FITOBENTHOS Mediterraneo
1
Situazione biogeografica
2
Zonazione del fitobenthos
Secondo Pérès & Picard (1964), seguendo un ordine di profondità crescente, nel
dominio bentonico riconosciamo un sistema litorale o fitale che arriva fino a circa 200
m di profondità, ed un sistema profondo o afitale che comprende tutti i fondali situati
oltre l’isobata dei 200 m.
Ambedue i sistemi sono poi suddivisi in una serie di piani e nel sistema litorale si
individuano i seguenti piani:
Piano sopralitorale - Piano mesolitorale - Piano infralitorale - Piano circalitorale
“Spazio verticale del dominio bentonico in cui le condizioni ambientali, funzione della
situazione in rapporto al livello del mare, sono sensibilmente costanti o variano
gradualmente e regolarmente entro due livelli critici che marcano i limiti del piano.
Questi piani presentano dei popolamenti caratteristici ed i loro limiti sono rivelati da un
cambiamento brusco di questi popolamenti in corrispondenza dei livelli critici”.
I diversi piani sono quindi separati fra loro da delle discontinuità ambientali e da
evidenti rinnovamenti floristici e faunistici; i diversi piani possono poi suddividersi in
orizzonti e più orizzonti con caratteristiche comuni possono infine essere raggruppati
in sottopiani.
3
Sistema litorale
Secondo Pérès & Picard l’estensione dei piani è determinata da fattori abiotici di tipo
climatico (luce, temperatura, dislivelli di marea), mentre all’interno dei piani le diverse
biocenosi sono condizionate da fattori abiotici di tipo edafico (tipologia del substrato,
moto ondoso, salinità). I fattori climatici fondamentali che agiscono sul Sistema Litorale
sono l’umettazione, intesa nel suo senso più ampio e quindi determinata dall’umidità
dell’aria, dalle precipitazioni, dall’ampiezza delle maree, dal moto ondoso e dagli
spruzzi, per quanto concerne i piani sopralitorale e mesolitorale, e dalla penetrazione
della luce relativamente ai piani infralitorale e circalitorale.
E’ questo uno schema largamente in uso nell’ambito del bacino mediterraneo, tuttavia
con il passare del tempo si sono rese necessarie alcune integrazioni e revisioni. Ad
esempio si è evidenziata la difficoltà di individuare il confine tra il piano mesolitorale
ed infralitorale, anche in considerazione della ridotta ampiezza delle maree in
Mediterraneo, per cui si è cercato di dare una impronta biologica alla zona di confine
tra i due piani con la definizione dello zero biologico, ovvero il livello in cui compaiono
organismi considerati francamente infralitorali (generi Cystoseira e Corallina). Si è poi
ravvisata la necessità di distinguere una zona di transizione tra mesolitorale ed
infralitorale denominata frangia infralitorale la cui estensione è legata in particolare al
fattore idrodinamico
4
Idrodinamismo
Altro punto di discussione riguarda il ruolo dei fattori ambientali nel delimitare le
diverse biocenosi che si installano a livello dei piani infralitorale e circalitorale.
Considerare la luce come principale, se non unico fattore, è forse semplicistico
in quanto la zonazione può essere influenzata anche da altri fattori quale ad
esempio le variazioni che subisce l’idrodinamismo lungo il gradiente
batimetrico.
5
6
Piano Sopralitorale
Negli ambienti riparati dal moto ondoso il limite inferiore del piano sopralitorale è
indicato dal livello raggiunto dalle alte maree sizigiali che si manifestano quando il
sole e la luna sono in opposizione o in congiunzione. Nelle zone esposte al moto
ondoso il suo limite inferiore si colloca nella zona non direttamente interessata
dall’azione delle onde durante le maree sizigiali più alte. In ambedue i casi il limite
superiore coincide con il livello massimo raggiunto dagli spruzzi
In questo piano, che segna il passaggio tra l’ambiente terrestre e l’ambiente
marino, si osservano quindi organismi terrestri adattati a questa particolare
situazione ed organismi tipicamente marini. A livello i questo piano il rifornimento
idrico è assicurato per lo più dagli spruzzi delle onde e solo raramente da onde
sollevate da colpi di vento o da alte maree eccezionali, per cui le condizioni
ambientali risultano estremamente critiche (forte irradianza, sbalzi di temperatura
tra il giorno e la notte, periodi più o meno lunghi di scarso rifornimento idrico,
variazioni notevoli della salinità, ecc.)
Di conseguenza il numero di organismi in grado di colonizzare il piano
sopralitorale risulta quanto mai limitato e mostra una certa omogeneità su scala
mondiale; le severe condizioni hanno infatti determinato una forte selezione e
solo in pochi casi è stato possibile elaborare strategie idonee a sopravvivere in
questo ambiente.
7
Componente animale e vegetale
La componente animale è rappresentata
da un piccolo mollusco:Melaraphe
neritoides (Littorina), da un isopode:Ligia
italica (porcellino delle scogliere) ed una
mosca: Fucelia maritima. Durante la
bassa marea questi animali effettuano
frequenti escursioni nel piano sottostante
per pascolare le micro- e macroalghe
presenti. Ai limiti inferiori del piano
sopralitorale, quasi al confine con il piano
mesolitorale, si osservano poi i primi
esemplari di Cthamalus (denti di cane)
La componente vegetale è data soprattutto da licheni e da cianobatteri epiendolitici. Tra i
licheni frequenti sono i generi Verrucaria, Xanthoria ed Arthropyrenia i cui ascocarpi
assomigliano a piccoli crateri nerastri, mentre per quanto riguarda i cianobatteri le
specie più frequenti a livello del piano sopralitorale risultano: Entophysalis deusta,
Calothrix crustacea, Schizothrix calcicola e Mastigocoleus testarum. Oltre a formare
patine superficiali alcuni di questi cianobatteri (es: Entophysalis, Mastigocoleus) sono in
8
grado di scavare gallerie, in particolare su substrati calcarei.
Cianobatteri
Entophysalis deusta
Mastigocoleus testarum
9
Calothrix crustacea
Forme endolitiche
Il meccanismo della penetrazione non è
ancora ben conosciuto ma l’ipotesi più
accreditata è quella di una secrezione acida
effettuata dalla cellula apicale del tricoma
10
Piano mesolitorale
Il piano mesolitorale ospita popolamenti sottoposti ad emersioni abbastanza
regolari; il suo limite inferiore coincide con la zona regolarmente bagnata dalle
onde durante la bassa marea, mentre il limite superiore è indicato dal livello
raggiunto dalle onde durante l’alta marea.
La componente algale di questo piano è tipicamente disposta a formare delle
cinture sovrapposte, ovvero delle facies sviluppate in senso orizzontale, costituite
da una o poche specie.
Anche se il Mediterraneo è un mare con maree deboli il piano mesolitorale viene
comunque suddiviso in due sottopiani: sottopiano superiore, bagnato dalle onde
durante l’alta marea, e sottopiano inferiore, immerso durante l’alta marea e
bagnato dalle onde durante la bassa marea.
11
Maree sizigiali e maree di quadratura
12
Mesolitorale superiore
Oltre ai già citati cianobatteri, il mesolitorale superiore ospita un certo numero
di macroalghe che hanno il loro massimo sviluppo nel periodo primaverile e
che sono presenti per un periodo di tempo abbastanza limitato. Pur
appartenendo a phyla diversi esse mostrano tuttavia una strategia comune; il
loro ciclo biologico (digenetico eteromorfo) prevede infatti l’alternarsi di un
macrotallo ben strutturato, capace di un rapido accrescimento e di una
notevole tensione riproduttiva, e di un microtallo che può essere interpretato
come una forma di resistenza, in grado di sopravvivere quando i fattori
ambientali non sono più favorevoli alla persistenza del macrotallo.
13
Bangia atropurpurea
14
Porphyra leucosticta
15
Scytosiphon lomentaria & Petalonia fascia
16
Nemalion elminthoides
17
Rissoella verruculosa
18
Mesolitorale inferiore
Negli ambienti esposti ad un discreto moto ondoso il substrato di questo sottopiano è in
gran parte occupato da alghe rosse appartenenti all’ordine delle Corallinales le cui pareti
cellulari sono fortemente impregnate di carbonato di calcio (calcite) e di magnesio.
Da un punto di vista puramente morfologico
queste alghe calcificate vengono suddivise in
forme articolate (generi Corallina, Jania, Amphiroa
ecc. ed in forme non articolate (generi
Lithophyllum, Lithothamnion, Mesophyllum ecc.).
19
Trottoir a Lithophyllum byssoides
Tra le Corallinales la specie dominante a livello del piano mesolitorale inferiore è
sicuramente Lithophyllum byssoides. Questa alga forma di solito cuscini emisferici di
colore violaceo ma in condizioni edafiche ottimali, con il passare degli anni, sviluppa
dei marciapiedi o “trottoir” che possono raggiungere notevoli dimensioni.
In sezione il “trottoir” mostra una struttura complessa che può essere suddivisa in 4 zone:
1-Una zona superficiale vivente dello spessore di qualche mm; 2-Una zona sottostante, dello
spessore di qualche cm, nella quale gli spazi tra le creste verticali non sono ancora colmati dal
sedimento; 3-Un corpo centrale a struttura compatta e ormai consolidata; 4-Una porzione
inferiore, a struttura amorfa, friabile, colonizzata da organismi animali perforanti ed alghe 20
endolitiche.
Isola di Pianosa
21
22
Ralfsia verrucosa
23
Grotte mediolitorali
Phymatolithon lenormandii
Hildebrandia rubra
24
Frangia infralitorale
Corallina elongata
Ceramium ciliatum
Callithamnion granulatum
25
Piano infralitorale
Il limite superiore di questo piano si colloca al di sotto del livello medio del mare, inizia
cioè da quella zona che rimane sempre immersa o che emerge solo in caso di basse
maree eccezionali e comunque sempre per periodi molto brevi. Per stabilire il limite
inferiore si adotta un criterio biologico e lo si fa coincidere con la profondità di
estinzione delle fanerogame marine. In Mediterraneo, chiaramente, si prende come
riferimento le praterie di Posidonia oceanica che, in condizioni ottimali, arrivano a 4050 m di profondità.
Il piano infralitorale è caratterizzato da una notevole esuberanza della componente
vegetale costituita da alghe e fanerogame marine e per quanto concerne le alghe
sono soprattutto le specie fotofile che predominano. Questo tuttavia non esclude la
presenza di popolamenti algali sciafili in quanto per ragioni puramente
geomorfologiche (pareti verticali esposte a Nord, grotte, spaccature, ecc), o per la
presenza di uno strato vegetale elevato e compatto (cistoseireti, foglie di P. oceanica),
anche nel piano infralitorale si possono osservare ambienti scarsamente illuminati
favorevoli allo sviluppo di specie sciafile.
I popolamenti fotofili del piano infralitorale possono essere distinti in due gruppi in base
alla tipologia del substrato: popolamenti di substrato mobile e popolamenti di substrato
duro.
26
Popolamenti di substrato mobile
Mentre negli ambienti tropicali i fondali sabbiosi ospitano una ricca e diversificata
vegetazione algale, in Mediterraneo non sono molte le alghe capaci di
colonizzare i fondi mobili, per larga parte occupati da fanerogame marine.
Presupposto necessario per colonizzare questo tipo di substrato è un apparato
rizoidale particolarmente ben sviluppato (rizofite), in grado di penetrare in
profondità e collegare in maniera stabile l’alga al fondale sabbioso.
Tra le specie più comuni in questo tipo di ambiente figurano Caulerpa prolifera e
Penicillus capitatus, ma in questi ultimi anni alcune specie alloctone, in
particolare Caulerpa taxifolia e C. cylindracea si stanno diffondendo con estrema
rapidità, creando numerosi problemi alla vegetazione algale autoctona.
27
Caulerpa prolifera
28
Penicillus capitatus
29
Caulerpa taxifolia
Caulerpa cylindracea
30
Caulerpa taxifolia
Superficie coperta: 1 m2 nel 1984; 3 ettari nel 1990, 1300 ettari nel 1996; 131 km2 nel 2000. E’
presente in 6 nazioni: Principato di Monaco, Italia, Francia, Spagna, Croazia e Tunisia.
Range batimetrico: 0-30(50) m, ma è stata osservata anche ad 80-100 m di profondità.
Allungamento asse prostrato: nell’arco di un anno l’accrescimento varia tra 1 e 2 m.
Numero fronde erette: possono scomparire in ambienti superficiali (0-6 m) nel periodo tra
gennaio e maggio, ma in ambienti più profondi persistono per tutto l’anno (circa 5000/m2 in
settembre fino a 13.000-14.000/m2 in aprile-luglio).
31
Altezza fronde erette: circa 5 cm a primavera, in ambienti superficiali ed in condizioni di elevata
irradianza, circa 40 cm in autunno, oltre i 20 m di profondità.
Posidonia oceanica
32
Le macroalghe epifite
Le lunghe foglie nastriformi di P. oceanica
rappresentano una superficie ideale ed ospitano una
ricca e diversificata flora epifita costituita
essenzialmente da specie fotofile, opportuniste,
caratterizzate da dimensioni ridotte e quindi biomassa
modesta, ma dotate di elevati ritmi di accrescimento
per cui assicurano una elevata produttività. Le singole
foglie impiegano 20-30 settimane per completare il
proprio ciclo vegetativo; questo arco di tempo è più
che sufficiente alle oltre 100 specie pluricellulari
identificate su questo supporto per iniziare il processo
di colonizzazione, raggiungere la maturità e
moltiplicarsi, prima che la foglia ormai senescente
abbandoni la pianta.
Del tutto diversa è la componente algale presente sui
rizomi; il denso strato fogliare sovrastante e la stabilità
del supporto favoriscono l’insediamento di specie
sciafile per lo più perennanti tra cui figurano numerose
specie appartenenti al genere Peyssonnelia.
33
Le epifite delle foglie
Pneophyllum fragile
Hydrolithon farinosum
Myrionema orbiculare
Giraudia sphacelarioides
Lithophyllum pustulatum
Cladosiphon irregularis
34
Le epifite dei rizomi
Peyssonnelia spp.
Lithophyllum stictaeforme
Acrothamnion preissii
Lithophyllum cystoseirae
35
Popolamenti di substrato duro
I popolamenti fotofili di substrato duro sono dominati dal punto di vista fisionomico dal
genere Cystoseira (Fucales) in grado di formare una struttura piuttosto complessa e
generalmente stratificata dato che è spesso possibile riconoscere nei cistoseireti uno
strato incrostante, uno strato cespitoso, uno strato arbustivo ed uno strato arboreo
rappresentato dalla Cystoseira stessa.
36
Cistoseireti
La distribuzione batimetrica dei cistoseireti a livello del piano infralitorale risulta
fortemente condizionata da 2 fattori: irradianza ed idrodinamismo. A partire dalla
frangia infralitorale si susseguono, dall’alto verso il basso, le seguenti specie:
Cystoseira amentacea var. stricta - C. compressa (idrodinamismo pluridirezionale)
Cystoseira crinita - C. brachycarpa – C. humilis (idrodinamismo bidirezionale)
Cystoseira sauvageauana (idrodinamismo unidirezionale)
Cystoseira spinosa – C. zosteroides (idrodinamismo unidirezionale)
Oltre al genere Cystoseira tra le alghe di cospicue dimensioni presenti nel piano
infralitorale possiamo ricordare due specie appartenenti al genere Sargassum: S.
vulgare e S. acinarium
37
Cystoseira amentacea var. stricta
38
Cystoseira compressa
39
Cystoseira crinita
40
Cystoseira brachycarpa
41
Cystoseira spinosa
42
Cystoseira zosteroides
43
Sargassum vulgare
Sargassum acinarium
44
CARLIT
Le macrofite bentoniche sono un buon indicatore della qualità ambientale. In quanto organismi
sedentari sono in grado di integrare gli effetti di una persistente esposizione ad elevati livelli di
nutrienti o ad altri fattori inquinanti che porta alla riduzione del numero degli individui e, nei casi più
gravi, alla totale scomparsa delle specie più sensibili, sostituite da alghe tionitrofile tipiche di
ambienti inquinati o comunque da specie opportuniste.
Negli ultimi anni l’impiego del sistema di informazione geografica (GIS) nella cartografia di habitats
e di comunità animali e vegetali è risultato un utile strumento per l’analisi e la rappresentazione dei
dati ottenuti ed in effetti la cartografia sia di singole specie che di intere comunità distribuite nel
piano mesolitorale o nella frangia infralitorale è da tempo utilizzata nelle aree marine protette del
Mediterraneo per evidenziare la loro distribuzione e la loro abbondanza e per monitorare le
eventuali modifiche a lungo termine dovute al disturbo antropico.
Il metodo CARLIT si applica ad ambienti costieri rocciosi e consiste nel percorrere, con una piccola
imbarcazione ed ad una distanza di 2 – 3 metri, la linea costiera oggetto di indagine e di identificare
le comunità o le combinazioni di comunità vegetali presenti, trasferendo il tutto su di un supporto
grafico: foto aree, carte nautiche od ortofoto a scala adeguata, di solito 1:10.000 e 1:5000 ed anche
a scala inferiore per differenziare settori costieri di lunghezza molto ridotta che comunque non
devono essere inferiori a 50 m. Il risultato finale è la suddivisione della costa rocciosa in un certo
numero di settori ognuno caratterizzato da una determinata comunità o da un insieme di comunità
vegetali alle quali viene attribuito un valore numerico di sensibilità. I dati relativi a ciascun
settore vengono poi integrati con annotazioni relative alla geomorfologia della costa quali ad
esempio tipologia della costa (alta, bassa) tipo di substrato (calcare, granito, ecc. naturale o
artificiale), inclinazione della frangia (orizzontale, verticale, aggettante),orientazione della costa,
grado di esposizione all’idrodinamismo.
Naturalmente in questa analisi non vengono presi in esame corpi d’acqua antistanti agglomerati
urbani o ambienti portuali dato che non riflettono la qualità ambientale della costa adiacente. 45
46
Una prima valutazione della qualità ambientale di un determinato settore costiero viene
calcolata con la seguente formula:
Dove
EQ = Qualità ambientale di un particolare settore
li = Lunghezza della costa occupata dalla comunità di
categoria i
SLi = Valore numerico di sensibilità della comunità di
categoria i
In base ad una direttiva europea i risultati relativi ad una classificazione dei sistemi devono
comunque essere espressi sotto forma di rapporto (EQR) ovvero il rapporto tra i valori dei
parametri biologici rilevati nel tratto di costa in esame ed i valori di questi parametri biologici rilevati
in una situazione di riferimento ottimale che abbia le stesse caratteristiche geomorfologiche del
tratto di costa esaminato.
Questo rapporto viene quindi espresso con un valore numerico compreso tra 0 e 1 per cui le
situazioni di stato ecologico elevate avranno un valore prossimo a 1 mentre quelle fortemente
deteriorate avranno valori prossimi allo 0.
EQR = Valori numerici dei parametri biologici osservati/ Valori numerici dei parametri biologici nella
situazione di riferimento
47
La corrispondenza tra gli intervalli del rapporto di qualità ecologica (EQR) e
le 5 classi di situazione ecologica è la seguente:
> 0,75 - 1 = Elevata
> 0,60 - 0,75 = Buona
> 0,40 - 0,60 = Moderata
> 0,25 - 0,40 = Scarsa
> 0 – 0,25 = Mediocre
48
Padina pavonica
Nei popolamenti fotofili di substrato duro,
oltre ai generi Cystoseira e Sargassum,
sono largamente rappresentate altre alghe
brune ed in particolare le specie
appartenenti ai 2 ordini delle Dictyotales e
Sphacelariales
Dictyota dichotoma
Taonia atomaria
49
Sphacelariales
Stypocaulon
scoparium
Cladostephus
spongiosum
50
Alghe verdi dei popolamenti infralitorali fotofili
Acetabularia acetabulum
Dasycladus vermicularis
Anadyomene stellata
51
Cladophora prolifera
Codium bursa
52
Codium vermilara
Alghe rosse dei popolamenti fotofili infralitorali
Liagora viscida
Jania rubens
53
Asparagopsis taxiformis
Halopithys incurva
Laurencia obtusa
Hypnea musciormis
Wrangelia penicillata
Chylocladia verticillata
54
Popolamenti sciafili del piano infralitorale
Anche la ripartizione batimetrica dei popolamenti sciafili del piano infralitorale è
condizionata dall’idrodinamismo. Negli ambienti superficiali, dove l’influenza del moto
ondoso è ancora notevole, le pareti esposte a Nord sono di solito colonizzate da una
alga verde: Valonia utricularis, mentre negli ambienti con irradianza ancora più ridotta
si osservano tipicamente due alghe rosse: Plocamium cartilagineum e Schottera
nicaeensis.
Valonia utricularis
55
Plocamium cartilagineum
Schottera nicaeensis
56
In ambienti più calmi, o comunque a partire da una certa profondità, si installano altre
specie con caratteristiche sciafile che comunque hanno il loro massimo sviluppo a livello
del piano circalitorale.
Alghe verdi
Flabellia petiolata
Halimeda tuna
Valonia macrophysa
Pseudochlorodesmis furcellata
57
Alghe brune
Zanardinia typus
Zonaria tournefortii
Nereia
filiformis
Sporochnus pedunculatus
58
Alghe rosse
Bonnemaisonia asparagoides
Tricleocarpa fragilis
Sphaerococcus coronopifolius
Osmundaria volubilis
59
Peyssonnelia bornetii
Peyssonnelia squamaria
Peyssonnelia rubra
Peyssonnelia harveyana
60
Phyllophora crispa
Dudresnaya verticillata
Schmitzia neapolitana
Platoma cyclocolpa
61
Piano circalitorale
Il piano circalitorale inizia dal limite inferiore raggiunto dalle praterie di Posidonia
oceanica e si estende fino alla profondità massima compatibile con la vita delle alghe
più sciafile. In Mediterraneo il limite inferiore della zona fotica si colloca intorno ai 150200 m di profondità, mentre nell’alto Adriatico il limite inferiore si raggiunge a 30-40 m
per la minore trasparenza delle acque.
I fattori ambientali che maggiormente condizionano la vegetazione algale del
circalitorale sono: l’irradianza, la sedimentazione e l’idrodinamismo.
La luce può infatti risultare un fattore limitante per molte alghe bentoniche dato che
l’irradianza non supera mai il 10% della radiazione incidente in superficie ed i valori
oscillano di solito tra il 2,5 e lo 0,15%.
Una sedimentazione eccessiva, come si verifica nel caso di forti apporti terrigeni, non
favorisce lo sviluppo di alghe in questo piano, come pure non sono idonei i sedimenti
troppo fini.
L’idrodinamismo è correlato con la sedimentazione ma interviene anche direttamente in
quanto le correnti di fondo impediscono una stratificazione delle acque ed assicurano
una certa omotermia nonostante le variazioni stagionali della temperatura.
62
I popolamenti animali e vegetali che colonizzano i substrati del piano circalitorale
vengono comunemente indicati con il termine di “coralligeno” anche se in realtà il
corallo appartiene ad una particolare biocenosi del circalitorale (biocenosi delle grotte
semi-oscure). E’ tipica di questo piano una forte interazione tra organismi animali e
vegetali che innesca un accentuato processo di concrezionamento biologico con
conseguente formazione di conglomerati organogeni spesso di notevoli dimensioni. Il
processo di crescita dimensionale del conglomerato è in equilibrio dinamico con il
processo di erosione e demolizione determinato dall’azione erosiva del sedimento,
dall’attività di organismi endolitici e dal pascolo degli erbivori.
La maggior parte degli autori è concorde nel riconoscere due tipologie di coralligeno: il
coralligeno di piattaforma ed il coralligeno della roccia madre circalitorale; malgrado la
diversa origine queste due tipologie possono talvolta integrarsi fra loro.
63
Coralligeno di piattaforma
La formazione di strutture massive installate sui fondi di sabbia o detrito organogeno,
prossime o a contatto con la roccia madre circalitorale è dovuta quasi esclusivamente a
Corallinales con habitus crostoso (generi: Lithophyllum, Lithothamnion, Mesophyllum)
ed a specie del genere Peyssonnelia, fornite anch’esse di talli calcificati (P. rosa-marina
e P. polymorpha). Caratteristiche comuni a queste diverse forme algali sono: il lento
accrescimento, una notevole longevità ed infine una notevole resistenza al pascolo in
quanto scarsamente appetibili. Il fatto poi di possedere un habitus crostoso evita il
problema dovuto al reciproco ombreggiamento.
Coralligeno della roccia madre circalitorale
Non differisce molto dal coralligeno di piattaforma ma, a differenza di quest’ultimo, si
sviluppa su un substrato duro, di solito verticale o subverticale, e non raggiunge mai
dimensioni elevate dato che, oltre ai fattori biotici ed abiotici che limitano lo sviluppo di
queste formazioni, si aggiunge in questo caso il problema della gravità. Una sua
ulteriore peculiare caratteristica è rappresentata dal fatto che gli organismi meno
tolleranti nei confronti della sedimentazione, come ad esempio i gorgoniacei,
mostrano sempre una elevata concentrazione di individui. La presenza di questi ed
altri organismi coloniali con habitus eretto determina poi una certa stratificazione della
comunità per cui, anche se lo sviluppo dimensionale in spessore del conglomerato è
limitato, si raggiunge ugualmente una biodiversità paragonabile a quella del
64
coralligeno di piattaforma.
65
Lithophyllum stictaeforme
Lithothamnion philippii
Lithothamnion crispatum
Mesophyllum alternans
66
Mesophyllum lichenoides
Palmophyllum crassum
Peyssonnelia polymorpha
Peyssonnelia rosa-marina
67
Tra le specie circalitorali più appariscenti possiamo poi ricordare alcune specie del
genere Laminaria che in alcuni settori biogeografici del Mediterraneo, in particolare nel
canale di Sicilia, formano estesi popolamenti.
Laminaria rodriguezii
Laminaria ochroleuca
L’ultimo aspetto da considerare riguarda i fondi mobili del circalitorale dove la
componente algale è costituita quasi esclusivamente da Corallinales con
particolari forme di crescita (rodoliti e maërl).
68
Rodoliti
Lithophyllum racemus
Lithothamnion minervae
69
Maërl
Phymatolithon calcareum
Lithothamnion corallioides
70