CONTENTS Esercizi in fase di elaborazione Contents 1 Esercizi sui sistemi 1 2 Geometria analitica dello spazio 9 3 Esercizi di algebra lineare 11 4 Numeri complessi 17 5 11-9-91 es. 3 17 6 25-2-92 es. 3 17 7 28-5-92 es. 3 17 8 1-3-93 es.3 17 9 11-6-93 es.3 18 10 Coniche 19 1 Esercizi sui sistemi Esercizio 1 Discutere il seguente sistema lineare di 3 equazioni in 3 incognite al variare dei parametri λ, µ ∈ R. =µ λx − λz λx + y =µ λx + y − (µ + λ)z = µ Soluzione: Riordinando le equazioni, le matrici λ A= λ λ associate al sistema sono: 1 −µ − λ λ 1 0 A0 = λ 0 −λ λ 1 1 0 −µ − λ 0 −λ µ µ µ Risulta det A = λ(λ − µ), quindi si ha µ 1. per λ 6= 0 ∧ λ 6= −µ, car A = car A0 = 3, il sistema ammette una e una sola soluzione data da x = , λ y = 0, z = 0; 2. per λ = 0 le matrici associate al sistema sono 0 1 −µ A= 0 1 0 0 0 0 0 1 A0 = 0 1 0 0 −µ µ 0 0 0 µ se µ 6= 0, si ha car A = 2 e car A0 = 3 quindi il sistema non ha soluzioni; se µ = 0 si ha car A = car A0 = 1, il sistema dato si riduce all’unica equazione y = 0 che ha ∞2 soluzioni x = h, y = 0, z = k, con h, k ∈ R; 1 Esercizi in fase di elaborazione 3. per λ 6= 0 ∧ λ = −µ, le matrici associate diventano λ 1 0 λ A= λ 1 0 A0 = λ λ 0 −λ λ 1 1 0 0 0 −λ −λ −λ −λ 0 in entrambe le matrici la prima riga è uguale alla seconda, quindi car A ≤ car A ≤ 2. Si osserva però che, λ 1 estraendo da A il minore A2,3;1,2 = , si ha det A2,3;1,2 = −λ 6= 0, dunque car A0 = car A = 2 e λ 0 il sistema ammette ∞1 soluzioni x = k − 1, y = −λk, z = k con k ∈ R. Esercizio 2 Risolvere il seguente sistema al variare dei parametri λ, µ, ν ∈ R. x + 3y − νz = 2λ x − y + λz = 2µ x − y + νz = 0 Soluzione: Consideriamo le matrici associate al sistema dato. Risulta: 1 3 −ν 1 A = 1 −1 λ A0 = 1 1 −1 ν 1 3 −1 −1 −ν λ ν 2λ µ 0 Si ha det A = 4(λ − ν). quindi si ha: 1. se λ 6= ν, car A = car A0 = 3 e il sistema ammette una e una sola soluzione data da x = y= λ2 − λν − µν , 2(λ − ν) λ2 − λν + µν µ ,z= , 2(λ − ν) (λ − ν) 2. se λ = ν, det A = 0 e car A = 2: in questo caso, se µ 6= 0(si ha che car A0 = 3 e quindi il sistema dato x + 3y − λz = 2λ non ammette soluzioni, se µ = 0 il sistema dato si riduce a che ammette ∞1 soluzioni x − y + λz = 0 λ(1 + k) λ(1 − k) date da x = ,y= , z = k, al variare di k in R. 2 2 Studiare il seguente sistema al variare dei parametri k, k in R. hx + 3y + (h − k)z =h y + hz =0 2hx + 3y + hz =h+k Si considerino le matrici associate al sistema: h 3 h−k h A= 0 1 2h 3 h h A0 = 0 2h Risulta det A = 2h(h + k) e quindi 2 3 1 3 h−k h h h 0 k+k Esercizi in fase di elaborazione 1. per h 6= 0 ∧ h + k 6= 0 si ha una e una sola soluzione 2. per h = 0 ∧ k = 0 si hanno ∞1 soluzioni 3. per h = 0 ∧ k 6= 0 il sistema non ha soluzioni Esercizio 3 Risolvere il seguente sistema per i valori indicati dei parametri. =0 x − y + z x + ay + bz =-1 3x + y + cz =d a) per a = 0, b = c = 2, d = 6 b) per a = 0, b = 2, c = 7, d = 6 c) per a = 1, b = −1, c = −1, d = −2 Primo metodo Risolviamo i sistemi con il metodo di Gauss. Le matrici associate al sistema sono: 1 −1 1 A= 1 a b 3 1 c a) Per a = 0, b = c = 2, d = 6 si ha 1 A= 1 3 −1 0 1 Applicando le trasformazioni elementari 1 −1 A= 0 1 0 4 1 A0 = 1 3 1 2 2 −1 a 1 1 A0 = 1 3 1 b c −1 0 1 0 −1 d 1 0 2 −1 2 6 sulle righe: R2 −→ R2 − R1 , R3 −→ R3 − 3R1 , si ha 1 1 −1 1 0 1 1 −1 A0 = 0 1 −1 0 4 −1 6 Applicando ora la trasformazione R3 −→ R3 − 4R2 , otteniamo le matrici ridotte per righe rispetto all’elemento di posto 1, 1: 1 −1 1 1 −1 1 0 1 1 −1 A= 0 1 A0 = 0 1 0 0 −5 2 0 0 −5 x − y + z =0 Il sistema iniziale è quindi equivalente al sistema y + z =-1 Con una risoluzione all’indietro, par −5z =2 2 3 tendo dalla terza equazione si ha z = − , sostituendo nella seconda equazione si ha y = − , e infine, 5 5 3 2 1 sostituendo nella prima equazione, si ottiene x = y − z = − + = − . Il sistema dato ammette quindi 5 5 5 1 3 2 una sola soluzione data da x = − , y = − , z = − . 5 5 5 3 Esercizi in fase di elaborazione b) Per a = 0, b = 2, c = 7, d = 6 si ha 1 A= 1 3 −1 0 1 1 2 7 1 A0 = 1 3 −1 0 1 1 0 2 −1 7 6 Applicando ad A a ad A0 le trasformazioni elementari sulle righe: R2 −→ R1 − R2 , R3 −→ R3 − 3R1 , si ha 1 −1 1 1 −1 1 0 A= 0 1 1 A0 = 0 1 1 −1 0 4 4 0 4 4 6 e si potrebbe concludere subito che in questo caso il sistema non ammette soluzioni in quanto R2 ed R3 sono linearmente dipendenti nella matrice A e linearmente indipendenti nella matrice A0 : da questo segur che car A0 = car A + 1 e quindi, per il teorema di Rouché–Capelli, il sistema non ammette soluzione. In ogni caso, anche senza questa considerazione, si può osservare che l’ulteriore trasformazione R3 −→ R3 − R2 , permette di ottenere 1 −1 1 1 −1 1 0 A= 0 1 1 A0 = 0 1 1 −1 0 0 0 0 0 0 7 x − y + z =0 associata al seguente sistema, equivalente a quello iniziale: y + z =-1 che è evidentemente impos 0 =7 sibile. c) Per a = 1, b = −1, c = −1, d = −2 1 A= 1 3 si ha −1 1 1 Applicando le trasformazioni elementari 1 −1 A= 0 2 0 4 1 −1 −1 1 A0 = 1 3 −1 1 1 1 −1 −1 0 −1 −2 sulle righe: R2 −→ R2 − R1 , R3 −→ R3 − R2 , si ha 1 1 −1 1 0 2 2 −1 A0 = 0 2 −4 0 4 −4 −2 e si osserva facilmente che la seconda e la terza riga sono linearmente ( dipendenti sia in A che in A0 , quindi x − y + z =0 il sistema dato è equivalente al sistema di 2 equazioni in 3 incognite . Ponendo z = t, si 2y − 2z =-1 ( x − y =-t 1 1 ha e quindi y = − − t e, per sostituzione, x = − − 2t. Le soluzioni sono quindi ∞1 e 2 2 2y =-1+2t 1 1 possono essere espresse al variare del parametro t in R come x = − − 2t, y = − − t, z = t. 2 2 Osservazione: il sistema mostrato sopra è equivalente a un sistema di 2 equazioni in 3 incognite con car A = car A0 = 2. Ponendo una delle 3 incognite come parametro, tale sistema diviene un sistema di 2 equazioni in 2 incognite che, a meno di un’errata scelta della parametrizzazione, ammette una e una sola soluzione per ogni valore del parametro. La scelta della parametrizzazione, dunque, deve essere tale da ottenere un sistema con car A = car A0 = numero delle incognite “rimanenti”. Nel caso presentato sopra, 4 Esercizi in fase di elaborazione l’unica scelta infelice è x = t: in questo caso si avrebbe infatti A = −1 2 1 −2 e car A = 1 < numero delle incognite “rimanenti”, pari a 2. Esercizio 4 Risolvere il seguente sistema per i valori indicati dei parametri. =0 x − y + z x + ay + bz =0 3x + y + cz =0 a) per a = 0, b = c = 2; b) per a = 0, b = 2, c = 7; c) per a = 1, b = −1, c = −1. Il sistema dato è il sistema omogeneo associato a quello esaminato nell’esercizio precedente. Sappiamo che esiste sempre almeno la soluzione banale x = 0, y = 0, z = 0. Per avere soluzioni diverse da quella banale, la matrice ridotta per righe rispetto all’elemento 1, 1 (o a un altro qualunque, a meno di scambi di righe e/o di colonne) deve avere almeno uno 0 sulla diagonale principale. 1 −1 1 a) Nel caso a = 0, b = c = 2 si ha A = 1 0 2 e, con le stesse trasformazioni sulle righe applicate 3 1 2 1 −1 1 1 . Il sistema associato a quest’ultima alla parte a) dell’esercizio precedente, si ottiene A = 0 1 0 0 −5 x − y + z = 0 matrice, ed equivalente al sistema assegnato, è y + z = 0 che ha come unica soluzione quella banale −5z =0 x = 0, y = 0, z = 0, conclusione deducibile anche dal fatto che la matrice a ha tutti gli elementi sulla diagonale principale diversi da zero. 1 −1 1 b) Nel caso a = 0, b = 2, c = 7 si ha A = 1 0 2 e, con le stesse trasformazioni sulle righe applicate 3 1 7 1 −1 1 alla parte b) dell’esercizio precedente, si ottiene A = 0 1 1 . Il sistema associato a quest’ultima 0 0 0 ( x−y+z =0 matrice, ed equivalente al sistema assegnato, è Ponendo z = t, si ottiene che la soluzione y+z =0 del sistema è data da x = −2t, y = −t, z = t, con t ∈ R. In questo caso la scelta della parametrizzazione t0 t0 della soluzione è libera: si può porre x = t0 che, sostituito nel sistema, dà y = e z = − . 2 2 1 −1 1 c) Nel caso a = 1, b = −1, c = −1. A = 1 1 −1 e, con le stesse trasformazioni sulle righe 3 1 −1 5 Esercizi in fase di elaborazione 1 −1 1 applicate alla parte c) dell’esercizio precedente, si ottiene A = 0 2 −2 . Il sistema associato a 0 0 0 ( x−y+z =0 quest’ultima matrice, ed equivalente al sistema assegnato, è che ha ∞1 soluzioni. Posto y−z =0 z = t la soluzione è data da x = 0, y = t z = t, con t ∈ R. In questo caso non è possibile parametrizzare le soluzioni ponendo x = t0 . Esercizio 5 Risolvere il seguente sistema studiando le caratteristiche per utilizzare il teorema di Rouché-Capelli: =0 x − y + z x + ay + bz = −1 3x + y + cz = d a) per a = 0, b = c = 2, d = 6 b) per a = 0, b = 2, c = 7, d = 6 c) per a = 1, b = −1, c = −1, d = −2 Le matrici associate al sistema sono: 1 A= 1 3 −1 a 1 a) Per a = 0, b = c = 2, d = 6 si ha 1 A= 1 3 1 b c −1 0 1 1 A0 = 1 3 1 2 2 −1 a 1 1 A0 = 1 3 1 b c −1 0 1 0 −1 d 1 0 2 −1 2 6 Risulta det A = −5 6= 0, dunque car A = car A0 = 3 = numero delle incognite. Il sistema ammette quindi una e una sola soluzione che può essere calcolata con la regola di Cramer: 1 0 1 1 −1 0 0 −1 1 det 1 −1 2 det 1 0 −1 det −1 0 2 3 6 2 3 1 6 6 1 2 −15 −5 10 = =3 y= = =1 z= = = x= −5 −5 −5 −5 −5 −5 b) Per a = 0, b = 2, c = 7, d = 6 si ha 1 A= 1 3 1 −1 1 0 A0 = 1 0 2 −1 3 1 7 6 1 −1 Risulta det A = 0, ma car A = 2 essendo det A(1,2;1,2) = det = 1 6= 0. D’altra parte è possibile 1 0 1 −1 0 estrarre dalla matrice A0 il minore A0(1,2,3;1,2,4) per il quale si ha det A0(1,2,3;1,2,4) = det 1 0 −1 = −2 6= 0. 3 1 6 Dunque car A = 2 6= car A0 = 3 e, per il teorema di Rouché–Capelli, il sistema non ammette soluzione. −1 0 1 1 2 7 6 Esercizi in fase di elaborazione c) Per a = 1, b = −1, c = −1, d = −2 1 A= 1 3 si ha −1 1 1 1 −1 −1 1 A0 = 1 3 −1 1 1 1 −1 −1 0 −1 −2 in questo caso si ha car A = car A0 = 2, quindi il sistema ammette ∞1 soluzioni. Per il calcolo di car A 1 −1 risulta infatti det A(1,2;1,2) = det = 2 6= 0, mentre det A = 0. Per il calcolo si car A0 si ha in1 1 1 −1 0 vece che l’unico minore che potrebbe far sı̀ che la caratteristica di A0 fosse 3 è A(1,2,3;1,2,4) = 1 1 −1 3 1 −2 che ha determinante nullo. Consideriamo quindi il sistema, equivalente a quello assegnato e costituito dalle prime due equazioni del sistema dato, certamente linearmente indipendenti e pari in numero alla caratter( x−y+z =0 istica di A: . Ci sono ∞1 soluzioni che possono essere scritte esplicitamente sfruttando x + y − bz = −1 ( x − y = −t 1 un’opportuna parametrizazione, ad esempio ponendo z = t si ha da cui si ricava x = − , 2 x + y = −1 + t 1 y = t − , z = t. Si noti che, in questo caso, non è possibile scegliere la parametrizzazione x = t0 . 2 Esercizio 6 Risolvere il seguente sistema utilizzando lo studio delle caratteristiche e con l’uso del teorema di Rouché–Capelli: =0 x − y + z x + ay + bz = 0 3x + y + cz = 0 a) per a = 0, b = c = 2 b) per a = 0, b = 2, c = 7 c) per a = 1, b = −1, c = −1 7 Esercizi in fase di elaborazione Geometria analitica nel piano Esercizio 1 Scrivere l’equazione delle rette 1. r1 passante per P = (5, 6) e parallela al vettore ~r =t (2, − 1) 2. r2 passante per P = (5, 6) e per P 0 = (3, 7) 3. r3 passante per P = (−1, 9) e parallela ad s : x−3 y − 10 = −6 3 4. r4 passante per P = (7, 5) e parallela a p : x + 2y − 1 = 0 2x − 1 = −y + 1 3 √ 1 5 6. r6 parallela a t : y = − x + e da essa avente distanza 145 12 12 5. r5 passante per O = (0, 0) e perpendicolare a q : Svolgimento: ( x = x0 + lt 1. Ricordando che l’equazione parametrica di una retta r nel piano è della forma y = y0 + mt ( x = 5 + 2t vettore parallelo a r, si ha r1 : . y =6−t con (l, m) 2. Calcoliamo il vettore P~P 0 = (5 − 3, 5 − 7) = (−2, 1); quindi la retta r2 coincide con la retta r1 . 3. La retta r3 è parallela al vettore ( ~s = (−6, 3) = −3(−2, 1) cioè ha la stessa direzione di r1 ; l’equazione x = −1 + 2t parametrica è della forma r3 : Quanti punti hanno in comune r1 ed r3 ? y =9−t ( x = 5 + 2t 4. Il vettore direzione di p è p~ = (−b, a) = (−2, 1) e la retta r4 ha quindi equazione r1 : y =6−t 5. 6. Esercizio 7 (Scritto 1 del 2008 per Ing. A. e M.) Discutere il sistema lineare (k − 1)x − kz = 0 kx + ky = 1 ky + (k − 1)z = 1 al variare del parametro k. Le matrici associate al sistema sono: k−1 0 k A= k 0 k −k 0 k−1 k−1 0 k A0 = k 0 k 8 −k 0 0 1 ; k−1 1 Esercizi in fase di elaborazione risulta det(A) = k[(k − 1)2 − k 2 ] = 0 che si annulla per k = 0 e k = 1/2. Dunque, per k diverso da questi due valori ρ(A) = ρ(A0 ) = 3, dunque si ha un’unica soluzione. Per k = 0 la matrice completa diventa −1 0 0 0 0 0 0 1 , 0 0 −1 1 dunque per il teorema di Rouché–Capelli il sistema è impossibile essendo ρ(A) = 2 6= ρ(A0 ) = 3. Per k = 1/2 la matrice A0 diventa: −1/2 1/2 0 −1/2 0 0 1 ; −3/2 1 0 1/2 −1/2 risulta, ancora, ρ(A) = e ρ(A0 ) = 3, dunque il sistema è impossibile per il teorema di Rouché–Capelli. 2 Geometria analitica dello spazio Esercizio 4. In un riferimento dello spazio R(O; x, y, z) sono assegnate le rette r ed s di equazioni x=1−t x+y =1 y = −t 2x − z = 0 z =1−t (a) dire se le rette r ed s sono parallele, incidenti o sghembe. (b) scrivere l’equazione del piano α contenente la retta r e parallelo ad s (c) calcolare la minima distanza tra r ed s 2 2 (d) scrivere l’equazione della sfera S tangente in R = −1 la retta r e passante per P = 0 4 3 Esercizio 5 (Scritto 1 del 2008 per Ing. A. e M.) Siano date le sfere S1 ed S2 di equazioni S1 : (x + 1)2 + (y + 1)2 + (z + 1)2 = 16 S2 : (x − 1)2 + (y − 1)2 + (z − 1)2 = 16 rispettivamente. Si determini l’equazione della proiezione γ 0 sul piano xy della loro intersezione γ. Si calcolino infine le coordinate dell’eventuale centro di simmetria di γ 0 . Svolgimento S1 ha centro √ in C1 = (−1, −1, −1) e raggio R1 = 4; S2 ha centro in C2 = (1, 1, 1) ed R2 = 4. La distanza tra i centri è 2 3, minore della somma dei raggio e quindi γ = S1 ∩ S2 è una circonferenza. Possiamo sostituire al sistema S1 γ: S2 9 Esercizi in fase di elaborazione il sistema equivalente γ: S1 S1 − S2 e, cioè γ: (x + 1)2 + (y + 1)2 + (z + 1)2 = 16 x+y+z =0 essendo la seconda l’equazione del piano radicale delle due sfere. Se nell’equazione di γ si sostituisce nella prima equazione z = −x − y si ottiene 2x2 + 2y 2 + 2xy − 13 = 0 γ: ; z = −x − y γ ora è rappresentata come intersezione del piano radicale con la superficie C al cui equazione è nelle due indeterminate x ed y. C è, dunque, un cilindro che proietta γ parallelamente all’asse di z 1 . La proiezione γ 0 di γ su z = 0 ha, dunque, equazione 2x2 + 2y 2 + 2xy − 13 = 0 ; γ0 : z=0 e quindi 2x2 + 2y 2 + 2xy − 13 = 0 rappresenta l’equazione di γ 0 nel riferimento R(O; x, y) subordinato sul piano z = 0. Dalle considerazioni delle e ed A associate a γ 0 ove matrici A 2 1 0 2 1 e A= 1 2 0 , A= 1 2 0 0 −3 e 6= 0 e det(A) > 0. Inoltre l’origine è un centro di si ricava facilmente che si tratta di un ellisse essendo det(A) 0 simmetria per la conica γ mancando nella sua equazione i termini di primo grado 2 . Esercizio 6 (Scritto 3 del 2008 per Ing. A. e M.) Si consideri nello spazio la curva γ di equazioni 2 x + y2 = 1 x2 + y 2 − x + y − z = 0 a) γ è una curva piana? b) Scrivere l’equazione del cono C di vertice l’origine contenente γ. c) Si scrivano le equazioni della curva γ 0 ottenuta intersecando C con il piano contenente i punti di coordinate P1 = (1, 0, 0), P2 = (1, 0, 2), P3 = ( 1, 0, 2) e la si classifichi. Svolgimento Il sistema che rappresenta γ è equivalente al sistema 2 x + y2 = 1 x−y+z =1 1 difatti, se (x, y, z) ∈ C anche (x, y, k) ∈ C per ogni k reale, e quindi la retta per (x, y, z) parallela all’asse z appartiene a C. Pertanto C è un luogo di rette parallele all’asse z e quindi, è un cilindro contenente γ 2 infatti se (x, y) appartiene alla curva (−x, −y) appartiene anch’esso alla curva 10 Esercizi in fase di elaborazione e quindi γ è una curva piana essendo contenuta nel piano x − y + z = 1. Il cono C è il luogo delle rette per il vertice, che è l’origine, e per il generico punto P = (a, b, c) appartenente a γ. Le equazioni parametriche del cono sono, perciò x = at y = bt z = ct a−b+c=1 2 a + b2 = 1 sostituendo (x, y, z) nella quarta equazione si ottiene t = x − y − z e quindi a= x x−y−z b= y x−y−z c= z . x−y−z Sostituendo a e b nella quinta equazione si ottiene l’equazione del cono. x2 + y 2 = (x − y − z)2 =⇒ z 2 − 2xy − 2xz + 2yz = 0. Per determinare l’equazione di γ 0 scriviamo l’equazione del piano per i tre punti assegnati. Per fare questo utilizziamo la formula x − x1 y − y1 z − z1 det x2 − x1 y2 − y1 z2 − z1 x3 − x1 y3 − y1 z3 − z1 che, con i punti Pi , ci dà l’equazione y = 0. La conica γ 0 ha, allora, equazioni 2 z − 2xy − 2xz + 2yz = 0 z(z − 2x) = 0 ⇔ y=0 y=0 e, pertanto, la conica è degenere nelle rette z=0 y=0 z − 2x = 0 y=0 Nota: il piano y = 0 contiene i punti P2 e P3 e quindi anche il vertice V del cono che è i loro punto medio. Poiché il piano contiene il punto P1 , che appartiene alla conica γ, il piano contiene anche la retta passante per V e P1 che è una retta del cono. Da qui, dunque, si può dedurre immediatamente che la conica sezione è degenere in due rette reali e distinte. 3 Esercizi di algebra lineare • esercizio 11-9-91 Sia A una matrice reale 2×2. Dire giustificandone le risposte se le seguenti affermazioni sono vere o false. (a) det(A) < 0 =⇒ A è triangolabile (b) det(A) = 0 =⇒ A è triangolabile (c) det(A) > 0 =⇒ A è triangolabile (d) det(A) < 0 =⇒ A è diagonalizzabile (e) det(A) = 0 =⇒ A è diagonalizzabile 11 Esercizi in fase di elaborazione (f) det(A) > 0 =⇒ A è diagonalizzabile Premettiamo le seguenti osservazioni Le implicazioni precedenti valgono se sono vere per ogni matrice. Per dimostrare la falsità di una di esse è sufficiente trovare una matrice per cui tale implicazione è falsa. A è una matrice reale di ordine 2, la sua equazione caratteristica è di grado 2 ed ammette due radici in C λ1 e λ2 det(A)= λ1 λ2 . Pertanto (1) λ1 e λ2 reali e distinte =⇒ det(A) positivo, negativo o nullo; (2) λ1 e λ2 reali e coincidenti =⇒ det(A) positivo o nullo; (3) λ1 e λ2 complesse coniugate =⇒ det(A) positivo. Concludendo le risposte ai quesiti posti sono le seguenti: (a) sı̀ (b) sı̀ (c) no , si pensi alla matrice A = 1 1 1 −2 . (d) sı̀ le radici sono reali e di segno opposto 0 1 (e) no, si pensi alla matrice A = . 0 0 (d) no, vedi il caso (c) • esercizio n.4 10-9-92 Sia A una matrice quadrata di ordine n e di caratteristica 1. Si dimostri che A è diagonalizzabile se e solo se A2 6= 0. Dall’ipotesi car(A) = 1, essendo Im(A) lo spazio generato dalle colonne di A segue dimIm(A) = 1; per il teorema della dimensione [...] si ha inoltre, dimKer(A) = n − 1. Ma Ker(A) = Vλ=0 , dunque A ammette l’autovalore λ = 0 con molteplicità geometrica nλ=0 = n − 1. Ricordando che la molteplicità geometrica, nλ è sempre minore o uguale alla sua molteplicita algebrica mλ si ha mλ=0 ≥ n − 1 e quindi A è diagonalizzabile se e solo se esiste un autovalore λ0 6= 0. Dunque se A è diagonalizzabile, è necessariamente A2 6= 0; diversamente A sarebbe nilpotente ed avrebbe quindi tutti gli autovalori uguali a 0. matr Viceversa, se A2 6= 0 risulta car(A2 ) 6= 0, ed essendo car(A2 ) ≤ car(A) = 1 ed Im(A2 ) ⊆ Im(A) [ vd...] si ha car(A2 ) = 1 ed Im(A2 ) = Im(A) diverso dallo spazio nullo. Esiste allora un vettore w tale che Im(A) = Im(A2 ) = Span w e risulta 0 0 A(w) = λ w con λ 6= 0 essendo A2 6= 0. Dunque esiste un autovalore λ 0 6= 0 e , per l’osservazione premessa A è diagonalizzabile. • esercizio n.4 1-3-93 Sia Q una matrice ortogonale di ordine n. Siano x ed y autovettori di Q relativi, rispettivamente, agli autovalori 1 e −1. (1) Si dimostri che x ed y sono tra loro ortogonali. 12 Esercizi in fase di elaborazione (2) Sia ora Q una matrice ortogonale del terzo ordine. Supponendo che Q ammetta gli autovalori 1 e −1, dimostrare che Q è una simmetria ortogonale rispetto ad una retta o ad un piano ( passanti per l’origine). (1) Dalle ipotesi segue t Q = Q−1 , Q(x) = x e Q(y) = −y. Risulta x • y = Q(x) • (−Q(y)) = −t QQ(x) • y = −x • y Dunque x • y = 0, e quindi x ed y sono ortogonali essendo non nulli perché autovettori. (2) Per le ipotesi assunte la matrice ortogonale reale Q deve necessariamente avere come terzo autovalore un numero reale λ3 che può essere solo 1 o −1 ( vd. ...) Dunque Q è sicuramente triangolabile avendo le radici caratteristiche tutte reali; esiste perciò una matrice P che si può scegliere ortogonale ( vd....) ed una matrice triangolare T tale che T =t P QP Trasponendo si ha t T =t P/t QP e quindi t T T =t P t QP t P QP =t P t QQP =t P IP = I quindi t T = T −1 e quindi T è ortogonale. Se T è la matrice λ1 T = 0 0 a λ3 0 b c . λ3 si deduce subito a = b = c = 0 essendo T ortogonale e quindi i prodotti scalari dei vettori colonna di T, due a due, uguali a zero. Dunque Q è diagonalizzabile ed è simile ad una delle due matrici 1 0 0 D1 = 0 1 0 . 0 0 −1 oppure −1 D2 = 0 0 0 −1 0 0 0 . 1 Nel primo caso dimVλ=1 = 2 e quindi, gli autovettori associati all’autovalore λ=1 appartengono ad un piano π per l’origine la cui giacitura viene individuata dai vettori v11 e v21 costituenti una base di Vλ=1 mentre i vettori associati a λ=−1 sono ∞1 e sono tutti perpendicolari al piano π. 0 Un qualunque vettore dello spazio si decompone in un vettore v ∈ π , autovettore associato all’autovalore “ 1 ed in un vettore v perpendicolare a π ,autovettore associato all’autovalore −1. Risulta 0 0 0 Q(v) = Q(v + v “ = Q(v ) + Q(v “ ) = v − v “ Dunque, Q(v) è il simmetrico di v nella simmetria ortogonale rispetto al piano π. Nel secondo caso dimVλ=−1 = 2 . Questa volta c’è un piano di autovettori associati all’autovalore −1 , mentre ci sono ∞1 autovettori associati all’autovalore −1. 13 Esercizi in fase di elaborazione 0 0 Per il generico vettore dello spazio , che si decompone in v = v + v “ con v ∈ π e v “ perpendicolare a π risulta 0 0 0 Q(v) = Q(v + v “ ) = Q(v ) + Q(v “ ) = −v + v “ e, Q(v) è simmetrico di v nella simmetria ortogonale rispetto alla retta di vettori uniti, perpendicolari a π. • esercizio n.4 dell ’ 8-4-93 Siano date due matrici A e B quadrate del quarto ordine. Supposto car(A) = 2, car(B) = 3, si dimostri che 1 ≤ car(BA) ≤ 2 Dimostrazione: Risulta car(BA) ≤ car(A) , car(B) , e , quindi car(BA) ≤ 2 Inoltre Ker(B) ed Im(A) sono sottospazi di Rn di dimensione rispettivamente 1 e 2 per cui dim(ker(B) ∪ Im(A)) puo ´ essere 1 o 0. Considerando l’applicazione lineare B ristretta ad Im(a) , B/Im(A) , si ha dimIm(A) = dimIm (B/Im(A) + dimKer (B/Im(A) = dim Im(BA) + dim (ker(B) ∪ Im(A)) Da qui dim Im(BA) ≤ 1 e, quindi in definitiva 1 ≤ car(BA) ≤ 2 • esercizio n.4 del 30-6-93 Sia A un endomorfismo non nullo di R3 tale che A2 = 0. Si dimostri che A + I e ún isomorfismo lineare. Dimostrazione Essendo A2 = 0 A e è nilpotente ed ha tutti gli autovalori uguali a zero. Se A+I non fosse un isomorfismo non sarebbe iniettiva , e , quindi esisterebbe almeno un autovettore v 6= 0 tale che (A + I)v = 0V Dalla linearità di A ipotesi. A(v) = −v e quindi , A con autovalore −1 contro la nilpotenza, supposta per • esercizio n.4 del 17-9-93 Sia A una matrice quadrata a termini reali. Dimostrare che t AA ha tutte le radici caratteristiche reali e non negative. Dimostrazione Risulta t t ( AA) = t A t (t A) =t AA pertanto , t AA e ´simmetrica e ,quindi ha tutte le radici caratteristiche reali. Sia λ autovalore relativo all’autovettore v di t AA. Si ha A(v) • A(v) =t AA(v) • v = λv • v = λ(v • v) e , quindi , kA(v)k = λkv 2 k con kv 2 k 6= 0 essendo v autovettore. Da qui λ ≥ 0 in corrispondenza di kA(v)k ≥ 0. t • esercizio n. 4 del 17-9-93 Sia A una matrice quadrata a coefficienti reali tale che A = A = A−1 . Descrivere geometricamente l’azione di A in dipendenza della sua traccia . Dimostrazione. Dalle ipotesi A =t A e t A = A−1 , segue che A e`una matrice simmetrica ed ortogonale; per questo A e `diagonalizzabile [vd...] ed ammette autovalori λi = ±1 . [ vd. eserc. ...] Essendo la matrice A di ordine tre possiamo avere i seguenti casi: 14 Esercizi in fase di elaborazione (a) tr(A) = 1 + 1 + 1 = 3 (b) tr(A) = −1 − 1 + 1 = −1 (c) tr(A) = 1 + 1 − 1 = 1 (d) tr(A) = −1 − 1 − 1 = −3 Sia B = {v1 , v2 , v3 } una base ortonormale di autovettori associati rispettivamente agli autovalori λ1 λ2 λ3 e π il piano , nel riferimento R(O; x, y, z) , passante per r l’origine e parallelo ai due vettori v1 , e , v2 ; per ogni vettore v dello spazio , esistono due vettori v 0 e v 00 con v = v 0 + v 00 e v 0 parallelo a π e v 00 perpendicolare a π e, quindi, parallelo a v3 . Si ha (a) A e s̀imile alla matrice identica e, quindi rappresenta l’applicazione identica (b) e v1 v2 vanno nei loro opposti e v3 va in se stesso nell’applicazionew A . Pertanto ogni punto P dello spazio va nel suo simmetrico nella simmetria rispetto alla retta per l’origine , parallela al vettore v3 . ~ dello (c) v1 e v2 vanno in se stessi , e v3 va nel suo opposto . Ogni vettore OP spazio va nel suo simmetrico rispetto al piano π . ~ dello spazio v (d) v1 , v2 , v3 vanno in A nei loro opposti ; in corrispondenza ogni vettore OP a nel suo simmetrico rispetto all’origine del riferimento R. • esercizio n. 4 del 17-12-93 Sia f un endomorfismo lineare di uno spazio vetoriale V . Si dimostri che Im(f ) = I(f 2 ) sse Ker(f ) = Ker(f 2 ) Per il teor. della dimensione si ha dimIm(f ) + dimKer(f ) = dimV dimIm(f 2 ) + dimKer(f 2 ) = dimV e quindi dimIm(f ) = dimIm(f 2 ) sse dimKer(f ) = dimKer(f 2 ) Da qui e dal fatto che Im(f 2 ) ⊂ Im(f ) e Ker(f ) ⊂ Ker(f 2 ) segue l’asserto [ vd ...] • esercizio n. 4 del 15-7-94 Sappiamo che gia’ che AB e BA ammettono gli stessi autovalori [vd. ...]. Se I − AB e’ invertibile risulta det(I − AB) 6= 0 e, quindi , det(AB − I) = (−1)n det(I − AB) 6= 0. Da qui si deduce che l’equazione caratteristica di AB , det(AB − λI) = 0 non è soddisfatta da λ = 1. Dunque λ = 1 non è autovalore di AB , e per quanto ricordato all’inizio, λ = 1 non è autovalore di BA. Dunque det(BA − 1I) = (−1n det(I − BA) 6= 0 e, quindi in definitiva I − BA e’ invertibile. • esercizio n. 4 del 15-7-94 Dimostrare che se A è una matrice 3x3 allora I + At A e’ diagonalizzabile ed ha tutti gli autovalori positivi. Svolgimento Poiche’ risulta I +t AA =t (I +t AA) si ha che I +t AA e’ simmetrica e, per questo, diagonalizzabile. Sia λ autovalore di I +t AA associata all’autovettore non nullo x. Si ha (I +t AA)x = λx. Moltiplicando scalarmente, per x si ottiene x · x + Ax · Ax = λx · x e quindi |Ax|2 = (λ − 1)|x|2 , dunque λ ≥ 1 perché x 6= 0. 15 Esercizi in fase di elaborazione Esercizio 2. Si consideri l’applicazione lineare f : R4 → R3 con matrice associata rispetto alle rispettive basi canoniche 0 −1 h − 1 −1 1 0 −2 − h 1 . A= 1−h 2+h 0 3 Determinare al variare del parametro reale h (a) dim Im (f ) ed una base di Im (f ). (b) dim ker (f ) ed una base di ker (f ). t (c) Determinare, infine, eventuali valori di h per cui Esercizio 3 (Scritto 1 del 2008 per Ing. A. e M.) Si consideri la matrice reale 2 A = a − 1 a−1 (0 2 6) appartiene ad Im (f ). a−1 a−1 1 a − 1 −(a − 1) 2 Se ne studi la triangolabilità e la diagonalizzabilità variare del parametro a. Posto a = 0 si consideri l’autospazio di A relativo all’autovalore 1 e se ne dia un addendo diretto. Svolgimento L’equazione caratteristica di A è 2−λ a−1 a−1 1−λ a − 1 = 0 det(A − λI) = a − 1 a − 1 −(a − 1) 2 − λ cioè det(A − λI) = (λ − 1)(λ − 3 + a)(λ − a − 1) Dunque λ1 = 1, λ2 = 3 − a, λ3 = a + 1. Risulta λ1 = λ2 λ2 = λ3 λ1 = λ3 per a = 2 per a = 1 per a = 0 La matrice è sempre triangolabile perché le radici caratteristiche sono tutte reali, essendo la matrice a coefficienti reali. Per a 6= 0, 1, 2 gli autovalori sono distinti e la matrice è diagonalizzabile. Sia a = 2. Si ha λ1 = λ2 = 1. dim Vλ=1 = 3 − ρ(A − I) = 3 − 2 = 1 6= µλ=1 = 2. Per a = 0 si ha λ1 = λ3 = 1. Di nuovo, si ha dim Vλ=1 = 3 − ρ(A − I) = 3 − 2 = 1 6= µλ=1 = 2 16 Esercizi in fase di elaborazione dunque né A2 né A0 sono diagonalizzabili. Per a = 1 abbiamo λ2 = λ3 = 2; dim Vλ=2 = 3 − ρ(A − 2I) = 3 − 1 = 2 = µλ=2 = 2 dunque A1 è diagonalizzabile. Concludendo A è diagonalizzabile per a 6= 0, 2. Un vettore generatore di Ker(A0 − I) è (1, 2, −1)T ed un suo addendo diretto di è, ad esempio 0 0 W = Span 1 , 0 . 0 1 4 Numeri complessi 5 11-9-91 es. 3 a) Notiamo che |z1 | = 1, (per cui la perte reale di z deve essere 0); vogliamo determinarne l’argomento √ φ, che √ determinerà la parte immaginaria di z; ossia bisogna trovare φ tale che cos φ = 2/2 e sin φ = − 2/2; la soluzione è φ = −π/4, quindi z = i(−π/4 + 2kπ) per qualunque valore intero k. √ b) analogamente, bisogna trrovare ψ tale che cos ψ = − 3/2 e sin ψ = 1/2, ossia ψ = 2/3π, quindi z = i(2/3π + 2kπ). 6 25-2-92 es. 3 Posto y = exp z dobbiamo risolvere exp(y) = i exp(z) = y ossia y = i(π/2 + 2kπ); separiamo la discussione per k positivo o negativo: • Se k ≥ 0 l’argomento di y è π/4, e il modulo (π/2 + 2kπ), quindi z = log(π/2 + 2kπ) + i(π/4 + 2hπ) con k numero naturale e h intero. • Se k < 0 l’argomento di y è −π/4, e il modulo (−π/2 − 2kπ), quindi z = log(−π/2 − 2kπ) − i(π/4 + 2hπ) con k intero negativo e h intero. 7 28-5-92 es. 3 Abbiamo (1 + i)/(1 − i) = (1 + i)2 /(1 − i)(1 + i) = 2i/2 = i; siccome i ha modulo 1 e argomento π/4, i tre numeri il cui cubo è i hanno modulo 1 e argomento 1/3(1 + 2k)π ossia π/12, 9/12π, −7/12π. 8 1-3-93 es.3 Posto y = exp(z), l’equazione diventa y 2 + y − 2 = 0, , che ha soluzioni −1 e 2. exp(z) = −1 ha soluzioni (2n + 1)πi mentre exp(z) = 2 ha soluzioni log(2) + 2nπi, al variare di n intero. 17 Esercizi in fase di elaborazione 9 11-6-93 es.3 Posto y = iz + i, dobbiamo risolvere exp(y) = i, ossia y = i(1/2 + 2n)π, quindi z = (1/2 + 2n)π − 1 al variare di n intero. √ Esercizio 3. Dati i numeri complessi w = 3 + i e w0 = i ćalcolare (a) |w| e , |w0 | (b) gli argomenti φ , e φ0 di w e di w0 . (c) calcolare le soluzioni z e z 0 delle equazioni exp(z) = w , exp(z 0 ) = w 0 (d) tra le soluzioni delle due equazioni determinarne una coppia z e z 0 che abbia distanza minima. Esercizio 6 (Scritto 1 del 2008 per Ing. A. e M.) Risolvere l’equazione complessa 1 + exp(z) 1+i = . 1 − exp(z) 1−i Svolgimento Moltiplichiamo entrambi i membri per (1 − exp(z))(1 − i). Risulta (1 − i)(1 + exp(z)) = (1 + i)(1 − exp(z)) dunque exp(z) = i e le soluzioni sono date da zk = π 2 + 2kπ i, k ∈ Z. Queste sono tutte e sole le soluzioni perché per nessun valore di k intero exp(zk ) − 1 = 0. Esercizio 5. Si consideri la matrice 1 2 0 A= 2 1 0 . 31 11 3 (a) Il polinomio caratteristico di A è: (b) Gli autovalori di A sono: (c) A è triangolabile? (d) A è diagonalizzabile? SI Perché? NO SI NO (e) Calcolare l’autospazio associato all’autovalore λ = 3 Esercizio 6 (Scritto 7 del 2007 per Ing. A. e M.) Si consideri il sistema seguente (scritto in forma matriciale): Ax = c (c 6= 0) 18 Perché? Esercizi in fase di elaborazione con A matrice quadrata. Si dimostri che se fra le soluzioni del sistema ve ne è anche una che verifica A2 x = c allora A ammette l’autovalore 1. Inoltre, sempre sotto l’ipotesi precedente, tutte le soluzioni del sistema Ax = c A2 x = c sono della forma x = c + x0 con x0 ∈ ker(A). Svolgimento Sia x tale che Ax = c e A2 x = c. Da qui si ricava A(A(x)) = Ac dunque Ac = c. Essendo c 6= 0 la matrice A ammette l’autovalore 1. Inoltre il sistema Ax = c ammette c come soluzione particolare, dunqu tutte le soluzioni sono della forma x0 ∈ ker(A). x = c + x0 , Per concludere basta dimostrare che queste sono anche soluzioni di A2 x = c. Difatti si ha A2 x = A(Ax) = Ac = c. 10 Coniche Esercizi 1 (Scritto 1 del 2008 per Ing. A. e M.) Dato il fascio di coniche generato da quelle di equazioni γ1 : (x − y + 1)2 = 0 γ2 : xy = 0 si determinino in esso le equazioni delle eventuali parabole e delle coniche degeneri. Si dica poi se il fascio stesso contiene una conica non degenere, a centro in (2, −2), e in tal caso se ne determini l’equazione. Svolgimento L’equazione del fascio individuato dalle due coniche assegnate è λ1 (x2 + y 2 + −2xy + 2x − 2y + 1) + λ2 xy = 0 al variare di λ1 e λ2 . Se dividiamo per λ1 e poniamo λ1 /λ2 = 2λ otteniamo l’equazione x2 + y 2 + 2(λ − 1)xy + 2x − 2y + 1 = 0 che rappresenta tutte le coniche del fascio tranne la conica xy = 0 che si otteneva dalla prima equazione per la coppia (0, λ2 ) con λ2 6= 0. 1 λ−1 1 1 λ−1 e λ − 1 1 −1 , Aλ = . Aλ = λ−1 1 1 −1 1 Si ha eλ ) = λ, det(A det(A) = λ2 − 2λ. 19 Esercizi in fase di elaborazione Per λ = 0 si ottiene la conica (x − y + 1)2 di tipo parabolico e degenere. L’altra conica degenere è xy = 0 da noi esclusa, come indicato in precedenza. Per λ = 2 il determinante di A è nullo e si ottiene una parabola. Le coniche γ1 e γ2 sono entrambe simmetriche rispetto all’asse x + y = 0, dunque tale retta risulta asse di simmetria per tutte le coniche del fascio. Se esistesse una conica a centro. . . Esercizio 2 (Scritto 3 del 2008 per Ing. A. e M.) Siano date le coniche γ e γ 0 di equazioni rispettivamente x2 + y 2 − x − y = 0, x2 + y 2 + 4xy − x − y = 0. Si scriva l’equazione delle eventuali parabole tangenti a γ nell origine e passanti per i punti comuni a γ e γ 0 . √ La prima conica è una circonferenza di centro (1/2, 1/2) e raggio 2/2 mentre la seconda è un ellisse passante per l’origine. Inoltre entrambe sono tangenti nell’origine alla retta x+y = 0, dunque il fascio da esse individuato è un fascio di coniche tangenti nell’origine alla retta x + y = 0. Per trovare i punti base consideriamo il sistema individuato dalle equazioni di γ e γ 0 . Questo sistema è equivalente al sistema 2 x + y 2 − x − y = 0, xy = 0 che, risolto dà i punti (0, 1) e (1, 0) e (0, 0) due volte. La conica xy appartiene al fascio, dunque il fascio è dato da x2 + y 2 − x − y + 2λxy = 0 insieme alla conica xy = 0. Risulta 1 eλ = λ A −1/2 λ 1 1/2 −1/2 −1/2 0 Aλ = 1 λ λ 1 eλ ) 6= 0. Il secondo si annulla per λ = ±1. le parabole si ottenono per valori di λ per cui det(Aλ ) = 0 e det(A e Per λ = −1 il determinante di det(Aλ ) 6= 0, dunque per λ = −1 otteniamo la parabola di equazione x2 + y 2 − 2xy − x − y = 0. Nota: si osservi che per λ = 1 si ottiene la conica degenere (x + y)(x + y − 1) = 0 20