Lezione 2 Maggio 2000 – Statistica classica 1. Partizioni di molte particelle – macrostati e microstati Se si confrontano gli spettri in emissione di un gas rarefatto e di un filamento riscaldato, la differenza più rilevante è che nel primo caso si osservano linee strette e ben definite in posizione (frequenza o lunghezza d’onda), nel secondo l’emissione avviene su un continuo di energia. Si può affermare che tale differenza è da imputarsi al fatto che nel gas rarefatto le interazioni fra i singoli atomi emettitori sono trascurabili, per cui lo spettro rilevato è essenzialmente quello dell’atomo singolo (transizioni discrete), mentre nel filamento gli atomi (che, presi singolarmente, si comportano ancora secondo uno schema quantizzato) sono parte di un sistema a moltissimi corpi interagenti, in modo tale che le leggi che governano e spiegano lo spettro osservato devono tenere conto della popolosità del sistema stesso. Di questo tipo di problemi si interessa la meccanica statistica che, a seconda della natura del sistema investigato, può essere di tipo sia classico che quantistico. Ci interessiamo ora ad aspetti introduttivi per inquadrare opportunamente lo studio statistico della meccanica dei sistemi a molti corpi, a prescindere dalla natura classica o quantistica del sistema in esame. Verrà poi presa in considerazione la parte classica della statistica. Anzitutto è importante cercare di inquadrare formalmente il problema del “conteggio” o “censimento” degli stati di un sistema fisica a molti corpi. Pertanto ci interessiamo al caso in cui un dato numero (tipicamente elevatissimo, anche se questo non è rilevante ai fini dell’impostazione del problema) di particelle, N, che possono occupare vari stati discreti di energia (livelli, anche se in questa fase non si intende con ciò riferirsi esplicitamente ad una situazione quantistica). Per essere precisi, consideriamo una sequenza discreta di k livelli di energia, Ei, i=1, …, k, che vengono occupati dalle N particelle secondo la sequenza n1, n2, …, nk, ossia il livello i-esimo di energia è occupato da ni particelle. Supponiamo per ora che le particelle siano identiche ma distinguibili (per comodità di conteggio soltanto, poi rimuoveremo questa condizione piuttosto inconsistente). E’ ora possibile calcolare il numero di modi possibile di popolare questo sistema fisico. Partendo dal primo stato energetico, possiamo scegliere una qualunque delle N particelle, per cui vi sono N modi di popolare il sistema. Siccome vogliamo sistemare n1 particelle, se tale numero è maggiore di 1 (e minore di N), possiamo continuare disponendo una seconda particella a partire dalle restanti N-1. Il numero di modi diventa quindi N(N1). Si procede così fino ad avere sistemato tutte le n1 particelle nel primo livello, secondo il numero totale di possibilità distinte N(N1)(N2)… (Nn11). Questo numero si può anche scrivere come N!/(Nn1)!. In realtà, operando in questo modo stiamo sovrastimando il numero di possibilità di disposizione in quanto le particelle sono eguali, e dunque non dobbiamo considerare i casi abc ed acb come distinti. Tenendo dunque conto di queste n1! possibilità rimangono N!/[n1!(Nn1)!] casi, ossia le permutazioni di N oggetti in classi di n1. Passando al secondo livello, la procedura si ripete a partire ora da Nn1 particelle, per cui il numero di possibilità per questo livello risulta pari a (Nn1)!/[n2!(Nn1n2)!] ed il numero totale per il I ed il II livello, dato dal prodotto di questi due, risulta quindi dato da N!/[n1!n2!(Nn1 n2)!]. Procedendo ancora fino al k-esimo livello, il numero totale di possibilità di occupazione per il sistema si scrive, grazie ad una ovvia semplificazione, come W N! n1!n2 ! nk ! Questo semplice risultato è molto importante: esso fornisce la molteplicità (o probabilità della statistica fisica) di un macrostato del sistema. Si intende con tale termine indicare un assieme di microstati, ossia di configurazioni accessibili al sistema, e tutte egualmente probabili per quanto riguarda la loro occupazione da parte delle particelle. Un macrostato, con molteplicità W, è un insieme di W microstati egualmente probabili. Per questa centralissima assunzione, maggiore è W Statistica Classica - 1 per un dato macrostato, maggiore è la probabilità che, spontaneamente, il sistema lo occupi. Per chiarire questo punto, utilizziamo numeri piccoli e vediamo esplicitamente cosa accade in termini di occupazione. Prendiamo a tale scopo N=4 particelle che occupano un sistema a k=3 livelli (con energie E1, E2, E3). A seconda di quante particelle si dispongono in questi 3 stati (vincolati alla conservazione sia dell’energia, n1E1+n2E2+n3E3=ETOT, che del numero di particelle totale, n1+n2+n3=N), otterremo differenti macrostati con differente molteplicità, ossia numero di microstati. I possibili macrostati si ottengono semplicemente come partizioni intere di N vincolate alla conservazione dell’energia totale. Se, ad esempio, l’energia totale è pari a “2” unità appropriate, e ciascuna particella può assumere valori interi dell’energia, i macrostati ammessi sono quelli che soddisfano alla n2+2n3=2, in quanto l’energia del primo livello (con popolazione n1) è nulla. Dovendo risultare n1+n2+n3=4, i macrostati permessi sono [n1n2n3]=[301] e [220], ossia, rispettivamente, 3 particelle nel I livello ed 1 nel terzo ovvero 2 sia nel I che nel II livello. Si sottolinea che, in questo modo, vi sono in tutto 4 particelle con energia totale eguale a 2 unità appropriate. Questi due macrostati hanno molteplicità diverse, ossia sono dati in termini di un numero corrispondentemente diverso di microstati. Il calcolo fa uso della relazione sopra ottenuta. Per il I macrostato, [301], si ottiene W[301]=4!/(3!0!1!)=4, per il II macrostato, [220], si ottiene W[220]=4!/(2!2!0!)=6. In altri termini, esistono 4 microstati associati al macrostato [301] e 6 al macrostato [220]. Questi sono facilmente individuabili in termini di disposizioni ammesse di particelle, ad esempio, con 3 possibilità nel I livello ed 1 nel III. Se denotiamo con abcd le particelle (ricordiamo che sono eguali ma distinguibili), le 4 configurazioni sono date da abc+d, abd+c, bcd+a e acd+b. Non dobbiamo contare come diversi i microstati abc+d e, ad esempio, acb+d. Da un punto di vista più fisico, la costruzione svolta fino a questo punto spiega, almeno nei suoi tratti essenziali, l’evoluzione spontanea di sistemi realistici che possono “scegliere” fra vari macrostati a loro disposizione: “automaticamente” il sistema disporrà le particelle nella configurazione che massimizza il numero di microstati, ciò a causa della natura “casuale” dell’evoluzione dei sistemi a moltissime particelle. Se la descrizione appena citata ad esempio si riferisse alle configurazioni di un “gas” a 4 particelle, essendo tutti i 10 microstati con energia eguale a “2” egualmente probabili, cioè accessibili alle particelle, sarà il macrostato più popoloso di microstati (dunque il [220] rispetto il [301]) ad essere “scelto”, sempre statisticamente parlando. In altre parole ancora, se il sistema viene preparato inizialmente nello stato [220] non si assisterà a un riassestamento spontaneo verso lo stato [301], che pure ha la stessa energia, perché ciò richiederebbe una “concentrazione di informazione” che il sistema non può permettersi di ottenere senza apporti esterni (eventualmente energetici). Al contrario, a partire dallo stato [301] il sistema evolverà spontaneamente verso lo stato [220] perché ciò massimizza il numero di microstati occupati. Se non fosse ancora chiaro, stiamo riproponendo in veste probabilistica il II principio della termodinamica. Si noti inoltre che lo stato più probabile è anche quello con più particelle nel livello a bassa energia (tre con energia nulla ed una con energia doppia). Il livello meno probabile ha due particelle con energia unitaria e due con energia nulla. Di fatto, si potrà osservare che esiste una precisa relazione che lega la statistica di occupazione dei livelli energetici con la statistica di popolazione appena discussa. Per puntualizzare ulteriormente (a costo di sembrare eccessivi), la connessione fra macrostati, microstati e statistica può trovare un valido paragone nel gioco delle carte, ad esempio il poker. In questo gioco si possono contare 2598960 mani distinte, ossia combinazioni di 5 carte che possono capitare. Sono tutte equiprobabili, ossia sono circa due milioni e mezzo di microstati accessibili per questo “sistema”. Tra questo numero grandissimo di microstati, esistono dei macrostati tanto più ambiti dai giocatori quanto meno popolosi, ossia improbabili. La scala reale (sequenza dal 10 all’asso di un dato seme) è fatta da solo quattro microstati fra tutti quelli possibili (le combinazioni di scala per i quattro semi). Ovviamente questo spiega il “valore” di questa mano. Ma una qualunque altra mano, ad esempio 4C-5Q-JP-3F-2F, è altrettanto probabile quanto la scala reale o un poker. E’ il fatto di non attribuire punteggio alla mano qualunque scritta sopra che ne annulla il valore. Ma la sua probabilità è la stessa della scala reale (anzi, è quattro volte più piccola perché di scale reali ne esistono quattro!). Statistica Classica - 2 2. Partizione più probabile: distribuzione di Maxwell-Boltzmann Ora è importante stabilire, in base ai semplici risultati ottenuti, quale sia la configurazione più probabile da un punto di vista quantitativo: si è già capito che, qualitativamente, questa verrà raggiunta in corrispondenza dell’occupazione del macrostato con massimo numero di microstati disponibili compatibilmente con la conservazione dell’energia del sistema. Per eseguire il calcolo modifichiamo il risultato prima ottenuto da due punti di vista. Anzitutto, riconosciamo che i livelli energetici potrebbero avere pesi statistici differenti (come accade ad esempio quando delle energie sono degeneri in meccanica quantistica). Chiamando gi il peso dello stato i-esimo, quando ni particelle occupano lo stato, la probabilità di occupazione va moltiplicata per gini. Poi rimuoviamo la distinguibilità delle particelle, per cui il risultato finale va diviso per N! e si scrive W k g ni 1 N! g1n1 g 2n2 g knk i N! n1!n2 ! nk ! i 1 ni ! Il calcolo prosegue cercando la configurazione che massimizza questa grandezza. E’ conveniente comunque ottenere il massimo del logaritmo naturale di W: k ln W (ni ln g i ln ni !) ; i utilizzando l’approssimazione di Stirling, ln(x!)xlnxx, ed il fatto che ni=N, si scrive k ln W N ni ln( ni / g i ) . i Per trovare il massimo differenziamo questa relazione, includendo la conservazione del numero di particelle, per la quale idni=dN=0; rimane la dW=0 equivalente alla k dn ln( n / g ) 0 . i i i i Se le variazioni dei ni fossero arbitrarie la soluzione sarebbe semplicemente ni=gi, ma dobbiamo applicare la conservazione dell’energia del sistema, nella forma del vincolo iEidni= 0. L’equazione può essere risolta adottando la tecnica dei moltiplicatori di Lagrange introducendo due parametri, e , che si associano ai vincoli sul numero totale di particelle e sull’energia totale del sistema secondo l’espressione data da k dn [ln( n / g ) E ] 0 , i i i i i dalla quale si ottiene subito che ni g i exp[ ( Ei )] . E’ consuetudine riscrivere la conservazione del numero di particelle secondo la N=ini=igiexp()exp(Ei)= exp()igiexp(Ei)= Zexp(), dove Z=igiexp(Ei) è la funzione di partizione del sistema e quindi ni=(N/Z)giexp(Ei). Questa espressione, che fornisce il numero di particelle che popolano un dato livello in conformità alla richiesta di massima probabilità, segue la legge esponenziale detta distribuzione di Maxwell-Boltzmann. Statistica Classica - 3 E’ ora possibile applicare questo risultato ad un caso pratico per comprendere meglio il significato della distribuzione. Consideriamo il caso in cui un numero abbastanza grande di particelle (N=4000) ha a disposizione tre livelli equispaziati (per semplificare il calcolo) di energia, ossia E1=0, E2=e, E3=2e, tutti con la stessa probabilità di occupazione (gi=1). Scegliamo arbitrariamente di collocare le 4000 particelle secondo la distribuzione data da n1=2000, n2=1700 e n3=300, e confrontiamo le probabilità della configurazione assegnata con quella nella quale una singola particella passa dal livello intermedio a quello inferiore ed una a quello superiore, in osservanza della conservazione dell’energia. Utilizzando direttamente la W=1/(n1!n2!n3!) (essendo le gi=1), le probabilità per le due configurazioni stanno nel rapporto 2001! 1698! 301! 2001 301 W 0.21 W ' 2000! 1700! 300! 1700 1699 Ciò significa che la probabilità di modificare (su una popolazione di 4000 particelle) la configurazione di due sole collocazioni energetiche (la particella che passa dal livello intermedio a quelli superiore ed inferiore) varia di quasi cinque volte. Il risultato implica che il sistema è ben lontano da una configurazione stabile, di equilibrio. Il fatto è che, dalla distribuzione di MaxwellBoltzmann, ci si aspetta una popolazione che decresce esponenzialmente con l’aumentare dell’energia. La configurazione assegnata in questo esempio ha troppe particelle nei livelli eccitati rispetto il fondamentale d’energia. Per calcolare quale sia la configurazione alla quale il sistema tende spontaneamente, utilizziamo direttamente la legge di Maxwell-Boltzmann, data la configurazione iniziale di popolazione, n1+n2+n3=4000, e di energia, E1n1+E2n2+E3n3=2300e, nonché n1=(N/Z), n2=(N/Z)exp(e), n3=(N/Z)exp(2e). Posto x= exp(e), si può facilmente ricondurre il sistema di due equazioni ad una singola equazione per x che risolta dà x=0.50. I valori corrispondenti per le popolazioni sono n1=2277, n2=1146, n3=577. Utilizzando questi nuovi numeri per un confronto di probabilità come quello fatto sopra per la transizione di una singola particella fra livelli adiacenti porterebbe a mostrare che il sistema è effettivamente in una configurazione stabile (le probabilità delle due configurazioni risultano essenzialmente le stesse). Come vedremo nel prossimo capitolo, dedicato alla meccanica quantistica, vi sono casi nei quali la distribuzione di Maxwell-Boltzmann non è adatta alla descrizione di molte situazioni di rilevanza fisica notevole, come la conduzione termica/elettrica in un solido, il comportamento degli elettroni in un metallo, la radiazione termica. In queste situazioni bisogna tenere conto esplicitamente della natura quantistica delle particelle coinvolte. In particolare, gli schemi di occupazione discussi fino a questo punto vanno modificati da due punti di vista: anzitutto le particelle della meccanica quantistica sono indistinguibili. La conseguenza immediata di questo fatto (legato al principio di indeterminazione, che impone limiti precisi all’osservabilità di determinati dettagli di un sistema) è che la molteplicità di tutti i macrostati diventa unitaria. Bisognerà poi tenere conto, nel caso di elettroni o di altre particelle a spin semiintero, del principio di esclusione di Pauli. In questo caso, due elettroni non potranno occupare lo stesso microstato perché ciò richiederebbe l’eguaglianza dei loro numeri quantici. 3. Distribuzione delle velocità delle molecole in un gas classico Ci interessiamo ora di un caso particolare di distribuzione statistica, che rientra nello schema di conteggio di popolazione di grandi numeri di particelle prima descritta, ma che ha anche autonomia logica e concettuale. Parliamo della distribuzione delle velocità (e dell’energia) di un gas classico di molecole non interagenti (gas ideale). La distribuzione può essere derivata a partire da considerazioni specifiche sulla teoria cinetica e statistica, ma trova anche giustificazione abbastanza rigorosa a partire da ipotesi generali di isotropia dello spazio nel quale le particelle del gas si muovono. Ci si pone il problema di determinare, per un dato gas (cioè una data massa) ad una data temperatura (o altre coordinate termodinamiche rilevanti) il numero di molecole per unità di volume Statistica Classica - 4 che posseggono una data velocità o, meglio, la cui velocità (intesa per ora vettorialmente) è compresa in un dato intervallo di valori (è la natura intrinsecamente statistica del problema che privilegia lo studio di intervalli di velocità piuttosto che valori perfettamente definiti). Considerando l’equivalenza fra le particelle di gas e l’isotropia tridimensionale dello spazio la distribuzione di una qualunque componente cartesiana della velocità dovrà avere distribuzione centrata attorno al valore nullo e simmetricamente disposta attorno ad esso. Esistono validi motivi (che qui non approfondiamo) per assegnare a tale distribuzione una legge di tipo gaussiano, che scriviamo dunque nel modo seguente: 1 bvi2 e dvi , i x, y, z . Ai Con tale espressione si indica il numero di particelle per unità di volume che possiedono velocità con componente i=x, y, z compresa nell’intervallo di valori [vi, vi+ dvi]. Per ottenere la distribuzione del modulo della velocità v, si estende l’ipotesi di distribuzione sopra scritta in tre dimensioni: f (vi )dvi f (v x , v y , v z )dv x dv y dv z z v dv y x 2 2 2 1 1 bv2 e bvx e y e bvz dv x dv y dv z e bv dv x dv y dv z . Ax Ay Az A Vogliamo determinare ora la f(v)dv, con v=(vx2+ vy2+ vz2)1/2. A tale scopo osserviamo che l’elemento di volume dvx dvy dvz può essere ricondotto al volume del guscio sferico di raggio dv e superficie 4v2dv. Vale dunque la relazione seguente per la distribuzione di velocità (distribuzione di MaxwellBoltzmann per il gas rarefatto): f (v)dv 4 bv 2 2 e v dv. A L’andamento riportato nel disegno evidenzia il fatto (atteso) che le velocità si distribuiscono in modo che valori estremi (molto piccoli o molto grandi) sono poco probabili. Vediamo di seguito di caratterizzare più precisamente la distribuzione fissando i parametri per ora arbitrari A e b. La distribuzione di velocità è determinabile sperimentalmente con eccellente precisione ed in ottimo accordo con il modello teorico. Come riportato nel disegno, si utilizza un sistema detto di “chopping”, nel quale due ruote coassiali intercettano un fascio di molecole emesso da un forno a temperatura fissabile a piacimento. Le scanalature nelle ruote sono tali che, in funzione della velocità di rotazione del sistema, al rilevatore giungono solo le molecole che posseggono una velocità compresa fra valori determinati in infatti dalla velocità con la quale il “chopper” sta ruotando. Statistica Classica - 5 La determinazione dei parametri A e b è ottenuta a partire da due condizioni indipendenti sulla natura del sistema descritto. Il parametro A è una costante di normalizzazione che si fissa richiedendo che f (v)dv n , 0 dove n è il numero di particelle per unità di volume (a prescindere dalle velocità che esse posseggono). Il parametro b si determina chiamando in causa un aspetto fondamentale della teoria cinetica dei gas perfetti, ossia che l’energia cinetica media delle molecole è legata alla temperatura assoluta tramite la relazione <Ek>=3kBT/2, con kB costante di Boltzmann. L’energia cinetica media si calcola a partire dalla 1 1 2 3 Ek mv f (v)dv k BT . n02 2 Mettendo assieme queste relazioni si giunge al risultato finale: mv2 3/ 2 m v 2 e 2 k BT . f (v) 4n 2k BT Osserviamo che la distribuzione di velocità dipende sia dalla massa delle particelle che dalla temperatura del gas. Il grafico riportato ci evidenzia che con l’aumentare della temperatura la distribuzione si “sparpaglia” attorno al centro di massima probabilità, che a sua volta si sposta verso valori di velocità sempre più grande, in accordo con quanto ci si può aspettare in base alla teoria cinetica dei gas. E’ anche possibile passare allo studio della distribuzione in energia, sempre a partire dalla legge di Maxwell-Boltzmann. Essendo E=mv2/2, possiamo scrivere dE=mvdv per cui dv=dE/(mv)=dE/(2mE)1/2. Sostituendo nella distribuzione per le velocità otteniamo subito la relazione cercata: E E k BT f ( E )dE 2n e dE . k B3 T 3 Notiamo che, a differenza del caso delle velocità, questa distribuzione non dipende dalla massa delle particelle: per una data temperatura tutti i gas possiedono la stessa distribuzione statistica di energia cinetica. Questo risultato, di ovvia importanza, non è comunque di generalità sufficientemente ampia da poterlo applicare ad altri casi di interesse alla statistica classica: le particolari ipotesi fatte sulla relazione fra velocità ed energia (solo cinetica in questo caso) devono essere riviste se il tipo di interazione da studiare nel sistema è di natura diversa. La generalità del risultato si limita a potere prevedere per qualunque tipo di energia considerata un andamento esponenziale secondo la relazione data da Statistica Classica - 6 E 1 f MB ( E ) e k BT , A mentre la natura specifica dell’energia in gioco condurrà ad una densità di stati, g(E), per la quale la distribuzione di probabilità per l’energia è del tipo W(E)=g(E) fMB(E). Abbiamo già visto il caso in cui la densità degli stati (definita come molteplicità propria dei livelli) gioca un ruolo essenziale nella determinazione della distribuzione di popolazione dei livelli. Questo modo di procedere va esteso nello stesso spirito alla determinazione della densità di stati in una distribuzione di Maxwell-Boltzmann. Possiamo ad esempio calcolare la popolazione relativa in un gas di idrogeno atomico a temperatura ambiente (293 K) del I livello eccitato (n=2, E=10.2 eV). A tale scopo è necessario calcolare il fattore di densità g(E) ricordando che, per l’idrogeno atomico, la degenerazione è data da 2n2 (il fattore 2 viene dai sottolivelli di spin). Dunque g=2 per il fondamentale e g=8 per il I livello elettronico eccitato. Le costanti di normalizzazione sono le stesse per i due stati, per cui il rapporto di probabilità di occupazione è semplicemente dato da W ( E2 ) g ( E2 ) e W ( E1 ) g ( E1 ) ( E2 E1 ) k BT 0.6 10 175 . In base a questo risultato, la probabilità di trovare un atomo eccitato di idrogeno a temperatura ambiente è tale che, per trovarne uno soltanto, è necessario contare su una massa di idrogeno pari a circa 10148 kg, che è molto maggiore della massa dell’intero universo! 4. Esercizi (a) Svolgere esplicitamente i calcoli necessari per determinare le costanti A e b nella distribuzione di Maxwell-Boltzmann per le velocità in un gas perfetto. (b) Trovare i valori della velocità media, della velocità quadratica media e della velocità più probabile (ossia il massimo della funzione di probabilità) in una distribuzione di MaxwellBoltzmann. (c) Utilizzando i dati dell’ultimo esempio riportato sulla popolazione di livelli in un gas di idrogeno atomico, calcolare a quale temperatura ci si aspetta di avere il 30% degli atomi nel I livello eccitato. (d) Un atomo con spin totale ½ ha momento magnetico . Un insieme di atomi di questo tipo è posto in un campo magnetico uniforme B e, per effetto di quest’ultimo, gli atomi si dispongono su due livelli di energia con spin allineati ed opposti al campo stesso (con eguali degenerazioni g). L’interazione è data da E=B. Calcolare il rapporto delle popolazioni dei due livelli ad una data temperatura. Letture consigliate F.Reif, Fisica Statistica, La Fisica di Berkeley Vol. 5 – McGraw-Hill/Zanichelli Statistica Classica - 7