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TEATRO DI SARDEGNA, UNA STORIA LUNGA QUARANT'ANNI
10 maggio 2011, 12:21
Autore: Barbara Piras,
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Data scaricamento: 9 giugno 2017, 10:46
Dagli anni 70 ad oggi: tra ricordi, passione e impegno giovani attori diventano professionisti.
Gli occhi tristi di Guglielmo Tell - 1971
Gli esordi
La storia del Teatro di Sardegna affonda le sue radici alla fine degli anni '60 quando
dall'esperienza del Centro Universitario Teatrale(CUT), legato alla precarietà del mondo
studentesco, la compagnia di giovani artisti decide di costituire il Teatro di Sardegna-Centro di
Iniziativa teatrale(CIT) nell'ottica di una maggiore continuità d'azione e di un percorso verso il
professionismo. La strada da perseguire è volta all'affermazione di una cultura teatrale in un
territorio carente di strutture adeguate. Mario Faticoni, affiancato da Corrado Gai, assumerà la
carica di Presidente fino agli inizi degli anni '80 quando sceglierà di proseguire l'avventura
staccandosi dalla compagnia e fondando Il Crogiuolo.
Altri cinque presidenti si avvicenderanno alla guida del Teatro di Sardegna durante il suo
percorso, portando avanti le linee e i programmi: Corrado Gai (presidente dal 1979 al 1989),
Antonio Prost (presidente dal 1989 al 1990), Mario Pinna (presidente dal 1990 al 1996), Antonio
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Cabiddu (presidente dal 1996 al 2009), Maria Grazia Sughi (presidente in carica dal 2009).
La prima sede del CIT è il Teatro Cantina di Via dei Genovesi, un locale seminterrato affittato in
Castello a Cagliari, che diventerà in quegli anni luogo di produzione di spettacoli ma anche di
incontri tra artisti, intellettuali e mondo universitario. Lo spettacolo d'esordio è Omobono e gli
Incendiari, del 1969, che viene inserito nel circuito della prosa: riscuote un grande successo di
pubblico al Teatro Massimo ma riceve una pesante stroncatura sulle pagine dell'Unione Sarda ad
opera del direttore e critico Fabio Maria Crivelli che all'epoca era anche Presidente del Comitato
di valorizzazione della Prosa. Il Comitato portava al teatro Massimo e in poche piazze della
Sardegna i grandi nomi del teatro italiano, da Gassman ad Albertazzi ed era il primo esperimento
di circuitazione del prodotto teatrale.
La compagnia incassa il colpo rinvigorita dai consensi ottenuti nelle repliche a Sassari e Nuoro e
prosegue con passione e tenacia il suo percorso artistico. Il secondo spettacolo è In alto mare del
1970, un anno contraddistinto dalla scoperta di un colosso della drammaturgia, Bertolt Brecht.
Vanno in scena al Teatro Auditorium di Piazzetta Savoia L'eccezione e la regola e La bottega del
pane. L'anno dopo la nuova produzione del CIT è Gli occhi tristi di Guglielmo Tell, per la regia di
Gianni Esposito, un'opera dello scrittore spagnolo Alfonso Sastre che indagava la situazione
politica spagnola segnata dal regime oppressivo del dittatore Francisco Franco. Sastre dava voce
ad un'opposizione intransigente e ne pagava il prezzo fino agli estremi del carcere, subito anche
dalla moglie Eva Forest. Il grande successo dello spettacolo sempre all'Auditorium di Cagliari
portava con sé l'intensa emozione di avere come spettatore speciale l'autore stesso. Questa
importante produzione -ricorda Cesare Saliu, attore storico del Teatro di Sardegna, entrato nel
gruppo nel 1972- venne portata al Teatro Tordinona di Roma, nel 1975, riscuotendo ampi
consensi di critica. Era una scommessa per una piccola compagnia isolana, ma risultò vincente
tanto che sulle pagine del Messaggero ci posizionammo terzi dopo Gli esami non finiscono mai
recitato al Teatro Eliseo e Aggiungi un posto a tavola al Sistina. Grande emozione suscita la
presenza in prima fila dello scrittore spagnolo ma anche di autori di grande rilievo come Alberto
Moravia, Cesare Garboli e Natalia Ginzburg. Lo spettacolo rappresenta una pietra miliare nella
storia del Teatro di Sardegna perché è la prima uscita dal territorio sardo.
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Gli anni '70
Autore: Barbara Piras,
[email protected]
Su connottu - 1975 foto di Giuseppe Firinu
L'attività della compagnia prosegue nel 1972 con Quelli dalle labbra bianche, tratto dal romanzo
dello scrittore e narratore Francesco Masala, portato ancora una volta al Teatro Auditorium di
Cagliari. La regia viene affidata a Giacomo Colli che nel 1960 aveva diretto, in veste di talento
emergente La giustizia di Giuseppe Dessì in un riallestimento di una produzione del Teatro
Stabile di Torino. Il successo dello spettacolo, il primo ad inaugurare i lavori sui testi sardi, è tale
da essere replicato l'anno dopo tra l'estate e l'autunno del '73. In scena una compagnia arricchita
dall'arrivo di nuovi attori che, insieme al nucleo storico, diventa sempre più presente nel tessuto
sociale della città e di tutta la Sardegna. Soffre però già dai primi tempi della mancanza di spazi
attrezzati dove provare. Il gruppo utilizza di volta in volta locali che offrono ospitalità: la sala dei
Gesuiti in via Ospedale, quella del partito socialista, la sede Cral in un padiglione della Fiera, i
saloni parrocchiali dei Salesiani di Cagliari e Selargius. A cavallo di queste due stagioni il CIT è
ormai maturo per fare un successivo passo: trasformarsi in Cooperativa Teatro di Sardegna nel
marzo 1973.
Dopo il Teatro Cantina dei primi tempi la sede si era trasferita in piazza Dettori n° 5 proprio di
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fronte all'Auditorium. In quegli spazi- ricorda Cesare Saliu- facevamo le prove, abbiamo ripreso
produzioni importanti come L'eccezione e la regola. La verità era che non sapevamo dove
andare a fare gli spettacoli e allora adattammo quel luogo ad un teatro club. Era un punto di
incontro importante anche col mondo universitario: grazie alla collaborazione con Guido davico
Bonino, docente di storia del teatro a Cagliari in quei tempi, si svolgevano reading e seminari a
tema. Un momento importante- ricorda l'attore- è stato l'incontro con Marco Parodi nel 1974.
Quell'anno portiamo in scena I carabinieri che il regista aveva precedentemente diretto alla
Loggetta di Brescia. Scoperto da Mario Faticoni, Marco Parodi stringerà con il Teatro di
Sardegna un sodalizio che durerà fin quasi alla fine degli anni '80.
Altrettanto significativo per la storia di quegli anni- prosegue Isella Orchis, attrice di lunga data
della compagnia- è stato Gianfranco Mazzoni perché le esperienze maturate in quel periodo
hanno posto le basi per tutto il lavoro fatto successivamente nel corso degli anni '80. E'
importante sottolineare- dice l'attrice- che negli anni '70 la spettacolarità era molto legata ai due
filoni del teatro-documento e del teatro popolare.
C'era anche un terzo filone, il teatro informativo o di ricerca che iniziavamo a sperimentare
perché non possiamo dimenticare che quelli erano anni di grande fermento politico e sociale. I
nostri spettacoli, che a Cagliari facevamo al Teatro Auditorium ma che portavamo in giro per la
Sardegna, registravano una grande partecipazione. Il 4 luglio 1975 rappresenta un'altra tappa
importante: debutta a Nuoro, nella splendida cornice della Piazza Satta, Su connottu, secondo
esperimento di drammaturgia sarda. È un grande successo. Lia Careddu, attrice storica del teatro
di Sardegna e interprete magistrale dello spettacolo, ricorda così quell'esperienza: Avevamo
provato nella cantina della casa campidanese di un nostro amico a Quartu. E questo la dice lunga
sulle difficoltà che abbiamo sempre incontrato per trovare spazi teatrali adatti alle prove. Era un
problema che noi sentivamo moltissimo perché avevamo una costante e ricca produzione.
Portavamo i nostri spettacoli- prosegue l'artista- soprattutto nelle piazze, in occasione delle feste
patronali o di partito. Ma Su Connottu ha rappresentato un momento cruciale perché ha
determinato il definitivo passaggio della compagnia al professionismo. Lo spettacolo, portato in
giro per l'Isola registra, per tutte le repliche di quell'estate indimenticabile, grandi consensi di
critica e di pubblico. A Cagliari debutta, nel settembre del 1975, nel piazzale del vecchio mulino
della Sem Molini Sardi in viale La Plaia, con tre recite consecutive. A confermare il successo Su
Connottu, che apre le porte anche ai primi finanziamenti ministeriali, viene premiato al I° Festival
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Internazionale di Teatro delle Cinque Terre(La Spezia), partecipa anche alla Biennale di Venezia
e al Festival Internazionale Sant'Arcangelo di Romagna.
La compagnia attraverso il suo teatro riflette e fa riflettere sui problemi della società in cui vive e
si schiera al fianco delle manifestazioni di protesta e delle contestazioni assolvendo anche ad un
impegno politico. La parola d'ordine negli anni '70- ricorda Isella Orchis- era decentramento,
portare il proprio messaggio dappertutto, in ogni angolo della Sardegna ma anche all'interno della
città, attraverso i comitati di quartiere, nelle aree più disagiate.
Durante quegli anni il Teatro di Sardegna attiva anche dei corsi di formazione sotto forma di
laboratori: i primi esperimenti di seminari a cui potevano accedere tutti coloro che avessero
interesse verso la recitazione. Molti attori che poi si sono affermati, come la stessa Isella Orchis,
o che hanno dato vita a nuovi gruppi teatrali, sono nati da quelle esperienze.
Nel 1976 la compagnia lascia lo spazio utilizzato fino a quel momento in piazza Dettori e si
trasferisce al Teatro delle Saline. Un luogo praticamente abbandonato che gli attori cercano di
recuperare con impegno e fatica. Ma il sogno di poter avere un teatro da gestire- racconta Lia
Careddu- si infrange dopo qualche anno quando l'associazione del Dopolavoro non ci permette
più l'utilizzo di quei locali. Motivo: aprire una palestra e sala giochi. Ma credo che i motivi fossero
altri. Così impegnati politicamente forse risultavamo un po' scomodi.
La compagnia riprende la ricerca affannosa di spazi per le prove fino all'occupazione nel 1978,
insieme ad altri gruppi, del Teatro Auditorium che nel frattempo era stato chiuso per
ristrutturazione. Gli attori continuavano a portare le loro produzioni in giro per la Sardegna fin nei
teatri dei piccoli centri ma paradossalmente Cagliari non offriva, a parte il teatro Massimo,
un'ampia ospitalità. In quegli anni, dal 1974 al 1980- ricordano le due attrici- una realtà che non
va dimenticata per la città è quella dello Spazio A. Quel luogo spartano ma fondamentale diventò
un punto di riferimento prezioso per le esperienze della ricerca e della sperimentazione. Ne
furono animatori instancabili, capaci di grandi intuizioni, Sandro Dernini, Cicci Borghi, Marilisa
Piga. Anche noi, del Teatro di Sardegna, lo utilizzammo ripetutamente. Portammo Splendore e
miseria della metropoli di New York, la prima si era svolta al Massimo, per la regia di Parodi.
Sempre in quegli anni un altro spazio prova importante per la compagnia è stato il Vicoletto, un
piccolo palcoscenico nel cuore del quartiere Villanova.
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Con il regista Mazzoni la compagnia produce altre rappresentazioni di teatro popolare: Parliamo
di Miniera(1976) e Carrasegare(1978). Funtanaruja (1979) va in scena al Teatro Massimo
riscuotendo grande successo. È un opera che prosegue sul filone della drammaturgia sarda, ma
apportando elementi di novità. Tratto da Fuenteovejuna di Lope De Vega racconta la rivolta
contro il tiranno, e nell'adattamento del regista Parodi assume i suoni della lingua sarda con una
parte di testo recitata in lingua logudorese curata da Leonardo Sole, scrittore e docente di
linguistica all'Università di Sassari. È proprio questo ad affascinare il pubblico delle località
italiane quando lo spettacolo varcherà il Tirreno agli inizi del 1981.
Gli sviluppi degli anni '80
Autore: Barbara Piras,
[email protected]
Luci di Bohème - 1984 foto di Tommaso Lapera
Negli anni '80, di fronte ad un calo di attenzione verso il teatro soppiantato dalla nuova moda
della disco music, la Cooperativa Teatro di Sardegna sceglie di rivolgere l'attenzione sempre più
sul mercato nazionale. Questa scelta comporta la necessità di ricambiare, con l'ospitalità a
compagnie nazionali, le piazze conquistate nella penisola. Nasce così nel 1980, in collaborazione
con l'Ente Teatrale Italiano(Eti), il Circuito Teatrale Regionale Sardo per la distribuzione della
produzione nazionale nelle diverse località dell'Isola. Cesare Saliu tiene a sottolineare: Il circuito
dell'ARCI è stato un primo importante esperimento, negli anni '70, di circuitazione degli spettacoli
teatrali. E aveva portato in Sardegna diverse compagnie di spicco del panorama italiano. In
collaborazione con l'Arci- prosegue l'attore- avevamo fatto la nostra prima rassegna. Un
esperimento che ha spianato la strada per gli sviluppi successivi.
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Il 1981 rappresenta un altro snodo centrale nella storia della Cooperativa: l'apertura verso il
continente con la prima tournée strutturata. Prima con il Woyzech, dello scrittore tedesco Georg
Buchner, presentato all'Auditorium del Conservatorio riscuotendo grandi consensi di pubblico e di
critica, il gruppo gira per la Sardegna. Subito dopo varchiamo l'Isola- ricorda Isella Orchis- con
Funtanaruja. Si adotta per la prima volta la politica di affiancare agli attori soci della compagnia
giovani attori del continente scritturati apposta per quello spettacolo, e questo ci permetteva di
avere maggiore visibilità. La compagnia gira l'Italia con le sue produzioni e a Cagliari vengono
ospitati i più grandi nomi della prosa classica. L'esperienza del Circuito parte con Gli amori
inquieti di Goldoni. Marco Parodi è il nuovo direttore artistico e firmerà diversi spettacoli dando
un apporto fondamentale e prezioso allo sviluppo della Cooperativa e del teatro in Sardegna.
Durante gli anni '80 il circuito si struttura e si consolida con la costituzione nel 1986 di un
organismo di gestione: il Ce.D.A.C, Centro Diffusione Attività Culturali.
Le produzioni degli anni '80 esplorano, in particolare, il teatro del novecento (Storia dello zoo, La
lezione, Centocinquanta la gallina canta). Iniziano anche le collaborazioni con il Conservatorio
con Costruiamo una città-Ma mere l'oye. Ma lo snodo centrale per la compagnia è Questa sera si
recita a soggetto di Pirandello con Arnoldo Foà protagonista. Un'apertura al mercato nazionale in
grande stile- racconta Lia Careddu- portavamo un classico, un autore che non ha bisogno di
presentazioni, con un forte nome di richiamo e abbiamo fatto una tournée lunga che ci ha visto
impegnati per parecchi mesi. Lo spettacolo Miles gloriosus(1982) di Plauto, segna un'altra tappa
importante: la compagnia porta questo lavoro al teatro di Nora, riaperto dopo tanti anni. Il
successo è tale che diventa il giusto pretesto per inaugurare, l'anno dopo, la fortunata
manifestazione Notte dei Poeti. L'iniziativa, promossa da Marco Parodi, si rivela da subito
vincente e propone al pubblico nomi eccellenti della prosa classica.
La scelta artistica della Cooperativa durante gli anni '80- ricorda Isella Orchis- era ben strutturata
e si articolava in tre filoni: produzione di uno spettacolo da portare fuori dal territorio regionale,
proseguimento dell'attività in Sardegna, ripresa, nel contempo, della drammaturgia sarda ma solo
quando si trovavano testi interessanti su cui decidevamo di lavorare. Continuavamo però a
soffrire- prosegue l'attrice- per la mancanza si spazi adeguati alle prove soprattutto nella nostra
città. In quegli anni ci ospitò ripetutamente il Cineteatro Savoia di Sant'Antioco.
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Accanto a Marco Parodi altri registi dirigono la compagnia e lasciano un segno importante. Con
Marco Gagliardo vengono realizzati Diario di un pazzo di Gogol(1984), La voce umana di
Cocteau(1986), L'incendio nell'oliveto di Deledda(1986), Antigone di Sofocle(1987). Mina
Mezzadri ritorna nell'isola, dopo la prima esperienza legata alla regia di L'obbedienza non è più
una virtù(1974) sulla vicenda di don Milani. E nel 1984, dieci anni dopo dirige Luci di
Bohèmedello scrittore spagnolo Del Valle-Inclan. Questo spettacolo- racconta Lia Careddu- è
stato per noi un altro snodo centrale. Riuscimmo a scritturare un altro nome di gran richiamo sulla
scena nazionale, Raf Vallone. Lui non conosceva la nostra giovane compagnia- prosegue
l'attrice- ma si era innamorato di questo testo tanto da decidere di onorarci della sua presenza.
Era assente dai palcoscenici da tanti anni perché si era dedicato al cinema, ma dopo Luci di
Bohème riprese a fare teatro. La stampa diede risalto a questa notizia e fece emergere nel
contempo la qualità della rappresentazione. Lo spettacolo arriva anche in Canada accompagnato
dallo slogan L'avvenimento teatrale in America. Vallone sarà protagonista, firmando la regia,
anche di Il prezzo di Miller nel 1987 e La creazione del mondo ed altre cose sempre di Miller due
anni dopo.
A metà degli anni '80 Marco Parodi non è più direttore artistico della Cooperativa Teatro di
Sardegna. Il suo fu un atto di denuncia verso una classe politica ancora poco attenta alla realtà
teatrale commenta Isella Orchis. Le fa eco la collega Lia Careddu: Nonostante tutti i risultati
raggiunti, gli sforzi e i sacrifici economici e, nonostante fossimo diventati una compagnia
importante a livello nazionale, i riconoscimenti tardavano ad arrivare e con essi anche il giusto
sostegno da parte delle istituzioni. Il regista continuerà a curare alcune regie e ad occuparsi del
festival di Nora.
Nel gennaio del 1982 il Teatro Massimo, dopo un incendio, viene chiuso dalla Commissione di
Vigilanza per problemi all'impianto elettrico. La stagione di prosa si sposta al Teatro Alfieri e,
dopo una breve parentesi al Teatro Ariston, un luogo poco adatto ad ospitare prove e spettacoli,
quello spazio accoglierà la rassegna fino agli inizi del 2009 quando l'undici febbraio il Teatro
Massimo è stato restituito alla città, dopo ventisette anni di chiusura. Gli avvenimenti testimoniano
la difficoltà della compagnia di trovare un luogo da abitare. Ci provano ancora una volta con il
Cineteatro Adriano. C'era il progetto di ristrutturarlo e di farlo diventare il nostro teatro- racconta
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Cesare Saliu- ma i lavori, ostacolati dalle lungaggini burocratiche, non iniziavano mai. Quando
ormai eravamo pronti arriva un piano di salvaguardia nazionale che blocca qualsiasi iniziativa che
graviti intorno all'area ferroviaria. Il Cineteatro Adriano non era più disponibile. Quello spazio
viene utilizzato dalla Cooperativa unicamente come sala prove per parecchi anni, dal 1983 al
1990.
Il consolidamento della compagnia durante gli anni '90
Autore: Barbara Piras,
[email protected]
Terra di Nessuno - 1994 foto di Maurizio Buscarino
La fine degli anni '80 coincide con lo spettacolo Ardente Pazienza di Skarmeta, trasposizione
drammaturgica dell'opera Il Postino di Neruda , che come ricorda Cesare Saliu la compagnia ha
portato in prima nazionale assoluta ad Asti. In quel periodo arriva un nuovo direttore artistico:
Beppe Navello. La sua guida subentra ad un periodo di varie collaborazioni e si stabilisce in un
momento delicato nella storia della nostra compagnia- ricorda Isella Orchis- perché avevamo
avuto grosse difficoltà economiche. Con Navello, che proveniva dallo Stabile dell'Aquila,
cercammo di rilanciare il Teatro di Sardegna attraverso un riavvicinamento al territorio per vedere
se esso rispondesse anche al di là del Circuito. Il nuovo direttore artistico ha consentito l'apertura
verso nuovi spazi teatrali, i più grandi e più rinomati sul territorio nazionale. È lui che inaugura
l'era dei Teatri Stabili e delle coproduzioni. Navello firma alcune importanti regie: Il giuoco delle
parti di Pirandello(1990), Il vampiro di Brofferio(1992), Una casa di bambola di Ibsen(1993). Sono
anni proficui- prosegue l'attrice- abbiamo partecipato ai circuiti più grossi, abbiamo collaborato per
la prima volta con uno Stabile, quello di Trieste per Una solitudine troppo rumorosa. L'apertura
dei palcoscenici più importanti d'Italia dove registrammo ottimi successi fu per noi motivo di
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orgoglio. Basti ricordare- prosegue l'attrice- l'aver varcato le porte dell'intoccabile Stabile di
Genova.
Con il nuovo direttore si rinnova anche il rapporto con le scuole che la compagnia aveva sempre
coltivato. Beppe Navello si inventa La piccola enciclopedia del teatro illustrato. A spiegare
l'iniziativa portata avanti fino a qualche anno fa è ancora l'attrice Isella Orchis: Ogni anno
scolastico veniva dedicato ad uno o al massimo due capitoli di storia del teatro, scegliendo di
volta in volta un argomento specifico o seguendo un ordine cronologico. Una parte della
compagnia andava all'interno delle scuole e portava queste lezioni di teatro che poggiavano su
una struttura drammaturgica accattivante. I ragazzi venivano coinvolti attivamente. Si era creato
uno scambio molto bello e di quel lavoro vedevamo poi i frutti, quando gli stessi ragazzi venivano
a teatro a vedere gli spettacoli. Per noi era una missione, un'attività di formazione capillare del
pubblico di domani . Questo importante impegno viene inaugurato nel 1991 con lo spettacolo
Hypokrités e prosegue con passione fino al 2007.
E' ancora il direttore artistico Beppe Navello a lanciare la proposta che la Cooperativa Teatro di
Sardegna diventi un teatro stabile: tutte le energie della compagnia vengono impiegate per
ottenere quella importante qualifica. Molte compagnie italiane -dice Isella Orchis- nate dopo di noi
avevano in gestione un teatro e potevano fregiarsi di quel titolo. Essere uno stabile significava
sopratutto avere una maggiore sicurezza di finanziamenti. In realtà proprio in quegli anni il
Ministero aveva previsto, in particolare per la Sardegna e la Sicilia, regioni disagiate, la
possibilità per una compagnia di conquistare il titolo di stabile attraverso la gestione di uno spazio
teatrale non continuativa nel tempo ma anche solo per un certo numero di giornate all'anno. La
nuda verità- prosegue l'attrice- era che per noi i tempi non erano ancora maturi. Aspettammo
parecchi anni prima di trovare soddisfazione. Nonostante la compagnia lavorasse a pieno ritmo
la mancanza di uno spazio fisico da abitare si faceva sentire tanto da portarli a provare molti
spettacoli oltremare, a Roma in sale affittate per l'occasione.
Dopo Navello la guida artistica passa per un breve periodo, a metà degli anni '90, a Giacomo
Colli storico regista di rappresentazioni di successo come Quelli dalle labbra bianche (1972). Il
nuovo direttore artistico volge la sua attenzione in particolare agli scrittori sardi. Il suo progetto,
interrotto dalla scomparsa del regista, era quello di provare a portare in scena in veste
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drammaturgica, all'inizio sotto forma di letture, i romanzi dei nostri grandi scrittori. La saletta degli
Amici del libro diventa luogo ideale per questo primo esperimento di reading. Nessuno l'aveva
ancora fatto fino a quel momento- puntualizza Isella Orchis-, Giacomo l'aveva strutturato come un
incontro mensile incentrato ogni volta su un romanziere diverso.
Durante gli anni '90 un altro regista firma alcuni momenti importanti per la compagnia. Nel 1993
va in scena Le vecchie e il maresotto la direzione di Orlando Forioso. Debutta al festival di Nora
per la Notte dei poeti e verrà riproposto nel corso degli anni con allestimenti e versioni diverse.
Uno spettacolo molto amato dalla compagnia- ricorda Lia Careddu- che abbiamo avuto la fortuna
di fare, e siamo stati gli unici, nella suggestiva cornice del Fortino di Sant'Ignazio sito sul
promontorio di Sant'Elia durante la stagione estiva del 2005, nell'ambito della manifestazione
Monumenti Aperti.
Nel 1994 assume la direzione artistica Paolo Bonacelli che, insieme al regista Guido De
Monticelli, attuale direttore artistico del Teatro di Sardegna, inizia il suo percorso con Terra di
Nessuno di Harold Pinter. L'incontro con il drammaturgo inglese segna una svolta significativa nel
percorso della compagnia. La commedia, complessa e raffinata, ha consentito di esprimere al
meglio le risorse artistiche, il tutto suggellato anche dal plauso dell'autore. Lo spettacolo, quasi
una scommessa, riceve un grande successo di pubblico e di critica, con lo scrittore presente in
prima fila al Teatro Valle di Roma che lo considera il migliore allestimento mai visto. Nel cast
anche
l'attore
Franco
Noé,
socio
fondatore
della
Cooperativa
Teatro
di
Sardegna,
prematuramente scomparso nel pieno di una brillante carriera.
L'attività della compagnia nel corso degli anni '90 verte su due filoni. Una produzione da
esportazione- chiarisce Lia Careddu- ed una ridotta, più economica, ma non per questo meno
importante, accattivante e impegnativa come nel caso di Picnic in cucina(1996), una
drammaturgia contemporanea, sempre per la regia di Orlando Forioso.
Del primo filone appartengono spettacoli che hanno avuto molto seguito in continente. Tra i tanti
degni di nota La Mandragola di Machiavelli (1996) con cui la compagnia sfiora la vittoria arrivando
seconda al premio Il Biglietto d'oro, un importante riconoscimento dato allo spettacolo che ha
registrato i maggiori incassi. Le prove le facemmo al teatro di Quirra- ricorda Cesare Saliuinaugurando un nuovo spazio che i militari utilizzavano come cinema. Noi andammo là con i
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nostri tecnici e lo adattammo in modo tale che altre compagnie in seguito lo utilizzarono per le
loro rappresentazioni. Nel 1999 Guido De Monticelli dirige un'altra opera di Pinter, Ritorno a casa.
Il Teatro di Sardegna rinnova il piacere di confrontarsi con una drammaturgia affascinante ed
intrigante, raccogliendo grande successo e stima e apprezzamento da parte dello stesso autore
presente al debutto romano al Teatro Quirino.
Del secondo filone da ricordare in particolare La Barraca di Garcia Lorca (1997) con il quale la
compagnia va anche in Spagna, inaugurando un teatro a Madrid. L'anno dopo Nina, o il paese
del vento di Deledda. È del 1999 Canto dell'Isola Bambina sempre su un argomento sardo: i
viaggiatori in Sardegna visti dagli autori locali. Nello stesso anno un' altra produzione di
drammaturgia sarda, che la compagnia non aveva mai abbandonato, Paska Devaddis di
Michelangelo Pira. In collaborazione con la Corsica il gruppo porta in scena Sa Passioni de
Nostro Signori Gesù Cristu di Fra Antonio Maria da Esterzili, nello spazio del Bastione di Saint
Remy durante la Settimana Santa(1999).
Dal 2000 ai giorni nostri
Autore: Barbara Piras,
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L'anima buona di Sezuan - 2007 foto di Daniela Zedda
Il nuovo millennio si apre con altre importanti collaborazioni. Con la Corsica viene coprodotta
Troilus & Cressida (2001), un riadattamento di un' opera di Shakespeare. Con la compagnia La
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Contemporanea '83 Le Furberie di Scapino di Moliére(2001). Il regista croato R. Raponja firma
nel 2003 la regia di Lisistrata di Aristofane. Nello stesso anno viene portato in scena La Pulce
nell'Orecchio di G. Feydeau in coproduzione con il Teatro Stabile di Bolzano.
Continuano le grandi produzioni: nella stagione di prosa 2001/2002 al festival La Notte dei Poeti
debutta Sogno di una notte d'estate di Shakespeare nel cui cast, affianco agli attori storici, sono
andati in scena alcuni dei giovani allievi di un corso regionale organizzato proprio dal Teatro di
Sardegna. L'attenzione per la formazione è sempre presente nell'ambito delle attività della
compagnia. I laboratori organizzati dai registi che si succedono sono costanti e molto seguiti.
Nell'estate del 2002 apre la ventesima edizione della manifestazione Notte dei Poeti una nuova
produzione La Luna lo sa tratto dai Canti di Scena di Vincenzo Cerami, diretta dal regista Marco
Parodi, con le musiche del Maestro Nicola Piovani.
La stagione successiva si apre con il debutto di un nuovo spettacolo, Il Campiello di Goldoni, un
classico del palcoscenico.
Un momento cruciale per la compagnia è il riconoscimento nel 2004 da parte del Ministero di
Teatro Stabile Privato, ufficializzato poi l'anno dopo. È un sogno finalmente realizzato: la
Cooperativa Teatro di Sardegna diventa Teatro Stabile della Sardegna. Questo importante
traguardo era stato preceduto nel 2002 da un altra conquista lungamente perseguita: la gestione
in esclusiva del Teatro Alfieri. Avevamo programmato una ristrutturazione di quello spazioricordano gli attori- in vista di quel riconoscimento tanto sospirato. Per essere Stabili dovevamo
rispettare tutta una serie di parametri piuttosto onerosi, abbiamo contratto un nuovo mutuo che ci
impegnava finanziariamente ma avevamo il nostro teatro.
Nel 2004 debutta la compagnia di giovani del Teatro di Sardegna, selezionati dopo un mese di
stages e laboratori tenuti da vari artisti tra cui la regista Emma Dante. Viene realizzato uno
spettacolo di teatro-circo ispirato al mondo immaginario di Fellini dal titolo Fellini...e gli altri clown.
La compagnia continua le sue produzioni, pensando, in maniera sempre più sostanziosa, anche
ad alcuni spettacoli per la Sardegna: Il Borghese Gentiluomo di Moliére(2005), L'Asino d'oro di
Apuleio(2006) entrambi per la regia di Orlando Forioso che continua ad essere un punto di
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riferimento importante, artista fantasioso e versatile. Nel 2007 il regista dirige la compagnia in una
produzione per il Comune di Cagliari Nozze riciclate che gli attori recitano al teatro Civico di
Castello nelle sale adibite per le mostre.
Proseguono contestualmente anche gli spettacoli prodotti per il continente come Enrico IV di
Shakespeare(2006), in coproduzione ancora una volta con lo Stabile di Bolzano, e L'uomo, la
bestia e la virtù di Pirandello(2006), Aldo Moro, una tragedia italianadi Corrado Augias, in
coproduzione con il Nuovo Teatro Eliseo(2007).
Nel 2007 la compagnia decide di percorrere una nuova strada. È un'altra sfida che gli artisti si
prefiggono con convinzione e tenacia: Decidiamo di provare a muoverci con le nostre gambespiega Isella Orchis-, a contare solo sulle nostre forze senza avere necessariamente un grande
nome di richiamo. Produciamo L'anima buona di Sezuan di Brecht per la regia di Randisi e
Vetrano che firmeranno anche Pensaci, Giacomino e I Giganti della montagna. Con l'opera di
Brecht- prosegue l'attrice- facciamo una piccola tournèe in continente tenendo fede all'idea
iniziale.
Negli anni più recenti si intensifica l'attività per le scuole con un'apertura nuova verso il mondo
dell'infanzia. Alcune produzioni sono concepite per essere rivolte principalmente agli studenti. È il
caso di Radio Amore di Orlando Forioso(2007). Indirizzate specificamente al pubblico delle
scuole elementari La Grammatica della Fantasia di Rodari(2006) e Pinocchio di Collodi, entrambe
in coproduzione con il TeatrEuropa de Corse(2008). Ma anche le produzioni realizzate per il
circuito sardo attirano insegnanti e studenti che frequentano in maniera sempre più assidua il
teatro.
Nella stagione 2008 vengono prodotti gli spettacoli Pensaci, Giacomino di Pirandello, Clizia di
Machiavelli, Pinocchio di Collodi. Infine E' una commedia di Renata Ciavarino, in cui il Teatro
Stabile della Sardegna compare come soggetto promotore del progetto Nuove sensibilità.
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Il nuovo che avanza: il Teatro abitato
Autore: Barbara Piras,
[email protected]
Nozze di sangue - 2010 foto di Daniela Zedda
Il 2009 inaugura una nuova stagione per la compagnia. Con la riapertura del Teatro Massimo,
l'11 febbraio di quell'anno il Teatro di Sardegna è il destinatario primo della gestione di uno spazio
importante per la città, restituito dopo 27 anni di chiusura. Abbiamo organizzato- ricorda Isella
Orchis- un matinée di presentazione per il Comune di Cagliari, con la partecipazione dell'attrice
Valentina Cortese che ha suggellato quel momento storico con alcune intense letture dal
carteggio Eleonora Duse-Arrigo Boito. Il Ce.D.A.C. inaugura il nuovo teatro con lo spettacolo
Slava's Snowshow definito dal quotidiano londinese The Times un classico del teatro del XX
secolo con l'interpretazione del migliore clown del mondo.
La guida artistica del Teatro di Sardegna viene affidata, nell'autunno successivo, a Guido De
Monticelli che aveva già iniziato un lavoro di drammaturgia sul tema della giustizia. Il progetto
sfocia in due produzioni legate ad una forte matrice culturale della nostra terra. La prima Il Diritto
e il suo Rovescio, concepito in tre appuntamenti, prende spunto dal Cerchio di Gesso di Brecht,
e vuole essere una rivisitazione della tradizione giudicale sarda , dal Medioevo fino ai giorni
nostri, soffermandosi in particolare sulla Carta De Logu e sulle antiche storie di giustizia e
sopruso.
La compagnia porta in scena questa nuova produzione prima al Teatro Club di Via Roma e poi
inaugura il Minimax del Teatro Massimo nel mese di aprile 2009. La seconda produzione è
Sangue dal Cielo. Quasi un Musical di Marcello Fois sempre per la regia di De Monticelli.
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Lo slogan del nuovo direttore artistico è il Teatro abitato, un luogo dove c'è sempre attività.
Ritrovare lo spirito e il senso di una bottega sempre aperta: questo è l'obiettivo di un teatro che
vive in ogni suo angolo e in ogni parte della giornata, dove le lezioni di un corso o le prove di uno
spettacolo la mattina lasciano il posto la sera al palcoscenico con le sue rappresentazioni o i
concerti di musica jazz. Ecco ciò che ispira i nostri sforzi- afferma Guido De Monticelli- e i nostri
più intimi desideri.
Nel corso del 2010 il teatro Massimo ha ospitato un lungo ciclo di laboratori, dal titolo I Ritorni,
che ha visto partecipare, accanto agli artisti del Teatro Stabile della Sardegna, quindici giovani
attori. E' stato per noi un momento importantissimo- spiegano gli attori- perché ci ha consentito di
metterci alla prova con attori più giovani, e ci ha anche permesso di incontrare grandi maestri e
registi di talento con cui sono nate preziose collaborazioni. Di tanto in tanto le lezioni si aprivano
al pubblico che poteva così dare uno sguardo su quel lavoro artigianale e quotidiano. Da quei
laboratori sono nate tre nuove produzioni, tre viaggi nel racconto, nella musica e nella poesia:
Storie a mare!per la regia di De Monticelli dove un piccolo vascello di emigranti in viaggio verso
l'America attraversa un mare fatto di suoni, di storie e di personaggi; Il Ballo delle anime, di
Veronica Cruciani, racconta il cimitero di un paese sardo che prende vita e si svela al pubblico
con storie di viaggi e di emigrazioni, di separazioni e di ritorni; La Vita in versi, protagonista uno
degli attori più rappresentativi del teatro italiano, Franco Graziosi che offre la sua magistrale
esperienza in uno spettacolo interamente dedicato alla poesia per ripercorre mille anni di storia
della lingua italiana.
La stagione 2010/2011 del Teatro di Sardegna potrebbe avere come sottotitolo Il teatro e le
generazioni perché il terreno su cui il direttore artistico e tutta la compagnia si vogliono muovere è
quello dell'incontro e delle scambio fra realtà artistiche diverse, fra i maestri, che portano la loro
esperienza, e i giovani con la loro curiosità e passionalità. Su questa scia è stato pensato Nozze
di sangue di Garcia Lorca interpretato da quattro attori della Teatro di Sardegna e quattro della
giovane compagnia Atir di Milano diretta da Serena Sinigallia che, in collaborazione con lo
scrittore Marcello Fois, ha trasportato la vicenda nella realtà barbaricina in un incontro tra la
lingua spagnola, italiana e quella sarda. Con questa storia intensa ed emozionante si è rinnovata
una delle linee storiche della compagnia: l'approccio alla cultura europea e contemporanea
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attraverso la lingua e la cultura della nostra terra.
Il programma di ospitalità - spiega Lia Careddu- è incentrato su queste linee guida che sono
ormai diventate un punto di riferimento. La nostra rassegna è fatti anche di nomi e produzioni
curiose, particolari, non necessariamente di grande richiamo, ma di grande impatto e di ricerca
continua dello scambio culturale.
Il lavoro del Teatro di Sardegna prosegue senza sosta. Nuove produzioni e nuove scommesse
attendono la compagnia che si sente costantemente chiamata a nutrire la cultura teatrale per
parlare al mondo contemporaneo con uno sguardo sempre rivolto alla tradizione del passato.
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