bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII - N. 2 2005 EDITORIALE 49 Rofecoxib, ancora tu, ma non...? PANORAMI E PERCORSI 51 Convegni e congressi, nuovi criteri di autorizzazione degli eventi AGGIORNAMENTI 55 Nafazolina e reazioni avverse neurologiche in pediatria ANNO XII N.2 MARZO-APRILE 2005 Bimestrale - Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma 59 66 Bifosfonati e placebo: cronaca di una love story Farmaci e allattamento al seno FARMACOVIGILANZA 72 Dear Doctor Letter • Bextra® (valdecoxib): ritiro dal commercio • Celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®): informazioni sul rischio cardiovascolare • Etoricoxib (Arcoxia® - Algix® - Tauxib®): informazioni sul rischio cardiovascolare • Parecoxib (Dynastat®): informazioni sul rischio cardiovascolare BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE 76 Dichiarazione pubblica dell’EMEA sugli antidepressivi nei bambini e negli adolescenti 77 FAQ. Domande e risposte su SSRI e SRNI FARSI UN’IDEA 78 Interazione tra farmaci STRUMENTI DEL MESTIERE 79 La presentazione in PowerPoint (I parte) LA GALLERIA 84 Escher, l’ambiguità degli spazi e l’effetto placebo ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA 89 “Emergenze in medicina generale”, una guida sui casi che richiedono un pronto intervento QUESTIONARIO PER I LETTORI 90 Livello di gradimento della rivista MINISTERO DELLA SALUTE AIFA - AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO bollettino d’informazione sui farmaci BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE Direttore responsabile Nello Martini Redazione editoriale Il Pensiero Scientifico Editore Via Bradano 3/c, 00199 Roma Direttore scientifico Antonio Addis Tel. (06) 862821 Fax (06) 86282250 [email protected] Comitato scientifico Francantonio Bertè Marco Bobbio Fausto Bodini Franca De Lazzari Albano Del Favero Nicola Montanaro Luigi Pagliaro Paolo Preziosi Alessandro Rosselli Alessandro Tagliamonte Gianni Tognoni Francesca Tosolini Massimo Valsecchi Redazione Elisabetta Neri Linda Pierattini Francesca Rocchi Carmela Santuccio Valeria Severi Segreteria di Redazione Monica Pirri Comunicazioni e osservazioni al Bollettino dovranno essere inoltrate presso: www.pensiero.it Responsabile: Manuela Baroncini Progetto grafico e impaginazione Doppiosegno snc Stampa Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Eventuali incongruenze cronologiche tra il materiale citato e la data di pubblicazione del BIF sono dovute alla numerazione in arretrato del Bollettino. Fa testo la data di chiusura in tipografia. © Ministero della Salute La riproduzione e la divulgazione dei contenuti del BIF sono consentite fatta salvo la citazione della fonte e il rispetto dell’integrità dei dati utilizzati. Questo numero è stato chiuso in maggio 2005. Redazione Bollettino d’Informazione sui Farmaci Agenzia Italiana del Farmaco Ministero della Salute Via della Sierra Nevada, 60 00144 Roma Fax 06 59784657 [email protected] www.ministerosalute.it/medicinali/ informazioneFarmaci/pgHome.jsp Le comunicazioni relative a variazioni di indirizzo dovranno essere inoltrate utilizzando l’apposita scheda di variazione dei dati anagrafici pubblicata all’interno della rivista. A questo numero, oltre ai componenti del comitato scientifico e della redazione, hanno contribuito: M. Baviera, E. Bressan, R. Cuscito, R. Da Cas, L. Da Dalt, T. D’Addetta, A. Garau, R. Iommelli, R. Joppi, M.R. Luppino, E. Matarangolo, F. Menniti-Ippolito, B. Mongillo, P. Mastroiacovo, I. Pagano, A.L. Pugliese, G. Traversa, G. Zorzi. bollettino d’informazione sui farmaci 49 EDITORIALE Rofecoxib, ancora tu, ma non...? Nell’ultimo numero del 2004 del Bollettino d’Informazione sui Farmaci avevamo già dedicato un editoriale al caso rofecoxib e al suo ritiro dal mercato1. Come non farlo? Si è trattato di un caso mondiale che ha investito il settore del farmaco mettendo in luce molteplici limiti e problematiche che caratterizzano l’intera area: i pochi dati a disposizione al momento dell’immissione in commercio dei nuovi medicinali, i limiti della farmacovigilanza, l’impotenza degli organi regolatori e le negligenze del mondo della ricerca2-8. A ciò si aggiungono difetti propri del mondo dell’informazione che spesso dedica al farmaco un’attenzione morbosa, distorta e poco attenta ai reali bisogni di conoscenza dei pazienti. È proprio partendo da quest’ultimo punto che abbiamo deciso di tornare sull’argomento in questo numero del Bollettino. La storia del caso rofecoxib non si è esaurita con il ritiro del farmaco, anzi. Basta dare uno sguardo alle prime pagine dei giornali statunitensi di grande tiratura per capire come quella che viene ormai definita “The Vioxx Story” si stia trasformando in una saga. Nel momento in cui proviamo a riassumere quanto è successo già si aggiunge una nuova puntata sulla storia di sicurezza/non sicurezza di questa classe di farmaci e un secondo inibitore selettivo della cicloossigenasi 2, il valdecoxib, è stato ritirato “spontaneamente” dal commercio fino a data da definirsi (box). Prima che l’azienda decidesse di togliere dal mercato valdecoxib, le autorità regolatorie avevano eseguito una revisione completa della sicurezza di tutti i coxib e per ognuno di essi era stato ridefinito il profilo rischiobeneficio9. Alla luce di ciò, una commissione della Box Food and Drug Administration ha proposto il reinserimento di Vioxx sul mercato10. Le motivazioni a sostegno di tale proposta riportate dalla stampa americana sono state molteplici, e alcune particolarmente curiose (“il rofecoxib è da ritenersi un valido strumento in mano all’esercito americano residente all’estero per la guerra globale contro il terrorismo”, commento del capitano Cristopher Grubb, 82° Storm Army USA11). In pratica, poiché altri coxib rimangono sul mercato, seppur con limitazioni d’uso e avvertenze aggiuntive, alcuni autori ritengono che anche il rofecoxib possa tornare a disposizione dei prescrittori con le stesse precauzioni. Inoltre, essendosi trattato di un ritiro volontario da parte dell’Azienda, il farmaco potrebbe essere reinserito sul mercato attraverso procedure amministrative che non coinvolgono necessariamente le Commissioni Tecnico-scientifiche che supportano gli organi regolatori. È chiaro però che con un approccio di questo tipo si perde l’importante occasione di affrontare molti dei problemi cui si accennava all’inizio. Da qui la decisione di tornare sul caso. Il timore è che l’attenzione che il mondo accademico sta dedicando a questi farmaci possa correre il rischio di rimanere confinata nell’ambito della mera speculazione senza riuscire a tradurre i nuovi risultati in un reale cambiamento delle attitudini prescrittive. Il ritiro di rofecoxib ha coinvolto, solo nel nostro paese, qualche centinaia di migliaia di pazienti. Dopo un relativo spazio dato alla notizia della cessata commercializzazione, poco o niente è stato detto sulla sicurezza dei nuovi farmaci e sul loro corretto utilizzo. Ancora meno eco ha avuto il ritiro di Bextra© (valdecoxib). È LA VOLTA DI BEXTRA® (VALDECOXIB) ■ Dopo soli sei mesi dalla commercializzazione, la Pfizer ha richiesto il ritiro dal mercato europeo di valdecoxib, perché imputato di un aumento di rischi cardiaci e reazioni cutanee potenzialmente fatali, soprattutto quando assunto a lungo termine. Questa decisione giunge in seguito alla richiesta dell’Autorità europea (EMEA) e all’analoga misura adottata negli Stati Uniti su richiesta della Food and Drug Administration. La decisione rappresenta una misura precauzionale in attesa della conclu- R AIFA - Ministero della Salute sione della rivalutazione del profilo di sicurezza di tutta la classe dei COX-2 inibitori in corso all’EMEA (vedi pp. 72-75). 50 EDITORIALE Tuttavia, le richieste che il nostro centro di informazione sul farmaco continua a registrare provengono da pazienti in terapia con questi farmaci i quali non capiscono bene cosa stia succedendo. A ciò si aggiunge il problema di prestare una eccessiva attenzione alla definizione dei rischi piuttosto che ad una critica valutazione dell’efficacia (maggiore?) di questi principi attivi rispetto ai farmaci antinfiammatori non steroidei tradizionali. Il vantaggio, da sempre enfatizzato, relativo ai coxib, riguardava la possibilità di offrire un’attività antinfiammatoria non steroidea priva degli effetti collaterali tipici dei FANS tradizionali. Probabilmente non basta più solo un costo superiore a quello degli analoghi farmaci non selettivi per giustificare un vantaggio terapeutico reale. Per rendere pubblicamente disponibili tutti i documenti sul caso, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha da tempo predisposto sul suo sito Internet uno spazio interamente dedicato alle informazioni ufficiali relative a questo tipo di farmaci (Dear Doctor Letter, note informative importanti, ecc.)12 e cerca di mantenere aggiornati gli operatori sanitari attraverso le proprie testate. A tale proposito sarebbe auspicabile una sinergia tra le diverse figure coinvolte, quanto meno nel rendere disponibili i documenti ufficiali. Invece, i siti Internet italiani delle case produttrici dei coxib offrono un panorama sconsolante: spesso non vi è alcuna informazione utile a capire quanto sta succedendo, contrariamente a quanto avviene negli omologhi siti delle case madri. Per verificare ulteriormente ciò che sosteniamo, abbiamo ispezionato anche il materiale informativo che per norma viene depositato presso la nostra Agenzia prima di essere utilizzato come materiale promozionale dagli informatori farmaceutici. Anche in questo caso non abbiamo trovato referenze, visual o strumenti utili ad un operatore sanitario per rispondere alle tante domande che il caso rofecoxib ha sollevato. L’incapacità degli attori in gioco di offrire un reale servizio di informazione non si limita al caso dei coxib. A tal proposito, valga come esempio quanto è accaduto in passato per altre categorie di farmaci (BIF 3-4/2003, pp. 145-147), dove è stata documentata una reale distorsione (o omissione) dei dati provenienti dalla ricerca. In questo contesto, a poco serve il contributo di una stampa troppo intenta ad inseguire lo scandalo o l’impostazione ideologica piuttosto che un’appropriata disamina delle prove di efficacia e di sicurezza fino ad oggi disponibili. A costo di apparire ripetitivi, vale la pena ancora una volta concludere che: la corretta informazione sui farmaci non può essere solo una notizia. Si tratta di un vero e proprio mestiere che diventa servizio e responsabilità di chi studia, produce, distribuisce, prescrive e autorizza i medicinali. Bibliografia 1. Il caso rofecoxib: ancora molto da imparare. BIF 2004; 56: 181-2. 2. Topol EJ. Failing the Public Health. Rofecoxib, Merck, and the FDA. N Engl J Med 2004; 35: 1707-8. 3. Kammerl MC, Debler J, Riegger GA, Krämer BK. COX-2 inhibitors and risk of heart failure. Lancet 2004; 364: 1486-7. 4. Vioxx: an unequal partnership between safety and efficacy. Lancet 2004; 364: 1287-8. 5. Dieppe PA, Ebrahim S, Martin RM, Jüni P. Lessons from the withdrawal of rofecoxib. BMJ 2004; 329: 867-8. 6. Horton R. Vioxx, the implosion of Merck, and aftershocks at the FDA. Lancet 2004; 364: 1995-6. 7. Bruce M, Furberg CD. Cox-2 inhibitors. Lessons in drug safety. N Engl J Med 2005; 352: 1133-5. 8. Drazen JM. Cox-2 inhibitors. A lesson in unexpected problems. N Engl J Med 2005; 352: 1131-2. 9. www.agenziafarmaco.it/com_n5_17_02_2005.html 10. Okie S. Raising the safety-bar. The FDA’s coxib meeting. N Engl J Med 2005; 352: 1283-5. 11. Harris G. Merck may resume sales of painkiller, official says. New York Times, 18 February 2005. 12. Dossier sui coxib: www.agenziafarmaco.it/nota3_23122004.html R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 51 PANORAMI E PERCORSI Convegni e congressi, nuovi criteri di autorizzazione degli eventi Il processo di autorizzazione: vecchie e nuove regole I convegni e i congressi rappresentano uno strumento importante per aggiornare, informare e, in ultima analisi, orientare le abitudini prescrittive dei medici1. I dati relativi all’incremento della spesa farmaceutica del 20042 evidenziano chiaramente una correlazione tra l’attività promozionale delle aziende attraverso i convegni e i congressi e lo sfondamento del tetto della spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale3. Attualmente, l’intera materia è regolata dal D.Lgs. 541/92, che aveva recepito la direttiva 92/28/CEE concernente la pubblicità dei medicinali per uso umano e che, inizialmente, aveva avuto il merito di regolamentare i rapporti tra aziende farmaceutiche, informatori scientifici, farmacisti, medici e grande pubblico. A distanza di tempo, la legge si confronta con nuove tecniche informative e strumenti non previsti ai tempi della sua definizione. In attesa di una rivisitazione del D.Lgs. 541/92, è stato comunque possibile cercare di conferire una base etica e una trasparenza verificabile all’informazione scientifica condotta dalle aziende, attraverso la creazione di un nuovo sistema informatizzato di autorizzazioni ai convegni e congressi (ACC). L’abolizione del criterio di silenzio-assenso e l’introduzione del meccanismo secondo cui l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) deve “comunicare il proprio parere favorevole”4 per ogni istanza e richiesta di ACC rendono ancora più utile e indispensabile questo sistema informatizzato. A partire d a l 2 2 n o v e m b r e 2 0 0 4 5, q u i n d i , l a r e g i strazione di tali eventi deve avvenire attraverso l’invio elettronico di un modulo di richiesta predefinito, e le informazioni raccolte sono rese pubbliche in un’apposita banca dati integrata con il sistema di Educazione Continua in Medicina (ECM). In questo modo, al controllo amministrativo, si affianca un controllo “qualitativo tecnico-scientifico” che verifica la validità dei congressi stessi. In passato le domande delle aziende che intendevano organizzare corsi o convegni pervenivano al Ministero della Salute per posta ordinaria. Pertanto, lo scambio di comunicazioni tra aziende e Ministero veniva gestito tramite pratiche cartacee. La notevole quantità di richieste pervenute e la conseguente difficoltà di gestione della documentazione hanno reso necessaria la predisposizione di un nuovo sistema informatico che consentisse di migliorare e velocizzare il processo di valutazione, ottimizzare i meccanismi di controllo, diminuire i tempi di scambio delle informazioni e aumentare l’efficienza, la sicurezza e la trasparenza del sistema. Sul portale del Ministero della Salute e sul sito dell’AIFA, nell’area “medicinali e vigilanza” (www.ministerosalute.it/medicinali/convegni/ convegni.jsp), è stata creata la nuova sezione “Autorizzazione Convegni e Congressi” dedicata alla registrazione on-line degli eventi. La registrazione consiste nella compilazione di una scheda anagrafica riferita alla struttura e alla persona responsabile della richiesta stessa; ogni azienda farmaceutica deve infatti designare un proprio referente con il compito di effettuare la registrazione e la validazione delle richieste. La domanda di autorizzazione, che deve essere presentata all’AIFA almeno 60 giorni prima della data di inizio del convegno, deve contenere: • denominazione o ragione sociale, codice fiscale e sede dell’azienda; • sede e data della manifestazione; • destinatari dell’iniziativa; • oggetto della tematica trattata e correlazione esistente fra questa e i medicinali di cui l’impresa è titolare; • qualificazione professionale e scientifica dei relatori; • preventivo analitico delle spese; R AIFA - Ministero della Salute 52 PANORAMI E PERCORSI ha la possibilità di aggiornare e modificare le proprie richieste in qualsiasi momento, prima comunque della validazione, ovvero della conferma definitiva della regolarità della propria istanza. La validazione potrà essere effettuata esclusivamente mediante firma digitale; ciò comporta che il referente sia provvisto di Smart Card con certificato di firma digitale. Dal momento della validazione, la richiesta non prevede nessuna possibilità di modifica (eccetto i dati riferiti al luogo di svolgimento, purché nell’ambito della stessa regione) e diviene automaticamente disponibile per la valutazione da parte della Regione e dell’AIFA. Le figure coinvolte nel processo di autorizzazione dell’evento sono quindi quattro (tabella I): vale a dire, tutti gli elementi che consentano di procedere in modo discrezionale all’autorizzazione o al diniego dell’evento. Quando alla realizzazione di uno stesso congresso, convegno o riunione contribuiscono più imprese farmaceutiche, le comunicazioni devono pervenire congiuntamente, tramite l’ente organizzatore, mediante la compilazione di una pre-richiesta6. A tal fine, nella sezione “inserimento delle pre-richieste” del sito Internet dell’AIFA, è disponibile un modulo apposito che l’ente organizzatore può scaricare e compilare senza dover fornire credenziali d’accesso; questo perché la richiesta vera e propria sarà perfezionata in un secondo momento dalle imprese farmaceutiche coinvolte. L’azienda farmaceutica Tabella I – I protagonisti del processo registrativo/autorizzativo. ATTORI RUOLO DESCRIZIONE COMPITI SVOLTI Organizzatore Inserimento pre-richiesta Le segreterie organizzative sono coinvolte nella fase di pre-richiesta solo quando c’è più di una impresa farmaceutica che contribuisce all’evento. In questo caso, le richieste di tutte le aziende che partecipano devono pervenire congiuntamente, attraverso un prospetto riepilogativo. Nella sezione “inserimento delle pre-richieste” del sito Internet dell’AIFA, è disponibile un modulo che gli organizzatori possono compilare senza la necessità di inserire alcune credenziali d’accesso; questo perché si tratta di una pre-richiesta e la richiesta vera e propria deve essere perfezionata successivamente dalle imprese farmaceutiche coinvolte. Le segreterie organizzative devono inserire le pre-richieste in tempo utile al fine di consentire alle aziende di perfezionare e validare le richieste nei termini di legge (60 giorni), poiché la pre-richiesta sarà disponibile all’azienda il giorno successivo l’inserimento della stessa da parte degli Organizzatori. Azienda Inserimento richiesta Per accedere al nuovo sistema informatizzato di ACC ciascuna azienda farmaceutica, dopo aver designato un referente, fa richiesta di utenza e password (fase di registrazione). Una volta censite all’interno del sistema, le aziende hanno a disposizione la funzione per inserire le richieste di ACC. Nel caso di eventi sponsorizzati da più aziende, l’inserimento della pre-richiesta effettuata dall’organizzatore deve essere successivamente integrato e validato dal referente dell’azienda. Nel caso di sponsor unico è direttamente il rappresentante dell’azienda a inserire tutti i dati di interesse della richiesta. Una volta validata (entro e non oltre 60 giorni dall’inizio del convegno), la richiesta è a disposizione dell’ufficio AIFA e/o della Regione di competenza per la valutazione. Nel dettaglio delle richieste è possibile visualizzare il risultato della valutazione dell’Ufficio AIFA. Aggiornamento richiesta Validazione richiesta Interrogazione richiesta Regione Inserimento pareri sulle richieste delle aziende Modifica e interrogazione dei pareri assegnati AIFA Monitoraggio valutazioni effettuate dalle Regioni Valutazione delle richieste, autorizzazione o diniego Gli eventi validati dall’azienda vengono resi immediatamente accessibili per la valutazione alla Regione competente territorialmente. Qualora la richiesta non venga analizzata entro i 20 giorni dalla data di richiesta (data di validazione da parte dell’azienda), è applicato il principio del silenzio/assenso e la richiesta passa direttamente alla valutazione dell’AIFA. Il parere della Regione non è comunque vincolante ai fini dell’approvazione della richiesta. Previa visualizzazione delle richieste validate, l’ufficio Convegni e Congressi dell’AIFA ha il compito di valutare le stesse, garantendo che “le manifestazioni si attengano a criteri di stretta natura tecnica e siano orientate allo sviluppo delle conoscenze nei settori della chimica, tecnica farmaceutica, biochimica, fisiologia, patologia e clinica”, e di procedere all’autorizzazione o al diniego dell’evento. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 • l’organizzatore dell’evento; • l’azienda farmaceutica che finanzia e/o organizza il convegno, congresso o riunione; • la regione in cui ha luogo l’evento; • l’AIFA che procede all’autorizzazione o al diniego della richiesta di autorizzazione. pur essendo predisposto, non è ancora attivo nella gestione delle richieste. Mentre, nel caso in cui l’importo di preventivo per l’organizzazione dell’evento sia inferiore a 25.822,84 euro8, l’istanza è inviata anche all’ufficio competente della regione nella quale l’evento si svolge, che deve emettere un parere entro 20 giorni dalla ricezione della richiesta. La figura 1 illustra schematicamente l’iter delle richieste autorizzative evidenziando a quali livelli e con quali modalità entrano in gioco i vari attori coinvolti nel processo di richiesta/autorizzazione. Per le manifestazioni che si svolgono all’estero e per quelle che comportano per l’impresa farmaceutica un onere superiore a 25.822,84 euro7, il parere è espresso direttamente dal Ministero della Salute, tramite l’AIFA, e il sistema informatizzato, Una prima analisi delle richieste Dal 29 novembre 2004 al 16 marzo 2005, sono state effettuate 15.704 richieste. Tale dato si riferisce al totale di richieste presente nel database del sistema informatizzato e comprende le istanze inserite, cancellate/sospese, validate, in attesa di valutazione, approvate e respinte (tabella II). Le richieste valutate dall’AIFA sono state 3153; di queste circa il 95% (3018) è stato approvato, mentre il 5% (135) non ha ricevuto l’autorizzazione in quanto le manifestazioni non risultavano attinenti a “criteri di stretta natura tecnica”9. La figura 2 mostra la distribuzione delle richieste per area geografica. Nel complesso la regione che ha ricevuto il maggior numero di domande è il Lazio (2055), seguito dalla Lombardia (1968) e dalla Campania (1550), mentre Valle d’Aosta e Molise sono le regioni che contano il minor numero di richieste di autorizzazioni (rispettivamente 10 e 22). Da un’analisi sulla distribuzione delle richieste per aree geografiche, emerge che il 42% delle domande proviene dal Nord (6621), mentre le richieste provenienti dal Centro, dal Sud e Isole rappresentano rispettivamente il 27% (4221) e il 31% (4871). Considerando i dati all’interno di ogni area (Nord, Centro, Sud e Isole) si può osservare una Figura 1 – Iter informatizzato delle richieste di autorizzazione che prevedono un onere all’impresa inferiore a € 25.822,84. Convegno plurisponsor Convegno monoponsor Pre-richiesta eseguita dall’organizzatore Richiesta inserita dall’azienda farmaceutica Validazione della richiesta da parte della azienda farmaceutica Valutazione da parte della regione Tabella II – Distribuzione per stato delle richieste in data 16 marzo 2005. Stato delle richieste Numero di richieste Inserite ma non ancora validate Cancellate/sospese dalle aziende Validate dalle aziende In valutazione Respinte Approvate Totale richieste presenti nel database Valutazione da parte dell’AIFA Approvazione 53 2005 Diniego R AIFA - Ministero della Salute 5956 2197 2330 2068 135 3018 15.704 54 PANORAMI E PERCORSI Numero di richieste registrate 7000 Figura 2 – Distribuzione delle richieste per area geografica. 6612 6000 4871 5000 4221 4000 3000 42% 27% 31% Nord Centro Sud e Isole 2000 1000 0 categoria terapeutica e di analizzare le singole istanze per estrarre informazioni relative alla durata dell’evento, al programma scientifico, ai curricula dei relatori e la correlazione tra tematica dell’evento, specialità medicinale coinvolta e preventivo di spesa. Ciò consente di avere una visione qualitativa e quantitativa delle richieste nel loro complesso e quindi una migliore efficienza nella gestione del processo autorizzativo. Il nuovo meccanismo consente, infine, di seguire l’andamento dell’attività di informazione che le aziende farmaceutiche svolgono per gli operatori sanitari, offrendo la possibilità di confrontare tale andamento con i dati di prescrizione e di spesa dei farmaci. notevole variabilità regionale nel numero di richieste presentate. In particolare, nel Centro, il Lazio pesa per il 48,6%, mentre il Molise rappresenta lo 0,5% delle domande. Nel Nord il maggior numero di richieste è pervenuto dalla Lombardia (29,7%), seguita da Veneto (20,9%) ed Emilia Romagna (20,6%). Nel Sud e nelle Isole, la Campania e la Sicilia contribuiscono insieme per oltre il 60% delle richieste. Conclusioni La gestione elettronica delle ACC consente di migliorare la trasparenza del sistema mediante la costituzione di una banca dati delle richieste e lo scambio di specifiche informazioni con il sistema ECM. Il collegamento al processo di ECM permette di fare una netta discriminazione tra eventi congressuali accreditati e quelli che invece sono solo autorizzati. La creazione di specifiche credenziali di accesso al sistema, e soprattutto la prossima attivazione dell’utilizzo della firma digitale per la sottoscrizione delle richieste da parte delle aziende e dei pareri da parte dell’AIFA, garantisce inoltre la sicurezza del sistema. Caratteristica peculiare del nuovo sistema informatico è poi la funzione di monitoraggio, ovvero la possibilità di effettuare controlli e statistiche sulla distribuzione territoriale degli eventi, la percentuale di approvazione da parte delle istituzioni, l’attività di valutazione regionale, il volume dei finanziamenti aziendali. Il sistema permette anche di estrapolare facilmente i dati analitici circa la tipologia delle richieste per azienda, per specialità medicinale, per principio attivo e/o per Bibliografia 1. Ray Moynihan. Who pays for the pizza? Redefining the relationships between doctors and drug companies. 1: Entanglement. BMJ 2003; 326: 1189-92. 2. Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed). L’Uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale Gennaio-Settembre 2004. 3. Il nuovo PFN 2005. Bollettino d’Informazione sui Farmaci 2005; 1: 3-6. 4. Legge 24/11/2003 n. 326, articolo 48, comma 23 (G.U. 25/11/2003, n.181/L, S.O.) 5. Direttiva su procedure e criteri per l’autorizzazione di Convegni o Congressi di cui all’art. 12, commi 6 e 7 del D.Lgs. 541/92, e successive modificazioni. 6. D.Lgs. 30/12/92 n. 541, articolo 12, comma 3 (G.U. 11/1/93, n.7, S.O.). 7. D.Lgs. 30/12/92 n. 541, articolo 12, comma 7 (G.U. 11/1/93, n.7, S.O.). 8. D.Lgs. 30/12/92 n. 541, articolo 12, comma 6 (G.U. 11/1/93, n.7, S.O.). 9. D.Lgs. 30/12/92 n. 541, articolo 12, comma 4 (G.U. 11/1/93, n.7, S.O.). R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 55 AGGIORNAMENTI Nafazolina e reazioni avverse neurologiche in pediatria Riassunto topenia. Children hospitalised for neurological disorders were compared, with regard to previous use of drugs, with those admitted for the other acute conditions. Results. Out of 772 cases with neurological disorders and 1087 controls, 14 cases and only one control had used naphazoline (odds ratio = 19.6; 95% confidence interval: 2.6-145.9). Most of the neurological cases were characterised by central nervous system depression (mainly somnolence and numbness) often associated with skin pallor and bradycardia. Conclusion. Pediatricians should be aware that the use of decongestant drugs in children may greatly increase the risk of developing neurological problems. Introduzione. I farmaci decongestionanti sono largamente usati nella popolazione, malgrado la loro dubbia efficacia. Lo studio si prefiggeva di valutare il rischio di sviluppare problemi neurologici in bambini che avevano fatto uso di decongestionanti contenenti nafazolina. Metodi. In uno studio multicentrico sulle reazioni avverse in pediatria, sono stati arruolati tutti i bambini ricoverati tramite Pronto Soccorso per le seguenti condizioni acute: problemi neurologici; malattie muco-cutanee non infettive e vasculiti; lesioni gastroduodenali; piastrinopenie. Nell’analisi qui presentata i bambini ricoverati per problemi neurologici sono stati confrontati, rispetto all’uso precedente di farmaci, con quelli ricoverati per le altre condizioni acute. Risultati. Quattordici dei 772 casi con problemi neurologici e uno dei 1087 controlli avevano usato nafazolina (odds ratio = 19,6; intervallo di confidenza al 95%: 2,6-145,9). La maggior parte dei casi neurologici ha presentato una sintomatologia del sistema nervoso centrale caratterizzata da sonnolenza e torpore spesso associati a pallore e bradicardia. Conclusione. I pediatri dovrebbero essere consapevoli che l’uso di farmaci decongestionanti nei bambini può aumentare in maniera consistente il rischio di sviluppare problemi neurologici. Introduzione La nafazolina è un agonista alfa-adrenergico della famiglia delle imidazoline, indicato come decongestionante sia nasale sia oculare e nel trattamento dei sintomi dell’otite. In Italia la nafazolina è contenuta, da sola o in associazione, in 39 confezioni, il cui consumo nel 2001 è stato di oltre 13 milioni di confezioni (compreso l’uso negli adulti). Si tratta quindi di un farmaco sintomatico largamente usato in medicina generale e in pediatria, sebbene per tutte le confezioni in commercio sia presente una controindicazione all’uso al di sotto dei 6 o dei 10 anni di età, in relazione al dosaggio di principio attivo. Anche se i benefici attesi sono temporanei, ci sono segnalazioni di un ampio spettro di reazioni avverse ai farmaci decongestionanti, dall’iperplasia delle mucose, ai sintomi cardiovascolari, a quelli neurologici1. Abstract Introduction. Decongestant drugs are widely used in the population despite their questionable efficacy. The aim of the study was to investigate the risk of neurological disorders among children using decongestants containing naphazoline. Methods. In a multicenter hospital-based surveillance, all children hospitalised through the Emergency Department for the following acute conditions were enrolled in the study: neurological disorders; non infectious muco-cutaneous diseases and vasculitis; gastroduodenal lesions; thrombocy- Metodi Un sistema di sorveglianza sulle reazioni avverse a farmaci in pediatria è attivo da novembre 1999 in 4 ospedali pediatrici: Dipartimento di Pediatria dell’Università di Padova; Ospedale Pediatrico Giannina Gaslini, Genova; R AIFA - Ministero della Salute 56 AGGIORNAMENTI frontato con quello dei bambini ricoverati per le altre condizioni in studio: malattie muco-cutanee, lesioni gastroduodenali, piastrinopenie. Lo studio è stato coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma; Ospedale Pediatrico Santobono-Pausilipon, Napoli. La sorveglianza, che è tuttora in corso, ha coinvolto tra il 2000 e il 2002 altri due centri: il Dipartimento di Pediatria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e il Dipartimento di Pediatria del Policlinico di Bari. Sono stati inclusi nello studio tutti i bambini ricoverati tramite Pronto Soccorso per le seguenti condizioni: Risultati Da novembre 1999 a dicembre 2003 sono stati arruolati 1859 bambini con le diagnosi d’interesse: 772 con problemi neurologici (i casi), 701 con malattie muco-cutanee, 242 con piastrinopenia, 144 con lesioni gastroduodenali (i controlli). L’età mediana è stata di 5 anni per i bambini ricoverati per problemi neurologici e di 4 anni per le altre condizioni in studio; la percentuale di bambine è stata rispettivamente del 46% e del 44%. La proporzione di bambini che hanno utilizzato farmaci nelle 3 settimane precedenti il ricovero è stata del 55% per i problemi neurologici, ovvero nei casi, e del 70% per le altre patologie. A 15 bambini erano stati somministrati prodotti contenenti nafazolina: in 14 di questi la causa del ricovero ha riguardato un problema neurologico (bambini identificati come casi) e in 1 una lesione gastroduodenale (gruppo dei controlli). L’odds ratio di ricovero per un problema neurologico in seguito all’uso di nafazolina è stato di 19,6 (IC 95%: 2,6-145,9) (tabella I). L’età mediana dei bambini esposti a nafazolina era di 13 mesi (range: 1-166). L’indicazione più frequente per l’uso del farmaco è stata la rinite (un bambino ha ingerito accidentalmente alcune gocce). Nella maggior parte dei bambini (11 su 14) il ricovero si è verificato durante l’assunzione della nafazolina. Inoltre, l’insorgenza dei sintomi è avvenuta immediatamente dopo l’inizio della terapia: la durata mediana d’uso della nafazolina è stata di 2 giorni. I sintomi neurologici specifici che hanno motivato il ricorso al Pronto Soccorso, e il conseguente ricovero, sono stati simili in tutti i bambini, • problemi neurologici (le convulsioni sono state incluse solo se non associate a febbre); • malattie muco-cutanee non infettive e vasculiti; • lesioni gastroduodenali confermate endoscopicamente (e/o diagnosi clinica di ematemesi e melena); • piastrinopenie (piastrine < 100.000). Sono stati esclusi dallo studio diagnosi concomitanti di cancro o immunodeficienza e bambini di età inferiore a un mese. Durante il ricovero ospedaliero dei bambini, un medico ha intervistato i genitori utilizzando un questionario standardizzato. Scopo principale dell’intervista era quello di ottenere informazioni sull’esposizione a farmaci nelle 3 settimane precedenti l’inizio dei sintomi che hanno portato al ricovero, e a vaccini nelle 6 settimane precedenti. Sono state anche raccolte informazioni sulla dose, indicazione, durata, tipo di prescrizione (pediatra o auto-prescrizione) e altri dati individuali (età, sesso, peso, altezza, malattie croniche, livello di istruzione dei genitori). Le informazioni sul motivo del ricovero sono state ricavate dal registro di Pronto Soccorso, mentre la diagnosi è stata estratta dalla cartella clinica. Ai genitori è stato chiesto il consenso informato all’uso dei dati per scopi di ricerca. I rischi associati all’uso dei farmaci sono stati calcolati secondo un disegno di studio di tipo caso-controllo2. L’uso di nafazolina dei bambini ricoverati per problemi neurologici è stato con- Tabella I – Odds ratio di sviluppare problemi neurologici tra gli utilizzatori di nafazolina. OR (IC 95%)* Uso di nafazolina Casi (n=772) Controlli (n=1087) Sì No 14 1 758 1086 * OR: Odds ratio; IC: Intervallo di confidenza. R AIFA - Ministero della Salute 19,6 (2,6-145,9) bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 57 2005 Discussione e riconducibili a depressione del sistema nervoso centrale (per esempio, torpore e sonnolenza) (tabella II). La durata mediana di ospedalizzazione è stata di 2 giorni (range 1-15) e tutti i bambini sono stati dimessi senza sequele. Tutti i bambini tranne uno, che aveva ricevuto una prescrizione di Rinazina ® (nafazolina), avevano ricevuto una prescrizione di Idroneomicil® (nafazolina 0,1%, idrocortisone 0,1% e neomicina 0,5%) che è utilizzato per uso topico sotto forma di gocce oftalmiche, nasali od otologiche, ed è controindicato nei bambini al di sotto di 10 anni di età. È altamente probabile che la relazione osservata fra assunzione della nafazolina e insorgenza dell’evento sia da considerarsi causale. Innanzitutto, si osserva un odds ratio elevato, anche se con un ampio intervallo di confidenza. La relazione temporale è molto consistente: la maggior parte dei casi si è verificata durante il primo o il secondo giorno di trattamento con nafazolina. Inoltre 6 dei 13 bambini esposti non avevano ricevuto altri farmaci nelle tre settimane precedenti l’inizio dei sintomi per i quali è avvenuto il ricorso al Pronto Soccorso. Tabella II – Caratteristiche dei bambini esposti a nafazolina. Sintomi# Età (mesi) Sesso Durata d’uso (giorni) Intervallo tra fine uso e ricovero (giorni) Altri farmaci Indicazioni* Lipotimia 1 M 2 0 Clofoctolo Infezioni delle alte vie respiratorie Ipotonia, pallore, torpore 5 F 1 0 / Rinite Ipotermia 6 F 1 3 Paracetamolo, amoxicillina, flunisolide, complesso vitaminico Rinite, otite Torpore 7 F 1 0 / Raffreddore, gola arrossata Sonnolenza 8 M 2 0 / Rinite Torpore 11 M 2 0 Betametasone, paracetamolo, flumetasone + gentamicina Rinite, faringite, febbre, otite Lipotimia 11 F 2 0 / Lacrimazione Ipotermia, pallore 13 M 1 0 Sulfametoxazolo + trimetoprim, cetirizina, paracetamolo, lactobacillus acidophilus Dispnea, febbre, allergia a vaccino, diarrea Sonnolenza 15 M 8 0 / Rinite Sonnolenza, bradicardia 17 F 1 0 / Ingestione accidentale Pallore, bradicardia 19 M 1 0 Codeina fosfato + caffeina + paracetamolo, carnitina cloruro + ciproeptadina cloridrato + pantetina Rinite, otite, stimolante dell’appetito Sindrome cerebellare 40 F 3 4 Cefacloro, complesso vitaminico, eritromicina Otite Ematemesi 50 M 3 10 Betametasone, claritromicina, beclometasone Rinite, broncospasmo, otite Convulsioni 57 F 4 0 Acetilcisteina, betametasone, salbutamolo, fluticasone Sinusite Cefalea 166 M 10 9 Salbutamolo Rinite, asma # I sintomi sono riconducibili a depressione del sistema nervoso centrale. * Quando è presente più di una indicazione, la prima si riferisce all’uso di nafazolina. R AIFA - Ministero della Salute 58 AGGIORNAMENTI ricoverati per le altre condizioni. Tuttavia, occorre tenere presente che le condizioni per le quali è indicata la nafazolina, ad esempio congestione nasale, sono più frequenti tra i bambini più piccoli. Data la scarsa numerosità dell’esposizione nei controlli non è possibile effettuare un’analisi stratificata per approfondire questa ipotesi. Tutti i bambini hanno ricevuto nafazolina, malgrado fosse presente una esplicita controindicazione per età. I pediatri devono essere consapevoli che l’uso di questi farmaci nei bambini può aumentare di 20 volte il rischio di ospedalizzazione per problemi neurologici. Uno dei due prodotti contenenti nafazolina è un farmaco da banco. I genitori dovrebbero essere informati chiaramente sul fatto che farmaci indicati per il trattamento di problemi medici di lieve entità possono causare reazioni avverse anche gravi. È anche altamente improbabile che il motivo del ricovero sia attribuibile alle condizioni cliniche preesistenti dei bambini. Le indicazioni che hanno motivato il trattamento con nafazolina, infatti, non possono essere considerate come sintomi precoci dell’evento che ha causato l’ospedalizzazione. L’azione terapeutica dei decongestionanti è ottenuta attraverso la vasocostrizione. Fra gli effetti sistemici, la possibilità che si verifichi un’azione depressiva, piuttosto che di stimolo, a carico del sistema nervoso centrale è stata associata sia all’uso di imidazoline (per es. nafazolina, oximetazolina, tetraidrozolina, xilometazolina), sia a quello di derivati della fenilamina (per es. fenilefrina, fenilpropanolamina, pseudoefedrina)3. Nello studio non è stato possibile tuttavia discriminare fra i diversi decongestionanti, dato che solo un bambino ha utilizzato un decongestionante diverso dalla nafazolina. Il fatto che la nafazolina sia stata assunta nella quasi totalità dei casi in un’associazione contenente anche un cortisonico e un antibiotico non modifica il giudizio di imputabilità relativo specificamente alla nafazolina. Infatti, il dosaggio di idrocortisone e neomicina è particolarmente limitato e, nello studio, non si è osservata alcuna associazione fra antibiotici o cortisonici e insorgenza di problemi neurologici. La depressione del sistema nervoso centrale, associata all’uso di nafazolina, è descritta in diversi case report. I sintomi riportati come causa di ospedalizzazione in queste segnalazioni sono interamente sovrapponibili a quelli osservati nello studio (sonnolenza, ipotermia, pallore cutaneo, lipotimia, ecc.)4-6. È possibile che ci sia un effetto di sovradosaggio in quanto i bambini che hanno sviluppato l’evento avverso sono più piccoli di quelli a proposito di… Bibliografia 1. Hardman JG, Limbird LE, Goodman Gilman A, eds. Goodman & Gilman’s the pharmacological basis of therapeutics. 10th Ed. New York: McGraw-Hill, 2001. 2. Menniti-Ippolito F, Sagliocca L, Da Cas R, Saggiomo G, Di Nardo R, Traversa G, the Santobono Study Group for Adverse Drug Reactions in Children. Niflumic acid and cutaneous reactions in children. Arch Dis Child 2001; 84: 430-1. 3. Editorial Staff. Naphazoline. Adverse reactions. Micromedex® Drugdex 2004; Vol. 122. 4. Claudet I, Fries F. Danger of nasal vasoconstriction in infants. A propos of a case. Arch Pediatr 1997; 4: 538-41. 5. Mahieu LM, Rooman RP, Goossens E. Imidazoline intoxication in children. Eur J Pediatr 1993; 52: 944-6. 6. Vitezic D, Rozmanic V, Franulovic J, Ahel V, Matesic D. Naphazoline nasal drops intoxication in children. Arh Hig Rada Toksikol 1994; 45: 25-9. Prontuario della distribuzione diretta Il PH-T (prontuario della distribuzione diretta) nasce con l’obiettivo di assicurare ai pazienti una continuità assistenziale tra ospedale e territorio garantendo in tal senso una maggiore appropriatezza diagnostica e fornendo un monitoraggio sul profilo rischio/beneficio e una sorveglianza epidemiologica dei farmaci in esso contenuti. La lista dei farmaci inclusa nel PH-T è stata redatta in base a criteri riferiti alla diagnostica differenziale e alla criticità terapeutica. Nel PH-T sono elencati taluni principi attivi e le corrispettive indicazioni terapeutiche per le quali viene concessa l’erogazione diretta. Il PH-T costituisce uno strumento impiegato per meglio identificare uno specifico canale di distribuzione dei farmaci e, pertanto, non apporta modifiche sulla prescrivibilità e sulla rimborsabilità dei farmaci in esso contenuti. L’adozione del PH-T da parte delle singole Regioni, per entità e modalità dei farmaci elencati, dipende dall’assetto normativo, dalle scelte organizzative e dalle strategie assistenziali definite e assunte da ciascuna di esse. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 59 2005 Bifosfonati e placebo: cronaca di una love story Riassunto Abstract Background. L’osteoporosi è uno dei maggiori problemi di salute pubblica che coinvolge oltre 75 milioni di persone in Europa, Stati Uniti e Giappone con un rischio stimato del 15% di andare incontro ad una frattura vertebrale, del polso o dell’anca nell’arco della vita. Le donne in menopausa rappresentano la popolazione a più alto rischio di andare incontro ad osteoporosi. I bifosfonati costituiscono una terapia di provata efficacia nel trattamento dell’osteoporosi post-menopausale. Obiettivo. Il presente articolo offre un’analisi critica e aggiornata degli studi clinici presentati alle agenzie regolatorie, relativamente ai bifosfonati registrati per il trattamento dell’osteoporosi post-menopausale, con riferimento particolare agli endpoint e ai farmaci di confronto utilizzati nei trial. Metodi. Valutazione degli studi presentati nei dossier registrativi, consultazione delle banche dati Medline e Cochrane Library (archivio delle revisioni sistematiche e registro dei trial controllati) e delle linee-guida dell’EMEA e della FDA relative agli studi sull’osteoporosi. Risultati. Gli studi registrativi e post-registrativi sino ad oggi condotti hanno mostrato che il trattamento con bifosfonati in donne osteoporotiche in post-menopausa riduce il rischio di fratture vertebrali e non-vertebrali, incrementa la densità minerale ossea e diminuisce i marker del turn-over osseo, rispetto a quelle trattate con placebo. Conclusioni. I costi sanitari per la cura dell’osteoporosi crescono di pari passo con l’aumento della popolazione anziana; si prospetta che il numero di fratture da osteoporosi superi i sei milioni nei prossimi 50 anni. Genera molte perplessità il lancio sul mercato di prodotti “me-too”, senza che questi vengano prima confrontati con i farmaci esistenti e senza averne valutati i maggiori vantaggi, rispetto alle terapie disponibili, per i pazienti e per la salute pubblica. Per questo è necessario implementare dei programmi nazionali di monitoraggio post-marketing per valutare il reale valore aggiunto dei nuovi prodotti. Background. Osteoporosis is a major public health problem, affecting more than 75 millions people in Europe, United States and Japan, with an estimated lifetime risk for vertebral, hip and wrist fractures of around 15%. Particularly postmenopausal women are at high risk to develop osteoporosis. Biphosphonates are potent inhibitors of bone resorption and represent 70% of the worldwide market for drugs used to treat osteoporosis. Objectives. Aim of the article is to critically evaluate the studies of biphosphonates which have been licensed for the treatment of postmenopausal osteoporosis in USA and in the European Union in the past ten years. Methods. We examined the characteristics and bases for approval of biphosphonates and the FDA and EMEA “Guidelines for preclinical and clinical evaluation agents used in the prevention or treatment of postmenopausal osteoporosis”. We searched Medline, the Cochrane Library and the Cochrane Controlled trials registry from 1995-2004. Results. Compared to placebo, biphosphonates reduce the risk of clinical fractures, increase bone mineral density and decrease biochemical markers of bone remodelling in osteoporotic postmenopausal women. Conclusions. The health care costs related to osteoporosis are growing in parallel with increases in elderly population and it is expected that the number of osteoporotic fractures will exceed six millions over the next 50 years. According to the EMEA and FDA Guidelines studies comparing new drugs with placebo are enough to get a marketing authorisation. However launching on the market “me-too” drugs without having compared them with existing therapies and without having assessed their advantages for the patients and the public health over the already existing therapies cast several doubts. So we think there is an urgent need to establish National post-marketing programs to assess the added value of new drugs and a lasting reimbursement should be granted only in the presence of positive results of such studies. R AIFA - Ministero della Salute 60 AGGIORNAMENTI Introduzione Clinical Evidence (www.clinicalevidence.com) indica i bifosfonati, potenti inibitori del riassorbimento osseo, quale terapia di provata efficacia nel trattamento dell’osteoporosi post-menopausale e considera alendornato e risedronato farmaci di prima scelta. In Italia, alendronato, risedronato e raloxifene sono classificati in fascia A con nota 79, indicati per la profilassi secondaria di fratture osteoporotiche in donne in post-menopausa con pregresse fratture vertebrali. Obiettivo di questo lavoro è quello di ripercorrere lo sviluppo dei bifosfonati, registrati per il trattamento dell’osteoporosi post-menopausale, analizzando gli studi inseriti nei dossier registrativi con particolare riferimento agli end-point e ai farmaci di confronto utilizzati nei trial. I disegni degli studi registrativi sono stati raffrontati con quanto suggerito dalle linee-guida della European Medicine Agency (EMEA, www.emea.eu.int) e della U.S. Food and Drug Admnistration (FDA, www.fda.gov) sull’osteoporosi. L’osteoporosi è un disturbo caratterizzato da una riduzione della massa ossea e da un’alterazione della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente incremento della fragilità ed aumentato rischio di andare incontro a fratture1. Operativamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito osteoporosi una densità minerale ossea (T score) inferiore di 2,5 deviazioni standard (SD) rispetto al valore medio di picco rilevato in giovani adulti. Tale definizione è utile quale criterio di inclusione/esclusione in studi clinici o come strumento per valutare l’epidemiologia dell’osteoporosi, mentre presenta diversi limiti nella normale pratica clinica2. Uno studio condotto dall’OMS ha evidenziato che attualmente l’osteoporosi interessa oltre 75 milioni di persone in Europa, Stati Uniti e Giappone con un rischio stimato del 15% di andare incontro ad una frattura vertebrale, del polso o dell’anca nell’arco della vita3. In Italia lo studio epidemiologico ESOPO, condotto in medicina generale nel 2001 e che ha visto il coinvolgimento di 83 centri sparsi su tutto il territorio nazionale, ha rivelato che il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 sono affetti da osteoporosi. Le donne sono circa 4 volte più a rischio degli uomini di sviluppare osteoporosi, una donna su 2 e un uomo su 8 di età superiore ai 50 anni avrà una frattura nell’arco della propria vita (www.epicentro.iss.it/focus/osteoporosi). L’età, il sesso femminile, la presenza di patologie tiroidee o epatiche, il trattamento prolungato con corticosteroidi, interventi di isterectomia o una menopausa precoce, fratture pregresse legate a fragilità ossea o una storia individuale di cadute, il fumo e un indice di massa corporea (BMI) < 19 costituiscono i maggiori fattori di rischio per l’osteoporosi3. In generale le donne con una ridotta massa ossea (T score ≤ 2,5 DS), soprattutto se in menopausa, quando il processo di perdita ossea è ulteriormente accelerato, rappresentano la popolazione a più alto rischio di andare incontro ad osteoporosi4. Le terapie attualmente disponibili per il trattamento dell’osteoporosi post-menopausale sono costituite dai bifosfonati, dalla terapia ormonale sostitutiva (TOS), dai modulatori dei recettori per gli estrogeni (raloxifene), dai derivati della vitamina D e dai regolatori dell’ormone paratiroideo (teriparatide). Indipendentemente dalla terapia prescritta, viene sempre raccomandata l’associazione di calcio e vitamina D. Materiali e metodi Sono stati valutati gli studi registrativi inclusi nei dossier di alendronato, risedronato ed ibandronato presentati alla FDA e all’EMEA. È stata inoltre effettuata una ricerca bibliografica, consultando Medline e la Cochrane Library (archivio delle revisioni sistematiche e registro dei trial controllati), per verificare l’eventuale pubblicazione di tali studi e quella di altri trial condotti in fase post-registrativa. Sono state infine analizzate le linee-guida relative agli studi sull’osteoporosi realizzate rispettivamente da EMEA e FDA. Risultati Nel 1995 l’alendronato viene registrato negli USA per il trattamento dell’osteoporosi post-menopausale, nello stesso anno il farmaco è lanciato sul mercato europeo. Nel 2000, con la stessa indicazione, viene approvato il risedronato sia in Europa che negli USA. Nel maggio del 2003 la FDA registra il terzo bifosfonato per l’osteoporosi post-menopausale: ibandronato. Un anno dopo, lo stesso farmaco viene autorizzato all’immissione in commercio anche dall’EMEA. Nella tabella I sono riportate le caratteristiche essenziali degli studi registrativi pivotal relativi ai tre bifosfonati. R AIFA - Ministero della Salute 61 bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 2005 Tabella I – Caratteristiche degli studi registrativi pivotal relativi ai tre bifosfonati. Farmaco Alendronato (FIT) Risedronato (VERT-NA) Studio pubblicato Paese Posologia Durata studio No. Pazienti End-point primari %RRR (IC 95%) %RRA NNT Data registrazione Lancet 1996; 348: 1535-41. USA 5-10 mg/die 3 anni 2027 Nuove fratture vertebrali 47 (32-59) 7,0 14 FDA-1995 JAMA 1998; 280: 2077-82. USA 5-10 mg/die 4 anni 4432 Fratture cliniche Fratture vertebrali 36 (18-50) 44 (20-61) 6,5 1,7 15 58 JAMA 1999; 282: 1344-52. Nord America 5 mg/die 3 anni 2458 Nuove fratture vertebrali 41 (18-57) 5,0 20 FDA-2000 Fratture non-vertebrali 40 (6-61) 3,2 31 EMEA-2000 Risedronato (VERT-MN) Osteoporos Int 2000; 11: 83-91. Europa/ Australia 5 mg/die 3 anni 1226 Nuove fratture vertebrali 49 (27-64) 10,9 9 Ibandronato J Bone Miner Res 2004; 19: 1241-9. Europa/ Nord America 2.5 mg/die 20 mg* 3 anni 2946 Nuove fratture vertebrali 62 (41-75) 50 (26-66) 4,9 4,7 20 21 FDA-2003 EMEA-2004 * 20 mg a giorni alterni per 12 giorni ogni 3 mesi. RRR, riduzione relativa del rischio; RRA, riduzione assoluta del rischio; NNT, numero di pazienti che devono essere trattati per prevenire un evento. Figura 1 – Alendronato: flow-chart dello studio postregistrativo originario e delle successive estensioni. 994 (804) pazienti sottoposti a randomizzazione 202 (164) assegnati a 5 mg di alendronato 196 assegnati a 10 mg di alendronato 397 (322) assegnati a placebo Studio di 3 anni 199 (160) assegnati a 20 mg di alendronato per 1-2 anni e 5 mg per 3 anni 1° estensione, 4-5 anni 143 (114) assegnati a 5 mg di alendronato 145 (112) assegnati a 5 mg di alendronato 151 (120) assegnati a 10 mg di alendronato 288 (232) assegnati a 10 mg di alendronato 2° estensione, 6-7 anni 115 (97) assegnati a placebo 113 (92) assegnati a 5 mg di alendronato 122 (105) assegnati a 10 mg di alendronato ineleggibili per un ulteriore studio 3° estensione, 8-10 anni 83 (51,9% di 160) assegnati a placebo 78 (47,6% di 164) assegnati a 5 mg di alendronato 86 (54,4% di 158) assegnati a 10 mg di alendronato fratture vertebrali rispetto a coloro che avevano ricevuto placebo6. Le donne che avevano terminato lo studio erano state incluse in 3 estensioni successive, durate complessivamente 7 anni, dove l’efficacia dell’alendronato è stata valutata in termini di densità minerale ossea e di marker bioumorali, mentre le fratture venivano considerate come semplici misure di safety. In tabella II sono sintetizzati i risultati in termini di incremento Per un’analisi completa della “storia” dei bifosfonati è interessante valutare il quadro relativo agli studi realizzati sui tre farmaci in fase post-registrativa. La figura 1 ripercorre dieci anni di studi condotti su alendronato5. Nel primo trial, durato 3 anni, le pazienti trattate con 10 mg/die del farmaco hanno riportato una RRR pari al 48% (IC 95% 5-72), ed una RRA del 3%, nel numero di R AIFA - Ministero della Salute 62 AGGIORNAMENTI Tabella II – Incremento medio in 10 anni della densità minerale ossea a seguito della somministrazione di aledronato 10 mg/die. Siti ossei No. Pazienti % Variazione (IC 95%) Tratto lombare della colonna 70-80 13,7 (12,0-15,5) Collo femorale 70-77 5,4 (3,5-7,4) Troncatere 69-76 10,3 (8,1-12,4) Anca 44-49 6,7 (4,4-9,1) Total body 52-56 2,9 (1,9-3,9) medio della densità minerale ossea dopo 10 anni5. L’efficacia di alendronato nell’osteoporosi postmenopausale rispetto al placebo è stata confermata in numerosi altri studi. In particolare una metanalisi relativa a 11 RCT, per un totale di 12.855 donne, ha evidenziato che dosi > 5 mg/die del farmaco hanno ridotto il RR di fratture vertebrali del 48% (IC 95% 35-57) e dosi comprese tra 10-40 mg/die hanno determinato una RRR per le fratture non vertebrali del 49% (IC 95% 31-62)7. Anche per risendronato si ritrovano in letteratura numerosi studi eseguiti dopo la sua commercializzazione. Una metanalisi di 8 RCT vs placebo, con 14.832 donne coinvolte, ha riportato una RRR delle fratture vertebrali del 36% (IC 95%, 23-46) e di quelle non-vertebrali del 27% (IC 95%, 13-39) in donne osteoporotiche in post-menopausa trattate con dosi > 2,5 mg/die di risedronato8. Nel caso di ibandronato, l’“ultimo nato”, un’analisi delle linee di ricerca sviluppate dalle industrie farmaceutiche9 evidenzia un orientamento a condurre trial in cui viene testata l’efficacia del farmaco per via e.v. oppure, come già avvenuto per alendronato e risendronato, di formulazioni somministrabili settimanalmente o mensilmente. condotti studi che abbiano confrontato i bifosfonati con altre terapie, per le quali è stata dimostrata un’efficacia paragonabile, né tantomeno risedronato ed ibandronato sono stati confrontati con alendronato, il capostipite del gruppo. FDA ed EMEA non sembrano porre particolare attenzione alla “questione placebo”, quasi indifferenti al dibattito che questa ha suscitato a partire dall’ultima revisione della Dichiarazione di Helsinki10 che ha rafforzato i dubbi sull’uso appropriato del placebo. Infatti viene affermato con forza che: “Qualsiasi studio volto a documentare l’efficacia di un trattamento deve comunque garantire ai partecipanti la migliore terapia disponibile. Unicamente in caso di mancanza di un efficace trattamento si potrà ricorrere al confronto col placebo” (vedi anche pp.84-88). Per altro vale la pena sottolineare che tutti gli studi presentati alle autorità regolatorie sono reperibili nella letteratura scientifica, in alcuni casi avendo ottenuto l’attenzione di riviste prestigiose (range Impact Factor: 2,5-28,6). Analogamente non sembra aver posto alcun particolare problema agli editori la pubblicazione di una pletora di studi di confronto con placebo, non solo nel caso di alendronato, ma neppure per risedronato. Pare che esista poi, o forse prima di tutti gli altri, un altro attore che potrebbe contribuire a trovare la risposta a due domande che sembrano fondamentali: • i Comitati Etici che hanno valutato molti degli studi che ritroviamo nei dossier registrativi e pubblicati in letteratura, secondo quali criteri hanno ritenuto che le pazienti trattate con placebo ricevessero effettivamente la migliore terapia disponibile? • È pensabile che la Dichiarazione di Helsinki non sia richiesta dai Comitati Etici come semplice allegato da aggiungere al protocollo di ricerca, bensì quale documen- Discussione Tutti gli studi condotti sino ad oggi hanno dimostrato la superiorità dei tre bifosfonati rispetto al placebo, in termini di riduzione di fratture vertebrali e non-vertebrali, come anche di incremento della densità minerale ossea e di riduzione dei marker del turn-over osseo. I bifosfonati, dall’alendronato al più recente ibandronato, sono stati sviluppati seguendo una linea comune in accordo con le linee-guida indicate da EMEA e FDA (tabella III). Tuttavia neppure in fase post-registrativa sono mai stati R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 63 2005 Tabella III – Linee-guida per la conduzione di studi per il trattamento dell’osteoporosi. EMEA FDA Disegno dello studio Studi di superiorità randomizzati e controllati Studi di superiorità randomizzati e controllati Comparatore Placebo e/o farmaco attivo Placebo e/o farmaco attivo Criteri di inclusione Donne con densità minerale ossea a livello della colonna e dell’anca con T score inferiore a -2.5 deviazioni standard (S.D.), con o senza storia di fratture Donne in post-menopausa da almeno 5 anni, con una o più fratture vertebrali e/o con una densità minerale ossea a livello delle vertebre lombari ≥ 2,0 deviazioni standard (S.D.) Misure di efficacia End-point primari: fratture (vertebrali, anca, altre). End-point secondari: densità minerale ossea, variabili biochimiche, indicatori del turn-over osseo End-point: fratture Durata degli studi 3 anni 3 anni tazione che si ponga a garanzia dei reali interessi dei soggetti coinvolti nelle sperimentazioni? • Inoltre, quale vantaggio rappresenta per la collettività lo sviluppo di molecole “me-too” prive di un qualsivoglia confronto con le terapie esistenti? L’osteoporosi è uno dei maggiori problemi di salute pubblica che coinvolge milioni di persone. I costi legati a tale patologia crescono parallelamente all’invecchiamento della popolazione e si calcola che nei prossimi 50 anni il numero delle sole fratture dell’anca supererà i sei milioni. Si ricorda che in Italia la spesa relativa ai soli bifosfonati nei primi 9 mesi del 2004 è risultata di 103 milioni di euro (www.ministerosalute.it/medicinali/osmed), pari all’1% della spesa farmaceutica complessiva. Sulla base di queste considerazioni e tenuto conto della posizione assunta dalle principali agenzie regolatorie internazionali circa l’uso del placebo negli studi registrativi, si potrebbe ipotizzare che, una volta ottenuta la rimborsabilità del nuovo farmaco, il suo successivo mantenimento sia vincolato alla presentazione, a livello nazionale, di studi di confronto vs comparatori attivi? Bibliografia 1. Royal College of Physicians. Osteoporosis. Clinical guidelines for prevention and treatment. Uptodate on pharmacological interventions and an algorithm for management. London 2001. 2. Eastell R. Treatment of postmenopausal osteoporosis. N Engl J Med 1998; 338: 736-46. 3. Chan KM, Anderson M, Lau EM. Exercise interventions: defusing the world’s osteoporosis time bomb. Bull World Health Organ 2003; 81: 827-30. 4. Scottish Intercollegiate Guidelines Network (SIGN). Management of osteoporosis. Report no. 71. June 2003. 5. Bone HG, Hosking D, Devogelaer JP, et al. Alendronate Phase III Osteoporosis Treatment Study Group. Ten years’ experience with alendronate for osteoporosis in postmenopausal women. N Engl J Med 2004; 350: 1189-99. 6. Liberman UA, Weiss SR, Broll J, et al. Effect of oral alendronate on bone mineral density and the incidence of fractures in postmenopausal osteoporosis. The Alendronate Phase III Osteoporosis Treatment Study Group. N Engl J Med 1995; 333: 1437-43. 7. Cranney A, Wells G, Willan A, et al. Osteoporosis Methodology Group and The Osteoporosis Research Advisory Group. Meta-analyses of therapies for postmenopausal osteoporosis. II. Meta-analysis of alendronate for the treatment of postmenopausal women. Endocr Rev 2002; 23: 508-16. 8. Cranney A, Tugwell P, Adachi J, et al. Osteoporosis Methodology Group and The Osteoporosis Research Advisory Group. Meta-analyses of therapies for postmenopausal osteoporosis. III. Meta-analysis of risedronate for the treatment of postmenopausal osteoporosis. Endocr Rev 2002; 23: 517-23. 9. R&D Insight. ADIS International (Last update March 2005). 10. La nuova versione della Dichiarazione di Helsinki. Bollettino d’Informazione sui Farmaci 2001; 4-5: 152. R AIFA - Ministero della Salute FARMACOVIGILANZA news UN NUOVO STRUMENTO NATO NELL’AMBITO DELL’INFORMAZIONE SUI FARMACI, UTILE PER GLI OPERATORI DELLA FARMACOVIGILANZA E SPECIFICO PER GLI AGGIORNAMENTI RELATIVI AI RISCHI LEGATI ALL’UTILIZZO DEI MEDICINALI. Farmaci e gravidanza unica Guida all’uso dei farmaci in gravidanza prodotta da un organismo sanitario pubblico in Europa, per una valutazione del rischio teratogeno da farmaci basata sulle prove di efficacia. L’ na Guida aggiornata e completa, corredata da un’ampia bibliografia, in un settore dove le informazioni sono spesso di non facile reperimento, talvolta contraddittorie e di difficile interpretazione sul piano pratico. U pagine in 285.000 copie destinate a medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ospedalieri, farmacisti e ostetriche. Far macai nz a d i v a r eg io el risch zione d basata a t lu a La v geno terato icacia e di eff v ro p su 740 alute o dellFaarmSaco - AIFA r te is in M zia Italiana del Agen opera è stata realizzata da un gruppo di autori qualificati per esperienza e competenza scientifica con il coordinamento dell’AIFA. L’ In distribuzione da aprile 2005. 66 AGGIORNAMENTI Farmaci e allattamento al seno Riassunto Su queste premesse si basano le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di allattare esclusivamente al seno per tutti i primi 6 mesi di vita del bambino e di continuare anche dopo l’inizio dello svezzamento4. Ne deriva che l’allattamento al seno va promosso e salvaguardato da parte dei servizi sanitari così come dei professionisti della salute5. L’allattamento al seno è in stretto rapporto con la salute materno-infantile, per questo deve essere promosso dai servizi sanitari e dai professionisti della salute. L’uso dei farmaci rappresenta una controindicazione all’allattamento al seno solo quando esistano evidenze documentate in merito. Relativamente alla farmacocinetica della lattazione e agli effetti collaterali sul lattante, i dati pubblicati in letteratura, così come quelli forniti dalle aziende produttrici nei foglietti illustrativi, sono solitamente scarsi, tanto che, molto spesso, gli operatori sanitari considerano un farmaco assunto in allattamento un potenziale rischio, così come l’atteggiamento della donna che allatta e che assume farmaci è di estrema prudenza. I parametri da valutare sono: passaggio del farmaco nel latte materno e valutazione del rischio per il bambino. Le informazioni derivanti devono essere poi fornite alla madre rendendola partecipe. Giudizi variabili e contraddittori sull’uso dei farmaci in allattamento al seno Molte controindicazioni all’allattamento al seno sono state erroneamente indicate anche in un passato recente; hanno riguardato solitamente malattie e condizioni materne, compreso l’uso di farmaci. Purtroppo l’indicare o il suffragare una controindicazione non provata, una cosiddetta pseudo-controindicazione, ad allattare porta comunque all’immotivata privazione di benefici di salute significativi e documentati per molte mamme e per i loro bambini. Si dovrebbe invece giudicare incompatibile l’assunzione di un farmaco da parte della donna che allatta, solo quando motivi fondati ci inducano a farlo. Eppure la valutazione della sicurezza di impiego di un farmaco in allattamento risulta sostanzialmente diversa se fatta da agenzie internazionali che si occupano di salute, come l’OMS o l’UNICEF, o da organismi scientifici come l’Accademia Americana di Pediatria6 o in Italia la Società Italiana di Neonatologia7. Si veda a tale proposito l’esempio del metronidazolo (tabelle I e II). Questi consigli sono spesso discordanti perché hanno alla loro base filosofie di valutazione differenti nel giudicare gli scarsi dati disponibili sulla farmacocinetica della lattazione e sugli effetti collaterali sul lattante riportati in letteratura. Non meraviglia quindi il possibile disorientamento dei singoli professionisti solitamente interpellati (ostetrico, pediatra, medico di famiglia, specialista di patologia materna, farmacista) quando devono esprimere un giudizio sulla sicurezza di un farmaco in allattamento. Accade quindi con una certa frequenza che, nel dubbio, l’attitudine prevalente degli operatori sanitari nei confronti della presenza di un farmaco nel latte materno sia proprio quella di una presunzione di rischio. Abstract Breastfeeding is in close relationship with mother and child health, for this reason it should be promoted by health services and physicians. Drug use could be a breastfeeding contraindication only when scientific evidences are available. Scientific literature data on breastfeeding pharmacokinetic and adverse drug reactions in children, as well as leaflet information, are generally insufficient so that physicians, very often, consider a drug assumed during breastfeeding as a potential risk. Moreover, woman behaviour is extremely prudent. The parameters that should be taken into consideration for a correct risk evaluation are: drug passage into the milk and risk assessment in the child. The mother should be then informed about that, in order to get her to be involved. L’allattamento al seno è in stretto rapporto con la salute materno-infantile 1-3. Si tratta di un rapporto che dipende dall’esclusività dell’allattamento (dal fatto quindi che non vengano aggiunti altri alimenti nella dieta del bambino) e dalla sua durata. Più esclusivo e prolungato risulta l’allattamento, maggiore è l’investimento in termini di salute per il bambino e per la sua mamma. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 67 2005 Tabella I – Giudizio sul metronidazolo in corso di allattamento al seno. Riferimento scientifico e/o bibliografico Consiglio OMS/UNICEF 1993 American Academy of Pediatrics 20016 American Academy of Pediatrics, Red Book on Infectious Diseases, 2003 Società Italiana di Neonatologia 20017 Hale 200413 • Evitare, se possibile; carcinogenicità su animali • L’uso è motivo di preoccupazione • In caso di monosomministrazione (2 gr) gettare il latte spremuto per 12-24 h • Non citato fra i farmaci controindicati • Categoria di rischio L2 (vedi spiegazioni nella tabella III) Tabella II – Farmaci controindicati e da usare con cautela in allattamento secondo l’American Academy of Pediatrics6. PRINCIPIO ATTIVO REAZIONI AVVERSE OSSERVATE Farmaci di solito controindicati Chemioterapici (ciclofosfamide, metotressato) Immunosoppressione, neutropenia Ciclosporina, doxorubicina Immunosoppressione Alcaloidi dell’ergot (bromocriptina, ergotamina) 67 Radioisotopi ( Ga, 111 In, 123 I, 125 I, 131 I, 99m Tc) Soppressione dell’allattamento Eccessiva esposizione radioattiva del lattante Litio Ipotonia, ipotermia, cianosi, alterazioni ECG Contraccettivi orali Soppressione dell’allattamento Sostanze d’abuso (alcol, fumo, droghe: amfetamine, cocaina, eroina, fenciclidina) Diminuita lattazione, sedazione, irritabilità, vomito, diarrea, tremori, convulsioni Farmaci da usare con cautela Mesalazina Diarrea Aspirina (salicilati) Acidosi metabolica Atenololo Effetti da beta blocco Acebutolo Ipotensione, bradicardia, tachipnea Carbamazepina Sedazione, ipereccitabilità, epatite colestatica Clemastina Ipereccitabilità Fenobarbital Sedazione, metaemoglobinemia Primidone Sedazione Sulfasalazina Diarrea sanguinante Cosa dicono i foglietti illustrativi loro pratica clinica quotidiana ed in ultima analisi gli stessi utenti. È quindi faticoso, ma corretto ed auspicabile, che il singolo professionista vada “oltre” il contenuto, stereotipatamente liberatorio in termini medico-legali, di questi foglietti illustrativi, ricercando gli studi disponibili in letteratura, rielaborandoli e fornendo alla madre che allatta le informazioni necessarie e sufficienti per procedere ad una vera scelta informata. La presente revisione cercherà di fornire alcuni strumenti metodologici di orientamento. È sorprendente che, secondo i foglietti illustrativi delle confezioni, l’80% degli 11.207 farmaci disponibili sul mercato italiano sia controindicato in corso di allattamento, mentre solamente per il 2% dei farmaci emerge un chiaro giudizio di sicurezza8. Queste informazioni fornite dall’industria farmaceutica sono purtroppo capaci di condizionare in maniera importante gli operatori sanitari nella R AIFA - Ministero della Salute 68 AGGIORNAMENTI L’esperienza delle donne nel latte (M) superiore a quella del plasma (P) e quindi un elevato rapporto M:P. Tenderanno a passare molto nel latte e ad avere rapporti M:P tendenzialmente elevati i farmaci con lunga emivita materna, alti livelli plasmatici, basso legame alle proteine del plasma materno, basso peso molecolare (specialmente se inferiore a 500 D), pH alcalino, elevata liposolubilità (il latte è liquido ricco di grassi con circa 4 grammi di lipidi ogni 100 ml). Tuttavia il rapporto M:P non è di grande utilità in assenza della conoscenza del livello del farmaco nel plasma materno. Si tratta di un rapporto, infatti, e non ci dice quale sia la quota assoluta trasferita al poppante con il latte. Anche qualora il rapporto M:P sia elevato, se il livello plasmatico materno è basso allora la dose assoluta del farmaco che entra nel latte sarà comunque bassa e di scarso rilievo clinico. Una volta passati nel latte, i farmaci tuttavia non restano intrappolati nel “compartimento latte”, perché man mano che la madre elimina il farmaco per le solite vie (urinaria, biliare, sudore) la concentrazione nel latte tende a ridursi. Anche se l’orario delle poppate è imprevedibile, visto che il bambino allattato al seno viene solitamente alimentato a domanda e non ad orario fisso, queste poppate risultano il più delle volte distanziate una dall’altra; succede quindi che la concentrazione di un farmaco nel “compartimento latte” tenda a calare considerevolmente ed in maniera progressiva man mano che ci si allontana dal momento in cui era stato assunto dalla madre. Questa capacità di passare nelle due direzioni (dal plasma al latte e viceversa) da parte dei vari farmaci è alla base del suggerimento clinico di assumere, se possibile, un farmaco subito dopo una poppata al seno e quindi a distanza dalla poppata successiva per far sì che il poppante introduca comunque una concentrazione minima di farmaco. Diverso è ovviamente il caso dei farmaci ad emivita lunga (come il diazepam o i barbiturici), sia perché il livello plasmatico materno resta elevato per molte ore, e non è possibile giocare efficacemente sul momento della poppata per ridurre l’assorbimento del farmaco da parte del bambino, sia perché hanno spesso anche un’emivita pediatrica ancora più prolungata col rischio di lento aumento nel tempo del livello plasmatico nel bambino. Va detto, comunque, per ridimensionare in generale la problematica, che a fronte di posologie Secondo la letteratura, il 66% delle donne che allatta al seno si trova ad assumere farmaci, ma spesso lo fa esitando sulla compatibilità della cura con la salute del lattante, per cui può decidere di rinunciare in partenza ad allattare o decidere prima o poi di interrompere l’allattamento9. In altre parole è documentata un’interferenza fra allattamento al seno e uso di farmaci da parte della donna che allatta, la quale deriva dal timore di un conflitto di interesse (peraltro raramente concreto) fra cura della mamma e salute del bambino. La frequenza complessiva degli effetti collaterali riportati dalla madre è mediamente dell’11,2%; i farmaci che meno frequentemente danno disturbi sono i sedativi (3%), mentre per la categoria degli antibiotici questa percentuale sale al 18%10. Ovviamente l’attribuzione di un sintomo da parte di una madre attenta o preoccupata sulla salute del proprio bambino non implica, in assenza di studi caso-controllo, l’automatico accreditamento di questa segnalazione. Proprio Anderson11 fa notare come nessuno di una serie di 100 case report della letteratura su presunte reazioni avverse in bambini allattati al seno a medicamenti assunti dalla madre abbia portato ad un’attribuzione certa. Le donne ricercano e ricevono molte informazioni sull’uso di farmaci in allattamento, anche se queste non sono sempre soddisfacenti; a fronte di questa dovizia di informazioni, le conoscenze sono ancora improntate a dubbi e falsi miti12. Griglia di valutazione di un farmaco in corso di lattazione13 Le domande da porsi nel caso di assunzione di un qualsivoglia farmaco da parte della donna che allatta sono essenzialmente due: 1) il farmaco preso dalla madre può raggiungere il bambino attraverso il latte materno? 2) In caso affermativo, questo passaggio può causare al lattante effetti indesiderati a breve e a lungo termine, tali da farci considerare il farmaco come controindicato in corso di allattamento? 1) Passaggio dei farmaci nel latte materno I farmaci che tendono a passare maggiormente nel latte materno avranno una concentrazione R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 69 2005 terapeutica che noi daremmo direttamente al bambino, qualora il farmaco risultasse usato in età neonatale e pediatrica. • Dose relativa per il bambino. Quando il farmaco in questione passa nel latte materno possiamo cercare di stimare il rischio che il lattante verrà a correre, dividendo la dose che il bambino assumerà (espressa in mg/kg/die) per quella della madre (mg/kg/die). In altre parole questo rapporto ci permette un confronto fra dosi normalizzate per peso unitario. Se la dose relativa per il bambino risulta inferiore al 10%, allora diremo che il farmaco è sicuro in allattamento. A maggior ragione se la dose relativa per il bambino risulta inferiore all’1%, come avviene del resto nella gran parte di casi. • Consultazione della letteratura. In generale, e a maggior ragione nei casi in cui i dati di farmacocinetica non ci consentano ancora di esprimere un giudizio di sicurezza, è conveniente ricorrere ai testi di riferimento6,14,15 e comunque effettuare un’aggiornata ricerca bibliografica (Medline) sugli eventuali effetti collaterali in corso di allattamento. • Classificazione secondo Hale. Nella sua monografia rieditata con scadenza biennale, Hale14 usa una originale classificazione del rischio per il lattante in corso di allattamento in cui ritroviamo 5 categorie che vanno da L1 a L5 (tabella III); per L1 l’autore intende la categoria dei farmaci “sicurissimi” (ad es.: amoxicillina), L2 la categoria dei farmaci sicuri (ad es.: digossina), L3 quella dei farmaci da usare con prudenza (ad es.: codeina), L4 quella dei farmaci pericolosi (il litio, per esempio) ed L5 quella dei farmaci propriamente controindicati (ad es.: amiodarone). materne quotidiane di medicamenti dell’ordine dei milligrammi, nel latte ritroviamo le stesse sostanze a concentrazioni solitamente mille volte inferiori (dell’ordine dei microgr/L); è questo il caso, per esempio, del ketoralac. Una volta presente nel latte non è però automatico che il farmaco venga assorbito dall’intestino del lattante; antibiotici come gli aminoglicosidi e la vancomicina o la morfina, per esempio, hanno una scarsa biodisponibilità orale; del resto è proprio questo il motivo per cui la loro somministrazione avviene per via parenterale. Ormoni come l’insulina (ipotizziamo il caso di una donna diabetica) e sostanze come l’eparina (calcieparina ed eparine a basso peso molecolare nella donna con trombofilia) non passano nel latte ma, se anche lo facessero, verrebbero, per la loro stessa natura proteica, inattivate nel tratto gastrointestinale del lattante. 2) Valutazione del rischio per il bambino • Stato del bambino. È utile avere informazioni sull’età del bambino e sulle sue dimensioni. Un bambino prematuro (< 37 settimane di età gestazionale), di basso peso alla nascita (< 2,5 kg), di poche settimane di vita suggerirà in generale maggiore prudenza rispetto ad uno a termine, di buon peso alla nascita, che ha già superato l’età neonatale (i primi 28 giorni di vita) o che addirittura è divezzo, venendo quindi ad assorbire una quota lattea che è ormai solo una percentuale magari minoritaria dell’introito dietetico complessivo. • Dose teorica per il bambino. Si tratta della stima della massima dose che il bambino potrebbe arrivare ad assumere col latte materno, quando si conosca il picco di concentrazione del farmaco nel latte (Cmax). Se la Cmax risultasse per esempio di 1 mg/L, e si ipotizza che un lattante assume di solito 150 ml/kg/die di latte, si può calcolare che un bambino di 4 kg, venendo a consumare 600 ml di latte al giorno, introduca 0,6 mg di farmaco al giorno, in altri termini 0,15 mg/kg/die del farmaco in questione. Va naturalmente sottolineato come questa sia una quantità massima, dal momento che per convenzione è stato considerato, a margine di sicurezza, il picco di concentrazione del farmaco nel latte, mentre sappiamo che la sua concentrazione cala col passare del tempo. La dose teorica per il bambino però ci permette di fare degli utili confronti con la dose L’informazione alla donna che allatta L’informazione è mirata a rendere la donna partecipe del giudizio clinico del medico, specialmente quando tale giudizio si scontra con quanto scritto nei foglietti illustrativi. Solo se pienamente informata, la madre che allatta potrà assumere un farmaco per scelta consapevole. Alla madre deve essere dato anche il suggerimento, utile a ridurre gli eventuali effetti collaterali nel lattante, di assumere il farmaco immediatamente dopo la poppata evitando al lattante il picco plasmatico. R AIFA - Ministero della Salute 70 AGGIORNAMENTI Tabella III – Classificazione secondo Hale: categorie di rischio per il bambino in caso di assunzione di un farmaco in corso di lattazione. Categoria Significato Motivazioni L1 I farmaci più sicuri • Evidenze scientifiche assolutorie • Nessun effetto negativo da ampia esperienza clinica • Prodotto non assorbito dal lattante L2 I farmaci sicuri • Studio su un numero limitato di donne che allattano senza riscontro di effetti collaterali nel lattante • Il rischio per il bambino è da ritenersi remoto L3 Farmaci moderatamente sicuri • Assenza di studi controllati in allattamento (il farmaco può essere dato con possibile rischio di effetti collaterali per il bambino con valutazione del bilancio • Studi controllati mostrano solo minimi rischi/benefici per il bambino) L4 effetti collaterali, non preoccupanti Farmaci potenzialmente pericolosi • C’è prova di rischio per il lattante o per la lattopoiesi • Il farmaco è indispensabile alla madre, ma non esiste un’alternativa più sicura • I rischi per il bambino sono tuttavia acettabili L5 Farmaci controindicati • Il rischio per il bambino è documentato ed è superiore ai benefici che gli derivano dall’allattamento al seno. • Fra gli altri farmaci: i composti radioattivi, che tuttavia richiedono una cessazione dell’allattamento al seno, ma temporanea permette di giungere alla considerazione che il più delle volte l’allattamento al seno è compatibile con la giusta aspirazione materna a curarsi. Per i farmaci psicotropi la donna deve essere informata relativamente ai sintomi che vanno monitorati sul lattante: l’alterazione del ritmo sonno-veglia, l’insorgenza di sonnolenza, le difficoltà alimentari. Di questi stessi farmaci, qualora presenti nel latte materno, oltre agli effetti a breve termine, possiamo ipotizzare pure effetti a lungo termine sul sistema nervoso centrale del lattante, che non sembrano tuttavia tali da vanificare i benefici del latte materno sullo sviluppo intellettivo del bambino. Ringraziamenti: Dott. Riccardo Davanzo, Istituto per l’Infanzia “Burlo Garofolo”, Trieste. Conclusioni Bibliografia 1. American Academy of Pediatrics. Breastfeeding and the use of human milk. Pediatrics 2005; 115: 496-506. 2. Davanzo R. Allattare al seno: come e perché. 3a edizione. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2001. 3. Davanzo R, Bruno I. Salute della donna e lattazione. Medico e Bambino 2003; 22: 105-13. 4. Global Strategy for Infant and Young Child Feeding. WHO, 2003. 5. Protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno in Europa: un programma d’azione. European Commission, Directorate Public Health and Risk Assessment, Luxemburg, 2004. 6. American Academy of Pediatrics. Committee on Drugs. Dal momento che la decisione sulla sicurezza di impiego o meno di un farmaco in allattamento deve tutelare la salute di entrambe le componenti della diade madre-bambino è opportuno procedere con un metodo di valutazione ordinato e non frettoloso prima di prendere una decisione. Anche se la letteratura specifica sull’argomento è scarsa, e per lo più aneddotica o basata su brevi serie di casi, un’analisi accurata R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 The transfer of drugs and other chemical into human milk. Pediatrics 2001; 108: 776-89. 7. Società Italiana di Neonatologia. Raccomandazioni sull’allattamento materno per i nati a termine, di peso appropriato, sani. Medico e Bambino 2002; 21: 91-8. 8. Addis A. Comunicazione orale. Role of Ministry of Health. Medications and breastfeeding. Trieste, 12 settembre 2004. 9. Schirm E, Schwagermann MP, Tobi H, de Jong-van den Berg LT. Drug use during breastfeeding. A survey from the Netherlands. Eur J Clin Nutr 2004; 58: 386-90. 10. Ito S, Blajchman A, Stephenson M, Eliopoulos C, Koren G. Prospective follow-up of adverse reactions in breast-fed infants exposed to maternal medication. Am J Obstet Gynecol 1993; 168: 1393-9. 11. Anderson PO, Pochop SL, Manoguerra AS. Adverse drug 12. 13. 14. 15. 71 2005 reactions in breastfed infants: less than imagined. Clin Pediatr 2003; 42: 325-40. Davanzo R. Farmaci prima e dopo la nascita del bambino. L’esperienza e le conoscenze delle donne. Relazione al Corso su Farmaci ed allattamento al seno: farmacologia clinica, raccomandazioni ed esperienze. Trieste, 17 settembre 2005. Davanzo R. Farmaci ed allattamento: un approccio clinico pratico. Medico e Bambino 2001; 19: 127-251. Hale TW. Medications and mothers’Milk. Tenth Edition. Pharmasoft Publishing, Amarillo (Texas), 2004. www.ibreastfeeding.com (accesso verificato il 04/04/2005). Roncoroni I, Davanzo R. Farmaci ed allattamento al seno. In: La farmacoterapia 2002 nell’era dell’EBM. Govoni S, ed. Pavia: Selecta Medica 2002: 199-231. a proposito di… CO EFFERALGAN L’AIFA ha recentemente riclassificato, ai fini della fornitura, CO EFFERALGAN 16 CPR 500 MG AIC N. 027989033. Alla luce di questa riclassificazione, è utile fornire alcune indicazioni in merito alla prescrizione e alla dispensazione della specialità medicinale. La dispensazione a carico del SSN è consentita esclusivamente nelle terapie del dolore in corso di patologia neoplastica o degenerativa. Per la prescrizione a carico del SSN deve essere utilizzata la ricetta ministeriale a ricalco (RMR). Per questo tipo di prescrizioni non è più richiesta la posizione della nota limitativa n. 3 in quanto l’utilizzo della RMR sottintende che l’indicazione terapeutica e le limitazioni sono quelle previste in via generale per le prescrizioni nella terapia del dolore dei farmaci analgesici oppiacei. Possono essere prescritte a carico del SSN tante confezioni quante siano necessarie a coprire trenta giorni di terapia, così come previsto per tutti i farmaci analgesici oppiacei utilizzati nella terapia del dolore prescritti sul ricettario ministeriale a ricalco. Nelle ipotesi in cui non sia dispensato a carico del SSN deve essere utilizzata la ricetta non ripetibile. Trattandosi di un medicinale della tabella V stupefacenti non è necessaria l’indicazione della posologia. Il farmacista non è tenuto né a prendere nota dell’acquirente né a registrare l’acquisto e la dispensazione sul registro di entrata e uscita stupefacenti, dal momento che si tratta di un medicinale appartenente alla tabella V e come tale non è soggetto a registrazione sul registro di entrata e uscita stupefacenti. CO EFFERALGAN AIC N. 027989019, 16 compresse effervescenti (prezzo € 8,80), NON è dispensato a carico del SSN. In conclusione, la modifica apportata ha l’obiettivo di semplificare la prescrizione di questo medicinale da parte del medico di medicina generale in quanto: • • • • Non sono state modificate le indicazioni fino ad oggi rimborsate Il farmaco è prescrivibile anche per tipologia di dolore non severo Non sussiste più l’obbligo di annotare sulla ricetta il numero della nota Il medico può prescrivere Co Efferalgan per quantità e pezzi utili a coprire trenta giorni di terapia. R AIFA - Ministero della Salute 72 DEAR DOCTOR LETTER Si pubblicano di seguito delle Dear Doctor Letter (DDL) recentemente inviate ai medici per diffondere tempestivamente nuove evidenze sulla sicurezza di alcuni medicinali. Le DDL sono concordate con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che quindi ne condivide i contenuti; con la loro pubblicazione sul Bollettino d’Informazione sui Farmaci si intende sottolinearne l’importanza e facilitarne l’archiviazione. Si ricorda inoltre che per ulteriori informazioni ci si può rivolgere via fax all’Ufficio Farmacovigilanza dell’AIFA, al numero: 06/59784142. Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’AIFA ■ Bextra® (valdecoxib) com- presse rivestite con film 10 mg, 20 mg, 40 mg: ritiro dal commercio 14 Aprile 2005 Egregio Dottore, Gentile Dottoressa La Pfizer, a seguito di accordi con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA) e con l’AIFA, ha deciso di sospendere volontariamente la vendita e la promozione di Bextra® (valdecoxib) nei paesi dell’Unione Europea (UE), come ulteriore misura precauzionale in attesa dell’esito della valutazione della classe dei farmaci COX-2 inibitori attualmente in corso a livello europeo. Pfizer ha intrapreso una simile azione anche negli Stati Uniti su richiesta della FDA. In Europa, dopo l’aggiornamento del dicembre 2004, non si sono rese disponibili nuove informazioni scientifiche che abbiano determinato questa decisione; tuttavia, le reazioni cutanee gravi sono attualmente oggetto di valutazione da parte dell’EMEA e della Pfizer, in base a quanto previsto dagli obblighi regolatori, che prevedono il monitoraggio della sicurezza degli eventi avversi. Perché è stata sospesa la vendita e la promozione di Bextra®? Il 7 aprile 2005, la FDA ha richiesto alla Pfizer di ritirare volontariamente il Bextra® dal mercato e la Pfizer ha deciso di sospendere la vendita e la promozione di Bextra® negli USA in attesa di ulteriori valutazioni da parte della FDA. Le ragioni addotte dalla FDA sono rappresentate dal rapporto rischio/beneficio non favorevole a causa dei dati di sicurezza a lungo termine in ambito cardiovascolare, negli interventi di bypass aortocoronarico e dei dati relativi alle reazioni cutanee gravi. In seguito all’annuncio della FDA e delle successive discussioni con l’EMEA e gli Stati Membri, la Pfizer ha deciso di sospendere la vendita e la promozione del prodotto Bextra® anche nell’UE. È stata avviata la sospensione della distribuzione con i fornitori (grossisti e farmacie). Tutto il prodotto inviato ai fornitori verrà restituito alla Pfizer, inclusi i campioni consegnati agli informatori scientifici del farmaco. • Non effettuare nuove prescrizioni di Bextra®. Ai farmacisti si raccomanda di: • Non dispensare ulteriori confezioni di Bextra®. • Avvisare i pazienti in trattamento con Bextra® di recarsi dal medico per discutere il passaggio ad opzioni terapeutiche alternative. Le scorte saranno ritirate dai depositi attraverso una procedura di notifica di ritiro. Raccomandazioni per gli Operatori Sanitari Background Bextra® è un inibitore selettivo della COX-2, indicato in Europa per il trattamento sintomatico di osteoartrosi, artrite reumatoide e dismenorrea primaria. È attualmente in corso all’EMEA una revisione della sicurezza della classe degli inibitori della COX-2. Sono stati recentemente comunicati alla classe medica nuove informazioni relative alla sicurezza cardiovascolare degli inibitori della COX-2 e avvertenze sulle reazioni cutanee gravi, come di seguito riportato: Ai medici si raccomanda di: • Non iniziare il trattamento di nuovi pazienti. • Considerare se i pazienti attualmente in trattamento con Bextra® possano completare tale trattamento sotto controllo medico o se invece debbano passare immediatamente ad alternative terapeutiche. • Il 15 dicembre 2004 sono state introdotte la controindicazione nei pazienti sottoposti ad intervento di bypass aortocoronarico ed ulteriori informazioni e precauzioni d’uso su possibili reazioni cutanee gravi. • Il 17 febbraio 2005 sono state introdotte controindicazioni ed avvertenze relative alla sicu- R AIFA - Ministero della Salute 73 DEAR DOCTOR LETTER rezza cardiovascolare di tutti gli inibitori della COX-2 tramite una Procedura Urgente per Motivi di Sicurezza (USR). Con le precedenti note informative si invitavano i medici a monitorare tutti i pazienti in relazione a questi eventi. Pfizer proseguirà a monitorare la sicurezza della classe degli inibitori della COX-2 e valuterà tutti i nuovi dati che si renderanno disponibili continuando a dialogare con l’EMEA e con l’AIFA. Ulteriori informazioni sull’esito della valutazione di cui sopra verranno appropriatamente e tempestivamente comunicate. Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’AIFA ■ Celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®) capsule 100-200 mg: importanti informazioni di sicurezza sul rischio cardiovascolare Febbraio 2005 Egregio Dottore, Gentile Dottoressa Nel mese di dicembre 2004 ha ricevuto alcune informazioni di sicurezza su celecoxib (Celebrex® Solexa® - Artilog® - Artrid®) relative ai risultati preliminari sulla sicurezza cardiovascolare provenienti da studi clinici a lungo termine controllati verso placebo. Il 17 febbraio 2005 la Pfizer, a seguito di accordi con l’Agenzia Europea per la Valutazione dei Medicinali (EMEA) e con l’AIFA, ha aggiornato il Foglio Illustrativo ed il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto delle specialità medici- nali contenenti celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®) con l’aggiunta di nuove importanti informazioni sulla sicurezza del prodotto. l’insufficienza cardiaca congestizia di classe II-IV NYHA*. Celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®) non deve essere prescritto a questi pazienti. Di seguito sono riassunte le informazioni aggiunte e le modifiche apportate: I pazienti con significativi fattori di rischio per eventi cardiovascolari (per esempio ipertensione, iperlipidemia, diabete mellito, fumo di sigaretta) o arteriopatia periferica devono essere trattati con celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®) solo dopo un’attenta considerazione. Sulla base di nuove analisi degli studi controllati verso placebo, le frequenze di infarto del miocardio, insufficienza cardiaca e ipertensione aggravata sono risultate quali eventi non comuni (≥ 1/1000, < 1/100) e l’ictus ischemico quale evento raro (≥ 1/10.000, < 1/1000). Sono disponibili informazioni preliminari relative a tre studi a lungo termine sulla Poliposi Adenomatosa Sporadica e sulla Malattia di Alzheimer condotti con celecoxib. In uno dei tre studi, è stato osservato un incremento dose-correlato degli eventi cardiovascolari (principalmente infarto del miocardio) con dosi da 200 mg BID e 400 mg BID di celecoxib confrontato al placebo. L’aumento di rischio si è mantenuto per tutta la durata dello studio (33 mesi). Il rischio relativo per l’endpoint combinato (morte cardiovascolare, infarto del miocardio o ictus) è stato rispettivamente di 3,2 (95% IC 1,3-8,0) per 400 mg BID e di 2,5 (95% IC 1,0-6,3) per 200 mg BID di celecoxib rispetto al placebo. I dati preliminari degli altri due studi a lungo termine non hanno evidenziato un aumento significativo del rischio cardiovascolare con celecoxib 200 mg BID e 400 mg QD rispetto al placebo. Celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®) è indicato per il trattamento sintomatico dell’osteoartrosi e dell’artrite reumatoide. • Osteoartrosi: la dose giornaliera raccomandata è 200 mg una volta al giorno o in due dosi refratte. • Artrite reumatoide: la dose iniziale raccomandata è 200 mg al giorno in due dosi refratte. • Per entrambe le indicazioni, se necessario, la dose può essere incrementata a 400 mg al giorno (in dosi refratte). Dopo due settimane di trattamento, in assenza di un maggiore beneficio terapeutico, si dovranno valutare altre alternative terapeutiche. • In tutti i casi, la risposta alla terapia del singolo paziente deve essere rivalutata periodicamente. La decisione di prescrivere celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®) deve essere basata su una valutazione per ogni singolo paziente del rischio globale. I rischi cardiovascolari correlati al trattamento possono aumentare in relazione al dosaggio e al tempo di esposizione e pertanto deve essere utilizzata la più bassa dose efficace e per il minor tempo possibile. Celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®) è ora controindicato in pazienti con cardiopatia ischemica e/o malattia cerebrovascolare conclamata. Inoltre, celecoxib (Celebrex® - Solexa® - Artilog® - Artrid®) è ora controindicato nel- R AIFA - Ministero della Salute * New York Heart Association 74 Si consiglia ai medici di tenere conto di queste nuove informazioni nel valutare il trattamento appropriato per i pazienti. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il Foglietto Illustrativo sono stati pertanto aggiornati con l’introduzione di queste nuove informazioni. Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’AIFA ■ Etoricoxib (Arcoxia® - Algix® - Tauxib®) compresse rivestite 60-90-120 mg: nuove importanti informazioni di sicurezza sul rischio cardiovascolare Febbraio 2005 Egregio Dottore, Gentile Dottoressa Il Comitato per i Prodotti Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Farmaci (EMEA), in collaborazione con le autorità regolatorie nazionali, inclusa l’AIFA, ha pubblicato nuove informazioni sulla sicurezza cardiovascolare di tutti i medicinali autorizzati a base di inibitori della COX-2, a seguito della valutazione dei dati sulla sicurezza cardiovascolare per questi prodotti. L’evidenza disponibile suggerisce che la classe dei farmaci inibitori selettivi della COX-2 possa essere associata ad un rischio di eventi trombotici (soprattutto infarto del miocardio e ictus), rispetto a placebo e ad alcuni FANS. Lo scopo di questa nuova comunicazione è quello di informare circa la necessità di limitare l’utilizzo di tali farmaci nei pazienti con rischio più elevato di tali eventi. DEAR DOCTOR LETTER Riassunto delle informazioni prescrittive e nuove comunicazioni per le specialità medicinali contenenti etoricoxib (Arcoxia® - Algix® - Tauxib®): • Etoricoxib (Arcoxia® - Algix® Tauxib®) è indicato per il trattamento sintomatico dell’artrosi, dell’artrite reumatoide e del dolore e dei segni di infiammazione associati all’artrite gottosa acuta. • Nell’artrosi, la dose raccomandata è di 60 mg in monosomministrazione giornaliera e non deve essere superata. • Nell’artrite reumatoide la dose raccomandata è di 90 mg in monosomministrazione giornaliera e non deve essere superata. • Nell’artrite gottosa acuta la dose raccomandata è di 120 mg in monosomministrazione giornaliera e non deve essere superata. Etoricoxib (Arcoxia® Algix® - Tauxib®) 120 mg deve essere usato solo durante la fase acuta della sintomatologia, limitato ad un massimo di 8 giorni di trattamento. • La necessità di trattamento e la risposta alla terapia devono essere rivalutate periodicamente, specialmente nei pazienti con artrosi. La decisione di prescrivere un inibitore selettivo della COX-2 deve essere basata su una valutazione dei rischi globali del singolo paziente. • Cardiopatia ischemica o malattia cerebrovascolare accertate e insufficienza cardiaca congestizia (NYHA II-IV)* costituiscono ora controindicazione per tutti gli inibitori selettivi della COX-2, incluso etoricoxib. I pazienti con queste condizioni che assumono etoricoxib devono essere trasferiti a trattamenti alternativi. • Poiché il rischio cardiovascolare può aumentare con la durata del R AIFA - Ministero della Salute trattamento e con le alte dosi, deve essere usato il più basso dosaggio efficace e per il periodo più breve necessario. • Per pazienti con importanti fattori di rischio per eventi cardiovascolari (ad es. ipertensione, iperlipidemia, diabete mellito, abitudine al fumo) o per pazienti affetti da arteriopatie periferiche, deve essere effettuata la valutazione dei rischi prima di prescrivere un inibitore selettivo della COX-2. • Allo stesso modo, deve essere fatta un’attenta valutazione di questi fattori di rischio nei pazienti in trattamento con basse dosi di aspirina per la prevenzione (primaria) di eventi cardiovascolari, poiché non è stato stabilito un chiaro vantaggio sulla sicurezza gastrointestinale quando gli inibitori della COX-2 sono associati al trattamento con aspirina. • Etoricoxib (Arcoxia® - Algix® Tauxib®) può essere associato con effetti più frequenti e gravi sulla pressione sanguigna rispetto ad altri inibitori della COX-2 e FANS, in particolare con l’impiego di alti dosaggi. Pertanto un attento monitoraggio della pressione sanguigna viene indicato in tutti i pazienti in trattamento con etoricoxib. • Il trattamento con etoricoxib (Arcoxia® - Algix® - Tauxib®) non deve essere iniziato in pazienti con ipertensione non controllata. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il Foglietto Illustrativo sono stati pertanto aggiornati con l’introduzione di queste nuove informazioni. * Precedentemente le controindicazioni riguardavano pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia (NYHA III-IV). 75 DEAR DOCTOR LETTER Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’AIFA Di seguito sono riassunte le informazioni aggiunte e le modifiche apportate: ■ Parecoxib sodico Dynastat® è indicato per il trattamento a breve termine del dolore post-operatorio. La dose raccomandata è di 40 mg, somministrata per via endovenosa o intramuscolare; ad essa possono seguire ad intervalli di 6-12 ore somministrazioni di 20 mg o di 40 mg secondo necessità, purché non si superi la dose giornaliera di 80 mg. La decisione di prescrivere Dynastat® deve essere basata su una valutazione per ogni singolo paziente del rischio globale. Dynastat® è ora controindicato in pazienti con cardiopatia ischemica e/o malattia cerebrovascolare conclamata. Inoltre, Dynastat® è ora controindicato nell’insufficienza cardiaca congestizia di classe II-IV NYHA. Dynastat® non deve essere utilizzato nel trattamento del dolore post-operatorio conseguente ad intervento di bypass aorto-coronarico. Dynastat ® non deve essere prescritto a questi pazienti. ® (Dynastat ) Polvere/Polvere e solvente per soluzione iniettabile 20 mg, 40 mg: nuove importanti informazioni di sicurezza sul rischio cardiovascolare Febbraio 2005 Egregio Dottore, Gentile Dottoressa Nel mese di dicembre 2004 ha ricevuto alcune informazioni di sicurezza su Dynastat® (parecoxib sodico) relative alla controindicazione in pazienti sottoposti ad intervento di bypass aorto-coronarico ed ulteriori informazioni su gravi reazioni cutanee. Il 17 febbraio 2005 la Pfizer, a seguito di accordi con l’Agenzia Europea per la Valutazione dei Medicinali (EMEA) e con l’AIFA, ha aggiornato il Foglio Illustrativo ed il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Dynastat® con l’aggiunta di nuove importanti informazioni sulla sicurezza del prodotto. I pazienti con significativi fattori di rischio per eventi cardiovascolari (per esempio ipertensione, iperlipidemia, diabete mellito, fumo di sigaretta) o arteriopatia periferica devono essere trattati con Dynastat® solo dopo un’attenta considerazione. Si consiglia ai medici di tenere conto di queste nuove informazioni quando viene prescritto Dynastat®. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il Foglietto Illustrativo sono stati pertanto aggiornati con l’introduzione di queste nuove informazioni. L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti i medici l’importanza della segnalazione delle reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio-rischio favorevole nelle loro reali condizioni di impiego. Le segnalazioni di sospetta reazione avversa da farmaci devono essere inviate al Responsabile di Farmacovigilanza della Struttura di appartenenza. ERRATA CORRIGE - Monitoraggio dell’uso del farmaco drotrecogin alpha (attivato) Xigris® nelle Terapie Intensive italiane. In riferimento all’articolo “Monitoraggio dell’uso del farmaco drotrecogin alpha (attivato) Xigris® nelle Terapie Intensive italiane” pubblicato sul Bollettino d’Informazione sui Farmaci N. 1/2005, si comunica che a pagina 12, prima colonna, dodicesima riga, il confronto tra le percentuali riportate in parentesi non è corretto (39,1% vs. 3,5%). Il dato corretto è (15,7% vs. 3,5%). La prima percentuale è infatti calcolata sul totale dei pazienti che hanno interrotto il trattamento, mentre la seconda è calcolata sul totale dei pazienti trattati. R AIFA - Ministero della Salute 76 bollettino d’informazione sui farmaci FARMACOVIGILANZA Dichiarazione pubblica dell’EMEA sugli antidepressivi nei bambini e negli adolescenti Il CHMP raccomanda che in tali casi i pazienti siano monitorati attentamente per individuare il manifestarsi di comportamento suicidario, autolesionismo o ostilità, in particolare all’inizio del trattamento. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA) ha completato la revisione di due classi di antidepressivi e ha concluso che essi non devono essere utilizzati nei bambini e negli adolescenti, tranne che per le indicazioni espressamente approvate in tali fasce di età. La revisione dei farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI) ha considerato il rischio potenziale di comportamento suicidario in bambini ed adolescenti trattati con tali prodotti. Il Comitato scientifico dell’EMEA – Comitato per i Prodotti Medicinali per Uso Umano (CHMP) – ha concluso, nella riunione del 19-21 aprile 2005, che comportamento correlato al suicidio (tentativo di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilità (prevalentemente comportamento aggressivo, comportamento oppositivo e rabbia) sono stati osservati nei trial clinici più frequentemente in bambini e adolescenti trattati con tali antidepressivi, rispetto a quelli che avevano ricevuto il placebo. Il CHMP, pertanto, raccomanda l’adozione di forti avvertenze in tutta l’Unione Europea dirette sia ai medici che ai genitori riguardo a tali rischi. I medici e i genitori sono anche avvisati che tali prodotti non devono essere utilizzati nei bambini e negli adolescenti, tranne che per le indicazioni espressamente approvate in tali fasce di età. La maggior parte di questi prodotti è approvata nell’Unione Europea per il trattamento della depressione e dell’ansia negli adulti, ma nessuno di essi è autorizzato in nessuno stato membro per il trattamento di tali patologie nei bambini o negli adolescenti. Tuttavia, alcuni di questi medicinali sono autorizzati per uso pediatrico nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo ed uno di essi per il trattamento del disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività. È un fenomeno riconosciuto che a volte i medici possano prendere la decisione, basata sulla necessità clinica individuale di un singolo bambino o adolescente, di utilizzare tali prodotti per il trattamento della depressione o dell’ansia. Il CHMP, inoltre, sottolinea i seguenti punti: • il trattamento non deve essere interrotto dal paziente o dai genitori senza aver prima ricevuto una consulenza da parte del medico curante, a causa del rischio che si verifichino sintomi di astinenza come capogiro, disturbi del sonno e ansia, se l’interruzione del trattamento è improvvisa; • quando si interrompe il trattamento, si raccomanda di ridurre gradualmente la dose nel corso di varie settimane o mesi; • i pazienti o i genitori che siano preoccupati in merito all’utilizzo del trattamento sono invitati a rivolgersi al medico curante alla prima occasione disponibile per discutere le alternative terapeutiche e l’assistenza necessaria. Un documento con le domande più frequenti è disponibile sul sito Internet dell’AIFA: www.agenziafarmaco.it Note: 1. La revisione ha preso in considerazione le specialità medicinali contenenti i seguenti principi attivi: atomoxetina, citalopram, duloxetina, escitalopram, fluoxetina, fluvoxamina, mianserina, milnacipran, mirtazapina, paroxetina, reboxetina, sertralina e venlafaxina. 2. La revisione è stata iniziata su richiesta della Commissione europea il 17 dicembre 2004. La base legale per la revisione è l’art. 31 del Codice comunitario per i medicinali per uso umano per tutte le sostanze tranne che per la duloxetina, per la quale la base legale è l’articolo 18 del regolamento del Consiglio 2309/93/EC. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 77 2005 FAQ. Domande e risposte su SSRI e SNRI £ Che cosa sono gli SSRI e gli SNRI? £ Quali sono le raccomandazioni del CHMP? Gli SSRI e gli SRNI sono farmaci utilizzati per il trattamento Alla luce della rivalutazione condotta, il CHMP ha concluso della depressione e dell’ansia. Agiscono a livello della tra- che gli stampati (Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto smissione chimica cerebrale e dell’intero sistema nervoso. e Foglio Illustrativo) dei prodotti che contengono citalopram, SSRI sta per “Inibitore selettivo della ricaptazione della sero- escitalopram, fluoxetina, fluvoxamina, mianserina, milnaci- tonina”. pran, mitrazapina, paroxetina, reboxetina, sertralina a venla- SNRI sta per “inibitore della ricaptazione della serotonina e faxina devono riportare un’avvertenza sull’aumentato rischio della norepinefrina”. di comportamento suicidario (tentativo di suicidio e idea- Il comitato scientifico dell’EMEA, il CHMP, ha valutato i se- zione suicidaria) e di ostilità (prevalentemente comporta- guenti prodotti: atomoxetina, citalopram, duloxetina, escita- mento aggressivo, comportamento oppositivo e rabbia) in lopram, fluoxetina, fluvoxamina, mianserina, milnacipran, bambini e adolescenti in trattamento, al fine di avvertire me- mitrazapina, paroxetina, reboxetina, sertralina a venlafaxina; dici, pazienti e genitori circa l’esistenza di tale segnale. per la maggior parte di queste molecole erano disponibili dati £ Gli antidepressivi SSRI e SNRI aumentano il rischio di provenienti da sperimentazioni cliniche condotte nei bambini e negli adolescenti. suicidio nei bambini e negli adolescenti? Farmaci contenenti atomoxetina e milnacipran non sono In nessuno degli studi clinici condotti in bambini e adole- commercializzati in Italia. scenti e valutati dal CHMP, ci sono state segnalazioni di Alcuni dei farmaci sopra citati sono stati autorizzati per il morti per suicidio. trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo (in Italia la Tuttavia, i dati di questi studi hanno mostrato che i bambini sertralina). e gli adolescenti che assumevano SSRI a SNRI mostravano una La maggior parte di questi prodotti è approvata nell’Unione Eu- maggiore propensione al comportamento e all’ideazione sui- ropea (UE) per il trattamento della depressione e dell’ansia negli cidari (come tentativi di suicidio e ideazione suicidaria), in adulti, ma nessuno di essi è autorizzato per il trattamento di tali particolare se già affetti da uno stato depressivo di fondo. patologie nei bambini o negli adolescenti. Talvolta comunque i medici prendono la decisione, basata sulla necessità clinica in- £ Mio figlio sta assumendo SSRI o SNRI. Cosa devo fare? dividuale del singolo bambino o adolescente, di utilizzare tali Il trattamento non deve essere interrotto senza aver prima ri- prodotti per il trattamento della depressione o dell’ansia. cevuto una consulenza da parte del medico curante. £ Perché la commissione scientifica dell’EMEA, il L’interruzione brusca del trattamento può causare sintomi da sospensione, talvolta anche gravi, tra i quali capogiro, disturbi del sonno e ansia. Quando si interrompe il tratta- CHMP, ha condotto questa rivalutazione? In seguito ai dati provenienti dalle sperimentazioni cliniche mento, si raccomanda di ridurre gradualmente la dose nel condotte con SSRI e SNRI nei bambini e negli adolescenti che corso di varie settimane o mesi. mostravano un aumento di rischio di comportamento sui- Se è preoccupato per la terapia di suo figlio si rivolga al cidario, la Commissione Europea ha richiesto al CHMP di ri- medico curante per discutere le alternative terapeutiche. valutare il profilo di sicurezza di questi prodotti e di £ Quale è il consiglio per gli operatori sanitari? esprimersi su possibili azioni regolatorie. Le due classi di antidepressivi (SSRI/SNRI) non devono essere £ Quali sono i dati che il CHMP ha considerato nella utilizzate nei bambini e negli adolescenti, tranne che per le indicazioni espressamente approvate in tali fasce di età. sua rivalutazione? Il CHMP ha rivalutato tutti i dati disponibili presso le au- I comportamenti correlati al suicidio (tentativo di suicidio e torità competenti in UE e i dati sottoposti dalle aziende ti- ideazione suicidaria) e l’ostilità (prevalentemente comporta- tolari di autorizzazioni all’immissione in commercio su mento aggressivo, comportamento oppositivo e rabbia) sono questi antidepressivi nei bambini e negli adolescenti. Tali stati osservati più frequentemente negli studi clinici condotti dati includevano sperimentazioni cliniche che erano state nei bambini e negli adolescenti trattati con tali antidepressivi, sottoposte alle autorità competenti dalle aziende, dati pub- rispetto a quelli che avevano ricevuto il placebo. blicati nella letteratura medica e dati epidemiologici prove- Tuttavia, nel caso in cui, sulla base di un bisogno clinico indivi- nienti da studi osservazionali. duale, il medico ritenga necessario trattare il paziente, quest’ul- Il CHMP ha anche convocato un gruppo di esperti ad hoc che timo deve essere attentamente controllato particolarmente comprendeva neuropsichiatri infantili al fine di fornire un nelle fasi iniziali della terapia per rilevare l’eventuale insorgenza parere scientifico sulla sicurezza d’uso di questi farmaci. di comportamento suicidario, autolesionismo e ostilità. R AIFA - Ministero della Salute 78 bollettino d’informazione sui farmaci FARSI UN’IDEA Interazione tra farmaci La cronaca ha poi recentemente riportato con grande clamore all’attenzione dell’opinione pubblica ripetuti casi di interazioni tra farmaci con esiti sfavorevoli tali da indurre gravi effetti collaterali, creando così nella popolazione profonda diffidenza verso i farmaci in generale. Sono invece spesso sottovalutati gli effetti che possono derivare da interazioni tra farmaci e alimenti o quelli associati all’impiego indiscriminato di prodotti naturali. A questo proposito il farmacista viene a trovarsi in una posizione ideale per esercitare un prezioso ruolo di consigliere. Due o più farmaci somministrati contemporaneamente possono esercitare i loro effetti in modo indipendente o possono interagire. L’interazione può portare ad un potenziamento o ad un antagonismo degli effetti di un farmaco da parte di un altro o, occasionalmente, alla comparsa di effetti inattesi. Quello delle interazioni tra farmaci è uno dei settori della medicina dove si manifesta più marcata la distanza tra l’evoluzione delle conoscenze teoriche (quelle prodotte in laboratorio o su volontari sani, il setting più comune per gli studi di interazione) e la possibilità di tradurre tali risultati in regole di pratica clinica, direttamente applicabili ai pazienti ed in particolare a quelli trattati con politerapie, come i pazienti anziani. Tale assenza di informazioni, direttamente trasferibili nel contesto clinico di tutti i giorni, costringe il medico ad un approccio empirico, molto più legato al proprio “buon senso” o alla propria esperienza diretta che non guidato da evidenze scientifiche. Per approfondire: • Garattini S, Nobili A. Interazione tra farmaci. Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Pavia, Selecta Medica 2003. • Interazioni in: Guida all’uso dei farmaci 2. Ministero della Salute. Milano, Masson Spa 2003: 549-602. www.guidausofarmaci.it/pag21000.htm (ultimo accesso verificato il 27/04/2005). • www.informazionisuifarmaci.it/database/fcr/sids.nsf/Interazione?OpenForm (ultimo accesso verificato il 20/04/2005). • www.arizonacert.org (ultimo accesso verificato il 20/04/2005). • http://medicine.iupui.edu/flockhart/ (ultimo accesso verificato il 20/04/2005). R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 79 STRUMENTI DEL MESTIERE La rubrica dedicata alla comunicazione in ambito medico-scientifico vuole offrire al lettore una serie di consigli e di strumenti utili per redigere correttamente un articolo scientifico. In questa prima parte tratteremo la realizzazione di una presentazione in power point. La presentazione in PowerPoint (I parte) Lo strumento principe per la creazione e la gestione di presentazioni scientifiche è il PowerPoint: una versione moderna e più pratica dei lucidi proiettati dalle lavagne luminose o dalle diapositive tradizionali; un software che permette di creare presentazioni elettroniche organizzando testi, colori, immagini, disegni e forme al fine di fornire messaggi efficaci. PowerPoint permette di sviluppare una comunicazione complessa organizzando in diapositive le parti fondamentali del messaggio. La presentazione dunque sarà costituita da una serie di slide in successione, che verranno preparate una ad una secondo la logica del discorso, i suoi contenuti, la durata dell’esposizione. Anche la più seriosa e ostica comunicazione, se ben presentata, può stimolare l’attenzione della platea. Analogamente, anche il lavoro più originale, mal presentato, può infastidirla e annoiarla. Bisogna arrendersi quindi all’evidenza che la forma, nella comunicazione scientifica e non, è altrettanto importante della sostanza, soprattutto nel momento in cui i contenuti sono presentati al pubblico. Accingendosi ad esporre una presentazione, il relatore deve considerare il tempo assegnato: dovendo ad esempio riportare una propria ricerca, nell’arco di 10-20 minuti dovrà presentare chiaramente gli intenti, i metodi, i risultati e le conclusioni del lavoro. L’attenzione del pubblico scema progressivamente fino a raggiungere la totale assenza di interesse in circa 10 minuti. Un valore che può essere ulteriormente ridotto da altri fattori, ad esempio il non essere tra i primi a parlare o la distanza dall’ultimo intervallo. Se il primo oratore dopo la pausa troverà menti più fresche ad attenderlo, l’ultimo malcapitato avrà di fronte una platea distratta, in trepida attesa di un meritato caffè. Uno tra i diversi vantaggi nello scegliere PowerPoint è l’estrema semplicità d’uso: pochissime ore per capire come realizzare presentazioni esteticamente di tutto rispetto, con il rischio, però, di produrne di raccapriccianti. R AIFA - Ministero della Salute 80 STRUMENTI DEL MESTIERE Perché PowerPoint è uno strumento semplice? • Colori. Utilizzare colori piatti o poco sfumati, ma tali da garantire il necessario contrasto cromatico per i diversi elementi che andranno a comporre la slide: testo, grafici e immagini. • Logo della propria istituzione. Inserirlo nel template è un accorgimento che dà un tono di eleganza e conferisce alla slide (e al relatore) un dignitoso senso di appartenenza all’istituzione, un po’ come la maglia per un giocatore. • Numero progressivo e numero totale delle slide. • Elementi grafici. Linee e bordi possono rendere la diapositiva più gradevole e leggibile. È buona consuetudine accantonare la tentazione di abbandonarsi al proprio estro artistico: diapositive complesse affaticano la platea e contribuiscono solo a ridurre l’attenzione. • Titolo abbreviato del convegno o località in cui si svolge. • La struttura dei menu e delle barre dei bottoni assomiglia a quella di Word. • Propone modelli di autocomposizioni che guidano l’utente nel costruire l’intelaiatura di tutta la presentazione, dando un aspetto uniforme e professionale alle diapositive. • È dotato di strumenti potenti, ma semplici per disporre testi, disegni, animazioni e suoni nelle diapositive. • Può essere considerato una sorta di lavagna virtuale sulla quale poter scrivere e trascinare oggetti anche provvisoriamente, fino a che non si è raggiunta la disposizione che ci soddisfi. • Anche l’utente meno esperto può lavorare in poco tempo utilizzando la quasi totalità delle potenzialità del programma. Ma, nonostante l’estrema semplicità del programma, ci sono alcuni segreti che rendono più semplice la creazione di una comunicazione efficace e portano a risultati migliori. La creazione di un modello implica dunque l’applicazione delle scelte iniziali a tutta la presentazione: ogni volta che si inseriscono nuovi dati, questi vengono automaticamente formattati in modo da includere tipo di carattere prescelto, colori e dimensioni degli elementi su ognuna delle diapositive successive. Attenzione quindi nella fase iniziale della creazione: fate in modo che a dettare legge siano chiarezza, sobrietà e senso di armonia tra le varie parti che costituiscono la vostra presentazione. Appena lanciato, il programma permette di scegliere se creare una nuova presentazione o lavorare a una già esistente. Nel primo caso le scelte proposte sono tre: 1. Autocomposizione del contenuto. Fornisce le istruzioni necessarie per scegliere il modello di presentazione più adatto alle proprie esigenze; offre testi di esempio e numerosi suggerimenti per la formattazione e l’organizzazione del contenuto della presentazione. 2. Modello. Offre una serie di strutture minime di base facili da modificare a seconda delle proprie esigenze. 3. Presentazione vuota. Richiede un completo intervento di creazione da parte dell’utente. Come usare PowerPoint La creazione di una diapositiva master L’uniformità grafica tra le diapositive è una componente fondamentale della vostra presentazione e contribuirà a dare alla platea la sensazione che la relazione sia stata preparata appositamente per quell’occasione, permettendole inoltre di dedicare la giusta attenzione ai contenuti. Il primo passo da fare per conferire un impatto grafico coerente alla presentazione di PowerPoint è concentrarsi sulla creazione di un modello (master) da riutilizzare in tutte le diapositive. Il programma mette a disposizione un’opzione che consente di scegliere una combinazione standard tra tutti gli elementi che compongono le diapositive (titolo, testo, oggetti, ClipArt, organigrammi, clip multimediali, grafici) da ripetere in tutte le slide: si ottiene così la diapositiva master, detta anche template, ossia l’insieme degli elementi comuni a tutte le slide della presentazione: • Sfondo. Chiaro si presta bene a presentazioni in sale luminose, scuro è meglio per sale buie. In ogni caso occorre limitare lo stress visivo; anche per questo motivo evitare sfondi complicati. L’opzione “Modello” Soprattutto per chi si accinge per la prima volta a usare questo programma, l’opzione “Modello” risulta estremamente utile. Procediamo dunque R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 con questa proposta. Si aprirà la finestra “Nuova presentazione”: dal sottomenu “Strutture” potrete selezionare lo sfondo che meglio si adatta al tipo di comunicazione da realizzare. Una volta cliccato sul pulsante “Ok” vi troverete di fronte una nuova finestra, “Nuova diapositiva”, che vi permetterà di scegliere il layout che desiderate per la slide iniziale (lo potete vedere in anteprima sulla destra della finestra): non dovrete far altro che selezionarlo e, di nuovo, cliccare sul pulsante “Ok”. Volendo, è comunque possibile tornare a consultare i modelli disponibili cliccando con il tasto destro del mouse su uno qualsiasi dei punti esterni all’area della diapositiva: dal menu che compare selezionare la voce “Applica struttura”; la finestra visualizzata permetterà di scegliere tra i diversi modelli. Per applicare uno tra i modelli disponibili alla vostra slide, selezionare il pulsante “Applica” o effettuare un doppio clic sulla voce selezionata. Individuato il modello che fa per voi, selezionare “Visualizza”, poi “Schema”, poi “Diapositiva”. Da qui in poi, l’area di lavoro sarà di volta in volta la nuova slide che potrà essere strutturata grazie alle barre degli strumenti. Le principali sono: • Disegno. Generalmente posizionata in fondo alla pagina, mette a disposizione una serie di strumenti utili sia per ritoccare o creare elementi grafici sia per intervenire sul testo. Permette formattazioni particolari degli elementi di testo che inserite. • Attività comuni. Si presenta come una barra fluttuante e può essere utilizzata per creare una nuova slide o per cambiarne il layout. Oltre alla modalità di visualizzazione menzionata poco sopra, il programma ne offre altre, accessibili selezionando “Visualizza” dalla barra degli strumenti, poi: • Diapositive. Scegliendo questa opzione si può lavorare diapositiva per diapositiva. • Struttura. È la funzione che permette di intervenire sui contenuti letti nell’ordine in cui appaiono nella presentazione. La barra di pulsanti sulla sinistra fornisce gli strumenti per espandere o comprimere, alzare o abbassare di livello, spostare elementi in alto o in basso, creare diapositive di sommario o lavorare sulla formattazione. La parte centrale dello schermo consente invece di accedere al testo con un intervento diretto. Una finestra di anteprima mostra, sulla destra, l’aspetto complessivo della slide selezionata. • Sequenza diapositive. Serve principalmente a curare la preparazione della presentazione, lavorando sia sulle transizioni che si applicano all’intera diapositiva sia sugli effetti • Standard. Consente di svolgere funzioni quali copiare, incollare, salvare, stampare, inserire grafici e tabelle. • Formattazione. Permette diversi tipi d’intervento sul testo, quali, ad esempio la scelta del tipo di carattere e delle sue dimensioni, l’inserimento di elenchi puntati, la formattazione di un testo (grassetto o corsivo). Box 1 81 2005 MODALITÀ DI VISUALIZZAZIONE Il programma offre diverse modalità per visualizzare la presentazione; queste sono accessibili selezionando “Visualizza” dalla barra degli strumenti, poi: “Diapositive”. Scegliendo questa selezione lavoreremo diapositiva per diapositiva. “Struttura”. La funzione che permette di intervenire sui contenuti letti nell’ordine in cui appaiono nella presentazione. La barra di pulsanti sulla sinistra fornisce gli strumenti per espandere o comprimere, alzare o abbassare di li- vello, spostare elementi in alto o in basso, creare diapositive sommario, lavorare sulla formattazione. La parte centrale dello schermo consente invece di accedere al testo con un intervento diretto. Una finestra di anteprima mostra, sulla destra, l’aspetto complessivo della slide selezionata. “Sequenza diapositive”. Serve principalmente a curare la preparazione della presentazione, lavorando sia sulle transizioni che si applicano all’intera diapositiva, sia sugli effetti che riguardano i singoli elementi della slide. R AIFA - Ministero della Salute “Pagina note”. Permette di aggiungere del testo alle diapositive senza che questo compaia nella presentazione. Si possono, in questo modo, inserire commenti utili al relatore per tenere a mente i punti principali della relazione senza che questi vengano visti dagli spettatori. “Presentazione diapositive”. Consente di osservare l’anteprima delle singole slide. In questa modalità, per passare da una slide all’altra basta premere i tasti invio, barra spaziatrice e pag giù. Il tasto Esc permette di uscirne. 82 STRUMENTI DEL MESTIERE rimenti bibliografici e che un lungo elenco di nomi non verrà mai assimilato dalla platea nei pochi secondi di esposizione; 3. data e luogo della presentazione, per mostrare che le slide sono state appositamente preparate per l’occasione e non riciclate da passate conferenze; 4. qualche elemento grafico: aiuterà a spezzare la tensione, agevolando il sempre difficile compito di iniziare l’esposizione. Quanto appena detto, è valido anche per la chiusura della presentazione. Una slide conclusiva è sempre la benvenuta. È il momento in cui spendere due parole di ringraziamento per l’attenzione ricevuta. Che siano però due: niente infastidisce di più una platea di una conclusione prolissa. Una volta tirato il fiato, e consapevoli di essere giunti al termine, altre inutili chiacchiere generano malcontento che potreste pagare in fase di discussione. che riguardano i singoli elementi della slide. • Pagina note. Permette di aggiungere del testo alle diapositive senza che compaia nella presentazione. Si possono, in tal modo, inserire commenti utili al relatore per tenere a mente i punti principali della relazione senza che questi vengano visti dagli spettatori. Presentazione diapositive. Consente di os• servare l’anteprima delle singole slide. In questa modalità, per passare da una slide all’altra, basta premere a scelta: “Invio”, “Barra spaziatrice” o “Pag giù”. Il tasto “Esc” permette di uscirne. Slide introduttiva e conclusiva Ogni presentazione dovrebbe iniziare con una slide introduttiva, contenente: 1. titolo del lavoro presentato; 2. nome e cognome (in questo ordine!) di chi presenta il lavoro stesso; non sempre è utile riportare tutti i partecipanti alla ricerca visto che non si tratta di una lista di rife- Box 2 NOTA BENE Sintesi Lo scopo del testo della presentazione è quello di evidenziare i punti più importanti, quindi: • esporre il contenuto di ciascuna diapositiva in un massimo di sei righe; • per ogni riga scrivere un massimo di sei/sette parole. Dovrà essere l’oratore ad ampliare ogni argomento prendendo spunto dalla diapositiva. Visibilità È necessario che tutti gli spettatori riescano a vedere agevolmente il testo, pertanto: • la dimensione della font non dovrebbe essere inferiore a 18 punti. Si consiglia di utilizzare: - 44 punti per i titoli; - 32 punti per il testo; - 28 punti per il testo secondario; • per evidenziare parti di testo, meglio ricorrere all’uso del colore piuttosto che adottare stili diversi; • l’uso del corsivo è sconsigliato, perché poco leggibile; • il grassetto può essere utilizzato, uniformando la sua funzione nel corso di tutto il testo; • si suggerisce l’uso di caratteri aggraziati (serif) per i titoli, mentre è doveroso l’impiego di un carattere a bastoni (sans-serif) per il corpo del testo. Uniformità Dare un aspetto ordinato alla presentazione: • non utilizzare più di tre tipi di carattere in una diapositiva; • in generale, mantenere lo stesso stile in tutta la presentazione: per gli spettatori sarà più facile riconoscere i punti fondamentali dell’esposizione se trattati graficamente nella stessa maniera. Sfondi adeguati Scegliere lo sfondo più opportuno per ogni tipo di presentazione: sobrio, con colori tenui. R AIFA - Ministero della Salute Semplicità e linearità Le immagini spiegano più delle parole: • creare modelli semplici e lineari; • utilizzare le ClipArt o altri elementi grafici per mettere in risalto punti importanti. A volte alcuni concetti difficili da esprimere con le parole sono rappresentati meglio con una sola immagine. Scegliere, quindi, con cura le immagini da inserire nella presentazione. Movimento La curva di attenzione dopo i primi 20 minuti è praticamente azzerata: • evitare di avere più di tre diapositive con solo testo in successione; • se possibile, aggiungere tabelle, grafici, suoni o animazioni; • cercare di parlare con un tono di voce variato e mai monotono che provocherebbe senz’altro molti sbadigli. Con l’aiuto delle immagini e dei suoni si darà varietà alla presentazione e si manterrà desto l’interesse di chi ascolta. bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 83 2005 mente. Testi, immagini, poster e powerpoint per una comunicazione medico-scientifica efficace. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2004. - Peterson SM, Eastwood S. Poster and poster session. In: Council of Biology Editors Guidelines. Bloom M, ed. Reston: Council of Biology Editors, 1999. - Picano E. Presentazione. In: Kraft G. Il gioco degli assi. Edizione fuori commercio. Pisa, 2000. - Volker L. Kongrässlich. Erweiterte Betrachtungen zum Kongress (un) wesen. Berlin: Steinkopff Verlag, 2001. Consigli di lettura: - Booth V. Communicating in science: writing and speaking. Cambridge: Cambridge University Press, 1984. - Briscoe MH. A researcher’s guide to scientific and medical illustrations. New York: Springer Verlag, 1990. - British Medical Journal. Il medico manager 3. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 169-77, 1991. - De Castro P, Guida S, Sagone BM, eds. Diciamolo chiara- a proposito di… Anastrozolo L’anastrozolo può essere impiegato nel trattamento della poliposi endometriale in donne in pre-menopausa? Le indicazioni terapeutiche di anastrozolo autorizzate sono le seguenti: • trattamento del carcinoma della mammella in fase avanzata in donne in post-menopausa; • trattamento adiuvante degli stadi precoci del carcinoma invasivo della mammella con recettori per gli estrogeni positivi in donne in post-menopausa non idonee alla terapia con tamoxifene per alto rischio tromboembolico o alterazioni endometriali. Pertanto, la prescrizione di anastrozolo nel trattamento della poliposi endometriale è di tipo off-label e richiederebbe l’acquisizione del consenso informato del paziente di cui all’art. 3 comma 2 D.L. 23 del 17/02/1998, coordinato con la Legge di conversione n°94 del 08/04/1998. Tuttavia, in letteratura non sono presenti evidenze relativamente all’impiego dell’antineoplastico nella patologia sopra citata. Inoltre, la sicurezza e l’efficacia del farmaco in donne in pre-menopausa non sono state dimostrate. Uno studio1 di fase II della durata di 28 giorni, condotto su 23 donne affette da carcinoma endometriale avanzato, ha valutato l’efficacia e la sicurezza di anastrozolo in questo tipo di patologia. I risultati del trial hanno evidenziato un’attività minima del farmaco nel cancro endometriale ricorrente. In tale studio si è verificato un caso di trombosi venosa. Bibliografia 1 Rose PG, Brunetto VL, VanLe L, Bell J, Walker JL, Lee RB. A phase II trial of anastrozole in advanced recurrent or persistent endometrial carcinoma: a Gynecologic Oncology Group Study. Gynecol Oncol 2000; 78: 212-6. R AIFA - Ministero della Salute 84 bollettino d’informazione sui farmaci LA GALLERIA “Noi non conosciamo lo spazio, non lo vediamo, non lo ascoltiamo, non lo percepiamo. Siamo in mezzo a esso, ne facciamo parte, ma non ne sappiamo nulla”. Escher Escher, l’ambiguità degli spazi e l’effetto placebo da una famiglia benestante, Maurits Cornelius Escher studiò ad Haarlem alla Scuola di architettura, dove si avvicinò all’arte grafica, scoprendo così la sua vera strada. Preoccupati per l’isolamento e la conseguente depressione in cui era sprofondato dopo la scoperta della sua vocazione, i genitori lo convinsero ad accompagnarlo per un viaggio in Italia. L’artista rimase profondamente affascinato dalla Penisola, dalla sua natura esplosiva, dall’architettura delle città; e nel giro di pochi anni vi si stabilì definitivamente. Gli anni italiani costituirono per Escher un felice periodo di perfezionamento dello studio e di feconda produzione grafica. Con l’affermazione in Italia del regime fascista, a causa dell’irrespirabile clima politico, l’artista si trasferì nel 1935 in Svizzera, paese natale della moglie, e nel 1937 in Belgio. In questo periodo, Escher comincia a volgere l’attenzione alle immagini interiori tralasciando la rappresentazione realistica. In seguito, egli definì questi anni come quelli in cui maturò la svolta della sua vita: “In Svizzera e in Belgio ho trovato molto meno interessanti sia i paesaggi sia l’architettura rispetto a ciò che avevo visto nel Sud Italia. Mi sono così sentito spinto ad allontanarmi sempre di più dall’illustrazione più o meno diretta e realistica della realtà circostante. Non vi è dubbio che queste particolari circostanze sono state responsabili di aver portato alla luce le mie ‘visioni interiori’”. Cielo e acqua I, MC Escher. L’ambiguità visiva delle opere di Escher I disegni e le xilografie di Escher si muovono secondo i fondamenti della stereometria e delle trasformazioni geometriche, l’uso e l’abuso della prospettiva, con rotazioni, riflessioni, sovrapposizioni e traslazioni che scavalcano ogni limite per farsi, alternativamente, ora figura e ora sfondo, ora acqua e ora cielo di universi semireali in cui siamo costretti a immergerci. Nato nel 1898 a Leeuwarden nel Nord dell’Olanda R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 Fu così che Escher approdò a una radicale rottura con il suo stile naturalistico precedente. Contemporaneamente, questo significò l’approfondimento dell’introspezione fino ad allora latente: non più paesaggi, soggetti biblici, studi realistici, viaggi nello spazio fisico, bensì esplorazioni nella mente umana, speculazioni sul modo in cui questa percepisce, e talvolta deforma, la realtà. “Cielo e acqua I” del 1938 è un’opera nella quale giochi di luce e di ombra convertono dei pesci nell’acqua in uccelli nel cielo. In questa opera, il progressivo accostamento tra loro dei pesci e degli uccelli ne determina, centralmente, la trasformazione. Nei contrasti cielo-acqua, scuro-chiaro, pesci-uccelli l’ambiguità visiva diventa ambiguità di significato e il positivo e il negativo risultano intercambiabili. 85 2005 parire preconcette, ma sono argomentate nel testo. La prima di tali convinzioni è che ciò che dovrebbe giustificare l’autorizzazione al commercio di un nuovo farmaco è la sua provata superiorità rispetto al migliore trattamento disponibile; la seconda è che la superiorità rispetto al placebo ha valore clinico solo in pazienti che non possono beneficiare del trattamento standard di riferimento; la terza è che la non-inferiorità di nuovi farmaci rispetto a trattamenti disponibili è un obiettivo legittimo solo quando si prevedano altri vantaggi per i pazienti (maggiore tollerabilità, maggiore comodità d’uso, minor costo, ecc.) e solo se tali vantaggi siano adeguatamente valutati. L’ultima convinzione argomentata nel testo è che ciò che realmente conta non è tanto la metodologia quanto l’obiettivo e la conduzione indipendente di un trial. Una volta identificate, un’ipotesi clinica rilevante per i pazienti e la sua verifica davvero liberamente perseguita implicheranno la metodologia più appropriata per dare risposta all’incertezza. Ma quando l’ipotesi che genera la ricerca riveste un’importanza relativa per il paziente, allora qualsiasi discussione su quale sia il modo più appropriato per rispondere alla domanda assume valore limitato. Non sono ancora sopite le eco della vivace discussione2-4 attorno all’ultima versione della Dichiarazione di Helsinki5 con l’inclusione di un emendamento (box). Il dibattito di qualche anno fa su quando sia opportuno l’uso del placebo era centrato attorno al benessere del paziente come se questo fosse l’unico obiettivo della ricerca clinica. Ma le cose purtroppo non stanno così: il dilemma attorno all’uso del placebo o del controllo attivo è difficilmente risolvibile in un ambito fortemente condizionato dagli interessi economici che relegano gli interessi dei pazienti in un ruolo quantomeno comprimario. Il punto d’incontro L’ambiguità delle opere di Escher ricorda quella espressa dalla “parola magica” placebo, uno dei termini fra i più abusati dall’opinione pubblica e, in particolare, dal mondo accademico. L’effetto placebo è uno dei fenomeni più facilmente riscontrabili nella pratica medica e nella ricerca clinica, ma al tempo stesso uno tra i più misteriosi e controversi. Qualsiasi effetto terapeutico indotto da un trattamento trova immediatamente una spiegazione attraverso l’effetto placebo. Così il placebo può assumere le connotazioni più diverse: dispregiative quando si riferisce a farmaci venduti senza basi scientifiche, positive quando si vuol dire che in ogni caso un trattamento fa qualcosa di utile, neutre quando viene impiegato come elemento di confronto negli studi clinici controllati1. A questo proposito, l’opera di Escher, in cui i concetti di positivo e negativo, di corretto e scorretto finiscono per essere intercambiabili, presenta una similitudine anche con una seconda questione con cui ci si deve confrontare quando si dibatte sull’uso del placebo nella ricerca clinica: il difficile compromesso tra interessi di salute pubblica e interessi economici. Il placebo viene usato quando non dovrebbe Allo scopo di mantenere un adeguato livello di profitto, l’industria farmaceutica deve contenere rischi e costi oltre che aumentare guadagni e mercato. Una via per limitare rischi e costi è utilizzare, ogni qualvolta sia possibile, trial controllati con placebo. Ciò consente di ottenere una fetta di mercato già esistente piuttosto che rischiare il costoso fallimento del tentativo di dimostrare un vantaggio rispetto a controlli attivi. La maggior parte dei trial controllati da placebo è fatta non perché non ci siano alternative con cui confrontare il farmaco sperimentale, ma perché nel confronto Placebo o controllo attivo? Non è l’interesse del paziente ad orientare la scelta del controllo negli studi clinici Il gioco degli spazi opposti, simili e contrari, si presta ad approfondire il dibattito attorno all’appropriatezza dell’uso del placebo. Questo articolo lo fa esprimendo alcune convinzioni che possono ap- R AIFA - Ministero della Salute 86 Box LA GALLERIA L’ARTICOLO 29 DELLA DICHIARAZIONE DI HELSINKI E LA NOTA DI CHIARIMENTO CHE NE HA EMENDATO IL SENSO PARAGRAPH 29 OF THE WMA DECLARATION OF HELSINKI The benefits, risks, burdens and effectiveness of a new method should be tested against those of the best current prophylactic, diagnostic, and therapeutic methods. This does not exclude the use of placebo, or no treatment, in studies where no proven prophylactic, diagnostic or therapeutic method exists. NOTE OF CLARIFICATION ON PARAGRAPH 29 OF THE WMA DECLARATION OF HELSINKI The WMA hereby reaffirms its position that extreme care must be taken in making use of a placebo-controlled trial and that in general this methodology should only be used in the absence of existing proven therapy. However, a placebo-controlled trial may be ethically acceptable, even if proven therapy is available, under the following circumstances: • where for compelling and scientifically sound methodological rea- con placebo è più facile mostrare un effetto del nuovo farmaco ed esibirne la presunta efficacia. La strategia è quella di garantire a un nuovo prodotto innanzi tutto una posizione nel mercato e affidare poi alla propaganda presso medici e farmacisti il compito di suggerirne la superiorità senza doverne provare la fondatezza scientifica. Un farmaco che è provatamene superiore al suo controllo attivo è improbabile che abbia bisogno di tanti sforzi per sostenere le vendite e convincere i medici a prescriverlo. Ma gli sforzi sono certamente necessari per numerose copie che sono uguali fra loro: per diversi ACE-inibitori, sartani, antidepressivi o antinfiammatori non steroidei è molto difficile operare una scelta sulla base dei bisogni dei pazienti 6: questi prodotti non sono stati sviluppati con lo scopo prioritario di offrire un migliore trattamento ed è questo il motivo per cui non è stato fatto un confronto fra i vari attori della stessa classe. Farmaci “me-too” come questi hanno ottenuto ciò che desideravano le aziende farmaceutiche: una collocazione nel mercato, indipendentemente dalla loro collocazione in terapia. sons its use is necessary to determine the efficacy or safety of a prophylactic, diagnostic or therapeutic method; or • where a prophylactic, diagnostic or therapeutic method is being investigated for a minor condition and the patients who receive placebo will not be subject to any additional risk of serious or irreversible harm. All other provisions of the Declaration of Helsinki must be adhered to, especially the need for appropriate ethical and scientific review. terapie disponibili perché tali studi risponderebbero a un bisogno reale. I pazienti resistenti alle terapie correnti ne trarrebbero grande vantaggio. Purtroppo, spesso, agli occhi dell’industria questo approccio significherebbe ottenere l’approvazione per un’indicazione ristretta a quel sottogruppo di pazienti e quindi a un mercato limitato. Questo è il motivo per cui di solito questi studi non si fanno. Che l’uso del placebo in queste circostanze non sia una soluzione soddisfacente per l’industria farmaceutica è dimostrato dal fatto che in questi casi si preferisce non evitare il confronto con controlli attivi, anche se rispetto a questi si verifica solo l’equivalenza o, più spesso al giorno d’oggi, la non-inferiorità di nuovi farmaci rispetto ai controlli disponibili. Gli studi di non-inferiorità sollevano due ordini di problemi: uno metodologico e uno sostanziale. Il placebo nulla aggiunge alla non-inferiorità Gli studi di non-inferiorità sono stati oggetto di critica per le deficienze metodologiche e i loro contraddittori messaggi 3-5,7-10 . Il placebo è stato chiamato in causa come strumento in grado di superare alcuni limiti dei trial di non-inferiorità: l’inclusione di un braccio placebo supererebbe la potenziale scarsa sensibilità di questo tipo di studi3,5, incapaci di definire se l’equivalenza di due trattamenti a confronto non sia in realtà il risultato della loro pari inefficacia. Come è il caso dei trial Il placebo non usato quando dovrebbe Ci sono in realtà situazioni in cui l’uso del placebo sarebbe, oltre che ammissibile, doveroso. Sarebbe giusto condurre più studi controllati mediante placebo nei pazienti resistenti o intolleranti alle R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 per la depressione11, l’inclusione di placebo può in effetti mostrare se il trattamento sperimentale e quello di controllo gli sono superiori, e quindi sono davvero efficaci. Tuttavia, anche così la presunta similarità tra il farmaco sperimentale e il controllo attivo resta un artefatto: a causa della scarsa potenza dello studio, dovuta al piccolo campione di pazienti esaminato, tale similarità può di fatto nascondere importanti differenze cliniche 8-12 . Stando alle definizioni preliminarmente fissate, i limiti di non-inferiorità includono un considerevole eccesso di eventi di esito associati al trattamento sperimentale: due, cinque, o dieci morti (o ictus o fratture o interventi) in più per ogni cento pazienti trattati possono essere arbitrariamente considerati non sufficienti a marcare una differenza tra il nuovo farmaco e il controllo, consentendo in tal modo di concludere per la non-inferiorità del primo. Un risultato inferiore con il nuovo farmaco rispetto a quello ottenuto con il trattamento attualmente disponibile non è accettabile, anche se migliore di quello rilevato in un braccio placebo parallelo. Il placebo insomma non può risolvere il problema della scarsa sensibilità degli studi di non-inferiorità. Questa infatti è peculiarità intrinseca a tali studi, che cercano di non rilevare le differenze piuttosto che di metterle in luce. Come la superiorità rispetto al placebo, la noninferiorità rispetto a un controllo attivo potrebbe consentire l’accesso al mercato a farmaci che di fatto sono meno efficaci (o sicuri, tollerabili, comodi, ecc.) di quelli già disponibili, i quali peraltro hanno, di solito, caratteristiche ormai consolidate e un costo più basso. Come la superiorità rispetto al placebo, anche la non-inferiorità rispetto a un controllo attivo non risponde al bisogno dei pazienti e dei medici di definire il “place in therapy” dei nuovi farmaci, il loro ruolo rispetto ai vecchi trattamenti. 87 2005 vantaggio per i pazienti. Come gli studi controllati da placebo questi mirano a evocare un’efficacia e magari vantaggi accessori senza fornirne alcuna prova. Trial come questi hanno solo un interesse economico e pochi pazienti accetterebbero di parteciparvi se il messaggio dello sponsor aziendale fosse chiaramente proposto nel consenso informato: “questo studio vuole reclutare un certo numero di pazienti e lasciare che il caso decida se essi debbano continuare il trattamento efficace che stanno attualmente assumendo o passare al nuovo farmaco che non ci si aspetta sia niente di meglio. Al committente industriale dello studio basta stabilire che il suo farmaco è equivalente o non-inferiore rispetto a quello tradizionalmente in uso, che è provatamente efficace”. È sorprendente che sperimentazioni di questo tipo siano approvate dai Comitati Etici in assenza di altri vantaggi ipotizzati e soggetti a verifica sperimentale. Il pretesto per condurre studi come questi di solito è che i medici hanno bisogno di molte alternative poiché non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo. Ma di nuovo, se le cose stanno così, perché non usare i trial controllati con placebo in pazienti che non rispondono adeguatamente ai trattamenti disponibili? Ma come non risolve questioni metodologiche, l’inclusione di un braccio placebo nei trial di non-inferiorità ancor meno risolve questi problemi etici. Il placebo non aiuta a distinguere vera e falsa innovazione Ci può essere ancora un ruolo per gli studi di non-inferiorità ed è quando si intravedono potenziali vantaggi per i pazienti o per la comunità in presenza di una efficacia simile. Uno studio di noninferiorità può essere considerato etico quando un farmaco simile al suo controllo in termini di efficacia può essere più sicuro, più comodo o più cost-effective: per esempio un COX-2 inibitore con minori effetti collaterali di tipo gastroenterico, un sartano che fa tossire di meno rispetto ad un ACEinibitore, un chelante del ferro disponibile in formulazione orale per i bambini talassemici, un cerotto agli estrogeni in grado di sostituire la pillola quotidiana, una combinazione di vaccini, ecc. Ciò che è importante è che i vantaggi vantati e la loro ricaduta sui singoli pazienti e/o sulla comunità siano appropriatamente verificati e documentati, come normalmente si richiede per l’efficacia. Ma questo approccio richiede una documentazione di superiorità, e anche in questo caso è difficile immaginare qualsiasi ruolo per il placebo5: potenziali Il cattivo uso dei controlli attivi In ogni caso la soluzione di un problema metodologico (la sensibilità dei trial di non-inferiorità) non riabiliterebbe un’ipotesi (la non-inferiorità del farmaco sperimentale) che ha poca o nessuna importanza per i pazienti. Oltre alla scarsa sensibilità, il problema principale di questi studi è che essi difettano di senso etico9,13. Il problema qui non è neppure relativo al placebo o al controllo attivo: questi studi volutamente trascurano l’interesse dei pazienti per favorire interessi commerciali. Gli studi di non-inferiorità non garantiscono alcun possibile R AIFA - Ministero della Salute 88 LA GALLERIA vantaggi dovrebbero infatti essere stabiliti rispetto ad un controllo attivo. I vantaggi dovrebbero essere precisati preliminarmente nel protocollo dello studio e servire come guida per stabilire un ragionevole limite di non-inferiorità, ovvero l’eccesso di eventi clinici considerato tollerabile perché i due prodotti possano essere ritenuti sufficientemente simili, in considerazione degli altri potenziali vantaggi ricercati: quante morti in eccesso, o infarti o interventi, ecc., considereremmo accettabili mentre verifichiamo se il nuovo farmaco sia davvero più sicuro o meglio tollerato, o più facile da usare, o più economico rispetto al suo controllo? indipendente indicherebbe anche all’industria di che tipo di prodotti la salute pubblica ha bisogno, e l’indicazione di quali criteri candidano certi medicinali alla rimborsabilità da parte del SSN potrebbe essere un potente stimolo a riorientare la ricerca clinica condotta dalle aziende. Conclusioni In “Cielo e acqua I” di Escher tutto è in divenire… Così è anche nel mondo della ricerca in cui tutto è in trasformazione. Ma mentre l’ambiguità delle opere di Escher può essere spiegata da ciascuno di noi attraverso la personale interpretazione, quella del “caso” placebo può essere sciolta solo orientando la ricerca verso l’indipendenza. Una possibile soluzione Molte divergenze sull’uso del placebo o del controllo attivo potrebbero essere ridotte se l’interesse della salute pubblica fosse costantemente mantenuto quale obiettivo primario. Se la pianificazione e la conduzione degli studi riflettessero questo scopo prioritario, anche l’indipendenza intellettuale dei ricercatori clinici rispetto all’ipotesi da verificare sarebbe assicurata. Gli interessi economici possono essere comunque soddisfatti purché vantaggi siano assicurati a singoli pazienti o alla comunità. A questo proposito i farmaci non possono essere considerati alla stregua di qualsiasi altro prodotto magnificato al di là dei propri meriti dalla pubblicità. Il valore dei farmaci dovrebbe consistere solo nel vantaggio che offrono alla salute pubblica, un vantaggio che dovrebbe richiedere documentazione oggettiva. I Comitati Etici dovrebbero considerare attentamente i protocolli degli studi clinici per verificare non solo che nessun danno venga recato ai pazienti coinvolti nello studio, ma anche che i trial siano disegnati appropriatamente per dimostrare qualsiasi prevedibile vantaggio per i pazienti ai quali il farmaco è destinato dopo l’approvazione. I fondi pubblici a supporto della ricerca clinica indipendente hanno un ruolo fondamentale nell’aiutare la comunità scientifica a mantenere la propria indipendenza intellettuale rispetto agli obiettivi prioritari, che sono l’identificazione dell’ipotesi clinica e l’appropriato disegno dello studio che verifica l’ipotesi. Tali fondi rendono anche le istituzioni deputate alla salute pubblica capaci di affrontare temi che non hanno un diretto interesse commerciale 14. Non ci si può aspettare che l’industria persegua e finanzi obiettivi scientifici e di salute pubblica che non sono in sintonia, e anzi possono essere in contrasto, con i suoi interessi commerciali. È importante sottolineare che la ricerca Vittorio Bertele’, Silvio Garattini Istituto Mario Negri, Milano Bibliografia 1. Dobrilla G. Placebo e dintorni. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2004: IX-XII. 2. Temple R, Ellenberg SS. Placebo-controlled trials and active-control trials in the evaluation of new treatments. Part 1: ethical and scientific issues. Ann Intern Med 2000; 133: 455–63. 3. Emanuel EJ, Miller FG. The ethics of placebocontrolled trials. A middle ground. N Engl J Med 2001; 345: 915–9. 4. Lewis JA, Jonsson B, Kreutz G, et al. Placebo controlled trials and the Declaration of Helsinki. Lancet 2002; 359: 1337–40. 5. The World Medical Association, Inc. The Declaration of Helsinki, 2000. Disponibile al sito Internet: www.wma.net 6. Anonymous. Drugs in 2001: a number of ruses unveiled. Prescrire Int 2002; 11: 58–60. 7. Bertele’ V, Torri V, Garattini S. In conclusive messages from equivalence trials in thrombolysis. Heart 1999; 81: 675–6. 8. Barbui C, Violante A, Garattini S. Does placebo help establish equivalence in trials of new antidepressants? Eur Psychiatry 2002; 15: 1–6. 9. Garattini S, Bertele’ V. Adjusting Europe’s drug regulation to public health needs. Lancet 2001; 358: 64–7. 10. Djulbegovic B, Clarke M. Scientific and ethical issues in equivalence trials. JAMA. 2001; 285: 1206–8. 11. Kupfer DJ, Franck E. Placebo in clinical trials for depression. Complexity and necessity. JAMA 2002; 287: 1853–4. 12. Greene PJ, La Vaque TJ. Postmarketing surveillance and black box warnings. JAMA 2002; 288: 957-8. 13. Garattini S, Bertele’ V, Li Bassi L. How can research ethics committees protect patients better? BMJ 2003; 326: 1199–201. 14. Writing group for the women’s health initiative investigators. Risks and benefits of estrogen plus progestin in healthy postmenopausal women. JAMA 2002; 288: 321–33. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 89 ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA “Emergenze in medicina generale”, una guida sui casi che richiedono un pronto intervento Il volume, stampato in 15.000 copie dalla società Edizioni Mediche Scientifiche Internazionali – EMSI, si articola in 24 capitoli, revisionati e aggiornati in considerazione dei protocolli più recenti redatti in materia. Gli argomenti trattati nei singoli capitoli costituiscono una panoramica variegata di situazioni, in cui l’operatore sanitario si può trovare a prestare un pronto soccorso: resuscitazione, avvelenamenti, infezioni, itteri, disordini della temperatura corporea, dolori articolari, traumi, fino all’assistenza terminale. Per ciascun tipo di evento patologico sono riportati, sia in termini clinici sia in termini farmacologici, le cause, i sintomi, i segni, le diagnosi. Molto pratiche risultano le istruzioni per i trattamenti immediati, da adottare in caso di emergenze di qualsiasi tipo: cardiovascolare, respiratorio, diabetico, gastrointestinale, neurologico, urogenitale, ostetrico e ginecologico, oculistico, otorinolaringoiatrico, odontoiatrico, psichiatrico, pediatrico. Il volume “Emergenze in medicina generale” costituisce, dunque, uno stimolo per esaminare più a fondo i problemi di emergenza medica che rappresentano il banco di prova per l’esperienza degli operatori sanitari che operano nella continuità assistenziale. Il volume “Emergenze in medicina generale”, edito per la seconda volta in Italia a cura del Prof. Gianfranco Mazzuoli (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”) e basato sulla pubblicazione inglese di Lawrence della Oxford Medical Publication, si colloca a pieno titolo fra le iniziative editoriali che l’Agenzia Italiana del Farmaco - Ministero della Salute intraprendono ai fini di “una migliore preparazione e un continuo aggiornamento del medico”. Rivolto, in particolare, agli operatori sanitari che esercitano la loro attività nell’ambito della continuità assistenziale, questo manuale tascabile rappresenta una vera guida per le emergenze mediche, da quelle minori e che occorrono nella pratica clinica, a quelle che comportano pericoli di vita e richiedono un pronto intervento e una immediata decisione terapeutica. R AIFA - Ministero della Salute 90 QUESTIONARIO Questionario per i lettori Gentile Lettore, a tre anni dalla “ristrutturazione” del BIF, la Redazione desidera conoscere il livello di gradimento della rivista. La preghiamo cortesemente di compilare il seguente questionario anonimo e di inviarlo per fax al n. 06 59784657 o per posta al seguente indirizzo: Redazione BIF, Ufficio XIV, AIFA, via Sierra Nevada 60, 00144 Roma. bif 1. Riceve tutti i numeri del BIF? o Sì o No 11. Quali altre riviste di informazione sui farmaci consulta regolarmente? 2. Legge il BIF? o Si, tutte le rubriche o Raramente o Sì, solo alcuni articoli o Mai ……………………………………………………………… 3. Se non legge il BIF, perché? o Non interessante o Non utile per la pratica professionale o Non chiaro o Mancanza di tempo 12. Consulta le riviste internazionali? o Regolarmente o Abbastanza spesso o Talvolta o Raramente ……………………………………………………………… 13. Ritiene di essere aggiornato in merito all’evoluzione delle conoscenze scientifiche sui farmaci (efficacia, eventi avversi, nuove terapie) ? o Molto o Sufficientemente o Poco 4. Quali rubriche ritiene di maggiore interesse? o Editoriale o ABC degli studi clinici o Aggiornamenti o Attività editoriali o Dalla letteratura o Farmacoutilizzazione o Dalla Ricerca alla pratica clinica o Farsi un’idea o Panorami e percorsi o La galleria o Farmacovigilanza o Nessuna 14. Ritiene di essere aggiornato sugli aspetti normativi/regolatori in materia di farmaci (prescrizione, dispensazione, rimborsabilità) o Molto o Sufficientemente o Poco 5. Ritiene interessante la pubblicazione di numeri monografici (es. Farmaci generici; Note CUF; ecc.)? o Molto o Abbastanza o Poco 15. Ha mai consultato il sito internet dell’AIFA? o Sì, spesso o Raramente o No 6. Come giudica la veste grafica? o Molto chiara o Abbastanza chiara o Poco leggibile Se sì, ha trovato la consultazione o Molto o Abbastanza semplice semplice 7. Come giudica i contenuti del BIF? o Molto chiari o Troppo tecnici o Poco tecnici o Approssimativi ……………………………………………………………… 16. Di quali iniziative editoriali tra le seguenti è a conoscenza? o Guida all’uso dei farmaci o Guida all’uso dei farmaci per i bambini o Farmaci e gravidanza o Clinical Evidence o FarmacovigilanzaNews o Prontuario Farmaceutico Nazionale o Nessuna 9. La lettura del BIF ha dei riflessi pratici sulla Sua professione? o Sì o Raramente o No 17. Quali suggerimenti può fornirci per migliorare il BIF sia dal punto di vista grafico sia dei contenuti? 10. Quali sono le sue usuali fonti di informazione sui farmaci? o Riviste/Monografie o Internet o Informatori scientifici o Database bibliografici o Altro ……………………………………………………………… 8. Quali argomenti desidererebbe fossero trattati nel BIF? ……………………………………………………………… ……………………………………………………………… R AIFA - Ministero della Salute ✂ o Poco chiari o Complicata bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 91 2005 AL MINISTERO DELLA SALUTE FAX N. 06 85084185 Scheda variazione dati anagrafici NUM. ISCRIZIONE ALL’ALBO ......................................................................................................................................................................... COGNOME / NOME/ ........................................................................................................................................................................................ RAGIONE SOCIALE ............................................................................................................................................................................................. VIA/PIAZZA .......................................................................................................................................................................................................... CAP.......................... LOCALITÀ..........................................PROV. .................................................................................................. TEL......................................FAX .........................................COD. FISCALE/P.IVA .......................................................................... E-MAIL .................................................................................................................................................................................................................... Dati relativi alla Specializzazione: ¨ Farmacista ¨ Infermiere ¨ Medico ✂ Specializzato in: ¨ Allergologia ¨ Fisioterapia e Riabilitazione ¨ Neurologia ¨ Pneumologia ¨ Anestesiologia ¨ Gastroenterologia ¨ Oculistica ¨ Primo Soccorso ¨ Cardiologia ¨ Geriatria ¨ Odontoiatria ¨ Psichiatria ¨ Chirurgia ¨ Medicina del Lavoro ¨ Oncologia ¨ Radiologia ¨ Dermatologia ¨ Medicina Legale ¨ Ortopedia e Traumatologia ¨ Reumatologia ¨ Ematologia ¨ Medicina Sportiva ¨ Ostetricia e Ginecologia ¨ Altro ¨ Endocrinologia ¨ Nefrologia ¨ Pediatria Luogo e data ............................ Firma ....................................................................................... R AIFA - Ministero della Salute 92 SCHEDA Scheda unica di segnalazione di sospetta reazione avversa (da compilarsi a cura dei medici o degli altri operatori sanitari e da inviare al Responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza) 1 INIZIALI DEL PAZIENTE 2 6 DESCRIZIONE DELLA REAZIONE ED EVENTUALE DIAGNOSI* DATA DI NASCITA 3 SESSO 4 DATA D’INSORGENZA DELLA REA ZIONE 5 7 ORIGINE ETNICA CODICE SEGNALAZIONE GRAVITÀ DELLA REAZIONE: GRAVE u DECESSO u OSPEDALIZZAZIONE O PROLUNGAMENTO OSPED. u INVALIDITÀ GRAVE O PERMANENTE u HA MESSO IN PERICOLO DI VITA u ANOMALIE CONGENITE/ DEFICIT NEL NEONATO NON GRAVE * se il segnalatore è un medico 8 9 EVENTUALI ESAMI DI LABORATORIO RILEVANTI PER ADR: riportare risultati e date in cui gli accertamenti sono stati eseguiti ESITO: RISOLUZIONE COMPLETA ADR IL __/__/__ RISOLUZIONE CON POSTUMI MIGLIORAMENTO REAZIONE INVARIATA O PEGGIORATA DECESSO IL __/__/__ u dovuto alla reazione avversa u il farmaco può avere contribuito 10 u non dovuto al farmaco u causa sconosciuta AZIONI INTRAPRESE (specificare): NON DISPONIBILE In caso di sospensione compilare i campi da 16 a 19 11 FARMACO (I) SOSPETTO (I) nome della specialità medicinale* INFORMAZIONI SUL FARMACO A) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ B) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ C) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ * Nel caso di vaccini specificare anche il numero di dosi e/o di richiamo e l’ora della somministrazione 16. IL FARMACO È STATO SOSPESO? B: u sì u no C: u sì u no A: u sì u no B: u sì u no C: u sì u no A: u sì u no 19. SONO RICOMPARSI I SINTOMI DOPO LA RISOMMINISTRAZIONE? A: u sì u no 18. IL FARMACO È STATO RIPRESO? 20 A: u sì u no 17. LA REAZIONE È MIGLIORATA DOPO LA SOSPENSIONE? B: u sì u no C: u sì u no B: u sì u no C: u sì u no INDICAZIONI O ALTRO MOTIVO PER CUI IL FARMACO È STATO USATO: A: B: FARMACO(I) CONCOMITANTE(I), DOSAGGIO, VIA DI SOMMINISTRAZIONE, DURATA DEL TRATTAMENTO 22 USO CONCOMITANTE DI ALTRI PRODOTTI A BASE DI PIANTE OFFICINALI, OMEOPATICI, INTEGRATORI ALIMENTARI, ECC. (specificare): 23 CONDIZIONI CONCOMITANTI PREDISPONENTI (se il farmaco sospetto è un vaccino riportare l'anamnesi ed eventuali vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione) 24 QUALIFICA DEL SEGNALATORE 26 28 u MEDICO DI MEDICINA GENERALE u MEDICO OSPEDALIERO u SPECIALISTA DATA DI COMPILAZIONE CODICE ASL INFORMAZIONI SULLA SEGNALAZIONE u PEDIATRA DI LIBERA SCELTA u FARMACISTA u ALTRO 25 27 29 R DATI DEL SEGNALATORE u NOME E COGNOME u INDIRIZZO u TEL E FAX FIRMA DEL SEGNALATORE u E-MAIL FIRMA DEL RESPONSABILE DI FARMACOVIGILANZA AIFA - Ministero della Salute ✂ 21 C: bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 93 2005 Guida alla compilazione della scheda di segnalazione Premessa Compilazione La segnalazione spontanea è una comunicazione relativa all’insorgenza di una reazione avversa che si sospetta si sia verificata dopo l’assunzione di un farmaco. È uno strumento semplice, pratico ed economico applicabile a tutte le tipologie di pazienti e a tutti i farmaci, che consente di rilevare potenziali segnali di allarme. A tal fine la qualità e la completezza delle informazioni riportate sono fondamentali. La qualità dell’informazione è determinata dalla congruità dei dati, dalla loro completezza e dalla precisione con cui sono riportati. Ogni sezione della scheda ha una ragione di esistere e dovrebbe essere adeguatamente compilata. Una scheda incompleta non consente di valutare il nesso di causalità tra farmaco e reazione. Indipendentemente dall’algoritmo che verrà usato non si può fare a meno di conoscere la relazione temporale, se esistono o meno spiegazioni alternative sia per quanto riguarda le condizioni cliniche che per quanto riguarda l’utilizzo di altri prodotti, e cosa ha determinato la sospensione del farmaco ritenuto sospetto. È stata quindi eliminata la differenziazione in campi obbligatori e facoltativi, prevista nel precedente modello, in quanto essa poteva portare ad una compilazione parziale che non consentiva di fatto la valutazione del nesso di causalità tra farmaco e reazione. Infine è predisposto un unico modello di scheda per segnalare le sospette reazioni avverse a tutti i farmaci inclusi i vaccini. I vaccini sono infatti soggetti al doppio monitoraggio della farmacovigilanza (come per tutti i farmaci) e della prevenzione, con il principale obiettivo di identificare e correggere rapidamente eventuali errori nel programma di immunizzazione al fine di garantire, in modo più efficiente e più sicuro, quel diritto alla salute rappresentato dalle vaccinazioni. L’adozione di un modello unico di scheda, che tiene conto degli standard internazionali, semplifica la segnalazione di reazione avversa a vaccino, limita i possibili duplicati e velocizza le operazioni di inserimento in banca dati essendo previsto il suo invio al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria. Vengono di seguito riportate alcune motivazioni relative all’esistenza dei diversi campi che dovrebbero essere tenute in considerazione durante la compilazione. Paziente e data di insorgenza: i dati di questa sezione sono importanti per l’identificazione del caso ed il riconoscimento di duplicati (insieme alle informazioni su farmaco e reazione). Per motivi di privacy non è possibile scrivere per esteso il nome e cognome del paziente; sarà comunque sufficiente riportare prima la lettera iniziale del nome seguita dalla lettera iniziale del cognome. L’indicazione della data di nascita, invece che dell’età, risulta essere particolarmente importante in caso di segnalazioni di reazioni avverse a vaccino: infatti, le vaccinazioni dell’età evolutiva vengono somministrate, di norma, ad età prestabilite. Le iniziali, insieme alla data di nascita, consentono di distinguere i casi, operazione necessaria soprattutto in occasione di segnalazioni di cluster di reazioni avverse da vaccini derivanti da una stessa struttura. Inoltre la data di insorgenza della reazione insieme alle date di inizio e fine terapia sono indispensabili perché consentono di stabilire la correlazione temporale tra assunzione del farmaco e reazione avversa. Il campo codice della reazione va compilato dal responsabile di farmacovigilanza dopo l’avvenuto inserimento della scheda in banca dati. Reazione: la compilazione di questo campo è ovviamente fondamentale, oltre alla descrizione della reazione è prevista anche la sua diagnosi ed i risultati di eventuali accertamenti diagnostici. È opportuno che tale descrizione avvenga nel modo più chiaro e meno fantasioso possibile considerato che la descrizione dovrà poi essere interpretata e codificata da un altro operatore all’atto dell’inserimento della scheda in banca dati. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’orario di insorgenza della reazione. Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti relativi alla descrizione delle reazioni da vaccino e alla definizione di caso. Nella sezione “esami di laboratorio e strumentali” vanno riportati i risultati, rilevanti ai fini della reazione avversa, degli esami effettuati e possibilmente R AIFA - Ministero della Salute 94 GUIDA ministrazione ed il numero di dose (I, II III o di richiamo). Inoltre vanno specificati il lotto e la data di scadenza. Non va tralasciata l’indicazione terapeutica per la quale il farmaco è stato assunto: da tale indicazione potrebbero emergere spiegazioni alternative all’insorgenza della reazione osservata che potrebbe essere in realtà un aspetto della patologia trattata. Anche le indicazioni vanno riportate nel modo più preciso possibile tenendo presente la classificazione internazionale delle malattie (ICD IX: international classification disease). Condizioni predisponenti: la disponibilità di queste informazioni consente di accertare la presenza o meno di cause alternative al farmaco nel determinare la reazione avversa. In particolare nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare i dati anamnestici, la storia clinica e farmacologica rilevante. È opportuno anche specificare la sede dove è avvenuta la vaccinazione: ASL, studio privato, scuola, altro (specificare) ed il sito di inoculo del vaccino. Farmaci concomitanti: l’informazione di eventuali farmaci concomitanti va acquisita soprattutto in relazione alle possibili interazioni. Nell’apposita sezione andrebbero riportate anche le altre possibili interazioni con integratori alimentari, prodotti erboristici, ecc. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche i vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione. Fonte e segnalatore: il segnalatore deve essere chiaramente identificabile, anche se i suoi dati sono tutelati, in primo luogo perché spesso c’è la necessità di contattare il segnalatore per chiarimenti o follow-up ed inoltre perché non sono accettabili schede anonime. Qualora la fonte venga riportata come “Altro” deve essere specificata chiaramente la tipologia di segnalatore. le date a cui si riferiscono. La sola citazione dell’esame senza conoscere il risultato non è dirimente. È importante anche precisare se la reazione è stata trattata e come. Il segnalatore può allegare alla scheda eventuali referti, lettere di dimissioni ospedaliera, relazioni cliniche rispettando comunque la tutela della privacy del paziente. Gravità: l’importanza di una reazione avversa varia anche in relazione alla sua gravità; va ricordato che la gravità non deve essere stabilita su base soggettiva per cui non hanno senso le affermazioni: media gravità o gravità moderata, ecc. Una reazione è grave solo se: • è fatale • ha provocato o prolungato l’ospedalizzazione • ha provocato invalidità grave o permanente • ha messo in pericolo la vita del paziente. Sono da considerare gravi anche le anomalie congenite e i difetti alla nascita in neonati le cui madri avevano assunto i farmaci sospetti in gravidanza. In questo ultimo caso la scheda sarà compilata con i dati della madre, ma alla scheda stessa dovrà essere allegata un’accurata relazione clinica che oltre ai dati anamnestici dettagli la reazione a carico del feto o del neonato e l’esito della stessa. Esito: analogamente alla gravità è importante riportare l’esito della reazione facendo attenzione alle voci poste al di sotto dell’esito “decesso”: infatti ad esempio le frasi “il farmaco può aver contribuito” oppure “ non dovuto al farmaco” sono relativi ai casi fatali. Nel campo “esito” andranno riportate anche le date di guarigione o di decesso. Farmaco sospetto: è importante riportare il nome commerciale del farmaco e non solo il principio attivo, sia per consentire eventuali accertamenti legati alla produzione dello stesso sia per consentire alle aziende farmaceutiche titolari del farmaco sospetto di assolvere ai numerosi obblighi di farmacovigilanza nazionale ed internazionale previsti dalla legge. Inoltre nel caso dei farmaci generici, al nome del principio attivo deve essere aggiunto il nome dell’azienda. Senza questa informazione non sarà possibile procedere all’identificazione del medicinale coinvolto. Deve essere indicato il dosaggio e non solo l’unità posologica (infatti per un dato farmaco potrebbero ad esempio esserci compresse da 250, 500 o 1000 mg). In questa sezione è importante fornire anche le informazioni relative all’eventuale miglioramento della reazione avversa dopo la sospensione del farmaco e quando disponibile anche il dato sulla risomministrazione del farmaco (rechallenge). Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’ora della som- Per le reazioni gravi, tanto più se non previste nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) o per le quali l’esito non è conosciuto al momento della segnalazione stessa, è opportuno far seguire la segnalazione iniziale da un aggiornamento sul caso. La scheda compilata va inviata al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza per i successivi adempimenti ai sensi del D.lgs. 95/2003. Per approfondimenti sulla Farmacovigilanza si rimanda alla lettura del volume IX di EudraLex disponibile all’indirizzo: http://pharmacos.eudra.org/F2/eudralex/in dex.htm R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 2 95 2005 Suggerimenti relativi alla descrizione di sospetta reazione avversa a vaccino Locale, nel punto di inoculo ¨ reazione locale estesa ¨ ascesso sterile ¨ ascesso settico ¨ necrosi/ulcerazione ¨ anestesia/parestesia ¨ altro_______________________ Generale ¨ adenopatia ¨ artralgia ¨ artrite cronica ¨ anestesia/parestesia ¨ convulsioni afebbrili ¨ convulsioni febbrili ¨ encefalopatia ¨ iperpiressia 39,5° C ¨ ipersensibilità immediata: specificare___________________ ¨ altre manifestazioni ipersensibilità specificare___________________ ≥ ¨ ipotonia - iporesponsività ¨ meningite/encefalite ¨ neurite brachiale ¨ pianto persistente ¨ paralisi flaccida acuta ¨ porpora trombocitopenica ¨ shock anafilattico ¨ S. di Guillan Barrè/ poliradicoloneurite ¨ vomito e/o diarrea gravi ¨ altro_______________________ DEFINIZIONI DI CASO Anestesia/parestesia: vanno segnalate le condizioni che perdurino per più di 24 ore. Artrite cronica: può essere presa in considerazione in un soggetto senza storia di artropatia nei 3 anni precedenti la vaccinazione sulla base di: comparsa di segni di artrite acuta (gonfiore articolare) che sia insorta tra i 7 e i 42 giorni seguenti la vaccinazione antirosolia; persistenza di segni obiettivi di artrite intermittente o continua per più di 6 mesi dopo la vaccinazione; risposta anticorpale al virus della rosolia. L’artralgia o rigidità articolare senza gonfiore non è considerata artrite cronica. Convulsioni: attacchi di spasmi tonico-clonici, o di altri attacchi epilettici dell’infanzia (es: spasmi infantili, tic di saalam) con durata variabile da alcuni minuti a più di 15 minuti, in assenza di lesioni neurologiche preesistenti. A seconda della temperatura corporea, le convulsioni vanno distinte in: febbrili (temperatura 38° C) o afebbrili. ≥ Encefalite: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 1-4 settimane dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da convulsioni, alterazione dello stato di coscienza, cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, che non si risolvano entro 24 ore, accompagnati da segni di infiammazione cerebrale, con evidenti alterazioni del liquor, in assenza di altre cause dimostrabili. Encefalopatia: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 72 ore dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da due o più dei seguenti sintomi: (I) convulsioni, (II) alterazione dello stato di coscienza e/o cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, (III) segni neurologici focali che non si risolvano entro 24 ore. Ipotonia-iporesponsività: nei bambini di età inferiore a 24 mesi, episodi che si manifestano con diminuzione o perdita acuta del tono muscolare, perdurante per almeno 10 minuti, accompagnata da cianosi o pallore, o da mancata risposta agli stimoli ambientali, o da torpore prolungato, o da arresto respiratorio, in un periodo di tempo compreso tra 0 e 24 ore dalla vaccinazione. Da non confondere con lipotimia o con stato post-convulsivo. Manifestazioni ipersensibilità immediata: orticaria, rinite, asma, broncospasmo, edema della glottide, angioedema, che si manifestino entro pochi minuti dalla somministrazione del vaccino, in assenza di stato di shock . Meningite/Encefalite: quadro clinico di meningite, con insorgenza entro 15 gg dalla somministrazione del vaccino; la sintomatologia può essere sfumata e subdola, oppure molto simile a quella dell’encefalite: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 1-4 settimane dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da convulsioni, alterazione dello stato di coscienza, cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, che non si risolvano entro 24 ore, accompagnati da segni di infiammazione cerebrale, con evidenti alterazioni del liquor, in assenza di altre cause dimostrabili. Neurite brachiale: quadro clinico con insorgenza entro 2-28 giorni dalla somministrazione di vaccini tossoide tetanico caratterizzato da disfunzione limitata all’estremità superiore del plesso brachiale (tronco, dermatomeri) senza coinvolgimento di altre strutture del sistema nervoso periferico (radice nervosa o singolo nervo periferico) o centrale (midollo spinale). Un dolore profondo, continuo, spesso severo alla spalla e alla radice del braccio annuncia di solito la comparsa della condizione. Il dolore è seguito, a distanza di giorni o di settimane, da debolezza o atrofia dei gruppi muscolari dell’estremità prossimale. La perdita di sensibilità può accompagnare il deficit motorio, mentre la debolezza è un dato necessario perché sia fatta la diagnosi. La neurite può essere presente sia dallo stesso lato sia dal lato opposto rispetto al punto in cui è stata eseguita l’iniezione; talvolta è bilaterale, colpendo entrambe le radici degli arti superiori. Paralisi flaccida acuta: paralisi flaccida ad inizio improvviso che si manifesti in un periodo di tempo compreso tra 4 e 30 giorni dalla somministrazione di OPV nel soggetto vaccinato e tra 4 e 75 giorni in un contatto persistente anche dopo 60 giorni dal suo manifestarsi. Pianto persistente: pianto inconsolabile che si prolunghi ininterrottamente per un periodo superiore alle 3 ore, durante il quale il bambino non si alimenta e non dorme, oppure pianto o grido di alta o inconsueta tonalità. ✂ Porpora trombocitopenica: quadro clinico con insorgenza entro 2 mesi dalla somministrazione di vaccini contenenti il virus morbilloso caratterizzato da una conta piastrinica sierica inferiore a 50.000/ml. La porpora trombocitopenica non include casi di trombocitopenia associate ad altre cause come ipersplenismo, disordini autoimmunitari (compresi alloanticorpi da pregresse trasfusioni), mielodisplasie, malattie linfoproliferative, trombocitopenia congenita o sindrome emoliticouremica; non include casi di porpora trombocitopenica immune mediati, per esempio, da infezioni virali o fungine, da tossine o da farmaci nè casi di trombocitopenia associati a coagulazione intravasale disseminata come si osservano nelle infezioni batteriche o virali. Reazione locale estesa: area di arrossamento, indurimento, tumefazione con diametro superiore a 5 cm, estesa fino alla radice dell’arto. Shock anafilattico: reazione allergica con stato di shock (insufficienza circolatoria, ipotensione arteriosa, polsi periferici deboli o assenti, alterazione del livello di coscienza, sudorazione) con o senza broncospasmo e/o laringospasmo o edema della glottide, che si manifesti immediatamente dopo l’inoculazione del vaccino. Sindrome di Guillain-Barrè/poliradicoloneurite: paralisi flaccida ad inizio acuto, simmetrica, ascendente, rapidamente progressiva, con perdita di sensibilità periferica, in assenza di iperpiressia. L’esame del liquor evidenzia dissociazione albumino-citologica. L’associazione a vaccino è ritenuta certa o probabile in caso di Sindrome di Guillain-Barrè insorta entro 60 giorni dalla somministrazione del vaccino. R AIFA - Ministero della Salute Glossario EER (Experimental Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo randomizzato al trattamento in sperimentazione diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo in trattamento. CER (Control Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo di controllo diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo di controllo. IC 95% (Intervallo di confidenza 95%) Il concetto di base è che gli studi (RCTs, metaanalisi) informano su un risultato valido per il campione di pazienti preso in esame, e non per l’intera popolazione; l’intervallo di confidenza al 95% può essere definito (con qualche imprecisione) come il range di valori entro cui è contenuto, con una probabilità del 95%, il valore reale, valido per l’intera popolazione di pazienti. ➤ INDICATORI DI RIDUZIONE DEL RISCHIO DI EVENTI SFAVOREVOLI mentazione e la probabilità nei pazienti di controllo. È un altro indice di riduzione relativa del rischio di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli, e corrisponde alla formula: [EER / (1 – EER)] / [CER / (1 – CER)]. OR è rappresentativamente uguale a RR se il rischio di base nei controlli è basso (<10%); se il rischio di base è alto, OR tende a valori costantemente più lontani dall’unità rispetto a RR. ➤ INDICATORI DI AUMENTO DELLA PROBABILITÀ DI EVENTI FAVOREVOLI ABI (Absolute Benefit Increase) Aumento assoluto del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento sperimentale rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti da trattare per ottenere un beneficio terapeutico in un paziente. Corrisponde alla formula: [1/ABI]. ARR (Absolute Risk Reduction) Riduzione assoluta del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto a quelli di controllo. Corrisponde alla formula: [CER – EER]. RBI (Relative Benefit Increase) Aumento relativo del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. RBI corrisponde alla formula: [EER – CER]/CER. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti che devono essere trattati per prevenire un evento. Corrisponde alla formula: [1/ARR], arrotondando per eccesso al numero intero. ➤ INDICATORI DI AUMENTO DEL RISCHIO DI RR (Relative Risk) È il rapporto tra il rischio nel gruppo dei trattati (EER) ed il rischio nel gruppo di controllo (CER). [RR = EER/CER]. RRR (Relative Risk Reduction) Riduzione relativa del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde al rapporto: [CER – EER]/CERx100. OR (Odds Ratio) Rapporto fra la probabilità di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in speri- EVENTI SFAVOREVOLI ARI (Absolute Risk Increase) Aumento assoluto del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento sperimentale rispetto ai controlli. ARI corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNH (Number Needed to Harm) Numero di pazienti che devono sottoporsi al trattamento perché si manifesti una reazione avversa. Corrisponde alla formula: [1/ARI] arrotondando per eccesso al numero intero. RRI (Relative Risk Increase) Aumento relativo del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER ]/CER.