M.° Almerindo d’Amato (a) Via Italo Panattoni, 4 00189 Roma - tel e fax: 06/33264622 cell: 340/9782484 e-mail: [email protected] www.almerindodamato.it Note di presentazione - Concerto presentato “PERLE DI MUSICA ITALIANA”: - da Leonardo da Vinci ad Alfredo Casella Programma agile, scorrevole, fatto di affreschi “fosforescenti”. - Escursus evolutivo al pianoforte: la musica italiana dal ‘500 al ‘900. Apre il Recital una preziosa Siciliana di Leonardo da Vinci (1452 -1519) scritta per quello strumento, il luito, che fù l’interprete principale ed il “custode geloso” di tutte le melodie rinascimentali, sorte spontanee nel cuore del popolo italiano. - E’ accertato che il genio italiano del ‘500 soleva dedicarsi, nei tempi liberi ( seppur ne avesse…?! ) dalle sua multiformi attività, alla composizione di brevi melodie per liuto. Nella “libera” e splendida trascrizione pianistica, Ottorino Respighi (1879-19366) conserva intatte le cellule melodiche ed il gusto delicato per le arpeggianti sonorità del liuto, ma riveste, il contenuto originario del brano, di nuove irradiazioni di poesia, di giochi di virtuosismo, con imitazioni dei temi a canone, in una nuova e più colorita vesta armonica, opulenta ed attrattiva: pianistica. Domenico Scarlatti (1685-1757) il più grande clavicembalista della storia, appartiene ad un epoca in cui l’aspirazione insopprimibile dei musicisti ad una più ricca duttilità dinamico/espressiva degli strumenti - di cantabilità propria della musica lirico/vocale induce i costruttori di strumenti a tastiera alla ideazione evolutiva di un esemplare dotato di suoni più coloriti, di durata più ampia e regolabile, di intensità variabile forte e piano, quale sarà appunto il pianoforte: strumento principe per l’avvenire della storia della musica. Nel frattempo compositori/cembalisti di genio, come Domenico Scarlatti, arricchiscono di ricchi e fantasiosi giochi in ritmi ed abbellimenti, le ancora scarne tessiture delle loro partiture. - Così le sue oltre 650 Sonate furono da lui ribattezzate “esercizi per gravicembalo”, con evidente riferimento all’evoluzione innovativa verso il pianoforte, che inizialmente appunto assunse l’appellativo di “gravicembalo con il forte ed il piano”. -Le due Sonate in programma sono una eloquente anticipazione di melodiosa ed armonica cantabilità pianistica il primo, una festosa scorribanda, con scoppiettare di fucili, squilli di trombe e cavalcate di puledri il secondo, come in una felice ed esaltante partita di Caccia settecentesca. Nel “Largo” – Sonata in Sol min. che F.Boghen, revisore di 32 Sonate da lui per primo raccolte delle 88 di Domenico Cimarosa (1749-1801) ha voluto reintestare “Al Maestro Francesco Cilea”- ci appare quasi come in una “romanza d’opera” il felice approdo verso quella duttile cantabilità lirico/vocale – lungamente auspicata per gli strumenti a tastiera nell’epoca precedente. - Essa era divenuta una realtà, con l’avvento del pianoforte già agli albori del Settecento, grazie alla genialità costruttiva del famoso artigiano padovano Bartolomeo Cristofari. – Domenico Cimarosa, peraltro assai noto compositore di opere liriche come “Il matrimonio segreto”, fù infatti anche autore di una assai ricca produzione di musiche strumentali e da camera. – In essa, come nel brano in programma, si evidenzia e si esalta, con dolce e nobile intensità, il “primo sentimento romantico degli italiani del Settecento” ! Alla fine della sua vita Gioacchino Rossini (1792-1868), pago di gloria e di successi per le sue creazioni teatrali, alla fine della sua vita, non volle più saperne di comporre per il melodramma. - Ritiratosi a Parigi, si dedicò invece ad una ricca messe di brani per il suo strumento preferito - il pianoforte - ribattezzati: Peccati di vecchiaia. - Fra di essi “Una carezza alla mia donna” ci appare come una geniale realizzazione al pianoforte di uno schizzo teatrale: la vicenda di due amanti, dolcissima e drammatica insieme. I segni dinamici e la tessitura del brano evidenziano inequivocabilmente episodi di tenerezza sublime ed appassionata alternati ad improvvisa e veemente litigiosità, -“quasi botta e risposta”- seguita da languide e tristi manifestazioni di pentimento e fervide implorazioni di perdono. Finalmente il ritorno alle effusioni sentimentali dell’inizio segnano con felice evidenza simbolica, il prevalere dell’amore su tutto ! - Il brano ripete alla fine quasi integralmente le prime 4 quattro battute di apertura, come per concludere – diremmo oggi …alla Pirandello: “così è se vi pare”! Cioè, con naturale deduzione interpretativa: “alla fine l’Amore vero trionfa su tutto…! Ferruccio Busoni (1866–1024) pianista immenso, nella scala dei valori fù considerato secondo solo al grande Listz ! - Nutrito di profonda cultura ed altissima etica, considerava la musica “esercizio alla verità”! – Visse stimatissimo in Germania, in stretta comunanza con le più aggiornate estetiche europee; consapevole senza acrimonia che “l’Italia ufficiale – come egli affermava – non è stata mai generosa con i suoi figli migliori !” Trascorse con drammatica sofferenza gli anni tragici della grande guerra del 1915/18, ritenendosi figlio di “due patrie in guerra fra loro”. Lui che aveva spesso detto: “la mattina quando mi sveglio parlo tedesco; ma la sera prima di dormire sogno sempre italiano…! Ed italianissimi infatti furono, con la perenne nostalgia per l’Italia, anche propensione musicale e stile creativo. - La sua ricchissima produzione, principalmente pianistica ma non solo, rappresentò per la musica italiana, un punto culminante di apertura dal Romanticismo verso le proiezioni avveniristiche del novecento musicale. I due Preludi scelti dalla raccolta dei 24 op.37 ci offrono: il primo un cantabile romantico, melodioso ed armonico, nobile e sognante in esemplare stile italiano; il secondo invece, un periodare forte ed eloquente, intenso ed appassionato, in puro virtuosismo trascendentale ! Ottorino Respighi (1879-1936) è il compositore italiano del novecento storico più amato nel mondo, e non solo per i famosi Poemi sinfonici dedicati alla sua Roma ed eseguitissimi anche all’estero. – Compose anche per il teatro lirico, musica orchestrale, da camera e vocale, e fù concertista di violino, didatta e direttore per un biennio del Conservatorio di S. Cecilia. – Come compositore fù esponente di spicco del postromanticismo italiano – fine ottocento/inizio novecento – intessuto anche di colorito impressionismo descrittivo. Nel suo Notturno per pianoforte, parole di canto delicato si fondono con il fascino sensibile e sottile dei colori. L’incanto del puro suono, nelle mirabili sfumature pianistiche, offre poi spazio alle evoluzioni appassionate non solo accordali di un diffuso strumentalismo virtuosistico: del Respighi grande sinfonista ed orchestratore. Quì il sentimento intimistico del sogno cede spazio ad intense perorazioni ed il brano poi si conclude nelle evocazioni impalpabili ed evanescenti del canto iniziale, come di un ricordo chiaroscurato e misterioso. Alfredo Casella ( 1883-1947) per molti anni vissuto all’estero, specie a Parigi direttore di Conservatorio al centro delle correnti di avanguardia europee del novecento, raggiunse fama internazionale come esponente italiano della musica “oggettiva” di orbita straviskiana. Fù anche concertista pianista ed illustre didatta del Conservatorio e della Accademia di S. Cecilia. Il Permettum mobile, composto nel 1944, in epoca tragica della II° guerra mondiale, non è un opera di “canto”. In esso il mondo contemporaneo della macchina e del motore, meccanizzato ed operoso, sembra sublimarsi nello scorrere esaltante di un meccanicismo quasi ossessivo. – La continua sostituzione di quei centri di attrazione tonale, che creavano uno sfondo di serenità e di quiete pur movimento sonoro, crea qui l’effetto opposto di movimento senza quiete, continuo, incessante peregrinare senza pace, senza approdi tonali ! - Tuttavia non è questa, una fredda opera di oggettivismo tecnico – come potrebbe apparire ad una prima frettolosa audizione – poiché in essa un impeto, una volontà affermativa di liberazione -“come dell’uomo dagli ingranaggi della macchina” - sembra esaltarsi nello scorrere avvincente di una composizione velocissima senza pause: in un unico arco di movimento, dal principio alla fine. - Ed “il meccanismo si fa stato d’animo” ! Almerindo d’Amato