Effetti patogeni della corrente elettrica I corpi che consentono il passaggio di corrente elettrica si dicono conduttori. Essendo l’organismo costituito in gran parte da una soluzione elettrolitica esso è un buon conduttore. Ai fini del danno, si considerano principalmente due tipi di corrente elettrica: Continua – corrente unidirezionale, costante e con minime oscillazioni. Alternata – corrente non unidirezionale la cui intensità e polarità varia nel tempo. Il danno biologico varia in funzione della: Intensità della corrente elettrica (misurata in A) Tensione o Voltaggio (misurata in V) Resistenza (misurata in ) Gli effetti lesivi sono principalmente di tre tipi: TERMICI ELETTROCHIMICI BIOLOGICI Danno biologico EFFETTI TERMICI Essenzialmente produzione di calore che dipende dall’intensità della corrente, dalla resistenza offerta dal mezzo e dal tempo di attraversamento (ustioni nei punti di ingresso e di uscita della corrente elettrica) EFFETTI ELETTROCHIMICI Variazione della distribuzione degli elettroliti ad opera del flusso di elettroni che costituisce la corrente elettrica (lesioni necrotiche come da esposizione ad acidi e basi che si realizzano ai poli). EFFETTI BIOLOGICI Funzioni fondamentali (contrazione muscolare, trasmissione dell’impulso nervoso, battito cardiaco) sono dipendenti da flussi fisiologici di corrente elettrica attraverso le cellule. Un intenso flusso di corrente elettrica che attraversa il corpo può incidere profondamente su queste funzioni (contrazioni incontrollate dei muscoli, fibrillazione ventricolare ecc.). Effetti patologici da variazioni della pressione atmosferica La pressione atmosferica (somma delle pressioni parziali dei gas presenti nell’aria) è pari a 760 mm Hg a livello del mare. Ipobaropatie Ad elevate altitudini la riduzione della pressione atmosferica si traduce in una ridotta disponibilità di O2 a livello degli alveoli polmonari. I tessuti, non adeguatamente ossigenati, vanno incontro ad una condizione di grave sofferenza (ipossia ipossica). Azioni compensatorie (iperventilazione, tachicardia) che inducono alcalosi respiratoria (eleminazione CO2). Adattamento (acclimatazione). Iperbaropatie Al di sotto del livello del mare alla pressione atmosferica si aggiunge quella esercitata dalla massa d’acqua L’aumento di pressione determina un aumento della solubilità nel sangue dei gas presenti nell’aria inspirata L’aumentata solubilità non ha effetti rilevanti sull’O2 (fissato all’emoglobina). Aumenta invece l’azoto disciolto nel sangue. La rapida riduzione della pressione, determina il suo passaggio allo stato gassoso con formazione di piccole bolle di gas che possono fondersi a formare un embolo (embolia gassosa) Terapia iperbarica. Azione patogena degli agenti chimici Siamo costantemente esposti all’azione potenzialmente tossica di un numero considerevole di sostanze chimiche di varia origine e natura. Il danno si traduce in effetti Diffusi (non selettivi) • Alterazione del pH • Solubilizzazione di costituenti cellulari • Denaturazione delle proteine Selettivi, con alterazione di uno specifco costituenete cellulare o di una funzione • Veleni (sostanze tossiche) Agenti chimici che modificano il pH I sistemi cellulari sono sensibili alle variazioni di pH, la cui omeostasi è regolata da specifici sistemi tampone. L’esposizione ad acidi o basi forti si traduce in un danno cellulare dipendente dall’entità della variazione di pH. Solventi e agenti denaturanti Solventi organici (etanolo, xilolo, acetone, ecc.) sono in grado di solubilizzare i lipidi, inclusi i costituenti delle membrane cellulari. La cute limita l’azione di queste sostanze per la presenza della cheratina. Alcuni ioni metallici (Cu2+, Zn2+, Ni2+, ecc.) possono indurre denaturazione delle proteine per interazioni diretta. Agenti denaturanti sono altri composti quale guanidina e urea. Agenti chimici tossici o veleni (1) Rientrano in questo gruppo molecole naturali o di sintesi in grado di determinare un danno selettivo, dovuto all’interazione del tossico o di un suo metabolita con una particolare struttura o costituente cellulare, alterandone la funzione. Gli effetti lesivi sono proporzionali alla dose assunta. La dose minima letale è la quantità minima di sostanza, riferita a Kg di peso, letale per un essere umano. Per alfa-amanitina (sostanza tossica presente in Amanita phalloides) DML= 100mg/Kg Soli 7mg di alfa amanitina sono in grado di uccidere un uomo di 70 Kg. Tossicità acuta e cronica Agenti chimici tossici o veleni (2) Molte sostanze tossiche diventano tali a seguito della loro metabolizzazione con produzione di metaboliti a loro volta in grado di interagire con componenti/funzioni cellulari. Fluoroacetato (non tossico) con la sua componente acetato entra nel ciclo di Krebs dove è convertito in fluorocitrato (tossico) che inibisce selettivamente l’enz. aconitasi , bloccando il ciclo di Krebs e la produzione di energia cellulare. Composti esogeni o xenobiotici (inquinanti, coloranti, pesticidi, farmaci, ecc. ), spesso lipofili, sono opportunamente modificati da specifici sistemi (sintesi protettive) per favorirne l’inattivazione e la loro escrezione. Obiettivo: aggiungere alla molecola lipofilica gruppi -OH, -SH, -COOH, -NH2 per aumentarrne la polarità riducendo il riassorbimento renale. Malattie infettive I microrganismi sono gli agenti eziologici delle malattie infettive. Il contagio rappresenta la presa di contatto del microrganismo con un qualsiasi organismo pluricellulare a cui segue l’infezione se il microrganismo e capace di moltiplicarsi in esso. Il rapporto che si instaura tra microrganismo e ospite può essere essenzialmente di tre tipi: Parassitismo – se il microrganismo trae vantaggio dalla convivenza a danno dell’ospite Commensalismo – quando il vantaggio e solo di un membro senza danno per l’altro Mutualismo – quando ciascuno trae vantaggio dalla convivenza con l’altro. I microrganismi patogeni sono: Batteri, Virus, Protozoi, Elminti, Nematodi, Funghi. Batteri Flora batterica saprofitica Nel nostro organismo sono presenti numerosi microrganismi che vivono come commensali e costituiscono la flora batterica saprofitica (cute, cavo orale, apparato respiratorio, intestino, vagina). Occasionalmente, quando si verifica un calo delle difese immunitarie dell’organismo essi possono divenire patogeni dando luogo ad infezioni opportunistiche. Batteri patogeni I microrganismi che sviluppandosi nell’ospite sono in grado di dar luogo a manifestazioni patologiche sono detti patogeni. Essi devono avere caratteristiche tali da poter inattivare i vari meccanismi di difesa dell’ospite e che ne determinano la virulenza. Tossinogenesi (1) L’azione patogena esercitata dai microrganismi dipende in gran parte dalla produzione di molecole ad azione tossica (le tossine), che possono essere secrete all’esterno (esotossine) o liberate con la morte del microrganismo (endotossine). Quest’ultime sono di fatto costituenti della parete batterica (Gram-). Tossinogenesi (2) ESOTOSSINE Sono da sole responsabili dell’effetto patogeno, normalmente esercitando la loro azione selettivamente su alcuni tipi cellulari che presentano recettori specifici (principalmente prodotte da batteri Gram+). Sono dotate di elevato potere antigenico, inducono cioè la produzione di specifici Ab in grado di inattivare la tossina (antitossine). Le esotossine inattivate (calore, ag. Chimici) conservano le proprietà antigeniche (anatossine) e sono utilizzate nella profilassi vaccinale. Tossina difterica E’ una proteina di 68 kDa costituita da due frammenti A e B. Il frammento B, interagendo con specifici recettori sulla superficie di cellule bersaglio, consente l’internalizzazione del frammento A che svolge la sua azione tossica bloccando la sintesi proteica. Tossinogenesi (3) Tossina colerigena E’ un’enterotossina i cui recettori specifici sono localizzati sulle cellule dell’epitelio intestinale. Il meccanismo è simile al precedente con un frammento A che, internalizzato impedisce all’ enterocita di assorbire Na+ e H2O e stimola la secrezione di Cl-, HCO3- e Na+, causando la profusa diarrea che determina l’imponente perdita di acqua ed elettroliti. Tossina tetanica e botulinica Sono neurotossine che agiscono su recettori specifici delle cellule nervose alterando la trasmissione di segnali inibitori o eccitatori e determinando paralisi spastica e flaccida rispettivamente. Sono entrambe prodotte da batteri sporigeni e anaerobi obbligati (Clostridium tetani e botulinum rispettivamente). Tossinogenesi () ENDOTOSSINE Sono costituenti di natura lipopolisaccaridica (LPS) della parete dei microrganismi (principalmente Gram-), che esplicano la loro azione indirettamente quando riconosciuti dai macrofagi che a seguito di ciò secernono una serie di importati molecole biologiche responsabili di differenti effetti: Febbre, Leucopenia, Coagulazione disseminata intravascolare, Shock. I Virus I virus sono entità biologiche microscopiche (visibili solo al microscopio elettronico) forniti di un proprio genoma, ma incapaci di replicarsi se non all’interno di una cellula ospite: sono pertanto parassiti intracellulari obbligati. I virus sono costituiti da: Genoma – DNA o RNA e quindi DNAvirus e RNAvirus. Capside – Involucro proteico che circonda e protegge il genoma virale Rivestimento pericapsidico – Non sempre presente. Di natura lipoproteica e non codificato dal genoma virale. Replicazione Virale Per potersi replicare un virus utilizza le strutture biosintetiche della cellula ospite per sintetizzare i propri costituenti. Si riconoscono momenti diversi: Interazione con l’ospite – il virus è in grado di riconoscere specifici recettori sulla superficie della cellula e si lega ad essi (ciò spiega l’infezione preferenziale di alcuni tipi cellulari). Fagocitosi – il virus è fagocitato dalla cellula (formazione del fagosoma). L’azione degli enzimi lisosomiali distrugge l’involucro proteico del virus e libera il genoma virale. Integrazione del genoma virale – Il genoma virale può essere integrato nel genoma della cellula ospite, inducendo questa ad esprime i geni del virus. Assemblaggio delle particelle virali – La cellula replica il genoma virale e sintetizza le proteine del capside. Questi componenti si riorganizzano a costituire nuove particelle virali all’interno della cellula. Morte della cellula ospite – Il virus può determinare la lisi della cellula liberando all’esterno le particelle virali neosintetizzate che possono infettare altre cellule. Meccanismi patogenetici delle infezioni virali (1) L’ingresso del virus (contagio) può seguire diverse vie: Via cutanea Via delle mucose Vie dei tessuti sottocutanei - alcuni virus inoculati dal morso di insetti o animali (la rabbia) Via ematica – (virus dell’epatite, HIV) Via transplacentare – dalla madre al feto attraverso la placenta (rosolia, citomegalovirus) L’efficienza dei sistemi di difesa dell’ospite definisce l’evoluzione successiva dell’infezione: Arresto dell’infezione ad opera dei sistemi difensivi dell’organismo. Formazione di un focolaio di replicazione virale (in cellule dotate di specifici recettori) e avvio di un processo infiammatorio locale Liberazione di virioni neosintetizzati e diffusione dell’infezione per contiguità Diffusione dell'infezione a distanza per via ematica o linfatica. Meccanismi patogenetici delle infezioni virali (2) L’infezione virale decorre normalmente in forma acuta con manifestazione conclamata della patologia. In alcuni casi tuttavia il decorso può essere diverso. Infezioni virali subcliniche o inapparenti – vi è contagio e replicazione del virus ma con assenza di sintomi. Infezioni virali persistenti dopo la malattia conclamata e la guarigione, il virus persiste nell’organismo e può ripresentarsi successivamente con una malattia conclamata con caratteristiche differenti Infezioni virali ricorrenti – la guarigione non elimina completamente il virus che permane e si ripresenta con i segni clinici della malattia in maniera ricorrente (herpes). Infezioni virali lente – la malattia si manifesta dopo un periodo di incubazione molto lungo (AIDS). Infezioni da Protozoi (1) I protozoi sono organismi unicellulari eucarioti che presentano meccanismi di riproduttivi caratteristici che, per alcuni, si realizzano in ospiti appartenenti a diverse specie. Tra i protozoi patogeni per l’uomo si riconoscono Flagellati a localizzazione intestinale (Giardia intestinalis) e genitourinaria (Thricomonas vaginalis). Emoflagellati a localizzazione ematica e nei tessuti profondi (Tripanosomi e Laieshmanie). Sporozoi, protozoi parassiti endocellulari di piccole dimensioni. TOXOPLASMOSI Il toxoplasma gondii è un protozoo che può infettare diverse specie (particolarmente cani e gatti). Nell’uomo l’infezione è localizzata nelle cellule del sistema monocito-macrofagico è può essere asintomatica. Possono attraversare la placenta e l’infezione in gravidanza è estremamente pericolosa per il feto. Infezioni da Protozoi (2) MALARIA Assai diffusa in passato in Italia. L’agente eziologico è un protozoo: Plasmodium vivax – terzana benigna. Plasmodium falciparum – terzana maligna Plasmodium malariae – quartana Plasmodium ovale – forma simile alla terzana benigna Il plasmodio è trasmesso all’uomo dalla puntura della zanzara (specie anopheles) nel cui intestino esso compie la fase sessuata del suo complesso ciclo riproduttivo. Nella prima fase (prime due settimane) l’infezione è limitata agli epatociti, di qui si estende alle emazie del sangue circolante che ciclicamente sono distrutte determinando anemia e febbre con un caratteristico andamento temporale. Infestioni da Elminti Gli elminti sono parassiti vermiformi con ciclo biologico che si realizza in due ospiti distinti appartenenti a specie diverse: Ospite intermedio – in cui si ritrova la forma larvale del parassita. Ospite definitivo – in cui ritroviamo la forma adulta del parassita. TENIASI Determinate da elminti in cui l’uomo è l’ospite definitivo: Tenia saginata – contratta per ingestione di carne poco cotta di bovini, a loro volta infestati dalle uova emesse dall’uomo con le feci. La forma embrionale si incista nel muscolo del ruminante. Nell’uomo può sviluppare l’organismo adulto che si localizza generalmente nell’intestino. Tenia solium - contratta per ingestione di carne poco cotta di maiale. La forma adulta nell’uomo si localizza nell’intestino (anche 2-3 m. di lunghezza; verme solitario). Meccanismi di difesa dell’organismo I sistemi di difesa dell’organismo nei confronti dei microrganismi patogeni si attuano essenzialmente su tre diversi livelli: barriere meccaniche e chimiche fattori umorali e cellulari dell’immunità innata o aspecifica fattori umorali e cellulari dell’immunità specifica (o acquisita). Barriere meccanico-chimiche Sono di fatto un sistema di difesa aspecifico che impedisce ai microrganismi di penetrare all’interno delle cellule dell’ospite sviluppando l’infezione. Esse sono costituite da: cellule epiteliali che formano il rivestimento cutaneo e le molecole da esse sintetizzate e secrete. Secrezioni delle ghiandole annesse (sudore, muco, lacrime, ecc.) Di particolare interesse sono alcuni peptidi composti principalmente a arginina e lisina, prodotti da diversi tipi cellulari e dotati di azione antimicrobica simile a quella degli antibiotici. Tali sostanze sono dette defensine e sono prodotte dalle cellule epiteliali e dai leucociti. Fattori dell’immunità innata (1) Superate le barriere meccanico-chimiche, sul microrganismo possono agire fattori: Cellulari – granulociti polimorfonucleati (PMN), cellule dendritiche, monociti/macrofagi, cellule natural killer (NK). Umorali proteine plasmatiche (sistema del Complemento) ed altre proteine reattive. Tale forma di immunità è Innata – perché presente alla nascita Attiva contro tutti i microrganismi (riconoscimento di costituenti comuni alla parete cellulare di molti patogeni (Pathogen Associated Molecular Patterns – PAMP). Non dipendente da un precedente contatto con l’agente patogeno. Non rafforzata da infezioni pregresse. Fattori dell’immunità innata (2) L’immunità aspecifica è essenziale per la difesa dell’organismo per l’immediatezza dell’intervento dei sui fattori e per l’importante azione microbicida. I fattori cellulari ed umorali coinvolti hanno inoltre un ruolo importante nel sostenere il processo infiammatorio che tende a circoscrivere e limitare l’azione del microrganismo patogeno al focolaio di infezione primario. Si realizza di fatto una sinergia operativa tra Infiammazione Risposta immunitaria aspecifica Preparazione della risposta immunitaria specifica Le Citochine Sono un esteso gruppo di molecole proteiche rilasciate dalle cellule coinvolte nel processo infiammatorio e nella risposta immune, ma anche da molti altri tipi cellulari. Il loro effetto su cellule bersaglio dotate di specifici recettori può essere differente per i diversi citotipi. In generale esse esercitano un effetto stimolatorio o inibitorio di alcune funzioni cellulari. Le interleuchine sono state le prime ad essere identificate nei linfociti. Il meccanismo di azione può essere di tipo Autocrino – agiscono sulle stesse cellule che le hanno prodotte Paracrino – agiscono su cellule prossime a quelle che le hanno prodotte, diffondendo nel liquido interstiziale Endocrino – azione a distanza veicolate dal sangue Le chemochine sono una classe di citochine rilasciate dalle cellule del focolaio flogistico che svolgono un’azione di richiamo di altre cellule nella sede dell’infiammazione (attività chemiotattica). Sono piccole proteine basiche caratterizzate dalla presenza, in più punti della molecola di 4 residui di cisteina che intervengono nella formazione di ponti disolfuro. Ne sono state identificate almeno una cinquantina. Cellule dell’immunità aspecifica (1) Le cellule coinvolte nell’immunità aspecifica sono: Leucociti polimorfonucleati neutrofili Leucociti polimorfonucleati eosinofili (parassitosi) Monociti/macrofagi Cellule NK (Natural Killer) Cellule dell’immunità aspecifica (2) Polimorfonucleati e Monociti/Macrofagi – presenti nel sangue, sono attivati da specifiche citochine ed esplicano la loro azione attraverso Fagocitosi Uccisione dei microrganismi Interconnessione con l’immunità specifica Produzione di citochine Cellule Natural Killer (NK) – sono linfociti a grandi granuli che, stimolati da alcune citochine (IFN-a, IFN-b, IFN-g, IL-2 e IL12), sono capaci di riconoscere e uccidere cellule infettate da virus e cellule neoplastiche. Esse agiscono sulle cellule bersaglio attraverso molecole da esse secrete quali il TNF (tumor necrosis factor) e le perforine. Interferoni Sono citochine sintetizzate e secrete, principalmente ma non esclusivamente, da cellule infettate da virus e coinvolte nella risposta immunitaria. Si conoscono 3 IFN (a,b, g): Gli IFN agiscono con meccanismo autocrino e paracrino sulle cellule infettate da un virus inducendo la produzione di molecole che bloccano la replicazione del virus. Gli IFN agiscono inoltre come attivatori delle cellule NK e dei macrofagi. Sono inoltre prodotti dai linfociti B e T e favoriscono la risposta immune di tipo specifico. Il Sistema del Complemento Il sistema del complemento insieme agli altri fattori umorali descritti (citochine) completa la componente umorale dell’immunità aspecifica. E’ costituito da una serie di fattori proteici, presenti nel sangue e attivati, con un meccanismo a cascata (cascata enzimatica), attraverso 3 vie: via classica – attivata da complessi antigene-anticorpo (immunità specifica) via alternativa – attivata dal contatto polisaccaridica (endotossine batteriche) via della lectina - attivata dal legame della lectina plasmatica legante il mannosio a carboidrati presenti sui microrganismi. con sostanze di natura Il risultato finale è la formazione del complesso di attacco sulla superficie del microrganismo (ma anche su cellule dello stesso organismo) che induce la lisi cellulare. I fattori liberatisi nel corso dell’attivazione del sistema del complemento agiscono anche da fattori stimolanti la reazione infiammatoria.