Copia di 5fdd5a98e5b49079ef5c1edab50a6195
LA PROVINCIA PAVESE DOMENICA 18 DICEMBRE 2016
58
Cultura
di Maria Grazia Piccaluga
◗ PAVIA
Milano, mercato di piazza Diaz
nei giorni che precedono il Natale del 1989. Su una bancarella il regista Andrea Dalla Zanna
scorge un volumetto a stampa.
E’ malridotto, il frontespizio è
annerito da una bruciatura, la
legatura è slabbrata. Ma a incuriosire l’acquirente è la trama:
se ne intuisce il titolo, “Il falso
originale”, una commedia curiosa in tre atti, stampata a Venezia alla fine del 1700. Dalla
Zanna acquista il vecchio libretto, ne fotografa le pagine e
ne dispone una trascrizione
dattiloscritta. Poi lo dimentica
in un cassetto. Solo due decenni più tardi a quella commedia
viene attribuita una quasi certa paternità: l’autore altri non
sarebbe che Carlo Goldoni.
E la trama narra una vicenda
scabrosa che scosse l’epoca
dei Lumi, l ’affaire Spallanzani: la diatriba tra gli scienziati
Antonio Scopoli e Lazzaro
Spallanzani che, mossi da invidie e ripicche livorose, abitarono le stanze dell’Università di
Pavia sul finire del 1700.
Ad attribuire a Goldoni l’opera - inedita -è stata Anna Scannapieco, professore di storia
della Drammaturgia all’Università di Padova e tra i maggiori esperti di teatro goldoniano.
«Una scoperta fortuita e fortunata quella di Dalla Zanna –
ammette la docente autrice di
un saggio su “Il falso originale”
che uscirà a gennaio per Marsilio – . Anche se l’attribuzione a
Goldoni è stata tardiva».
Lei come ci è arrivata?
«Ad accendere un primo
campanello è stato il nome
dell’editore: Giovanni Francesco Garbo. Non era un vero editore, allestiva una bancarella di
libri usati a Venezia, a due passi da San Marco. E a quello
avrebbe dovuto limitarsi, in ottemperanza alle regole del tempo. Lui però faceva di testa sua
e fu così che divenne l’ultimo
editore del secolo a pubblicare
commedie di Goldoni».
“Il falso originale” come finì nelle mani di Garbo?
«Quando viene stampata
Goldoni è già morto da tre anni
(6 febbraio 1793). Nelle more
dell’inventario potrebbe essere stata affidata per una vendita privata dal nipote del drammaturgo, che viveva da tempo
a Parigi, a un collega e amico,
tale Jean-Dominique Laprime.
E proprio questo nome compare nella prefazione del volumetto ritrovato in cui si dichia-
SCIENZIATI RIVALI
Spunta un inedito
di Carlo Goldoni
sull’intrigo pavese
È una commedia dedicata allo scandalo
che a fine ’700 coinvolse Spallanzani e Scopoli
L’autore “scoperto” dall’esperta di Padova
«Il falso originale». Un originale falso o l'ultima commedia di
Goldoni? E’ il titolo del saggio edito da Marsilio (pp. 96), scritto da
Anna Scannapieco (nella foto) con la postfazione di Paolo
Mazzarello. La commedia, che l’autrice - docente di
Drammaturgia all’Università di Padova - attribuisce al
drammaturgo e librettista veneziano Carlo Goldoni
narra una vicenda che fece scalpore nell'Europa dei
Lumi e fu ambientata a Pavia, nell’ambiente
accademico. Si tratta del celebre affaire Spallanzani,
in cui scienziati di chiara fama che insegnavano
all’Università di Pavia diedero luogo a uno
"spettacolo", comico e inquietante al tempo stesso,
che metteva a nudo le inconfessabili miserie della
Repubblica delle Lettere. Una vicenda raccontata con
dovizia di particolari dal docente pavese Paolo Mazzarello. La
commedia recuperata e analizzata da Anna Scannapieco venne
messa in scena nel 2013 in un allestimento promosso dal Centro
Studi Spallanzani al teatro di Scandiano (paese natale del biologo
naturalista) grazie a una efficace sinergia tra enti.
La commedia di Carlo Goldoni (nel riquadro in alto) è ambientata all’Università di Pavia
‘‘
‘‘
antonio
scopoli
lazzaro
spallanzani
Chimico e
botanico, acerrimo
nemico di Spallanzani di
cui non condivideva le
teorie sull’evoluzione. Fu
travolto dallo scandalo
Gesuita e
naturalista, insegnò per
30 anni dal 1769
all’Università di Pavia e
contribuì a creare il
museo di Storia naturale
ra anche che fu “acquistato
presso l’autore”».
Ha individuato altri indizi
di paternità?
«Nella prefazione bruciacchiata si trovano inequivocabili riferimenti alla vita artistica e
umana di Goldoni che difficilmente un contraffattore avrebbe potuto conoscere. E poi la ti-
pologia del titolo».
Ovvero?
«”Il falso originale” è un titolo ossimorico, accosta due termini di senso opposto. Un’impronta del Goldoni parigino,
penso a “L’avaro fastoso”».
La commedia usa come canovaccio il libello “Lettera
Due” di tal Francesco Lom-
bardini (in realtà un alias di
Spallanzani) che narrava un
pesante scherzo subìto da Scopoli, esposto a pubblico ludibrio. Goldoni come potè venirne a conoscenza?
«Improbabile una conoscenza diretta. Spallanzani arriva a
Pavia quando Goldoni è già a
Parigi. Tuttavia ci sono riferi-
menti che solo l’autore di Lettera Due poteva conoscere.
Qui inoltre viene inserita la figura di una donna, Rosaura,
che altri non sarebbe che Laura Bassi, dottissima, maieuta di
Spallanzani a Bologna e che il
drammaturgo potrebbe invece
aver incontrato».
Anche a Scopoli nel libro è
la vicenda
Quell’affaire che appassionò il secolo dei Lumi nel romanzo di Mazzarello
◗ PAVIA
Il docente Paolo Mazzarello
Attorno al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia
si sono consumati, sul finire del
1700, livori, invidie, tranelli e
miserie umane degni dei peggiori intrighi di corte. Ricostruiti e raccontati, come in un avvincente romanzo, dal professor Paolo Mazzarello nel volume “Costantinopoli 1786: la
congiura e la beffa. L'intrigo
Spallanzani” (Bollati Boringhieri, 2004).
Protagonisti del cosidetto affaire furono Lazzaro Spallanzani, gesuita e naturalista, seguace di Linneo e Galileo e il suo
acerrimo nemico, Antonio Sco-
poli, scienziato tassonomista e
classificatore. I due non si amano. Ma la situazione precipita
quando nel 1785 Spallanzani,
lontano da Pavia e impegnato
in un viaggio scientifico a Costantinopoli, viene accusato
del furto di numerosi reperti
dal Museo di Storia naturale
dell’Università. Ad accusarlo
sono Scopoli, l’anatomista Antonio Scarpa, il matematico
Gregorio Fontana e il custode
del museo Serafino Volta (fedelissimo a Scopoli).
La notizia del furto si diffonde in tutta Europa, causando
una grave danno al naturalista
che vede la sua immagine appannarsi ma che, tuttavia, esce
alla fine assolto dal processo avviato dalla Cancelleria di Vienna. Ed è in quel momento che
Spallanzani matura la sua vendetta.
In quegli anni Scopoli aveva
pubblicato - dedicandola nientemeno che al presidente della
Royal Society di Londra Joseph
Banks, l’immagine del cosidetto Physis Intestinalis: ma quella che lui riteneva essere una
scoperta sensazionale, una
nuova specie animale (gli fu
portata da un medico e spacciata come un verme vomitato da
una donna gravida) erano in realtà frattaglie di una gallina. Ci
pensa ben presto Spallanzani a
smascheralo e a consumare la
sua vendetta scrivendo, sotto
pseudonimo di un certo dottor
Lombardini, un feroce libello
intitolato “Lettere due” che fa
circolare in tutta Europa. E’ un
colpo pesante per Scopoli che
muore di crepacuore, durante
la festa del collegio Ghislieri, il
5 maggio del 1788.
«Un intrigo tra accademici
che si è consumato a Pavia nel
secolo dei Lumi e ha come scenario il museo dell’Università,
un patrimonio che avrebbe
una moltitudine di storie da
raccontare» spiega Mazzarello
– L’ateneo sta facendo un grande sforzo per mantenerlo e sarebbe bello che la città lo sentisse come suo».
(m.g.p.)
attribuito
un
nome
“goldoniano”.
«Si, dottor Anselmi. Ed è
chiara l’allusione al personaggio de L’antiquario” che raccoglieva solo patacche. Come è
accaduto a Scopoli che scambiò una frattaglia di gallina per
una nuova specie animale. La
commedia voleva essere la ciliegina sulla torta con cui Spallanzani avrebbe potuto vendicarsi del nemico. Poi Scopoli
morì di crepacuore e allora
venne messa la sordina».
Uno scenario inquietante,
nella Pavia dei Lumi.
«Direi nulla di nuovo sotto il
sole. E il teatro di Goldoni legge
sempre il sottotesto della realtà, togliendo le maschere a personaggi all’epoca considerati
idoli virtuosi».