A chi fa gola la BNS? Sorpresa in borsa per un improvviso aumento della domanda di azioni della BNS. Un privato tedesco è riuscito però a raccogliere soltanto il 6,72 per cento del capitale / 15.05.2017 di Ignazio Bonoli Dopo aver chiuso i bilanci 2016 con un utile d’esercizio di 24 miliardi di franchi, la Banca nazionale Svizzera ha annunciato un utile di 7,9 miliardi di franchi anche per il primo trimestre del 2017. Così come l’utile 2016 era costituito per ben 19 miliardi dalle posizioni di valuta estera, anche l’utile trimestrale nel 2017 è dovuto per ben 5,3 miliardi alle posizioni in valuta estera. Per sottolineare l’importanza di questa voce nel bilancio della BNS, basti notare che i proventi per interessi e dividendi hanno generato 2,7 miliardi. Sulle quotazioni dei titoli in portafoglio, i titoli e strumenti di debito hanno registrato una perdita di 1,6 miliardi mentre i titoli e strumenti di capitale hanno fruttato 6,3 miliardi, grazie all’andamento positivo della borsa. Le perdite di cambio sono state di 2,2 miliardi. Questo per ribadire che il bilancio della BNS dipende molto da quanto avviene nelle divise estere (in particolare l’euro) e le sue riserve servono per operare sui mercati a favore del franco svizzero, e non necessariamente per realizzare un utile. Come dire che la Banca Nazionale è una banca molto particolare. Tuttavia ha la forma giuridica di una società anonima, ma a causa del suo ruolo particolare è soggetta ad alcuni limiti. Per esempio il diritto al dividendo è limitato al 6%, cioè a 15 franchi per azione di 250 franchi nominali. Con l’utile la BNS deve far alcuni accantonamenti e distribuire il rimanente alla Confederazione (1 terzo) e ai cantoni, che sono anche i maggiori azionisti. Per questo, il fatto che le azioni dell’istituto abbiano subito a inizio maggio forti spinte al rialzo ha sollevato molta curiosità alla borsa di Zurigo. Da metà aprile il titolo è salito da 1650 franchi a 1900 franchi. Perché e da dove viene questa spinta? Va forse premesso che le azioni della Banca nazionale vengono spesso considerate alla stregua dei prestiti pubblici svizzeri. Godono cioè di un elevato grado di sicurezza e – in questo particolare momento – offrono anche un buon dividendo. Il dividendo del titolo BNS, limitato come detto al 6% del valore nominale di 250 franchi, in base alla quotazione attuale, si traduce in una rendita dello 0,8%, mentre per esempio la rendita dei prestiti a 10 anni della Confederazione è oggi dello 0,17%. L’obbligazione della Confederazione viene restituita al 100% dopo la scadenza dei dieci anni e non è sempre facile trovare alternative comparabili. Ma non è la prima volta che i titoli della Banca Nazionale fanno gola. Per esempio nel 1977 corsero voci di una partecipazione degli azionisti all’utile derivante dalla rivalutazione delle riserve d’oro e le quotazioni del titolo salirono a 1800 franchi. Scesero però a 700 franchi quando la BNS annunciò che, a causa delle perdite sulle riserve d’oro, non avrebbe distribuito il dividendo. Come si vede le azioni BNS non seguono l’andamento dell’economia, per cui non vengono considerate nelle valutazioni degli analisti. Inoltre è oggi sicuro che quando la riserva per la distribuzione dell’utile raggiunge il livello prescritto, l’utile viene versato a Confederazione e cantoni. Del resto una valutazione del valore della sostanza, secondo i metodi usati per le imprese, non sarebbe possibile per la BNS. Si correrebbe il rischio che in certi momenti le elevate riserve di divise e di oro darebbero luogo a quotazioni dei titoli di parecchie migliaia di franchi. Infine, si deve tener conto che un mercato molto ridotto dei titoli BNS provocherebbe forti oscillazioni e quindi elevati rischi di perdite, subito dopo eventuali guadagni. Alla fine dell’anno scorso e all’inizio del nuovo sono corse voci in borsa, secondo cui un grosso azionista privato avrebbe fatto incetta di titoli della BNS, pagandoli 1900 franchi l’uno. Ci si è però subito chiesti che scopo potesse avere questa operazione, al di là della sicurezza del titolo e del dividendo costante. Ovviamente senza però poter incidere sulla gestione del capitale della banca. Infatti per gli azionisti privati il diritto di voto è limitato a 100 azioni. Si è poi saputo che l’interessato era l’imprenditore (e anche professore) tedesco Theo Siegert. Alla fine dello scorso anno era riuscito a racimolare solo il 6,72% del capitale, superando di poco la partecipazione finora più importante del canton Berna con il 6,63%. L’insieme dei cantoni svizzeri possiede oggi il 74,7% del capitale e dei diritti di voto. Le 17’626 azioni con diritto di voto rimanenti sono in possesso di 2’188 persone. Sono inoltre in circolazione altre 30’253 azioni senza diritto di voto. In sostanza, la BNS, fondata nel 1905 su un’idea di un siciliano, nel contesto odierno ha una costruzione un po’ strana, ma è un’ulteriore conferma del federalismo del sistema politico svizzero.