Luciano Gallino: «Ecco perché vogliono demolire lo Stato sociale

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a cura dello Spi nazionale in collaborazione con Spi Marche
7 febbraio 2013
tutti i numeri del mese corrente
i due lampi di oggi
1 - Luciano Gallino: «Ecco perché vogliono demolire lo Stato sociale»
2 - Ho una casa ma non ho soldi. La via del "reverse mortgage"
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Luciano Gallino: «Ecco perché vogliono demolire lo
Stato sociale»
Ha avanzato più volte proposte concrete e precise per affrontare il drammatico problema della
sistematica distruzione di lavoro attuata dalle politiche liberiste. Alla vigilia delle elezioni, il sociologo
del lavoro spiega la posta in gioco nello scontro in atto nella produzione e nella distribuzione delle
risorse.
« Lo Stato sociale da tempo è sotto attacco in tutta Europa –ha esordito il sociologo – e lo è
particolarmente da alcuni anni attraverso i tagli alla sanità,
istruzione pubblica, pensione e compagnia bella. Lo Stato
12 febbraio: convegno a Roma
sociale è quello di una società che colloca fra i suoi scopi
principali la produzione di sicurezza sociale ed economica,
sulla non autosufficienza
ossia la protezione dei cittadini
in quelle cinque cose che possono capitare a tutti e
sconvolgere la vita: una malattia, un infortunio,
un’invalidità, una disoccupazione involontaria, una
vecchiaia gravata di fattori destabilizzanti… Lo Stato
sociale in Europa – pur nella specificità tra i vari paesi –
non ha eguali al mondo, fecondato da culture e politiche
differenti. Basti pensare che il primo piano sociale è stato
approvato da un premier conservatore durante la guerra,
Winston Churchill, ideato non solo per ragioni umanitarie
ma anche per contrastare il comunismo».
Questo Stato sociale liberale, non liberista, nella seconda
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parte del Novecento è stato via via rafforzato dalle
socialdemocrazie europee, e in Italia dai partiti popolari
che hanno dato vita alla Costituzione. Fino a quando ha
cominciato a essere smantellato da un altro primo ministro
inglese, la signora Thatcher. «Quali sono i motivi veri di questo attacco partito proprio da quel paese che
l’aveva inventato? Ogni giorno ci dicono in Tv del deficit e della crisi dei bilanci statali, per non parlare
degli attacchi alla spesa pensionistica (però l’Inps non è affatto in passivo, bensì in attivo di parecchi
miliardi).
Ebbene, il Fondo monetario internazionale (che insieme alla Banca centrale europea e alla Commissione
europea si batte contro lo Stato sociale) ha redatto un rapporto, intitolato Il rischio della longevità, molto
allarmato dall’aumento della speranza di vita. In questo rapporto si propone l’allungamento dell’età
pensionabile fino a 75 anni. Vi sono persino economisti ultraliberisti che sostengono di voler aumentare
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Ho una casa ma non ho soldi. La via del "reverse
mortgage"
Ci sono in Italia molti proprietari di case anziani e poveri. Tra loro, molte le vedove. Il prestito vitalizio
ipotecario potrebbe aiutarle, e dare liquidità utile anche per la famiglia. Ma questo strumento
finanziario, benché introdotto da qualche anno, è assai poco usato. Perché?
di Maria Cristina Rossi, Dario Sansone
L'elevata propensione al risparmio tipica di molti anziani, specie in Italia, è spesso stata vista come una
virtù, un importante strumento per tutelare le famiglie nei periodi di crisi. Tuttavia, questa “qualità”
diventa un problema quando viene richiesto ai governi di aumentare la spesa pubblica per sopperire ai
ridotti consumi privati. In altre parole, spesso i governi vengono pressati dall'opinione pubblica ad aiutare
anziani con bassi redditi, sebbene questi siano spesso proprietari di immobili di notevole valore.
Il prestito vitalizio ipotecario, in inglese reverse mortgage o lifetime mortgage, è uno strumento
finanziario comune nei paesi anglosassoni da vari decenni e introdotto anche in Italia nel 2005 con la
legge 248/05. Rivolto agli individui con più di 65 anni di età, o anche a coppie di anziani, questo
strumento permette di ottenere un prestito da una banca o un'altra istituzione finanziaria, che viene
garantito da un'ipoteca sull'immobile di proprietà e può essere erogato sotto forma di linea di credito,
vitalizio, o in un'unica soluzione. In questo modo, gli anziani possono ottenere del denaro senza dover
vendere la propria abitazione e trasferirsi in una più piccola. Inoltre, quello che distingue questo prestito
da un normale mutuo è che il debitore può non effettuare alcun pagamento finché rimane in vita o cambia
residenza. Infatti, gli interessi si accumulano automaticamente e alla morte del debitore gli eredi possono
decidere se ripagare il debito e rimanere proprietari dell'immobile, o mettere in vendita l'immobile. In
ogni caso, la proprietà dell'immobile non viene mai ceduta al creditore. Infine, solitamente viene applicata
una clausola per garantire che l'ammontare del debito accumulato non superi mai il valore di mercato
dell'immobile. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna questo strumento viene spesso utilizzato da anziani
per ottenere denaro necessario a ristrutturare casa, estinguere altri debiti, pagare l'università ai nipoti, o
aiutare amici e parenti in difficoltà. È da notare, infine, che il reverse mortgage viene usato negli Stati
Uniti principalmente da donne anziane che vivono da sole (1). Dal momento che gli individui ricorrono
generalmente a questo tipo di prestito solo in caso di estrema necessità di liquidità, tale dato potrebbe
semplicemente riflettere il maggior tasso di povertà tra le donne (2).
Tuttavia, al di là della motivazione che spinge le donne a richiedere il prestito, rimane il fatto che questo
strumento permette loro di ottenere un'autonomia finanziaria senza dover ridurre il loro stile di vita o
ricorrere a forme illegali di finanziamento. Dai dati Share (Survey of Health, Ageing and Retirement in
Europe) (3), emerge che le donne over 65 che compongono il nucleo familiare, siano esse single, vedove
o divorziate, in Italia hanno una ricchezza immobiliare media intorno ai 250.000 euro (4). All’età di 65
convertire la metà della ricchezza immobiliare in una lump sum (una somma versata in un unico
versamento alla stipula del contratto) consentirebbe di avere a disposizione un valore di circa 27.000 euro
(al tasso dell’8% ipotizzando una vita media residua di 20 anni) (5). L’ammontare del debito che gli eredi
dovrebbero ripagare alla morte di colei che ha sottoscritto il prestito non sarebbe superiore ai 150.000
euro, ma parte della ricchezza sarebbe stata convertita in liquidità per l’anziano, dando così possibilità di
aumentare le proprie capacità di consumo senza dover vendere la casa. Dal momento che l’eredità
avviene in un momento non noto nel tempo e potenzialmente lontana dal momento “giusto” per i figli o
nipoti, poter usufruire di liquidità senza dover rinunciare all’uso della proprietà faciliterebbe scelte di
investimento per figli, nipoti o eredi. Tale liquidità potrebbe essere utilizzata per esempio come risorsa
per l’avvio di un’attività produttiva, oltre che per aumentare il livello dei consumi. Da investimento
dormiente la casa di residenza potrebbe essere un utile strumento per realizzare un progetto di vita.
Una ricerca condotta dal CeRP di Torino e finanziata dall'Observatoire de l'Epargne Européenne (OEE)
ha simulato l'effetto che potrebbe avere l'applicazione su larga scala del reverse mortgage su alcuni Paesi
europei (6). Il risultato più impressionante è riassunto nella Tabella 1. Usando i dati relativi al 2004, se
tutti gli anziati proprietari di case in Italia utilizzassero il 30%, 50% o 100% della propria abitazione
come ipoteca per ottenere un reverse mortgage, il tasso di povertà tra gli anziani scenderebbe dal 23% al
16,5%, 14,5%, 11% rispettivamente (7). Risultati analoghi si otterrebbero anche in altri paesi
mediterranei come la Spagna e la Grecia.
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