Nino Marconi Il ciclismo nel cuore

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GIUGNO2008
Nino Marconi
Il ciclismo nel cuore
“
Ho voluto che questa cerimonia si
svolgesse all’insegna dell’informalità, un ritrovarsi tra tanti amici che
vogliono fare gli auguri e dire ancora grazie a chi da anni si occupa con passione
genuina di sport”. Così Iva Berasi, assessore allo sport della Provincia autonoma
di Trento, ha aperto l’incontro con Nino
Marconi, da pochi giorni settantenne. E
sono stati 70 anni dedicati con passione
e “cuore grande” al ciclismo. Una passione condivisa dalla moglie Irma e dai figli,
Milena, Sara e Claudio che Nino ha voluto accanto a sé, non senza una comprensibile emozione. “Se oggi lo sport in Trentino è ai vertici nazionali lo deve anche e
soprattutto a personaggi come Nino Marconi”, ha detto Iva Berasi “e io spero che
tanti giovani sappiano cogliere il valore di
questo impegno e decidano a loro volta di
essere parte attiva di quella macchina organizzativa, all’interno delle società, senza la quale lo sport trentino non potrebbe
esistere”. A Nino Marconi l’assessore Berasi ha fatto dono di un orologio, “simbolo del tanto tempo dedicato al movimento sportivo trentino, augurio per quello
che deve ancora venire, perché il ciclismo
trentino, che a Marconi deve già moltissimo, di lui ha ancora bisogno”.
Tanta gente per questo incontro all’insegna dei ricordi. C’erano Giuseppe Zoccante, presidente della Federazione ciclistica trentina, e i dirigenti della Montecorona. Ci sono stati i ricordi: da quel 1953
quando Marconi, “bartaliano convinto”,
iniziò a seguire Aldo Moser; da quel terribile capitombolo che impedì a Francesco
Moser di disputare il Giro d’Italia: cadde
a San Michele all’Adige, mentre si allenava “dietro alla mia Vespa rossa con il rullo:
che spavento e che rabbia dover rinunciare
alla corsa rosa, due giorni prima”. E quante feste preparate, e qualche volta rinviate,
per i tanti trionfi dei Moser prima, di Gilberto Simoni, poi, in val di Cembra.
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