Consideriamo la frase: “un numero più se stesso è uguale al suo doppio” e traduciamola in termini matematici indicando “un numero” con la lettera x: x + x = 2x Proviamo a verificarne la validità, sostituendo alla lettera x dei numeri a piacere: • per x = 4, 4 + 4 = 2 x 4, 8=8 • per x = 10, 10 + 10 = 2 x 10, 20 = 20 2 x , • per 3 2 2 2 2 , 3 3 3 4 4 3 3 Continuando con altri valori di x, constateremo che l’uguaglianza x + x = 2x è sempre valida. Un’uguaglianza di questo tipo si chiama identità. Un’uguaglianza fra due espressioni, di cui almeno una letterale, verificata per qualsiasi valore attribuito alla lettera o alle lettere che vi figurano si chiama identità. Consideriamo adesso la frase: “il triplo di un numero è uguale al numero stesso più 10” e traduciamola in termini matematici indicando ancora “un numero” con la lettera x: 3x + 2 = x + 6 • per x = 3, 3 x 3 + 2 = 3 + 6, 9+2=9 • per x = -5, 3 x (-5) + 2 = -5 + 6, -15 + 2 = 1 • per x = 2, 3 x 2 + 2 = 2 + 6, 6+2=8 11 9 13 1 L’uguaglianza 3x + 2 = x + 6 è vera solo per x = 2. Un’uguaglianza di questo tipo si chiama equazione. Un ‘uguaglianza fra due espressioni, di cui almeno una letterale, verificata solo per particolari valori attribuiti alla lettera o alle lettere che vi figurano si chiama equazione. 8=8 Le due espressioni letterali che formano l’uguaglianza si dicono rispettivamente 1° membro e 2° membro dell’equazione: 3x + 2 = x+6 Le lettere (o la lettera) che compaiono nell’espressione sono le (o la) incognite dell’equazione: 3x + 2 = x + 6 incognita Tutti i termini che non contengono le incognite si dicono termini noti: 3x + 2 = x + 6 termini noti In base al numero di lettere diverse che vi compaiono, un’equazione si dice a una, a due, a tre, … incognite: +4x +5 = 2x -7 equazione a una incognita -7x + 9y = 27 equazione a due incognite Il grado più elevato dei vari monomi che costituiscono l’equazione si chiama grado dell’equazione; un’equazione può quindi essere di 1°, 2°, 3° … grado. 4x + 5 = 2x -7 3x² + 7 = 4x -9 equazione di 1° grado equazione di 2° grado I particolari valori delle incognite che rendono vera l’equazione si dicono soluzioni o radici dell’equazione. Risolvere un’equazione significa calcolare tutte le sue soluzioni o radici. Un’equazione si dice intera se l’incognita non figura al denominatore, di dice frazionaria o fratta in caso contrario. 3x 5 7 x 8 x 2 x 3 7 3 2 8 5 x 7 x3 2 Consideriamo due equazioni: 6x + 4 = 28 e 10x = 6x + 16 Entrambe ammettono come unica soluzione x = 4 Esse si dicono equazioni equivalenti; diciamo che: Due equazioni si dicono equivalenti se hanno le stesse soluzioni. Per risolvere qualsiasi equazione è opportuno trasformarla in una equivalente ma di forma più semplice. Osserviamo come fare esaminando i due principi di equivalenza delle equazioni. Consideriamo l’equazione 2x + 2 = 12, la cui soluzione è x = 5 e addizioniamo a entrambi i membri un numero qualsiasi, per esempio il numero 3, otteniamo: 2x + 2 + 3 = 12 + 3 ovvero 2x + 5 = 15 La cui soluzione è ancora x = 5. Abbiamo quindi ottenuto un’equazione equivalente a quella data. Possiamo enunciare il 1° principio di equivalenza che dice: Addizionando o sottraendo ai due membri di un’equazione uno stesso numero o una stessa espressione algebrica contenente l’incognita si ottiene un’equazione equivalente a quella data. Applicazione del 1° principio di equivalenza Consideriamo l’equazione 5x + 7 = 27 e sottraiamo a entrambi i membri il numero 7; otteniamo: 5x + 7 – 7 = 27 – 7 ovvero 5x = 27 – 7 Osserviamo che l’ applicazione del 1° principio di equivalenza si riduce a spostare il termine noto dal primo membro al secondo membro dove lo ritroviamo cambiato di segno. Possiamo quindi affermare che: In ogni equazione un termine qualsiasi può essere spostato da un membro all’altro purché lo si cambi di segno (legge del trasporto). Applicazione del 1° principio di equivalenza Consideriamo l’equazione 3x – 5 = 2x + 10 – 5 e applichiamo quanto detto prima spostando il termine – 5 dal primo al secondo membro cambiandolo di segno, otteniamo: 3x = 2x + 10 – 5 + 5 ovvero 3x = 2x + 10 Se confrontiamo le due equazioni equivalenti ci accorgiamo che abbiamo eliminato il termine – 5 che era presente in entrambi i membri. Possiamo affermare che: Se in entrambi i membri di un’equazione figurano due termini uguali, essi possono essere eliminati. Consideriamo l’equazione – 3x + 2 = - 22, la cui soluzione è x = 8, e moltiplichiamo entrambi i membri per uno stesso numero, per esempio 2; otteniamo: 2 ∙ (-3x + 2) = 2 ∙ (-22) ovvero -6x +4 = - 44 La cui soluzione, come potete verificare, è ancora x = 8. Abbiamo quindi ottenuto un’equazione equivalente a quella data. Possiamo affermare che: Moltiplicando o dividendo entrambi i termini di un’equazione per uno stesso numero (diverso da zero) si ottiene un’equazione equivalente a quella data. Applicazione del 2° principio di equivalenza Consideriamo l’equazione 5x – 4 = 2 e applichiamo il 2° principio di equivalenza moltiplicando per - 1 ; otteniamo: -1∙ (5x – 4) = - 1 ∙ 2 ovvero -2x + 4 = -2 Confrontando le due equazioni equivalenti, noteremo che si passa dalla prima alla seconda cambiando di segno tutti i termini dell’equazione. Possiamo allora affermare che: Cambiando il segno di ciascun termine di un’equazione se ne ottiene una equivalente a quella data. Applicazione del 2° principio di equivalenza 3 2 5 x x Consideriamo l’equazione: 4 3 2 e applichiamo il 2° principio di equivalenza moltiplicando i due membri dell’equazione per il m.c.m. di tutti i denominatori, cioè per m.c.m.(4; 3; 2) = 12 otteniamo: 1 2 3 5 3x 2 12 12 x 2 4 3 3x 2 5 1 2 4 12 x 1 2 6 4 1 3 1 2 1 ovvero 9x -8 = 12x – 30 che è un’equazione equivalente a quella data con coefficienti interi. Un’equazione a coefficienti frazionari si può ridurre a un’equazione a coefficienti interi a essa equivalente moltiplicando tutti i suoi termini per il m.c.m. dei denominatori. Osserviamo le seguenti equazioni: 5x = 15 -3x = 10 2x = - 14 Esse presentano la stessa caratteristica: i due membri sono rispettivamente formati da un unico termine in x il primo e da un unico termine noto il secondo. Un’equazione di questo tipo si dice ridotta in forma normale e la si indica con la scrittura: ax = b con a e b numeri reali. La soluzione dell’equazione è Possiamo affermare che: b x a Per risolvere un’equazione ridotta in forma normale basta dividere il termine noto dell’equazione per il coefficiente dell’incognita. Per risolvere un’equazione che non sia ridotta nella sua forma normale, occorre innanzi tutto ridurla in tale forma e poi applicare la regola appena vista. Per ridurre una qualsiasi equazione in forma normale, e quindi risolverla, si applicano i principi di equivalenza studiati. Esempio: -8 +3x +14 = 7x -10 applichiamo la legge del trasporto, scriviamo al primo membro tutti i termini contenenti l’incognita e al secondo membro tutti i termini noti: 3x -7x = 8 -14 -10 eseguiamo le addizioni algebriche che figurano ai due membri: -4x = -16 Abbiamo trasformato la nostra equazione in forma normale, per cui: 16 x 4 x4 Per risolvere una qualsiasi equazione di 1° grado a un’incognita seguiamo lo schema: 1) si eliminano le parentesi eseguendo le operazioni indicate secondo le regole del calcolo letterale; 2) se l’equazione ha coefficienti e/o termini noti frazionari, si moltiplicano tutti i suoi termini per il m.c.m. dei denominatori; 3) si trasportano tutti i termini in x al primo membro e tutti i termini noti al secondo membro tenendo presente la legge del trasporto; 4) si eseguono le addizioni algebriche ottenute nei due membri in modo tale da ottenere l’equazione in forma normale: ax b si determina la soluzione: b x a ax b con a, b 0 La soluzione x b esiste ed è unica ; l ' equazione si dice : a ax b con a 0 e b 0 0 La soluzione x esiste ed è unica : x 0; l ' equazione è : a ax b con a 0 e b0 L' equazione diventa 0 x 0 Poiché sappiamo che non esiste alcun numero che moltiplicato per zero ci dà un risultato diverso da zero, diremo che l’equazione non ha soluzione. Essa si dice: ax b con a, b 0 L' equazione diventa 0 x 0 Sappiamo che qualsiasi numero ,moltiplicato per zero dà zero, diremo che l’equazione ammette come soluzione un qualsiasi numero, ha cioè infinite soluzioni. Essa di dice: