La Bella Storia e la Bestiale Scienza

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Ministero per i Beni e le
Attività Culturali
SOPRINTENDENZA AL MUSEO NAZIONALE PREISTORICO ED ETNOGRAFICO “L. PIGORINI”
ROMA
La Bella Storia e la Bestiale Scienza
Scienze umanistiche e la storia naturale dell’umanità
Proposta dei laboratori didattici
I laboratori ed incontri si articoleranno in questo modo
Incontro preliminare
Incontro introduttivo con gli operatori didattici (antropologi e archeologi) di presentazione del
progetto e introduzione alle finalità e metodi della ricerca paleoantropologia.
Un unico incontro con le quattro classi
Presso il liceo Righi
Durata 1 ora
Modulo 0
Svolgimento del Modulo 0 - Laboratorio pratico di antropologia scheletrica e dentale
Una classe alla volta
Presso il liceo Righi (nella stessa giornata dell’intervento c)
Durata 1 ora
Dopo il modulo di Laboratorio pratico di antropologia scheletrica e dentale le classi inizieranno 4
distinti percorsi
PERCORSO 1 - Pesca, malattie e nutrizione tra gli abitanti dell’antica Velia
PERCORSO 2 - La vita dei bambini di Porto: svezzamento, nutrizione e malattie
PERCORSO 3 - La terza mano: denti per lavorare nell’età del Bronzo della Campania
PERCORSO 4 - Nascere, vivere e morire a Roma: i dati scheletrici e i dati epigrafici.
Moduli 1 A, 2 A, 3 A, 4 A
Per ciascuna classe è previsto uno specifico incontro introduttivo sul contesto storico archeologico,
del percorso selezionato, condotto da un operatore archeologo del Museo Pigorini
Presso il liceo Righi (nella stessa giornata dell’intervento B)
Durata 1 ora
Moduli 1 B, 2 B, 3 B, 4 B
Per ciascuna classe è previsto un laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico
di dati scheletrici del percorso selezionato (operatore: antropologo)
Presso il Pigorini
Durata 3 ore
Moduli 1 C, 2 C, 3 C, 4 C
Per ciascuna classe è previsto un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico ed
elaborazione del poster scientifico inerante il percorso selezionato (operatore: antropologo)
Presso il liceo Righi
Durata 2 ore
Workshop finale con presentazione dei poster e mostra fotografica
Presso il liceo Righi
Modulo 0 - Laboratorio pratico di antropologia scheletrica e dentale
INTRODUZIONE
Cos’è l’antropologia
L’antropologia è una scienza di sintesi, policompetente e polidisciplinare che studia l'uomo dal
punto di vista sociale, culturale, fisico e dei suoi comportamenti nella società.
Il filosofo francese Edgar Morin afferma: “La conoscenza dell’umano dovrebbe esser nel contempo
molto più scientifica, molto più filosofica e infine molto più poetica di quanto non sia…”
Edgar Morin (Il metodo: l’identità umana)
L'antropologia fisica (o "antropologia biologica"), studia l'evoluzione e le caratteristiche fisiche
degli esseri umani, la genetica delle popolazioni e le basi biologiche dei comportamenti della specie
umana e dei suoi parenti più stretti, le grandi scimmie (Primatologia).
L’ antropologia dello scheletro, contribuisce alla ricostruzione della storia del passato. Per quanto
riguarda l’antica Roma, lo studio e l’analisi dei resti scheletrici - provenienti da necropoli romane ci permette di estrarre informazioni sulla composizione demografica, lo stato di salute e altri
interessanti aspetti bio-culturali di queste popolazioni. I campioni scheletrici, a differenza delle altri
fonti storiche, forniscono dati quantitativi, relativi a particolari aspetti della vita quotidiana di
comunità e strati sociali generalmente trascurate dalle testimonianze storiche. Pertanto,
l’antropologia dei campioni scheletrici contribuisce, con metodologie e dati, ad una visone globale
dei processi storici.
L’intervento dell’antropologo sui resti scheletrici di provenienza archeologica ha inizio già al
momento dello scavo, nel corso del quale è possibile effettuare i primi rilevamenti ed eseguire
osservazioni tafonomiche (ovvero l’analisi di tutti i cambiamenti che intervengono sul corpo del
defunto a seguito del suo seppellimento).
La ricerca procede in laboratorio, dove ogni singolo individuo scheletrico, è sottoposto ad una serie
di analisi, in primo luogo vi sono le analisi di routine o di base, quali la valutazione della
consistenza e rappresentatività dello scheletro, la determinazione del sesso e dell’età alla morte, le
dimensioni delle singole ossa, una prima analisi sommaria delle patologie, anomalie e alterazioni
ossee.
Le analisi vengono eseguite sull’intero scheletro o su singole porzioni di questo a seconda
dell’esigenza. L’estrazione di dati può essere eseguita con diverse metodologie, si va dalla semplici
osservazioni o misurazioni, ad analisi chimiche, biomolecolari, microscopiche, radiografie e tac.
I singoli dati vengono cumulati e trattati statisticamente come un insieme descrittivo della
popolazione di riferimento.
Le principali informazioni ricavabili dall’analisi antropologica di un campione scheletrico di
provenienza archeologica contribuiscono a chiarire:
•aspetti paleodemografici (dimensioni della popolazione, composizione per sesso e per età del
campione)
• aspetti morfologici (statura, proporzioni, massa corporea, fisionomia, robustezza ecc)
• provenienza geografica ed affinità tra le popolazioni (isotopi, caratteri epigenetici, ecc)
• condizioni di vita (malattie, infezioni, fratture, attività lavorative, alimentazione ecc)
SVOLGIMENTO DEL PERCORSO
0.1 Laboratorio di antropologia scheletrica
Caratteristiche: uguale per tutte le classi coinvolte nel progetto e propedeutico agli altri percorsi.
Sinopsi: laboratorio pratico sulla biologia dello scheletro e sugli scopi e modalità delle indagini
antropologiche preliminari.
Obiettivi formativi: avvicinare i ragazzi al lavoro dell’antropologo fisico attraverso un’esperienza
diretta di analisi dei reperti scheletrici umani. Il laboratorio fornisce le conoscenze necessarie per le
analisi dei reperti scheletrici e l’estrazione dei dati. In particolare, gli studenti impareranno a: (a)
riconoscere i singoli elementi scheletrici e la loro corretta collocazione e orientamento anatomico;
(b) riconoscere i denti in base alla loro morfologia (c) attribuire il sesso e determinare l’età alla
morte dell’individuo a partire dalle caratteristiche morfologiche dello scheletro; (d) ricostruire la
statura sulla base delle lunghezze delle ossa lunghe; (e) rilevare condizioni patologiche o anomalie
dello scheletro e dei denti.
Materiale didattico: power point, scheletro umano di confronto, scheletri di epoca romana
provenienti dalla necropoli di Isola Sacra e/o Velia, campionario di ossa con evidenze patologiche,
calibri, tavola osteometrica, tabelle di confronto e schede di rilevamento, calchi di sinfisi pubica.
Luogo: Liceo Righi
Durata: 1 ora
Story-board:
1- Scopi dell’antropologia
L’uomo come oggetto d’indagine. L’antropologia come scienza di sintesi che ricerca gli aspetti
bioculturali dell’uomo. (con ausilio di powerpoint)
2- Scopi dell’antropologia scheletrica delle popolazioni antiche
Il laboratorio ha lo scopo d’illustrare come la ricerca antropologica possa contribuire alla
ricostruzione della storia del passato. Per quanto riguarda l’antica Roma, lo studio e l’analisi dei
resti scheletrici - provenienti da necropoli romane - ci permette di estrarre informazioni sulla
composizione demografica, lo stato di salute e altri interessanti aspetti bio-culturali di queste
popolazioni. L’antropologia dei campioni scheletrici contribuisce, con metodologie e dati, ad
una visone globale dei processi storici. (con ausilio di powerpoint)
3- Dallo scavo al laboratorio
Importanza del ruolo dell’antropologo durante lo scavo. Primi rilevamenti. Osservazioni
tafonomiche.Recupero dei resti. Pulizia, restauro e altri trattamenti sulle ossa. (con ausilio di
powerpoint).
4- Guida pratica alla riorganizzazione anatomica di uno scheletro umano di provenienza
archeologica
Si prevede di suddividere la classe in almeno tre gruppi. Ogni gruppo avrà a disposizione uno
scheletro di provenienza archeologica sufficientemente completo nei suoi distretti scheletrici e
ben conservato.
Con l’aiuto dello scheletro montato, di ossa di confronto e una scheda di rilevamento gli
studenti riconosceranno le singole ossa e le orienteranno e posizioneranno in modo
anatomicamente congruente su un piano di lavoro. In questa fase impareranno a riconoscere i
singoli elementi scheletri, distinguere le ossa in base al lato e orientarle correttamente.
Alla fine del lavoro di riorganizzazione anatomica, si procederà all’identificazione nominale
delle singole ossa e si discuteranno alcune caratteristiche anatomiche di rilievo (forma e
funzione).
5- Analisi preliminari: l’attribuzione del sesso
Breve introduzione sulle finalità, metodologie e criticità dell’attribuzione del sesso sulla base
dell’anatomia scheletrica.
Utilizzando alcuni elementi di confronto verranno mostrati i criteri morfologici (principalmente
sul cranio e bacino) e metrici (principalmente sulla testa del femore) per la determinazione del
sesso.
Successivamente i gruppi lavoreranno a turno su ciascuno dei tre scheletri effettuando
osservazioni e rilevamenti al fine di diagnosticare il sesso degli scheletri.
Confronto dei risultati e discussione.
6- Analisi preliminari: la determinazione dell’età alla morte
Breve introduzione sulle finalità, metodologie e criticità della determinazione dell’età alla
morte. Quali indicatori scheletrici utilizzare e grado di affidabilità di ciascuno di essi.
Differenze tra scheletri in accrescimento e scheletri adulti.
Utilizzando alcuni elementi di confronto e schede di confronto verrà mostrato come rilevare gli
indicatori di età alla morte.
Successivamente i gruppi lavoreranno a turno su ciascuno dei tre scheletri effettuando
osservazioni e rilevamenti al fine di determinare l’età alla morte di ciascun individuo
scheletrico.
Confronto dei risultati e discussione.
7- La ricostruzione della statura
Breve introduzione sui metodi utilizzati in paleoantropologia per calcolare la statura in vita a
partire dagli elementi scheletrici e su come sono stati creati gli standard di riferimento.
Ai ragazzi verrà mostrato come eseguire le misurazioni delle ossa lunghe con la tavola
osteometrica.
Successivamente i gruppi lavoreranno a turno su uno dei tre scheletri effettuando rilevamenti
metrici e calcolando la statura di ciascun soggetto.
8- Le condizioni di vita ed evidenze paleopatologiche
Breve introduzione sul contributo della ricerca paleoantropologia alla ricostruzione della vita
quotidiana nelle società del passato. Discussione sulle finalità, modalità e criticità dei
rilevamenti paleopatologici. Campionamenti sistematici (osteoartrite, cribra orbitalia, iperostosi
porotica, entesiti, periostiti, fratture, carie, ipoplasia dello smalto ascessi perdita dei denti intravitam) e osservazione di casi sporadici (osteomieliti, tumori, amputazioni, brucellosi ecc).
Presentazione di una rassegna di evidenze di patologia scheletrica con casi selezionati da
contesti archeologici. (eventuale ausilio di un power point)
Riorganizzazione anatomica di uno scheletro di provenienza archeologica
- sulla destra elementi ossei dell’individuo
- sullo sfondo a destra scheletro di confronto montato
- sulla sinistra scheda di rilevamento e tavola osteometrica
Riconoscimento di ossa attraverso uno scheletro di confronto e scheletro riorganizzato
anatomicamente
Scheda per rilevamento e nomenclatura delle ossa
Tabella di confronto per diagnosi di età alla morte in base alla formazione ed eruzione dei denti
decidui e permanenti
Tabella di confronto per diagnosi di età alla morte in base all’ usura dei denti
Immagini di confronto per determinazione di età alla morte in base alle modificazioni della sinfisi
pubica
Le differenze morfologiche tra il bacino maschile e femminile vengono utilizzate per diagnosticare
il sesso dell’individuo scheletrico
Alcuni dei caratteri del cranio utilizzati per la diagnosi del sesso
Tavola osteometrica, misurazione del femore
Evidenze paleopatologiche
Carie – La carie è un buon indicatore dello stato di
salute di una popolazione. E’ possibile valutare
presenza/assenza di carie, loro aspetto ed entità e
quindi valutare l’incidenza a livello di
popolazione.
Ascessi – L’ascesso è un’infezione
(oggi curabile con gli antibiotici) che
lascia sull’osso una traccia molto
profonda, visibile come una cloaca di
drenaggio dell’infezione al livello
della radice del dente
.
.
Ipoplasie – Le ipoplasie sono difetto dello
smalto dentario, che si formano in seguito ad
un’alterazione del ritmo di crescita intervenuto
nelle prime fasi della vita dell’individuo e quindi
dello sviluppo del dente. Hanno aspetto diverso,
presentandosi come linee orizzontali o come
piccole lacune circolari in cui è assente lo
smalto. Sono rilevabili sulla superficie esterna
del dente e sono misurabili sia nello spessore –
per valutare l’entità dell’ingiuria – sia nella
distanza dal colletto per stabilire l’età di
insorgenza del difetto
Edentulia – Dall’analisi delle ossa mascellari e
mandibolari è possibile capire se un individuo abbia
perso i suoi denti nel corso della vita (perdita intravitam) o dopo la morte (perdita post-mortem). Nel primo caso, individuabile da un rimodellamento
dell’osso in seguito alla perdita è possibile capire quanto un individuo sia sopravvissuto e abbia
masticato dopo la perdita.
Periostite - infiammazione della parte
esterna dell'osso (periostio), si manifesta
soprattutto sulle ossa lunghe, in particolare
dell’arto inferiore (tibia, perone e femore)
Fratture - La frattura è qualsiasi tipo di
rottura ossea. Può avvenire per eventi
traumatici o per particolari malattie.
APPROFONDIMENTO – Antropologia dentaria
Perché studiare i denti – I denti sono una delle strutture più resistenti del corpo umano; essi sono
costituiti da materiali durissimi, smalto, dentina, cemento (lo smalto è il tessuto più duro del corpo
umano) che possono mantenersi inalterati per moltissimo tempo successivamente alla morte. Il
dente inoltre è inserito molto profondamente nell’osso (mascellare o mandibolare), pertanto anche
quando la gengiva è completamente consumata, il dente rimane ancorato all’osso stesso, a meno di
rotture di quest’ultimo.
Oltre a queste caratteristiche di resistenza, una volta terminata la sua formazione – durante la quale
si forma con estrema regolarità a meno di stress o patologie intervenute durante l’accrescimento
dell’individuo - lo smalto (a differenza del tessuto osseo) non viene sottoposto a rimodellamento,
preservando nel tempo la sua struttura originaria. Pertanto solo fattori esterni come carie, usure,
abrasioni o modificazioni post mortem, possono alterare la struttura dello smalto ed eventualmente
cancellare le informazioni in esso contenute.
Come sono fatti i denti - Dal punto di vista istologico, il dente si compone di tre tessuti: lo smalto,
nella corona; la dentina, nella
corona sotto lo smalto; il
cemento, nella radice.
Questi tre tessuti hanno una
modalità di accrescimento
estremamente regolare che
segue un ritmo giornaliero e
che risulta nella apposizione
di strati successivi.
La ritmicità si può osservare
sezionando il dente, in una
serie di linee incrementali (le
stesse che si osservano nelle
conchiglie)
regolarmente
distanziate, che appaiono
come gli anelli di un albero
alla sezione trasversale e
come strati di cipolla in sezione sagittale.
Formazione e composizione dello smalto – La formazione dello smalto avviene in due stadi,
deposizione della matrice e sua calcificazione, che sono processi intimamente connessi,
contemporanei e successivi, che avvengono in maniera estremamente
regolare e con ritmo giornaliero.
L’andamento di questo processo avviene partendo dalla cuspide del
dente in direzione del colletto.
La matrice, morbida, a componente organica, viene sostituita da cristalli
di idrossiapatite che ne determinano la mineralizzazione e quindi
l’indurimento. Da questo processo, deriva la formazione di strati di
smalto separati da sottili linee incrementali fisiologiche (le stesse che si
osservano nelle conchiglie).
Lo smalto maturo risulta privo di cellule e ciò comporta l’incapacità di
produrre nuovo smalto dopo l’eruzione del dente che quindi non può
essere riparato in seguito al normale processo di usura dentaria o ad
eventuali danneggiamenti che può subire nel corso della vita di un individuo.
Come è organizzato lo smalto all’interno del dente – Lo smalto è costituito da prismi, una serie di
fasci di cristalli di idrossiapatite che vanno dall’EDJ fino alla superficie esterna.
Che informazioni si possono ottenere dallo smalto dentario – I denti cominciano la loro formazione
nei primissimi stadi dello sviluppo dell’individuo, addirittura nelle prime settimane di gestazione e
la completano in tempi diversi a seconda del dente dopo la nascita.
In questo periodo, qualsiasi stress intervenga nella vita dell’individuo, da una influenza un po’ più
importante ad una malattia esantematica viene registrato nello smalto come alterazione del regolare
ritmo della crescita.
L’analisi di queste alterazioni ci fornisce informazioni sullo stato di salute della popolazione in
esame.
PERCORSO 1 - Pesca, malattie e nutrizione tra gli abitanti dell’antica Velia
INTRODUZIONE al PERCORSO
Le fonti storiche
Quando si parla di Storia, il pensiero va automaticamente alle fonti e ad altri tipi di documenti
scritti. Per quanto basilari tali documenti ci offrono, tuttavia, una visione parziale del passato, sia
per la casualità con cui si sono conservati, sia per l’intrinseca intenzionalità di tramandare ai posteri
solo ciò che si reputava importante (e secondo la personale visione soggettiva). Volgendo lo
sguardo al mondo romano, appare evidente come la letteratura fosse un fatto tipicamente elitario.
Grazie all’opera di storici come Plinio e Petronio abbiamo, ad esempio, descrizioni
particolareggiate su come si svolgesse un ricco banchetto, conosciamo poi le basi della cucina
grazie al manuale di Apicio; ben più rare sono invece le notizie riguardanti cosa e come mangiasse
quotidianamente la gente del popolo. Se dunque il nostro interesse è rivolto a conoscere la vita
materiale degli individui, grande aiuto ci verrà dall’osservazione scientifica. Archeologia e
antropologia, difatti, ci permettono un approccio differente ma egualmente utile a completare il
quadro storico offerto dalle fonti letterarie.
A tal proposito un esempio emblematico, rapportato agli inizi del I sec. a.C., è per noi il centro
dell’antica Elea. Lo storico e geografo greco Strabone (58 a.C.- 25 d.C.), nella sua opera
“Geografia”, parla proprio della città di Elea-Velia, specificando che i Focei, suoi fondatori nel
545 a.C., l’avessero inizialmente chiamata Hyele, nome che poi divenne Ele ed infine Elea. La città
venne edificata sulla sommità e sui fianchi di un promontorio costiero situato fra Punta Licosia e
Palinuro (attuale costiera cilentana, a c.ca 90 km a sud di Salerno) divenendo ben presto nota per i
floridi rapporti commerciali e per la sua politica governativa
Nell'88 a.C. Elea fu ascritta alla tribù Romilia, divenendo municipio romano con il nome di Velia,
ma con il diritto di mantenere la lingua greca e di battere moneta propria. Nella seconda metà del I
secolo servì inoltre come base navale, prima per Bruto (44 a.C.) e poi per Ottaviano (38 a.C.). La
prosperità della città continuò fino a tutto il I secolo d.C., quando si costruirono numerose ville e
piccoli insediamenti, unitamente a nuovi edifici pubblici e alle “thermae”, ma il progressivo
insabbiamento dei porti e la costruzione, avviata nel 132 a.C., della Via Popilia che collegava Roma
con il sud della penisola tagliando fuori Velia, condussero la città a un progressivo isolamento e
impoverimento.
Le diverse campagne di scavo, condotte in età moderna presso l’area archeologica, hanno permesso
agli studiosi di raccogliere numerosi e preziosi dati utili, tra l’altro, alla conoscenza delle abitudini
alimentari, della navigazione e dei commerci degli abitanti della Velia romana. Ovviamente, molto
più di quanto accade oggi, la navigazione antica dipendeva dall’andamento delle stagioni e dal
regime dei venti e delle correnti.
Le nostre principali fonti di documentazione sulle antiche imbarcazioni sono i monumenti figurati,
le notizie degli storici e degli scrittori antichi, quelle dei documenti epigrafici e, negli anni più
recenti, i ritrovamenti archeologici subacquei.
La maggior parte delle navi onerarie trasportava merci di varia natura. I generi alimentari,
soprattutto i liquidi come vino, olio, o semiliquidi come le conserve di pesce, di frutta ecc. erano
contenuti in anfore impilate nelle stive a formare diversi piani. Un tipo di merce particolarmente
richiesta dall’aristocrazia romana erano le spezie provenienti dall’Oriente. Se, infatti, il condimento
più utilizzato nel mondo romano, il garum (salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato usata
come condimento) era largamente commercializzato nel Mediterraneo, dalla Siria e dall’Arabia,
attraverso i traffici con l’India giungevano le spezie e l’incenso. Il vasellame da cucina e da mensa
costituiva spesso il carico supplementare di queste spedizioni, di cui spesso facevano parte anche
suppellettili pregiate ed opere d’arte. Dei contenitori utilizzati nell’Antichità per il trasporto
marittimo, solo le anfore, i recipienti in terracotta e resti di cesti di vimini sono giunti in gran
numero fino ai giorni nostri. Sacchi, botti e in genere tutti i contenitori costituiti da materiale
1
deperibile sono andati perduti. C’erano poi speciali navi cisterna, le "vinariae", per il trasporto del
vino dentro grandi vasi di terracotta detti "dolia", capaci di contenere ciascuno fino a 3000 litri.
Grazie allo studio ed all’analisi del materiale recuperato, in gran parte ceramico (come anfore da
trasporto e conservazione e vasellame da mensa) oggi si è in grado di affermare cosa gli antichi
mangiavano e come lo cucinavano. I Romani sostanzialmente tendevano ad apprezzare i cibi quanto
più venivano elaborati . E’ evidente che tali preparazioni dovevano essere particolarmente
impegnative per la digestione dei commensali. Gli eccessi alimentari e le follie gastronomiche
descritte da vari autori latini riguardo a celebri banchetti e fastose cene, favorirono ben presto,
specie presso i ceti più abbienti ed elevati della società, l’insorgere di malattie di origine alimentare,
legate nella fattispecie all’abuso di cibo.
Le patologie gastrointestinali e quelle legate alle alterazioni del metabolismo o alla sedentarietà,
quali obesità, calcolosi e gotta, aumentarono proporzionalmente all’accresciuto benessere.
Ma ancor più che per gli eccessi alimentari queste affezioni derivarono dalla natura stessa delle
sostanze, dalla mescolanza di cibi talvolta “incompatibili“ tra loro o dall’eccessiva elaborazione dei
piatti, sorprendenti da un punto di vista scenografico, ma dannosi per la salute.
Comportamento alimentare
Diverse fonti e diversi tipi di analisi possono essere utilizzati per ricostruire le abitudini alimentari
degli antichi romani.
1- In primo luogo le fonti scritte dell’epoca, scritti tecnici o letterari che con descrizioni,
resoconti, e ricette, raccontano cosa giungeva sulle tavole dei romani e come veniva
preparato e consumato.
2- Disponiamo poi di informazioni che deriviamo dall’analisi archeologica delle strutture,
degli edifici, dei manufatti e degli oggetti legati alla produzione e consumo di cibo.
3- Un terzo tipo di dati derivano dalle analisi di materiale reperito nelle fogne e nei butti, che
comprende di resti e scarti di pasti (analisi archeozoologica e archeobotanica)
4- L’analisi dei resti scheletrici è infine in grado di evidenziare particolari condizioni
patologiche legate a particolari abitudini alimentari, ma soprattutto procede attraverso
l’analisi chimica delle ossa.
E’ chiaro che un quadro complessivo ed esaustivo della problematica può scaturire solo dall’analisi
comparativa ed integrata tra i diversi tipi di dati. E’ pur vero che rispetto a tutte le altre modalità
d’indagine, l’analisi antropologica è l’unica a fornire dati quantitativi e statisticamente consistenti
per definire le abitudini alimentari e il livello di nutrizione di ciascun individuo e di ciascuna
comunità. Gli indicatori scheletrici di alimentazione provengono essenzialmente da analisi
chimiche, che stabiliscono la presenza e i reciproci rapporti di particolari marcatori (isotopi)
accumulatesi nel tessuto osseo durante gli ultimi mesi di vita dell’individuo.
Lo schema di riferimento è dato dagli animali che sono vissuti nella stessa area. Come si può vedere
dalla figura in basso (si riferisce ad Isola Sacra, necropoli di età romana imperiale), le ossa del
tonno (che si nutre di altri pesci) ha elevati livelli di Azoto15 e di Carbonio13; le ossa degli erbivori
hanno bassi livelli di entrambi gli isotopi, mentre gli onnivori (rappresentati dal cane e dal maiale)
hanno valori intermedi. Un carnivoro puro mostra infine alti livelli di azoto15 e un basso/medio
livelli di carbonio13. In base a questo quadro di riferimento è possibile stabilire il tipo di dieta
seguito da ciascun individuo seppellito ad Isola Sacra.
2
Attività lavorative
Anche in questo caso, le indagini antropologiche possono integrare (con dati individuali e
numericamente consistenti) le fonti storiche e le evidenze archeologiche nel fornire indicazioni sulle
attività lavorative delle comunità antiche. Un esempio è dato dall’esostosi del meato acustico, una
alterazione patologica che colpisce la parte ossea del canale dell’orecchio e si manifesta come una
crescita anomala di osso (vedi figura sottostante). Nelle popolazioni umane è, in genere, una
condizione piuttosto rara, ma molte indagini cliniche hanno rilevato una elevatissima presenza
(oltre 80%) negli individui che praticano sport acquatici (surf, vela, nuoto) in acque fredde. Per tale
motivo l’esostosi del meato acustico è oggi anche detta “orecchio del surfista”. Una serie di
sperimentazioni ha rilevato che il contatto prolungato dell’orecchio con acqua fredda provoca
questa alterazione. Ricerche condotte su scheletri preistorici o storici, derivati da popolazioni che
vivevano vicino al mare, hanno registrato alte frequenze di esostosi (in genere nei crani maschili).
La spiegazione è che gli individui affetti da questa alterazione avessero praticato attività lavorative
(pesca, navigazione ecc.) che li aveva portati a contatto con l’acqua.
Diversi gradi di formazione di espostosi del meato acustico
Traumi
Una volta identificati, all’interno di una popolazione, gruppi dediti a specifiche attività lavorative, è
interessante andare a ricercare se questi erano sottoposti a specifici rischi occupazionali. Nel caso di
Velia è interessante poter rilevare se svolgere attività legate alla pesca aumenti il rischio di fratture e
traumi.
3
Per verificare questa ipotesi occorre effettuare rilevamenti sistematici dei traumi o fratture ossee e
confrontare i dati ottenuti per la porzione della popolazione dedita alla pesca con quelli rilevati per
gli individui che presumibilmente svolgevano altre attività lavorative.
.
Le fratture ossee, per
quanto soggette a
guarigione e
rimodellamento, in genere
lasciano traccia sugli
elementi scheletrici.
Il cranio della foto accanto
mostra una depressione
ovalare, risultanza di una
frattura cranica di lieve
entità.
4
SVOLGIMENTO DEL PERCORSO
Caratteristiche: questo percorso verrà seguito da una solo classe
Sinopsi: percorso finalizzato alla produzione di un elaborato scientifico che possa contribuire alla
comprensione di specifici aspetti della vita quotidiana di un’ antica comunità costiereadi epoca
romana imperiale (Velia). In particolare si tenterà di individuare quanti e quali individui fossero
dediti ad attività di pesca e come tale attività si leghi al consumo di pesce e a specifiche condizioni
patologiche.
Il presente percorso si articolerà in tre moduli distinti:
MODULO 1A - Un incontro sul contesto storico archeologico (operatore: archeologo)
MODULO 1B - Un laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico di dati
scheletrici (operatore: antropologo)
MODULO 1C - Un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico (operatore:
antropologo)
MODULO 1A -Un incontro sul contesto storico archeologico (operatore: archeologo)
Sinopsi: lezione teorica sulle fonti antiche rispetto alle abitudini alimentari e le attività economiche
dell’antica Roma. Inquadramento storico-archeologico della necropoli di Velia
Materiale didattico: power point
Luogo: Liceo Righi
Durata: 1 ora
MODULO 1B - Laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico di dati
scheletrici (operatore: antropologo)
Sinopsi: lezione teorica e laboratorio pratico sulla raccolta di dati antropologici utili alla
comprensione della problematica.
Obiettivi formativi: (a) comprensione delle finalità e modalità della raccolta dei dati; (b)
acquisizione dei metodi di osservazione e rilevamento; (c) immissione dei dati e costruzione di
database; (d) trattamento statistico dei dati.
Materiale didattico: power point, scheletro umano di confronto, crani dalla necropoli di Velia.
tabelle di confronto, schede di rilevamento, computer per immissione ed elaborazione dei dati.
Luogo: preferibilmente Museo Pigorini
Durata: 3-4 ore
Story-board:
1- Scopo della ricerca
La finalità del lavoro è quella di rispondere ad una serie di domande: la comunità costiera di
Velia era dedita alla pesca? Quanto era diffusa questa attività? Come si riflette questa attività sul
tipo di alimentazione? Come si riflette sullo stato di salute?
2- La scelta degli indicatori scheletrici.
Introduzione e presentazione delle evidenze scheletriche che possono fornire indicazioni sulle
abitudini alimentari (dati della chimica dell’osso), sul coinvolgimento dei singoli individui nella
attività di pesca (presenza di esostosi del meato acustico), sullo sviluppo di particolari
5
condizioni patologiche (stress da carico, traumi e fratture scheletriche). (con l’ausilio di un
power point)
Per le successive operazioni la classe verrà suddivisa in più gruppi anche in base agli
interessi e capacità. Si prevedono: 4 gruppi che si dedicheranno alla raccolta dei dati, 1
gruppo che si dedicherà alla documentazione dell’operazione (disegni, foto, videoriprese
ed interviste) 1 gruppo infine, si dedicherà all’immissione dei dati al computer.
3 - La raccolta dei dati
Per la raccolta dei dati si prevedono 4 gruppi che lavoreranno in parallelo su campioni di crani,
(rilevando la presenza delle esostosi del meato acustico, la presenza di traumi) e su campioni di
colonne vertebrali.
4 - Immissione dei dati
Il gruppo preposto all’immissione dei dati riceverà mano mano le schede compilate dagli altri
gruppi e provvederà a digitare i dati al computer.
5 - Documentazione
Il gruppo preposto alla documentazione provvederà a fotografare e a riprendere i reperti e le
diverse fasi di rilevamento, raccogliere commenti ed impressioni, a disegnare evidenze di
particolare interesse.
6 - Elaborazioni statistiche
L’operatore mostrerà, attraverso un monitor accessibile a tutti, le principali elaborazioni
statistiche dei dati.
MODULO 1C - Un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico (operatore:
antropologo)
Sinopsi: breve introduzione teorica su come si costruisce il discorso scientifico: formalità della
pubblicazione scientifica, il significato della bibliografia, i referee, le riviste etc.;
Interpretazione dei dati analizzati nell’ambito del modulo 2; stesura di un testo scientifico formale
(introduzione, materiali e metodi, risultati, discussione, bibliografia); organizzazione grafica di un
poster scientifico.
Obiettivi formativi: (a) comprensione delle finalità e modalità della raccolta dei dati; (b)
acquisizione dei metodi di osservazione e rilevamento; (c) immissione dei dati e costruzione di
database; (d) trattamento statistico dei dati.
Materiale didattico: power point, articoli, computer.
Luogo: Liceo Righi
Durata: 2 ore
Story-board
1- la teoria
breve introduzione teorica su come si costruisce il discorso scientifico: formalità della
pubblicazione scientifica, il significato della bibliografia, i referee, le riviste etc.;
2- I nostri dati
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Discussione delle evidenze emerse dall’analisi antropologica e come questi possano integrarsi
con quanto noto dall’archeologia e la documentazione storica.
3- La costruzione del testo
Introduzione: Individuare le finalità del lavoro. Le domande di fondo. Le premesse teoriche.
Materiali: descrizione del campione. Riferimenti storici. Provenienza archeologica. Descrizione
e consistenza numerica dei reperti analizzati.
Metodi: cosa e come è stato rilevato.
Risultati: presentazione dei risultati dalle elaborazioni statistiche. Costruzione di grafici e tabelle
riassuntive. Descrizione ed interpretazione.
Discussione: come interpretiamo le evidenze, confronto con quanto è noto in letteratura e
quanto si conosce dal punto di vista storico-archeologico.
Bibliografia: riportare le voci bibliografiche di riferimento.
7
PERCORSO 2 - La vita dei bambini di Porto: svezzamento, nutrizione e
malattie
INTRODUZIONE
In età romana, come d’altronde è accaduto fin dopo la rivoluzione industriale, le donne mettevano
al mondo molti figli, in quanto solo una percentuale relativamente bassa avrebbe raggiunto l’età
adulta. Questi dati sono abbondantemente noti dalle fonti letterarie, ma traggono conferma dai dati
archeologici e dalle analisi antropologiche.
Nella necropoli dell’isola Sacra di Porto, sono state rinvenute diverse epigrafi funerarie
riguardanti individui in età infantile, rivelata esplicitamente dall’iscrizione, che spesso riporta anche
il cordoglio dei genitori. Ciò non ostante il numero di infanti recuperati è di molto più basso di
quanto ci si aspetti. Le cause di ciò sono molteplici: gli infanti erano spesso seppelliti sotto il tetto
della casa natale. Allo stesso modo, difficilmente ricevevano sepoltura singola i bambini degli strati
sociali più bassi e tanto meno quelli che venivano esposti, pratica largamente diffusa nel mondo
romano.
La vita del bambino romano era per lo più dedicata ai giochi, come dimostra il rinvenimento
di trottole per i maschi e bambole per le femmine nelle tombe. La fine dell’infanzia era
rappresentata per i maschi dal momento dell’assunzione della toga virile, a 17 anni, quando
diventavano potenzialmente membri dell’esercito. Le bambine invece, con la pubertà,
raggiungevano l’età in cui erano considerate nubende e facevano dono al tempio dei propri giochi
d’infanzia. A Lavinio, sulla costa laziale, una serie di statue di terracotta donate all’importante
tempio di Minerva del luogo, raffigura i fanciulli con la collana con la bulla (pendente sferico),
indice dell’età di passaggio, mentre le fanciulle hanno l’acconciatura nuziale a 6 boccoli e recano in
dono una palla oppure una colomba.
Ma come possiamo tentare di valutare lo stato di salute dei bambini di Porto, comprendere a
che età erano svezzati?
Ciò è possibile:
- attraverso l’esame delle ossa
- attraverso l’esame macroscopico dei denti
- mediante l’analisi istologica dello smalto dei denti
- mediante l’analisi chimica degli elementi in tracce presenti nelle ossa.
I denti si prestano particolarmente bene a questo scopo, in virtù di alcune caratteristiche proprie
di queste strutture, quali resistenza e durevolezza dei loro costituenti.
Che informazioni possiamo ottenere dai denti: Dal punto di vista istologico, il dente si compone di
tre tessuti: lo smalto, nella corona; la dentina, nella corona sotto lo smalto; il cemento, nella radice.
Questi tre tessuti hanno una modalità di accrescimento estremamente regolare che segue un
ritmo giornaliero e che risulta nella apposizione di strati successivi. Questi strati sono separati tra
loro da una serie di linee incrementali regolarmente distanziate che appaiono come gli anelli di un
albero in sezione trasversale e come strati di cipolla in sezione sagittale. Queste linee sono
particolarmente evidenti nello spessore dello smalto al punto da poter essere addirittura contate.
Lo schema di accrescimento del dente è molto rigido e per questo è anche estremamente
sensibile alle variazioni ambientali e a qualsiasi fattore alteri il normale sviluppo di un individuo.
Ogni variazione o alterazione viene registrata e – in virtù dell’incapacità dello smalto di
rimodellarsi durante la vita - conservata permanentemente nel dente.
Le alterazioni della crescita possono essere osservate, rilevate e misurate, sullo smalto, sia a
livello macroscopico che microscopico.
1
L’analisi qualitativa e quantitativa di queste alterazioni costituisce un buon indicatore dello stato
di salute della popolazione in esame.
Sulla superficie del dente, macroscopicamente questi difetti si rivelano sotto forma di solchi
(ipoplasia lineare) o difetti circolari - lacune
di assenza di smalto - (ipoplasia circolare).
Misurando la distanza del disturbo dal
colletto si può stabilire l’età in cui si è
verificato lo stress e anche la sua entità
misurandone la dimensione.
L’interno
del
dente,
indagabile
microscopicamente è molto più difficile da
esaminare, perché richiede tecniche di
indagine complesse e costose, fornisce anche
più informazioni, molto puntuali e per le
quali è possibile stabilire una cronologia piuttosto precisa
in virtù della ritmicità rigorosa della formazione dello
smalto di cui sopra.
A prescindere dai difetti di formazione, il susseguirsi
di linee incrementali permette con opportune tecniche
applicate alla dentizione decidua degli infanti, di
calcolare con precisione giornaliera l’età alla morte
dell’individuo,
fornendo
così
un
supporto
importantissimo all’indagine macroscopica.
Nel caso invece si indaghi su individui adulti, le
informazioni che si possono ottenere riguardano solo i
primi anni di vita (prima cioè che il dente termini la sua formazione), ma ci danno la possibilità di
indagare sul segmento giovanile di una popolazione intera.
Anche l’evento nascita rappresenta di per sé un momento di stress molto importante per ogni
individuo ed in quanto tale esso viene registrato sotto forma di una particolare linea incrementale,
definita come linea neonatale. Questa linea notevole, ha una posizione caratteristica all’interno di
ogni categoria di denti in relazione anche ai loro tempi di formazione.
Il significato dell’analisi isotopica
L’ analisi degli isotopi stabili del carbonio e azoto nel collagene è lo strumento più robusto e
informativo per ottenere dati diretti a lungo termine sulla dieta di un individuo da contesti
archeologici. I valori isotopici nel collagene sono infatti direttamente collegati alla media isotopica
dei componenti della dieta dell’individuo durante il periodo in cui si è formato e rimodellato il
tessuto osseo, che nei bambini si stima sia molto breve. I valori degli isotopi di carbonio (δ13C)
distinguono chiaramente il consumo nutrienti di origine marina (13C arricchito) da alimenti di
origine terrestre (13C impoverito) ed un’alimentazione ricca di piante C4 (13C arricchito) rispetto ad
una basata su piante C3 (13C impoverito). I valori di isotopici dell’azoto (δ15N) aumentano del 3-5
‰ con l'aumento del livello trofico e quindi sono utili per distinguere le diete ricche di animali da
diete ricche di vegetali così come il consumo di pesci che occupino un alto livello trofico.
Comunque, poiché i valori isotopici di un individuo sono dipendenti dalla dieta, che può variare tra
i diversi ecosistemi, è importante misurare i valori isotopici dei prodotti alimentari potenziali
all'interno di un ecosistema locale campionando le ossa di animali con dieta nota (erbivori, onnivori
carnivori) provenienti dal sito archeologico in esame.
2
Il bambino alla nascita e se viene allattato al seno mostra una concentrazione isotopica di
puro carnivoro che addirittura si pone ad un livello trofico più alto di quello occupato dalla madre.
Al momento dello svezzamento, acquisisce i valori isotopici propri della nuova dieta,
uniformandosi ai livelli trofici della comunità di appartenenza. Analizzando quindi i valori degli
isotopi al crescere dell’età si può quindi dedurre l’epoca in cui avviene lo svezzamento e porlo in
relazione ai risultati ottenuti dall’analisi microscopica dello smalto dei denti.
Il campione - Il campione proveniente da Isola Sacra (II-IV sec d.C.), è un campione
straordinariamente ben rappresentato, con molte sepolture individuali e collettive (delle quali è
comunque possibile spesso ricostruire l’individualità). Anche il campione infantile è ben
rappresentato con numerosi individui.
La città è stata sicuramente zona di immigrazione e le tombe, raccolgono i corpi di intere
famiglie, spesso con i loro schiavi o con i liberti, a complicare l’analisi del campione.
Stato di conservazione del materiale scheletrico - Lo stato di conservazione del materiale
scheletrico è generalmente molto buono, con scheletri per la maggior parte ben rappresentati e ben
conservati.
Caratteristiche: questo percorso verrà seguito da una sola classe.
Sinopsi: percorso finalizzato alla produzione di un elaborato scientifico sullo stato di salute del
segmento infantile del campione scheletrico proveniente dalla Necropoli di Isola Sacra di Porto.
Verrà proposto l’esame di un certo numero di preparati istologici su cui eseguire determinazioni al
microscopio e analisi digitale di immagine al computer.
Il presente percorso si articolerà in tre moduli distinti:
Il presente percorso si articolerà in tre moduli distinti:
Modulo 2A - Un incontro per l’inquadramento storico-archeologico della necropoli e delle
fonti storiche utilizzare per ricostruire la condizione dell’infanzia nell’antica roma
(operatore: archeologo).
Modulo 2B - Un laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico dei dati
(operatore antropologo).
Modulo 2C - Un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico (operatore:
antropologo)
Modulo 2A - Un incontro per l’inquadramento storico-archeologico della necropoli e delle
fonti storiche utilizzare per ricostruire la condizione dell’infanzia nell’antica roma
(operatore: archeologo).
Sinopsi: Lezione teorica sulla problematica in oggetto e inquadramento archeologico della
necropoli e dell’epoca storica.
Materiale didattico: power point
Luogo: Liceo Righi
Durata: 1 ora
Modulo 2B - Un laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico dei dati
(operatore antropologo).
3
Sinopsi: Analisi macro e microscopiche sui denti di bambini di Porto al fine di rilevare difetti
dello smalto, quali indicatori di perturbazioni del processo di crescita
Materiale didattico: denti con evidenti ipoplasie; vetrini per esame istologico al microscopio;
immagini di sezioni istologiche ricostruite; immagini di porzioni di sezioni da ricostruire. Calibro
elettronico per le misurazioni. Schede antropologiche su cui segnare le misure prese.
Luogo: Museo Pigorini
Durata: 4 ore
Story-board:
La classe verrà suddivisa in gruppi di 4-5 studenti che lavoreranno in autonomia seguiti
dall’operatore che girerà tra i gruppi per seguire attivamente i rilevamenti.
1- Rilevamento ipoplasie. Osservazione presenza/assenza del difetto istologico e
misurazione della distanza del difetto a partire dal colletto.
2- Osservazione dei preparati istologici su vetrino, mediante l’utilizzo di un microscopio.
Obiettivi: riconoscimento prima di tutto dello smalto dalla dentina e poi, nell’ambito
dello smalto, della linea neonatale nei denti decidui e delle linee patologiche nei denti
permanenti.
3- Osservazione dei preparati istologici su puzzle elettronici già pronti mediante utilizzo di
tecniche di analisi digitale di immagine. Obiettivo: riconoscimento su video, degli
elementi osservati al microscopio e misurazione della distanza del difetto dal punto di
origine al colletto per valutare l’età di insorgenza del difetto stesso.
4- Composizione di puzzle elettronici. Si forniscono le immagini da noi precedentemente
acquisite al computer mediante apposita telecamera e relative a porzioni di una singola
sezione istologica e si richiede di montarle con l’ausilio di un apposito software
(Photoshop) per ricostruire la sezione nella sua interezza e quindi analizzarla. Obiettivo:
acquisire dimestichezza con le tecniche di analisi digitale di immagine.
5- Raccolta di dati e impostazione di un elaborato scientifico
MODULO 2C - Un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico (operatore:
antropologo)
Sinopsi: breve introduzione teorica su come si costruisce il discorso scientifico: formalità della
pubblicazione scientifica, il significato della bibliografia, i referee, le riviste etc.;
Interpretazione dei dati analizzati nell’ambito del modulo 2; stesura di un testo scientifico formale
(introduzione, materiali e metodi, risultati, discussione, bibliografia); organizzazione grafica di un
poster scientifico.
Obiettivi formativi: (a) comprensione delle finalità e modalità della raccolta dei dati; (b)
acquisizione dei metodi di osservazione e rilevamento; (c) immissione dei dati e costruzione di
database; (d) trattamento statistico dei dati.
Materiale didattico: power point, articoli, computer.
Luogo: Liceo Righi
Durata: 2 ore
Story-board
1- la teoria
4
breve introduzione teorica su come si costruisce il discorso scientifico: formalità della
pubblicazione scientifica, il significato della bibliografia, i referee, le riviste etc.;
2- I nostri dati
Discussione delle evidenze emerse dall’analisi antropologica e come questi possano integrarsi
con quanto noto dall’archeologia e la documentazione storica.
3- La costruzione del testo
Introduzione: Individuare le finalità del lavoro. Le domande di fondo. Le premesse teoriche.
Materiali: descrizione del campione. Riferimenti storici. Provenienza archeologica. Descrizione
e consistenza numerica dei reperti analizzati.
Metodi: cosa e come è stato rilevato.
Risultati: presentazione dei risultati dalle elaborazioni statistiche. Costruzione di grafici e tabelle
riassuntive. Descrizione ed interpretazione.
Discussione: come interpretiamo le evidenze, confronto con quanto è noto in letteratura e
quanto si conosce dal punto di vista storico-archeologico.
Bibliografia: riportare le voci bibliografiche di riferimento.
Bibliografia:
FitzGerald C., Saunders S.R., Bondioli L., Macchiarelli R., 2006. Health of infants in an imperial
Roman Skeletal sample: perspective from dental microstructure. American Journal of Physical
Anthropology 130:179-189.
Nava A. Cronologia della formazione di microdifetti dello smalto dentario come indicatore di
adattamento bioculturale. Nuove metodologie istomorfometriche applicate alla dentizione mista di
un campione osteodentario umano di epoca romana imperiale (II-III secolo d.C.). tesi di Laurea in
Scienze Biologiche, A.A. 2001-2002.
Prowse T.L., Saunders S.R., Schwarcz H.P., Garnsey P., Macchiarelli R., Bondioli L. 2008.
Isotopic and dental evidence for infant and young child feeling practices in an imperial roman
skeletal sample. American Journal of Physical Anthropology 137: 294-308
Prowse T.L., Schwarcz H.P., Saunders S.R., Macchiarelli R., Bondioli L. 2004. Isotopic paleodiet
studies of skeletons from the Imperial Roman-age cemetery of Isola Sacra, Rome, Italy. Journal of
Archaeological Science 31:259-272.
Rossi P.F., Bondioli L., Geusa G., Macchiarelli R. 1997. I microdifetti di sviluppo dello smalto
nella dentizione primaria. Analisi del segmento infantile della comunità romana imperiale del
Portus Romae (necropoli di Isola Sacra) mediante nuove tecnologie digitali d’indagine. Quaderni
del Civico Museo del Finale, 3:29-38.
Rossi P.F., Bondioli L., Macchiarelli R. 1997. Istomorfometria dello smalto dentario in relazione
all’evento della nascita. Antropologia Contemporanea, 20- n°4:129-132.
5
PERCORSO 3 - La terza mano: denti per lavorare nell’età del Bronzo della
Campania
INTRODUZIONE al PERCORSO
La presenza di usura dentaria derivante da cause non alimentari è stata riscontrata in molte indagini
di paleoantropologia condotte su popolazioni scheletriche antiche e/o moderne. Gli studi di queste
tracce dovute all’uso dei denti per scopi diversi dal masticare sono di notevole interesse poiché
forniscono informazioni su diversi tipi di attività di produzione e sulla divisione sociale del lavoro.
L’usura non masticatoria, si presenta spesso come solchi o superfici di attrito situati in diverse
posizioni sulla corona dentaria, che risulta in quel punto fortemente abrasa e attraversata da strie
microscopiche che ne denunciano la natura differente da una normale usura per comportamenti
alimentari. I denti generalmente interessati da questo tipo di usure sono gli elementi anteriori della
dentizione permanente – incisivi, canini e premolari mentre l’origine di queste tracce può essere
ricondotta a cause molto diverse.
L’utilizzo dei denti per pratiche diverse dalla masticazione genera anche alcuni problemi di
interpretazione; in primo luogo non è sempre possibile risalire inequivocabilmente all’origine del
difetto, dal momento che anche attività igieniche abituali possono essere causa di solchi in
posizione interprossimale esattamente come le attività di lavoro; queste inoltre sono causa di forte
stress per il dente con inevitabili conseguenze sulle patologie dentarie dell’individuo; infine va
sottolineato che l’usura accentuata che si viene a creare sul dente in seguito ad un utilizzo anomalo
può portare ad una sovrastima dell’età alla morte nell’analisi dello scheletro.
All’interno della comunità dell’Età del Bronzo di Gricignano di Aversa, è stata riscontrata una
notevole frequenza di tali usure extramasticatorie. La loro morfologia ha permesso di interpretarle
come il risultato della lavorazione di fibre. Ovviamente entità e forma dei solchi possono variare ad
indicare l’utilizzo di differenti tipi di fibre e differenti lavori.
Un aspetto interessante di questa ricerca consiste nel verificare l’esistenza o meno di una
associazione dei difetti di usura dovuta a lavoro, al sesso dello scheletro o alla sua età. Ad esempio
in un campione neolitico proveniente dalla Polonia (Wieslaw Lorkiewicz, 2010) si riscontra la
presenza di solchi in individui di sesso sia maschile che femminile dimostrando una dimensione
egualitaria nella suddivisione del lavoro.
Immagine al microscopio elettronico a scansione (SEM) di un solco
derivante da usura extramasticatoria
I solchi di usura extra masticatoria vengono inizialmente rilevati durante l’esame macroscopico
del dente, ma questo spesso non è sufficiente. Le più moderne tecnologie forniscono un valido
1
supporto nella ricerca di questo settore; una analisi con il microscopio elettronico a scansione
(SEM) provvede alla conferma della presenza e della natura anomala del difetto; inoltre, laddove a
livello macroscopico esistano dei dubbi di rilevamento e/o di interpretazione si interviene
effettuando dei calchi con materiale dentistico ad alta risoluzione (araldite) che consente di
amplificare le caratteristiche più fini presenti sulla superficie del dente. Ciò permette addirittura di
evidenziare il difetto sul calco in alcuni casi in cui esso non sia stato rilevabile microscopicamente.
esempi di solchi
procedura di creazione della replica che sarà analizzata al microscopio
Il campione. GRICIGNANO D'AVERSA – US NAVY
Gricignano si trova all'interno della Pianura Campana, in un'area attraversata da corsi d'acqua che
contribuiscono a incrementare la naturale fertilità dei suoli. La relativa vicinanza, una ventina di
chilometri, con le aree vulcaniche del Somma-Vesuvio e dei Campi Flegrei hanno reso questo
territorio particolarmente esposto ai devastanti effetti delle eruzioni.
Proprio alla presenza di cospicui depositi eruttivi si deve la straordinaria importanza
archeologica del sito. Infatti le pomici e le ceneri che hanno sigillato gli antichi terreni, hanno
ricoperto i solchi prodotti dalle arature e le impronte lasciate dalle ruote dei carri, conservando così
la testimonianza delle attività agricole che si erano svolte qui nel corso del Bronzo antico.
La stratigrafia evidenzia la sequenza di eventi eruttivi che hanno interessato il territorio in
età preistorica.
Le evidenze relative alla facies culturale di Palma Campania (Bronzo Antico) sono state
rinvenute immediatamente al di sotto dello strato delle "Pomici di Avellino", costituitosi con i
prodotti vulcanici deposti nel corso della violenta e improvvisa eruzione del Vesuvio che ha posto
2
fine a questa facies, sigillandone i resti archeologici. L'eruzione è inquadrabile in un intervallo
cronologico che va dal 1780 al 1680 a.C.
Gli scavi hanno riportato alla luce le testimonianze di intense frequentazioni succedutesi fra
la fine del III e gli inizi del II millennio a.C.
Le abitazioni erano costituite da grandi capanne rettangolari di 28 metri di lunghezza e 7
metri di larghezza, con i lati corti absidati, sostenute da pali in legno perimetrali e con una
palificazione centrale per sorreggere il tetto. A questi edifici più grandi se ne affiancavano altri,
minori, di forma ovale. Piccole strutture quadrangolari erano poi, forse, adibite a stalle per il
bestiame o a deposito.
Sono stati inoltre individuati dei sepolcreti, chiaramente connessi con le aree abitative. Sono
composti in prevalenza da deposizioni singole, generalmente prive di corredo o, eccezionalmente,
con corredo costituito da uno o due vasi e rarissimi oggetti di ornamento. Lo scheletro è in
posizione rannicchiata con le gambe molto flesse, mentre le braccia sono generalmente ripiegate
all’altezza del torace e le mani unite sotto il mento.
Il campione scheletrico risulta in pessimo stato di conservazione. Sono però presenti
numerose dentature ben conservate, anche se rese fragili dalle difficili condizioni di sepoltura.
Particolare interesse riveste l'organizzazione dei campi emersa dalle indagini archeologiche.
Il terreno agricolo era organizzato in apprezzamenti mediante dei dossi in terra che lo
suddividevano. All'interno dei campi correva un sistema di canalette ortogonali per il drenaggio
dell'acqua e l'irrigazione. Il suolo ha conservato le tracce delle arature, testimoniando così
l'esistenza di un'agricoltura specializzata e intensiva, che già disponeva di attrezzi funzionalmente
diversificati.
A Gricignano è ampiamente documentata l'attività tessile. Le testimonianze non sono
rappresentate dai tessuti stessi, materiali deperibili che, a meno di condizioni climatiche e
ambientali particolari, non si conservano nei contesti archeologici, bensì da reperti caratteristici,
come fusaiole, rocchetti, pesi da telaio e fusi. Tali strumenti venivano generalmente posti all'interno
delle sepolture femminili, a sottolineare come fossero proprio le donne ad occuparsi di tale attività.
Va ricordato, inoltre, che a Gricignano erano fortemente sviluppati l'allevamento ovi-caprino, che
permetteva di approvvigionarsi di lana, e la coltivazione del lino.
Ad una prima indagine sono risultati interessati all’usura extramasticatoria solo gli individui di
sesso femminile; ciò suggerirebbe una rigida suddivisione del lavoro con questo difetto risultante da
una pratica tipicamente femminile.
Un'altra ipotesi che ci si propone di verificare è la presenza o meno di grooves negli infanti
(sempre su denti permanenti), per valutare la possibilità di presenza di “lavoro minorile”.
Nel complesso il campione scheletrico che si sta analizzando consta di 64 individui per i quali
sono disponibili e ben conservati, gli elementi anteriori della dentizione permanente. Gli individui
sono risultati essere di entrambi i sessi di età compresa tra gli 11 e i 50 anni, con solo tre infanti di
7-8 anni. Essi sono così distribuiti: 44 individui sono di sesso femminile, 5 sono di sesso maschile
(utilizzati come test random), mentre per 14 individui non è stato possibile determinare il sesso o
per mancanza di elementi diagnostici o perché troppo giovani.
Caratteristiche: questo percorso verrà seguito da una sola classe.
Sinopsi: percorso finalizzato alla produzione di un elaborato scientifico sulle caratteristiche dentarie
del campione di Gricignano d’Aversa. Verrà proposto l’esame pratico di un certo numero di denti
scelti dal campione, sui quali effettuare l’esame macroscopico, i calchi in araldite e quindi
l’indagine microscopica sui calchi stessi.
Il presente percorso si articolerà in tre moduli distinti:
Modulo 3A - Un incontro per l’inquadramento storico-archeologico della necropoli e
ricostruzioni delle attività economiche della comunità di riferimento (operatore: archeologo).
3
Modulo 3B - Un laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico dei dati
(operatore antropologo).
Modulo 3C - Un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico (operatore:
antropologo)
Modulo 3A - Un incontro per l’inquadramento storico-archeologico della necropoli e
ricostruzioni delle attività economiche della comunità di riferimento (operatore: archeologo).
Sinopsi: Lezione teorica sulla problematica in oggetto e inquadramento archeologico della
necropoli e ricostruzioni delle attività economiche della comunità.
Materiale didattico: power point / materiale archeologico
Luogo: Liceo Righi
Durata: 1 ora
Modulo 3B - Un laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico dei dati
(operatore antropologo).
Sinopsi: Nell’ambito di questo laboratorio gli studenti impareranno ad analizzare macro e
microscopicamente le corone dentarie al fine di rilevare la presenza di usure extra-masticatorie.
Materiale didattico: power point, denti per esame macroscopico, materiale per calchi, calchi in
araldite, microscopio, computer.
Luogo: Museo Pigorini
Durata: 3 ore
Story-board
1- la ricerca; inquadramento della problematica dal punto di vista scientifico e confronto con
altri dati provenienti da studi precedenti.
2- presentazione dei difetti da rilevare.
Lavoro di gruppo: i ragazzi verranno suddivisi in gruppi di 4 o 5 e ad ogni gruppo si assegnerà
un compito diverso.
3- analisi del campione e raccolta dei dati. Ad alcuni gruppi di studio viene proposto un certo
numero di denti per l’esame macroscopico e il rilevamento di eventuali usure extra
masticatorie.
Successivamente all’osservazione macroscopica si procede all’effettuazione dei calchi delle
corone dentarie dei denti in oggetto. Si fornisce allo scopo del materiale dentistico ad alta
risoluzione, che permette di evidenziare, amplificandole, le caratteristiche da investigare.
In questa prima fase per i calchi delle corone si utilizza la gomma light body - normal setting
Elite HD+, con cui la corona viene accuratamente ricoperta. Dopo un breve periodo di attesa
per il consolidamento della gomma, questa viene “scollata” dal dente e a sua volta inglobata
in una “tazzina” ottenuta mediante l’utilizzo di putty soft – fast setting Elite HD+; dopo la
solidificazione che richiede 24 ore almeno, si può procedere al riempimento della tazzina
ottenuta con l’Araldite (Crystal Bond); quest’ultima solidifica in circa 24 ore e ci fornisce
una copia fedele della corona dentaria con tutte le sue caratteristiche.
La colatura dell’araldite verrà effettuata da noi in altra sede vista la scarsità dei tempi a
disposizione.
4- Esame microscopico dei calchi in araldite precedentemente preparati.
4
5- Evidenziazione dei grooves extramasticatori e raccolta dei dati su schede dedicate.
L’osservazione al microscopio stereoscopico permette la rilevazione delle faccette di usura.
Una scheda viene preparata allo scopo e su di essa vengono riportate tutte le osservazioni fatte
dente per dente;
MODULO 3C - Un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico (operatore:
antropologo)
Sinopsi: breve introduzione teorica su come si costruisce il discorso scientifico: formalità della
pubblicazione scientifica, il significato della bibliografia, i referee, le riviste etc.;
Interpretazione dei dati analizzati nell’ambito del modulo 2; stesura di un testo scientifico formale
(introduzione, materiali e metodi, risultati, discussione, bibliografia); organizzazione grafica di un
poster scientifico.
Obiettivi formativi: (a) comprensione delle finalità e modalità della raccolta dei dati; (b)
acquisizione dei metodi di osservazione e rilevamento; (c) immissione dei dati e costruzione di
database; (d) trattamento statistico dei dati.
Materiale didattico: power point, articoli, computer.
Luogo: Liceo Righi
Durata: 2 ore
Story-board
1- la teoria
breve introduzione teorica su come si costruisce il discorso scientifico: formalità della
pubblicazione scientifica, il significato della bibliografia, i referee, le riviste etc.;
2- I nostri dati
Discussione delle evidenze emerse dall’analisi antropologica e come questi possano integrarsi
con quanto noto dall’archeologia e la documentazione storica.
3- La costruzione del testo
Introduzione: Individuare le finalità del lavoro. Le domande di fondo. Le premesse teoriche.
Materiali: descrizione del campione. Riferimenti storici. Provenienza archeologica. Descrizione
e consistenza numerica dei reperti analizzati.
Metodi: cosa e come è stato rilevato.
Risultati: presentazione dei risultati dalle elaborazioni statistiche. Costruzione di grafici e tabelle
riassuntive. Descrizione ed interpretazione.
Discussione: come interpretiamo le evidenze, confronto con quanto è noto in letteratura e
quanto si conosce dal punto di vista storico-archeologico.
Bibliografia: riportare le voci bibliografiche di riferimento.
Bibliografia
Fiorenza L., Benazzi S., Kullmer 2009. O. Morphology, wear and 3D digital surface models:
materials and techniques to create high-resolution replicas of teeth. Journal of Anthropological
Sciences, Vol. 87:211-218.
5
Frayer D.W. 2004. The dental remains from Krskany (Slovakia) and Vedrovice (Czech Republic).
Anthropologie. XLII/1:71-103.
Hillson S. 1996. Dental anthropology. Cambridge: Cambridge Univ. Press.
Lorkiewicz W. 2010. Nonalimentary tooth use in the neolithic population of the Lengyel culture in
central Poland (4600-400 BC). American Journal of Physical Anthropology 000:000-000.
6
PERCORSO 4 - Nascere, vivere e morire a Roma: i dati scheletrici e i dati
epigrafici.
INTRODUZIONE al PERCORSO
La paleodemografia può essere definita come una disciplina di sintesi che studia la struttura, le
dimensioni e le dinamiche biologiche delle popolazioni umane del passato sulla base del materiale
di provenienza archeologica. Il profilo demografico di una popolazione è anche misura della sua
capacità adattativa in senso bio-culturale ed è per questo di grande interesse.
Per la Roma antica, disponiamo di diverse fonti di dati.
1-In primo luogo, i romani stessi elaborarono prime stime demografiche come quelle
dell'economista Ulpiano, che ricorre ad una rudimentale tavola di mortalità per il calcolo del valore
di una rendita vitalizia (Beloch, 1886; Acsàdi e Nemeskéri, 1970).
2-Anche i censimenti effettuati periodicamente sulla popolazione romana, sono di grande valore
informativo, soprattutto per effettuare le stime della popolazione. In base ai censimenti effettuati in
età augustea, la popolazione della città di Roma ammontava a circa un milione di persone, mentre la
popolazione dell’intero impero a 54 milioni.
3-Le epigrafi funerarie, rappresentano un’altra importante fonte di dati. A partire dalla media età
repubblicana (II sec. a.C.) fino alla media età imperiale (II sec. d.C.) nel mondo romano si diffonde
l’uso delle epigrafi, queste venivano erette per commemorare la persona defunta da parte di
familiari o di persone comunque ad essa vicine. Nella maggioranza dei casi le iscrizioni funerarie
riportano una serie di dati riguardanti il defunto: nome proprio, nome del padre ed età al momento
del decesso, cui si poteva aggiungere il mestiere e il c.d. cursus honorum, ovvero la carriera politica
e militare. Dal nome stesso, è subito evidente la classe sociale cui apparteneva l’individuo, se ad
esempio si trattava di un libero cittadino, ovvero di uno schiavo ovvero di un liberto (schiavo
liberato).
Un caso esemplare di questo tipo di indagini è fornito dalla necropoli di Porto, ubicata presso la
foce del Tevere ad Isola Sacra, a metà strada tra Ostia e Fiumicino. Si tratta del cimitero dell’antica
città di Porto che, come dice il nome stesso, costituiva lo scalo marittimo di Roma. Le tombe sono
state realizzate proprio nell’arco di tempo corrispondente alla massima diffusione della pratica delle
epigrafi funerarie (I sec. a.C.-inizi del II sec. d.C.). Le epigrafi ci raccontano la storia di cittadini per
lo più appartenenti alla classe media della popolazione, i cui mestieri possono essere esplicitati
dall’epigrafe stessa oppure da bassorilievi raffiguranti il defunto intento nella propria attività:
medici, levatrici, fornai, pescivendoli, fabbri etc.
Sulla base dei dati desunti dalle iscrizioni funerarie sono state realizzate una serie di ricostruzioni
paleodemografiche. Questo tipo d’indagine non è esente da fattori di criticità, come ad esempio la
effettiva rappresentatività dei dati inscritti rispetto alla reale composizione demografica delle
comunità romane, sappiamo infatti che alcune specifiche categorie (maschi, maturi-anziani, di
elevata classe sociale ed economica) sono di gran lunga sovrarappresentati nel corpus delle epigrafi.
1
DIIS . MANIB
PETRONIAE . STOLIDIS
FILLIAE . PIISSIMAE
C . PETRONIVS . ANDRONICVS
ET . PETRONIA . MARITIMA
PARENTES . FECERVNT
VIXIT . ANN . XX . D . XXII . H . IIII
I genitori Caius Petronius Andronicus e
Petronia Maritima hanno costruito questo
monumento per Petronia Stolis, la loro
amata figlia.
Ha vissuto 20 anni, 22 giorni e 4 ore.
Epigrafe funeraria dalla necropoli di Isola Sacra
4- I dati di sesso ed età dalla serie scheletriche. Negli ultimi decenni, la ricerca antropologica ha
contribuito in modo sostanziale alla paleodemografia delle comunità romane. L'elaborazione dei
parametri paleodemografici di una popolazione archeologica richiede la trasformazione dei dati
rilevati sui singoli individui in stime popolazionistiche. Il conteggio degli individui, le
determinazioni del sesso e le stime dell'età alla morte, opportunamente elaborati, concorrono
dunque a descrivere la struttura e le dinamiche generali del campione in esame.
Distribuzione per età del cam pione scheletrico di ISOLA SACRA
97
100
90
80
76
77
80
70
60
N
48
42
50
33
40
39
34
30
20
10
0
0-1
1-5
5-10
10-15
15-20
20-30
30-40
40-50
50+
Classi di età
L'indagine paleodemografica ha la finalità di ricostruire le condizioni e la qualità della vita di una
popolazione fornendo informazioni riguardanti la composizione per età, il pattern di mortalità nelle
diverse fasi della vita, il rapporto tra i sessi, la fecondità, il tasso d'accrescimento, le dimensioni dei
nuclei familiari etc. (Angel, 1969; Acsàdi e Nemeskéri, 1970). L'elaborazione di tali parametri si
basa sulla trasformazione dei dati individuali, in termini quantitativi e popolazionistici, mediante
2
tecniche appropriate che rendano i risultati omogenei e comparabili, come le tavole di mortalità e
gli indici paleogemografici.
Le informazioni basilari fornite dalle life tables sono:
Dx = percentuale degli individui morti
lx = percentuale dei sopravvissuti
qx = probabilità di morte
e°x = aspettativa di vita
ISOLA SACRA
Classi di età
0-1
1-5
5-10
10-15
15-20
20-30
30-40
40-50
50+
dx
Dx
Lx
Qx
Numero
morti
Percentuale
morti
percentuale
sopravissuti
probabilità di aspettativa
morte
di vita
48
76
42
33
34
80
77
97
39
9,13
14,45
7,98
6,27
6,46
15,21
14,64
18,44
7,41
100
90,87
76,43
68,44
62,17
55,70
40,49
25,86
7,41
e°x
0,09
0,16
0,10
0,09
0,10
0,27
0,36
0,71
1,00
24,67
26,09
26,65
24,47
21,68
18,91
14,13
9,30
10,00
Tra gli indici demografici di grande interesse sono gli indici che calcolano il rapporto numerico tra i
sessi, il rapporto numerico tra popolazione produttrice e popolazione a carico e l’indice di
giovanilità, a partire dal quale è possibile calcolare l’aspettativa di vita alla nascita; il quoziente di
mortalità infantile, il numero totale dei bambini messi al mondo da una donna, ecc.
3
SVOLGIMENTO DEL PERCORSO
Caratteristiche: questo percorso verrà seguito da una sola classe
Sinopsi: percorso finalizzato alla produzione di un elaborato scientifico sulle caratteristiche
demografiche della città di Velia, una comunità costiera di epoca romana imperiale.
A partire dai dati individuali di sesso ed età alla morte, ricavati dall’analisi antropologica dei resti
scheletrici di Velia, verranno elaborate tavole e indici demografici, per ricostruire l’aspettativa di
vita, il rapporto numerico tra sessi, il tasso di natalità, il numero di parti per donna, le probabilità di
morte nelle diverse classi d’età e nei due sessi ecc.
Il presente percorso si articolerà in tre moduli distinti:
MODULO 4A - Un incontro sulle fonti storiche ed epigrafiche utili alla ricostruzione degli
aspetti paleodemografici nella roma imperiale (operatore: archeologo)
MODULO 4B - Un laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico di dati
scheletrici (operatore: antropologo)
MODULO 4C - Un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico (operatore:
antropologo)
MODULO 4A - Un incontro sulle fonti storiche ed epigrafiche utili alla ricostruzione degli
aspetti paleodemografici nella roma imperiale (operatore: archeologo)
Sinopsi: lezione teorica e laboratorio pratico su lettura ed interpretazione delle epigrafi.
Presentazione delle necropoli di Isola Sacra e Velia
Materiale didattico: power point
Luogo: Liceo Righi
Durata: 2 ore
MODULO 4B - Laboratorio pratico specialistico di raccolta e trattamento statistico di dati
scheletrici (operatore: antropologo)
Sinopsi: lezione teorica e laboratorio pratico sulla raccolta di dati antropologici utili all’indagine
paleodemografica.(determinazioni di sesso e di età)
Obiettivi formativi: (a) comprensione delle finalità e modalità della raccolta dei dati; (b)
acquisizione dei metodi di osservazione e rilevamento; (c) immissione dei dati e costruzione di
database; (d) elaborazione di tavole e indici demografici.
Materiale didattico: power point, individui scheletrici dalla necropoli di Velia,
tabelle di confronto, schede di rilevamento, computer per immissione ed elaborazione dei dati.
Luogo: preferibilmente Museo Pigorini
Durata: 4 ore
Story-board:
1- Scopo della ricerca
Finalità, modalità e criticità delle ricostruzioni paleodemografiche. Differenze tra gli studi
demografici e paleodemografici.
2- Presentazione degli indicatori scheletrici
Introduzione e presentazione dei diversi indicatori di sesso ed età. Spiegazione delle modalità di
rilevamento. Eta cronologica vs età biologica. Differente affidabilità degli indicatori.
4
Per le successive operazioni la classe verrà suddivisa in più gruppi anche in base agli
interessi e capacità. Si prevedono: 4 gruppi che si dedicheranno alla raccolta dei dati, 1
gruppo che si dedicherà alla documentazione dell’operazione (disegni, foto, videoriprese
ed interviste) 1 gruppo infine, si dedicherà all’immissione dei dati al computer.
3 - La raccolta dei dati
Per la raccolta dei dati si prevedono 4 gruppi che lavoreranno in parallelo su individui
scheletrici. Forniti di schede di rilevamento e tabelle comparative, ciascun gruppo provvederà a
determinare sesso ed età alla morte degli individui esaminati. Gli studenti verranno addestrati al
rilevamento ed analisi dei seguenti indicatori scheletrici:
- Lunghezza ossa lunghe in soggetti in accrescimento,
- Stadio di formazione ed eruzione dei denti
- Stadio di usura dentaria
- Modificazioni dell’estremità sternale delle costole
- Modificazioni della superficie della sinfisi pubica
- Caratteristiche morfologiche del cranio e del bacino per la determinazione del sesso
La scheda compilata, recante anche la determinazione finale e conclusiva di sesso ed età alla
morte, verrà passata al gruppo preposto all’immissione dei dati.
4 - Immissione dei dati
Il gruppo preposto all’immissione dei dati riceverà mano mano le schede compilate dagli altri
gruppi e provvederà a digitare i dati al computer.
5 - Documentazione
Il gruppo preposto alla documentazione provvederà a fotografare e a riprendere i reperti e le
diverse fasi di rilevamento, raccogliere commenti ed impressioni, a disegnare evidenze di
particolare interesse.
6 - Elaborazioni statistiche
L’operatore mostrerà, attraverso un monitor accessibile a tutti, le principali elaborazioni
statistiche dei dati.
5
MODULO 4C - Un laboratorio pratico di scrittura di un testo scientifico (operatore:
antropologo)
Sinopsi: breve introduzione teorica su come si costruisce il discorso scientifico: formalità della
pubblicazione scientifica, il significato della bibliografia, i referee, le riviste etc.;
Interpretazione dei dati analizzati nell’ambito del modulo 2; stesura di un testo scientifico formale
(introduzione, materiali e metodi, risultati, discussione, bibliografia); organizzazione grafica di un
poster scientifico.
Obiettivi formativi: (a) comprensione delle finalità e modalità della raccolta dei dati; (b)
acquisizione dei metodi di osservazione e rilevamento; (c) immissione dei dati e costruzione di
database; (d) trattamento statistico dei dati.
Materiale didattico: power point, articoli, computer.
Luogo: Liceo Righi
Durata: 2 ore
Story-board
1- la teoria
breve introduzione teorica su come si costruisce il discorso scientifico: formalità della
pubblicazione scientifica, il significato della bibliografia, i referee, le riviste etc.;
2- I nostri dati
Discussione delle evidenze emerse dall’analisi antropologica e come questi possano integrarsi
con quanto noto dall’archeologia e la documentazione storica.
3- La costruzione del testo
Introduzione: Individuare le finalità del lavoro. Le domande di fondo. Le premesse teoriche.
Materiali: descrizione del campione. Riferimenti storici. Provenienza archeologica. Descrizione
e consistenza numerica dei reperti analizzati.
Metodi: cosa e come è stato rilevato.
Risultati: presentazione dei risultati dalle elaborazioni statistiche. Costruzione di grafici e tabelle
riassuntive. Descrizione ed interpretazione.
Discussione: come interpretiamo le evidenze, confronto con quanto è noto in letteratura e
quanto si conosce dal punto di vista storico-archeologico.
Bibliografia: riportare le voci bibliografiche di riferimento.
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