Emozioni in musica con Dodi Battaglia

SPETTACOLO
7 NOVEMBRE 2014
www.leggimionline.it
IX
Un successo l’incontro a tu per tu organizzato con il chitarrista dei Pooh nell’Auditorium di Scordia nella notte delle streghe
Emozioni in musica con Dodi Battaglia
Nel prossimo futuro due tappe siciliane con Tommy Emmanuel, forse Segesta e Selinunte
L
e luci si affievoliscono alle 20.38
nell’Auditorium dell’Istituto
comprensivo di Scordia. Le sedie sono quasi tutte occupate dai 140
presenti che sono riusciti a prenotare un
posto davanti al Pooh chitarrista. Aurelio
Corbino prende il microfono e non si
presenta neanche, a Scordia lo conoscono tutti non solo per la passione sfegatata
per i Pooh che si porta dietro da una vita
insieme Graziella (sua moglie), ma soprattutto perché è il primo che ha organizzato un incontro così insperato in
questa città. Se non presenta se stesso
non ci sarebbe bisogno di presentare neanche Dodi Battaglia, ma ricordare i 35
milioni di dischi venduti, i 50anni di attività dei Pooh che verranno festeggiati
nel 2015 e che è stata la rivista Stern a
premiare Dodi come miglior chitarrista
d’Europa è un piacere troppo grande per
Corbino. Forse meno sapere che lo
stesso riconoscimento l’Italia gliel’ha riconosciuto solo dopo. Ma ormai non importa, Dodi Battaglia è lì, dietro l’ingresso, con un pantalone e una camicia neri,
le uniche cose che non erano nella valigia che gli hanno perso nel volo da Bologna.
L’applauso appena entra non è un
boato e questa serata nella notte delle
streghe non è un concerto. È di più, un
contatto a tu per tu con chi conosci da
sempre ma che hai sempre visto da un
mondo diverso: lui sul palco, con tutta
la band e i mille e mille effetti di luce
e fumo, e tu nel parterre, se sei fortunato,
o dalle gradinate con il cellulare acceso
a filmare quel che puoi. E a cantare con
tutto il fiato che hai per far sentire - anche a “loro” - che sai ogni frase di ogni
singola canzone. E mai avresti immaginato che la notte di Halloween avrebbe
portato un dolcetto così gustoso e
“senza fretta” ha sottolineato Dodi
poco prima di abbracciare la chitarra.
Imaginos (1988) doveva essere il "Dark
Side of the Moon" dei Blue Oyster Cult.
È stato uno dei dischi cult per antonomasia,
di cui si vociferava e sul cui conto aleggiavano leggende sin dalla costituzione dei
B.O.C. Il “concept album” per eccellenza.
Doveva essere un doppio LP che conteneva il "progetto" iniziale "Blue Oyster
Cult" di Sandy Pearlman: giornalista,
critico musicale, poeta, compositore, docente universitario.
La storia: Pearlman scrive poemi su una
sua particolare concezione dell'umano
divenire, secondo cui dietro le vicende dell'umanità hanno da sempre tessuto le
loro oscure trame una conventicola di esseri non di questo mondo. Extraterrestri?
Pseudo-divinità? Forse creature extra dimensionali. Essi seguono solo i loro
occulti interessi, non esitando a manipolare
i governi, le economie, gli equilibri di potere, arrivando addirittura a far scoppiare
guerre. Pearlman, a meta degli anni '60, decise di fondare un gruppo musicale, che
diffondesse il suo verbo. Riunì dei musicisti rock e propose il nome "Soft White
Underbelly", estrapolandolo da una frase
di Churchill. Poi lo cambiò in Blue Oyster
Cult, da uno degli appellativi con cui, secondo lui, era conosciuta quell'organizzazione di esseri.
Caso volle che i cinque newyorkesi
scelti per la band fossero poco interessati
alle elucubrazioni di Pearlman (pare che
Autografi e regali per i fans di Dodi Battaglia
Perché la abbraccia con passione non c’è
dubbio, si vede dal viso in estasi che
sfoggia mentre attacca Piccola Katy. Ed
è una voce sola quella che canta: Dodi,
la chitarra e i 140 presenti.
E così tra una canzone e un racconto
scopri che aveva deciso di suonare all’età di cinque anni e che il suo unico
sogno era una fisarmonica. E la ottenne,
dopo anni di “rotture dei genitali ai ge-
nitori”, grazie a una lotteria che proponeva anche dei torroni. Suo padre pensò
di far felici famiglia e figlio e comprò
più di un biglietto e vinse. E da lì fu un
continuo: dallo studio per nove anni fino
alla scoperta degli Shadows in un jukebox e poi la fisarmonica buttata a mare
e un amore nuovo per la chitarra.
Una vita fatta di treni, tanti e giusti
a quanto pare, quella di Dodi Battaglia
che lo ha portato all’incontro con
Valerio Negrini e da lì ai Pooh che avevano già inciso Piccola Katy tra le critiche della critica che li apostrofava “il
gruppo delle canzonette da tre minuti”.
Ma quelle canzonette piacevano al
pubblico che li ripagava con i dischi acquistati. Eppure non bastava, volevano
di più. E così nel periodo in cui gli accordi premiavano “Una rotonda sul
mare”, loro proposero quella meraviglia
di Parsifal, canzone musica e album. E
non erano più canzonette, era il tempo
delle sinfonie, degli accordi da studiare
e gli arpeggi da creare. E in Parsifal c’è
l’assolo di Dodi Battaglia, un altro
treno che non ha mancato racconta al
pubblico “e per ogni treno mi sono fatto
trovare pronto, con il biglietto in tasca
e i soldi per acquistarlo”.
A pensare a quanti treni ha azzeccato
viene da pensare… Toffee e Una canzone per te con Vasco, Al Di Meola e
adesso è la volta di Tommy Emmanuel
con il quale a dicembre inciderà un disco
in Tennessee e poi verrà mixato in
Italia a gennaio. Un disco pop che non
annoierà, assicura, e che arriverà anche
in Sicilia come tappa della tournèe già
prevista.
La pubblicità non fa mai male ma
sono le emozioni a far correre la musica,
a far nascere una canzone. Le emozioni
imposte da un contratto discografico o,
più spesso, ispirate da una donna. C’è
un che di sospeso e fatale in questi tre-
Dodi con una chitarra elettrica sconosciuta
miti dell’anima che si riescono a “trasmettere con una canzone, quasi fossimo
un tramite verso qualcosa di più grande”
ammette Dodi quasi alla fine di questo
stage-incontro che ha previsto domande
su domande e foto e autografi.
Eppure forse nessuno avrebbe mai
detto o pensato che Dodi Battaglia a casa
si diletta col bricolage.
Monica Adorno
La musica classica di Giampiero Bugliarello ha inaugurato la stagione. Prossimo appuntamento con il duo Ventura-Pennisi
Non solo prosa al Teatro del Tre
Gaetano Lembo
Parte la settima stagione del Teatro del
Tre, diretto da Gaetano Lembo. Giovedì 23
ottobre si è cominciato con lo splendido
concerto del pianista catanese Giampiero
Bugliarello. E adesso un concerto si terrà
ogni terzo giovedì del mese fino a maggio
2015. La novità della nuova stagione è che il
Teatro del Tre proporrà anche la musica
classica. Il 20 novembre sarà dunque la volta di Ester Ventura e Annalisa Pennisi per un
concerto voce e pianoforte, a seguire, il 18
dicembre, Ileana Cosentino proporrà al pianoforte Beethoven, Schumann e Prkofiev,
sempre al piano, il 19 marzo, Alessandra
Floridia si cimenterà in brani di Beethoven,
Ravel e Chopin, il 23 aprile Antonio Garrasi
e il Cesar Franck String Quartet (clarinetto e
quartetto d'archi) eseguiranno brani di Brahmas, Weber e Dvorak. Il 21 maggio Giulia
Russo chiuderà la stagione concertistica al
pianoforte con Bach, Beethoven, Schumann
e Debussy.
Naturalmente continua la proposta di Teatro di Prosa: Daniele Scattina e Michela Grimaldi saranno protagonisti il 15 e 16 novembre del Requiem - dello stesso Scattina vincitore nel 2008 del Premio Fondi - La Pastora, a dicembre il debutto del giovanissimo
attore romano Orlando Rudnicki nel monologo “E ascoltami una buona volta” di M. T.
De Carolis, sempre a dicembre il primo dei
tre spettacoli degli allievi dell'Accademia di
Recitazione del Teatro del Tre: “La dodicesima notte” di William Shakespeare. Allievi
che porteranno in scena ad aprile “La bottega del Caffè” di Carlo Goldoni e a fine giugno si cimenteranno con un testo di uno degli autori-attori più amati: Peppino De Filippo. In primavera debutterà inoltre una nuova
produzione del Teatro del tre, con la regia e
l'interpretazione di Gaetano Lembo.
Altra novità di quest'anno è l'apertura continuata del Teatro, ogni terzo giovedì del
mese, a tutti gli artisti che vorranno cimentarsi in quello che sarà il “Play Time - Libero Palco”: serate a ingresso gratuito in cui
l'unico limite è quello del tempo della performance: 10 minuti.
La storia della musica passa anche attraverso le trame oscure di esseri che non fanno parte di questo mondo
La leggenda dei Blue Oyster Cult
lui ne fosse proprio convinto!), ma molto
appassionati (e molto dotati!) alla musica
rock. Lui voleva esordire con, appunto, un
concept album che raccontasse la storia arcana di questi "invisibles" dagli albori dell'umanità sino ai tempi recenti, e di come
fossero dietro ai peggiori drammi e agli avvenimenti epocali, tramite anche i loro
agenti occulti, umani trasformati tra i quali
spicca un certo "Imaginos"!
I musicisti, come detto, non erano interessati a questo progetto, ma vollero lo
stesso andare avanti utilizzando molte delle
liriche e delle tematiche di Pearlman e varando così quello che il mondo del rock conoscerà come "Blue Oyster Cult" e facendo nascere, nel contempo, la leggenda sotterranea di quest'album mai realizzato.
Passano gli anni, molti brani di quel mitico doppio album confluiscono negli LP
che man mano i B.O.C. pubblicano. Sul
finire degli anni '70 il sodalizio fra Pearlman e i Blue Oyster Cult si interrompe,
e dal gruppo, poco dopo, esce pure Albert
Bouchard, il batterista, il quale era sempre
stato l'unico interessato all'attuazione del
concept album. Allora egli decide di realizzarlo e inizia a reclutare musicisti e a rispolverare i brani originali: certo, molti
erano già stati utilizzati, quindi l'album sarebbe stato, per forza di cose, un singolo.
Bouchard cerca nel frattempo anche di interessare gli ex colleghi: ma non c'è
niente da fare, da quell'orecchio non ci sentono proprio. Passa il tempo, l'album va
avanti ma lo stile è un po’ diseguale (per
via delle alterne collaborazioni di cui si avvale Bouchard) e, purtroppo, le parti
vocali proprio non vanno. A un certo punto
avviene l'imponderabile (che ci sia stato
l'intervento del fantomatico Imaginos?),
Eric Bloom, il cantante del B.O.C., prende
le basi, va in sala d'incisione e in poco tempo completa con il suo cantato tutti brani
fornendo pure una prova che supera tutte
le sue precedenti interpretazioni.
È il 1988 e l'album "Imaginos" vede la
luce, a nome Blue Oyster Cult e non di Albert Bouchard come doveva essere. Non
è più ovviamente un doppio, ma un
singolo (molti brani sono già stati incisi,
anche se per l'occasione vengono rifatti e
inseriti "Astronomy", qui in una versione
più intimista e meno rockeggiante e "Subhuman", ribattezzato "Blue Oyster Cult").
Il mitico album è finalmente una realtà ed è
bellissimo, il migliore rispetto a tutta la produzione passata... e chissà
come sarebbe stato se
avesse visto la luce integro. Infatti in molti
lo considerano un lavoro "monco", un’occasione mancata. Ma nonostante tutto è un
lavoro epocale, un altro punto d'arrivo nella
storia del rock. Ogni brano è perfetto e si
incasella a meraviglia nell'affresco del racconto di una umanità manovrata ed in balìa
di forze occulte, dove si inserisce la storia
tragica e personale di Imaginos (un parallelo lo troviamo nella stupenda serie a fumetti di Grant Morrison "The Invisibles",
anch'essa basata su una organizzazione che
occultamente, a più livelli, guida le sorti
del consorzio umano, contrastata da un altro gruppo esoterico dall'aspetto naïf e
meno "inquadrato"). Anche la copertina
dell'album, nel suo suggestivo bianco e
nero, è azzeccatissima.
I brani: si parte con "I am the one you
warned me of", dall'incedere rallentato e
steso su un tappeto di chitarre cupamente
martellanti e ritmanti, in cui viene narrata
la creazione di Imaginos/Desdinova;
segue "Les Invisibles",
dallo stile siderale che
riprende lo scandito del
brano precedente rendendolo ancora più ipnotico, per poi confluire
"In the Presence of Another World", che apre
con uno stupendo arpeggio pacato ed evocativo che esplode in un
ritmo trascinante di chitarra e cori; si passa,
quindi, per "Del Rio's Song", parentesi in
cui si scarica la tensione, per giungere al
capolavoro nel capolavoro "The Siege and
the Investiture of Baron von Frankestein's
Castle at Weisseria", un'esplosione di
drammaticità e di pathos, con la voce che
urla "He was me, and I was called" alla
quale fanno da contrappunto dei cori da
brivido, in cui il pianoforte lotta e si insinua
splendidamente nel muro sonico costruito
dalle chitarre (la chitarra solista qui è del
grande ospite Joe Satriani!).
L'altro capolavoro del disco è la nuova
versione di "Astronomy", dal chiaroscuro
intimista dove, anche qui, il coro scandisce
in maniera superba il ritmo dall'atmosfera
espressionistica su cui è costruito il pezzo.
Gli altri brani, sempre ad altissimo livello, sono "Magna of Illusion", "Blue Oyster Cult (remake di "Subhuman")" e
"Imaginos".
Alfonso Di Mauro