CAPITOLO 25
Goldoni
Carlo Goldoni nacque a Venezia nel 1707 da una famiglia borghese. Il padre era medico e sempre in
movimento tra le città italiane. A Perugia compì i primi studi presso i Gesuiti; poi fu inviato a Rimini per
affrontare gli studi superiori, ma di lì fuggì sulla barca di una compagnia di comici per raggiungere la madre
a Chioggia. Studiò legge all'Università di Pavia e fu ospite del prestigioso collegio Ghislieri, ma ne fu
cacciato in seguito a una satira composta sulle donne della città. La morte del padre, nel 1731, lo mise dinanzi
alla necessità di provvedere alla madre. Si laureò in Legge a Padova, e si avviò alla professione di avvocato.
Prese piede in lui la vocazione teatrale e conobbe a Verona il capocomico Giuseppe Imer, e grazie a lui
ottenne l'incarico di scrivere i testi per il teatro veneziano di San Samuele. Scrisse nei più vari generi
letterari, ma questa è una produzione scarsamente originale. Goldoni si provò presto anche nel genere comico,
che gli era più congeniale e avviò una radicale "riforma" del teatro comico. Nel 1743 dovette fuggire da
Venezia a causa dei debiti e si trasferì prima a Pisa e poi a Livorno dove conobbe il capocomico Girolamo
Medebac che lo assunse come poeta di teatro e gli assicurò un contratto stabile. Goldoni lasciò cosi
definitivamente l’avvocatura. Goldoni rappresenta una figura nuova: Goldoni è lo scrittore che vive dei
proventi della sua professione intellettuale. Il teatro è un'impresa commerciale e i capicomici investono
denaro nel teatro, e vogliono ricavarne denaro: lo spettacolo quindi deve incontrare i gusti del pubblico pagante,
deve aver successo e attirare molti spettatori. Goldoni si dovette adattare cercando di compiacere i gusti e le richieste del pubblico.
Goldoni lavorò per la compagnia Medebac, che recitava nel teatro Sant'Angelo, dal 48 al 53. Dopo
l'insuccesso di una commedia, al fine di stimolare nuovamente l'interesse del pubblico, Goldoni prese con gli
spettatori l'impegno di scrivere per la stagione successi ben sedici commedie nuove.
Il mercato implica concorrenza: e Goldoni dovette affrontare quella del suo rivale Pietro Chiari, la sfida durò a lungo
appassionando il pubblico e suscitando fiere polemiche, che provocarono addirittura l'intervento della censura.
Con la compagnia Medebac però Goldoni entrò in attrito, soprattutto per questioni economiche. Nel 1753
passò allora al teatro San Luca, di proprietà del nobile Francesco Vendramin. Seguì un periodo difficile in
cui Goldoni tentò vie diverse della commedia realistica. Intanto entrò in polemica soprattutto con Carlo
Gozzi, che era un sostenitore della tradizionale Commedia dell’Arte.
Nel 1762 si trasferì a Parigi per dirigere la Comedie Italienne. Qui però dovette ricominciare dal principio a
lottare con la sua riforma della commedia, ma il pubblico si dimostrò freddo per le novità di Goldoni. Nel
1771 ottenne un buon successo con una commedia in francese (Il burbero benefico). Entrato nelle grazie della
corte fu assunto come maestro di italiano delle principesse reali ottenendo un modesto compenso. Nel 1792
l’Assemblea Legislativa sospese il suo compenso e ciò lo fece morire in miseria nel gennaio del 1793.
© Federico Ferranti
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