IL DOMINIO DI GOOGLE Storia dell’inchiesta antitrust su Google dal 2010 al 2013 Tesina a cura di: Francesca Romana Raimo Flaminia Bonini Catalina Silvana Pengler Micaela Pinola INDICE CAPITOLO 1: INTRODUZIONE PAR 1.1 MOTORI DI RICERCA PAR 1.2 GOOGLE SEARCH PAR 1.3 INCHIESTA SU GOOGLE CAPITOLO 2 : STORIA DELL’INCHIESTA DELL’ANTITRUST EUROPEO CONTRO GOOGLE PAR 2.1 MARCO ULSANIA IL SOLE 24 ORE PAR 2.2 I NUMERI PAR 2.3 ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE: ULTIMATUM UE A GOOGLE PAR 2.4 ACCORDO GOOGLE – UNIONE EUROPEA, POTREBBE EVITARE “POSIZIONE DOMINANTE” CAPITOLO 3 : STORIA DELL’INCHIESTA DELL’ANTITRUST AMERICANO CONTRO GOOGLE PAR 3.1 ABUSO POSIZIONE DOMINANTE, ANTITRUST INDAGA GOOGLE PAR 3.2 GOOGLE, FINE DELLE OSTILITA’ ANTITRUST? CAPITOLO 4 : L’ECONOMIA DI GOOGLE 4.1 COME GUADAGNA GOOGLE? 4.2 L’EVASIONE DEL FISCO 4.3 IL MERCATO INTERNAZIONALE DEI MOTORI DI RICERCA CAP 1 INTRODUZIONE PAR 1.1 I MOTORI DI RICERCA Un motore di ricerca (in inglese search engine) è un sistema automatico che analizza un insieme di dati spesso da esso stesso raccolti e restituisce un indice dei contenuti disponibili classificandoli in base a formule statistico-matematiche che ne indichino il grado di rilevanza data una determinata chiave di ricerca. Esistono numerosi motori di ricerca attivi sul web. Il più utilizzato, su scala mondiale (con un indice che supera gli 8 miliardi di pagine), è Google; molto usati anche Live e Bing (motori di ricerca della Microsoft),Yahoo!, Ask. Da segnalare il tentativo di creare il primo motore di ricerca europeo, Quaero concorrente di Google con una iniziativa franco-germanica. Il progetto, stimato attorno ai 400 milioni di dollari, è stato abbandonato dopo pochi mesi per la rinuncia da parte della compagnia tedesca. Il lavoro dei motori di ricerca si divide principalmente in tre fasi: ANALISI del campo d'azione (tramite l'uso di crawler appositi); CATALOGAZIONE del materiale ottenuto; RISPOSTA alle richieste dell'utente; I motori di ricerca forniscono anche risultati sponsorizzati, ovvero mostrano in maggiore evidenza nelle SERP (Search Engine Result Pages, Pagine dei risultati dei motori di ricerca) siti web di aziende che pagano per risultare tra i primi risultati quando si cercano termini (detti keyword o parole chiave) che sono in relazione all'ambito di competenza dell'azienda stessa. I risultati sponsorizzati dei motori possono apparire anche sui siti che partecipano al loro programma di affiliazione. In particolar modo, Google permette di far apparire nelle proprie SERP (chiaramente distinti dai risultati "naturali") risultati a pagamento comprati con il programma AdWords. In aggiunta a questo offre anche un servizio di sponsorizzazione che si rivolge a tutti i siti che hanno determinati requisiti, chiamato AdSense. Google AdSense (spesso abbreviato con Google AS) usa le capacità del motore di ricerca di interpretare il tema della pagina in cui è posizionato l'apposito codice per fornire annunci a tema. PAR 1.2 GOOGLE SEARCH Google Search è un motore di ricerca per Internet fondato il 27 settembre1997 da Larry Page e Sergey Brin. Successivamente venne creata l'omonima azienda il 4 settembre 1998. Oltre a catalogare e indicizzare il World Wide Web si occupa anche di foto, newsgroup, notizie, mappe, mail, shopping, traduzioni, video, personalizzazione della pagina di ricerca e programmi creati appositamente da Google. Stando ai dati 2010 della ricerca “Gli Italiani e i Motori di Ricerca”, realizzata da SEMS e FullResearch su un campione di 2.000 intervistati, in Italia più di nove utenti su 10 utilizzano come motore di ricerca Google. Negli Stati Uniti, invece, secondo i dati comScore di aprile 2011, Google ha una quota di mercato del 65,4%, seguito da Yahoo (15,9%) e Bing (14,1%). QUOTE DI MERCATO MOTORI DI RICERCA IN ITALIA IN USA 92 65,4 3 GOOGLE 15,9 1 YAHOO 14,1 3 0 BING 3 ASK 0 VIRGILIO 0 1,5 1 AOL 0,1 ALTRO Le statistiche sull’Utilizzo dei Motori di Ricerca in Italia nel 2011 sottolineano come il motore di ricerca più utilizzato in Italia rimane Google (92%) mantenendo la stessa percentuale di utilizzo, seguito da Virgilio (3%) che rimane anch’esso invariato, Bing (2%) che raddoppia la sua diffusione, Yahoo (1%) che perde invece il 2%, e altri (1%). QUOTE DI MERCATO IN ITALIA 2010 92 92 2011 2012 85,75 3 GOOGLE 1 YAHOO 5,42 1 2 BING 2,11 1 1 5 ALTRI Infine il'1 ottobre 2012 Google ha superato Microsoft nel valore capitale in borsa, registrando, alla chiusura, 249,19 miliardi di dollari americani, rispetto ai 247,44 di Microsoft, affermandosi così come una delle più redditizie società a livello mondiale e diventando anche meta ambita a livello lavorativo. PAR 1.3 INCHIESTA SU GOOGLE La situazione economica e di quota di mercato di Google descritta nel paragrafo precedente evidenziano come la posizione di Google all’interno della concorrenza sia Americana che Europea sembri essere dominante motivo per il quale nel 2010 si è aperta un’inchiesta aperta dalla Federal Trade Commision, autorità antitrust statunitense, con accusa di comportamenti anticoncorrenziali da parte del motore di ricerca Google . Tale inchiesta si è conclusa il 03 Gennaio 2013 quando la Fct ha deciso di non procedere contro Google per manipolazione dei risultati di ricerca, per mancanza di elementi sufficienti. Nei fatti è stata comunque raggiunta un'intesa che mette fine all'indagine avviata due anni fa sulla ricerca online. Operativamente l'accordo prevede modifiche volontarie da parte di Google. In base all'intesa i concorrenti del colosso Internet avranno maggiore accesso a brevetti ritenuti essenziali per il funzionamento degli smartphone, tablet e altri dispositivi tecnologici. Gli inserzionisti pubblicitari inoltre potranno contare su una maggiore flessibilità nell'usare motori di ricerca rivali. Google ha deciso di rimuovere le restrizioni nell'uso di AdWords, la piattaforma online per la promozione pubblicitaria, consentendo agli inserzionisti di estrapolare i dati per valutare le rispettive campagne. Ad oggi, invece, resta ancora aperto il contenzioso in sede Ue. La Commissione europea ha aperto l'indagine contro Google nel novembre 2010 a seguito delle denunce presentate da altre società, tra le quali Microsoft, per abuso di posizione dominante. La Commissione europea sta attualmente verificando se Google, che ha detto più volte di voler collaborare, stia o meno favorendo i propri servizi penalizzando i concorrenti nell'ambito dei risultato che fornisce il motore di ricerca. Se riterrà che le proposte di Google garantiscono la concorrenza, potrebbe chiudere il dossier. In caso contrario verrebbe inflitta una multa fino al 10% del fatturato globale annuo, pari a 47 miliardi di dollari. CAP 2 STORIA DELL’INCHIESTA DELL’ANTITRUST EUROPEO CONTRO GOOGLE Un fatto recente di notevole importanza nella storia di Google risale al 30 Novembre 2010, con l'accusa di sospetto abuso di posizione dominante da parte della Commissione Europea. Infatti, secondo l'Articolo 102 TFUE (ex art. 82 TCE) : “È incompatibile con il mercato comune e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato comune o su una parte sostanziale di questo” PAR 2.1 MARCO VALSANIA - IL SOLE 24 ORE 1 DICEMBRE 2010 Le autorità antitrust europee stringono d'assedio Google: il leader dei motori di ricerca è da ieri sotto indagine per abuso di posizione dominante nel Vecchio continente. L'inchiesta, che prende le mosse da proteste di rivali francesi, britannici e tedeschi tra cui una controllata di Microsoft, non implica una condanna contro Google. Ma, se trovata responsabile di discriminazione dei rivali nei risultati delle sue ricerche online, la società rischia miliardi di dollari di danni: 2,4 miliardi, per l'esattezza, sulla base di formule che prevedono il pagamento di fino al 10% delle entrate annuali. Per il gruppo di Mountain View, in California, è il primo assalto frontale portato dalle autorità incaricate di far rispettare le norme sulla concorrenza su una delle due sponde dell'Atlantico. Le authority federali americane hanno in passato considerato inchieste, senza però prendere l'iniziativa. Adesso non è escluso si sentano spinte a seguire l'esempio: hanno ricevuto notifica del caso scattato in Europa. E oltreoceano non mancano denunce di «maltrattamento» per mano di Google promosse da siti web, spesso a livello di corti statali. Non che l'Unione Europea abbia bisogno dell'ingresso in campo di Washington. Ha già dimostrato di non avere timori reverenziali nei confronti di colossi internazionali: sono ormai entrate nella storia le multe per due miliardi di dollari a Microsoft e per 1,4 miliardi a Intel. Quest'anno ha inoltre avviato un'inchiesta su un altro big tecnologico, la Ibm. Google, che in Europa controlla il 90% del mercato della ricerca online, ha promesso cooperazione, aggiungendo di ritenersi innocente. «Da quando abbiamo dato vita all'azienda – ha affermato – abbiamo lavorato per fare la cosa giusta sia per i nostri utenti e che per il nostro settore». In un segnale conciliante, ha aggiunto che «c'è sempre spazio per miglioramenti, quindi lavoreremo con la Commissione». Di sicuro, però, l'inchiesta non ha frenato le ambizioni di crescita: il gruppo ha offerto sei miliardi per Groupon, sito di Chicago di social buying, acquisti superscontati, nato solo nel 2008. Un deal che se completato diventerà la sua più grande acquisizione. A Wall Street costi della fusione e assalto antitrust hanno pesato sul titolo, che ha ceduto il 4%. Da parte sua, la Commissione europea ha fatto sapere che le indagini richiederanno mesi. Il Commissario alla concorrenza Joaquin Almunia ha dichiarato che le autorità esamineranno «a fondo le potenziali preoccupazioni per la condotta di Google, in particolare il modo in cui presenta i risultati delle ricerche. La vigorosa concorrenza di tutti i protagonisti, compresi i più piccoli e innovativi, deve essere preservata». Potrebbe essere un riferimento alle tre società che, fin da febbraio, hanno formato un fronte anti-Google. La britannica Foundem, specializzata nel confrontare prezzi. Ejustice.fr, motore di ricerca francese di documentazione legale. E Ciao, sito tedesco per acquisti online di Bing, search engine di Microsoft. Hanno rimproverato a Google di aver penalizzato i loro servizi relegandoli irregolarmente in coda alle graduatorie delle ricerche condotte con il suo motore, sia quelle dei risultati gratuiti che dei link sponsorizzati o «ads», di fatto pubblicità a pagamento. Questo mentre avrebbe favorito nelle classifiche propri servizi specializzati, in gergo «verticali». La Icomp, un'associazione di settore che comprende Foundem ed è sostenuta da Microsoft, ha allargato ancora l'assalto: in gioco, ha detto, «è tutto l'ecosistema del contenuto online, delle aziende di pubblicità su Internet e di software». Nel mirino della Commissione europea ci sono anche sospetti di manipolazioni nei prezzi delle pubblicità online e i rapporti tra Google e i partner pubblicitari. Sotto indagine saranno eventuali obblighi che «vietano ai partner, come a fornitori di computer e software, di inserire alcune pubblicità di concorrenti sui loro siti». E sotto osservazione finiranno «sospette restrizioni» al trasferimento di dati, per campagne promozionali su Internet, a piattaforme pubblicitarie concorrenti. Google ha tuttavia ribattuto esplicitamente ad almeno alcuni dei sospetti e all'immagine di autoritario imperatore hi-tech, nemico dell'innovazione. Ha assicurato che consente ai clienti di trasferire dati. E che «esistono ragioni valide» per spiegare la retrocessione dei rivali nelle graduatorie dei risultati delle «sue» ricerche. Foundem, stando a Google, «prende da altri siti il 79% del contenuto e abbiamo sempre indicato che i nostri algoritmi penalizzano i siti che duplicano». PAR 2.2 I NUMERI 2,4 miliardi La possibile sanzione Se trovata responsabile di discriminazione dei rivali nei risultati delle sue ricerche online, Google rischia miliardi di dollari di danni: 2,4 miliardi, per l'esattezza, sulla base di formule che prevedono il pagamento di fino al 10% delle entrate annuali. 90% La quota di mercato in Europa Il motore di ricerca controlla in Europa una quota di mercato del 90%. Negli ultimi anni la Commissione ha sanzionato colossi come Microsoft (2 miliardi) e Intel (1,4 miliardi) perché colpevoli di violazione della concorrenza. 6 miliardi $ L'offerta per Groupon L'inchiesta europea non frena i piani di crescita di Google: il gruppo avrebbe offerto circa 6 miliardi di dollari per il controllo di Groupon, sito di acquisti superscontati. Si tratterebbe della più grande acquisizione nella storia di Google. PAR 2.3 ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE: ULTIMATUM UE A GOOGLE 21 maggio 2012 Recapitata una lettera al presidente Il vicepresidente dell'Ue Almunia: "Diamo a Google la possibilità di rimediare". Tante le denunce: da Expedia e Tripadvisor Bologna, 21 maggio 2012 - Il colosso Google spaventa l'antitrust Ue. Ed è proprio il vicepresidente Joaquin Almunia a rendere pubbliche le preoccupazioni europee in merito al possibile abuso di posizione dominante da parte del motore di ricerca americano. L'Ue si è mossa attraverso una lettera, in cui "diamo a Google - ha sottolineato Almunia - la possibilità di presentare, nelle prossime settimane, proposte di soluzioni". Si tratta di affrontare quattro punti, che tengono conto delle denunce ricevute da Bruxelles, come ha riferito lo stesso Almunia: i link verso propri servizi dal motore di ricerca, il modo in cui si copiano i contenuti di altri motori senza autorizzazione, la pubblicità e la portabilità della ricerca. Secondo Almunia, "questi mercati in continua evoluzione traggono beneficio da una soluzione rapida dei problemi individuati per la concorrenza: ripristinarla in maniera veloce a vantaggio degli utilizzatori in una fase precoce è sempre preferibile rispetto alle lunghe procedure, anche se a volte queste diventano indispensabili per la pratica della concorrenza". Nel caso specifico, "Google mi ha spesso confermato la sua disponibilità a discutere ogni preoccupazione della Commissione senza arrivare a una procedura ostile. Ecco perché oggi diamo a Google la possibilità di proporre rimedi".Accanto alla sua attività di ricerca generale, Google offre servizi di ricerca "verticali", settore in cui si confronta con molti concorrenti. Ma nei suoi risultati di ricerca, fa notare l'antitrust Ue, Google privilegia i link con i suoi stessi servizi, danneggiando quelli dei suoi concorrenti. Ancora, copiando i contenuti dei siti degli altri operatori, Google approfitta dei loro investmenti scoraggiandone di ulteriori. La lettera inviata oggi, ha spiegato Almunia, è rivolta direttamente al presidente di Google Eric Schmidt E' dal 2010 che Bruxelles sta indagando sulle attività del più importante motore di ricerca online dopo ben 14 denunce presentate alla Commissione contro Google per abuso di posizione dominante. Gli ultimi ricorsi sono stati avanzati da Expedia e Tripadvisor all'inizio di aprile. Nel mirino dei servizi della Commissione che vigilano sul rispetto delle regole sulla concorrenza e il mercato unico sono finite le attività svolte dal gruppo Usa sia come motore di ricerca e sia come gestore della pubblicità online. Almunia ha avvertito Schmidt che, in assenza di adeguati correttivi presentati da Google, sarà la Commissione a decidere quali interventi imporre per sanare la situazione. PAR 2.4 ACCORDO GOOGLE-UNIONE EUROPEA,POTREBBE EVITARE LA "POSIZIONE DOMINANTE" 24 LUGLIO 2012 Lo anticipa il Financial Times: "Il motore avrebbe fatto concessioni su tutte e quattro le aree su cui Bruxelles ha espresso preoccupazione. L'azienda americana sotto accusa per azioni "discriminatorie" nei confronti dei concorrenti, l'autopromozione, i contatti "pilotati" per spostare pubblicità. Il commissario Almunia: "Raggiunto un buon livello di intesa" BRUXELLES - "Google ha trovato l'intesa con l'Antitrust Ue in un accordo che risparmierebbe al colosso statunitense le accuse di abuso di posizione dominante". E' quanto anticipa oggi il Financial Times. "Mentre l'accordo deve ancora essere finalizzato - ha indicato il Financial Times -, ma i colloqui hanno superato un importante ostacolo che potrebbe salvare Google da quella decennale lotta che da Bruxelles ha perseguitato giganti del calibro di Microsoft e Intel". In sostanza, Mountain View sarebbe riuscita a evitare una multa plurimiliardaria. "I dettagli delle concessioni di Google - ha precisato il quotidiano britannico - non sono ancora chiari, ma affrontano i quattro problemi specifici evidenziati dall'Ue in un precedente avvertimento". Dopo due anni di indagini Bruxelles aveva individuato 'anomalie' nel modo con cui il motore di ricerca favorisce i propri prodotti nei risultati e declassa i contenuti di potenziali concorrenti rendendoli meno visibili, oltre a imporre contratti che limitano lo spostamento della pubblicità verso altri motori di ricerca. La proposta di intesa di Google coprirebbe tutte queste aree. Bruxelles proseguirà un'indagine parallela sulla presunta posizione dominante di del sistema operativo Android per telefoni cellulari e per i tablet. Una volta completo, l'accordo sarà reso noto al nutrito gruppo di aziende che hanno fatto ricorso contro i presunti abusi di posizione dominante di Google. Nomi come Microsoft, Expedia e TripAdvisor hanno fatto pressione affinché Bruxelles prendesse posizione contro le violazioni delle norme sulla concorrenza e probabilmente - dice ancora il Financial Times - si faranno sentire se riterranno che le nuove misure siano solo di facciata. "Penso che abbiamo raggiunto un buon livello di intesa - ha detto il Commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia - e nei prossimi giorni o la settimana prossima avremo il primo incontro tecnico" CAP 3 STORIA DELL’INCHIESTA DELL’ANTITRUST AMERICANA CONTRO GOOGLE PAR 3.1 ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE, L’ANTITRUST USA INDAGA SU GOOGLE DI MATTEO LUIGI RISO 17 OTTOBRE 2012 Da alcuni giorni circola con insistenza la voce per cui la Federal Trade Commission (FTC), l’Antitrust americana, sarebbe in procinto di aprire un’inchiesta formale nei confronti di Google per l’attività di gestione del suo motore di ricerca. Secondo alcune fonti, quattro dei cinque commissari membri della FTC, dopo aver esaminato per più di un anno il caso, sono giunti alla conclusione che Google avrebbe sfruttato la propria posizione dominante nel mercato delle ricerche online in modo tale da danneggiare i diretti concorrenti. Sono parecchie le aziende che da tempo invocano un intervento della commissione nei confronti di Google ma fra queste sono soprattutto Yelp e Nextag a farne chiare e dirette allusioni. La tesi sostenuta è che con l’ingresso nel mercato delle ricerche settoriali, quali quelle sui viaggi o sui prezzi dei beni al consumo, Google abbia manipolato i risultati per dare maggiore rilevanza ai propri risultati e minore rilevanza ai risultati dei concorrenti. Questo modo d’agire indurrebbe i concorrenti ad acquistare spazi pubblicitari in Google proprio per acquisire maggiore visibilità ed evitare che l’utente di Internet casuale non si fermi sistematicamente ai primi risultati nella prima pagina che altrimenti coinciderebbero solo ed esclusivamente con risultati propri di Google Search. La decisione sul da farsi è attesa per il periodo a cavallo fra la fine di novembre e la metà di dicembre. Se la FTC giudicherà illegittimo il modus operandi dell’azienda di Mountain View, questa si ritroverebbe davanti ad un bivio: trattare con la FTC per trovare un accordo di massima oppure avventurarsi in un lungo e costoso procedimento giudiziario. Tuttavia ricordiamo che già nel settembre 2011 Eric Schmidt è intervenuto in un’audizione davanti alla commissione antitrust del Senato USA per le stesse motivazioni e in quell’occasione Schmidt affermò chiaramente che Google non ha mai manomesso i risultati delle proprie ricerche. PAR 3.2 GOOGLE, FINE DELLE OSTILITÀ ANTITRUST? 19 DICEMBRE 2012 La Grande G sembra vicina ad un accordo con la statunitense FTC, con alcune modifiche alle sue query di ricerca per rispettare la concorrenza nel search. Dubbi più forti dall'Europa Roma - A colloquio con il chairman di Google Eric Schmidt, le autorità antitrust del Vecchio Continente attendono un "resoconto dettagliato" sulle misure adottate dal gigante californiano per scongiurare una multa per abuso di posizione dominante nel mercato comunitario della ricerca web. Entro la fine del prossimo gennaio, BigG dovrà infatti convincere il Commissario per la Concorrenza Joaquin Almunia. In un sintetico comunicato stampa, i vertici di Google hanno ribadito la piena collaborazione con la Commissione Europea, dopo le indagini antitrust avviate a Bruxelles su segnalazione di alcune piattaforme digitali specializzate nella comparazione dei prezzi. La Grande G avrebbe sfruttato la sua posizione di leader nel search per abbassare il ranking relativo a servizi concorrenti. In attesa di illustrare i suoi sforzi alle autorità europee, Google sembra vicina a risolvere positivamente le indagini avviate in patria dalla Federal Trade Commission (FTC). Lo stesso Schmidt sarebbe riuscito a prendere altri due mesi di tempo per dimostrare le correzioni apportate da BigG al search con un sistema che applichi una specifica etichetta per meglio distinguere la provenienza dei vari servizi agli utenti. (M.V.) CAP 4 L’ECONOMIA DI GOOGLE PAR 4.1 COME GUADAGNA GOOGLE? Le principali fonti di guadagno della multinazionale sono: - Il Motore di Ricerca Google.com ; - Servizi Network: come Google+, Youtube, Gmail; - Altri: in cui rientrano tutti i diversi servizi e applicazioni per web e mobile. Lo schema di seguito rappresenta quali sono le fonti di guadagno dell’azienda e quanto ciascuna ha fruttato dal 2010 al 2012. Possiamo vedere come la principale fonte di guadagno viene dal motore di ricerca dove vengono vendute le inserzioni pubblicitarie. L’azienda offre agli inserzionisti l'opportunità di pubblicare annunci online pertinenti con le ricerche degli utenti, utilizzando il programma AdWords della stessa Google, permettendo annunci mirati per guadagnare nuovi clienti. Google vende il suo ospitare pubblicità, che è dichiarata e segnalata dalla scritta “collegamenti sponsorizzati”, presente in riquadri accanto alla lista dei primi dieci siti. AdWords – il sistema che gestisce le pubblicità sul motore – è un “pay for click”, che permette di inserire un annuncio all'interno dei collegamenti sponsorizzati di Google. Il motore di ricerca garantisce il posizionamento in testa ai risultati pubblicitari per una certa parola chiave, dietro il pagamento per ogni click. Queste vengono chiamate “Keys Words” – selezionate e “comperate” dalle aziende - per distribuire annunci pubblicitari in maniera mirata agli utenti che sono alla ricerca di informazioni su un particolare servizio. Il programma è basato su due elementi: pay for click (PFC) e performance dell’annuncio. L'utente-sponsor sceglie il costo per clic che intende pagare per le proprie parole chiave, quindi sceglie un importo medio giornaliero, ad esempio 100 euro al giorno, per un totale di 3.000 mensili. Quando un utente compie una ricerca su Google o su uno dei motori collegati utilizzando una parola "opzionata" da un inserzionista, accanto ai risultati "normali" compaiono degli annunci chiaramente definiti "collegamenti sponsorizzati". Ogni volta che un utente clicca sul collegamento, lo sponsor paga a Google una cifra variabile, da pochi centesimi a diversi euro, a seconda della richiesta e della concorrenza esistente per quella parola-chiave. Gli inserzionisti stabiliscono il prezzo che sono disposti a pagare per ogni clic fatto sui loro annunci, e pagano solo quando il loro annuncio viene cliccato. Google visualizza gli annunci con una frequenza sufficiente a garantire che il click-through (vale a dire il numero di persone che vedono l’annuncio e fanno clic su esso) non superi il budget giornaliero. Indipendentemente dal budget giornaliero, Google prova a mostrare I'inserzione in modo uniforme nei diversi giorni. Ovviamente, ad un budget giornaliero inferiore corrisponde una visualizzazione meno frequente degli annunci. La pubblicità si presenta infatti anche nella schermata che appare all’utente quando utilizza Gmail, il servizio di Google per la gestione della posta elettronica. Un’altra tecnica pubblicitaria è quella attraverso il programma AdSense, che vede l’editore o proprietario di un sito internet ospitare annunci pubblicitari sul proprio sito web. In questo caso vale sempre la regola del “pay for click” ma viene trattenuta una percentuale sull’investimento pubblicitario. La pubblicità fa si che Google possa fornire servizi gratuiti alla propria utenza e di fatturare miliardi di dollari l’anno. Nel primo trimestre 2012 ha raggiunto un fatturato di 10,65 miliardi di dollari, con un conseguente netto di 2,89 miliardi; poi però è sceso nel terzo trimestre a 2,18. Quindi se nel primo trimestre si era registrato un +61%, a fine anno l’utile è calato del 20%. PAR 4.2 L’EVASIONE DEL FISCO Google è stato sotto accusa per aver evaso il fisco. Su 12,5 miliardi di entrate stimate la società avrebbe denunciato utili pre-tasse per 24 milioni. Tra le nazioni Europee sono Francia, Germania e Inghilterra che hanno da tempo aperto l’indagine sull’evasione delle tasse da parte di Google. Il Fisco francese ha chiesto al motore di ricerca di pagare 1,7 miliardi di euro di tasse eluse. In Inghilterra una Commissione parlamentare d'inchiesta ha messo nel mirino le pratiche fiscali. Anche in Germania il livello dello scontro è alto. In oltre sorge un altro problema per Google: il governo tedesco ha approvato un disegno di legge che impone ai motori di ricerca, il pagamento di diritti d'autore ai media tedeschi in caso di visualizzazione dei titoli delle notizie sui loro siti web. Una scelta che la filiale tedesca di Google ha condannato parlando di un «giorno nero» per il Web, augurandosi che il disegno di legge venga respinto dal Parlamento. Google lanciò una campagna, definita da alcuni ‘aggressiva’, rivolgendosi direttamente agli utenti dalla home page tedesca del suo motore di ricerca: “Vuoi trovare ancora ciò che stai cercando? Partecipa alla campagna ‘Difendi la tua rete’ (Verteidige Dein Netz)”. L'obiettivo del disegno di legge è quello di dare vita a una nuova forma di diritto d'autore che consenta ai media di concedere in licenza l'uso dei titoli dei propri articoli. Per il portavoce del governo Steffen Seibert il disegno di legge dovrebbe applicarsi solo ai portali di notizie con finalità commerciali, mentre blog, gruppi no-profit e altre associazioni potrebbero continuare a rilanciare i titoli sui propri siti senza pagare. Secondo la finanza Italiana, negli anni compresi tra il 2002 ed 2006 Google non ha dichiarato un reddito imponibile di oltre 250 milioni di euro, per un totale di 96 milioni di euro di Iva che sarebbero dovuti essere versati all'Agenzia delle Entrate. In sua difesa, la divisione italiana di Google ha rilasciato alla stampa la seguente dichiarazione ufficiale: "Google rispetta le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera e siamo fiduciosi di rispettare anche la legge italiana. Continueremo a collaborare con le autorità locali per rispondere alle loro domande relative a Google Italy e ai nostri servizi”. L’accusa contro Google Italia è di imputare i propri proventi alla casa madre in Irlanda, una sorta di paradiso fiscale in Europa. Si sono mossi il sottosegretario all'Economia, Vieri Ceriani, il deputato del Pd Stefano Graziano e il nucleo di polizia tributaria che ha interrogato i dipendenti di Google Italy srl, la controllata italiana di Mountain View, che si è mosso su delega della Procura della Repubblica meneghina, oltre all'Agenzia delle Entrate. Tutti alla ricerca del contratto di "Marketing and service agreement" stipulato tra la casa madre americana, la filiale irlandese e quella italiana. Contratto in base al quale Google Italia sarebbe solo una società che fornisce servizi di marketing alla consorella irlandese. Motivo, per cui, dei 500 milioni circa di raccolta pubblicitaria nel Belpaese di cui è accreditata Mountain View, solo una quarantina vengono registrati nel fatturato della srl italiana. Il Fisco si è mosso per capire se si trattasse di una cosiddetta “esterovestizione”, ossia se la società italiana non possa essere considerata solo una società di servizi ma una "stabile organizzazione". In questo caso le tasse andrebbero pagate in Italia su tutta la raccolta. Secondo la Guardia di Finanza le cose starebbero esattamente in questi termini. I verificatori hanno accertato l'esistenza di uno specifico luogo attraverso il quale Google Inc e Google Ireland, hanno svolto in maniera strumentale e non ausiliaria la propria attività. Che questo luogo è fisso e l'attività svolta dai dipendenti della branch milanese è finalizzata alla produzione dell'intero reddito sul territorio italiano. I contratti, insomma, sarebbero stipulati da dipendenti italiani con operatori italiani, dunque: tutti i ricavi generati in Italia vanno tassati in Italia e Google che invece ha fatto tassare tutto in Irlanda, dove la percentuale di tasse è minore e non quasi il 50% del fatturato, come in Italia, avrebbe evaso. I provvedimenti saranno esaminati nel primo semestre del 2013. Sotto la presidenza Irlandese. Il Paese che più ha da perdere dall'introduzione delle nuove regole. PAR 4.3 IL MERCATO INTERNAZIONALE DEI MOTORI DI RICERCA Google opera in diversi mercati, principalmente nel mercato dei motori di ricerca. Dal grafico è possibile vedere la posizione dominante di Google, nei diversi mercati internazionali dei Motori di Ricerca, rispetto ai suoi concorrenti. Soprattutto nei paesi Europei l’azienda possiede una porzione del mercato che oltre passa di gran lunga il 50%, mentre negli Stati Uniti lo sfora di poco ma ottiene comunque una quota nettamente superiore rispetto ai competitors. In questi casi gli enti autoritari di riferimento (Unione Europea e Federal Trade Commission) hanno svolto indagini con lo scopo di appurare se l’azienda ha esercitato il suo potere di posizione dominante in modi illeggittimi. In Cina Quando Google, nel 2010 decise di sbarcare in Cina, aveva bisogno di un uomo capace di aprirgli il mercato, creare le connessioni giuste, identificare in Cina il modus operandi ottimale per diventare leader di un mercato già potenzialmente vasto. Nel 2005 Mountain View scelse Lee Kai-Fu, il manager cinese dirigente di Microsoft. A Redmond non la presero molto bene, anzi: scattarono insulti e denunce, risolte solo molto tempo dopo per vie legali. Lee Kai-Fu, cominciò a posizionare il motore di ricerca nell’online cinese, dopo aver stretto accordi con le autorità e Google accettò l’ “armonizzazione”, la cosiddetta pratica che consiste nell’accettare i filtri imposti dal Governo Cinese. Lee Kai-Fu lasciò nel 2009 la grande azienda internazionale con la volontà di creare una società in grado di aiutare le start-up tecnologiche dei giovani cinesi. Nel gennaio 2010 a seguito di “attacchi informatici provenienti dalla Cina”, Google minaccia due eventi: togliere i filtri alle ricerche del proprio motore di ricerca in Cina e andarsene dal Paese; con lo scopo di combattere la censura. Decide di spostare tutti i propri servizi ad Hong Kong, anche se sembra che questa fosse stata una mossa diretta da Pechino per porre fine ad una vera e propria guerra diplomatica, che aveva portato a tuonare contro la censura cinese anche il segretario di Stato americano Hillary Clinton. All’inizio del 2010 le quote di mercato di Google erano dunque inferiori, e di molto, rispetto il motore di ricerca cinese Baidu, ma già nel 2013 la multinazionale decide di uscire dal mercato arrendendosi alla Censura imposta dal Governo Cinese. Questo fu il risultato dopo aver affrontato le seguenti accuse: - produzione di ricerche contenenti materiale pornografico; - lamentele ufficiali da parte de Il quotidiano del popolo (l’organo di stampa del Partito comunista cinese), secondo il quale Google lo censurava nelle sue ricerche; - protesta degli scrittori cinesi, arrivata anche in tribunale con una causa per violazione delle leggi sul copyright, per il servizio Google books in cinese. In Russia Dopo la Cina, anche in Russia arrivano i filtri. L'obiettivo del Cremlino, secondo quanto rivelato da Novaja Gazeta, è creare un motore di ricerca da caricare sui computer venduti in territorio russo di modo che sia utilizzato automaticamente da tutta la popolazione. Non solo, il nuovo motore sarà obbligatorio per enti pubblici e scuole. Ovviamente sarà filtrato o, come dice il Cremlino, non conterrà le imprecisioni e le faziosità che ora, secondo il governo, vengono propagate da Google. Un'ulteriore minaccia alla libertà di condividere informazioni ed essere informati e un motivo in più per seguire con assiduità il percorso di Internet for Peace, la campagna promossa da Wired Italia per assegnare a Internet il Nobel per la Pace. Di seguito il grafico rappresente il livello di filtrazione dei diversi motori di ricerca in Russia. Yandex, motore di ricerca russo, malgrado il suo elevato livello di filtri subiti è comunque il principale competitor della Google sul mercato russo. Google, invece, sta subendo negli ultimi anni forti imposizioni da parte della censura Russa, infatti è possibile notarlo anche dal grafico. Tutto questo spiega il solo 34,5% della quota di mercato di Google in Russia.