite, i calli, le ragadi e le doppie punte. © RIPRODUZIONE RISERVATA A rrivano le notizie e non abbiamo niente da metterci. In questa estate alla Rai si comincia a sospettare che il mondo non vada in ferie con Bruno Vespa e i fatti si ostinino ad accadere nonostante Antonio Polito non sia intenzionato a commentarli. Bisogna fare come la Nasa con gli Ufo; pur nello scetticismo, prendere atto che le notizie si manifestano addirittura nei weekend, e correre ai ripari. Nell’Area 51 dei palinsesti è apparso uno Speciale Tg1nella prima serata del venerdì, evento già in sé paranor- | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 19 Luglio 2016 IL PEGGIO DELLA DIRETTA Oddio, c’è una notizia: il golpe al cuore dei palinsesti Rai » NANNI DELBECCHI male. Alberto Matano, al solito in perfetto stile Conduzione e Liberazione, aveva raccolto un gruppo di opinionisti capitanato dal ministro Alfano per commentare la strage di Nizza. Ma poco dopo, ecco farsi largo il colpo di Stato in Turchia: un golpe al cuore anche per la scaletta di Matano. La prima mossa del Tg1 è stata collegarsi con la Cnn (come se la Pepsi si collegasse con la Coca Cola); poi tutti sugli specchi in parete di terzo grado. Mara Carfagna propone di ritornare “allo spirito di Pratica di Mare” (e magari a B. ministro degli Esteri); l’astuto Alfano si dà alla macchia, ma prima vuole porre “un quesito esistenziale”: quanta libertà siamo disposti a cedere per avere più sicurezza?”. Il tema da calciomercato attraversa lo studio mentre la Cnn mostra gli scontri di piazza e Matano sui carboni ardenti non sa come interrompere il ministro… Sul fronte dell’informazione si può migliorare, ma quanto a teatro dell’assurdo siamo al top. Tele Ionesco è in linea.