CHEMIOTERAPIA E GRAVIDANZA Tratto da: “Chemotherapy and Pregnancy”, documento pubblicato da Organization of Teratology information Specialists, www.OTISpregnancy.org Traduzione e adattamento italiano a cura di Emanuela Ferrarin Questo documento descrive i rischi che possono derivare dall’esposizione alla chemioterapia durante la gravidanza. Le informazioni qui contenute non possono considerarsi in nessun caso sostitutive di ogni informazione o trattamento che il medico vi propone. Che cos’è la chemioterapia? La chemioterapia è un terapia che utilizza particolari farmaci per curare diverse tipologie di tumore. E’ uno dei trattamenti più utilizzati a questo scopo. Altre terapie sono la radioterapia e la chirurgia, che sono in grado di trattare localmente la malattia. Quando viene somministrato un farmaco chemioterapico per bocca (via orale) o per via endovenosa, questo si diffonde nel torrente sanguigno e da qui raggiunge i vari distretti dell’organismo. Nella pianificazione di un trattamento che miri alla massima efficacia di solito si combinano in modo appropriato queste tre possibilità d’intervento (farmacologico, chirurgico e radiante). Come agisce la chemioterapia? Le cellule di un tumore si differenziano da quelle normalmente presenti nel nostro corpo: crescono e si moltiplicano velocemente e possono disseminarsi in altre parti dell’organismo. La chemioterapia interferisce con la loro crescita. Ogni farmaco chemioterapico ha un’indicazione specifica, una caratteristica intensità d’azione e propri effetti secondari (o collaterali). Potrò ad avere una gravidanza dopo la chemioterapia? I trattamenti chemioterapici interferiscono sia con la divisione delle cellule “malate” che con quella delle cellule ”sane”, comprese quelle coinvolte nel meccanismo della riproduzione. Questo può influire sulla la capacità di procreare. Per una percentuale considerevole di donne la fertilità viene inibita temporaneamente e ripristinata a distanza di mesi dal completamento della terapia. Per altre donne potrebbe anche essere questione di anni. L’effetto sulla fertilità può variare a seconda del chemioterapico utilizzato: dove per alcuni farmaci si osserva una completa inibizione della fertilità, per altri l’effetto è più limitato. In generale le donne giovani hanno maggiori possibilità di riacquistare la fertilità. Ho fatto la chemioterapia da bambina, ora sono incinta. Questa mia esposizione potrà causare anomalie al mio bambino? Probabilmente no. Nessuno studio ha finora evidenziato che l’esposizione ai farmaci chemioterapici nel periodo dell’infanzia abbia aumentato il rischio di anomalie nei bambini nati da queste donne. Se avessi bisogno della chemioterapia all’inizio della gravidanza, questa potrà causare anomalie? Sì, potrebbe. Sebbene siano stati riportati dei casi di bambini nati sani da donne che si erano sottoposte a chemioterapia durante il primo trimestre di gravidanza, c’è un maggior rischio di anomalie. Questo rischio è maggiore durante il primo trimestre di gravidanza, perché è il momento in cui si formano la maggiorparte degli organi e dei tessuti del feto e la crescita cellulare è rapida. Dal momento che la chemioterapia interferisce con la crescita e la divisione delle cellule, il feto è più sensibile in questo stadio dello sviluppo. Esporsi alla chemioterapia in questo periodo aumenta anche il rischio di aborto spontaneo. Per tutti questi motivi essa viene il più possibile evitata durante il primo trimestre di gravidanza. Ci sono dei rischi legati alla chemioterapia nei due successivi trimestri di gravidanza? Il rischio di anomalie è minore rispetto al primo trimestre. Lo sviluppo della maggiorparte degli organi del feto è completato all’inizio del secondo trimestre (con alcune eccezioni: il cervello e l’apparato riproduttore). In ogni caso il trattamento chemioterapico durante il secondo e terzo trimestre può aumentare il rischio di parti prematuri, di un peso inferiore alla nascita e di una riduzione transitoria dei valori di alcuni elementi corpuscolati del sangue. Ci sono farmaci chemioterapici più sicuri di altri? Sì. Considerando i bambini nati da donne sottoposte a trattamenti chemioterapici diversi, alcuni tipi di trattamento si sono potuti associare ad un maggior numero di anomalie. Sebbene nessun farmaco chemioterapico possa essere considerato totalmente sicuro in gravidanza, alcuni danno una minore probabilità di provocare anomalie. Oltre allo specifico farmaco utilizzato, ci sono altri fattori che possono influire su questo risultato, tra questi il numero di farmaci contemporaneamente utilizzati per ogni singolo trattamento, la frequenza di somministrazione, la durata complessiva del trattamento ed il periodo gestazionale. Se inizio una chemioterapia durante la gravidanza posso aspettarmi anche conseguenze a distanza di tempo sul il mio bambino? Sebbene in linea teorica non si possa escludere una relazione tra l’esposizione ai chemioterapici “in utero” e possibili conseguenze a distanza di tempo sul bambino, in questo campo c’è bisogno di maggiori studi. Pertanto è raccomandata un’attenta valutazione della crescita e dello sviluppo del feto che si estenderà per un periodo opportuno anche dopo il parto. Posso allattare durante la chemioterapia? No, l’allattamento al seno non è consigliato durante questa terapia. Anche se non è del tutto chiaro in che quantità il farmaco potrebbe essere secreto nel latte materno, c’e rischio di importanti effetti collaterali per il neonato, tra questi l’immunosoppressione ed un aumentato rischio di contrarre tumori. Se il padre del mio bambino ha ricevuto un trattamento chemioterapico, questo avrà conseguenze sulla mia gravidanza? Gli uomini che si devono sottoporre a queste terapie prima del trattamento potrebbero richiedere il deposito alla banca del seme. La produzione di sperma è spesso alterata dal trattamento e sebbene possa ritornare normale dopo la terapia, non può esserci garanzia assoluta di questo. Inoltre ci potrebbero essere alterazioni alla struttura dei cromosomi degli spermatozoi. La maggiorparte di queste alterazioni non si ritiene che sia permanente, tuttavia alcuni studi hanno evidenziato significativi livelli di sperma anomalo a distanza di anni dalla conclusione della chemioterapia. Sebbene i dati disponibili siano limitati, se la produzione di sperma viene ripristinata, sembra che il trattamento chemioterapico nell’uomo prima del concepimento non aumenti il rischio di anomalie.