Anno III – Numero 349 Venerdì 14 Febbraio 2014, S. Valentino AVVISO Ordine 1. Ordine: incontra una delegazione di farmacisti Giapponesi Notizie in Rilievo Prevenzione e Salute 2. Scarlattina: ecco come si riconosce 3. Lo “smile” è come un sorriso vero per il nostro cervello 4. San Valentino, per uno su due una festa che genera stress 5. Ridurre lo stress? Fondamentale per pianificare una gravidanza. Proverbio di oggi…….. oggi…….. Arbere e figlie se radderizzano sulo quanno so' piccerille L’ORDINE HA INCONTRATO UNA DELEGAZIONE DI FARMACISTI GIAPPONESI Oggi più che mai è sempre necessario che la Categoria dei farmacisti entri in contatto con Colleghi Europei e di altri Continenti per sviluppare una rete di relazioni internazionali tali da dare alla figura del Farmacista un ruolo più qualificato. Proprio per questo spirito il Consiglio dell’Ordine insieme al presidente di Federfarma Napoli, nel rispetto del suo programma di sviluppo triennale, ieri ha incontrato una delegazione di Farmacisti Giapponesi con il duplice obiettivo: “culturale e relazionale” al fine di creare momenti di coesione e occasioni di incontro con altri Colleghi per scambiare esperienze professionali. Scienza e Salute 6. Cocaina, aumenta il rischio di ictus nelle 24 ore successive al consumo 7. Riflessi più scattanti con gli spinaci 8. Occhiali hi-tech usati per la prima volta per rimuovere il cancro 9. Naso, dopo l'operazione di plastica la voce può cambiare SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: [email protected]; [email protected] SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 349 SCARLATTINA: ECCO COME SI RICONOSCE Febbre alta e macchioline a collo, ascelle e inguine. L’esantema sulla pelle può anche non comparire Se si parla di malattie esantematiche viene spontaneo pensare a morbillo o rosolia, ma anche la scarlattina rientra in questa schiera, con una differenza principale: è provocata da un batterio anziché da virus. Il colpevole è lo streptococco beta emolitico di gruppo A (Streptococcus pyogenes). «Ci sono diversi ceppi di S. pyogenes e alcuni di essi producono esotossine (per ora ne sono state identificate tre) capaci di provocare la febbre e l’esantema che caratterizzano la scarlattina - spiega S. Esposito, dir. dell’Unità di Pediatria di Milano. La possibilità di entrare in contatto con ceppi diversi dello stesso batterio perché ci si può ammalare più volte di scarlattina. Sebbene oggi questa malattia possa essere curata bene, è importante non sottovalutarla visto che lo S. pyogenes può causare anche reazioni post-infettive su base immuno-mediata, alcune della quali gravi, come febbre reumatica e glomerulonefrite acuta». Come si riconosce la scarlattina? «In genere ha un esordio brusco, con febbre che può superare i 39°C e può essere accompagnata da mal di gola, nausea e vomito. L’esantema non è sempre presente, ma solo quando il ceppo infettivo è produttore di esotossine. La reazione cutanea consiste in macchioline rosso scarlatto che tendono a confluire e si sviluppano prima a livello di inguine, ascelle e collo, per poi estendersi nel giro di un giorno al resto del corpo. Nelle forme più importanti le macchioline compaiono anche sul viso, su guance e fronte. Dopo alcuni giorni c’è una lieve desquamazione delle aree interessate». Su cosa si basa la diagnosi? «I sintomi e il tampone faringeo sono i due indicatori fondamentali. Oggi la maggior parte dei pediatri esegue un test rapido su tampone faringeo in ambulatorio. Si riesce così ad avere una risposta in pochi min. e a intraprendere subito un corretta terapia. Il tampone va eseguito sul soggetto malato, non serve controllare anche fratelli e familiari se asintomatici. È raro che la scarlattina colpisca gli adulti». Qual è la terapia? «Essendo un’infezione batterica, la terapia non può che essere antibiotica. L’antibiotico da preferire è l’amoxicillina, da assumere per 10 giorni. Per controllare la febbre si usa il paracetamolo. Dopo 24-48 ore dall’inizio dell’antibiotico il bambino non è più infettivo. In genere con una terapia precoce e corretta la guarigione è assicurata senza sequele negative. Talvolta, tuttavia, l’infezione può causare altre complicanze come ascessi perifaringei o retrotonsillari, rinosinusite, otite media acuta, febbre reumatica e glomerulonefrite acuta. In genere la febbre reumatica e la glomerulonefrite compaiono a circa 3 settimane di distanza dall’episodio acuto. Queste complicanze non vanno mai sottovalutate e richiedono cure mirate». (Salute, Corriere) LO “SMILE” È COME UN SORRISO VERO PER IL NOSTRO CERVELLO Guardando il sorriso di una faccina, insomma uno smile" o un emoticon" che qualcuno ci ha inviato per email o sms, il nostro cervello reagisce come di fronte a un sorriso vero: segno importante che il cervello umano è evoluto, si è modificato , sotto la pressioni di un fenomeno culturale nuovo come quello degli emoticon, simboli che nascono negli anni ‘80. Lo rivela uno studio pubb. sulla rivista “Social Neuroscience”. I ricercatori hanno chiesto a 20 studenti di guardare delle persone sorridere, poi di guardare il classico emoticon dello smile e poi delle sequenze di segni senza significato. Osservando la loro reazione neurale nelle 3 situazioni è emerso che il cervello risponde agli smile e ai sorrisi veri nello stesso modo, mentre non reagisce in alcun modo a sequenze casuali di segni. Il cervello sembra dunque aver imparato che lo smile vale come un sorriso vero e quindi si è adeguato in tal senso. (Salute, Il Mattino) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 349 SCIENZA E SALUTE COCAINA, AUMENTA IL RISCHIO DI ICTUS NELLE 24 ORE SUCCESSIVE AL CONSUMO Propensione all’ictus ischemico da sette a dieci volte più alta il giorno dopo l’assunzione della droga Che cosa hanno in comune molti giovani che hanno sofferto di un ictus ischemico? Tra loro, vi sono forti consumatori di cocaina, che ne hanno fatto uso nelle 24 ore precedenti all’attacco. È questa una delle conclusioni di un nuovo e completo studio americano, che ha indagato sulle cause che portano all’ictus i più giovani. E insieme a fattori genetici, influenza ambientale, fattori medici, comportamenti e stato di salute, come il fumo o il soffrire di diabete, anche la cocaina svolge un ruolo statisticamente importante nel manifestarsi della malattia. UN LEGAME CONFERMATO - Non è la prima volta che le droghe, in particolare cocaina e anfetamine, vengono collegate all’attacco ischemico transitorio, causato da un grave incremento della pressione arteriosa e dal restringimento dei vasi sanguigni. Nel 2007 per es. un grande studio dell’univ. del Texas aveva dimostrato come cocaina e anfetamina aumentassero di 5 volte il rischio di colpo apoplettico. I RISULTATI - «Siamo sorpresi nello scoprire come sia forte l’associazione tra consumo di cocaina e rischio di ictus ischemico nei giovani», commentano gli autori dello studio. Infatti, nonostante l’avere una storia legata al consumo di cocaina non sia associato direttamente all’ictus, l’uso della cocaina in grandi quantità nelle 24 ore precedenti al disturbo è strettamente legato a un rischio maggiore di incorrervi. Ovvero, i partecipanti hanno mostrato una propensione all’ictus ischemico da 7 a 10 volte più alta nelle 24 ore che seguono il consumo di droga. Un risultato ancora più preoccupante rispetto agli studi del passato. DIPENDENZA E MALATTIA - I dati di questa ultima ricerca, come di quelle del passato, evidenziano un grave problema, soprattutto visti i consumi sempre più alti di cocaina rilevati nel mondo negli ultimi decenni. La cocaina non è solo una sostanza che dà dipendenza, ma - e proprio questa ultima conseguenza è la più sottovalutata dai consumatori, occasionali e non - è causa di morte per ictus. Anche nella popolazione giovane, dai 15 anni in su, meno abituata a sentir parlare di colpo apoplettico, patologia solitamente riservata all’età adulta. (Salute, Corriere) RIFLESSI PIÙ SCATTANTI CON GLI SPINACI Per merito di un amminoacido contenuto anche in uova e pollo Non solo gli spinaci regalano la forza di Braccio di ferro, ma anche una maggiore prontezza di riflessi. L'alimento, come uova e pollo, ha al suo interno l'amminoacido tirosina che dà una marcia in più a chi lo assume. A svelare questa proprietà è uno studio condotto presso l'Università di Leida e pubb. sulla rivista Neuropsychologia. Anche in altri alimenti - La ricerca prende le mosse dal fatto che la tirosina, è la base per produrre nel cervello due importanti neurotrasmettitori, dopamina e norepinefrina. L'amminoacido contenuto in molti cibi, soprattutto spinaci e uova ma anche in pollo, tacchino, soia, nocciole, avocado e banane. Gli esperti dell'ateneo olandese hanno offerto a un campione di volontari dei succhi all'arancia o arricchiti di tirosina o di una sostanza placebo inerte. Poi hanno sottoposto i volontari a un test sui riflessi. E' emerso che, dopo aver bevuto il succo con integrazione di tirosina, le reazioni dei volontari sono diventati più scattanti. (Salute, Tgcom24) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 349 SCIENZA E SALUTE OCCHIALI HI-TECH USATI PER LA PRIMA VOLTA PER RIMUOVERE IL CANCRO L'intervento è avvenuto in Missouri, le lenti sono in fase di test Occhiali ad alta tecnologia realizzati ad hoc sono stati impiegati per la prima volta per riconoscere le cellule tumorali. L'intervento, in cui sono stati rimossi tre linfonodi a una paziente con cancro al seno, è stato realizzato presso il Jewish Hospital di Saint Louis, nel Missouri. La pionieristica operazione è stata possibile grazie alla collaborazione della sede cittadina della Washington University School of Medicine. Come funzionano - Le speciali lenti, ancora in fase di test, hanno confermato il ruolo della tecnologia indossabile come alleata della chirurgia. Gli occhiali funzionano mandando raggi al tessuto in corso di intervento chirurgico. Prima dell'intervento viene iniettato al paziente un agente di contrasto che colora solo le cellule tumorali. Queste ultime emanano una luce fluorescente in risposta agli infrarossi. In questo modo, per i chirurghi è possibile rimuovere con esattezza tutto il tumore e, quindi, ridurre il rischio di una seconda operazione. Gli occhiali sono stati testati su animali e i risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Biomedical Optics. Adesso, la sperimentazione sarà effettuata su altre pazienti affette da cancro al seno o melanoma. (Salute, Tgcom24) SAN VALENTINO, PER UNO SU DUE UNA FESTA CHE GENERA STRESS La festa di San Valentino? Per 5 persone su 10 è solo stress. E' quanto emerge da un questionario on line promosso dall'Associazione europea disturbi da attacchi di panico al quale hanno risposto 500 persone, uomini e donne, tra i 20 e i 60 anni. «San Valentino può essere romantico, sexy, all'insegna di fiori, cene al lume di candela, dolcezze - afferma Paola Vinciguerra, psicoterapeuta - ma può anche generare malumori perché spesso si hanno aspettative molto alte rispetto, invece, a quello che poi generalmente si verifica». «Cinque persone su dieci che hanno risposto al nostro questionario hanno affermato che la festa di San Valentino genera stress - soprattutto nella scelta del regalo al partner e nella situazione da vivere insieme. Il giorno degli innamorati preoccupa più le coppie mature perché, dopo tanti anni di vita uno accanto all'altro, è più difficile creare una situazione romantica, mentre le coppie giovani si preoccupano molto del regalo da fare». Da questionario è emerso inoltre che due uomini su tre desidererebbero festeggiare San Valentino facendo sesso con la propria partner, mentre è una donna su tre ad avere lo stesso desiderio. «In un momento sociale così complesso e stressante, in cui già la coppia risente fortemente delle tensioni che si producono nel quotidiano, è importante - dice ancora l'esperta - fare in modo che questa ricorrenza produca invece armonia, complicità e contatto profondo». (Salute, Messaggero) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 349 NASO, DOPO L'OPERAZIONE DI PLASTICA LA VOCE PUÒ CAMBIARE Se volete un naso perfetto potreste dover rinunciare a qualcosa. È quello che emerge da uno studio pubb. da ricercatori dell’Iran sulla rivista Plastic and Reconstructive Surgery. I pazienti che hanno subito un intervento chirurgico per modificare l’aspetto del proprio naso hanno riscontrato un cambiamento di voce. Naso nuovo e voce nuova, quindi, ma i medici assicurano che questa modificazione del timbro vocale non inibisce la capacità di parlare. I cambiamenti sarebbero lievi, ma percepibili, e l’equipe che ha effettuato lo studio, consiglia ai chirurghi estetici di avvertire di questo effetto collaterale i pazienti che desiderano correggere la forma del proprio naso, in particolar modo coloro i quali fanno della voce il proprio strumento lavorativo, da chi parla in pubblico, come i giornalisti televisivi a chi canta su un palco. Gli interventi di chirurgia che riguardano il naso sono in Iran molto in voga, i dati parlano di 100mila operazioni all’anno, uno status symbol da ricchi dovuto non solo all’occidentalizzazione dei costumi dettato dal desiderio di assomigliare più a europei e americani. Questo studio però lancia anche un secondo campanello d’allarme, se il cambiamento di voce appare essere potenzialmente un effetto postoperatorio perenne, è anche vero che per ridurre i rischi dovuti a un’operazione tanto delicata è bene non affidarsi a chiunque e scegliere bene il chirurgo da cui farsi operare. (Salute, Il Messaggero) RIDURRE LO STRESS? FONDAMENTALE PER PIANIFICARE UNA GRAVIDANZA Ne sono convinte le donne intervistate dall'Aogoi L'insicurezza economica la fa da padrone anche in campo "demografico". Stando ai risultati di un'indagine realizzata in Italia su un campione di 500 donne dall'Associaz. degli Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), il I° motivo che rallenta la ricerca di un bimbo è l'insicurezza economica. Il secondo, invece, è il non desiderare i figli allo stesso modo all'interno della coppia: le donne intervistate sono consapevoli che questi fattori, accompagnati anche da altri come la scarsità di servizi dedicati alle mamme, il desiderio di carriera, la lontananza dei genitori e, non ultimo, i continui viaggi di lavoro che allontano la coppia per lunghi periodi o il lavoro fuori città del marito, generano una tensione che può rappresentare un freno alla maternità e sanno che, per facilitare il concepimento, occorre per prima cosa ridurre lo stress. Questa consapevolezza porta le donne che stanno pianificando una gravidanza (il 36,7% del campione dichiara di avere questa intenzione) a parlare più spesso e liberamente di fertilità e concepimento e delle relative problematiche, come conferma il 75,6% delle intervistate, che dice di non avere difficoltà ad affrontare questi argomenti. La maggioranza delle intervistate (74,2%) sa che non tutti i giorni sono utili per rimanere incinte e sa anche (67,9%) che il periodo migliore è circa 10 giorni dopo la fine del ciclo, quando avviene l'ovulazione. Il 74,4% dichiara inoltre di conoscere quanti sono i giorni di maggior fertilità, che si possono riconoscere con precisione grazie a una chiara identificazione dell'ormone luteinizzante LH, il quale indica che si ovulerà nei giorni successivi. Per vivere la propria scelta serenamente e senza stress le donne vanno anche alla ricerca di diverse informazioni, per es. sugli strumenti che aiutano a capire quali sono i giorni più fertili: il 53,1% delle intervistate afferma di essere venuta a conoscenza di questi metodi tramite i mezzi di comunicazione tradizionali (giornali, tv, radio); il 23,7% afferma di averli conosciuti tramite il ginecologo; il 16,7% delle donne dichiara di aver scoperto questi strumenti tramite il web. (Salute, Sole24ore)