IEEE news settembre 2011 Personal computer: un futuro a tavoletta Olivetti Olipad110 (progettato da 15 ingegneri a Ivrea e assemblato in Cina) Quando l’amministratrice delegata di Olivetti, Patrizia Grieco, ha annunciato in primavera il lancio del tablet Olipad100 e l’intenzione di puntare su questo prodotto per il rilancio in tutto il mondo, confesso di essere stato molto scettico. La stessa reazione un anno prima, con il lancio di iPad da parte del guru di Apple Steve Jobs. Pensavo: perché uno dovrebbe comprare un tablet pagandolo il doppio di un netbook che fa le stesse cose ma con una vera tastiera? Poi ci sono gli smartphone che ugualmente consentono di navigare in Internet in Wireless o 3G (la rete del telefonino). Sto usando da alcuni giorni Olipad110 (in vendita dal 30 agosto presso MediaWorld) e devo ammettere che mi sono sbagliato. Ha ragione la signora Grieco e altri esperti di informatica che prevedono un futuro ’a tavoletta’ per il Personal Computer, in particolare dove non è ancora arrivato nessun PC. Olivetti ne venderà in Italia 100000 entro l’anno su un mercato di circa 1 milione: non è molto ma neanche poco. Ma veniamo alle impressioni d’uso. Schiacciando il bottone di avvio, il tablet parte in 20 secondi, con la scritta Olivetti, Back To The Future. Viene al primo avvio richiesta la lingua: nel nostro caso Italiano. Poi si può inserire una Sim, quella del telefonino. Se è disponibile una rete Internet Wireless nelle vicinanze, ci si collega. La soluzione preferibile è chiaramente la seconda perché il collegamento con Sim è sempre abbastanza caro e da usare in caso di necessità. Se nessuno dei 2 collegamenti è disponibile (Wireless c’è ormai quasi ovunque, ad esempio a Romentino dove abito, o in Liguria presso le spiagge dove ho passato le vacanze), si può usare lo stesso la tavoletta, ma, ovviamente, non si può navigare. Avevo anche dubbi sulla tastiera virtuale, pensando di impiegare molto tempo per imparare ad usarla e, comunque, che non fosse rapida come quella vera dei notebook. Invece si è dimostrata facilissima e più veloce di quella ‘vera’. Qui si vede la differenza abissale con gli smartphone: io che ho dita grosse devo usare lo stilo e non le dita sui telefonini intelligenti. Anche la navigazione è molto diversa: fra i 4 pollici di uno smartphone e i 10 (ma anche i 7) c’è una differenza sostanziale. In pratica su 4 pollici si possono leggere le email e vedere i titoli sul browser, ma navigare è un’altra cosa. Ecco il motivo dello spazio che i tablet possono ritagliarsi nel mondo dei PC. Naturalmente, i telefonini stanno comodamente in tasca, le tavolette richiedono una borsa, ma se si può portare il paragone è tutto a vantaggio di questi ultimi. Un discorso nuovo è anche quello del multitouch: anche qui pensavo di dover spendere del tempo per imparare. Al contrario, tutto è talmente intuitivo che si usa al primo colpo. Per esempio, lanciando Google Map, grazie al GPS incorporato, vi compare la posizione in cui siete e la mappa. Appoggiando due dita, se si allontanano si ha uno zoom positivo (fino a 20 metri di risoluzione), all’opposto si allarga la visuale. Anche passare dal consueto sistema operativo Windows ad Android (3,1 nel nostro caso) non richiede alcuno sforzo. Riportiamo un breve confronto fra le caratteristiche di Olipad110 e iPad2, ma ci sono molti altri tablet validi di altre ditte. Olivetti Olipad110 Apple iPad2-3G Schermo, dimensioni 10,1 pollici 9,7 pollici Spessore e peso 13 millimetri e 700 grammi 8,8 millimetri e 620 grammi RAM e microprocessore 1 GB; dualcore 1 GHz 512MB; dualcore 1 GHz Memoria di massa 16 GB 16 GB Risoluzione video 1280 x 800 pixel 1024 x 768 pixel Wireless Sì sì 3G Sì (di serie) Sì (in questa configurazione) Bluetooth Sì sì USB Sì no GPS Sì sì Sistema operativo Android 3.1 (free) IOS Apple (proprietario) Applicazioni: dall’Android Market Place che è commune a tutti I tablet Android (molte free) Da Applestore (Solo Apple, proprietarie) Fotocamere Una da 5 M e una da 2 M 5M e una VGA Altri sensori Accelerometro, bussola, giroscopio, luminosità ambiente Acclerometro, bussola Durata batteria 8,5 ore 10 ore Espansione memory card SD Sì (fino a 32GB) no Prezzo 449 euro 599 euro Apple iPad2 Chi ha inventato i telefonini (e Internet Wireless) Le pubblicazioni e l’interesse per l’opera di Guglielmo Marconi hanno conosciuto un periodo d’ombra appena dopo la seconda guerra mondiale. Oltretutto, era vivo il ricordo dei cinegiornali Luce in cui spesso Marconi appariva accanto al Duce. Una vulgata diffusa voleva contrapposto l’altro Nobel italiano Enrico Fermi, di cui si diceva che aveva lasciato l’Italia in opposizione al Fascismo e per proteggere la moglie ebrea. La realtà, quale appare anche dagli ultimi libri apparsi in occasione del centenario del Nobel di Marconi (1909), è molto diversa. E’ vero Marconi aderì con entusiasmo al Fascismo ma in anni in cui Winston Churchill, premier inglese, e Franklin Delano Roosvelt, presidente USA esaltavano Benito Mussolini. Da parte sua, Enrico Fermi prestò giuramento di fedeltà al Fascismo e, finché rimase i Italia, fu sempre fascista. Tanto che quando partì per l’America lasciò una lettera in cui spiegava che la sua fedeltà al Duce rimaneva intatta. Neppure è vero che voleva salvare la moglie. Le vere ragioni erano più prosaiche. Quando Marconi, presidente del CNR, morì improvvisamente di infarto nel 1937, a capo del CNR arrivò il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio e vennero a mancare i finanziamenti che Marconi garantiva ai ‘Ragazzi di Via Panisperna’. Così Fermi se andò dove c’erano i soldi per le sue ricerche, negli Stati Uniti. Marconi, nominato membro del Gran Consiglio del Fascismo da Mussolini, nonostante i continui inviti, non volle mai partecipare. D’Agostino, Segrè, Amaldi, Rasetti e Fermi Come abbiamo accennato, in occasione del centenario del Nobel, sono apparse nuove pubblicazioni su Marconi. Fra queste, “Guglielmo Marconi. Un Nobel senza fili”, di autori vari, Bononia University Press (2009). Vi compaiono particolari poco noti della vita e della carriera del grande Bolognese. In particolare, un discorso del 1937, poco prima della morte, in cui Marconi parla di piccoli apparecchi che permetteranno a tutti di restare in contatto in ogni parte del mondo: i moderni telefonini. E’ del tutto infondata invece la voce secondo cui Marconi stesse progettando il ‘raggio della morte’. A differenza di Fermi, mai avrebbe lavorato a uno strumento di guerra. Così la figlia Degna rievoca con prosa poetica l’esperimento cruciale di Marconi: <<Il fazzoletto bastava a segnalare il successo dai campi situati davanti a Villa Griffone. Non sarebbe stato visibile se Alfonso (il fratello di Guglielmo, ndr) si fosse portato al lato opposto della collina dietro la casa. Egli prese allora un fucile da caccia e si incamminò su per lo stretto sentiero che passava accanto agli edifici della fattoria. Si era ormai alla fine di settembre e le viti erano cariche di grappoli maturi, l’aria sapeva già di vino. Occorrevano venti minuti per superare a piedi il crinale della collina. Alfonso camminava in testa seguito dal contadino Mignani con la cassetta del ricevitore e dal falegname Vornelli che portava l’antenna. Finalmente Guglielmo perdette di vista il piccolo corteo che scomparve dietro l’orizzonte. Dopo qualche minuto incominciò a trasmettere, manovrando il tasto Morse collegato al rocchetto di Ruhmkorff. In lontananza, uno sparo echeggiò nella valle>>. Era il 1895 e, con il colpo di fucile sparato da Mignani, era nata una delle dieci più grandi scoperte di tutta la storia dell’umanità. La famiglia Marconi: il padre Giuseppe, Guglielmo, la madre Annie Jameson e dietro il fratello Alfonso In Italia, per molto tempo nell’ambito accademico, Marconi non fu considerato un fisico ma solo un fortunato inventore. Non così fuori d’Italia. Nel recente libro Quantum di Manjit Kamur (2010) sulla meccanica quantistica, la relatività e i suoi personaggi, viene dedicato più spazio a Marconi che a Fermi, nonostante che l’inventore della radio non fosse un fisico delle particelle. Marconi fu insignito della laurea honoris causa dalle università di Oxford e Cambridge in Inghilterra e dalla Columbia di New York, un onore che nessun altro scienziato italiano ha avuto. Oltre al Nobel del 1909 a 35 anni, fu proposto per il massimo riconoscimento in Fisica altre 6 volte per altrettante scoperte: anche questo è un record. Fu anche un uomo fortunato. Nel 1912 doveva imbarcarsi su Titanic, aveva già il biglietto. Ma all’ultimo momento, saputo che un’altra nave partiva due ore prima, salì su questa e si salvò. Va detto però che 700 dei passeggeri del Titanic si salvarono proprio grazie alla sua radio. Fu anche un uomo di grande onestà intellettuale e generosità. Il grande matematico francese Henri Poincaré, quando fu presentata la scoperta della radio, affermò che a causa della curvatura terrestre sarebbe stata di scarsa utilità. Avendo vinto il Nobel, Marconi aveva il diritto di proporre a sua volta la candidatura di un collega. E Marconi nel 1910 candidò proprio Poincaré, riconoscendone i grandi meriti, nonostante la gaffe clamorosa. Quando si diffuse la notizia dell’improvvisa morte di Marconi, il 20 luglio 1937, tutte le radio del mondo - le sue radio - interruppero le trasmissioni con 2 minuti di silenzio in commosso cordoglio per l’inventore italiano: questo non si ripeté più per nessun personaggio, neppure per un papa. Con tipico under statement inglese (la madre era irlandese) aveva lasciato detto: “Spero che le mie scoperte non si dimostreranno del tutto inutili per l’umanità”. L’Omar nella rassegna stampa dell’AICA Il sito dell’AICA, Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico (www.aicanet.it) presenta una rassegna stampa (pressroom/rassegna-stampa/…) con gli articoli dei giornali di ampia diffusione sui fatti più significativi avvenuti nel 2011 nel campo dell’informatica e promossi dall’AICA stessa. Compare anche l’articolo pubblicato dal Corriere di Novara il 6 giugno, a firma di Valentina Sarmenghi, e riguardante la partecipazione dell’Omar al convegno Didamatica (Informatica e Didattica) presso il Politecnico di Torino, il 4 maggio. La relazione scientifica presentata dal nostro istituto ha il titolo “Visione artificiale: ricerca e didattica in un istituto tecnico industriale” e si può leggere sul sito didamatica2011.polito.it nella sezione Short paper (autore Angelo Monfroglio). Alcuni anni fa, il 12 ottobre (anniversario della scoperta dell’America), il Corriere di Novara pubblicava un articolo dal titolo “L’Omar sbarca in America. Le ricerche sull’intelligenza artificiale inserite nella biblioteca del Congresso degli Stati Uniti”. Pochi mesi dopo, il nostro istituto tecnico industriale ebbe un incremento di iscrizioni del 30%. Naturalmente, non si può stabilire se fu solo, o anche grazie all’articolo sul prestigioso giornale novarese (ma l’anno prima le iscrizioni erano diminuite). E’ certo che un articolo di giornale è molto più significativo di un’inserzione pubblicitaria o un servizio promozionale, per quanto ben fatto: è ovvio che il lettore dà per scontato che si parli bene della scuola che ha pagato la pubblicità. Vogliamo sperare che anche quest’anno si ripeta il risultato favorevole. Desideriamo infine ringraziare la signora Sarmenghi per l’eccellente resoconto, preciso e completo. Un’immagine vale mille parole University of British Columbia (8/8/2011) Ricercatori dell’università della British Columbia stanno sviluppando tecnologie per l’animazione, la simulazione al computer e la rappresentazione tridimensionale con testo e immagini combinate. Fra le applicazioni realizzate quelle sulla fisica dei liquidi in movimento e la cinematica di vari tipi di movimenti complessi. Il computer rumorista Cornell Chronicle (8/8/2011) Il professor Doug James guida un gruppo di ricerche presso la Cornell università per lo sviluppo di algoritmi in grado di produrre rumori provocati dallo sfregamento di oggetti su varie superfici. Analogamente si simulano i rumori dovuti alla collisione di oggetti. Questi rumori possono essere poi incorporati in animazioni realistiche al computer. Questi lavori sono stati presentati alla conferenza dell’ACM SIGGRAPH 2011.