Appunti su Zn Alessandro Ghigi 2 febbraio 2006 Indice 1 Operazioni 1 2 Gruppi 4 3 La somma su Zn 9 4 Permutazioni 12 5 Il prodotto su Zn 13 Riferimenti bibliografici 19 1 Operazioni Definizione 1 Una operazione su un insieme X è una legge che associa ad una coppia di elementi di X un terzo elemento di X. Pertanto una operazione su X è una applicazione X × X −→ X. (1) Esempio 2 Tutti conoscono (o dovrebbero conoscere) le operazioni aritmetiche, cioè la somma e il prodotto di numeri interi, razionali o reali. Per esempio, la somma è un’operazione su N perché la legge che associa a due numeri naturali x, y la loro somma x + y è una applicazione N × N −→ N (x, y) 7−→ x + y. 1 (2) Lo stesso vale per la somma di numeri interi anziché naturali, o per il prodotto di numeri interi, o per la somma o il prodotto di numeri razionali o reali. Esempio 3 Altri esempi di operazioni sono l’unione e l’intersezione di insiemi. Se S è un insieme, indichiamo con P (S) l’insieme delle parti di S: P (S) = {A : A ⊆ S} = {sottoinsiemi di S}. (3) Allora l’unione e l’intersezione sono operazioni su P (S), infatti ad una coppia di elementi di P (S) associano uno ed un solo elemento di P (S): ∩: P (S) × P (S) −→ P (S) (A, B) 7−→ A ∩ B ∪: P (S) × P (S) −→ P (S) (A, B) 7−→ A ∪ B. Queste sono le cosiddette operazioni insiemistiche. Esempio 4 Sia X un insieme, e si indichi con Z l’insieme formato da tutte le applicazioni di X in sé, cioè Z = {f : f è una applicazione da X in X}. La composizione di funzioni dà allora luogo ad una applicazione ◦ : Z × Z −→ Z (4) (f, g) 7−→ f ◦ g. Pertanto la composizione di funzioni è una operazione su Z. Il più delle volte per indicare una operazione su un insieme si sceglie un simbolo, per esempio ∗ (o +, · , ecc.), e si indica con x ∗ y l’immagine della coppia (x, y) mediante l’operazione: (x, y) 7→ x ∗ y. (5) Se si parla della operazione ∗ su X, si intende che ∗ è l’applicazione X ×X → X che associa alla coppia (x, y) l’elemento x ∗ y ∈ X. 2 Definizione 5 Un’operazione ∗ su un insieme X è detta associativa se per ogni terna di elementi x, y, z appartenenti ad X si ha che (x ∗ y) ∗ z = x ∗ (y ∗ z). (6) L’operazione ∗ è invece detta commutativa se per ogni coppia di elementi x, y ∈ X x ∗ y = y ∗ x. (7) Tutte le operazioni degli Esempi 2 e 3 sono tanto associative che commutative. La composizione di funzioni, considerata nell’Esempio 4 è associativa, ma in generale non commutativa (vedi l’Esercizio 3 a pag. 6). Esempio 6 Si consideri l’operazione ∗ sull’insieme Z che associa alla coppia di interi (x, y) il numero x + 2y. Poniamo cioè x ∗ y : = x + 2y. Questa operazione non è né associativa, né commutativa. Definizione 7 Sia X un insieme e ∗ un’operazione su X. Diciamo che e ∈ X è un elemento neutro per l’operazione ∗ se per ogni x ∈ X x ∗ e = e ∗ x = x. (8) Definizione 8 Sia X un insieme, ∗ una operazione su X ed e ∈ X un elemento neutro per ∗. Dato un elemento x ∈ X, diciamo che un altro elemento y ∈ X è un inverso sinistro di x se y ∗ x = e. (9) Diciamo invece che y è un inverso destro di x se x ∗ y = e. (10) Infine diciamo che un elemento y ∈ X è un inverso bilatero di x se è simultaneamente un inverso sinistro e un inverso destro di x, cioè se y ∗ x = x ∗ y = e. (11) Esempio 9 Consideriamo la somma di numeri naturali (dunque X = N e x ∗ y = x + y). Il numero 0 ∈ N è un elemento neutro per la somma. Non esiste un inverso del numero 1 ∈ N. Infatti un tale inverso sarebbe un numero y ∈ N tale che 1 + y = 0. Ma se y ∈ N, allora y ≥ 0, dunque 1 + y ≥ 1 + 0 = 1. Quindi 1 + y non può essere uguale a 0. Per trovare un inverso additivo (cioè un inverso per la somma) del numero 1, bisogna 3 considerare la somma di numeri interi anziché di numeri naturali. In questo caso ogni numero x ∈ Z ammette un inverso bilatero, infatti il numero −x è ancora un elemento di Z e senz’altro x + (−x) = (−x) + x = 0. Questa è l’equazione che definisce l’inverso di x nel caso dell’addizione di interi (basta sostituire e = 0 e x ∗ y = x + y nella (11)). 2 Gruppi Definizione 10 Un gruppo è un insieme non vuoto, provvisto di una operazione associativa, per la quale esiste un elemento neutro e tale che ogni elemento ammetta un inverso bilatero. Se l’operazione è commutativa, diciamo che il gruppo è commutativo o abeliano. Per i gruppi si usa per lo più la notazione moltiplicativa: l’immagine della coppia (x, y) mediante l’operazione di gruppo è indicata con x · y o xy. In generale l’operazione non avrà nulla a che fare col prodotto di numeri. Possiamo riformulare la Definizione 10, dicendo che un gruppo è una coppia (G, ·), nella quale il primo elemento è un’insieme e il secondo è un’operazione su di esso, in modo tale che le seguenti condizioni siano soddisfatte: a) ∀g1 ∈ G, ∀g2 ∈ G, ∀g3 ∈ G : (g1 · g2 ) · g3 = g1 · (g2 · g3 ) (associatività); b) ∃e ∈ G: ∀g ∈ G : g · e = e · g = g (esistenza dell’elemento neutro); c) ∀g ∈ G : ∃h ∈ G : h · g = g · h = e (esistenza dell’inverso). Esempio 11 (Z, +) è un gruppo abeliano. Infatti Z è un insieme non vuoto, l’operazione + è un’operazione associativa e commutativa, 0 ∈ Z è un elemento neutro per la somma, ed ogni elemento m ∈ Z ammette un inverso bilatero, che è semplicemente il numero −m. Lo stesso vale per (Q, +) e (R, +). Esempio 12 Sia X = Q − {0} = {x ∈ Q : x 6= 0}. Se · indica l’usuale prodotto di numeri, allora (X, ·) è un gruppo abeliano. Lo stesso vale per (R − {0}, ·), (Q+ , ·) ed (R+ , ·), dove Q+ : = {x ∈ Q : x > 0} e R+ = {x ∈ R : x > 0}. 4 Esempio 13 Si consideri nuovamente l’Esempio 4: sia X un insieme non vuoto, e si indichi con Z l’insieme formato da tutte le funzioni di X in sé. La composizione è un’operazione associativa su Z. Indichiamo con id X l’applicazione identica (o identità ) di X, che è definita dalla formula idX (x) = x ∀x ∈ X. Essa è un elemento neutro per la composizione, cioè per ogni f ∈ Z si ha f ◦ idX = idX ◦f = f. Per concludere che (Z, ◦) è un gruppo resterebbe da verificare che ogni elemento di Z ammette un inverso bilatero. Un elemento g ∈ Z è un inverso bilatero di f ∈ Z se f ◦ g = g ◦ f = idX . Quindi esiste un inverso bilatero di f se e soltanto se f è biunivoca. Se X contiene almeno due elementi, non tutte le applicazioni di X in sé sono biunivoche, pertanto non tutti gli elementi di Z possiedono un inverso bilatero. Di conseguenza (Z, ◦) non è un gruppo. Esercizio 1 Dato un insieme X contenente almeno due elementi, si caratterizzino gli elementi di Z che possiedono un inverso sinistro, e quelli che possiedono un inverso destro. (Suggerimento: f possiede un inverso sinistro se e soltanto se è iniettiva; possiede un inverso destro se e soltanto se è suriettiva.) Esempio 14 Proseguendo con l’esempio precedente, indichiamo con SX il sottoinsieme di Z formato dalle applicazioni biunivoche di X in sé stesso. Se f e g appartengono ad SX anche la composizione f ◦ g appartiene ad SX (dimostrare!). Pertanto possiamo considerare la composizione come una operazione su SX , cioè come una applicazione ◦ : SX × SX −→ SX (12) (f, g) 7−→ f ◦ g. Evidentemente questa operazione è ancora associativa. L’applicazione identica appartiene a SX ed è ancora un elemento neutro. Infine, se f ∈ SX , l’applicazione f −1 è ancora un elemento di SX ed è un inverso bilatero: f −1 ◦ f = f ◦ f −1 = idX . Dunque (SX , ◦) è un gruppo, e viene chiamato il gruppo simmetrico su X. Se X = {1, ..., n}, SX si indica semplicemente con il simbolo Sn , è viene detto il gruppo simmetrico su n elementi. Gli elementi di Sn sono chiamati permutazioni di n elementi. 5 Esercizio 2 Si descrivano gli elementi di S2 e si provi che S2 è un gruppo abeliano. Esercizio 3 Consideriamo invece S3 , il gruppo simmetrico su 3 elementi, cioè il gruppo formato dalle permutazioni di 3 elementi. Si considerino le due seguenti permutazioni, σ, τ ∈ S3 , σ: {1, 2, 3} 1 2 3 −→ 7−→ 7−→ 7−→ {1, 2, 3} σ(1) = 2 σ(2) = 1 σ(3) = 3 τ: {1, 2, 3} 1 2 3 −→ 7−→ 7−→ 7−→ {1, 2, 3} τ (1) = 3 τ (2) = 2 τ (3) = 1. Verificare che σ ◦ τ 6= τ ◦ σ. Pertanto S3 non è abeliano. Dedurre che lo stesso succede di SX quando l’insieme X contiene almeno 3 elementi. L’ultimo esercizio fornisce un esempio di un gruppo finito, cioè di un gruppo (G, ·), tale che l’insieme G è finito. Se (G, ·) è un gruppo, chiamiamo ordine di G la cardinalità dell’insieme G. L’ordine di un gruppo G si indica con |G| oppure o(G). Proposizione 15 Sia (G, ·) un gruppo. Allora a) l’elemento neutro è unico; b) se x ∈ G, l’inverso bilatero di x è unico e lo indichiamo con x−1 ; c) se y · x = e o x · y = e, allora y = x−1 . Dunque ogni inverso sinistro o destro di un elemento x ∈ G è automaticamente un inverso bilatero; d) se x ∈ G, (x−1 )−1 = x; e) se x, y ∈ G, (xy)−1 = y −1 · x−1 . Dimostrazione. (a) Supponiamo che e ed e0 siano due elementi neutri. Poiché e è un elemento neutro si ha e · e0 = e0 . Ma anche e0 è un elemento neutro, pertanto e · e0 = e, dunque e0 = e · e0 = e. Pertanto l’elemento neutro è unico. (b) Supponiamo che y1 ed y2 siano due inversi bilateri di un certo elemento x ∈ G. Allora in particolare y1 è un inverso sinistro e y2 è un inverso destro, dunque y1 · x = e (13) x · y2 = e. (14) 6 Dunque y1 = y 1 · e = = y1 · (x · y2 ) = per la (14) = (y1 · x) · y2 = = e · y2 = per la (13) = y2 . Pertanto l’inverso bilatero di x è unico. Lo indichiamo con il simbolo x−1 . (c) Supponiamo per esempio che y·x = e. Procediamo come nella dimostrazione di (b). Siccome x−1 è un inverso bilatero di x, si ha x · x−1 = e. Dunque y = y · e = y · (x · x−1 ) = = (y · x) · x−1 = e · x−1 = = x−1 . Se invece x · y = e, sfruttiamo il fatto che x−1 · x = e: y = e · y = (x−1 · x) · y = = x−1 · (x · y) = x−1 · e = = x−1 . In entrambi i casi, sia che y sia un inverso sinistro, sia che esso sia un inverso destro di x, y coincide per forza con l’inverso bilatero x−1 di x. (d) Per definizione x−1 è un inverso bilatero di x, dunque in particolare x−1 · x = e, cioè x è un inverso destro di x−1 . Applicando il punto (c), che abbiamo appena dimostrato, otteniamo che x deve per forza coincidere con l’unico inverso bilatero di x−1 , cioè x = (x−1 )−1 . (e) Calcoliamo: ¡ ¢ (x · y) · (y −1 · x−1 ) = x · (y · y −1 ) · x−1 = = (x · e) · x−1 = = x · x−1 = e Dunque y −1 · x−1 è un inverso destro di x · y. Pertanto, per il punto (c), y −1 · x−1 coincide con l’inverso bilatero di x · y, cioè y −1 · x−1 = (xy)−1 . 7 C.V.D. Consideriamo adesso due proprietà semplici ma molto utili di un gruppo. Proposizione 16 Sia (G, ·) un gruppo. Allora le equazioni a·x=b (15) x·a=b (16) hanno una ed una soluzione in G. Inoltre valgono le seguenti leggi di cancellazione: a · u = a · v =⇒ u = v (17) u · a = v · a =⇒ u = v. (18) Dimostrazione. Consideriamo l’equazione (15). Si verifica immediatemente che x = a−1 · b è una soluzione. Viceversa supponiamo che x ∈ G sia una soluzione di (15). Moltiplicando a sinistra ambo i termini dell’equazione per a−1 otteniamo x = a−1 · (a · x) = a−1 · b. Dunque ogni soluzione di (15) coincide con la soluzione già trovata. Pertanto la soluzione è unica. Un ragionamento perfettamente analogo prova l’esistenza e l’unicità della soluzione di (16). In questo caso la soluzione è x = b · a−1 . Veniamo ora alle leggi di cancellazione, e dimostriamo la prima. Supponiamo che per una terna di elementi a, u, v ∈ G si abbia a·u = a·v. Moltiplichiamo questa uguaglianza a sinistra per a−1 : u=e·u= = (a−1 · a) · u = = a−1 · (a · u) = = a−1 · (a · v) = = (a−1 · a) · v = =e·v = = v. È cosı̀ provata l’implicazione in (17). La dimostrazione della (18) è perfettamente identica. C.V.D. 8 Esempio 17 Sia X un insieme, e consideriamo il gruppo simmetrico su X, cioè l’insieme SX di tutte le applicazioni biunivoche di X in sé, munito dell’operazione di composizione, ◦. In questo caso la prima delle leggi di cancellazione, (17), afferma che se prendiamo tre elementi f, g, h ∈ S X , l’uguaglianza f ◦ g = f ◦ h implica che g = h. Questo fatto si può dimostrare direttamente sfruttando il fatto che f, g, h sono applicazioni biunivoche di X in sé, ma si può anche vedere come una conseguenza del fatto che (SX , ◦) soddisfa gli assiomi di gruppo, e che in ogni gruppo valgono le leggi di cancellazione. Se G è un gruppo e usiamo la notazione moltiplicativa per l’operazione di gruppo, cioè (x, y) 7→ x · y, allora dato x ∈ G ed m ∈ Z, poniamo x ... · x} se m > 0 | · {z m volte se m = 0 xm : = e (19) −1 −1 x · {z ... · x } se m < 0. | |m| volte Esercizio 4 Verificare che per m, n ∈ Z e x ∈ G, si ha xm+n = xm · xn . (20) Cioè vale la stessa regola che vale per le potenze di numeri. 3 La somma su Zn Veniamo ora ad un esempio molto importante di gruppo. Sia n un intero positivo. Sull’insieme Z consideriamo la relazione di congruenza modulo n: due interi x e y sono congruenti modulo n, in simboli x ≡ y mod n, se n|(x − y) cioè se esiste un intero k tale che x−y = k ·n. Si verifica che questa relazione è riflessiva, simmetrica e transitiva, dunque è una relazione di equivalenza (si veda [F, pagg. 59-71] Per definizione l’insieme Zn è il quoziente di Z per la relazione di congruenza modulo n. Dunque per definizione l’insieme Zn è formato dalle classi di equivalenza rispetto a questa relazione. Tali classi di equivalenza sono anche chiamate classi di resto modulo n. Se x ∈ Z, indichiamo con [x]n la sua classe di equivalenza rispetto alla congruenza modulo n. Quando 9 non si corre il rischio di fare confusione, scriveremo semplicemente [x] per [x]n . Se a ∈ Zn , per definizione a è la classe di resto di qualche numero intero, cioè a = [x]n , per qualche x ∈ Z. In tal caso diciamo che x è un rappresentante della classe a. Ovviamente ogni classe ammette infiniti rappresentanti. Per esempio, se n = 2, Z2 consiste di due sole classi di equivalenza: Z2 = {[0]2 , [1]2 } [0]2 = 2Z = {interi pari} [1]2 = {interi dispari}. Pertanto 0, 2, 4, 6, −88 e tutti i numeri pari sono rappresentanti di [0] 2 , mentre 1, −3, 17, 221, 1067 e tutti i numeri dispari sono rappresentanti di [1]2 . È noto inoltre (vedi [F, Lemma 8.4 pag. 68]) che le classi [0], ..., [n − 1] formano un sistema di rappresentanti completo per Zn cioè ogni classe coincide con una di queste, e queste sono tutte a due a due distinte. In particolare Zn contiene esattamente n elementi. Vogliamo ora definire su Zn una operazione, che chiameremo somma, e che indicheremo con +. Dobbiamo pertanto definire una applicazione di Zn × Zn in Zn . Siano dunque a e b due classi di resto: a, b ∈ Zn . Scegliamo due rappresentanti qualsiasi x ed y di a e di b rispettivamente, cioè due elementi x, y ∈ Z tali che a = [x] e b = [y], e poniamo a + b : = [x + y]n . (21) Dobbiamo però assicurarci che questa definizione non dipenda dalla scelta dei due rappresentanti x ed y. Infatti questi sono scelti a caso. Dobbiamo controllare che se ne scegliamo altri due qualsiasi, il risultato dell’operazione non cambia. Siano pertanto x0 , y 0 ∈ Z altri due rappresentanti delle classi a e b, cioè a = [x0 ], b = [y 0 ]. Dobbiamo mostrare che [x0 + y 0 ] = [x + y]. Poiché [x] = a = [x0 ] e [y] = b = [y 0 ], si ha che x0 ≡ x mod n e y 0 ≡ y mod n, dunque esistono degli interi h, k tali che x0 = x + kn y 0 = y + hn. Pertanto x0 + y 0 = x + y + (k + h)n cioè x0 + y 0 ≡ x + y mod n, per cui [x0 + y 0 ] = [x + y]. Pertanto nella definizione (21) il risultato della somma a + b non dipende dalla scelta dei 10 rappresentanti, ma solo dalle classi a e b. Si dice allora che l’operazione + : Zn × Zn −→ Zn (22) (a, b) 7−→ a + b. è ben definita. Lemma 18 La somma su Zn è un’operazione associativa e commutativa. La classe [0] è un elemento neutro, e per ogni classe a ∈ Zn esiste un inverso rispetto alla somma che indichiamo con −a. Se a = [x], allora −a = [−x]. Pertanto (Zn , +) è un gruppo abeliano. Dimostrazione. Supponiamo che le classi di resto a, b, c ∈ Zn siano rappresentate da tre numeri interi x, y, z: a = [x], b = [y], c = [z]. Allora a + (b + c) = [x] + ([y] + [z]) = [x] + [y + z] = = [x + (y + z)] = [(x + y) + z] = = [x + y] + [z] = ([x] + [y]) + [z] = = (a + b) + c. a + b = [x] + [y] = [x + y] = [y + x] = [y] + [x] = = b + a. Sono cosı̀ provate l’associatività e la commutatività della somma su Z n . Esse sono conseguenza diretta delle rispettive proprietà della somma su Z. Allo stesso modo, il fatto che [0] sia un elemento neutro discende facilmente dalla analoga proprietà di 0 in Z: se a = [x] ∈ Zn , allora a + [0] = [x] + [0] = [x + 0] = [x] = a. Infine dato a ∈ Zn , poniamo −a : = [−x]. Allora a + (−a) = [x] + [−x] = [x − x] = [0]. Dunque −a è un inverso di a rispetto alla somma. Abbiamo pertanto verificato tutti gli assiomi di gruppo per (Zn , +), ed essendo la somma commutativa possiamo concludere che (Zn , +) è un gruppo abeliano finito di ordine n. Si noti che a priori dovremmo dimostrare che l’inverso di un elemento è ben definito, cioè che −a = [−x] non dipende dalla scelta del rappresentante x ∈ a. È facile provare direttamente che effettivamente la classe [−x] non dipende dalla 11 scelta del rappresentante x, ma solo dalla classe [x]. Tuttavia, per gli assiomi di gruppo è sufficiente sapere che ogni elemento ammette almeno un inverso. L’unicità è una conseguenza provata nel Lemma 15 (b). Dunque per ogni x ∈ a, la classe [−x] è la stessa, perché è l’unico inverso della classe a. C.V.D. 4 Permutazioni In questo paragrafo descriveremo alcune proprietà dei gruppi di permutazioni, definiti nell’Esempio 14. Si è già visto che per n ≥ 3 il gruppo simmetrico su n elementi, Sn non è commutativo (vedi Esercizio 3). Gli elementi di Sn sono le applicazioni biunivoche dell’insieme X = {1, .., n}. Sia α ∈ Sn . Per identificare α è sufficiente dire quale sia l’immagine mediante α di ogni numero i = 1, ..., n. L’immagine α(i) sarà ancora un elemento di X, cioè un numero intero fra 1 ed n (inclusi). Inoltre le immagini di α devono esaurire tutto l’insieme X, cioè α(X) = {α(1), ..., α(n)} = X. Possiamo indicare una permutazione α mediante la scrittura µ ¶ 1 2 ... n . α(1) α(2) ... α(n) (23) Nella prima riga elenchiamo gli elementi di X, nella riga sottostante scriviamo per ogni elemento di X la sua immagine. Ad esempio le permutazioni σ e τ dell’Esercizio 3 saranno indicate nel seguente modo: µ ¶ µ ¶ 1 2 3 1 2 3 σ= τ= . (24) 2 1 3 3 2 1 Questa notazione è comoda per calcolare il prodotto di permutazioni. Calcoliamo per esempio il prodotto σ ◦ τ . ¶ ¶ µ µ 1 2 3 1 2 3 . ◦ σ◦τ = 3 2 1 2 1 3 Per calcolare il prodotto cominciamo scrivendo µ ¶ 1 2 3 σ◦τ = . σ(τ (1)) σ(τ (2)) σ(τ (3)) 12 Poi calcoliamo i valori σ(τ (i)) per i = 1, 2, 3, rifacendoci alle definizioni di σ e τ , date in (24): σ(τ (1)) = σ(3) = 3 σ(τ (2)) = σ(2) = 1 σ(τ (3)) = σ(1) = 2 Quindi σ◦τ = µ ¶ 1 2 3 . 3 1 2 Le permutazioni σ e τ spostano solo due elementi, e fissano il terzo elemento. Più in generale, dati 1 ≤ i < j ≤ n, consideriamo la permutazione µ 1 ... i − 1 i i + 1 ... j − 1 j τ= 1 ... i − 1 j i + 1 ... j − 1 i scambiandoli fra di loro, due numeri i, j tali che ¶ j + 1 ... n . j + 1 ... n Altrimenti detto, τ è definita nel modo seguente: k se k 6= i e k 6= j, τ (k) = j se k = i, i se k = j. In parole povere, τ scambia i e j fra di loro, e lascia fissi tutti gli altri elementi di X. Diciamo che τ è un 2-ciclo o una trasposizione e la indichiamo con il simbolo (ij). Per esempio, le permutazioni σ e τ considerate poco sopra sono trasposizioni: σ = (12) e τ = (13). 5 Il prodotto su Zn Oltre alla somma, sull’insieme Zn c’è un’altra operazione, chiamata prodotto, e definita in modo perfettamente analogo: date due classi a, b ∈ Zn per definire il loro prodotto (che viene indicato con a · b) scegliamo due rappresentanti x, y, cioè due interi tali che [x] = a, [y] = b. A questo punto definiamo a · b : = [x · y]. (25) Come nel caso della somma resta da verificare che questa è una buona definizione, cioè che a · b dipende solo dalle classi a e b e non dai rappresentanti x ed y che sono stati scelti per definirlo. Supponiamo quindi che x0 , y 0 ∈ Z siano degli altri rappresentanti delle classi a e b, cioè a = [x0 ], b = [y 0 ]. Dobbiamo mostrare che [x0 y 0 ] = [xy]. Poiché [x] = a = [x0 ] e [y] = b = [y 0 ], si 13 ha che x0 ≡ x mod n e y 0 ≡ y mod n, dunque esistono degli interi h, k tali che x0 = x + kn y 0 = y + hn. Allora x0 y 0 = (x + kn)(y + hn) = xy + (ky + hx + khn)n, dunque x0 y 0 ≡ xy mod n, cioè [x0 y 0 ] = [xy]. Pertanto il prodotto su Zn è ben definito. Lemma 19 1. Il prodotto su Zn è associativo. 2. La classe [1] è un elemento neutro per il prodotto. 3. Valgono le leggi distributive: dati a, b, c ∈ Zn a · (b + c) = ab + ac (a + b) · c = ac + bc. (26) 4. Inoltre il prodotto è anche commutativo. Dimostrazione. Tutte queste proprietà seguono immediatamente dalle corrispondenti proprietà di Z esattamente come nella dimostrazione del Lemma 18. C.V.D. L’ultimo lemma afferma che Zn è un esempio di una struttura matematica molto importante che ora definiamo. Definizione 20 Sia A un insieme provvisto di due operazioni, che chiamiamo somma e prodotto e che indichiamo rispettivamente con + e ·. Diciamo che (A, +, ·) è un anello se 1. (A, +) è un gruppo abeliano; 2. il prodotto è associativo; 3. esiste un elemento neutro del prodotto, indicato con 1; 4. l’elemento neutro moltiplicativo e quello additivo sono distinti: 1 6= 0; 5. Valgono le leggi distributive: dati a, b, c ∈ A a · (b + c) = ab + ac 14 (a + b) · c = ac + bc. (27) Se poi il prodotto è anche commutativo, diciamo che A è un anello commutativo. Esempio 21 Gli esempi più semplici sono (Z, +, ·), (Q, +, ·), (R, +, ·). Sono tutti anelli commutativi. Abbiamo appena visto che anche (Zn , +, ·) è un anello commutativo. La classe [0] è l’elemento neutro additivo, [1] è l’elemento neutro moltiplicativo. Per questo useremo spesso le scritture abbreviate 0 ed 1 per [0] e [1]. Nel corso di Matematica discreta - Complementi saranno trattate le matrici, che sono importante esempio di anello non commutativo. Definizione 22 Sia (A, +, ·) un anello commutativo. Diciamo che A è un campo se per ogni x ∈ A, x 6= 0 esiste un inverso moltiplicativo, cioè un elemento y ∈ A tale che xy = 1. Lemma 23 Se A è un anello, poniamo A∗ = A \ {0}. Se A è un campo, (A∗ , ·) è un gruppo abeliano. Dimostrazione. Verifichiamo innanzitutto che se x1 , x2 ∈ A∗ , anche il prodotto x1 · x2 appartiene a A∗ (cioè non è nullo). Infatti se x1 , x2 ∈ A∗ , allora esistono inversi moltiplicativi, cioè y1 , y2 ∈ A tali che x 1 y1 = 1 x2 y2 = 1. Se fosse x1 x2 = 0, si avrebbe 0 = 0 · y1 y2 = x1 x2 y1 y2 = x1 y1 x2 y2 = 1 · 1 = 1. Invece per la definizione di anello, 1 6= 0. Dunque x1 x2 6= 0, cioè x1 x2 ∈ A∗ . Poiché il prodotto di due elementi di A∗ è ancora un elemento di A∗ , il prodotto è effettivamente un’operazione su A∗ . A questo punto è facile concludere che (A∗ , ·) è un gruppo (abeliano). Infatti il prodotto è associativo, 1 ∈ A∗ è un elemento neutro moltiplicativo, e per la definizione di campo, ogni elemento di A∗ ammette un inverso, che appartiene ancora a A∗ . C.V.D. Abbiamo dimostrato sopra che per ogni n ∈ N∗ l’insieme Zn provvisto della somma e del prodotto è un anello commutativo. Ci chiediamo ora se può essere un campo. Il seguente esempio mostra che in generale non lo è. 15 Esempio 24 Consideriamo l’anello Z6 , e consideriamo i due elementi [2], [3]. Poiché 2 e 3 non sono divisibili per 6, [2] 6= [0] e [3] 6= [0]. Tuttavia il prodotto [2] · [3] = [6] = [0]. In altre parole il prodotto di due elementi di A ∗ è nullo, quindi non appartiene ad A∗ . Pertanto A∗ non può essere un gruppo. Segue dal Lemma 23 che A non è un campo: se lo fosse A∗ , sarebbe un gruppo. Si noti che l’anello considerato nell’esempio è Z6 , e che 6 non è primo, ciò che è stato sfruttato per costruire i due elementi non nulli con prodotto nullo. Teorema 25 L’anello Zn è un campo se e soltanto se n è un numero primo. Dimostrazione. Dimostriamo innanzitutto che Zn è un campo solo se n è primo. Dobbiamo cioè provare che se Zn è un campo, allora n è primo. Se non lo fosse, esisterebbe una fattorizzazione non banale, cioè potremmo scrivere n=h·k con h e k entrambi diversi da n, quindi in particolare 0 < h < n e 0 < k < n. Pertanto h e k non sarebbero divisibili per n e le classi [h] e [k] sarebbero entrambe non nulle. Ma il loro prodotto sarebbe invece nullo: [h] · [k] = [hk] = [n] = [0]. Se Zn è un campo, questo non può succedere, dunque non esistono fattorizzazioni non banali di n, il che prova che n è primo. È cosı̀ dimostrata la prima implicazione. Ora dobbiamo provare che - viceversa - se n è primo, allora Zn è un campo. Sia dunque n un numero primo, ed [x] una classe di Zn non nulla. Ciò significa che x non è divisibile per n, per cui M.C.D.(n, x) = 1. Ma allora, per il Teorema di Bézout, esistono interi m, k ∈ Z tali che 1 = mx + kn. (28) Prendiamo le classi di questa equazione: [1] == [mx + kn] = [mx] + [kn] = [mx] = [m] · [x]. Pertanto la classe [m] è un inverso moltiplicativo di [x]. Siccome [x] è un elemento arbitrario di A∗ , abbiamo dimostrato che Zn è campo. C.V.D. Se n non è primo, l’insieme Zn − {[0]} non è chiuso rispetto al prodotto. Tuttavia possiamo considerare un sottoinsieme più piccolo. 16 Definizione 26 Se n è un naturale positivo, indichiamo con Un l’insieme degli elementi di Zn che possiedono un inverso moltiplicativo: Un = {[x] ∈ Zn |∃[y] ∈ Zn : [x] · [y] = [1]}. (29) Lemma 27 Se a, b ∈ Un , anche il prodotto a·b è un elemento di Un . Dunque possiamo considerare su Un l’operazione data dal prodotto, e (Un , ·) è un gruppo abeliano. Dimostrazione. Per ipotesi esistono degli inversi di a e di b, che possiamo indicare con c e d rispettivamente: ac = bd = 1. Pertanto ab · cd = ac · bd = 1 · 1 = 1. Dunque anche ab ∈ Un , e l’applicazione Un × Un −→ Un (30) (a, b) 7−→ ab è un’operazione su Un . Essa è evidentemente associativa e commutativa, e [1] ∈ Un è un elemento neutro. Per la definizione stessa di Un ogni elemento possiede un inverso, quindi (Un , ·) è un gruppo abeliano. C.V.D. Lemma 28 Gli elementi di Un sono esattamente le classi [x] degli interi x che sono primi con n. Dimostrazione. Sia [x] ∈ Zn e proviamo che allora x ed n sono coprimi, cioè M.C.D.(n, x) = 1. Per ipotesi esiste una classe [y] tale che [x] · [y] = [1] ossia xy ≡ 1 mod n cioè ancora xy = 1 + kn per qualche k ∈ Z. Ma allora 1 = yx−kn. Dalla dimostrazione dell’esistenza del massimo comun divisore sappiamo che M.C.D.(x, n) è il minimo intero positivo che si scrive nella forma sx+tn per qualche s, t ∈ Z. Abbiamo appena visto che 1 si scrive in questa forma, dunque per forza M.C.D.(x, n) = 1. Abbiamo cosı̀ provato che se [x] ∈ Un , allora x è primo con n, cioè x ed n sono coprimi. 17 Viceversa, supponiamo che x sia primo con n, e verifichiamo che allora [x] è un elemento di Un . Poiché M.C.D.(x, n) = 1, di nuovo per il Teorema di Bézout, possiamo trovare degli interi s, t ∈ Z tali che 1 = sx + tn. Prendendo le classi di questa equazione troviamo [1] = [sx + tn] = [sx] + [tn] = [sx] = [s] · [x]. Quindi la classe [s] è un inverso moltiplicativo di [x], per cui [x] ∈ Un . C.V.D. Poniamo ora ϕ(n) : = |Un |. (31) Questa funzione si chiama funzione ϕ di Eulero. Se n è primo, Un = Zn \ {[0]} = {[1], ..., [n − 1]}, dunque ϕ(n) = n − 1. Il risultato seguente è il risultato fondamentale sulle classi di resto. Teorema 29 (Eulero) Sia n un numero naturale positivo. Se x ∈ Z è primo con n, allora xϕ(n) ≡ 1 mod n. (32) Dimostrazione. Indichiamo con a la classe di resto di x modulo n, cioè a = [x]n . Poiché per ipotesi M.C.D.(x, n) = 1, la classe a è invertibile, dunque a ∈ Un . Sappiamo che Un è un gruppo abeliano (cioè commutativo) composto da esattamente ϕ(n) elementi. Indichiamo con g1 , ..., gϕ(n) gli elementi di Un Un = {g1 , . . . , gϕ(n) }. Consideriamo ora l’applicazione La : Un → Un , definita da La (g) = ag. Poiché (Un , ·) è un gruppo, segue dalle proprietà dell’equazione (15) (vedi la Proposizione 16) che l’applicazione La è biunivoca. Pertanto ¢ ¡ Un = La (Un ) = {La (g1 ), . . . , La gϕ(n) }. In altre parole le due liste di elementi g1 , . . . , gϕ(n) e La (g1 ), . . . , La (gϕ(n) ) differiscono solo per l’ordine degli elementi. Poiché il gruppo Un è abeliano, il prodotto di elementi di Un non dipende dall’ordine in cui li moltiplichiamo. Dunque ¡ ¢ g1 · · · gϕ(n) = La (g1 ) · · · La gϕ(n) = = (a · g1 ) · · · (a · gϕ(n) ) = = aϕ(n) · g1 · · · gϕ(n) . 18 Poniamo y = g1 · · · gϕ(n) . Allora e · y = y = aϕ(n) · y. Per la legge di cancellazione (18) otteniamo che aϕ(n) = e. Con e indichiamo ovviamente l’elemento neutro del gruppo (Un , ·), cioè la classe [1]n . In sostanza abbiamo provato che [x]ϕ(n) = [1]n . (33) n ϕ(n) Poiché [x]n = [xϕ(n) ]n otteniamo che xϕ(n) è congruo ad 1 modulo n, cioè appunto quello che volevamo dimostrare. C.V.D. Teorema 30 (piccolo Teorema di Fermat) Se p è un primo ed x è un intero qualsiasi, allora xp ≡ x mod p. Dimostrazione. Distinguiamo due casi, a seconda che p divida o non divida x. Nel primo caso, se p|x, anche xp è divisibile per p. Pertanto anche la differenza xp − x è un multiplo di p. Quindi effettivamente xp è congruo ad x modulo p. Se invece p - x, allora [x] ∈ Up , e applicando il Teorema di Eulero, poiché ϕ(p) = p−1, si conclude che xp−1 ≡ 1 mod p. Moltiplicando entrambi i lati dell’equivalenza per x si ottiene la tesi anche in questo caso. C.V.D. Riferimenti bibliografici [F] Facchini, Algebra e Matematica discreta, Decibel-Zanichelli, Padova, 2000. 19