“IL MERCANTE, PRIMO CARATTERE STORICO DEL TEATRO ITALIANO”
(Mario Baratto)
Mario Baratto ha studiato il teatro di Goldoni come mezzo della prima affermazione di una
cultura nazionale in senso borghese. Secondo lui, l’ingresso del mercante nelle commedie di
Goldoni suscita un moto nella poetica, cioè nel farsi e nello svolgersi del teatro. Esso porta
sulla scena un senso nuovo della società. Il lavoro e l’ozio diventano gli emblemi morali
della laboriosità produttiva. Il commediografo cerca nel suo pubblico un primo elementare
consenso ideologico: l’attenzione al modo con cui i vari ceti collaborano alla comune
“felicità” ed il mercante è un personaggio positivo nello sviluppo del teatro. Il mercante, per
definire il suo personaggio, ha bisogno di qualificarsi rispetto a tutta la realtà, ne postula,
quindi, una graduale ricognizione. Il “volume” sociale del mercante tende a ridare senso
storico e vigore concreto al tradizionale scontro di linguaggi della Commedia dell’Arte.
Pantalone, per esempio, inserisce nella comicità il suo discorso ponderato, fondato sul buon
senso e su una naturale “filosofia”. L’onore del mercante esaurisce, però, ogni rapporto con
la società; egli si rinchiude nel campo che reputa suo: dirige la famiglia, lotta per mettere la
pace tra i suoi componenti. Egli crede alla possibilità di resistere al mondo esterno, di
segregare il proprio nucleo familiare. E quando la società incide sulla sua famiglia, rinnova
il vecchio conflitto tra padri e figli scapestrati, tra mariti e mogli leggiere e ambiziose. Il
mercante si contenta di salvare il salvabile; s’illude di poter opporre la sua morale
economica e familiare alla società, di trionfare sul terreno più limitato che gli appartiene. È
un mercante davvero vecchio, crede di una lunga tradizione commerciale, più che audace
continuatore di essa. Tuttavia gli impulsi suscitati dal mercante sono fecondi di altri sviluppi
nel teatro goldoniano.