Economia corriere del Ticino Giovedì 16 luGlio 2015 21 lafarGeholcim zuriGo telecomunicazioni zxy Il nuovo gigante del cemento LafargeHolcim, che martedì scorso ha esordito alle Borse di Parigi e Zurigo, ha presentato ieri i suoi obiettivi: il gruppo punta a realizzare 1,4 miliardi di euro di risparmi nei prossimi 3 anni. I fondi saranno liberati tramite sinergie tra i due colossi cementiferi. Il più grande produttore mondiale di cemento ha un fatturato di 33 miliardi e circa 115 mila dipendenti. LafargeHolcim presenterà il 29 luglio i risultati del 1. semestre di Lafarge e Holcim separatamente. zxy Il titolo di Syngenta ha chiuso in forte progressione (+4,23%) alla Borsa di Zurigo, sostenuto da voci secondo le quali un fondo americano avrebbe acquisito una quota del gruppo agrochimico renano, favorendo la fusione con l’americana Monsanto. Stando a notizie insider diffuse da Bloomberg e Reuters il miliardario americano John Paulson sarebbe entrato in Syngenta attraverso il suo hedge fund Paulson & Co e – sostiene Bloomberg – potrebbe essere diventato uno dei 20 principali azionisti. zxy UPC Cablecom e la Posta hanno firmato un nuovo contratto di collaborazione: da ieri i circa 1.600 uffici postali proporranno i prodotti digitali e mobili dell’operatore via cavo a clienti nuovi o già affiliati alla società. Il Gigante giallo diventa in questo modo il primo distributore esterno per le soluzioni di UPC Cablecom in Svizzera, ha informato in un comunicato la società elvetica controllata dal colosso inglese Liberty Global. Piano di risparmi da 1,4 miliardi nuova fiammata per Syngenta in Posta i prodotti UPc Superfranco/1 imprese in manovra SUPERfRanco/2 regioni di confine, Un’inchiesta AWP mostra che molte aziende sono pronte a tagliare posti o a delocalizzare mercato del lavoro Tanta incertezza negli ultimi mesi, ma a fine 2015 l’economia dovrebbe ritrovare equilibrio sotto pressione zxy Le imprese elvetiche si apprestano ad adottare nuove misure per ridurre i propri costi a sei mesi dall’abolizione del tasso di cambio minimo per l’euro da parte della Banca nazionale svizzera. Seguendo con ansia l’evoluzione del franco rispetto alla valuta comunitaria europea le aziende potrebbero sopprimere altri impieghi o delocalizzare una parte delle loro attività all’estero, ritengono gli economisti interrogati dall’agenzia AWP. «Molte ditte avevano pensato di poter consolidare i propri affari nel 2015, ma sono state prese alla sprovvista» dalla decisione della BNS del 15 gennaio scorso di voler abbandonare la soglia di cambio minima di 1,20 franchi per un euro, spiega il capoeconomista dell’organizzazione padronale dell’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica Swissmem, Jean-Philippe Kohl. Negli ultimi sei mesi la valuta elvetica si è apprezzata di quasi il 13% rispetto all’euro e il corso di quest’ultimo si muove sugli 1,04-1,05 franchi, aumentando la pressione sull’export elvetico e sull’economia svizzera. Secondo le statistiche del sindacato Unia, 35 aziende hanno cancellato migliaia di posti di lavoro a causa del tasso di cambio. Non sono stati tanto i grandi gruppi a procedere ad adeguamenti importanti, quanto piuttosto società di media taglia come Zehnder (320 impieghi soppressi), Siemens Svizzera (150) e Wicor (pure 150). «Certe imprese che hanno presto annunciato una riduzione degli effettivi avevano già progetti in questo senso e li hanno tirati fuori dal cassetto» dopo la decisione della BNS, sottolinea il capoeconomista di UBS Daniel Kalt. «Una nuova ondata di tagli – avverte – potrebbe verificarsi in autunno quando le ditte stabiliranno i loro budget per il 2016». Secondo Kalt «la pressione è particolarmente forte tra i piccoli subappaltatori», ma anche nel commercio al dettaglio delle regioni di confine e nel turismo. «L’industria rischia di soffrire pesantemente se il tasso di cambio si manterrà sui livelli attuali per altri 12-18 mesi», ammonisce il capoeconomista dell’istituto di ricerche economi- che BAKBasel, Martin Eichler, secondo cui «le società non possono reggere all’infinito e devono prendere in considerazione delocalizzazioni all’estero o decisioni ancor più difficili». Una tendenza confermata da Kohl, per il quale i membri di Swissmem risentono particolarmente della situazione attuale: «Con un corso di 1,05 franchi per un euro un’impresa su sei prevede di spostare almeno una parte delle proprie attività. Se il tasso di cambio resterà ancora su questi livelli per svariati mesi un terzo delle aziende prenderà la decisione (di delocalizzare) entro la fine dell’anno e applicherà le misure nel 2016», presagisce Kohl. «Le commesse – aggiunge – cominceranno a mancare e le ditte ricorreranno sempre più alla disoccupazione parziale», avendo già ottimizzato i propri processi e ridotto i prezzi. Diversi indicatori confermano queste costatazioni. Secondo l’ultimo sondaggio di Credit Suisse e Switzerland Global Enterprise (l’ente di promozione economica all’estero della Confederazione) solo il 25,7% delle piccole e medie imprese interrogate si aspettano un aumento delle esportazioni. Nel primo trimestre l’export dell’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica elvetica è diminuito dell’1,4% a livello mondiale e del 4,9% verso l’Unione europea. Il barometro congiunturale del Centro di ricerca del Politecnico federale di Zurigo (KOF), che descrive le prospettive economiche nei prossimi sei mesi, è sceso il mese scorso al suo livello più basso dal dicembre 2011. La Svizzera dovrebbe ritrovarsi in lieve recessione alla fine del secondo trimestre, stando agli specialisti. Tra aprile e giugno il prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe attestarsi al –0,1%, dopo il –0,2% dei primi tre mesi dell’anno. Questa «recessione tecnica» dovrebbe però rivelarsi di breve durata, con il PIL che dovrebbe tornare all’equilibrio nel terzo trimestre e accelerare in seguito per generare una crescita dello 0,5% per l’intero 2015. L’anno prossimo – rileva il capoeconomista di UBS – il PIL dovrebbe rafforzarsi, con un previ- UBS «nel 2. trimestre la BnS ha perso venti miliardi di franchi» zxy Stando a una stima di UBS la Banca nazionale svizzera (BNS) nel secondo trimestre ha subito una perdita di circa 20 miliardi di franchi. Il profondo rosso è dovuto all’andamento dei mercati finanziari, affermano gli economisti dell’istituto. Il risultato negativo si aggiunge alla perdita di circa 30 miliardi già subita nel primo trimestre, ricorda UBS. Il capitale proprio della banca centrale sta quindi ulteriormente diminuendo: in futuro sarà prioritario rafforzarlo, ritengono gli esperti. Per UBS una distribuzione di utili nel 2015 da parte della BNS è «improbabile», in base al passivo accumulato nel primo semestre e alle previsioni sullo sviluppo dei mercati finanziari nella seconda parte dell’anno. Se nel primo trimestre il risultato negativo dell’istituto era dovuto ai cambi e all’oro, nel secondo a questi fattori si sono aggiunti anche i corsi non positivi di azioni e obbligazioni. Dopo le previste perdite il capitale proprio della BNS dovrebbe scendere a circa 40 miliardi di franchi, pari al 7% della somma di bilancio. Un valore «estremamente basso», commentano gli analisti, considerando che ancora negli anni 2008-2009 la quota era al 30%. il fattore cambio le imprese svizzere si confrontano con un franco rivalutato del 13% in sei mesi rispetto all’euro. (Foto Crinari) sto +1,1%. Quanto ai cambi, BAKBasel si attende che il franco si indebolisca entro la fine dell’anno a 1,08 o perfino a 1,10 per un euro. Il centro di ricerca attenua inoltre la portata del rallentamento congiunturale, che dovrebbe risultare un fenomeno passeggero grazie a un’economia mondiale in ripresa. «L’economia dovrebbe assorbire lo shock e la domanda interna accelerare», sostiene Eichler. Il quadro non è poi così fosco, con taluni settori che perfino approfittano dell’apprezzamento del franco. È il caso della costruzione, degli importatori e del commercio al dettaglio, anche se quest’ultimo è confrontato con il turismo degli acquisti. Gli sconti concessi nei negozi vanno a beneficio dei clienti: ciò accresce il loro potere d’acquisto, cosa che a sua volta incide positivamente sulla domanda interna, spiega il capoeconomista di BAKBasel. indice ZEW-cS: scendono le aspettative sulla congiuntura zxy Le aspettative degli esperti finanziari sul futuro della congiuntura svizzera sono peggiorate in luglio. Il relativo indice calcolato dal Centro per la ricerca economica europea (ZEW) di Mannheim (D) e da Credit Suisse si è attestato a –5,4 punti, contro +0,1 punti di giugno. Si tratta del primo arretramento da diversi mesi, fa sapere CS. A causa del superfranco l’indicatore era crollato in febbraio a –73,0 punti (da –10,8), ma dopo erano seguiti quattro mesi consecutivi in crescita. Nel dettaglio, il 56,8% degli analisti e degli economisti interrogati è convinto che nei prossimi sei mesi non vi saranno cambiamenti nella situazione congiunturale, il 18,9% si aspetta un miglioramento e il 24,3% pronostica un peggioramento. ticino Sviluppo, piano su tre assi Via libera del Governo al programma di politica regionale 2016-2019 zxy Il Governo ha approvato il programma d’attuazione della politica economica regionale 2016-2019 del Cantone Ticino. Oltre a rappresentare la base di discussione con la SECO per la definizione del budget federale di politica economica regionale, il programma presenta la strategia di sviluppo economico che il Dipartimento delle finanze e dell’economia intende perseguire. Il programma si muove su tre assi principali: 1. L’ aumento della capacità di innovazione e della competitività delle piccole e medie imprese (PMI), in modo tale che queste ultime possano affrontare adeguatamente la concorrenza sul piano nazionale e internazionale. In particolare, le priorità saranno il consolidamento del sistema regionale d’innovazione (SRI); la formazione della manodopera; i centri di competenza e le reti interaziendali; lo sviluppo delle specializ- zazioni intelligenti e il Tecnopolo Ticino e i poli di sviluppo economico. 2. L’incremento dell’attrattiva delle destinazioni turistiche ticinesi, per rilanciare e rafforzare il settore. Le priorità saranno il trasferimento del sapere e dell’innovazione in ambito turistico; la qualificazione degli operatori turistici; le collaborazioni interaziendali; la valorizzazione turistica delle molteplici offerte (montagna, lago, beni culturali, impianti sportivi e di svago, infrastrutture di mobilità lenta) e il sostegno al riposizionamento delle destinazioni; la creazione dei centri di competenza delle organizzazioni turistiche e lo sviluppo di nuovi prodotti innovativi e infrastrutture turistiche. 3. Riposizionamento delle regioni periferiche, facilitando l’attivazione delle risorse presenti sul territorio e valorizzando in particolare il loro potenziale turistico. Per raggiungere questo obiettivo il Cantone ha deciso di partecipare ad uno specifico programma d’impulso della Confederazione. Le priorità saranno il consolidamento dei Masterplan e la mobilitazione degli attori regionali, per costruire la visione e l’orientamento della destinazione; il lancio di progetti esemplari, in grado di fungere da esempi e catalizzatori di sinergie sul piano regionale; il riorientamento e completamento dell’offerta turistica. In definitiva, le richieste finanziarie complessive per il programma quadriennale di politica economica regionale ammonteranno a circa 98 milioni di franchi. Il Cantone prevede di mettere a disposizione 40 milioni di franchi e ha chiesto alla Confederazione di contribuire al raggiungimento degli obiettivi con la messa a disposizione di 58 milioni di franchi. zxy La revoca del tasso di cambio minimo per l’euro, esattamente sei mesi fa, da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) ha messo sotto pressione il mercato del lavoro nelle regioni di confine. Il rischio di dumping salariale è tuttavia differente a seconda che ci si trovi in Ticino, a Basilea e dintorni o sulle rive del Lago Lemano. Alla fine del 2014 il numero dei frontalieri in Svizzera si attestava a 291 mila, pari al 5,8% della popolazione attiva totale, secondo i dati contenuti nell’11. rapporto sulla libera circolazione delle persone pubblicato il mese corso dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Il 52% proveniva dalla Francia, il 24% dall’Italia e il 20% dalla Germania. Con il 27%, il Ticino conta la proporzione maggiore rispetto alla forza lavoro complessiva, seguito da Ginevra (20%) e Basilea Città (19%). La pressione sui salari si è accentuata con lo «shock della BNS», visto che per le aziende si tratta di un metodo rapido ed efficace. In questo contesto alcune imprese hanno agito contro il «guadagno da cambio» realizzato dai frontalieri, di cui hanno tagliato fino a un quarto del salario nominale. Il direttore della Camera di commercio Cantone Ticino (CC-TI), Luca Albertoni, chiarisce: «La maggior parte delle ditte ha adottato altre misure per evitare di dover toccare il personale». Lo stimolo a lavorare dall’altra parte della frontiera è tanto più forte quanto è sfavorevole il mercato locale. In Lombardia il tasso di disoccupazione supera l’8% e il reddito mediano disponibile per abitante ammonta a 1.700 euro al mese. «In Svizzera tedesca la buona salute economica della Germania ha senza dubbio esercitato un influsso positivo, mentre in Ticino il cattivo andamento congiunturale dell’Italia potrebbe aver svolto un ruolo sfavorevole», sostiene la SECO. La regione del Lemano rappresenta un’eccezione: lo stipendio dei frontalieri è in media superiore a quello dei residenti. Il Canton Ticino è la regione con i maggiori divari salariali tra frontalieri e manodopera locale, a sfavore dei primi. Già alto al momento dell’entrata in vigore dell’accordo con l’Unione europea sulla libera circolazione delle persone nel 2002, questo scarto è poi aumentato costantemente, fino a raggiungere l’11,9% nel 2012. PREZZi inDicaTiVi oLio Da RiScaLDamEnTo SoPRacEnERi Fr./100 litri (IVA incl.) Quantitativo 88.20 da litri 1.500 a 2.199 86.00 da litri 2.200 a 2.999 84.20 da litri 3.000 a 5.999 82.90 da litri 6.000 a 8.999 82.00 da litri 9.000 a 13.999 87.10 84.90 83.10 81.80 80.90 SoTTocEnERi da litri 1.500 a 2.199 da litri 2.200 a 2.999 da litri 3.000 a 5.999 da litri 6.000 a 8.999 da litri 9.000 a 13.999 Per forniture a nord di maggia, Biasca e mesocco, le categorie Sopraceneri vengono maggiorate di fr. 0,85 per 100 litri. i prezzi indicativi, suscettibili di variazioni giornaliere, sono forniti dalla SWiSSoil ticino.