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FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 13/07/2013
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INDICE
IN PRIMO PIANO
12/07/2013 Panorama della Sanita
Al via il Tavolo Università-Professione
10
SANITÀ NAZIONALE
13/07/2013 Corriere della Sera - Nazionale
«Farmaci per i tumori subito rimborsabili»
12
13/07/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Eccellenze della Medicina in Italia è l'Ora di guardare verso Oriente
13
13/07/2013 Il Sole 24 Ore
Il problema dei ritardi rimane irrisolto
14
13/07/2013 Il Sole 24 Ore
In cinque regioni il 76% del debito
15
13/07/2013 Il Sole 24 Ore
Iter veloce per farmaci antitumorali
16
13/07/2013 La Repubblica - Nazionale
"Noi, scienziati per 1200 euro al mese così abbiamo salvato quei bimbi condannati"
17
13/07/2013 La Repubblica - Nazionale
Farmaci oncologici a pagamento, stop del governo "Entro cento giorni a carico del
servizio sanitario"
19
13/07/2013 La Stampa - Nazionale
Coltivazione di mais Ogm: arriva il no del Governo
20
13/07/2013 La Stampa - Nazionale
Staminali, il primo agosto parte la sperimentazione
21
13/07/2013 La Stampa - Nazionale
"Mai più a pagamento i farmaci antitumore"
22
13/07/2013 Il Messaggero - Nazionale
Farmaci antitumorali, i costi e la tutela dei malati
23
13/07/2013 Il Giornale - Nazionale
Nella cattolica Irlanda una svolta storica: primo sì all'aborto
25
13/07/2013 Avvenire - Nazionale
Pasta del Capitano, una storia di famiglia
26
13/07/2013 Avvenire - Nazionale
«Antitumorali nel prontuario in 100 giorni»
28
13/07/2013 Avvenire - Nazionale
Fine vita, anche a Venezia spunta il registro
29
13/07/2013 Libero - Nazionale
Il miracolo delle «vere» staminali: la peste del secolo diventa medicina
30
13/07/2013 Libero - Nazionale
«Utilizzeremo la stessa cura per cervello e sangue»
32
13/07/2013 Il Foglio
LA MINISTRA DEL PRIMO BANCO
33
13/07/2013 ItaliaOggi
Ogm, scontro Italia-Europa
37
13/07/2013 L Unita - Nazionale
Letta tiene l'esecutivo «al riparo»
38
13/07/2013 L Unita - Nazionale
Aids e staminali Battere le malattie genetiche si può
39
13/07/2013 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale
Tumori, iter più veloce per il sì a nuovi farmaci
40
13/07/2013 Eco di Bergamo
Corsia preferenziale per i farmaci anticancro
41
13/07/2013 Giornale di Brescia
Ddl sui tumori: corsia rapida per approvare i nuovi farmaci
42
13/07/2013 Il Giornale di Vicenza
Una nuova farmacia nella zona industriale
43
13/07/2013 Il Piccolo di Trieste - Nazionale
Farmaci oncologici a breve nel prontuario
44
13/07/2013 Il Tirreno - Nazionale
Una authority per vigilare sui trasporti
45
13/07/2013 La Liberta
Cura dei tumori, il governo annuncia una corsia preferenziale per i farmaci
46
13/07/2013 La Padania - Nazionale
Tempi più rapidi per il via libera di Afa su farmaci antitumorali
47
13/07/2013 La Padania - Nazionale
San Raffaele nella storia: sei bimbi rinati grazie alla terapia genica
48
13/07/2013 La Prealpina - Nazionale
Malattie rare, i farmaci non si pagano
49
13/07/2013 La Prealpina - Nazionale
Tornavento avrà la sua farmacia
50
13/07/2013 La Provincia Pavese - Nazionale
Una authority per vigilare sui trasporti
51
13/07/2013 La Sicilia - Nazionale
Tumori, molecole nuove varate in 100 giorni
52
13/07/2013 La Sicilia - Nazionale
«Io, figlio di medico e laureato in Farmacia oggi a 53 anni disoccupato e
dimenticato»
53
13/07/2013 Messaggero Veneto - Nazionale
Una authority per vigilare sui trasporti
55
13/07/2013 Gente
questa medicina non fa per me!
56
12/07/2013 Il Venerdi di Repubblica
Nuovo farmaco dal veleno dei pipistrelli
57
12/07/2013 Il Venerdi di Repubblica
LA FABBRICA DEGLI ORGANI
58
12/07/2013 Viver Sani e Belli
HI-TECH L'App che segnala le interazioni pericolose
60
12/07/2013 Viver Sani e Belli
non mi posso permettere LO PSICOLOGO...
61
12/07/2013 AGI 18:21
Farmaci oncologici nel prontuario entro 100 giorni, si' del governo
64
12/07/2013 Corriere.it
Tumori, iter più veloce per i farmaci
65
12/07/2013 Il Sole 24 Ore Online
Cdm riforma le norme sui figli. Letta: «Basta figli di serie A e B». Progetto per attrarre
gli investimenti esteri
66
12/07/2013 WallStreetItalia 16:49
Farmaci: da Cdm emendamento per nuovi salvavita a carico Ssn
69
13/07/2013 Il Fatto Quotidiano
Staminali modificate la rivoluzione dell'autotrapianto
70
12/07/2013 Panorama della Sanita
Certezza delle risorse e management qualificato per la sostenibilità del Ssn
71
12/07/2013 Panorama della Sanita
Necessario colmare i vuoti derivati dal blocco del turn over e dai tagli del personale
73
12/07/2013 Panorama della Sanita
II servizio sanitario è e deve rimanere pubblico
75
12/07/2013 Panorama della Sanita
Arriva una nuova "primavera" per la Sanità?
77
12/07/2013 Panorama della Sanita
La Regione sblocca il progetto per "Superhando", centro di eccellenza su domotica
79
12/07/2013 Panorama della Sanita
Pagamenti in sanità, approvato il progetto di legge che sblocca 448 milioni
80
12/07/2013 Panorama della Sanita
Theiner: «Rafforzare la rete di assistenza sul territorio»
81
12/07/2013 Panorama della Sanita
Malattie infettive, supporto psicologico per i pazienti sieropositivi
82
12/07/2013 Panorama della Sanita
La Regione Basilicata approva il progetto su ippoono terapia
83
12/07/2013 Panorama della Sanita
«Il sistema non riesce a fornire un servizio soddisfacente» / I PARTE
84
12/07/2013 Panorama della Sanita
«Il sistema non riesce a fornire un servizio soddisfacente» / II PARTE
91
12/07/2013 Panorama della Sanita
Meningite, pronto il vaccino per il meningococco B
96
12/07/2013 Panorama della Sanita
«La farmacia ha ruolo centrale nella riorganizzazione del Ssn»
98
12/07/2013 Panorama della Sanita
Un modello di cooperazione di successo tra competenze e professionalità diverse,
dentro e fuori l'ospedale
99
12/07/2013 Panorama della Sanita
Assobiomedica: «Bene una revisione della regolamentazione sui dispositivi medici»
101
12/07/2013 Panorama della Sanita
La spesa sanitaria privata è alta soprattutto dove la sanità pubblica funziona
102
12/07/2013 Tempi
GIOCARE NON E UNO SCHERZO
103
12/07/2013 Tempi
MEDICI ON THE ROAD
106
12/07/2013 Huffington Post
Davide Vannoni e il metodo stamina. La riunione all'Iss per la consegna del
protocollo
107
12/07/2013 IlFarmacistaOnline.it 01:29
Cdm. Lorenzin: "Max 100 giorni per immissione nel Ssn dei farmaci innovativi
importanti"
109
12/07/2013 IlFarmacistaOnline.it 11:24
Audizione al Senato. Pani (Aifa): "Allarme spesa farmaceutica ospedaliera. Sfonda
dappertutto"
110
12/07/2013 IlFarmacistaOnline.it 08:58
Formazione. Sifo indice bando per dieci borse di studio negli Usa
111
12/07/2013 QS - QuotidianoSanita.it 07:59
Cdm. Lorenzin: "Max 100 giorni per immissione nel Ssn dei farmaci innovativi
importanti"
112
12/07/2013 QS - QuotidianoSanita.it 00:11
Dirigenti Ssn e l'incompatibilità a nomine politiche. Una norma che fa discutere
113
12/07/2013 QS - QuotidianoSanita.it 11:24
Audizione al Senato. Pani (Aifa): "Allarme spesa farmaceutica ospedaliera. Sfonda
dappertutto"
115
12/07/2013 QS - QuotidianoSanita.it 08:58
Formazione. Sifo indice bando per dieci borse di studio negli Usa
116
VITA IN FARMACIA
13/07/2013 La Repubblica - Palermo
Gli analisti protestano, Borsellino attacca "È interruzione di un pubblico servizio"
118
13/07/2013 La Repubblica - Bari
Ospedali, mancano 80 primari
119
13/07/2013 La Stampa - Torino
Privacy al Valdese Condannata la Regione
120
13/07/2013 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
OSPEDALE DI BUDRIO, TAGLI E DUBBI
121
13/07/2013 QN - Il Resto del Carlino - Ascoli
Tenta una rapina in farmacia
122
13/07/2013 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
«Pochi farmaci, aumentano gli integratori»
123
13/07/2013 Il Gazzettino - Venezia
Sindaci, fronte comune per salvare gli ospedali
124
13/07/2013 Il Gazzettino - Venezia
La Cgil contesta le "schede"
125
13/07/2013 QN - Il Giorno - Milano
Farmacie, o si svolta o addio pareggio Per l'anno prossimo profondo rosso in vista
126
13/07/2013 QN - Il Giorno - Brianza
Rapina farmacia e supermercato giovane tossico scappa con 500 euro
127
13/07/2013 Libero - Milano
Rapina una farmacia: «Datemi l'incasso e il viagra»
128
13/07/2013 Il Tempo - Roma
Mesi di profilassi Tbc. Ma i bimbi erano sani
129
13/07/2013 Il Tempo - Roma
Cliniche private Ora interviene la Corte dei conti
131
13/07/2013 Il Tempo - Abruzzo
Spunta il documento per spartirsi le poltrone
132
13/07/2013 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Barletta
Farmacia dell'ospedale troppi i furti e i disagi per i cittadini
133
13/07/2013 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Lecce
Farmacie tutte chiuse nella notte
134
13/07/2013 QN - La Nazione - Umbria
Ladri in fuga con gli incassi delle farmacie
135
13/07/2013 Corriere Adriatico - Ascoli
Ecco le farmacie aperte per turno
136
13/07/2013 Il Tirreno - Massa Carrara
Il ritorno della San Carlo: ora la beve anche Bocelli
137
13/07/2013 Messaggero Veneto - Pordenone
La nuova Conad apre il 5 settembre
138
12/07/2013 Viver Sani e Belli
il "pronto soccorso" formato vacanza
139
12/07/2013 Corriere.it
Rapina in farmacia: «Dammi i soldi e il Viagra»
140
13/07/2013 Il Cittadino di Monza e Brianza
Un ecorapinatore in farmacia: fugge in bicicletta
141
12/07/2013 La Settimana di Saronno
Farmacia comunale: continuano le polemic he
142
PROFESSIONI
13/07/2013 Il Fatto Quotidiano
I creditori possono pignorare le Asl
144
PERSONAGGI
13/07/2013 Corriere del Mezzogiorno - Bari
«A Palese un'ora di attesa per i treni»
146
13/07/2013 Taranto Sera
"Due mani sul torace" dibattito nella capitale
147
IN PRIMO PIANO
1 articolo
12/07/2013
Panorama della Sanita - N.27 - 8 luglio 2012
Pag. 38
Al via il Tavolo Università-Professione
Numero chiuso a Farmacia, riforma del Corso di laurea e dell'esame di Stato i temi affrontati durante i lavori.
Ampio consenso degli intervenuti sull'urgenza di misure correttive
Si è svolta il 25 giugno scorso a Roma la prima riunione del tavolo dedicato alla discussione della riforma del
corso di laurea in Farmacia e alle tematiche a essa connesse con la Conferenza dei direttori delle Scuole di
Farmacia. Il tavolo è stato promosso dal Comitato Centrale della Fofi e approvato dal Consiglio Nazionale. Ai
lavori la Federazione è stata rappresentata dal presidente Andrea Mandelli, dal vicepresidente Luigi
D'Ambrosio Lettieri e dal segretario Maurizio Pace. La Conferenza dei direttori dei corsi di laurea in Farmacia
è stata rappresentata dal presidente Ettore Novellino (Università di Napoli), Roberto Perrone (Università di
Bari) e Giancarlo Cravotto (Università di Torino). Al tavolo, su invito della Federazione degli Ordini, sono
intervenute tutte le componenti della professione: Federfarma (rappresentata da Giovanni Fumaneri), Sunifar
(Alfredo Orlandi) Assofarm (Francesco Schito), Sifo (Arturo Cavaliere), Sinafo (Giangiuseppe Console),
Fiafant (Anna Attolico), Conasfa (Francesco Imperadrice), Fenagifar (Claudio Di Stefano), Federaisf
(Vincenzo Carni), Sifap (Pierandrea Cicconetti), Afi (Giuseppe Messina) e i Presidenti degli Ordini provinciali
che svolgono attività di docenza universitaria (Adriano Guiotto di Padova, Marcello Milani di Trieste, Giovanni
Puglisi di Catania). Nel dibattito, franco e concreto, si è registrato un pieno consenso di tutti gli interventi sulla
necessità di procedere in tempi rapidi nella direzione di adeguare la formazione di base del farmacista alle
mutate esigenze dei settori in cui operano i professionisti, a cominciare dal servizio sanitario. Ma, soprattutto,
è stato giudicato non ulteriormente rinviabile un intervento sull'accesso al corso di laurea, che richiede una
più stringente programmazione visto il restringersi degli sbocchi occupazionali. Attualmente gli studenti
immatricolati a Farmacia e Ctf sono 55000, con circa 3500 laureati ogni anno, numeri destinati a crescere
ulteriormente in assenza di adeguati correttivi. Il tutto a fronte di un fabbisogno di farmacisti nel comparto
sanitario che si aggira, secondo stime del Ministero della Salute, attorno alle 1700 unità/anno. I lavori hanno
toccato anche altri aspetti quali l'inserimento del Corso di laurea in Farmacia a pieno titolo nell'area sanitaria
e la revisione dell'esame di Stato. Tutte le organizzazioni intervenute hanno espresso il loro plauso per
l'iniziativa federale e si sono dette soddisfatte dell'andamento del dibattito. La riunione si è conclusa con la
proposta della Fofi di rendere il tavolo permanente e con la decisione di fissare al 15 luglio il prossimo
incontro, che verterà sulle proposte e osservazioni delle diverse componenti professionali sull'istituzione del
numero chiuso per giungere a una posizione condivisa.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 13/07/2013
10
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Farmacisti Lavoro
SANITÀ NAZIONALE
72 articoli
13/07/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:619980, tiratura:779916)
« Farmaci per i tumori subito rimborsabili»
Il provvedimento Cento giorni per renderli disponibili Il «sì» dal Consiglio dei ministri
ROMA - Cento giorni per rendere disponibili ai pazienti nuovi farmaci antitumorali, necessari per curare
patologie particolarmente severe e considerati di particolare rilevanza terapeutica e sociale. Una corsia
preferenziale prevista da un «intervento governativo» proposto da Beatrice Lorenzin (Salute) e approvato dal
Consiglio dei Ministri ieri. È stato così corretto il meccanismo attuale (decreto Balduzzi del 2012) che ha
avuto conseguenze non previste. Due prodotti oncologici, di uso solo ospedaliero, parcheggiati nella fascia
senza rimborsabilità, in attesa che aziende produttrici e agenzia del farmaco (Aifa) ne stabiliscano il prezzo e
dunque il passaggio alla fascia gratuita. Il percorso accelerato vale anche per i prodotti orfani, destinati alle
malattie rare. Le aziende dovranno presentare il dossier per la richiesta di autorizzazione all'Italia entro un
mese dal sì dell'agenzia europea. «Non è accettabile che una persona già tanto colpita dalla malattia debba
essere ferita una seconda volta e debba rinunciare a medicine salvavita, dal costo insostenibile», dice il
ministro. Il governo è intervenuto con un'iniziativa che verrà tradotta in un emendamento ad un decreto già in
Parlamento. Oggi in media da quando l'azienda chiede l'autorizzazione di un farmaco in Italia al passaggio
nella classe della rimborsabilità trascorrono almeno 180 giorni. Si arriva anche a 24 mesi prima che venga
inserito nei prontuari regionali e delle singole Asl. Lorenzin si appella alla sensibilità delle Regioni: «Ho fatto
quello che rientra nelle mie competenze. Ne parleremo. Sono certa non si tireranno indietro». Secondo Aiom
(associazione oncologi medici) Favo (volontariato in oncologia) e Sie (società di ematologia) oggi solo
Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Marche e la Provincia autonoma di Bolzano rendono disponibile il
farmaco subito dopo il via libera del ministero. L'accordo fra Stato e Regioni siglato a novembre 2010 non ha
portato cambiamenti sostanziali e restano «inaccettabili diseguaglianze» come denunciano i pazienti.
Margherita De Bac
[email protected]
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
12
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Lorenzin
13/07/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 52
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Qualche anno fa la Mayo Clinic, uno dei più prestigiosi ospedali privati americani, ha aperto un
poliambulatorio a Dubai che è subito diventato punto di riferimento per il ceto medio degli Emirati Arabi. I
pazienti più ricchi del Golfo Persico si fanno curare direttamente nella sede centrale: pochi giorni fa è
atterrato a Rochester un membro della famiglia reale saudita. La crescente domanda di assistenza sanitaria
del Medio Oriente (ma anche di Singapore o della Tailandia) sta diventando un grande business, sia per
l'aumento del reddito pro capite sia per il rapido invecchiamento demografico. Anche l'Europa si sta
muovendo: la London Clinic ha appena seguito le orme della Mayo, aprendo una sede a Dubai.
L'Italia è poco presente in questo nuovo business. La nostra sanità è afflitta da molti problemi, ma ha anche
alcuni centri di eccellenza di fama internazionale, sia pubblici sia privati. Per limitarci a Milano, proprio ieri il
Corriere ha dato notizia di due scoperte realizzate al San Raffaele nel campo della terapia genica, mentre
poche settimane fa un gruppo di ricerca della Statale e dell'Istituto di Oncologia molecolare ha pubblicato
importanti risultati sul trattamento delle malformazioni cerebrali. Successi come questi fanno onore alla
ricerca biomedica italiana e alle istituzioni che la promuovono e finanziano. Purtroppo i benefici in termini di
reputazione restano circoscritti all'ambito accademico scientifico. Sul piano dell'attrattiva clinica, la notorietà
genera tutt'al più flussi di mobilità interregionale di pazienti. I sauditi miliardari continuano a volare negli Usa, i
ricchi di Dubai si curano all'American Hospital della loro capitale.
Perché le eccellenze sanitarie italiane (coordinandosi fra loro) non provano a intercettare almeno una parte
della nuova domanda globale di assistenza? Gli Stati del Golfo hanno risorse pubbliche enormi, stanno
consolidando i loro sistemi sanitari e sono in cerca di partnership internazionali. È un'occasione da non
perdere, che promette benefiche ricadute non solo sul piano commerciale, ma anche (a saperle sfruttare) su
quello della politica estera.
Maurizio Ferrera
RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
13
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Eccellenze della Medicina in Italia è l'Ora di guardare verso Oriente
13/07/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 17
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il problema dei ritardi rimane irrisolto
Roberto Turno
Da una parte Asl e ospedali che acquistano beni e servizi sanitari indispensabili per far marciare la macchina
della sanità pubblica e garantire la salute degli italiani, dall'altra le Asl e gli ospedali che rimborsano i loro
fornitori in tempi biblici. Ma non basta: mentre i creditori restavano con un palmo di naso, salvo adesso
sperare di arrivare più o meno alla cassa con la mini iniezione di liquidità del decreto sui debiti della Pa, allo
stesso tempo hanno dovuto rimettere nel cassetto le azioni di pignoramento nei confronti dei loro grandi e
insolventi debitori. È in questo circuito letteralmente impazzito che s'è svolta l'ennesima sfida al limite
dell'inverosimile che ieri i giudici della Consulta hanno finalmente risolto. Meglio tardi che mai, verrebbe da
dire, e a dispetto di ben due Governi (prima il Berlusconi ter poi l'Esecutivo guidato da Mario Monti) che
nonostante palesi e ripetuti avvisi di incostituzionalità, hanno deciso di tirare diritto e di imporre la norma a
due Parlamenti. E di ribadire la non pignorabilità, anno dopo anno, dei beni delle Asl e degli ospedali nelle
Regioni commissariate e sotto piano di rientro.
Ora c'è da sperare che, decisa l'incostituzionalità, i buoi non siano intanto già scappati. Che tutto, insomma,
sia inutile. Fatto sta che il Dl sul pagamento dei debiti della Pa non sembra aver risolto granché in sanità. Lo
stanziamento di 14 miliardi in due anni copre infatti solo una parte dei 40 miliardi totali di scoperto stimati nel
settore. Senza dire che tra meno di due anni lo scoperto riprenderà inesorabilmente a salire, anche perché la
liquidità nel Ssn è destinata a scarseggiare sempre di più. Ma non basta: alla cassa per incassare i crediti,
dicono le imprese del settore con le fatture scadute da un pezzo, finora sono andati in pochissimi. Per cifre
con pochi zeri. Il rischio di un nuovo flop, insomma, con buona pace per i diritti delle imprese e per il rilancio
dell'economia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
14
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IL QUADRO
13/07/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 17
(diffusione:334076, tiratura:405061)
In cinque regioni il 76% del debito
L'EVOLUZIONE Lo stop ai pignoramenti era stato introdotto in modo retroattivo ed esteso in via bipartisan
fino al 31 dicembre prossimo
Gianni Trovati
MILANO
Retroattiva, generalizzata e per di più bipartisan. La disposizione affondata ieri dai giudici delle leggi è il
riassunto perfetto delle tante regole che la Pubblica amministrazione si è cucita addosso per difendere le
proprie esigenze in aperto conflitto con quelle dell'economia.
Lo stop ai pignoramenti nelle Regioni commissariate di fatto aveva congelato le chance per le azioni
esecutive in sanità. Sotto l'ombrello della legge, nata nel 2010 con il Governo Berlusconi e poi confermata e
rafforzata nel 2012 con l'Esecutivo guidato da Mario Monti, finivano solo 5 Regioni su 20: Abruzzo, Lazio,
Molise, Campania, e Calabria. Peccato che, naturalmente, la geografia del debito sanitario e dei mancati
pagamenti ai fornitori non sia proporzionale a quella disegnata sulle cartine politiche dell'Italia: nelle cinque
Regioni, infatti, si concentra il 76% del rosso accumulato dalla sanità regionale italiana, e si addensano i
record delle attese per le fatture che ingialliscono nei cassetti di aziende sanitarie e ospedaliere. L'epicentro
dei record rimane il Lazio, con i suoi 1.030 euro di passivo sanitario ad abitante, un dato che copre il 56% del
debito finanziario complessivo accumulato dalla Regione, seguito dall'Abruzzo (492 euro di rosso ad abitante,
43,6% del passivo regionale), Molise, Campania e Calabria. Quest'ultima regione è l'unica, nel gruppo delle
"peggiori", in cui le ultime rilevazioni della Corte dei conti abbiano registrato un significativo abbassamento
del debito; ma siccome ogni medaglia ha un rovescio, proprio nelle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi
le imprese del biomedicale, naturalmente uno dei settori in prima linea nei complicati rapporti finanziari con la
Pa, hanno registrato il record di attesa nei pagamenti: due anni e mezzo, un paio di mesi in più dei tempi
medi registrati in Molise. Tempi geologici ma appunto «medi», che nascondono al loro interno picchi ancora
più impressionanti come i quasi 1.700 giorni (quattro anni e otto mesi, per intendersi) attesi dai fornitori di
alcune Asl napoletane.
In un quadro come questo, le regole anti-pignoramenti avevano colpito con precisione degna di miglior
causa. Non si erano limitate a bloccare le nuove azioni esecutive ma, fin dal 2010, avevano fermato anche le
pretese già avviate grazie al divieto di «intraprendere o proseguire» il pignoramento. E per maggiore
sicurezza, il passaggio a livello era sceso su tutte le procedure, «ancorché effettuate prima» dell'entrata in
vigore del primo blocco. In poche righe parecchi colpi di machete ai principi-base del diritto ma, ci teneva a
precisare con involontaria ironia l'articolo 1, comma 51 della legge 220/2010, «al fine di assicurare il regolare
svolgimento dei pagamenti» accumulati dalla sanità. Su questo impianto è poi intervenuto il «decretoBalduzzi» (Dl 158/2012, destinato secondo la rubrica ufficiale a «promuovere lo sviluppo del Paese mediante
un più alto livello di tutela della salute»), che ha etichettato come «estinti di diritto» i pignoramenti bloccati
dalle regole precedenti.
La sentenza depositata ieri dalla Consulta cancella questo insieme di regole, pochi mesi prima del loro
tramonto ufficiale che era stato fissato a fine 2013 (salvo, ovviamente, nuove proroghe). Tardi, certo, ma i
terreni di lotta fra Asl e fornitori non mancheranno certo nemmeno nei prossimi mesi, perché mentre lo
«sblocca-debiti» offre una spinta parziale agli arretrati, la regola dei 30-60 giorni scritta nella direttiva europea
continua a rimanere teorica.
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Gli effetti. La norma bloccava i diritti su gran parte del passivo in sanità
13/07/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 17
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Iter veloce per farmaci antitumorali
Barbara Gobbi
Tempi certi e ridotti - al massimo 100 giorni - per l'inserimento di farmaci antitumorali e per le malattie rare nel
Prontuario nazionale. Cioè a carico del Ssn. È la novità che sarà introdotta nel decreto "del fare" con un
emendamento che è stato deciso ieri dal Governo in Consiglio dei ministri, su proposta della titolare della
Salute, Beatrice Lorenzin. «D'ora in poi per i farmaci orfani e per quelli di eccezionale rilevanza terapeutica e
sociale - chiarisce il ministro - l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) dovrà chiudere l'iter autorizzativo entro 100
giorni, quasi dimezzando i tempi rispetto ai 180 oggi previsti dalla normativa».
L'emendamento introduce di fatto una corsia preferenziale, traendo spunto anche dalla cronaca quotidiana
recente sulle polemiche scatenate dall'inaccessibilità per i cittadini meno abbienti dei due farmaci oncologici
Pertuzumab e Afibercept. Questi due antitumorali, in seguito al principio introdotto dal Dl 158/2012 che
prevede la commercializzazione automatica, ma a pagamento, di molecole autorizzate a livello comunitario
ma non ancora inserite nel Prontuario, sono acquistabili in Italia a 5mila euro. «La nostra soluzione - spiega
Lorenzin - punta a eliminare le conseguenze sui pazienti di tempi burocratici inaccettabili, che si allungano
fino a 24 mesi». Ma se il ministro incassa il plauso dei primari oncologi del Cipomo e della società scientifica
Aiom, così come dei farmacisti della Fofi, resta da superare il collo di bottiglia dei Prontuari regionali, dove i
farmaci vanno inseriti. «Come ministero abbiamo fatto il possibile. Ora l'auspicio è che le Regioni assumano
provvedimenti analoghi», spiega al Sole 24 Ore il ministro. «In ballo - afferma Lorenzin - c'è l'attuazione
dell'articolo 32 della Costituzione sul diritto alla salute, che ci impone di garantire anche per i farmaci identico
accesso a tutti i cittadini, da Milano a Palermo». Obiettivo su cui la procedura approvata ieri dal Governo
chiama a collaborare le case farmaceutiche: per accelerare l'iter, infatti, i produttori dovranno presentare la
domanda di inserimento nel Prontuario entro 30 giorni dall'autorizzazione all'immissione in commercio
comunitaria; in caso di mancato rispetto dei termini, l'azienda sarà sollecitata dall'Aifa. Che, nei casi di
"inerzia", pubblicherà un'informativa sul sito internet.
Se il provvedimento di ieri prospetta una vita meno complicata per i cittadini malati gravi, in generale il Paese
sembra procedere nella lunga marcia verso le semplificazioni. Regioni e Camera dei deputati mirano infatti a
raddoppiare i tagli sui certificati sanitari. Il decreto "del fare", che ha già cancellato molti obblighi, potrebbe
eliminare altri 28 certificati. Tredici - secondo la commissione Affari sociali della Camera che ha inserito
l'elenco come condizione nel parere favorevole sul decreto - e quindici, su proposta delle Regioni. Tra questi,
la vaccinazione per l'immissione in scuole pubbliche e l'idoneità sanitaria per l'esercizio della professione di
guardia giurata.
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Decreto del fare. Sarà limitato a 100 giorni il periodo necessario per l'inserimento nel prontuario nazionale
13/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Parla il capo del team del San Raffaele: la ricerca è la nostra passione Il ritorno Dopo la laurea sono andato
negli Stati Uniti ma sono contento di essere tornato: chi sceglie questo lavoro non lo fa per arricchirsi I risultati
Non c'è un cartellino da timbrare, spesso ci si porta il lavoro a casa per ricominciare a studiare i risultati di
laboratorio dopo cena
ALESSANDRA CORICA
MILANO - Il laboratorio dove le cellule diventano medicina è al quinto piano di via Olgettina.
Proprio sotto quella cupola che, negli ultimi due anni, è diventata il simbolo del San Raffaele, dei suoi guai e
delle manie di grandezza del suo fondatore. In uno stanzone asettico dalle pareti dipinte di bianco, lavorano
cinque donne e sei uomini tra i 20 e i 30 anni, dottorandi dell'università Vita Salute o borsisti sovvenzionati da
Telethon, tra computer supertecnologici, provette e reagenti. Appese al muro, le foto di Samuele e Roberto,
bimbi neonati di due membri del team. «Li chiamiamo i figli del laboratorio», dice Eugenio Montini, 45 anni,
alla guida del gruppo che, insieme con gli altri ricercatori del Tiget, l'Istituto San Raffaele Telethon per la
terapia genica, ha contribuito a elaborare la cura per la leucodistrofia metacromatica e la sindrome di
WiskottAldrich, malattie genetiche finora letali. La tecnica, che prevede l'inserimento del vettore virale Hiv
nelle staminali, è stata sviluppata da Luigi Naldini, direttore dell'Istituto, che ha avviato il progetto quasi
vent'anni fa. Oggi, dopo tre anni di trattamento, sei bambini affetti dalle due malattie stanno avendo netti
miglioramenti. Il team di Montini - genetista di 45 anni, figlio di emigranti napoletani in America, tornato da
adolescente a Napoli, poi di nuovo ripartito per gli States e poi di nuovo tornato in Italia - si è occupato delle
analisi molecolari sulle cellule dei pazienti. «Un percorso lungo e difficile: la ricerca è come una scala, piena
di step intermedi. Gioisci ogni volta che ne raggiungi uno, ma esulti davvero solo alla fine».
Come avete festeggiato, dottor Montini? «Con un aperitivo tutti insieme: il primo giro l'ho offerto io».
Solo un aperitivo? Ma avete raggiunto un risultato giudicato importantissimo. E lo avete fatto nonostante i
guai che, negli ultimi due anni, sono piombati sul San Raffaele.
«I guai ci sono stati, ma noi non ci siamo fermati: la ricerca è andata avanti sempre e comunque.
E non si è mai smesso di coltivare quell'eccellenza a cui aspirava lo stesso don Verzè. Del resto, è proprio
con queste premesse che io, dieci anni fa, sono tornato dall'America per lavorare qui». Un cervello di ritorno.
«Dopo la laurea alla Federico II di Napoli sono andato negli Stati Uniti, dove avevo trascorso parte
dell'infanzia. Ho lavorato per quattro anni a Portland, alla Oregon University: un periodo bellissimo, un grande
arricchimento professionale e umano.
Quando però il professor Naldini mi ha proposto di tornare in Italia, non ho saputo rifiutare».
Avrà dovuto accettare delle rinunce, perlomeno economiche. «A Portland guadagnavo più o meno quanto
adesso, solo che erano dieci anni fa. Oggi il mio stipendio è intorno ai 2mila euro al mese. Ma quello dei
ricercatori che coordino non supera i 1.200 euro: diciamo che chi sceglie questo lavoro, certo non lo fa per
arricchirsi. Se lo scopo fosse questo, dovremmo tutti lavorare per una Big Pharma, considerando quanto
poco viene sostenuta la ricerca». Parla dei finanziamenti pubblici? «Purtroppo in Italia non si investe in
ricerca. Noi siamo fortunati perché godiamo del sostegno di Telethon, siamo un'oasi felice. Però le difficoltà
sono tante: con la crisi, i proventi del 5 per mille sono sensibilmente diminuiti,e la situazione nonè rosea».
Stipendio modesto, fondi con il contagocce. Allora, perché lei e i suoi colleghi fate i ricercatori? «Passione,
passione pura. Seguire un progetto per tanti anni e notarne i progressi, anche piccoli, è un lavoro che
richiede impegno, pazienza, tanto sacrificio: lo si può fare solo se si è, come nel mio caso, innamorati di
questo mestiere». Rinunce? «Se un esperimento prevede l'impiego di un reagente che finirà di operare il
sabato mattina, certo non si può tornare in laboratorio il lunedì successivo per annotare i risultati: bisogna dire
addio al weekend e lavorare.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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"Noi, scienziati per 1200 euro al mese così abbiamo salvato quei bimbi
condannati"
13/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Stesso discorso per gli orari giornalieri: non c'è un cartellino da timbrare, spesso ci si porta il lavoro a casa,
per ricominciare a studiare i risultati di laboratorio dopo cena, visto che devono essere pronti per l'indomani.
Le regole di protocollo di laboratorio sono ferree, non ammettono eccezioni». Quello delle regole è un tema
caldissimo, anche alla luce del caso Stamina. Lei ha lavorato per dieci anni con le staminali prima di arrivare
a risultati concreti: cosa ne pensa del metodo Vannoni? «Non si possono dribblare le regole: se ci sono, si
rispettano.
Se il metodo Stamina permette di ottenere quei risultati che la Fondazione dice di aver avuto, quegli
esperimenti devono essere replicati in laboratorio, seguendo i protocolli ministeriali e garantendo il rispetto
dell'igiene e il controllo della qualità. Senza verifiche, non si può iniettare nulla nei pazienti».
Dieci anni di ricerche, un risultato riconosciuto a livello internazionale: davvero nessuna festa? «I party
esagerati non sono nel nostro stile: quando abbiamo visto che, dati alla mano, il protocollo aveva effetti, ci
siamo applauditi a vicenda, nulla di più.
Magari nei prossimi giorni porteremo pasticcini e spumante in laboratorio. Meglio non dilungarsi in
celebrazioni. C'è da lavorare ancora».
Le tappe GLI STUDI CLINICI Nel 2010 avviati gli studi clinici con terapia genica, staminali e virus Hiv su 16
pazienti affetti da leucodistrofia metacromatica e sindrome di Wiskott-Aldrich IL CAMPIONE Dall'anca dei
bimbi viene prelevato un campione di midollo, da cui sono state isolate le staminali che poi sono state
sottoposte a terapia genica IL GENE DIFETTOSO Il gene difettoso viene sostituito con un gene sano
sintetizzato in laboratorio che viene inserito nelle staminali grazie al virus dell'Hiv GLI EFFETTI Le staminali
infuse nei bambini funzionano normalmente. I risultati sui primi tre pazienti trattati in ciascuno studio sono
stati descritti su "Science" PER SAPERNE DI PIÙ www.hsr.it www.telethon.it
Foto: IL POOL Eugenio Montini (anche a sinistra) al centro del suo gruppo di ricercatori
13/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Farmaci oncologici a pagamento, stop del governo "Entro cento giorni a
carico del servizio sanitario "
ROMA - Autorizzazioni più snelle e veloci per i farmaci rari e gli oncologici grazie a una "corsia preferenziale".
È quanto prevede un emendamento approvato ieri dal governo. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha
spiegato che «l'Aifa è tenuta ad esaminare il dossier e a chiudere l'iter» per l'immissione di questi farmaci nel
prontuario farmaceutico del Sistema sanitario nazionale «entro cento giorni» dall'immissione del farmaco in
commercio. La nuova disposizione punta a evitare i ritardi fino a due anni che oggi si accumulano in attesa
che si concluda l'iter di autorizzazione.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Il caso
13/07/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Coltivazione di mais Ogm: arriva il no del Governo
[M. TR.]
ROMA «È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguardia l'Italia dall'omologazione. La
nostra agricoltura si basa sulla biodiversità, sulla qualità e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza
avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi». Nunzia De Girolamo,
ministro delle Politiche Agricole, spiega così la decisione del governo di approvare un decreto, firmato anche
dai ministri della Salute (Lorenzin) e dell'Ambiente (Orlando) che vieta la sola coltivazione del mais Mon810 in
Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. Secondo il
ministro «il decreto è solo il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali
definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese». Il decreto accoglie le
richieste della stragrande maggioranza delle organizzazioni agricole di settore e delle associazioni
ambientaliste. Unica voce fuori dal coro quella del presidente di Confagricoltura, Mario Guidi: «Ci dicano su
quali basi scientifiche quei pochi ettari seminati con mais Mon 810 sarebbero in grado di mettere a rischio
l'ambiente, la salute dei consumatori e la biodiversità».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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È IL TIPO «MON810»
13/07/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Staminali, il primo agosto parte la sperimentazione
ROMA Il protocollo del metodo Stamina sarà consegnato il 1° agosto ma restano dei nodi da sciogliere. Lo ha
spiegato ieri Davide Vannoni, fondatore di Stamina, al termine dell'incontro all'Istituto Superiore di Sanità.
«Stiamo ancora discutendo su alcune questioni, come la Cro, però la metodica che consegneremo non verrà
modificata, le patologie le individueremo noi sottoponendole al comitato scientifico che farà le sue valutazioni
e stiamo cercando di razionalizzare il discorso del singolo sito di produzione e di due siti di infusioni. «Per le
patologie siamo vicini a quelle ipotizzate, saranno due o tre. Una di quelle indicate da noi c'e di sicuro, mentre
delle tre che abbiamo presentato una è stata esclusa perché la legge prevede che la sperimentazione si
possa fare esclusivamente sulle patologie che sono già oggi a Brescia in cura, quindi quelle che aveva già
previsto il decreto Balduzzi».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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IERI VANNONI AL MINISTERO DELLA SANITÀ
13/07/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Mai più a pagamento i farmaci antitumore"
Il ministro della Salute Lorenzin: norma ad hoc entro 100 giorni LA SVOLTA L'accelerazione dopo l'arrivo in
Italia di due farmaci costosissimi
PAOLO RUSSO ROMA
Ma i più antitumorali a pagamento. Dopo lo scandalo dei due costosissimi nuovi anti-cancro a carico dei
pazienti in attesa che la burocrazia concordasse il prezzo per lo Stato, il ministro della salute, Beatrice
Lorenzin, annuncia che i farmaci oncologici e contro le malattie rare entro 100 giorni dovranno essere inseriti
nel del prontuario nazionale. Quello che elenca pillole e sciroppi a carico della sanità pubblica. Una corsia
preferenziale che verrà definita da una norma ad hoc da inserire nel primo decreto util e , m a c h e i l Premier
ha dat o c o m e c o s a fatta al termine del Consiglio dei ministri di ieri. Un correttivo accolto con sollievo da
associazioni mediche e dei pazienti e che corregge una legge del 2012. Che tanto sbagliata non era, perché
prevedeva che una volta ottenuta l'autorizzazione europea un nuovo medicinale potesse essere subito
commercializzato, anche se a carico dell'assistito, in attesa dei tempi biblici di negoziazione dei prezzi. Come
dire: meglio a pagamento che niente. Le polemiche sono esplose però qualche giorno fa, q u a n d o i l Pe r
tuzumab e l'Aflibercept, il primo contro i tumori alla mammella, il secondo per il cancro del colon retto, sono
arrivati in Italia ma a pagamento. Proprio in virtù di quella legge. Ma non è una spesa da poco: il prodotto
anti-cancro alla mammella costa 6mila euro all'inizio e poi 3mila a settimana, mentre quello per il tumore al
colon di euro ne costa 4mila (ogni 3 settimane). Qualcuno ha gridato alla violazione del diritto costituzionale
alla tutela della salute garantita a tutti. Anche perché mai erano mai stati esclusi dalla rimborsabilità, sia pure
momentaneamente, dei salvavita. Da qui la svolta annunciata dalla Lorenzin che obbligherà l'Aifa, l'Agenzia
ministeriale del farmaco «a esaminare con priorità assoluta i dossier dei farmaci di eccezionale rilevanza
terapeutica e sociale e chiudere l'iter entro 100 giorni». Tempi miracolosi rispetto alla lentezza con la quale i
nuovi medicinali arrivano ad essere rimborsati in Italia. Uno studio dell'istituto internazionale sul farmaco, Ims,
dice che dall'autorizzazione europea all'inserimento nei prontuari regionali (quelli che decidono cosa si paga
e cosa no), passano in media almeno due anni. Anche oltre, se si parla di medicinali ad uso ospedaliero.
Lungaggini burocratiche che servono anche a mettere il freno alla spesa farmaceutica. L'unica voce della
spesa sanitaria, insieme alla diagnostica, ad essere sottoposta a rigidi tetti. Tutto questo fa sì che da noi i
nuovi farmaci entrino col contagocce. Tra il 2010 e il 2012, dicono sempre i dati Ims, in Italia sono arrivati solo
14 nuovi medicinali approvati dall'agenzia europea, contro i 46 della Germania e i 39 della Gran Bretagna,
anche se siamo indietro un po' a tutti i Paesi big europei. Tant'è che ai pazienti italiani alla fine è negata una
nuova pillola su 4 rispetto a tedeschi, francesi o inglesi. Colpa anche delle multinazionali del farmaco, che a
volte preferiscono ritardare l'ingresso di nuovi prodotti in Italia, per paura che i nostri prezzi più bassi facciano
acquistare e rivendere all'estero i loro prodotti a tutto svantaggio dell'impresa. Il Presidente di Farmindustria,
Massimo Scaccabarozzi nega, ma poi afferma: «L'Italia ha i prezzi dei nuovi farmaci più bassi d'Europa e il
record europeo di vincoli per l'accesso all'innovazione farmaceutica». Almeno sui salvavita la Lorenzin
sembra averci messo una pezza.
Foto: L'Agenzia del farmaco dovrà dare applicazione alla norma
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
22
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il caso
13/07/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Farmaci antitumorali, i costi e la tutela dei malati
Silvio Garattini
Molti progressi sono stati fatti nel campo della terapia antitumorale. Infatti nonostante che a causa
dell'allungamento della durata della vita vi sia un aumento nella comparsa dei tumori, la mortalità è diminuita.
Ciò è dovuto essenzialmente alla diagnosi precoce, che molto spesso comporta l'intervento chirurgico capace
di asportare tutto il tumore prima che avvenga una migrazione delle cellule tumorali con le conseguenti
temibili metastasi che rappresentano l'essenza della malignità. I farmaci hanno certamente contribuito a
migliorare la situazione, in alcuni casi in modo determinante, ma nella maggioranza dei casi solo in modo
palliativo. Tuttavia, anche a causa del battage propagandistico delle industrie e di alcuni ricercatori, il pubblico
e soprattutto gli ammalati ripongono grandi speranze nei benefici che apporteranno i nuovi farmaci cosiddetti
intelligenti, noti anche come farmaci antitumorali biologici. È proprio vero? Purtroppo la risposta è molto
articolata perché almeno per il momento, i risultati più importanti si ottengono ancora con la chemioterapia,
fatta di varie associazioni di farmaci citotossici. I nuovi farmaci raramente vengono somministrati da soli,
perché di solito vengono aggiunti alla chemioterapia ed è solo in queste condizioni che aggiungono qualche
mese di vita in generale di cattiva qualità a causa degli effetti tossici che si sommano a quelli ben noti della
chemioterapia. Questi nuovi farmaci, non si sa bene per quale ragione, hanno la caratteristica di essere
estremamente costosi. Mentre i costi della chemioterapia sono dell'ordine delle centinaia di euro, quelli dei
nuovi farmaci hanno costi intorno alle decine di migliaia di euro. Proprio per questa ragione le industrie
farmaceutiche multinazionali si sono gettate su questa area di ricerca sfornando quasi ogni giorno qualcosa
di nuovo che molto spesso è molto preliminare, mal studiato e con dati che sono certamente prematuri ad
eccezione dei costi. Si deve aggiungere che tutta la documentazione necessaria per ottenere l'approvazione
di un nuovo prodotto è concepita, condotta e presentata solo dall'industria farmaceutica senza che vi sia
alcun intervento da parte di organismi indipendenti. È evidente che siamo di fronte a un colossale conflitto di
interessi. Quando il farmaco è stato approvato dall'autorità regolatoria europea gli Stati membri hanno
l'obbligo di metterlo in commercio e per questo anche in Italia tutti i farmaci vengono messi inizialmente in
fascia C (a carico dell'acquirente) e solo dopo una valutazione da parte dell'Aifa, l'organismo italiano deputato
alla compilazione del Prontuario terapeutico del Servizio sanitario nazionale, il farmaco potrà passare in
fascia H ed essere utilizzato dagli Ospedali senza alcun carico economico per il paziente. Naturalmente è
molto difficile p e r l ' A i f a n e g a r e l a rimborsabilità a causa delle pressioni esercitate dalle associazioni
degli ammalati spesso spinte dall'industria farmaceutica. Questa situazione ha creato e continua a creare un
aumento molto forte della spesa farmaceutica ospedaliera che anche quest'anno secondo le previsioni
sforerà ampiamente la spesa del 2012 annullando tutti i vantaggi ottenuti sulla spesa farmaceutica del
territorio grazie alla aumentata accettazione dei farmaci dal nome generico. Si deve sottolineare che circa un
terzo della spesa farmaceutica ospedaliera è determinata dagli esorbitanti prezzi dei nuovi farmaci
antitumorali. È ovvio che i miliardi di euro spesi per questi farmaci non sono disponibili per una serie di altre
necessità altrettanto importanti che riguardano l'assistenza domiciliare e gli interventi palliativi nella fase
terminale dei pazienti portatori di tumori. Allo stato attuale non si può ancora avere una idea dei reali vantaggi
dei nuovi farmaci. Cosa si può fare per migliorare la situazione, cioè per diminuire la spesa senza intaccare i
diritti dei pazienti? Parecchie cose: certamente accelerare i tempi delle decisioni sulla rimborsabilità, così
come ha stabilito il Consiglio dei ministri, ma l'Aifa deve avere più coraggio. I cittadini sono in grado di capire
purché vi sia un'adeguata comunicazione, non solo digitale, ma anche cartacea e soprattutto attraverso i
mass media e i social network. Quante volte si è spiegato al pubblico perché un farmaco verrà rimborsato
oppure no? La comunicazione è fondamentale e deve essere capillare. Ovviamente non si deve dimenticare
che i farmaci vengono prescritti dai medici. Quali sono le informazioni indipendenti che arrivano ai medici
rispetto alla pressione quotidiana esercitata dalle industrie farmaceutiche? In secondo luogo si dovrebbe
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Il commento
13/07/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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perseguire con molto vigore e rigore il principio del «pago in rapporto al risultato» che tecnicamente può
essere realizzato con varie modalità, attraverso la tenuta di registri nazionali o regionali. Infine è molto
importante mettere in atto un'adeguata ricerca indipendente per una valutazione il più possibile obiettiva con
la finalità della identificazione degli eventuali sottogruppi di pazienti per cui il farmaco può essere utile. È
necessario nel clima attuale di scarse risorse avere la sicurezza di un buon rapporto fra spesa e benefici. Va
mantenuta ed alimentata la speranza di un futuro migliore, ma non vanno create colpevoli illusioni solo per
aumentare i profitti industriali.
13/07/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Nella cattolica Irlanda una svolta storica: primo sì all'aborto
La gravidanza potrà essere interrotta in caso di rischi per la vita della gestante. Fa discutere l'ipotesi suicidio
MESI DI DIBATTITO Questione aperta dalla morte per setticemia di una donna incinta
Erica Orsini
Ci è voluta la tragica morte di una donna indiana a cui i medici avevano negato l'aborto terapeutico perché
anche la cattolicissima Irlanda si decidesse a cambiare idea. Alla fine però, dopo un dibattito durato mesi, per
la prima volta nella storia di questo Paese, anche i legislatori della Camera bassa di Dublino hanno deciso di
approvare a larga maggioranza l'interruzione di gravidanza a determinate condizioni. Un voto storico e di
certo non indolore. Sebbene i voti favorevoli siano stati schiaccianti 127 a 31 - e nonostante la pratica sarà
ritenuta possibile soltanto nei casi in cui i medici ritengano che il proseguimento della gravidanza possa
costituire un rischio per la vita della futura madre, il Parlamento irlandese e tutto il Paese si sono divisi in due
sull'argomento. La votazione ha avuto luogo soltanto dopo la mezzanotte dopo due sessioni dibattimentali
accesissime, mentre fuori dalla Camera le fazioni pro e anti aborto si affrontavano a suon di striscioni. In un
Paese ad altissima maggioranza cattolica come l'Irlanda l'aborto è sempre stato un argomento
incandescente. Fino ad oggi, nulla era servito a far cambiare idea ai legislatori, né il numero altissimo delle
donne che ogni anno si recano in Gran Bretagna per abortire (in media undici al giorno), né i numerosi suicidi
di vittime di stupri che non potendo abortire legalmente decidono di togliersi la vita. «Si tratta di una decisione
necessaria dopo 21 anni di inazione, di cui il nostro Paese ha bisogno per fare chiarezza dal punto di vista
medico e legale» ha dichiarato ieri il Premier irlandese Enda Kenny dopo il risultato alla Camera bassa che
non ha lasciato margini di dubbio. La conferma finale da parte della Camera Alta è arrivata senza difficoltà,
ma questo non ha salvato il partito della Kenny dalla bufera che l'ha travolto subito dopo l'approvazione. Le
fratture interne non sono mancate e il Gael ha dovuto espellere cinque suoi esponenti che si erano opposti al
voto favorevole tra cui il ministro agli Affari Europei Lucinda Creighton che in questa decisione ha visto un
tradimento nei confronti degli elettori. Il dibattito parlamentare è durato due giorni, ma anche adesso la
polemica non sembra affatto sopirsi. Tra le cause ammesse per l'aborto legalizzato figura infatti anche il
rischio che la donna tenti il suicidio, una motivazione che gran parte dei cattolici non accettano sostenendo
non solo il diritto alla vita, ma la parità di diritti della madre e del feto. Eppure proprio un suicidio fu la molla
che nel 1992 spinse la Corte dei Diritti Europei di Strasburgo ad affermare che l'interruzione di gravidanza
dev'essere costituzionalmente ammessa. Alla base della decisione il caso di una quattordicenne vittima di
uno stupro che, non essendo riuscita ad andare ad abortire in Inghilterra, aveva deciso di togliersi la vita.
Negli ambienti più conservatori si teme che l'inserimento del rischio di suicidio tra le cause per la
legalizzazione spiani la strana ad un utilizzo sempre più disinvolto di questa pratica bypassando di fatto tutti i
paletti promessi nella legge. Nel 2010 la Corte di Strasburgo aveva già condannato la posizione irlandese
dopo che l'aborto era stato negato ad una paziente malata di cancro e il dibattito era ripreso lo scorso ottobre
in seguito alla morte per setticemia di Savita Halappanavar, una giovane dentista indiana trasportata
d'urgenza in ospedale per complicazioni a cui i medici cattolici avevano rifiutato assistenza.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
VOTO IN PARLAMENTO Maggioranza schiacciante
13/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Pasta del Capitano, una storia di famiglia
Il successo silenzioso della Farmaceutici Ciccarelli
LUCIA BELLASPIGA
farmacia del Dottor Nicola Ciccarelli - All'insegna della carità». L'antica targa affrescata oggi campeggia nel
salone di ricevimento della Farmaceutici Ciccarelli, a Milano, ma 150 anni fa sovrastava la porta della
farmacia di Cupra Marittima, nelle Marche: «L'aveva aperta il mio bisnonno materno - spiega Marco Pasetti,
da oltre 35 anni amministratore unico dell'azienda, famosa per marchi sempreverdi come la Cera di Cupra o
la Pasta del Capitano - ed era un chiaro riferimento all'antico giuramento dei farmacisti: "Giuro e prometto
davanti a Dio, creatore di tutte le cose, di prestare aiuto e soccorso indifferentemente a tutti quelli che
chiedono l'opera mia..."». Ripercorrere la saga della famiglia-azienda è un po' come attraversare gli ultimi due
secoli di storia patria, con gli avi speziali nel Settecento e nell'Ottocento i primi veri farmacisti: a fare il salto di
qualità è Pietro, che nel 1835 si laurea e diventa il capostipite di una tradizione arrivata fino allo stesso Marco
Pasetti (classe 1938). La saga prosegue attraverso i moti carbonari e il Risorgimento (c'è persino un trisavolo
garibaldino), finché nel 1861 con l'unità d'Italia viene al mondo Clemente, rigorosamente farmacista ma
anche Capitano del Savoia Cavalleria: «Mio nonno!», sorride divertito Pasetti, «l'uomo che divenne un brand
». Il suo viso infatti, corredato da lunghi baffoni, è quello che tuttora milioni di italiani "spremono" sul tubetto
del dentifricio più storico che esista, la Pasta appunto dedicata al Capitano: «La formula la inventò nonno
Clemente, ideatore anche del famoso "callifugo Ciccarelli", messo a punto pensando ai piedi dei suoi
commilitoni...». Fin qui la storia antica. Ma per capire l'odierno stato di salute di un'azienda che, quasi unica in
tempi di crisi, tiene testa alla concorrenza straniera, esporta, non delocalizza, non ha mai fatto ricorso alla
cassa integrazione e resta al 100% orgogliosamente italiana, occorre di nuovo guardare alle radici: «Il
Capitano nonno Clemente trasferì da Cupra a Milano le farmacie e iniziò a produrre in grande dentifricio e
callifugo, poi nel dopoguerra l'impresa passò nelle mani dello zio Nico, che insidiava la leadership delle
multinazionali americane sbarcate in massa in Italia...». Sono gli anni del Carosello e la Ciccarelli fa di nuovo
storia (chi non ricorda ancora oggi il famoso jingle della Pasta del Capitano o gli sketch di Carlo Dapporto?),
inaugurando un costume decenni dopo imitato da molti imprenditori, con lo stesso Nico Ciccarelli che «ci
mette la faccia» e pubblicizza in prima persona i suoi prodotti. «Recitavo anch'io in quegli spot - ride di nuovo
Marco L'attuale numero uno Pasetti: mio nonno divenne un "brand" e ancora oggi il dentifricio e la Cera di
Cupra restano nel cuore degli italiani Il segreto di un'azienda al 100% made in Italy? Prudenza, debiti zero e
nessun socio Pasetti -, in realtà muto come un pesce porgevo allo zio un barattolo di Cera di Cupra». Allora
c'era un solo canale televisivo e ogni Carosello durava ben 2 minuti e 35 secondi. «Appena lo zio Nico
apparve con in mano il dentifricio e lo consigliò agli italiani per avere denti bianchi, i telefoni in azienda
divennero bollenti, i grossisti si accaparravano il prodotto...». Questo però era il boom. Seguono gli anni
difficili del terrorismo, l'austerity, il lento declino dell'economia, infine la crisi dei nostri giorni, ma i marchi
Ciccarelli resistono e l'azienda è come una nave, sente la tempesta ma rompe i flutti e continua la sua
navigazione. Qual è il segreto? «Ho sempre mantenuto le due formule originali - spiega Pasetti -, quella
genuina dei prodotti inventati da nonno Clemente, e quella economica di zio Nico, riassunta in tre motti:
prudenza, niente debiti, nessun socio». Più una filosofia che invece è tutta sua: non farsi trascinare dalla
grande finanza, quella del passo più lungo della gamba, la cosiddetta new economy . «Negli anni delle
vacche grasse, quando gli imprenditori si compravano la Ferrari, io mettevo via per le vacche magre, così
non ho mai contratto debiti», spiega Pasetti, che dal sogno della grandeur ha sempre difeso la sua identità di
media azienda (una settantina di dipendenti) e sa dire no al «doping» della pubblicità, dimostrando che si
vende lo stesso: «Preferisco investire in borse di studio a studentesse in accordo con l'Università Cattolica o
in progetti antibullismo nelle scuole... Mi arrabbio quando sento dire che la Fiat, che privatizza gli utili e
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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ECCELLENZA IN VETRINA Il marchio reso celebre da Carosello ha attraversato ormai intere generazioni
mantenendo la filosofia degli inizi: al centro ci sono il lavoro e la dedizione per la propria comunità
13/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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pubblicizza le perdite, rappresenterebbe il capitalismo familiare: la vera azienda di famiglia è un patrimonio
della collettività, verso la quale ha precisi doveri. Ricordo che, a Milano, la Ciccarelli è oggi una delle
pochissime realtà produttive rimaste operative dentro la città». E Pasetti va anche oltre i doveri, se ad
esempio nei vari appartamenti che possiede sulla spiaggia di Cupra vanno in ferie, gratuitamente, le famiglie
dei suoi dipendenti (buon sangue non mente: nel 1977 lo zio Nico morendo lasciò in eredità a ciascun
dipendente, nessuno escluso, un milione di lire). Al timone insieme a lui oggi vi sono i figli Monica, direttore
generale, e Luca, direttore vendite del canale farmacie, la quarta generazione, ben decisa a proseguire nel
solco di una tradizione che dal 1821 conosce solo il successo: ancora un decennio e la Ciccarelli entrerà di
diritto nel club più blasonato del pianeta economico, quello delle (rare) aziende esistenti da duecento anni e
sempre appartenute alla stessa famiglia.
Foto: Immagini di una storia di successo: da Marco Pasetti, amministratore delegato della Farmaceutici Dott.
Ciccarelli, alla fortunata parabola della Pasta del Capitano, che ha segnato un'epoca. Il racconto è nel libro
"La formula del Capitano"
13/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Dal governo un emendamento per accelerare la classificazione dei farmaci oncologici. Plauso dei medici e
delle associazioni
ROMA . Accelerare la classificazione dei farmaci oncologici in modo da garantire tempi rapidi per dispensarli
da parte del Servizio sanitario nazionale. È l'obiettivo dell'iniziativa assunta dal governo, che ieri ha approvato
un emendamento pronto da presentare in Parlamento sui farmaci antitumorali. L'emendamento in questione
prevede che l'Aifa sia tenuta a esaminare il dossier e chiudere l'iter per l'immissione dei farmaci nel prontuario
del Servizio sanitario nazionale entro cento giorni dall'immissione del farmaco in commercio a pagamento.
Una decisione, ha spiegato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, «che abbiamo preso per rispondere a
questioni che hanno riempito le pagine giornali in queste settimane e riguardanti due farmaci antitumorali: è
accaduto che la disciplina vigente prevede che un farmaco, per essere dispensato dal Servizio Sanitario
Nazionale sia oggetto di una negoziazione bilaterale nel prontuario nazionale e in quelli regionali - ha
continuato il ministro -. Dal 2012, una legge prevede che un farmaco con l'autorizzazione al commercio può
essere immesso a pagamento nel mercato. Questo ha provocato un ritardo tra l'immissione in commercio e
l'inserimento del farmaco nel prontuario. Un ritardo che può arrivare addirittura a 24 mesi». Il governo invece
ritiene che per i farmaci orfani (così sono definiti i farmaci destinati alle cure delle malattie rare) «si debba
aprire una corsia preferenziale nell'iter per avere tempi certi nella dispensazione a carico del Servizio
sanitario nazionale - ha concluso la Lorenzin -. Aifa è tenuta a esaminare il dossier e a chiudere l'iter entro
100 giorni. L'azienda produttrice del farmaco di presentare la domanda di inserimento nel prontuario entro 30
giorni». Plauso per l'iniziativa da parte del Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri: «Il ministro
Lorenzin ha dimostrato attenzione e tempestività nei confronti dell'oncologia, le va riconosciuto», ha
commentato il presidente, Gianpiero Fasola. «Auspichiamo una rapida approvazione dell'emendamento in
sede parlamentare», gli ha fatto eco il presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica, Stefano
Cascinu.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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«Antitumorali nel prontuario in 100 giorni»
13/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Fine vita, anche a Venezia spunta il registro
Dal Comune via libera alle «dichiarazioni anticipate di trattamento», un atto con molte ambiguità:
certificazione del notaio, nessun vincolo per il medico. L'Udc e parte del Pd: «A rischio la dignità umana»
DAVENEZIA FRANCESCODALMAS
A Venezia sarà possibile redigere le "Dat", cioè le Dichiarazioni anticipate di trattamento. La delibera è stata
votata in consiglio comunale dalla maggioranza di centrosinistra, con alcuni contrari come l'U dc e Franco
Conte del Pd, oltre alle opposizioni. I lavori in commissione sono continuati per un anno e i cattolici, presenti
nei diversi partiti, si sono battuti per evitare il peggio, come l'introduzione di una qualche forma di approccio
all'eutanasia. Il testo prevede, dunque, l'istituzione del registro delle dichiarazioni anticipate: ciascun cittadino
potrà dire quali sono i trattamenti che non vuole ricevere nel caso si trovasse incapace di esprimere la propria
volontà. La dichiarazione sarà vidimata da un notaio - come da prossima convenzione tra l'amministrazione
municipale e i notai - per garantirne veridicità e data e per informare il cittadino della portata giuridica di
quanto dichiara. La dichiarazione sarà custodita in un archivio del Comune per essere consultata in caso di
bisogno. Sul piano giuridico non sarà vincolante per il medico. Conte, storica espressione del Pd, ha votato
pollice verso, per manifestare tutta la sua insoddisfazione. Ma precisa che il dibattito di questi mesi ha
contribuito a modificare profondamente la proposta originaria, presentata dalla sinistra. È sparito, ad
esempio, il modulo pre-stampato per la dichiarazione che risultava estremamente vincolante. Non si parla
più, inoltre, di "testamento biologico", come da più parti si sarebbe voluto, ma esclusivamente di dichiarazioni
anticipate di trattamento, come nella formula della legge nazionale naufragata a un passo dall'approvazione.
Per Marta Locatelli, del Pdl, presidente della Prima commissione che è stata la sede d'esame del testo, si
tratta di «modifiche essenziali», tali perfino da «evitare derive eutanasiche». A Venezia non si è proceduto
come in altri Comuni, alla spicciolata per non dare tempo al confronto e al dibattito. I cattolici si sono imposti
affinché in commissione venissero ascoltati medici, infermieri, notai, avvocati, associazioni e consulta per la
salute. Il risultato è che si è accettato, anche da parte degli esponenti più critici, di mettere al centro
l'assistenza alla persona malata e ai familiari. Tanti, comunque, i limiti che sollevano perplessità, perché si è
voluto salvaguardare il principio di libertà di autodeterminazione dell'individuo. Sì al supporto del notaio
all'atto della dichiarazione, no invece ad una consulenza medica, necessaria invece per informare
correttamente il cittadino e fornire assistenza al malato e ai suoi familiari. E ancora, i medici sono tenuti a
rispettare la volontà espressa dalla persona a livello deontologico e morale, non come obbligo giuridico. Per
Simone Venturini dell'Udc, quello approvato è un provvedimento usato dalla maggioranza come bandiera
politica. Secondo Conte del Pd, «resta, in ogni caso, nel testo la mancanza di una coerente apertura alla
difesa della dignità umana».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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biotestamento
13/07/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Il miracolo delle «vere» staminali: la peste del secolo diventa medicina
MARIO GIORDANO
Dai diamanti non nasce niente, dall'Aids nascono i fior. Fin troppo facile parafrasare De Andrè, ma in fondo la
notizia è tutta lì, e finalmente è una bella notizia: hanno preso il mortale virus dell'Hiv e l'hanno usato per
salvare sei bimbi. (...) segue a pagina 15 (...) Le particelle distruttive si sono trasformate in energia creativa,
le cellule nate per uccidere all'improvviso hanno generato guarigione, il morbo della morte è diventato fonte di
vita. E allora, a questo punto, si potranno anche spendere mille definizioni scientifiche, alambicchi di formule,
si potranno incrociare nomi complicati e sigle strane, ma la verità è semplice come il sorriso di Giovanni (3
anni e mezzo), Kamal (3 anni), Mohammed (4 anni), Samuel (9 anni), Canalp (4 anni) e Jacob (3 anni): erano
condannati e adesso invece ridono, scherzano, vanno a scuola, giocano a pallone e praticano il kung fu. A
salvarli i medici del San Raffaele di Milano. E l'Aids. Proprio l'Aids, sì: la "peste del secolo" è diventata
speranza di vita, la pandemia che doveva sterminare l'umanità adesso distribuisce sorrisi alle mamme, la
piaga del millennio diventa fonte di speranza. La chiamavano "il castigo di Dio", è diventata una carezza di
Dio, se l'Onnipotente non s'offende. Ma è davvero divino quello che è successo dentro quel laboratorio:
scienza allo stato puro ma in fondo anche un po' miracolo, magia, alchimia, perché c'erano delle particelle
malate e sono diventate il principio della guarigione, c'erano cellule che distribuivano morte e sono diventate
messaggere di vita. Hiv era la sigla della paura, dell'orro re, del disfacimento del corpo. Adesso è la sigla di
una nuova speranza che si chiama Jacob, Giovanni, Kamal... Le loro malattie finora non erano curabili. Le
loro malattie hanno nomi complicati (sindrome Wiskott-Aldrich e leucodistrofia metacromatica) e effetti
devastanti. Ma i medici del San Raffaele, finanziati da Telethon, questa volta hanno vinto. Come? Con la
"terapia genica": hanno preso il dna della cellula difettosa e l'hanno sostituito con uno prodotto in laboratorio,
ovviamente sano. Ma, questa è la novità, per far diffondere il gene sano in modo più rapido e efficace hanno
usato proprio il virus dell'Hiv, ripulito dei suoi aspetti pericolosi. Ha funzionato. «È grazie al virus dell'Hiv se le
terapia genica è stata così efficace», hanno spiegato al San Raffaele. Ed è abbastanza singolare che uno dei
medici che ha guidato questa strada rivoluzionaria sia stato Alessandro Aiuti, figlio dell'immunologo Fernando
che per tutta la vita s'è dedicato all'Aids. Pensate un po': il padre ha cercato di fermare il virus, il figlio l'ha
addirittura trasformato in una medicina. Quando si dice il progresso della specie. Fra l'altro questo
straordinario traguardo, riconosciuto dalla comunità scientifica e pubblicato su Nature, aiuta a fare un po' di
chiarezza intorno al confuso e combattuto mondo delle staminali. Innanzitutto, visto che si parla tanto di
Stamina, il metodo di Davide Vannoni, beh forse le 6 guarigioni (quasi) miracolose ci invitano alla speranza
ma anche alla cautela. Ci dicono infatti che i risultati dalle cellule arrivano (meglio: possono arrivare) ma ci
vuole pazienza, ci vogliono controlli, verifiche, un po' di sana prudenza, soprattutto ci vuole l'accortezza di
non illudere nessuno, perché la vita di Jacob, Giovanni, Kamal è una materia troppo delicata per giocare la
nostra solita partita da curva ultras, guelfi e ghibellini, pro e contro, interiste e milanisti, W Stamina e abbasso
Stamina. Al San Raffaele studiavano questa terapia da vent'anni. E i risultati sono arrivati solo oggi. Bisogna
accelerare i tempi? Forse sì. Bisogna accelerare i miraggi? Assolutamente no. Inoltre va sottolineato come
ancora una volta i risultati più importanti in campo medico arrivano dalle cellule staminali adulte e non da
quelle embrionali, su cui si è da sempre scatenata la polemica ideologica. È dalle staminali adulte che sono
arrivate le cure per il morbo di Crohn, è dalle staminali adulte che sono arrivate delle nuove terapie per il
diabete e per superare le crisi di rigetto durante i trapianti. E dalle cellule embrionali che cosa è arrivato? Solo
un carico di veleni, contrapposizioni, battaglie di bandiera, reciproche accuse e violenze verbali. E fa un po'
ride re che mentre infiammava il solito dibattito fra presunti progressisti e presunti oscurantisti, i medici del
San Raffaele se ne stavano lì nei loro laboratori, prova dopo prova, anzi provetta dopo provetta, a faticare per
trovare il modo di salvare dei bambini ben sapendo che tutto ciò di cui si discuteva fuori a loro era
assolutamente inutile. E, fra l'altro, scoprendo che la strada verso il vero progresso non era quella indicata
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La ricerca seria paga
13/07/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:125215, tiratura:224026)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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dai sedicenti progressisti ma dai supposti oscurantisti. Chissà che risate si sono fatti. Magari dopo un travaso
di bile, però. Oggi, comunque, è chiaro come non mai: la scienza medica non ha bisogno della fretta, non ha
bisogno delle polemiche , non ha bisogno degli spot e della comunicazione spinta, delle operazioni di
marketing e dei pregiudizi ideologici. La scienza medica, per funzionare ha bisogno soltanto di persone umili
e determinate, come quelle del San Raffaele. E di un piccolo miracolo, una magia di laboratorio, come quella
che trasforma l'Aids in vita e il letame in fior. È davvero incredibile, no? Come scoprire che la Cappella Sistina
è stata creata con rifiuti solidi urbani e che dalle ceneri di Jack lo Squartatore salta fuori l'erede di Madre
Teresa. Assurdo. Eppure è accaduto davvero, e non c'è altro da aggiungere se pensate che adesso, in
questo preciso momento, il virus dell'Aids sta portando allegramente vita in un corpo che corre, salta, grida
mamma e pratica il kung fu...
Foto: . . . KAMAL CANALP JACOB SAMUEL Americano di Philadelphia, 3 anni, Jacob ha la sindrome
Wiskott-Aldrich Di Roma, 9 anni, nel 2010 gli hanno diagnosticato la sindrome di Wiskott-Aldrich Tre anni,
egiziano (villaggio vicino al Sudan), Kamal ha la leucodistrofia metacromatica Canalp è turco e ha 4 anni. Ha
la sindrome di Wiskott-Aldrich . MOHAMMAD GIOVANNI Tre anni e mezzo, americano, è affetto da
leucodistrofia metacromatica Libanese, 4 anni, Mohammad è stato il primo a essere curato di leucodistrofia Il
professor Luigi Naldini ha 54 anni [Ansa]
13/07/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:125215, tiratura:224026)
«Utilizzeremo la stessa cura per cervello e sangue»
ALVISE LOSI
Il giorno dopo l'annun cio della grande scoperta sull'utilizzo del virus Hiv, responsabile dell'Aids, come
strumento per curare gravi malattie come la leucodistrofia metacromatica e la sindrome di Wiskott-Aldrich, gli
occhi della comunità scientifica mondiale sono concentrati sull'autore della ricerca che ha portato a un
risultato d'eccel lenza a livello mondiale. Il professor Luigi Naldini, torinese classe 1959, uno dei pochi cervelli
tornati dall'estero in Italia, ha avuto l'idea che ha dato impulso alla ricerca e ha diretto il lavoro team
dell'Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica. Professor Naldini, come nasce l'intuizione di
utilizzare l'Hiv? «Hiv è un retrovirus che si va a inserire nel Dna delle cellule, rimane lì e poi può essere
trasmesso alle cellule figlie. Questo è essenziale nella terapia genica soprattutto se si vuole modificare una
cellula staminale che poi si moltiplica. Hiv fa questo lavoro come altri retrovirus, ma in maniera molto più
efficiente nelle cellule umane e da lì nacque l'idea di farne un vettore e rendere impossibile il contagio
usandone solo dei pezzi». L'idea è nata negli Stati Uniti, ma poi lei l'ha portata in Italia. «Io avevo deciso di
tornare alla carriera accademica e così nel 1999, dopo cinque anni, sono tornato in Italia, prima a Candiolo
(vicino a Torino, ndr) per tre anni, poi da dieci anni al San Raffaele. Sin da allora ho continuato a lavorare
sullo sviluppo di questa strategia con il sostegno di Fondazione Telethon, che ha creduto in questo progetto
quando gli altri si stavano tirando indietro. Il primo passo è stato valutare quali fossero le malattie che ci
dessero il migliore rischio-beneficio». Quanto avete lavorato per arrivare a questi risultati? «Non bisogna
lavorare guardando l'orologio, anche nel fine settimana e di sera c'è sempre qualcuno. Ma chi fa questo
lavoro lo fa per passione e non è un peso». Il vostro studio è stato intralciato dai problemi del San Raffaele?
«La partnership con Telethon ci ha protetti, ma abbiamo sofferto ed è molto importante che questi problemi
passino e ci sia un rilancio e un supporto per questa istituzione di prestigio. Ci sono stati momenti difficili.
Basta poco per distruggere tutto. Il San Raffaele è uno dei pochi centri nel mondo in cui si riesce a fare in
modo efficiente il trasferimento dalla ricerca di laboratorio a quella clinica». Si può dire oggi che i giovani
pazienti siano guariti? «Il risultato, abbastanza clamoroso, è di avere prevenuto lo sviluppo della malattia. Ad
oggi sono passati solo tre anni e la domanda è: rimarrà così o la malattia si svilupperà più tardi?
Potenzialmente l'autori generazione delle cellule staminali dovrebbe durare per tutta la vita del paziente. Oggi
di fatto la malattia non si è manifestata, quando noi sappiamo che a questo punto, passati tre anni, la
situazione dovrebbe essere già gravissima». Quali sono i reali effetti della cura? «La terapia ha dato risultati
promettenti su pazienti presintomatici, ma non ci illudiamo che questa terapia possa agire su un paziente con
uno stato già avanzato. Cercheremo di capire se sia possibile trattare bambini con sintomi già iniziati e in ogni
caso non si potrà agire su pazienti in stato gravemente avanzato». Quanto è stato importante il contatto con i
piccoli malati? «Un grande stimolo, ma anche una grande responsabilità. I pazienti che hanno affrontato la
terapia non sono quelli che hanno iniziato il percorso, perché prima di cominciare abbiamo dovuto creare un
centro apposito e molte famiglie hanno richiesto di partecipare alla sperimentazione. Ancora oggi molti che
hanno perso il figlio continuano ad essere in contatto con noi e proiettano la loro drammatica esperienza nel
beneficio di chi verrà». Avete già individuato altre malattie sulle quali si possa agire? «Ci sono malattie simili
che hanno un meccanismo simile. Tutti gli studi preclinici sono già stati fatti e hanno confermato il potenziale
su altre malattie. L'anno prossimo dovremmo partire con la Mucopolisaccaridosi di tipo 1, che colpisce il
cervello e potrebbe essere trattata in modo simile. È già stata effettuata la sperimentazione su animali. Invece
in campo di malattia del sangue, sempre l'anno prossimo inizieremo con la Talassemia».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Naldini svela i prossimi obiettivi
13/07/2013
Il Foglio
Pag. 9
(diffusione:25000)
Così una secchiona de popolo ha scalato tutti i gironi della gavetta berlusconiana, fino alla Salute Guidava la
Y10 e spiegava a Mattia Feltri la Weltanschauung del suo popolo, proteggendolo (il popolo) come un genius
loci Unica donna del centrodestra al Campidoglio, sommergeva Veltroni d'interpellanze e veniva
soprannominata "il pungolo" "Di dove sei?, le chiedevano; "di Ostia", rispondeva, togliendo ad Acilia quel che
era di Acilia, suo luogo d'origine Procede con circospezione e intanto aggredisce l'age
Marianna Rizzini
Nel momento peggiore - anno 2006, molta fatica in campagna elettorale e nessuna candidatura alle elezioni
politiche, peraltro perse per un soffio dal suo partito - Beatrice Lorenzin, attuale ministro della Salute nel
governo Letta, ripeteva a se stessa la frase "la vita non finisce con un'elezione", ma anche, all'occorrenza, il
ritornello motivazionale di un Cav. in versione self-made: "Se non cadi almeno una volta non potrai mai
vincere". Nei momenti migliori (per esempio oggi), Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, predilige le
tecniche sommergibili di chi c'è, ma vorrebbe apparire lo stretto indispensabile (ieri, però, intervistata da
Vittorio Zincone su Sette, ha espresso qualche dubbio all'idea di vedere Daniela Santanchè a capo della
Forza Italia 2.0: "Tutte le aspirazioni sono legittime, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Lei è con noi
da poco. E non rappresenta la maggioranza del partito. Io spero soprattutto che si torni allo spirito del 1994:
un partito inclusivo che ospitava liberali e socialisti, democristiani e riformisti. Dobbiamo aprirci e non
chiuderci a riccio"). Nel momento peggiore, Beatrice Lorenzin iniziava la risalita politica dal coordinamento
nazionale giovani di Forza Italia, dopo una caduta dovuta alle circostanze e non al suo operato di soldato
elettorale che percorre palmo a palmo le banlieue della capitale (e anzi nelle banlieue, quella volta, il
centrodestra, perdente a livello generale, era andato benissimo). Farsene una ragione, questo il motto per
una che si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato: a gestire il partito nel Lazio dopo la
defenestrazione di Antonio Tajani, con molti chilometri da percorrere in macchina per cercare voti tra signore
in finta pelliccia e negozi di pesci esotici (squali compresi) tra Ostia e Tor Bella Monaca - Mattia Feltri scrisse
allora per la Stampa un reportage sulle enclave berlusconiane nella periferia di Roma, prendendo Lorenzin
come Cicerone tra palazzi prefabbricati, architetture del Ventennio, giovani para-californiani con il pallino del
surf e insegne anni Sessanta, ormai desuete nelle botteghe del centro equo e solidale, ma resistenti sul
litorale da passeggiata con gelato: "Big Bar", "Fantasy Pizza", "Fiori d'arancio", "Vanity". Lorenzin guidava la
Y10 e spiegava al forestiero la Weltanschauung del suo popolo, proteggendolo come un genius loci: "Io qui ci
sono cresciuta, ci ho studiato. Conosco i genitori dei miei amici, gente che ha fatto la formichina, accantonato
una banconota sull'altra, risparmiando un giorno dopo l'altro. E c'è chi aveva i campi e li coltivava
guadagnandoci appena il sufficiente per sfamarsi, e poi li ha venduti ai palazzinari per somme discrete.
Questi hanno messo i loro soldi in banca, oppure hanno preso Bot e Cct...". Nei momenti migliori, Beatrice
Lorenzin il suo genius loci lo va a cercare, rifugiandosi a casa dei genitori, alla tavola dove un sabato di
primavera l'ha raggiunta la telefonata del Cav. ("pronta per il ministero della Salute?") e non importa se, al
tempo dei primi passi sulla scena nazionale, Beatrice il genius loci lo camuffava, senza per questo farlo
traslocare a Roma nord ("di dove sei?, le chiedevano; "di Ostia", rispondeva, togliendo ad Acilia quel che era
di Acilia, quartiere d'origine, e dando a Ostia quel che non era di Ostia). Che il momento sia buono o cattivo,
Beatrice Lorenzin è quella cui si chiede il sacrificio, l'impresa impossibile, l'impegno foriero di studio notturno,
matto e disperatissimo (come nemmeno alla vigilia delle prime volte in tv, quando il portavoce storico del
Cavaliere Paolo Bonaiuti la sottoponeva a lezioni accelerate di oratoria da telecamera, intervallate da caffè in
cui lo stesso Bonaiuti, appassionato di storia e letteratura toscana, citava canti dell'Inferno e date delle
battaglie, inframmezzate da disquisizioni sull'arte della manutenzione della marmellata, suo hobby da almeno
un decennio). Quando serve qualcuno che faccia manovalanza elettorale, che giri per i quartieri con sprezzo
della fatica e del massacro, è a Lorenzin che nell'ex (post?) Forza Italia si guarda, ragion per cui ora gli
osservatori non sanno se invidiare il suo incarico ministeriale o dire "in bocca al lupo" con aria simpatetica,
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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LA MINISTRA DEL PRIMO BANCO
13/07/2013
Il Foglio
Pag. 9
(diffusione:25000)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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ché un ministero ai tempi del governo di larghe intese (della Salute, per di più) rischia di essere il classico
esempio di onore pieno di oneri o, per dirla con il proverbio del nonno, di onori che son dolori. "E' molto
secchiona", dicono di lei amici e non amici, alludendo non soltanto al periodo in cui era capo della segreteria
tecnica di Bonaiuti a Palazzo Chigi e si era autodefinita "in prova". "Si è fatta da sola", dicono di lei amici e
non amici, alludendo ai quasi vent'anni di gavetta politica, girone per girone: dalla circoscrizione al comune al
partito al Parlamento al governo, con in mezzo molti anni di incarichi non portatori di visibilità. Il sommergibile,
dunque, ci vorrebbe, ora, per scavallare i temporali estivi che ogni giorno si abbattono sui cieli del governo in
vista del 30 luglio, giorno di verdetto sul caso Mediaset in Cassazione, ma pure le colonne d'Ercole dei primi
mesi alla Salute, disseminati di questioni spinose, a partire dagli ogm invisi a Greenpeace (il ministro
Lorenzin ha ricevuto in dono da Greenpeace polemiche mele "non ogm" e ha risposto "grazie, ma la protesta
è strumentale: il ministero si è più volte espresso sulla biodiversità", e ieri, con i ministri Orlando e De
Girolamo, ha firmato un decreto interministeriale che vieta la coltivazione di mais geneticamente modificato).
Poi è stata la volta della sigaretta elettronica, vietata da Lorenzin ai minori di diciotto anni e nelle scuole (il
gesto è evocativo del fumo vero, ha detto) e però al Codacons non bastava: dovete vietarle ovunque, è stata
la critica iperproibizionista. Lorenzin, chiusa nel suo batiscafo, sorride ai convegni dei dentisti con l'autoironia
di chi per tre anni ha portato l'apparecchio ai denti sottoponendosi alla "tortura", parole sue, del trattamento
settimanale (la leggenda metropolitana vuole che Lorenzin, in un impeto di perfezionismo odontoiatrico, fosse
lì per lì per convincersi all'impresa impossibile per qualsiasi pauroso dell'estrazione: togliere un dente sano
per favorire l'opera globale). Siccome l'errore è sempre in agguato, specie se la materia è nuova, Lorenzin
procede con circospezione e intanto aggredisce l'agenda ministeriale tra convegni sul "primo soccorso nei
licei" e incontri con i veterinari (gli amici non addetti ai lavori trasecolano: "Ma che pure della peste suina devi
occuparti?"). Tormentandosi tra faldoni, regolamenti, dossier e riunioni, decisioni da prendere, buonsenso da
salvare e ansia da nascondere durante i convenevoli in cima alle scale dei Palazzi, il ministro al debutto ha
trovato sulla sua strada la questione spinosa per eccellenza, quella del metodo "Stamina" (terapie a base di
cellule staminali modificate), bocciato da molte riviste scientifiche internazionali e autorizzato "a tempo" dal
Parlamento in maggio, sulla base di alcuni pronunciamenti della magistratura (su ricorso di pazienti e famiglie
di pazienti) che avevano di fatto imposto, in quei casi, la prosecuzione delle cure secondo il metodo Stamina,
non ancora sperimentato (la sperimentazione ufficiale del ministero inizia in agosto). Lorenzin l'altro giorno si
è trovata davanti alla porta la manifestazione delle famiglie pro Stamina e, dopo alcune ore di silenzio ("fare il
ministro della Salute è un lavoro bellissimo ma delicato, si incide sulla vita delle persone e non si possono
creare false speranze", dice ai collaboratori), ha fatto una dichiarazione netta: "Sbaglia chi continua ad
autorizzare pazienti a sottoporsi a delle cure che non sono tali, è un grande errore che crea confusione e
illusioni nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili". Gli occhi sono puntati su di lei.
Piacere a tutti non è possibile, i nemici si moltiplicano al crescere della visibilità, e il carattere non morbido,
utile nell'ascesa, non sempre è d'aiuto sulla ribalta. Lorenzin, finora, era quella che veniva arruolata nelle
situazioni dall'esito incerto (vedi campagna elettorale di Renata Polverini per la regione Lazio nel 2010, con
Polverini che alla fine diventa governatore e Lorenzin che, dopo averla affiancata in campagna elettorale, si
allontana sempre più). Con la caduta del governatorato Polverini, Lorenzin è stata a sua volta messa in lizza
come possibile candidato per il Lazio, ma è finita come altre volte, con le "esigenze superiori" che
suggeriscono di candidare qualcun altro (Francesco Storace). Solo che stavolta la nemesi ha voluto che
Lorenzin, una berlusconiana della prima ora oggi ascrivibile all'area Alfano, diventasse addirittura ministro.
Sorride, Lorenzin, nel nuovo look (secondo le amiche dovuto "al fatto che finalmente è innamorata"), look
che, da un anno, le ha guadagnato il soprannome non amato di "Meg Ryan de noantri". Tutto si tiene: "Anche
la storia d'amore", dicono le amiche, "sembra una cosa da 'Harry ti presento Sally'", con l'amico di vecchia
data che improvvisamente a cena dice "ma perché non hai mai pensato a me?" e ti sciocca al punto che ti
devi rifugiare in bagno a pensarci su, per poi tornare al tavolo con l'aria terrorizzata di chi ha deciso di
prendere in considerazione la proposta. E siccome Lorenzin, ragazza di impostazione tradizionale che vuole
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la famiglia con tutti i crismi, marito e figli e pranzi con i nonni, si era anche scherzosamente e pubblicamente
lamentata, in radio, della penuria di uomini non Peter Pan disposti ad accasarsi, cosa che provocò
un'inondazione di profferte da parte di sconosciuti radioascoltatori, chi la conosce cerca gli indizi della
raggiunta serenità. "Vuole cambiare casa", dice chi si è ritrovato, l'anno scorso, a una festa "chez Lorenzin" in
un bilocale stipato all'inverosimile di invitati bipartisan, in mezzo a pezzi d'arredamento orgogliosamente
esposti in quanto souvenir di safari o regali di qualche amico consapevole del fatto che il ministro non ha
molto tempo per la ricognizione in tema di divani, poltrone e armadi (il tempo che ha, in casa, è dedicato ai
gatti). Fatto sta che le feste sono ancora quelle della ragazza Lorenzin, e non del ministro Lorenzin qualcuno l'anno scorso a un compleanno ha "imbucato" il Cav. (ma non si sa che cosa abbia pensato il Cav.
del sincretismo estetico dei soprammobili, fissato com'è con il più pomposo antiquariato francese). Intanto
sono comparse, nel guardaroba di Lorenzin, le giacche avvitate di colore neutro al posto dei camicioni a fiori
e degli abiti rossi, e i capelli biondi carré al posto dei capelli castani lunghi da ragazza recalcitrante persino
alla coda di cavallo, obbligatoria in orario di lavoro secondo le regole non scritte di Bonaiuti (il quale, nel
periodo dell'apprendistato di Lorenzin da capo segreteria, le aveva dato il soprannome - gradito - di "citrulla").
In compenso in consiglio comunale, a Roma, dove era arrivata nel 2001, unica donna del centrodestra, la
pignola Lorenzin, pasdaran delle interrogazioni al sindaco Veltroni ma anche del cavillo in commissione,
veniva chiamata "il pungolo". Mai nessun nomignolo, però, ha raggiunto i bassi livelli di galanteria di quello
che girava nella cameratesca Forza Italia dei primi anni Duemila, dove i colleghi azzurri di Roma centro o
Parioli, magari con un pizzico di invidia, si divertivano a prendere in giro la tosta Beatrice di Ostia-Acilia - che
non nascondeva la cadenza verace, in cui le "c" diventano "sc", e i modi da combattente - storpiandone il
nome in "Beatruce". "Lorenzin contraccambiava", dice un amico, ma fondamentalmente "si occupava d'altro",
oltre a fare lavori saltuari per mantenersi (impieghi dal nome inglese, tipo "quality manager" nelle aziende):
erano anni di costruzione della sua constituency nel Lazio, tra i giovani che all'uscita da scuola volantinavano
con lei. Risultato: dal primo successo in circoscrizione, nel 1997, con seicentonovanta voti al primo colpo e
tutti a dire "ma questa chi è?", Lorenzin era passata in quattro anni alla notorietà locale. Mancava un
passaggio, la visibilità su grande scala raggiunta più tardi con la presenza in televisione (si ricorda lo scontro
su crisi economica e vicende berlusconiane con il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini, a "Ballarò",
con il futuro ministro Lorenzin che a un certo punto sgrana gli occhi e dice: "In un paese ci vuole
speraaaanza, non si uccidono i sogni dopo trent'anni di sacrifici"). Che poi Beatrice Lorenzin voleva fare
tutt'altro, nella vita: la politica l'aveva incontrata al liceo Anco Marzio, negli anni della Pantera e della
"Panterina", dove quelli che, come lei, non si dicevano "comunisti" ma "liberali" o "socialisti" (approdo naturale
per una figlia di padre esule istriano, anche se nipote di nonna comunista, poi neo berlusconiana) erano
messi nel gran calderone dei cosiddetti "fascisti", da guardare storto in assemblea anche se poi erano amici
degli stessi amici, magari fondatori di centri sociali (poi diventati centri sociali fighetti, ma questa è un'altra
storia). Sono la Scuola di liberalismo della Fondazione Einaudi (con tesina su Hannah Arendt) e l'incontro con
Antonio Martino, negli anni del dopo Tangentopoli, a far venire voglia alla giovane Beatrice di fondare un club
di Forza Italia ad Acilia: arriva alla spicciolata gente del quartiere, con problemi pratici da risolvere, una volta
a settimana. Dopo sei mesi, alle amministrative, Lorenzin, che intanto si è iscritta senza molto slancio a
Giurisprudenza, viene eletta, anche se alla domanda "che vuoi fare da grande?" ancora risponde dicendo che
sogna un futuro da professore di Filosofia o un (più abbordabile) avvenire da Oriana Fallaci del litorale laziale,
motivo per cui si mette a scrivere pezzi di cronaca nera per i giornali locali (arriva al commissariato, non
capisce granché, prende appunti, ferma una volante e butta giù il pezzo con l'improvvisazione indispensabile
al neofita). La folgorazione definitiva per la politica arrivò, comunque, molto prima di approdare in Parlamento
e nel bel mezzo di un percorso da "formichina" appreso tra Ostia e Acilia - era già irreversibile, la passione,
ma lei dissimulava. Fino a che dissimulare divenne impossibile, e Lorenzin si ritrovò un bel giorno non
candidata, ma in battaglia, nell'aria fredda di novembre, sulla tolda di un battello fuori stagione che solcava il
Tevere con a bordo il Cav. (prossimo alla svolta del predellino). Non si fidava di nessuno, Lorenzin, ma aveva
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amici trasversali, e vai a pensare che poi sarebbero stati trasversali addirittura i colleghi di governo.
Foto: Sorride ai convegni dei dentisti con l'autoironia di chi per tre anni ha portato l'apparecchio ai denti
sottoponendosi alla "tortura", parole sue, del trattamento settimanale
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ItaliaOggi
Pag. 27
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Il giorno dopo il voto alla camera della mozione che chiede il divieto di coltivazione di ogm in Italia attraverso
l'applicazione della clausola di salvaguardia (si veda ItaliaOggi dell'11 luglio 2013), il governo vieta in modo
esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato, varietà MON810, sul territorio del Belpaese. Il
divieto è disposto con decreto firmato ieri dai ministri alle politiche agricole, Nunzia Di Girolamo, della salute,
Beatrice Lorenzin, e dell'ambiente, Andrea Orlando. Lo stop sarà in vigore fino all'adozione delle misure
previste dal regolamento Ue 178/2002. E comunque per 18 mesi. Il provvedimento sarà notificato alla
Commissione Ue e agli altri 27 Stati membri dell'Unione. Secondo il ministro De Girolamo, che ha annunciato
il varo del provvedimento, il divieto al mais MON810 «è motivato dalla preoccupazione sollevata da uno
studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, consolidata da un approfondimento
tecnico scientifico dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che evidenzia l'impatto
negativo del mais gm sulla biodiversità». Non escludendo rischi su organismi acquatici, già evidenziati da un
parere dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) del dicembre 2011. Nella serata di ieri, però è
giunta la reazione di Futuragra, l'organizzazione che da anni è impegnata nella liberalizzazione del
transgenico sul territorio italiano. «Il decreto firmato dai ministri alle politiche agricole, della salute e
dell'ambiente non ha ragione di esistere ed è destinato ad avere vita breve», ha commentato Duilio
Campagnolo, presidente di Futuragra. «Secondo una comunicazione giunta a Futuragra da parte dell'Unione
europea infatti, per la Commissione non ci sono i motivi per adottare le misure di emergenza e di questo il
governo italiano è stato già informato», ha detto Campagnolo. Nella lettera, firmata da Demetris Vryonides,
capo unità per gli affari giuridici della direzione generale per la salute e i consumatori, si legge che «il 17
maggio 2013 la Commissione ha risposto all'Italia che, sulla base della propria valutazione preliminare,
l'urgenza di adottare misure in forza degli articoli 53 e 54 del regolamento (CE) n. 178/2002 non fosse
accertata». Inoltre la Commissione ha chiesto all'Efsa di valutare entro settembre gli elementi scientifici forniti
dall'Italia. Futuragra ha reso noto che chiederà all'Ue di aprire un'infrazione contro l'Italia per «la chiara
volontà di non rispettare i regolamenti europei».
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Ogm, scontro Italia-Europa
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L Unita - Ed. nazionale
Pag. 7
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Letta tiene l'esecutivo «al riparo»
NINNI ANDRIOLO ROMA
Il caso della moglie e della figlia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov che ha determinato il forte
risentimento della Farnesina, ha messo in evidenza le oggettive responsabilità del ministro dell'Interno e ha
dato origine al vertice tra Letta, Alfano, Bonino e Cancellieri organizzato per circoscrivere le tensioni e non
farle esplodere durante la seduta del Consiglio dei ministri. A Palazzo Chigi si corre ai ripari decidendo la
revoca delle espulsioni, ma l'imbarazzo - anche per il delicato ruolo che svolge il vice presidente del Consiglio
come segretario del Pdl - è palese. Letta fa di tutto per mantenere il governo al riparo dalle fibrillazioni, ma
non a costo di chiudere gli «occhi». Così anche per le tensioni che scuotono i partiti. Il premier tende a
salvaguardare l'immagine della squadra che lavora senza farsi condizionare più di tanto dalla tempesta che
spesso le si scatena attorno. Ma la dura presa di posizione dei ministri Pdl, dopo le decisioni della
Cassazione sul processo Mediaset, dimostra che le scosse berlusconiane non possono non far tremare
Palazzo Chigi. Anche se è vero - come ricordano ambienti di governo - che Maurizio Lupi è stato tra i primi a
prendere le distanze dalla pretese di Brunetta di bloccare il Parlamento e che ministri come Nunzia De
Girolamo e Beatrice Lorenzin hanno avvertito che «la linea» Santanché «oggi come ieri è sempre stata
minoritaria», che «i toni esagitati non sono mai appartenuti a Forza Italia» e che «Lei non rappresenta la
maggioranza del partito». La titolare del dicastero della Salute, ieri, ha utilizzato espressioni che traducono il
credo di Letta e che devono aver fatto piacere al presidente del Consiglio. «Non abbiamo parlato di questioni
politiche che riguardano partiti e Parlamento - ha spiegato il ministro a Sky Tg24 - È stato un Consiglio molto
sereno. Questo è un governo che sta cercando di lavorare guardando avanti e in alto, non indietro e in basso.
Siamo impegnati per adempiere al mandato che ci ha dato il Parlamento e siamo fiduciosi nel sostegno della
maggioranza». Bisognerà capire se un'eventuale conferma in Cassazione della condanna di secondo grado
comminata al Cavaliere farà cambiare segno ad affermazioni come queste riportando il calendario all'incendio
di mercoledì scorso. Letta si è mostrato, in ogni caso, «molto soddisfatto» dalla riunione di governo. Per il
«clima fattivo» che l'ha contrassegnata e per i provvedimenti che sono stati varati, quello sull'equiparazione
tra figli naturali e legittimi, innanzitutto. «Non è una novità di ieri il fatto che le fibrillazioni della politica
rimangano lontane dal Consiglio dei ministri», spiegano da Palazzo Chigi. Ma i nodi sono sul tappeto e la
cabina di regia governo-maggioranza del 18 giungo rappresenterà una cartina di tornasole per misurare le
reali intenzioni di Berlusconi. Il Cavaliere ha dato ai suoi l'indicazione di abbassare la tensione - e l'attenzione
- sulle sue vicende giudiziarie, ma li ha spronati anche a tenere alta la guardia su Imu e Iva. Battere sulle
tasse per distogliere dal problema vero: quello della giustizia. «Per noi resta cruciale l'obiettivo di un
alleggerimento fiscale, i cui primi passaggi essenziali sono l'abolizione secca dell'Imu su prima casa e
agricoltura, e il blocco di qualunque aumento Iva», avverte Daniele Capezzone. «Da Letta ci aspettiamo che
mantenga gli impegni», fa eco Renata Polverini. Questo mentre dalle parti del governo si ricordano «i paletti
fissati con l'Europa»; le «coperture» da ricercare; «i limiti del bilancio 2013»; «le condizioni che incidono sulla
politica economica dell'esecutivo». Sono queste, assieme alle fibrillazioni della maggioranza, «le due criticità»
con le quali deve fare i conti un'esecutivo che - tra l'altro - non intende seguire «la logica dei tagli lineari» e
punta a «scelte selettive». L'incognita Berlusconi continua a pesare, quindi. Anche se il premier cerca di
separare le vicende del governo da quelle che riguardano i rapporti politica-giustizia. La proposta Pd di
cambiare la legge sulla ineleggibilità prevedendo che il conflitto d'interessi degli eletti determini una situazione
di incompatibilità? Il presidente del Consiglio «si rimette» anche in questo caso «al Parlamento», intento
com'è a mandare avanti la nave del governo «sia con il mare forza tre che con le onde forza nove». Attento,
tra l'altro, alle ricadute che le pretese Pdl possono determinare dentro il Partito democratico. «Stop agli
strappi o è meglio lasciare» avverte Epifani, perché Berlusconi intenda. .
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IL PUNTO
13/07/2013
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:54625, tiratura:359000)
CRISTIANA PULCINELLI ROMA
È una bella notizia quella giunta ieri sui successi di una nuova tecnica di terapia genica. Bella, anzi bellissima
per Jacob, Mohammad, Giovanni, Kamal, Samuel e Canalp, i bambini affetti da gravi malattie che oggi sono
senza sintomi. Bella per la terapia genica stessa che era passata dalle promesse dei primi anni Novanta a
essere giudicata poco utile o addirittura pericolosa, in particolare dopo i due casi, uno negli Usa e uno in
Francia, dei ragazzi morti in seguito al trattamento. Bella per il nostro paese, perché si tratta di una ricerca
italiana. La tecnica, semplificando, si può descrivere così: i ricercatori hanno prelevato il midollo dall'anca dei
bambini. Dal midollo hanno isolato le cellule staminali e, da queste, hanno rimosso il gene difettoso. Hanno
poi inserito nelle cellule il gene sano usando come "trasportatore" il virus dell'Aids. Infine hanno infuso di
nuovo le staminali geneticamente modificate nei bambini. E i bambini sono guariti. Un risultato molto
promettente ottenuto da due sperimentazioni cliniche indipendenti condotte da ricercat o r i d e l l ' I s t i t u t o
S a n R a f f a e l e T e lethon per la terapia genica (Tiget) di Milano guidati da Luigi Naldini. Le due ricerche
sono state pubblicate on line su Science e descrivono il primo successo clinico della terapia genica con
vettori lentivirali, derivati dall'Hiv (il virus responsabile dell'Aids), su due rare malattie genetiche dell'infanz i a ,
l a l e u c o d i s t r o f i a m e t a c r o m a t i c a e l a s i n d r o m e d i Wiskott-Aldrich. Si tratta di due
malattie poco diffus e , m a t e r r i b i l i . L a l e u c o d i s t r o f i a metacromatica colpisce il sistema
nervoso: i bambini nascono apparentem e n t e s a n i , m a p r e s t o i n i z i a n o a perdere
progressivamente le capacità cognitive e motorie acquisite fino a quel momento, senza alcuna possibilità di
arrestare il processo neurodegenerativo. La sindrome di Wiskott-Aldrich invece ha per bersaglio il sistema
immunitario. I bambini colpiti sono molto più vulnerabili del normale allo sviluppo di infezioni, tumori del
sangue, malattie autoimmuni, ma anche emorragie ed eczemi. La sperimentazione, iniziata nel 2010, ha
interessato 16 pazienti provenienti da tutto il mondo. Quelli pubblicati su Science sono i primi risultati ottenuti
su 6 pazienti: 3 affetti da una malattia e 3 dall'altra. E sono risultati incoraggianti. Nel primo caso, lo studio
condotto sui pazienti con leucodistrofia metacromatica, si è visto che a due anni dal trattamento di un piccolo
paziente e a 18 mesi dal trattamento di altri due, la progressione della malattia si è fermata. Nel secondo, la
sperimentazione condotta sui pazienti di sindrome di Wiskott-Aldrich, i sintomi della malattia, come le
infezioni ricorrenti, si sono attenuati o sono addirittura scomparsi dopo un periodo compreso tra 20 e 32 mesi
dal trattamento. Perché usare l'Hiv? Il virus dell'Aids è un retrovirus, ovvero virus in grado di creare copie di
Dna a partire dal suo genoma fatto di Rna. Il gene sano viene inserito nel retrovirus, cosicché quando infetta
le cellule, la copia del suo genoma si integra nei cromosomi delle cellule, portando con sé il gene modificato.
Le cellule "infettate" si replicano e la copia sana del gene si diffonde. In teoria, un'idea geniale. Però, le cose
negli anni passati non sono andate sempre per il verso giusto. Ci sono stati anche effetti collaterali gravi
come un aumento del rischio di leucemia. Tuttavia, i ricercatori autori del nuovo studio, scrivono che le analisi
molecolari dei bambini trattati a Milan o s e m b r a n o e s c l u d e r e q u e s t o r i schio.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Aids e staminali Battere le malattie genetiche si può
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La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:48275, tiratura:63756)
Tumori, iter più veloce per il sì a nuovi farmaci
l ROMA. Pazienti, famiglie e medici possono tirare un sospiro di sollievo. Il provvedimento presentato dal
Governo che prevede una «corsia preferenziale» per l'approvazione di farmaci innovativi nel campo dei
tumori e delle malattie rare, dovrebbe evitare un doloroso paradosso previsto da una legge dello scorso anno
che poteva portare addirittura i malati a dover pagare di tasca propria farmaci dal costo di decine di migliaia di
euro. I farmaci, ha spiegato il ministro Beatrice Lorenzin illustrando l'ini ziativa, possono essere messi in
commercio a pagamento subito dopo l'approvazione delle autorità europee, in attesa dell'autorizzazione dell'
Aifa che li rende a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Questo ha creato una «finestra» in cui le terapie
approvate possono essere acquistate dai singoli ospedali, che però non sempre lo fanno, oppure addirittura
dagli stessi malati, con una spesa estremamente onerosa per le famiglie. «In base all'emendamento - ha
spiegato Lorenzin - l'Aifa è tenuta a esaminare i dossier con assoluta priorità e a chiudere l'iter entro 100
giorni». Il problema, che nasce da un provvedimento dell'allora ministro Bladuzzi varato nel 2012, era stato
sollevato qualche giorno fa dalle associazioni di pazienti. «Noi avevamo scritto al ministro una lettera in cui
facevamo presente la questione spiega Francesco De Lorenzo, presidente dell'As sociazione Italiana Malati
di Cancro (Aimac) e della European Cancer Patient Coalition -. Il termine di 100 giorni indicato dal
provvedimento invece è congruo per riuscire a contrattare un prezzo giusto senza causare disagi troppo forti.
Questa vicenda dimostra che le associazioni di pazienti fanno richieste compatibili con la situazione, e che la
collaborazione con le istituzioni funziona, ed è un ottimo metodo di lavoro». Il provvedimento, sottolinea
Stefano Cascinu, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), ci «avvicina» agli altri
paesi europei. «E' un grande passo avanti - spiega l'esperto - che ci mette al pari con gli altri paesi, dove
l'approvazione dei farmaci è più veloce»
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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IL CASO IL GOVERNO PRESENTA UN PROVVEDIMENTO PER UNA «CORSIA PREFERENZIALE»
13/07/2013
Eco di Bergamo
(diffusione:54521, tiratura:63295)
Corsia preferenziale per i farmaci anticancro
ROMA Pazienti, famiglie e medici possono tirare un sospiro di sollievo. Il provvedimento presentato ieri dal
governo, che prevede una corsia preferenziale per l'approvazione di farmaci innovativi nel campo dei tumori e
delle malattie rare, dovrebbe evitare un doloroso paradosso previsto da una legge dello scorso anno che
poteva portare addirittura i malati a dover pagare di tasca propria farmaci dal costo di decine di migliaia di
euro. I farmaci, ha spiegato il ministro Beatrice Lorenzin illustrando l'iniziativa, possono essere messi in
commercio a pagamento subito dopo l'approvazione delle autorità europee, in attesa dell'autorizzazione dell'
Aifa che li rende a carico del Servizio sanitario nazionale. Questo ha creato una «finestra» in cui le terapie
approvate possono essere acquistate dai singoli ospedali, che però non sempre lo fanno, oppure addirittura
dagli stessi malati, con una spesa estremamente onerosa per le famiglie. «In base all'emendamento - ha
spiegato Lorenzin - l'Aifa è tenuta a esaminare i dossier con assoluta priorità e a chiudere l'iter entro cento
giorni». Il problema, che nasce da un provvedimento dell'allora ministro Bladuzzi varato nel 2012, era stato
sollevato qualche giorno fa dalle associazioni di pazienti. «Noi avevamo scritto al ministro una lettera in cui
facevamo presente la questione - spiega Francesco De Lorenzo, presidente dell'Associazione italiana malati
di cancro (Aimac) e della European cancer patient coalition -. Il termine di cento giorni indicato dal
provvedimento invece è congruo per riuscire a contrattare un prezzo giusto senza causare disagi troppo forti.
Questa vicenda dimostra che le associazioni di pazienti fanno richieste compatibili con la situazione, e che la
collaborazione con le istituzioni funziona, ed è un ottimo metodo di lavoro». Il provvedimento, sottolinea
Stefano Cascinu, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), ci «avvicina» agli altri
Paesi europei.
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GENERALI
13/07/2013
Giornale di Brescia
Pag. 2
(diffusione:48023, tiratura:59782)
ROMA Figli, e basta. Un testo varato dal governo mette la parola fine alle discriminazioni tra figli naturali e
legittimi, equiparando i minori nati da coppie sposate con quelli nati fuori dal matrimonio: una platea di
soggetti che, secondo l'Istat, conta circa 134 mila persone, vale a dire un nuovo nato su 4. Il decreto
legislativo «è molto importante, scompare dal codice civile la distinzione tra figli di serie A e B, si è figli e
basta. È una cosa di grande civiltà», ha detto il premier Letta, presentando il provvedimento varato su
proposta anche dei ministri dell'Interno, Giustizia, Lavoro e Politiche Sociali e del vice ministro alle Pari
Opportunità. La norma è frutto del lavoro di una commissione tecnica presieduta dal professore Cesare
Massimo Bianca e discende da una legge varata alla fine dello scorso anno che già sanciva il principio della
parificazione, ma delegava il governo a legiferare per la parte attuativa. Un passo che ora è stato compiuto e
che comporta molte conseguenze sul piano pratico, a cominciare dalle successioni e dai diritti in fatto di
eredità, che prima erano monchi e ora diventano pieni. Tante le novità introdotte. Sparisce dal codice civile
l'aggettivazione «naturale» o «legittimo» aggiunta alla parola figli e vale quindi il criterio di unicità, esteso
anche ai minori adottati. Si passa dalla potestà alla responsabilità genitoriale. La filiazione fuori dal
matrimonio produce effetti successori nei confronti di tutti i parenti e non solo dei genitori. I termini per
chiedere il disconoscimento di paternità scendono a 5 anni dalla nascita. Vengono introdotti il diritto degli
ascendenti - nonni, zii di mantenere «rapporti significativi» con i nipoti minorenni e quello dei minori di essere
ascoltati nei procedimenti che li riguardano. «È una buona notizia», commenta il Garante per l'infanzia,
Spadafora, che auspica si prosegua su questa strada. Soddisfatte anche le associazioni, da Unicef a
Telefono Azzurro, che parlano d'«ingiustizia superata». E commenti positivi arrivano pure dal Consiglio del
Notariato, che sottolinea come anche sul piano delle successioni vengono assicurati diritti finora negati, per
altro con effetti sui procedimenti in corso. Sul piano politico, dal Pd a Sel, dall'Udc al Pdl, dal Psi alla Lega, le
reazioni sono tutte a favore della riforma, giunta ora al suo ultimo atto, ma che il centrodestra rivendica con
forza, attribuendola all'azione condotta dal governo del Cavaliere. «Questa riforma osserva infatti Giovanardi
- è stata fortemente voluta dal Dipartimento famiglia del Governo Berlusconi». ROMA Pazienti, famiglie e
medici possono tirare un sospiro di sollievo. Il provvedimento presentato ieri dal Governo che prevede una
«corsia preferenziale» per l'approvazione di farmaci innovativi nel campo dei tumori e delle malattie rare,
dovrebbe evitare un doloroso paradosso previsto da una legge dello scorso anno che poteva portare
addirittura i malati a dover pagare di tasca propria farmaci dal costo di migliaia di euro. I farmaci, ha spiegato
il ministro Lorenzin illustrando l'iniziativa, possono essere messi in commercio a pagamento subito dopo
l'approvazione delle autorità europee, in attesa dell'autorizzazione dell'Aifa che li rende a carico del Servizio
Sanitario Nazionale. Questo ha creato una «finestra» in cui le terapie approvate possono essere acquistate
dai singoli ospedali, che però non sempre lo fanno, oppure addirittura dagli stessi malati, con una spesa
estremamente onerosa per le famiglie. «In base all'emendamento - ha spiegato Lorenzin - l'Aifa è tenuta a
esaminare i dossier con assoluta priorità e a chiudere l'iter entro 100 giorni». Il problema, che nasce da un
provvedimento dell'allora ministro Balduzzi varato nel 2012, era stato sollevato qualche giorno fa dalle
associazioni di pazienti. Il provvedimento, sottolinea Stefano Cascinu, presidente dell'Associazione Italiana di
Oncologia Medica (Aiom) «è un grande passo avanti che ci mette al pari con gli altri paesi, dove
l'approvazione dei farmaci è molto più veloce». Il premier Enrico Letta col ministro Beatrice Lorenzin
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Ddl sui tumori: corsia rapida per approvare i nuovi farmaci
13/07/2013
Il Giornale di Vicenza
Pag. 34
(diffusione:41821, tiratura:51628)
Una nuova farmacia nella zona industriale
Una gestione per venticinque anni, partendo da una base d´appalto di 650 mila euro. Il Comune di
Montecchio cerca gestori per la nuova farmacia che sarà aperta in zona industriale, accanto a viale Europa e
Milano e al confine con Montorso, Zermeghedo e Montebello. Sono, quindi, aperti i bandi per la sesta
farmacia che aprirà in città a cui potranno partecipare farmacisti singoli, associati, cooperative o anche gruppi
temporanei ma che abbiano comunque un oggetto sociale che sia compatibile con la gestione di una
farmacia. «Con questo bando perseguiamo l´obiettivo di fornire un ulteriore servizio alla cittadinanza - spiega
l´assessore al bilancio Loris Crocco -, in una zona che è attualmente sprovvista di farmacia. I residenti, se
tutto andrà in porto, avranno il servizio a pochi metri da casa». Le offerte dovranno pervenire entro le 12.30
del 9 settembre ed dovranno essere indirizzate all´ufficio protocollo del municipio. L´apertura delle buste è
fissata per il giorno successivo alle 10 durante una seduta aperta al pubblico. Il bando completo è disponibile
sul sito web comunale: www.comune.montecchio-maggiore.vi.it, al link "Amministrazione trasparente". A.F. ©
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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MONTECCHIO/3
13/07/2013
Il Piccolo di Trieste - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:44247, tiratura:212000)
semplificazione
Tempi certi e non superiori a 100 giorni complessivi per la dispensazione a carico del Servizio sanitario
nazionale di speciali categorie di farmaci, come quelli oncologici. È quanto prevede la proposta di un
intervento legislativo per razionalizzare e semplificare le procedure di autorizzazione di competenza
dell'Agenzia italiana del farmaco, avanzata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e condivisa dal
Consiglio dei ministri. L'intervento legislativo prevede che per i farmaci cosiddetti «orfani» e per quelli di
eccezionale rilevanza terapeutica e sociale, si apra una corsia preferenziale nell'iter di autorizzazione e
negoziazione, così da avere tempi ridotti e certi. «L'Aifa - ha spiegato il ministro - è tenuta a esaminare il
dossier e chiudere l'iter» per l'immissione dei farmaci nel prontuario del Ssn «entro 100 giorni»
dall'immissione del farmaco in commercio a pagamento. Per i «farmaci orfani», così sono definiti i farmaci
destinati alle cure delle malattie rare, si aprirà quindi una corsia preferenziale nell'iter dell' Aifa, mentre
l'azienda produttrice del farmaco presenterà la domanda di inserimento nel prontuario entro 30 giorni. Il
governo - ha dichiarato Lorenzin - spera «di poter inserire dentro il primo decreto disponibile» la norma,
«Quindi, entro i prossimi 15 giorni». La decisione del governo è stata accolta con unanime favore:
soddisfazione hanno espresso i primari oncologi ospedalieri del Cipomo, gli oncologi medici dell'Aiom, i
volontari del Favo, che auspicano una rapida approvazione dell'emendamento in sede parlamentare.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Farmaci oncologici a breve nel prontuario
13/07/2013
Il Tirreno - Ed. nazionale
Pag. 5
(diffusione:80832, tiratura:102004)
Una authority per vigilare sui trasporti
Gli altri punti all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di ieri, riguardavano anche trasporti e farmaci. E
dunque, l'esecutivo ha dato il via libera all'Autorità dei trasporti. «È un tema importante ha spiegato il premier
Enrico Letta - Inizia l'iter che dovrà andare in Parlamento, perché c'è bisogno di regolamentare il settore». Il
ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha aggiunto che l'Authority rappresenta «lo strumento ideale per
liberalizzare il mercato». Il governo ha poi proposto i nomi dei tre componenti: Andrea Camanzi, come
presidente, Barbara Marinali e Mario Valducci». Il plauso alla decisione del governo è arrivato da sindacati
(Ugl, Fit Cisl) esponenti politici e Ntv. Soprattutto il primo operatore ferroviario privato dell'alta velocità, che
vede tra i principali azionisti Della Valle e Montezemolo, parla di «tassello importante per consentire il pieno e
corretto sviluppo della liberalizzazione del nostro sistema di trasporto». Lo snodo principale è infatti quello
ferroviario, insito nell'anomalia di un gestore dell'infrastruttura, Rfi del gruppo Ferrovie dello Stato,
concorrente pubblico degli operatori privati sulla rete. Un'altra misura adottata dal Cdm riguarda
l'approvazione di un emendamento sulla classificazione dei farmaci oncologici. La norma, ha spiegato il
ministro della Salute Beatrice Lorenzin, prevede che «l'Aifa è tenuta a esaminare il dossier e chiudere l'iter»
per l'immissione dei farmaci nel prontuario del Servizio sanitario nazionale «entro cento giorni»
dall'immissione del farmaco in commercio a pagamento.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
novità anche per i farmaci
13/07/2013
La Liberta
Pag. 2
(diffusione:30736, tiratura:172000)
ROMA - Pazienti, famiglie e medici possono tirare un sospiro di sollievo. Il provvedimento presentato ieri dal
Governo che prevede una "corsia preferenziale" per l'approvazione di farmaci innovativi nel campo dei tumori
e delle malattie rare, dovrebbe evitare un doloroso paradosso previsto da una legge dello scorso anno che
poteva portare addirittura i malati a dover pagare di tasca propria farmaci dal costo di decine di migliaia di
euro.
I farmaci, ha spiegato il ministro Beatrice Lorenzin illustrando l'iniziativa, possono essere messi in commercio
a pagamento subito dopo l'approvazione delle autorità europee, in attesa dell'autorizzazione dell'Aifa che li
rende a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Questo ha creato una "finestra" in cui le terapie approvate
possono essere acquistate dai singoli ospedali, che però non sempre lo fanno, oppure addirittura dagli stessi
malati, con una spesa estremamente onerosa per le famiglie. «In base all'emendamento - ha spiegato
Lorenzin - l'Aifa è tenuta a esaminare i dossier con assoluta priorità e a chiudere l'iter entro 100 giorni».
Il problema, che nasce da un provvedimento dell'allora ministro Bladuzzi varato nel 2012, era stato sollevato
qualche giorno fa dalle associazioni di pazienti. «Noi avevamo scritto al ministro una lettera in cui facevamo
presente la questione - spiega Francesco De Lorenzo, presidente dell'Associazione italiana malati di cancro
(Aimac) e della European cancer patient coalition -. Il termine di 100 giorni indicato dal provvedimento invece
è congruo per riuscire a contrattare un prezzo giusto senza causare disagi troppo forti. Questa vicenda
dimostra che le associazioni di pazienti fanno richieste compatibili con la situazione, e che la collaborazione
con le istituzioni funziona, ed è un ottimo metodo di lavoro».
Il provvedimento, sottolinea Stefano Cascinu, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica
(Aiom), ci "avvicina" agli altri paesi europei. «È un grande passo avanti - spiega l'esperto - che ci mette al pari
con gli altri paesi, dove l'approvazione dei farmaci è molto più veloce. Con il provvedimento si risolve un
problema urgente, che creava disagi a pazienti e medici. Auspichiamo una rapida approvazione
dell'emendamento in sede parlamentare. Vanno però sempre considerate le esigenze di sostenibilità del
sistema, che non possono essere messe a rischio dai tempi rapidi di negoziazione».
13/07/2013
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Cura dei tumori, il governo annuncia una corsia preferenziale per i farmaci
13/07/2013
La Padania - Ed. nazionale
Pag. 11
(tiratura:70000)
Dal Cdm emendamento per la classificazione dei farmaci oncologici da parte del Ssn. Il ministro Lorenzin:
ritardi anche di 2 anni
Il governo ha approvato un emendamento che presenteremo a brevissimo al Parlamento sulla classificazione
dei farmaci oncologici», ha annunciato il presidente del consiglio Enrico Letta al termine della riunione di ieri a
Palazzo Chigi. «L'emendamento - ha spiegato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin - prevede che «l'Aifa
è tenuta a esaminare il dossier e chiudere l'iter» per l'immissione dei farmaci nel prontuario del Servizio
Sanitario Nazionale «entro cento giorni» dall'immissione del farmaco in commercio a pagamento. Lorenzin ha
poi aggiunto che l'emendamento risponde all'esigenza di rispondere a «questioni che hanno riempito le
pagine giornali in queste settimane e riguardanti due farmaci antitumorali: è accaduto che la disciplina vigente
prevede che un farmaco, per essere dispensato dal Servizio Sanitario Nazionale» sia oggetto di una
«negoziazione bilaterale nel prontuario nazionale e in quelli regionali. Dal 2012, una legge prevede che un
farmaco con l'autorizzazione al commercio può essere immesso a pagamento nel mercato. Questo ha
provocato un ritardo tra l'immissione in commercio e l'inserimento del farmaco nel prontuario. Un ritardo che
può arrivare addirittura a 24 mesi. Riteniamo che per i farmaci orfani», così sono definiti i farmaci destinati
alle cure delle malattie rare, «si debba aprire una corsia preferenziale nell'iter per avere tempi certi nella
dispensazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale». Aifa è tenuta ora a esaminare il dossier e a
chiudere l'iter entro 100 giorni. L'azienda produttrice del farmaco di presentare la domanda di inserimento nel
prontuario entro 30 giorni. Insomma, il governo - ha concluso il ministro Lorenzin - «ritiene che per i farmaci
orfani e per quelli di eccezionale rilevanza terapeutica e sociale, definiti così da un'apposita delibera di Aifa, si
debba aprire una corsia preferenziale nell'iter di autorizzazione e di negoziazione, per avere tempi ridotti e
certi per la dispensazione a carico del Ssn».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Tempi più rapidi per il via libera di Afa su farmaci antitumorali
13/07/2013
La Padania - Ed. nazionale
Pag. 11
(tiratura:70000)
Sconfìtte due rare malattìe: la sìndrome WìskottAldrìch e la leucodìstrofìa metacromatìca. Lo straordìnarìo
traguardo raggìunto dopo 15 annì e 30 mìlìonì dì euro dì ìnvestìmentì Ifondi raccolti grazie a Telethon. I
ricercatori hanno usato il virus dell'Hiv (ripulito degli elementi pericolosi) per diffondere i geni corretti nelle
cellule
Sembrava qualcosa di impossibile. Sconfiggere la s i n d r o m e Wiskott-Aldrich e la leucodistrofia
metacromatica. Eppure lo straordinario traguardo è stato raggiunto ieri dopo 15 anni, e 30 milioni di euro di
investimenti, da una mega ricerca firmata Telethon e San Raffaele di Milano. I ricercatori hanno usato il virus
dell'Hiv (ripulito degli elementi pericolosi) per diffondere i geni corretti in tutte le cellule. Merito di un mix delle
tecniche più avanzate della medicina moderna. La prima è la terapia genica: il dna di una cellula difettosa
viene corretto grazie all'introduzione di un gene sano assemblato in laboratorio. E così, grazie alla ricerca
targata Lombardia, sei bambini, sono «guariti» nei geni che ne minavano la vita invece di proteggerla. La
svolta ha le premesse nel 1996, quando un ricercatore italiano ha un'intuizione «geniale». Utilizzare il potente
retrovirus dell'Aids. Disattivato della componente maligna, modificato in modo da trasportare il gene sano e,
«infettando» le cellule staminali dei bambini, sostituirlo a quello malato causa di una morte scontata. Cellule
staminali «curate» nella genetica e iniettate nel sangue dei bambini. Anni di piccoli passi, in vitro, sugli
animali, di successi e insuccessi, di tre passi avanti e due indietro. Fino all'altro giorno con il ritorno al sorriso
di sei splendidi bambini. II loro sangue è stato "trattato" per la prima volta nella primavera del 2010 al San
Raffaele. Per inserire il gene ricreato in laboratorio nelle staminali, infine, i ricercatori hanno usato uno dei
virus più famigerati della natura: l'Hiv. Sono quasi vent'anni che Luigi Naldini, il coordinatore della terapia,
studia come spogliare questo minuscolo organismo dai suoi aspetti pericolosi per sfruttarne il lato positivo:
una grande efficienza nel penetrare nel nucleo delle cellule e recapitarvi il gene corretto. Tutto questo senza
destabilizzare il genoma e rischiare di provocare altre malattie. I risultati della sperimentazione di Telethon e
San Raffaele sono pubblicati ora in due articoli della rivista Science. I sei bambini che oggi corrono, vanno a
scuola, praticano kung fu o giocano a pallone, erano stati colpiti da due malattie genetiche: la sindrome
WiskottAldrich (che provoca un deficit del sistema immunitario e delle piastrine del sangue) e la leucodistrofia
metacromatica (che causa la paralisi progressiva di nervi, muscoli e cervello). I medici hanno isolato le
staminali dal midollo osseo dei bambini (prelevato dall'anca), poi le hanno sottoposte a terapia genica con
l'Hiv e infine le hanno reinfuse nei piccoli pazienti, senza problemi di rigetto. Teoricamente, il trattamento
dovrebbe valere per tutta la vita.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
San Raffaele nella storia: sei bimbi rinati grazie alla terapia genica
13/07/2013
La Prealpina - Ed. nazionale
Pag. 03
(diffusione:38000)
ROMA - Pazienti, famiglie e medici possono tirare un sospiro di sollievo. Il provvedimento presentato ieri dal
Governo che prevede una "corsia preferenziale" per l'approvazione di farmaci innovativi nel campo dei tumori
e delle malattie rare, dovrebbe evitare un doloroso paradosso previsto da una legge dello scorso anno, che
poteva portare addirittura i malati a dover pagare di tasca propria farmaci dal costo di decine di migliaia di
euro.
I farmaci, ha spiegato il ministro Beatrice Lorenzin (foto Ansa) illustrando l'iniziativa, possono essere messi in
commercio a pagamento subito dopo l'approvazione delle autorità europee, in attesa dell'autorizzazione dell'
Aifa che li rende a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Questo ha creato una finestra in cui le terapie approvate possono essere acquistate dai singoli ospedali, che
però non sempre lo fanno, oppure addirittura dagli stessi malati, con una spesa estremamente onerosa per le
famiglie. «In base all'emendamento - ha spiegato Lorenzin - l'Aifa è tenuta a esaminare i dossier con assoluta
priorità e a chiudere l'iter entro 100 giorni».
Il problema, che nasce da un provvedimento dell'allora ministro Balduzzi varato nel 2012, era stato sollevato
qualche giorno fa dalle associazioni di pazienti. «Noi avevamo scritto al ministro una lettera in cui facevamo
presente la questione - spiega Francesco De Lorenzo, presidente dell'Associazione Italiana Malati di Cancro
(Aimac) e della European Cancer Patient Coalition -. Il termine di 100 giorni indicato dal provvedimento
invece è congruo per riuscire a contrattare un prezzo giusto senza causare disagi troppo forti».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Malattie rare, i farmaci non si pagano
13/07/2013
La Prealpina - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:38000)
LONATE POZZOLO - Quella fiducia manifestata due mesi fa dal sindaco Piergiulio Gelosa durante
un'incontro con gli abitanti di Tornavento non era un ottimismo di facciata. Bensì corroborato da una solida
certezza in vista della definizione di un obiettivo prioritario per la frazione rappresentato dalla realizzazione di
una farmacia comunale a Tornavento. Di questo si è parlato giovedì sera nel corso della commissione
capigruppo in vista del voto definitivo al progetto previsto nel corso del consiglio comunale convocato il 18
luglio.
La farmacia si realizzerà in via Goldoni - all'ingresso della frazione - all'interno di un importante complesso
residenziale e commerciale - e sarà gestita in convenzione con il vicino comune di Ferno attraverso il vero
braccio operativo costituito dalla Ferno Farma.Co A quest'ultima competeranno le spese condominiali e di
avviamento del servizio mentre all'ente locale andranno tremila euro all'anno che potranno aumentare in base
al fatturato. La titolarità della licenza di questo servizio resterà comunque a capo del comune di Lonate che
potrà finalmente portare a casa l'ambito risultato di una farmacia anche a Tornavento. Accanto a quelle già
presenti e operative nel capoluogo e nella frazione di Sant'Antonino.
Il primo cittadino non si sbilancia ma sottolinea di «auspicare di vedere operativo il nuovo servizio entro la fine
di quest'anno. Questo rappresenta per la frazione un grande punto di partenza nel campo
dell'implementazione dei servizi di natura socio sanitaria» tanto che in una prospettiva, ancora però molto
lontana, il sogno è quello di «realizzare uno studio medico». L'arrivo di una farmacia comunale viene incontro
a quel percorso di vocazione di crescita per Tornavento che è sempre stato nel Dna dell'amministrazione di
centrodestra e vuole costituire anche una risposta a bisogni dei suoi residenti. La convenzione - alla luce di
una gestione convenzionata con Ferno con il quale si rafforza sempre più la partnership - sarà oggetto di
approvazione anche dell'assise consiliare fernese che il sindaco Mauro Cerutti dovrebbe convocare
mercoledì 24 luglio.
Matteo Bertolli
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Tornavento avrà la sua farmacia
13/07/2013
La Provincia Pavese - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:22080, tiratura:27264)
novità anche per i farmaci
Gli altri punti all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di ieri, riguardavano anche trasporti e farmaci. E
dunque, l'esecutivo ha dato il via libera all'Autorità dei trasporti. «È un tema importante - ha spiegato il
premier Enrico Letta - Inizia l'iter che dovrà andare in Parlamento, perché c'è bisogno di regolamentare il
settore». Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha aggiunto che l'Authority rappresenta «lo strumento ideale
per liberalizzare il mercato». Il governo ha poi proposto i nomi dei tre componenti: Andrea Camanzi, come
presidente, Barbara Marinali e Mario Valducci». Il plauso alla decisione del governo è arrivato da sindacati
(Ugl, Fit Cisl) esponenti politici e Ntv. Soprattutto il primo operatore ferroviario privato dell'alta velocità, che
vede tra i principali azionisti Della Valle e Montezemolo, parla di «tassello importante per consentire il pieno e
corretto sviluppo della liberalizzazione del nostro sistema di trasporto». Lo snodo principale è infatti quello
ferroviario, insito nell'anomalia di un gestore dell'infrastruttura, Rfi del gruppo Ferrovie dello Stato,
concorrente pubblico degli operatori privati sulla rete. Un'altra misura adottata dal Cdm riguarda
l'approvazione di un emendamento sulla classificazione dei farmaci oncologici. La norma, ha spiegato il
ministro della Salute Beatrice Lorenzin, prevede che «l'Aifa è tenuta a esaminare il dossier e chiudere l'iter»
per l'immissione dei farmaci nel prontuario del Servizio sanitario nazionale «entro cento giorni»
dall'immissione del farmaco in commercio a pagamento.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
51
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Una authority per vigilare sui trasporti
13/07/2013
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:64550, tiratura:80914)
Tumori, molecole nuove varate in 100 giorni
Il governo annuncia una corsia preferenziale per i farmaci che eviterà il paradosso di far pagare i malati. Le
associazioni: «Al passo con altri Paesi»
Roma. Pazienti, famiglie e medici possono tirare un sospiro di sollievo. Il provvedimento presentato ieri dal
governo che prevede una corsia preferenziale per l'approvazione di farmaci innovativi nel campo dei tumori e
delle malattie rare, dovrebbe evitare un doloroso paradosso previsto da una legge dello scorso anno che
poteva portare addirittura i malati a dover pagare di tasca propria farmaci dal costo di decine di migliaia di
euro. I farmaci, ha spiegato il ministro Beatrice Lorenzin illustrando l'iniziativa, possono essere messi in
commercio a pagamento subito dopo l'approvazione delle autorità europee, in attesa dell'autorizzazione dell'
Aifa che li rende a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Questo ha creato una "finestra" in cui le terapie
approvate possono essere acquistate dai singoli ospedali, che però non sempre lo fanno, oppure addirittura
dagli stessi malati, con una spesa estremamente onerosa per le famiglie. «In base all'emendamento - ha
spiegato Lorenzin - l'Aifa è tenuta a esaminare i dossier con assoluta priorità e a chiudere l'iter entro 100
giorni». Il problema, che nasce da un provvedimento dell'allora ministro Balduzzi varato nel 2012, era stato
sollevato qualche giorno fa dalle associazioni di pazienti. «Noi avevamo scritto al ministro una lettera in cui
facevamo presente la questione - spiega Francesco De Lorenzo, presidente dell'Associazione Italiana Malati
di Cancro (Aimac) e della European Cancer Patient Coalition -. il problema è che dopo l'approvazione questi
farmaci vengono inseriti nella fascia C, quella a pagamento, in attesa che l'Aifa ne stabilisca il prezzo ufficiale
obbligando le Regioni ad acquistarli. Questo creava delle grandi disparità, perché lasciava alla discrezione
dei singoli ospedali la possibilità di acquistarli. Il termine di 100 giorni indicato dal provvedimento invece è
congruo per riuscire a contrattare un prezzo giusto senza causare disagi troppo forti. I pazienti sanno
benissimo che c'è un problema di sostenibilità, infatti noi chiediamo che le prescrizioni siano fatte con la
massima appropriatezza, e che i farmaci vengano approvati solo se c'è un effettivo miglioramento della
qualità della vita del paziente. Questa vicenda dimostra che le associazioni di pazienti fanno richieste
compatibili con la situazione, e che la collaborazione con le istituzioni funziona, ed è un ottimo metodo di
lavoro». Il provvedimento, sottolinea Stefano Cascinu, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia
Medica (Aiom), ci avvicina agli altri Paesi europei. «È un grande passo avanti - spiega l'esperto - che ci mette
al pari con gli altri Paesi, dove l'approvazione dei farmaci è molto più veloce. Con il provvedimento si risolve
un problema urgente, che creava disagi a pazienti e medici. Auspichiamo una rapida approvazione
dell'emendamento in sede parlamentare. Vanno però sempre considerate le esigenze di sostenibilità del
sistema». Giancarlo Cologgi 13/07/2013
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
52
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
decreto per un nuovo iter
13/07/2013
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:64550, tiratura:80914)
Non sognavo di diventare un ricco sfondato, ma solo un uomo sereno
salvatore carobene Mario Barresi Catania. Ha vissuto un'infanzia e una giovinezza agiate, accarezzando un
sogno a portata di vita: «Volevo diventare un uomo sereno». Non ricco sfondato, ma con un tenore di vita
almeno pari a quello che i suoi genitori gli avevano garantito. E invece oggi a 53 anni («ma ancora da
compiere, a ottobre», precisa il diretto interessato) si ritrova a essere un disoccupato alle soglie nella neopovertà. Salvatore Carobene non è di quelli che fa la fila alla Caritas per avere un pasto caldo, «grazie alla
pensione di mia mamma, che ha 83 anni, e alla reversibilità di quella di mio papà». Ma ogni volta che sul
giornale legge di misure - promesse, annunciate, solo talvolta messe in pratica - contro la «disoccupazione
giovanile», si incupisce un po' di più. «E per noi che abbiamo superato i cinquant'anni e che siamo senza
lavoro nessuno fa nulla? È giusto che i governanti pensino al futuro del ventenne o a fermare la cosiddetta
fuga dei cervelli, ma non mi sembra che ci siano progetti per chi, come me, giovane non lo è più e ha
problemi che non riguardano il futuro, ma il presente». Il dottor Carobene è originario di Grammichele, ma
vive da molti anni a Catania. Suo padre, che non c'è più, era medico e sua madre casalinga. «Oggi vivo
assieme a lei, il che non è una cosa che mi fa sentire in prigione. Io non sono sposato e non ho figli, magari
avrei deciso di starle vicino. Ma per scelta e non per necessità... ». Carobene ha studiato al liceo classico
"Secusio" di Caltagirone e poi s'è laureato in Farmacia. «Purtroppo non potevamo comprare un'attività, ma
all'epoca in cui ho finito l'università c'erano tante opportunità per lavorare come impiegato. Io ho cominciato a
farlo, magari con la speranza che un giorno, mettendo un po' di soldi da parte e con l'aiuto della mia famiglia,
avrei potuto acquisire una farmacia tutta mia». Comunque la spendibilità della qualifica sul mercato del lavoro
permette a Carobene di lavorare, «prima come semplice addetto, poi come responsabile». Ma poi subentrano
i problemi, irrompe la crisi. Il dottore perde il lavoro che aveva. E parte il "piano B", un po' al rallentatore come
lui stesso ammette: «All'inizio c'era la possibilità di lavoro, ma molto lontano da Catania. Ci ho riflettuto un po',
forse troppo, ma magari quando avrei detto di sì era già tardi». E poi le porte in faccia. «Una serie di no, uno
dopo l'altro. Qualcuno mi aveva detto: "Sì, venga, siamo pronti ad assumerla nella nostra farmacia". Ma alla
prova dei fatti si sono tirati tutti indietro, soltanto alcuni hanno avuto la correttezza di spiegarmi che non
potevano permettersi un impiegato, molti non si sono degnati nemmeno di dirmi perché mi rifiutavano,
qualcuno ha farfugliato che ero "troppo vecchio" per essere assunto e che magari un giovane gli sarebbe
costato di meno». Rifiuti sotto l'Etna, rifiuti dall'Ennese. Soltanto rifiuti. E anche qualche presa in giro di quelle
da manuale: «Non mi vergogno a dire che ho chiesto aiuto anche ai politici. Uno dei tanti, di cui non faccio il
nome non per paura ma per una questione di eleganza, mi aveva garantito un posto alla vigilia delle
votazioni. Io non è che ci credessi più di tanto, ma è bastato che andassi alla sua festa per l'elezione e
quando mi sono avvicinato a lui per congratularmi non mi ha nemmeno stretto la mano e s'è girato dall'altro
lato». Carobene ha provato anche una riqualificazione professionale fai-da-te, tirando fuori libri e dvd per
migliorare il suo inglese: «Mi avevano detto che c'era qualche possibilità a Sigonella, ma che prendevano
solo chi parlava benissimo la lingua. Ma nulla di fatto, come in tante altre offerte che poi si sono rivelate delle
truffe». Per la seconda generazione di una famiglia comunque benestante le rinunce non minacciano la
sopravvivenza: «Per fare la spesa, grazie a Dio, problemi non ne ho. Ma per il resto niente: nessun piacere,
niente acquisti extra, abbiamo rinunciato anche all'unico viaggetto che ogni anno facevamo per andare a
trovare dei nostri parenti a Verona». È dignitoso e onesto, Carobene. E consapevole che «la mia situazione,
al confonto di mille altre in Sicilia, non è disperata. Ma perché devo stare zitto? Perché non devo rivendicare il
diritto ad avere un posto di lavoro. Faccio appello ai titolari di farmacia, se qualcuno anche tramite il giornale,
vuole darmi un'opportunità io sono pronto. Ho superato i cinquanta, ma ho ancora tanta voglia di fare al
meglio questo lavoro. Non mi arrendo». Anche se dovrà rassegnarsi a incarnare il simbolo della cosiddetta
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«Io, figlio di medico e laureato in Farmacia oggi a 53 anni disoccupato e
dimenticato»
13/07/2013
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:64550, tiratura:80914)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
"mobilità sociale" ai tempi di una crisi che ha inghiottito la buona vecchia borghesia, trascinandola verso il
basso. E così oggi è sempre più difficile che il figlio di un operaio diventi un primario ospedaliero, mentre è
sempre più facile che il figlio di un medico diventi un disoccupato cronico. twitter: @MarioBarresi 13/07/2013
13/07/2013
Messaggero Veneto - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:51393, tiratura:61353)
novità anche per i farmaci
Gli altri punti all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di ieri, riguardavano anche trasporti e farmaci. E
dunque, l'esecutivo ha dato il via libera all'Autorità dei trasporti. «È un tema importante - ha spiegato il
premier Enrico Letta - Inizia l'iter che dovrà andare in Parlamento, perché c'è bisogno di regolamentare il
settore». Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha aggiunto che l'Authority rappresenta «lo strumento ideale
per liberalizzare il mercato». Il governo ha poi proposto i nomi dei tre componenti: Andrea Camanzi, come
presidente, Barbara Marinali e Mario Valducci». Il plauso alla decisione del governo è arrivato da sindacati
(Ugl, Fit Cisl) esponenti politici e Ntv. Soprattutto il primo operatore ferroviario privato dell'alta velocità, che
vede tra i principali azionisti Della Valle e Montezemolo, parla di «tassello importante per consentire il pieno e
corretto sviluppo della liberalizzazione del nostro sistema di trasporto». Lo snodo principale è infatti quello
ferroviario, insito nell'anomalia di un gestore dell'infrastruttura, Rfi del gruppo Ferrovie dello Stato,
concorrente pubblico degli operatori privati sulla rete. Un'altra misura adottata dal Cdm riguarda
l'approvazione di un emendamento sulla classificazione dei farmaci oncologici. La norma, ha spiegato il
ministro della Salute Beatrice Lorenzin, prevede che «l'Aifa è tenuta a esaminare il dossier e chiudere l'iter»
per l'immissione dei farmaci nel prontuario del Servizio sanitario nazionale «entro cento giorni»
dall'immissione del farmaco in commercio a pagamento.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Una authority per vigilare sui trasporti
13/07/2013
Gente - N.30 - 23 luglio 2013
Pag. 59
(diffusione:372741, tiratura:488629)
questa medicina non fa per me!
guai a sostituire ciò che prescrive il veterinario. e anche lasciando i Flaconi in giro per la casa, Fido si può
avvelenare subito dal suo medico un medico veterinario visita un barboncino. le sue indicazioni terapeutiche
vanno seguite con rigore. «gli animali richiedono competenze speciFiche», aFFerma l'esperto
alessandra vuga
può capitare che, curioso com'è, il cane di casa ingoi le nostre pillole, lasciate incautamente alla sua portata.
«Questa è solo una delle cause di intossicazione da farmaci negli animali domestici, che purtroppo spesso
riscontriamo», dice il dottor Marco Melosi, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari italiani.
«Ulteriori danni si hanno a causa dell'uso scorretto dei medicinali». Per gli animali da compagnia, infatti, la
legge prevede si usino i medicinali veterinari. «Un presidio fondamentale», spiega Melosi, «che va usato
sempre con la massima attenzione, foglietto illustrativo alla mano, e che va prescritto dal medico veterinario.
Che può valutare e decidere, quando tale farmaco non c'è, di prescriverne uno per uso umano, ma è una
condizione d'eccezione. In ogni caso: mai prendere iniziative. Anche se avete in casa un prodotto che
credete possa fare al caso, mai utilizzarlo per il cane o il gatto!. «Il medico veterinario può fornire le confezioni
di avvio terapia se ce ne fosse l'urgenza», precisa Melosi, che prosegue: «Sulla prescrizione del farmaco, i
medici veterinari sono molto cauti, perché il paziente animale richiede competenze specifiche. Non si può
certo dire al cane "ogni tre giorni assumi questo...". Tra farmaco veterinario e umano c'è una grossa
differenza: per esempio, i dosaggi o la metabolizzazione per un cane di 15 kg di peso non sono certo gli
stessi di una persona di 70 kg». Anche la via di somministrazione può fare la differenza, e a volte la terapia
pensata per noi umani, ancor prima di rappresentare un pericolo, può non essere efficace in Fido o Micio.
Altri casi di tossicità sono dovuti a farmaci veterinari somministrati in modo errato, senza seguire il dosaggio o
le indicazioni del medico. O da prodotti studiati per il cane che sono invece tossici per il gatto. In caso capiti al
vostro animale, rivolgetevi al più presto al vostro medico veterinario o alla più vicina struttura specializzata
aperta 24 ore su 24. Al sito www.struttureveterinarie. it potete trovare quelli sempre reperibili. «I farmaci
veterinari non sono uno sfizio», conclude il dottor Melosi, «sono studiati e autorizzati per la sicurezza e
l'efficacia terapeutica sull'animale». l
Foto: allarme in casa Flaconi di pillole alla portata di un cane. le cose più tossiche in casa per Fido e micio
sono i nostri farmaci.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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crescono tra i cani le intossicazioni da farmaci per umani
12/07/2013
Il Venerdi di Repubblica - N.1321 - 12 luglio 2013
Pag. 61
(diffusione:687955, tiratura:539384)
Nuovo farmaco dal veleno dei pipistrelli
Curare i problemi cardiovascolari con il veleno dei pipistrelli vampiro: è la terapia studiata da un team di
tossicologi dell'Università del Queensland (Australia). I ricercatori, guidati dal biologo Bryan Fry, hanno
scoperto nella saliva dei pipistrelli delle molecole anticoagulanti e vasodilatatorie, evolutesi per evitare la
risposta del sistema immunitario delle vittime di questi animali. Prevenendo la formazione di anticorpi e
l'aggregazione delle piastrine, queste sostanze facilitano il fluire del sangue. I pipistrelli vampiro ne
producono una grande varietà per potersi nutrire ogni giorno del sangue di una stessa vittima anche quando il
suo sistema immunitario ne riconosce e neutralizza qualcuna. Lo studio (sul Journal of Proteomics di agosto)
è figlio della venomica, che studia le molecole tossiche prodotte dalle oltre 100 mila specie di animali
velenosi. Per ora il bestseller dei farmaci venomici è il Captopril, dal veleno di una vipera brasiliana, contro
l'ipertensione, (g.a.)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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PROBLEMI CARDIOVASCOLARI
12/07/2013
Il Venerdi di Repubblica - N.1321 - 12 luglio 2013
Pag. 66
(diffusione:687955, tiratura:539384)
LA FABBRICA DEGLI ORGANI
IN AMERICA DUE BAMBINE VIVONO GRAZIE A TRACHEEFATTE CON STAMPANTI 3D E STAMINALI E
SI TRAPIANTANO DI ROUTINE VESCICHE «COLTIVATE» IN LABORATORIO. ORA LA GRANDE SFIDA È
RICOSTRUIRE FEGATO E CUORE
ALEX SARAGOSA
TRACHEA Al Mott' Children's Hospital di Ann Arbor (Michigan) a una bambina di venti mesi la cui trachea
non si era ben sviluppata è stata applicata una protesi di policaprolattone, un polimero plastico. prodotta con
una stampante 3D. La protesi verrà riassorbita in tre anni CUORE All'Ospedale Cregorio Maranón di Madrid
stanno cercando di rigenerare un cuore umano non trapiantabile attraverso forti irrorazioni di staminali. Si
spera che queste riformino le strutture corrette dell'organo. Per ora il metodo ha funzionato sui ratti FEGATO
All'Università Wake Forest del North Carolina hanno realizzato, con stampanti 3D e cellule staminali, un
minifegato umano di 6 grammi. Prima di poterlo impiantare dovranno però riuscire a farlo arrivare a pesare
mezzo chilo aiba Gionfriddo aveva passato i suoi primi venti mesi di vita rischiando di morire soffocata. La
cartilagine della sua trachea e dei suoi bronchi non si era sviluppata bene e tendeva a collassare
impedendole di respirare. Dopo l'ultima grave crisi respiratoria, era stata ricoverata al Mott Children's Hospital
di Ann Arbor, nel Michigan, ma i medici disperavano che ne sarebbe uscita viva: troppo estesa era la parte
dei bronchi incapaci di rimanere aperti da soli. Così, come ha raccontato il New England Journal of Medicine,
l'otorinolaringoiatra Glenn Green e l'ingegnere biomedico Seott Hollister, dell'Università del Michigan, hanno
deciso di provare a salvare Kaiba con un intervento che rimarrà nella storia della medicina. Basandosi sulle
immagini prese con una risonanza magnetica della trachea e dei bronchi della bambina, Hollister ha
ricostruito con una stampante 3D una protesi da inserire al loro interno, usando un polimero plastico, il
policaprolattone, in grado di dissolversi lentamente nel corpo umano. Ricevuta la copia in plastica, Green l'ha
inserita nei condotti naturali dell'apparato respiratorio della piccola, in modo da rinforzarli e tenerli aperti,
consentendo a Kaiba, per la prima volta nella sua vita, di respirare a pieni polmoni. La protesi sarà riassorbita
nel giro di tre anni, un periodo che darà al corpo della bambina il tempo di rinforzare la cartilagine. D
salvataggio di Kaiba è un passo decisivo per la medicina rigenerativa, quella che crea in laboratorio organi su
misura per i pazienti, che così per il trapianto non devono più attendere un donatore. E non è stato neanche
un exploit isolato. Poche settimane prima, al Children's Hospital di Peoria, Illinois, una trachea in plastica
porosa, stampata su misura per Hannah Warren, una bambina di due anni che era nata senza, era stata
trapiantata dal chirurgo italiano Paolo Macchiarmi (fino all'autunno scorso lavorava anche all'ospedale
Careggi di Firenze, ma si è dimesso dopo essere stato accusato di aver chiesto denaro a pazienti per farli
operare all'estero. Lui si difende parlando di una «normale offerta di opzioni curative»). k. Nel caso di Hannah
l'impalcatura in plastica era stata saturata per settimane con cellule staminali provenienti dalla piccola. Le
staminali endoteliali, prese da midollo osseo, che sono capaci di ricostruire il rivestimento dei vasi sanguigni,
avevano prodotto il rivestimento interno della trachea artificiale, mentre staminali mesenchimali, che vengono
sempre dal midollo, ma costruiscono ossa, cartilagine, muscoli, grasso, avevano formato lo strato esterno di
cartilagine. Una volta nell'organismo, le cellule sull'impalcatura plastica ne richiameranno molte altre, che
porteranno a termine la ricostruzione dei tessuti e della rete di capillari per alimentarli. Con questa tecnica si
possono ottenere organi metà artificiali e metà naturali, che si integrano permanentemente nel corpo. «Ormai
dalle staminali si ottengono di routine varie parti del corpo» dice Paolo Vezzoni, dell'Istituto di tecniche
biomediche del Cnr di Milano, «in genere gli organi strutturalmente più semplici. L'esempio più noto è quello
del midollo osseo, ma si possono anche ricostruire su misura ossa, pelle, cornee e cartilagini. Ora si tenta di
andare oltre». L'obiettivo è superare la carenza di organi da trapiantare (oggi in Italia settemila persone sono
in attesa di un rene, mille di un fegato, settecento di un cuore, e in genere quasi il 2 per cento dei pazienti che
aspettano un organo muoiono prima di riceverlo). In questi casi l'impalcatura di base non può però essere in
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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SCIENZE NUOVE FRONTIERE
12/07/2013
Il Venerdi di Repubblica - N.1321 - 12 luglio 2013
Pag. 66
(diffusione:687955, tiratura:539384)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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plastica: bisogna usare quella dell'organo da ricostruire, utilizzando la tecnica decell-recell, che consiste
nell'eliminare con un detergente da un organo donato le sue cellule originarie e sostituirle con le staminali
prese dal paziente. Quel che resta dopo l'eliminazione delle cellule originarie dell'organo è una struttura di
inerte collagene, che permette di usare come «stampo» organi inutilizzabili, danneggiati, vecchi o persino di
origine animale. La matrice di collagene viene poi saturata del giusto mix di cellule staminali del paziente, che
ricostruiscono un organo che non suscita la reazione di rigetto. Usando questo metodo l'Università Wake
Forest di Winston Salem (North Carolina) sta mettendo a punto (e in parte già produce) surrogati di 30
diverse parti del corpo umano, inclusi organi complessi come intestino e fegato. Nel 1996 il suo direttore
Anthony Atala fu il primo ad aprire la strada agli organi rigenerati, creando vesciche che ormai vengono
impiantate di routine. Atala e colleghi hanno ora realizzato un mini fegato umano di 6 grammi, che dovranno
però riuscire a far crescere fino al mezzo chilo, prima di poterlo impiantare. Molto avanti sulla strada della
rigenerazione di organi complessi sembra essere anche il team di Harald Ott, al Massachusetts General
Hospital di Boston, che ad aprile ha presentato il primo rene rigenerato funzionante. Per realizzarlo hanno
decellularizzato un rene di ratto e poi l'hanno ricostruito, facendo scorrere cellule staminali di tipi diversi nei
condotti dell'organo, in modo che ricomponessero la complicata architettura di membrane che permette il
filtraggio del sangue. Impiantato in un ratto, il rene rigenerato ha prodotto urina, anche se un decimo della
quantità normale. Forse, anche in questo caso, solo una lunga permanenza nel corpo del ricevente porterà le
cellule staminali dell'organismo a completare la ricostruzione dei tessuti. «Bisogna però dire che non si sa
con esattezza come si formino gli organi negli embrioni» frena Vezzoni, «quindi la loro ricostruzione in
laboratorio procede abbastanza a tentoni, empiricamente. Mi sembra difficile per ora immaginare che si arrivi
a riprodurre un fegato, un cuore o un rene in grado di resistere per decenni alla pressione dei fluidi e al lavoro
continuo richiesto dall'organismo». C'è chi vuole comunque provarci, puntando particolarmente in alto, come
il cardiologo Francisco Aviles, che con i suoi colleghi dell'Ospedale Gregorio Maranón di Madrid è il più avanti
nel tentativo di riprodurre il più complesso degli organi trapiantabili: il cuore. Dopo aver decellularizzato un
cuore umano inutilizzabile per trapianti, 10 hanno posto da pochi giorni in uno speciale reattore che pomperà
per settimane nelle cavità cardiache una soluzione nutritiva ricca di cellule staminali dei tipi necessari a
ricostruire i vari tessuti. La speranza, come hanno mostrato precedenti espcrimenti su cuori di ratto, è che le
staminali si indirizzino spontaneamente nelle aree giuste, ricostituendo la corretta struttura dell'organo. Alla
fine potrebbe però mancare un tassello decisivo: i cuori di ratto rigenerati non erano in grado di produrre
autonomamente lo stimolo elettrico che induce 11 cuore a battere. «Ma è un problema che si può superare»
dice Aviles «usando un apposito pacemaker elettronico». Certo, indurre il battito non sarà il solo ostacolo, e
infatti lo stesso ricercatore prevede che serviranno almeno dieci anni prima che uno dei suoi cuori venga
impiantato in un paziente. «Nel frattempo però» conclude Vezzoni «nel campo della sostituzione degli organi
competeranno approcci scientifici molto diversi, ognuno con i suoi prò e contro: organi elettromeccanici,
organi da animali geneticamente modificati per evitare il rigetto, nuove tecniche e terapie per ampliare il
numero di organi buoni per i trapianti». Vedremo chi, alla fine, vincerà la gara e riuscirà a riparare meglio il
nostro corpo. di AlexSaragosa
Foto: L'ingegnere biomedico Scott Hollister e l'otorinolaringoiatra Glenn Green dell'Università del Michigan:
hanno costruito una trachea provvisoria per una bambina utilizzando una stampante 3D e un polimero
plastico
Foto: In alto, laboratorio della Wake Forest University (North Carolina) dove, con collagene e staminali, si
creano surrogati di 30 parti del corpo umano. Qui sopra, un naso ricostruito e il direttore del centro Anthony
Atala con un rene A Madrid stanno cercando di riprodurre un cuore umano
12/07/2013
Viver Sani e Belli - N.29 - 19 luglio 2013
Pag. 60
(diffusione:178924, tiratura:864000)
HI-TECH L'App che segnala le interazioni pericolose
Più farmaci si prendono insieme, maggiore è il rischio di reazioni avverse. Un pericolo che riguarda
soprattutto la terza età e chi soffre di malattie croniche. È stata pensata per loro un'App che aiuta medici e
farmacisti a individuare subito le interazioni tra medicinali e a conoscere le segnalazioni arrivate alla
farmacovigilanza. Merito della Federazione delle società medico-scientifiche italiane che, con un board di
farmacologi e un provider, ha realizzato la prima banca dati sulle interazioni tra farmaci, aggiornata con fonti
internazionali accreditate. Camici bianchi e farmacisti potranno consultarla in ogni momento.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
60
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
QUI FARMACIA
12/07/2013
Viver Sani e Belli - N.29 - 19 luglio 2013
Pag. 76
(diffusione:178924, tiratura:864000)
non mi posso permettere LO PSICOLOGO...
Da un lato, ansia e disagio sono in aumento; dall'altro, le possibilità economiche si riducono. Il problema è
molto sentito anche dagli operatori del settore e le iniziative non mancano. Facciamo il punto della situazione
Niente da fare, a dispetto delle previsioni sulla ripresa economica, la crisi continua a farsi sentire e, mano a
mano che il tempo passa, è sempre più difficile essere ottimisti. Incertezza per il futuro, forme contrattuali
finora impensabili, consapevolezza di doversi accontentare di quello che offre il mercato, maggiori tensioni
sul posto di lavoro, senza contare, per i più giovani, l'impossibilità di immaginare e di investire in un futuro
lavorativo a lungo termine: l'attuale situazione economica sta progressivamente accentuando tutte le
problematiche psicologiche, a partire da ansia e depressione. Allo stesso tempo, questa maggiore esigenza
di assistenza qualificata è accompagnata da un inesorabile calo delle possibilità di spesa. Così, sempre più
italiani si trovano di fronte all'impossibilità di affrontare le tariffe dei professionisti del settore che operano
privatamente. Per fortuna, in risposta al problema, si sono mossi sia il Servizio sanitario nazionale sia gli
psicologi stessi. Per la sanità ogni Regione ha le sue regole La sanità pubblica prevede diverse forme di
assistenza psicologica che richiedono il solo pagamento del ticket - per il quale valgono le normali esenzioni
per reddito ed età - o del tutto gratuite in caso di problemi psicologici seri come quelli legati all'handicap o alle
dipendenze. Certo, è molto difficile dare indicazioni precise su dove andare e quale procedura seguire per
ottenere il servizio, a causa dell'alto livello di autonomia concesso alle Regioni, fatto salvo il rispetto di alcuni
principi guida basilari stabiliti a livello nazionale. Così, non solo è frequente che le stesse prestazioni abbiano
denominazioni diverse da una Regione all'altra, ma si rilevano differenze addirittura tra le Asl della stessa
Regione. Alcuni servizi possono anche non essere gestiti direttamente dall'ente pubblico, ma da strutture
private riconosciute e accreditate. Anche le modalità di accesso differiscono, perciò solo in alcuni casi è
indispensabile avere una prescrizione del proprio medico di base e prenotare le sedute tramite il Centro
unificato prenotazioni (Cup). Anche il ticket non è sempre lo stesso Un altro fattore variabile, al di là delle
esenzioni, è il ticket: secondo il tariffario nazionale una seduta di psicoterapia individuale costa 19,40 euro
ma, per esempio, ci sono luoghi dove il medico può prescrivere con una sola ricetta fino a tre sedute e il ticket
non supera i 36,20 euro. Senza contare che, per esempio, la Lombardia ha da poco incluso tutte le
prestazioni psicologiche offerte dai consultori familiari tra quelle esenti dal pagamento del ticket. Il consiglio,
quindi, è di informarsi direttamente alla propria Asl di appartenenza per avere informazioni precise e affidabili
sulle procedure da seguire nel proprio caso specifico. Le slmllu iv pubbliche disponibili j A prescindere dalle
differenze territoriali, è possibile dare qualche indicazione di massima sul tipo di servizi forniti dal Ssn. I
consultori familiari Quasi tutte le Asl possono contare su un consultorio familiare che, oltre a diversi altri
operatori, ospita degli psicologi, in genere con differenti specializzazioni. Servizi autonomi di psicologia Si
tratta di centri che raccolgono psicologi di diverso orientamento scientifico e professionale, che lavorano in
maniera integrata. Dipartimento di salute mentale Non bisogna lasciarsi spaventare dal nome: se una volta
queste strutture si occupavano soprattutto di persone con malattie mentali serie (come psicosi o gravi disturbi
della personalità), oggi offrono anche sostegno psicologico a persone sane, che hanno semplicemente
bisogno di un servizio di consulenza. Questo perché la definizione di salute mentale, in passato legata al
concetto di "pazzia", si è ormai evoluta fino a comprendere anche l'idea di equilibrio intcriore, serenità,
benessere e prevenzione del disagio psicologico. Unità di neuropsichiatria infantile Sono dirette da un
neuropsichiatria, ma contano anche sul contributo di altre figure professionali come l'educatore, l'assistente
sociale e, appunto, lo psicoterapeuta. Servizi per le tossicodipendenze I Sert si occupano delle dipendenze
da abuso di sostanze (alcol, droghe, farmaci), offrendo un intervento interdisciplinare di medici e psicologi.
Spesso tra questi è anche possibile trovare un centro per la disassuefazione dal fumo, a volte presente
anche nei consultori. In Italia solo 6mila specialisti nel Ssn Superato lo scoglio della piccola "giungla" delle
denominazioni e delle diverse modalità di accesso (sostanzialmente limitate alla necessità o meno di una
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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PSICOLOGIA SOLDI
12/07/2013
Viver Sani e Belli - N.29 - 19 luglio 2013
Pag. 76
(diffusione:178924, tiratura:864000)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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ricetta medica e alla prenotazione diretta o tramite Cup), il Servizio sanitario nazionale offre un'ampia rosa di
servizi che apparentemente possono rispondere a tutte le esigenze, dalla terapia di sostegno per problemi
cronici, come la convivenza con una malattia, al counseling (poche sedute mirate a offrire un sostegno in
momenti cruciali della vita, dalla separazione al licenziamento) fino a problemi psicologici più seri,
dipendenze > comprese. Tutto perfetto? In effetti ^ qualche difficoltà c'è. Sono circa 6rajla^ gli psicologi
impegnati nel settore pubblico a livello nazionale, troppo pochi per garantire un'offerta adeguata alla forte
domanda di assistenza. Anche se la situazione può variare da regione a regione, il Consiglio nazionale
dell'ordine degli psicologi non solo lamenta una carenza generalizzata, ma stima anche la necessità di
triplicare i professionisti attuali per risolvere questo problema di carenza, che può spesso causare lunghe
attese per accedere ai servizi teoricamente garantiti. Tariffe speciali in ambito locale Non mancano alcune
iniziative a livello locale. Nella maggior parte dei casi si possono trovare informazioni in proposito tramite
l'Ordine degli psicologi della Regione di appartenenza, generalmente coinvolto in questo tipo di iniziative. Una
possibilità da tenere presente sono anche i consultori privati, presenti più o meno in ogni città, dove il più
delle volte le tariffe applicate dai professionisti sono quelle minime, quindi all'inarca tra i 35 e i 45 euro, a
seconda del tipo di seduta. Non mancano nemmeno associazioni (per lo più religiose, ma a volte anche
laiche) che offrono consulenza e supporto psicologico gratuitamente o in cambio di libere offerte. Infine, per i
più giovani, gli adolescenti soprattutto, non è raro che la scuola metta a disposizione uno psicologo, anche se
in orari e per esigenze limitate. A Milano assistenza gratuita o agevolata Dalla fine di maggio, nel capoluogo
lombardo, chi ha bisogno di essere seguito da uno psicologo ma non ha i mezzi economici necessari, può
contare su un servizio di consulenza gratuito o a condizioni agevolate, a seconda della propria condizione
finanziaria. Il servizio, il primo di questo genere in Italia, è il risultato di un accordo tra il Comune, l'Ordine
degli psicologi della Lombardia e 40 enti già operativi nel settore da almeno tre anni. Sono 300 gli psicologi a
disposizione, pronti a occuparsi di circa 150 persone gratuitamente e di altre 700 a condizioni agevolate,
senza limitazioni di tipo temporale, garantendo la continuità del rapporto tra l'operatore e la persona seguita.
Il tutto in un regime di sussidiarietà con il Ssn. Saranno gli assistenti sociali del Comune a segnalare
all'Ordine le persone bisognose di questi trattamenti (www.comune.milano.it). CONVENZIONI: SOLO PER
POCHI II Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi ha stipulato convenzioni con determinate categorie di
lavoratori che ne hanno fatto richiesta (per esempio Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Amministrazione
penitenziaria, ma anche i medici soci di Assomedico), per offrire in stuai privati prestazioni a prezzi calmierati.
Queste categorie (e i loro familiari) possono accedere a prestazioni psicologiche private a condizioni più
favorevoli. Le intese stipulate prevedono un primo incontro gratuito e uno sconto di almeno il 20% sulla tariffa
abituale per tutti gli eventuali appuntamenti successivi.
19,40€
il ticket per una seduta di psicoterapia
IN PIEMONTE... E IN FARMACIA In Piemonte, nelle province di Cuneo, Torino e Alessandria, un protocollo
d'intesa tra le istituzioni locali, l'Ordine degli psicologi regionale e i farmacisti ha portato l'assistenza
psicologica proprio nelle farmacie aderenti, offrendo incontri gratuiti e/o a tariffa agevolata (a seconda della
provincia). Una proposta di grande successo: a Torino, nella sperimentazione da ottobre 2012 a gennaio
2013, gli 80 professionisti aderenti hanno incontrato oltre mille persone, totalizzando 1.722 colloqui in tre
mesi. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dell'Ordine regionale degli psicologi.
Tintervista
ALL'ESPERTO rr*
«Serve lo psicologo
di base per fare prevenzione» Abbiamo chiesto al dottor Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio
nazionale dell'Ordine degli psicologi, di parlarci di un'importante proposta avanzata per rispondere,
contemporaneamente, alle esigenze di sostegno psicologico e di risparmio. Come Consiglio nazionale avete
proposto l'istituzione di uno psicologo di base. Di che cosa si tratta? Consiste nella compresenza di uno
12/07/2013
Viver Sani e Belli - N.29 - 19 luglio 2013
Pag. 76
(diffusione:178924, tiratura:864000)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
psicologo nello studio del medico di base. Questo perché almeno il 50% delle problematiche che vengono
presentate a quest'ultimo hanno a che fare con la sfera psicologica. La presenza di un professionista in
questo campo garantirebbe la possibilità di intercettare tale domanda di assistenza nelle fasi iniziali. Si
tratterebbe di una vera forma di prevenzione. Sembra molto sicuro dell'utilità della proposta... La proposta si
basa su una sperimentazione che dura da oltre dieci anni, seguita dalla Scuola di specializzazione in
psicologia della salute dell'università Sapienza di Roma. Ne risulta che, in un anno, la presenza dello
psicologo nello studio del medico di base due giorni alla settimana consente un risparmio in termini di spesa
farmaceutica di quel medico di base di gran lunga superiore al costo dello psicologo. Questo significa dare
una risposta adeguata alle esigenze delle persone e, al contempo, garantire un risparmio di risorse pubbliche
in linea con le necessità imposte dalla crisi. Quoli risposte avete ottenuto dalle istituzioni? Sono già state
presentate due proposte di legge nel corso della legislatura precedente. Non sono state ancora discusse
dalle commissioni, ma abbiamo rilevato interesse da parte del mondo politico. Quello che proponiamo al
governo è, in prima istanza, una nuova sperimentazione controllata dal ministero della Salute, che preveda
anche un minimo di finanziamento. Se i dati confermeranno i risultati che già abbiamo in mano, chi potrà più
opporsi?
I SITI UTILI Ecco i siti del Consiglio nazionale e di quelli locali dell'Ordine degli psicologi: • www.psy. it •
www.ordinepsicologiabruzzo.it • www. psibz.org • www.ordpsicobas.it • www.psicologicalabria.it •
www.psicamp.it • www. ordpsicologier.it • www.psicologi.fvg.it • www.ordinepsicologilazio.it •
www.ordinepsicologi-liguria.it • www.ordinepsicologimarche.it • www.ordinepsicologimolise.it • www.
ordinepsicologi.piemonte.it • www.psicologipuglia.it • www.psicosardegna.it • www. ordinepsicologisicilia.it •
www.psicologia. toscana.it • www.ordinepsicologiumbria.it • www.ordinepsicologi.vda.it •
www.ordinepsicologiveneto.it.
35-45 €
il costo di una seduta nei consultori privati
Servizio di Cecilia Lutti.
12/07/2013
18:21
AGI
Sito Web
Farmaci oncologici nel prontuario entro 100 giorni, si' del governo
(AGI) - Roma, 12 lug. - "Il governo ha approvato un emendamento che presenteremo a brevissimo al
Parlamento sulla classificazione dei farmaci oncologici". Lo ha annunciato il presidente del consiglio Enrico
Letta al termine della riunione di oggi a Palazzo Chigi. L'emendamento, ha spiegato il ministro della Salute
Beatrice Lorenzin prevede che "l'Aifa e' tenuta a esaminare il dossier e chiudere l'iter" per l'immissione dei
farmaci nel prontuario del Servizio Sanitario Nazionale "entro cento giorni" dall'immissione del farmaco in
commercio a pagamento. Lorenzin ha poi aggiunto che l'emendamento risponde all'esigenza di rispondere a
"questioni che hanno riempito le pagine giornali in queste settimane e riguardanti due farmaci antitumorali: e'
accaduto che la disciplina vigente prevede che un farmaco, per essere dispensato dal Servizio Sanitario
Nazionale" sia oggetto di una "negoziazione bilaterale nel prontuario nazionale e in quelli regionali. Dal 2012,
una legge prevede che un farmaco con l'autorizzazione al commercio puo' essere immesso a pagamento nel
mercato. Questo ha provocato un ritardo tra l'immissione in commercio e l'inserimento del farmaco nel
prontuario. Un ritardo che puo' arrivare addirittura a 24 mesi. Riteniamo che per i farmaci orfani", cosi' sono
definiti i farmaci destinati alle cure delle malattie rare, "si debba aprire una corsia preferenziale nell'iter per
avere tempi certi nella dispensazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Aifa e' tenuta a esaminare il
dossier e a chiudere l'iter entro 100 giorni. L'azienda produttrice del farmaco di presentare la domanda di
inserimento nel prontuario entro 30 giorni".
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Economia
12/07/2013
Corriere.it
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Tumori, iter più veloce per i farmaci
Salute
MILANO - Il governo ha approvato un emendamento per snellire e velocizzare le autorizzazioni necessarie
alle immissione in commercio di farmaci rari e oncologici. Lo ha annunciato il ministro della Salute Beatrice
Lorenzin, al termine del Consiglio dei Ministri. In particolare, per i farmaci rari e per gli antitumorali, l'Agenzia
Italiana del Farmaco dovrà prevedere un iter accelerato che entro massimo 100 giorni porti all'autorizzazione
per l'inserimento nel prontuario nazionale.L'ITER - La disciplina vigente - ha spiegato il ministro - prevede che
un farmaco, per esser dispensato a carico del Servizi Sanitario Nazionale debba essere autorizzato da Aifa e
collocato nel prontuario nazionale e successivamente in quelli regionali. Una legge introdotta nel 2012
prevede che un farmaco, che ha ottenuto l'autorizzazione comunitaria, può essere immesso nel mercato a
pagamento in attesa della conclusione dell'iter di autorizzazione. «Questo ha provocato un ritardo fra
l'immissione nel commercio e l'immissione nel prontuario che può arrivare a 24 mesi. Noi riteniamo che per
quanto riguarda i farmaci orfani che curano le malattie rare e per quelli di eccezionale rilevanza terapeutica e
sociale si debba aprire una corsia preferenziale nell'iter, così da avere tempi ridotti e certi per la
dispensazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale». In base all'emendamento, ha aggiunto Lorenzin, «l'
Aifa è tenuta a esaminare i dossier con assoluta priorità e a chiudere l'Iter entro 100 giorni». Inoltre, ha
concluso, «l'emendamento prevede che l'azienda produttrici abbiano l'onere di presentare domanda di
inserimento nel prontuario entro 30 giorni dall'autorizzazione al commercio da parte della comunitaria».
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L'Agenzia del Farmaco dovrà autorizzare entro massimo 100 giorni l'inserimento dei medicinali nel prontuario
nazionale
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Cdm riforma le norme sui figli. Letta: «Basta figli di serie A e B». Progetto
per attrarre gli investimenti esteri
Non solo riforma delle norme sulla filiazione al Consiglio dei ministri di questa mattina. «Abbiamo parlato di
una bella iniziativa che è il progetto Destinazione Italia per l'attrazione di investimenti esteri nel nostro
Paese», spiega il presidente del Consiglio Enrico Letta al termine della riunione, indicando l'Expo di Milano
del 2015 come il trampolino di di lancio del progetto. «Sono troppo scarsi gli investimenti esteri nel nostro
paese, il progetto coinvolgerà diversi ministeri e sarà oggetto di una approvazione da parte del Consiglio dei
ministri a settembre, dopo il coinvolgimento di parti sociali e regioni e di tutti i soggetti che possano aiutare
questo meccanismo di attrazione di investimenti esteri in Italia».Riforma norme filiazione, Letta: mai piu' figli
di serie A e di serie B All'ordine del giorno della riunione del Governo, iniziata con qualche ritardo, poco prima
delle 11, il decreto legislativo che dispone la revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, a
norma dell'articolo 2 della legge n. 219 del 2012, e un disegno di legge per la ratifica ed esecuzione del
Trattato sul commercio delle armi. «Con il via libera al decreto legislativo in materia di filiazione - sottolinea
soddisfato il premier nella conferenza stampa seguita alla riunione - scompare la distinzione tra le diverse
categorie di figli non ci sono più adesso figli di serie A e serie B, sparisce l'aggettivo accanto alla parola figli, è
un grande segno di civiltà».La conferenza stampa di Letta dopo il CdmEguaglianza giuridica per tutti i figli,
dentro o fuori il matrimonio Il Dlgs - predisposto nella precedente legislatura da un'apposita commissione,
presieduta dal professor Cesare Massimo Branca, istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri dispone in particolare l'«Eguaglianza giuridica» di tutti i figli, nati nel matrimonio o fuori da esso «nel pieno
rispetto dei principi costituzionali e degli obblighi imposti a livello internazionale». Diverse le modifiche al
Codice penale, a quelli di procedura penale e civile e alla legge consolare. Sul fronte delle adozioni, il
provvedimento elimina ogni discriminazione per i figli adottivi: nei casi di adozione piena, ossia che riguardi
persona minorenne, si acquisisce lo stato di figlio «nato nel matrimonio». Esclusa, invece, l'equiparazione per
gli adottati maggiorenni, per i quali non sorge alcun vincolo di parentela con i parenti degli adottanti.La
"responsabilità genitoriale" superà il concetto di "potestà" Superata poi la nozione di «potestà genitoriale»,
sostituita da quella di «responsabilità genitoriale»: una diversa visione che «privilegia il superiore interesse
dei figli minori». Per quanto riguarda i nonni, viene prevista la «legittimazione degli ascendenti», ossia i nonni
a far valere il «diritto di mantenere rapporti significativi con i minori», ferma restando la «valutazione delle
istanze alla luce del superiore interesse del minore». Il decreto disciplina anche le modalità di esercizio del
diritto all'ascolto del minore in aderenza ai principi fissati da numerose convenzioni internazionali e a quanto
affermato in sentenze della Corte di Giustizia Ue e della Consulta e specifica la nozione di abbandono, con la
previsione della segnalazione ai Comuni da parte dei tribunali per i minorenni delle situazioni di indigenza dei
nuclei familiari.Varata l'Autorità per i trasporti, proposto Camanzi presidente Tra i provvedimenti varati oggi
dal Governo, anche l'attesa Autorità dei trasporti. Letta precisa che l'iter è comunque solo all'inizio. Il
provvedimento dovrà infatti andare in Parlamento. «Cé bisogno di regolare un settore privo di autorità di
regolamentazione - aggiunge Letta - Abbiamo deciso di proporre la nomina dei 3 componenti dell'autorità dei
trasporti: Mario Valducci, Barbara Marinali, e Andrea Camanzi. Proporremo al Parlamento Camanzi come
presidente». Per il ministro delle Infrasrutture, Maurizio Lupi, l'Autorità dei trasporti «é l'elemento ideale per
procedere alla liberalizzazione del mercato e per dare regolamento a un settore importante. Abbiamo scelto
persone qualificate e che garantiscano una funzione terza indispensabile per una liberalizzazione del settore.
Mi auguro che il Parlamento, nella sua autonomia, proceda rapidamente al completamento dell'iter»,
conclude il ministro.Lorenzin (Sanità): iniziativa per favorire distribuzione farmaci salvavita In conferenza
stampa il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin ricorda anche l'intenzione del Governo di promuovere una
distribuzione più rapida di alcuni farmaci antitumorali, una iniziativa destinata a «garantire tempi rapidi per
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dispensare da parte del servizio sanitario nazionale speciali categorie di farmaci e semplificare le procedure
dell'Aifa». Il ministro cita in particolare il caso di «due farmaci antitumorali considerati salva vita». In concreto,
il Governo ha approvato un emendamento ad hoc alla classificazione farmaci in materia oncologica da parte
del Servizio sanitario nazionale.Quagliariello (Riforme): il governo và avanti con tranquillità Arrivando alla
sede del Governo per partecipare alla riunione, il ministro delle Riforme istituzionali, Gaetano Quagliariello,
rassicura i cronisti sulla tenuta dell'Esecutivo dopo le tensioni degli ultimi giorni: «Proseguiamo la nostra
azione di governo che deve andare avanti con tranquillità e lavorare per gli italiani. Guardiamo sempre
all'interesse di tutti e non della singola persona».©RIPRODUZIONE RISERVATANon solo riforma delle
norme sulla filiazione al Consiglio dei ministri di questa mattina. «Abbiamo parlato di una bella iniziativa che è
il progetto Destinazione Italia per l'attrazione di investimenti esteri nel nostro Paese», spiega il presidente del
Consiglio Enrico Letta al termine della riunione, indicando l'Expo di Milano del 2015 come il trampolino di di
lancio del progetto. «Sono troppo scarsi gli investimenti esteri nel nostro paese, il progetto coinvolgerà diversi
ministeri e sarà oggetto di una approvazione da parte del Consiglio dei ministri a settembre, dopo il
coinvolgimento di parti sociali e regioni e di tutti i soggetti che possano aiutare questo meccanismo di
attrazione di investimenti esteri in Italia».Riforma norme filiazione, Letta: mai piu' figli di serie A e di serie B
All'ordine del giorno della riunione del Governo, iniziata con qualche ritardo, poco prima delle 11, il decreto
legislativo che dispone la revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, a norma dell'articolo 2
della legge n. 219 del 2012, e un disegno di legge per la ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio
delle armi. «Con il via libera al decreto legislativo in materia di filiazione - sottolinea soddisfato il premier nella
conferenza stampa seguita alla riunione - scompare la distinzione tra le diverse categorie di figli non ci sono
più adesso figli di serie A e serie B, sparisce l'aggettivo accanto alla parola figli, è un grande segno di
civiltà».Eguaglianza giuridica per tutti i figli, dentro o fuori il matrimonio Il Dlgs - predisposto nella precedente
legislatura da un'apposita commissione, presieduta dal professor Cesare Massimo Branca, istituita presso la
presidenza del Consiglio dei ministri - dispone in particolare l'«Eguaglianza giuridica» di tutti i figli, nati nel
matrimonio o fuori da esso «nel pieno rispetto dei principi costituzionali e degli obblighi imposti a livello
internazionale». Diverse le modifiche al Codice penale, a quelli di procedura penale e civile e alla legge
consolare. Sul fronte delle adozioni, il provvedimento elimina ogni discriminazione per i figli adottivi: nei casi
di adozione piena, ossia che riguardi persona minorenne, si acquisisce lo stato di figlio «nato nel
matrimonio». Esclusa, invece, l'equiparazione per gli adottati maggiorenni, per i quali non sorge alcun vincolo
di parentela con i parenti degli adottanti.La "responsabilità genitoriale" superà il concetto di "potestà"
Superata poi la nozione di «potestà genitoriale», sostituita da quella di «responsabilità genitoriale»: una
diversa visione che «privilegia il superiore interesse dei figli minori». Per quanto riguarda i nonni, viene
prevista la «legittimazione degli ascendenti», ossia i nonni a far valere il «diritto di mantenere rapporti
significativi con i minori», ferma restando la «valutazione delle istanze alla luce del superiore interesse del
minore». Il decreto disciplina anche le modalità di esercizio del diritto all'ascolto del minore in aderenza ai
principi fissati da numerose convenzioni internazionali e a quanto affermato in sentenze della Corte di
Giustizia Ue e della Consulta e specifica la nozione di abbandono, con la previsione della segnalazione ai
Comuni da parte dei tribunali per i minorenni delle situazioni di indigenza dei nuclei familiari.Varata l'Autorità
per i trasporti, proposto Camanzi presidente Tra i provvedimenti varati oggi dal Governo, anche l'attesa
Autorità dei trasporti. Letta precisa che l'iter è comunque solo all'inizio. Il provvedimento dovrà infatti andare
in Parlamento. «Cé bisogno di regolare un settore privo di autorità di regolamentazione - aggiunge Letta Abbiamo deciso di proporre la nomina dei 3 componenti dell'autorità dei trasporti: Mario Valducci, Barbara
Marinali, e Andrea Camanzi. Proporremo al Parlamento Camanzi come presidente». Per il ministro delle
Infrasrutture, Maurizio Lupi, l'Autorità dei trasporti «é l'elemento ideale per procedere alla liberalizzazione del
mercato e per dare regolamento a un settore importante. Abbiamo scelto persone qualificate e che
garantiscano una funzione terza indispensabile per una liberalizzazione del settore. Mi auguro che il
Parlamento, nella sua autonomia, proceda rapidamente al completamento dell'iter», conclude il
12/07/2013
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ministro.Lorenzin (Sanità): iniziativa per favorire distribuzione farmaci salvavita In conferenza stampa il
ministro della Sanità Beatrice Lorenzin ricorda anche l'intenzione del Governo di promuovere una
distribuzione più rapida di alcuni farmaci antitumorali, una iniziativa destinata a «garantire tempi rapidi per
dispensare da parte del servizio sanitario nazionale speciali categorie di farmaci e semplificare le procedure
dell'Aifa». Il ministro cita in particolare il caso di «due farmaci antitumorali considerati salva vita». In concreto,
il Governo ha approvato un emendamento ad hoc alla classificazione farmaci in materia oncologica da parte
del Servizio sanitario nazionale.Quagliariello (Riforme): il governo và avanti con tranquillità Arrivando alla
sede del Governo per partecipare alla riunione, il ministro delle Riforme istituzionali, Gaetano Quagliariello,
rassicura i cronisti sulla tenuta dell'Esecutivo dopo le tensioni degli ultimi giorni: «Proseguiamo la nostra
azione di governo che deve andare avanti con tranquillità e lavorare per gli italiani. Guardiamo sempre
all'interesse di tutti e non della singola persona».©RIPRODUZIONE RISERVATA
12/07/2013
16:49
WallStreetItalia
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Roma, 12 lug. (Adnkronos Salute) - Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi un emendamento per la
classificazione di farmaci innovativi salvavita da parte del Ssn. "L'iniziativa governativa - ha spiegato il
ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al termine del consiglio - arriva per garantire in tempi rapidi la
disponibilità a carico del Ssn di speciali categorie di farmaci, e al tempo stesso semplifica la procedure e le
competenze dell'Aifa". Il provvedimento segue la vicenda relativa a due farmaci oncologici, pertuzumab e
afibercept. "La disciplina vigente - prosegue Lorenzin - dice che un farmaco, per essere dispensato a carico
del Ssn, deve essere autorizzato da Aifa, e successivamente inserito nel prontuario nazionale e poi nei
singoli prontuari regionali". Una norma del decreto Balduzzi recentemente entrata in vigore prevede però che
"un farmaco che abbia ottenuto l'autorizzazione all'immissione in commercio a livello comunitario, possa
essere automaticamente commercializzato anche sul territorio nazionale, a pagamento, in attesa della
conclusione dell'iter di negoziazione. Ma questo ha provocato, per farmaci indispensabili, anche ritardi di 24
mesi". Il governo crede peró che sui farmaci orfani e per quelli di eccezionale rilevanza terapeutica, che sono
definiti così da un'apposita delibera di Aifa, "si debba aprire una corsia preferenziale - ha detto il ministro - sia
nell'iter di autorizzazione che di negoziazione, per avere tempi certi e ridotti per la dispensazione a carico del
Ssn". Per questi farmaci, quindi, "Aifa, in base all'iniziativa che abbiamo preso, è tenuta a esaminare i dossier
con assoluta priorità, anche con sedute straordinarie delle competenti commissioni, e a chiudere l'iter entro
100 giorni". Per accelerare ancora di più il processo, le aziende produttrici di questi medicinali "hanno l'onere
di presentare le domande di inserimento nel prontuario in tempi ridottissimi: 30 giorni dall'autorizzazione
all'immissione in commercio a livello europeo. E in caso di mancata presentazione - ha concluso - l'azienda
sarà sollecitata nuovamente a farlo da Aifa. In caso di ulteriore inerzia, l'Agenzia pubblicherà apposita
informativa sul proprio sito istituzionale, a tutela degli assistiti del Ssn".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Farmaci : da Cdm emendamento per nuovi salvavita a carico Ssn
13/07/2013
Il Fatto Quotidiano
Pag. 11
(tiratura:100000)
MA TRE SUCCESSI CONTRO LA SINDROME DI WISKOTT ALDRICH SONO POCHI PER PARLARE DI
MIRACOLO
Andrea Bellelli*
Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, per ora soltanto nella versione elettronica da un
gruppo di ricercatori in prevalenza italiani, riporta un effetto positivo di un autotrapianto di cellule staminali
ematopoietiche in tre pazienti affetti dalla sindrome di Wiskott-Aldrich. La sindrome di Wiskott-Aldrich è una
immunodeficienza ereditaria dovuta alla mutazione di una proteina identificata con la sigla WASP che
partecipa alla costituzione del citoscheletro. Come molte altre malattie del sistema immunitario può essere
curata col trapianto di midollo o di cellule staminali ematopietiche, purché sia disponibile un donatore sano
compatibile. In assenza di donatori compatibili, l'équipe coordinata dal professor Alessandro Aiuti, che
raccoglie ospedali e centri di ricerca italiani, statunitensi, tedeschi, francesi e turchi, ha adottato una strategia
innovativa. I ricercatori hanno prelevato cellule staminali ematopoietiche dal midollo dei pazienti e le hanno
modificate geneticamente inserendo nel loro genoma il gene codificante per la proteina WASP "sana". Le
cellule così modificate hanno acquisito la capacità di sintetizzare proteina WASP e risultano quindi "curate"
dell'alterazione genetica originale. A questo punto è stato possibile reintrodurre le cellule modificate nel
midollo osseo del paziente dal quale erano state prelevate, ed è stato osservato un inserimento stabile di
queste cellule e un miglioramento della malattia sia dal punto di vista clinico che dei dati di laboratorio sulla
funzionalità immunologica. La terapia dell'équipe del professor Aiuti è uno tra i primissimi esempi di
autotrapianto riuscito di cellule geneticamente modificate. IL RISULTATO È STATO per ora ottenuto su un
piccolissimo numero di pazienti e sono necessari studi ulteriori per definirne il tasso di successo, i rischi
eventuali e le controindicazioni. Alcune considerazioni possono comunque essere fatte anche sulla base
statisticamente tenue dei tre casi trattati. Come tutti gli autotrapianti, questa terapia pone modestissimi rischi
di rigetto perché l'unica componente estranea all'organismo del ricevente è la proteina WASP sana, che è
intracellulare e nascosta al sistema immunitario. É quindi verosimile che il successo ottenuto
nell'attecchimento dei trapianti sia generalizzabile. L'inserimento del gene sano nel genoma cellulare malato
è stato ottenuto sfruttando un vettore di natura retrovirale della famiglia dei lentivirus. Questa metodologia,
che è ampiamente utilizzata in laboratorio, prevede la realizzazione di un lentivirus geneticamente modificato
che incorpora una copia del gene WASP umano e sfrutta la capacità di questo retrovirus di fondersi con il
genoma della cellula ospite. A fusione ottenuta il gene WASP risulta parte del genoma cellulare. Il lentivirus
utlizzato viene reso non patogeno mediante mutazioni, ma il suo inserimento nel genoma cellulare avviene in
una sede imprevedibile e non si può escludere il rischio che vi causi alterazioni della regolazione
dell'espressione genica. Il rischio più temibile è lo sviluppo di un tumore a carico delle cellule geneticamente
modificate, dovuto all'attivazione accidentale di un oncogene. Nessun caso di tumore è stato osservato nei
pazienti trattati, ma il tempo di osservazione per ora è breve (da 20 a 32 mesi) e la casistica è ridottissima,
quindi gli stessi autori dello studio suggeriscono prudenza. QUANTO È CREDIBILE un risultato ottenuto, per
ora, su tre soli pazienti? L'efficacia di una terapia si misura sulla differenza tra l'evoluzione dei casi trattati e
non trattati e richiede studi su campioni di pazienti tanto più numerosi quanto più piccolo è l'effetto della
terapia. Poiché la sindrome di Wiskott-Aldrich è una malattia molto grave e l'effetto dell'autotrapianto di
staminali geneticamente modificate è stato molto positivo, questo studio giustifica un certo ottimismo
nonostante il numero estremamente ridotto di pazienti trattati. * professore prdinario di Biochimica all '
università di Roma La Sapienza. ilfattoquotidiano.it/blog/abellelli
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Staminali modificate la rivoluzione dell'autotrapianto
12/07/2013
Panorama della Sanita - N.27 - 8 luglio 2012
Pag. 6
Certezza delle risorse e management qualificato per la sostenibilità del
Ssn
Incomprimibilità del finanziamento al Ssn, ma anche allocamento delle risorse basato sui fabbisogni sanitari
reali del territorio e capace di premiare l'efficienza. Una nuova governance sanitaria che garantisca maggiore
autonomia alle Aziende ma anche flussi di cassa regolari dallo Stato alle Regioni e da queste ad Asl e Ao. Il
tutto condito da proposte per migliorare le procedure d'acquisto e garantire top e middle management sempre
più qualificati. È un corposo pacchetto di riflessioni quelle che il Presidente della Federazione di asl e
ospedali (Fiaso), Valerio Fabio Alberti, ha consegnato alle Commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera
riunite per l'indagine conoscitiva su "tutela della salute e obiettivi di finanzia pubblica". I paradossi del
finanziamento II documento parte da una constatazione: la spesa si è attestata a quota 110,8 mld di euro
facendo registrare perii secondo anno consecutivo una riduzione in termini nominali (pari allo 0,7% contro lo
0,8% dell'anno precedente). Paiono pertanto difficilmente comprimibili ulteriormente i livelli di finanziamento
del Ssn. Anche perché, già così appare "realistica l'ipotesi che nel 2013 la maggioranza delle Regioni sia
sottoposta a Piani di rientro". Un paradosso -secondo Fiaso- "che equivale a dichiarare l'insostenibilità del
Servizio." Più risorse ma anche meglio allocate. "Un sistema di finanziamento, basato sul fabbisogno reale e
indirizzato a premiare l'efficienza e l'azione di miglioramento verso gli obiettivi assegnati, può risultare- si
legge nel documento- un'arma vincente per sostenere un'azione competente e concreta. Utilizzando le
banche dati a disposizione, è possibile integrare programmi noti e diffusi quali 'esiti' di Agenas con indicatori
che riescano a far cogliere, con forza e sintesi, il grado di efficienza delle organizzazioni sanitarie." Un
approccio che per Fiaso va non solo sviluppato ma che deve costituire per tutte le regioni/ aziende obiettivo
irrinunciabile. Per questo occorre che ogni Azienda sanitaria/ospedaliera si doti di un cruscotto di
monitoraggio che accanto alla dimensione economica mostri i risultati dell'assistenza con ciò favorendo la
crescita di una nuova cultura che combini contestualmente le due dimensioni. La governance Per garantire
sostenibilità ed efficienza al sistema occorre però anche rivedere i tre pilastri dell'intera filiera decisionale: •
Ministero della Salute forte che riproduca anche ai massimi livelli il concetto corretto di ricerca di un punto di
equilibrio tra logiche economiche ed esigenze di tutela della salute; • Conferenza Stato-Regioni, garante di un
approccio unitario e dinamico rispetto al tema della coesione del Ssn e della garanzia dei Lea con un ruolo di
efficace regia su tutti gli aspetti regolatori del Ssn; • ricerca di un diverso posizionamento nel rapporto tra
Regioni ed Aziende, che nell'ambito delle attribuzioni regionali preveda una maggiore autonomia delle
Aziende. Ad oggi infatti, sotto la spinta della necessità di garantire i bilanci regionali, si è assistito ad un
progressivo svuotamento delle prerogative di autonomia aziendale. La spending review Quella passata "ha
inutilmente alimentato speranze irrazionali". Da qui la proposte Fiaso per una "spending sostenibile e
realizzabile. In primo luogo definendo un sistema di prezzi di riferimento più congruo per beni e servizi.
L'attuale criterio basato sul prezzo più basso rischia di sacrificare la qualità alla logica del risparmio a tutti i
costi ed è poco sostenibile anche dal punto di vista giuridico, come dimostrano le sospensive del Tar Lazio.
Fiaso chiede pertanto prezzi più adeguati alla qualità dei servizi e al tasso di innovazione tecnologica dei
dispositivi medici. La Federazione chiede infine di costituire, come avviene già nel comparto farmaceutico con
l'Aifa, una Agenzia sui dispositivi medici, in grado di definire la congruità dei prezzi in rapporto a innovatività.
Flussi di cassa e investimenti La Federazione chiede innanzitutto procedure più celeri di trasferimento delle
risorse dallo Stato alle Regioni e dal queste alle Aziende. Anche perché i ritardati flussi di cassa provocano
un allungamento dei tempi di pagamento che non solo va a discapito del rapporto con i fornitori ma genera
anche maggiori costi per interessi passivi. Nel decreto che recepisce la direttiva europea, il governo ha
imposto alla pubblica amministrazione di rispettare i termini di pagamento. "Senza un intervento sulla cassa sottolinea il Documento- la norma sui pagamenti resterà una grida manzoniana. E di leggi inapplicabili non ce
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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DIARIO II Documento Fiaso consegnato alle Commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera
12/07/2013
Panorama della Sanita - N.27 - 8 luglio 2012
Pag. 6
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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n'è proprio bisogno." Riguardo gli investimenti invece, la stessa normativa non ne favorisce una gestione
coerente. Nell'articolo 29, al comma 1 punto b) del D.Lgs. 118/2011, si stabiliva che i cespiti acquistati
utilizzando contributi in conto esercizio devono essere interamente ammortizzati nell'esercizio di acquisizione.
Questo "principio di valutazione" viola i principi di competenza economica e di correlazione costo-ricavo
grazie a cui dovrebbe funzionare la contabilità economico patrimoniale. Ticket I punti di disequilibrio
individuati sono almeno tre: A) II sistema di esenzioni oggi ha prodotto il paradosso di avere metà della
popolazione esente, che consuma quasi l'80% delle prestazioni sanitarie. Questo perché le esenzioni si
basano ancora sul reddito Irpef che sconta il fenomeno dell'elusione fiscale e perché le esenzioni per
patologia (circa il 50% del totale) sono svincolate da qualsiasi parametro reddituale. B) I ticket sono oggi
concentrati solo su un segmento minimo delle spesa sanitaria: quella specialistica, diagnostica e, in misura
più marginale, farmaceutica. C) Non esiste alcun criterio di appropriatezza o inappropriatezza delle
prestazioni nella regolamentazione dei ticket. Management II nodo dell'efficienza e della sostenibilitànon si
scioglie, secondo Fiaso, senza una elevata qualità del top e del middle management sanitario. Massimo
rigore nell'applicare la legge Balduzzi che introduce i più stringenti criteri di selezione del top management.
Ma la Federazione chiede di più. Andrebbe affrontato il tema della formazione continua e delle sue sedi al
fine di costruire sempre più una comunità manageriale altamente qualificata sul territorio nazionale. Altro
aspetto rilevante è poi la valutazione dei risultati di un'azienda e del manager. "Una valutazione approfondita
e rigorosa, distinta tra risultati dell'Azienda e risultati del manager -rimarca il Documento- permette di
individuare l'effettiva professionalità del top manager ed il suo specifico contributo alla risoluzione dei
problemi dell'Azienda." Per quanto attiene il middle management Fiaso ritiene infine che ogni Regione
dovrebbe porsi come fine l'obiettivo di creare un vivaio, e una formazione continua, puntando sui giovani, di
queste figure che sappiano essere così decisive per il buon funzionamento delle Aziende
sanitarie/ospedaliere.
12/07/2013
Panorama della Sanita - N.27 - 8 luglio 2012
Pag. 8
Necessario colmare i vuoti derivati dal blocco del turn over e dai tagli del
personale
II 27 giugno, le Commissioni riunite V Bilancio e XII Affari sociali della Camera dei Deputati, nell'ambito
dell'indagine conoscitiva sulla sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e
obiettivi di finanza pubblica, hanno ricevuto in audizione la Federazione nazionale Collegi Ipasvi, nella
persona del vicepresidente Gennaro Rocco. Riportiamo il documento ufficiale depositato in Parlamento a
supporto dell'audizione
In premessa si desidera ringraziare gli On. Deputati delle Commissioni riunite V (Bilancio, tesoro e
programmazione economica) e XII (Affari sociali) per aver voluto audire la Rappresentanza professionale
degli Infermieri operativi in Italia nell'ambito di una indagine conoscitiva sulla "tutela del diritto alla salute e la
garanzia dell'accesso alle cure" che è di particolare rilievo e significatività per l'intera collettività nazionale
oltre che per i professionisti che operano nel Sistema salute del Paese. Si ritiene possa essere utile fornire
alcuni dati inerenti i professionisti rappresentati suddivisi per genere e per fasce d'età. Il totale degli infermieri
è costituito da: - 393.221 Infermieri generalisti - 10.475 Infermieri pediatrici Tra gli iscritti agli Albi tenuti dalla
Federazione Ipasvi al dicembre 2012 vi sono 26.656 infermieri stranieri. Gli elementi di contesto indicati nella
relazione di accompagnamento all'indagine conoscitiva sulla "tutela del diritto alla salute e la garanzia
dell'accesso alle cure" sono condivisi dalla Fnc Ipasvi che ritiene necessaria una significativa ridefinizione dei
paradigmi assistenziali ed organizzativi su cui ancora si basano le strutture organizzative sanitarie e che
ancora danno forma ai processi di cura e di assistenza. I bisogni emergenti nella collettività nazionale - e non
solo - sono legati all'aumento delle persone cosiddette "fragili", degli anziani frequentemente affetti da
pluripatologie e delle persone con affezioni cronico degenerative che, quand'anche in discreto equilibrio di
salute, richiedono informazione, accompagnamento, continuità assistenziale, servizi e luoghi di cura e di
assistenza di prossimità territoriale e domiciliari. II superamento delle logiche ospedalo - centriche a favore
della domiciliarizzazione, di strutture intermedie anche di carattere residenziale, di luoghi "socio sanitari" di
prossimità in cui trovare una piccola equipe multiprofessionale di base composta da medico di medicina
generale, infermiere di comunità e farmacista di comunità in grado di fornire immediate e fattive risposte avvalendosi anche della rete sociale e parentale dell'assistito - è ormai ineludibile; soprattutto se si vuole dare
garanzia di effettività ai Lea, se si persegue l'appropriatezza, l'efficacia, l'efficienza e il contenimento dei costi.
L'Ospedale deve divenire il luogo dell'intensività assistenziale, della presa in carico della persona con grave
acuzie e dei processi di cura ed assistenza che richiedono competenze specialistiche di tutti i membri
dell'equipe: medici, Infermieri ed altri professionisti sanitari. Anche l'organizzazione delle strutture ospedaliere
deve essere ridefìnita andando verso la logica delle piattaforme di servizio e, cosa ancora più significativa,
delle piattaforme di assistenza in cui i degenti sono aggregati per omogeneità di bisogno, per livello di
complessità assistenziale infermieristica e per intensità di cura (centralità dei bisogni dell'assistito, efficacia e
razionalità orga nizzativa, utilizzo pertinente e appropriato della competenza assistenziale infermieristica,
valorizzazione della competenza medica, infermieristica e delle altre professionalità sanitarie che si integrano
sul bisogno dell'assistito - utilizzo integrato e nelle 24 ore delle risorse tecnologiche e dei diversi devices,
contenimento dei costi) e non per frammentate specializzazioni disciplinari cliniche II cambiamento dei
paradigmi organizzativi e assistenziali - che in alcune aree del Paese è già iniziato e che deve essere
sostenuto e disseminato - necessita di un forte investimento culturale e del coinvolgimento dei professionisti e
dei cittadini entrambi fortemente orientati al mantenimento di un Servizio sanitario nazionale universale,
solidale ed equo. Il permanere acritico e lineare del blocco del turn over non sostiene il necessario
cambiamento paradigmatico, il coinvolgimento professionale e culturale dei professionisti che vivono una
continua frustrazione e demotivazione professionale oltre che carichi di lavoro oggettivamente eccessivi e
forieri di errori e rischi assistenziali. Il permanere acritico e lineare del blocco del turn over può, invece,
divenire un modo surrettizio per smantellare il Ssn o comunque per segnarne il lento ma costante declino. La
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situazione nei servizi ospedalieri e soprattutto territoriali e domiciliari di numerose regioni si avvicina
alFinsostenibilità: viene diminuita l'assistenza domiciliare, non decollano le strutture intermedie, gli ospedali
devono fare fronte - con inappropriatezza e aumento conseguente dei costi - alla carenza di soluzioni altre
perché "non abbiamo personale" e soprattutto " non abbiamo infermieri". Adesso poi, con la fruizione delle
contrattualmente dovute ferie estive, la situazione diventerà ancora più pesante per i cittadini e per i
professionisti - infermieri in primis - costretti a turnazioni indicibili per sostituire anche i colleghi in ferie. A
parere della Fnc Ipasvi è necessario: • riempire i vuoti derivati dal blocco del turn over o dai tagli sul
personale sanitario in generale e infermieristico in particolare, • prepararsi a sostituire gli oltre 10.000
infermieri che nel giro di pochi anni usciranno dal sistema (Vedasi tabella), • "ringiovanire" le équipe
assistenziali infermieristiche sia per mantenere alti i livelli di qualità assistenziale, sia per mantenere e
migliorare le attuali risposte sanitarie infermieristiche nell'immediato futuro, • riorganizzare i sevizi
assistenziali ospedalieri anche ridefinendo ruoli e responsabilità diverse per gli infermieri, superando la
concezione veteroideologica della esclusiva centralità delle attività di diagnosi e terapia a scapito delle attività
e dei processi assistenziali, • implementare i servizi territoriali e, soprattutto, l'assistenza domiciliare
infermieristica (qualità assistenziale e contenimento dei costi derivanti dall'inappropriatezza di ricoveri
numerosi ricoveri ospedalieri); • muoversi nella logica della medicina d'iniziativa anche attivando in maniera
omogenea in campo nazionale punti di presenza infermieristica sul territorio e l'infermiere di comunità, dando
corpo a interventi di natura preventiva, informativa e di accompagnamento ad azioni di auto cura e di
mantenimento della maggiore autonomia possibile. A completamento della relazione si sottolinea l'importanza
della migliore utilizzazione dell'ormai comunemente e oggettivamente riconosciuto "up grading" formativo
degli infermieri, valorizzandone le competenze e dando corso all'evoluzione delle stesse verso specifiche
aree assistenziali (medica, chirurgica, dell'emergenza urgenza, della salute mentale, della pediatria e
dell'assistenza territoriale) con contenuti fortemente coerenti con le necessità demografiche, epidemiologiche
e di estensività ed intensività assistenziale.
FOTO: GENNARO ROCCO
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II servizio sanitario è e deve rimanere pubblico
"Il Servizio Sanitario Nazionale è e deve rimanere pubblico: dal contenimento della spesa sanitaria siamo
passati ad un vero e proprio definanziamento lineare del Fondo Sanitario Nazionale, nonostante la sanità
assorba il 7,1% del Pil, producendone oltre l1 1%". Questo uno dei principali contenuti dell'Audizione dello
scorso 27 giugno in Commissione Affari Sociali e Bilancio della Camera de Deputati di CittadinanzattivaTribunale per i diritti del malato. Ecco alcuni dei principali nodi toccati dall'associazione nel corso
dell'audizione. "L'ammontare complessivo delle riduzioni di stanziamenti per gli anni 2012 - 2015, è pari a
circa 35.000 milioni di euro, si legge nella nota dell'organizzazione, e per la prima volta nel 2013 il Fondo
Sanitario Nazionale è inferiore in valori assoluti a quello del 2012. La riduzione lineare ha danneggiato tutti:
realtà virtuose e meno virtuose, lasciando inalterate le inefficienze e gli sprechi preesistenti. Anche la stessa
Corte dei conti nel recente Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica ha segnalato come a
fronte di un miglioramento dei conti sussistano comunque tensioni sulla garanzia di adeguati livelli di
assistenza e segnali preoccupanti sul fronte della qualità dei servizi resi ai cittadini. La seconda questione
posta è quella della delega assistenziale attuata da parte dello Stato nei confronti delle famiglie all'interno
delle quali vi è una persona anziana con patologia cronica e rara, e più in generale con disabilità. La famiglia
è il pilastro dell'attuale sistema di Welfare, colma i bisogni assistenziali non solo provvedendo all'assistenza
diretta alla persona con patologia cronica e rara, ma anche mettendo fortemente mano al proprio portafoglio.
Ciascuna famiglia dedica mediamente all'assistenza del familiare anziano oltre 5 ore al giorno. Tale
situazione molto spesso non permette ai componenti delle famiglie di conciliare l'orario lavorativo con le
esigenze di assistenza, arrivando a situazioni di licenziamenti e mancati rinnovi o interruzioni del rapporto di
lavoro. A tutto ciò va aggiunta la difficoltà crescente per le famiglie di fronteggiare l'onere economico
correlato, che impatta significativamente sui redditi familiari. Solo per fare alcuni esempi, le famiglie
mediamente spendono in un anno 8.488 euro per il supporto assistenziale integrativo alla persona, 1.127
euro per farmaci non rimborsati dal Ssn, 1.297 euro per l'acquisto di parafarmaci, 3.178 euro per lo
svolgimento di visite, esami o attività riabilitativa a domicilio. La terza grande questione è la mancanza di
equità di accesso alle prestazioni sul territorio nazionale. Alcuni esempi. Su 580 punti nascita esaminati
(indagine Siaarti 2012), solo Valle D'Aosta e Fvg erogano il parto in analgesia nel 100% dei casi, seguono il
Trentino (86,7%) e la Toscana (84,2%). All'opposto in Molise nessun centro eroga il servizio di epidurale da
travaglio; la Sicilia lo esegue nel 6,2% dei punti nascita; Basilicata ed Abruzzo nel 14,3%. Solo 6 regioni su
21 assicurano il medico di famiglia o il pediatra di libera scelta ai figli di migranti non regolarmente iscritti al
Ssn: si tratta di Toscana, Umbria, P. A. Trento, Emilia Romagna, Marche e Puglia. Con riguardo alla
Procreazione medicalmente assistita, si va dal Molise dove non esiste alcun centro di Pma, alla Lombardia
con 63 centri. Solo Toscana, Piemonte, Veneto, Fvg e P.a. di Trento hanno inserito le prestazioni di Pma nei
Lea, con ticket o quota di compartecipazione, senza alcuna esclusione della popolazione interessata.
Rispetto alla prevenzione, a livello di copertura vaccinale, solo l'Umbria nel 2010 raggiunge l'obiettivo Oms
del 95% (precisamente la regione è al 95,4%) di copertura del vaccino Mpr (morbillo-parotite-rosolia) nei
bambini a 24 mesi; poco al di sotto la Lombardia (94,67%, pur in flessione rispetto al 95% del 2009); 11
regioni si attestano o superano di poco il 90%; al di sotto del 90% Sicilia, Campania e Calabria. Anche
l'accesso ad alcuni farmaci di ultima generazione per la cura dei tumori mostra diverse realtà all'interno del
Paese: su 18 specialità farmaceutiche prese in esame, il Molise non ne eroga 7, la Valle d'Aosta 5, la
Basilicata 4. Inoltre, regioni come Emilia Romagna, Molise, Umbria e Veneto pongono limitazione aggiuntive
rispetto a quanto previsto dall'Aifa per l'uso di tali farmaci, ed ancora alcune, Puglia, Emilia Romagna, Umbria
e Veneto ne consentono l'accesso solo dietro richiesta motivata da parte del medico prescrittore. Analoga
situazione stanno vivendo i pazienti con Epatite C che non vedono ancora riconosciuto uniformemente su
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DIARIO Audizione Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato alla Camera
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tutto il territorio nazionale il diritto di accesso alle nuove terapie salvavita. Rispetto all'Assistenza Domiciliare
Integrata (Adi) l'Emilia Romagna nel 2010 si attesta a 11,6% di anziani trattati in Adi; seguono l'Umbria con il
7,67%, il Veneto (5,55%) e la Basilicata (5,03%); Piemonte, Marche e Puglia si attestano all'I,9%". Ecco infine
alcune delle proposte avanzate da CittadinanzattivaTdm: "stop ad ulteriori riduzioni di stanziamenti al Ssn,
che rappresenta un investimento e non un mero costo per la collettività. Piuttosto vanno colpite le duplicazioni
e la burocrazia inutile che crea sprechi per lo Stato e i cittadini (es. Commissioni Regionali del Farmaco,
Prontuari Terapeutici Ospedalieri Regionali ,...); passare dal taglio lineare alla programmazione socio sanitaria integrata, con particolare riguardo alle patologie croniche e rare (Piani Nazionali, Pdta,...), e
investendo molto di più in prevenzione; garantire equità di accesso alle prestazioni su tutto il territorio
nazionale; potenziare la capacità di render conto da parte degli amministratori pubblici rispetto all'impiego
delle risorse pubbliche, dell'organizzazione dei servizi e delle performance. Il rovescio della medaglia è la
trasparenza delle scelte, della capacità di amministrare e programmare per i cittadini, anche in termini di
qualità/quantità dei servizi erogati; garantire la partecipazione dei cittadini ai processi di governance, al
monitoraggio del rispetto dei Lea e alla valutazione delle performance".
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Arriva una nuova "primavera" per la Sanità ?
Sembra proprio di sì: «Basta con i tagli lineari», ha dichiarato il ministro Lorenzin, anticipando che il Patto per
la Salute riscriverà un nuovo modello assistenziale. Per il sottosegretario allo Sviluppo economico De
Vincenti «oggi possiamo guardare al futuro con un po' più di ottimismo». Le sette proposte di Farmindustria
per rilanciare il comparto
AnselmoTerminelli
Stabilità, governance e sostenibilità. Intorno a questi tre concetti, la cui applicazione non è più rinviabile, si
gioca il futuro anche del settore farmaceutico per una nuova "primavera" della Sanità. Lo ha chiaramente
detto lo scorso 3 luglio a Roma aprendo i lavori dell'assemblea pubblica di Farmindustria il presidente
Massimo Scaccabarozzi. Un incontro che è stato preceduto il giorno prima dall'assemblea dell'associazione,
che ha confermato all'unanimità Scaccabarozzi alla guida di Farmindustria per il secondo mandato (20132015). Inoltre sono stati nominati i cinque vicepresidenti: Lucia Aleotti (Menarini), Maurizio de Cicco (Roche),
Francesco De Santis (Italfarmaco), Daniel Lapeyre(Sanofi), Emilio Stefanelli (Istituto Biochimico Nazionale
Savio). Del Comitato di presidenza fanno parte anche: Pierluigi Antonelli (MSD Italia), Nicola Braggio
(Astrazeneca), Alberto Chiesi (Chiesi Farmaceutici), Daniele Finocchiaro (GlaxoSmithKline), Andrea
Montevecchi (Sigma Tau),Giorgio Rende (ICI Rende). Un incontro, quello del 3 luglio scorso, improntato
molto sull'ottimismo e la fiducia in un futuro più sereno, specialmente dalle dichiarazioni dei rappresentanti
delle istituzioni presenti. La Sanità, ha dichiarato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin «è stato comparto
più aggredito» dalle manovre passate, quindi «ha già dato e adesso bisogna entrare in una seconda fase».
«Oggi possiamo guardare al futuro» ha precisato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De
Vincenti «con un pò più di ottimismo rispetto all'anno scorso», proprio grazie alle manovre che sono state
fatte «sicuramente pesante, ma necessarie». Per il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, adesso
«serve una nuova stagione che preveda la chiusura della fase storica dei tagli e l'apertura di un nuovo
modello di difesa della salute». Sette proposte a costo zero Proprio intorno a questo nuovo modello, che il
ministro Lorenzin ha anticipato che sarà messo a punto nel nuovo Patto per la salute, il presidente
Scaccabarozzi, illustrando le linee programmatiche per il nuovo biennio della sua presidenza, ha declinato i
concetti di stabilità, governance e sostenibilità in sette proposte "a costo zero" proprio per valorizzare e far
ripartire l'intero settore farmaceutico. Le sette proposte sono: • sigiare un Patto di stabilità di 3 anni senza
modifiche del quadro normativo. Le imprese del farmaco negli ultimi 11 anni hanno subito 44 manovre e 4 nel
2012; terapeutica, senza vincoli di carattere economicistico né discriminazioni verso i prodotti con marchio. •
assicurare un rapido accesso ai nuovi farmaci e vaccini. Non è più tollerabile che medicinali per patologie
importanti arrivino in Italia anche con 2 anni di ritardo rispetto ai big Uè e che alcuni farmaci innovativi siano
disponibili solo in alcune Regioni; • superare la frammentazione regionale in Sanità riequilibrando i poteri e le
competenze fra Stato e Regioni; • definire una "cabina di regia" tra Ministeri dello Sviluppo Economico, della
Salute, dell'Economia e delle Finanze, del Lavoro e delle Politiche Sociali per rendere compatibili politiche
sanitarie e crescita industriale del Paese, rafforzando il ruolo del Tavolo per il settore farmaceutico istituito
presso il Ministero dello Sviluppo Economico; • prevedere un ruolo attivo del Ministero dello Sviluppo
Economico all'interno dell'Agenzia Italiana del Farmaco; • eliminare i tetti per singolo farmaco e per classi
terapeutiche essendo la governance della spesa garantita dai tetti generali; • assicurare, nel rispetto
dell'appropriatezza, la libertà prescrittiva del medico nella scelta Il nuovo patto per la salute II ministro
Lorenzin ha sottolineato l'importanza che riveste l'industria farmaceutica in Italia e proprio per questo ha
annunciato una "legge quadro" specifica per il rilancio del comparto. Per il ministro, poi, a costo zero possono
essere fatti cambiamenti e riforme ma non investimenti «sulle infrastrutture sanitarie e tecnologiche». Proprio
per questo, ha aggiunto Lorenzin, «dobbiamo bilanciare la sostenibilità della spesa ed il mantenimento del
sistema industriale in Italia». Questo per il ministro è un impegno ormai non più rinviabile proprio perché «il
comparto farmaceutico gioca una partita strategica dal punto di vista sanitario e industriale». È necessario
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DIARIO Scaccabarozzi confermato alla guida di Farmindustria
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quindi per il ministro avviare una fase nuova per la Sanità fatta «non di tagli lineari» ma di un reale
monitoraggio della spesa per scovare quella «improduttiva» e «reinvestirla in Sanità». Un grande ausilio a ciò
sarà il nuovo Patto per la Salute: «siamo in dirittura d'arrivo per la bozza» ha anticipato Lorenzin «con cui
dovrò confrontarmi con Sviluppo economico e Regioni». Il Patto per la salute «avrà la durata di 5 anni e non
tre per dare stabilità al sistema». Disegnerà un nuovo modello assistenziale «prendendo spunto da quelli
positivi di bestpractice», e darò «più forza al territorio», attraverso l'attuazione della deospedalizzazione e il
potenziamento delle cure domiciliari. Un tavolo allo sviluppo economico II sottosegretario De Vincenti ha
annunciato entro la metà di luglio un tavolo sulla farmaceutica, insieme ai ministeri della Salute e
dell'Economia e all'Aifa, «per riflettere e mettere a punto politiche di stabilizzazione e miglioramenti sul piano
della prassi regolatoria». Parlando poi del nuovo Patto per la salute ha sottolineato che «dovrà confermare la
stabilizzazione delle regole». Inoltre per il sottosegretario «va evitato che ci siano 21 sistemi sanitari diversi
che comportano ritardi nell'immissione in commercio dei nuovi farmaci». «Faccio mie le parole del ministro
sul nuovo Patto per la salute» ha detto Zingaretti «Con il ministro Lorenzin per quanto riguarda il modello di
difesa della salute ho trovato grande affinità e se ho ben compreso il futuro Patto per la salute si muove in
sintonia con quanto vorremmo fare noi nel Lazio». In merito poi all'industria farmaceutica, Zingaretti ha
auspicato «un buon incontro tra la buona industria e la buona politica» per poter realizzare, a livello regionale,
un rilancio vero del comparto della ricerca e dell'industria farmaceutica. Zingaretti ha ricordato che proprio nel
Lazio operano un numero considerevole di strutture pubbliche e private di ricerca. Proprio per questo si è
detto disponibile ad «aprire un tavolo per scrivere una pagina davvero nuova» per il settore dell'industria
farmaceutica. In un messaggio di saluto il segretario generale della presidenza della Repubblica Donato
Marra, a nome del presidente Napolitano, ha sottolineato che "è necessario rendere compatibili strumenti
efficaci di controllo e di risanamento della finanza pubblica con incisive politiche di equa gestione e
distribuzione delle risorse, assicurando, nel rispetto del dettato e dello spirito della Carta costituzionale, il
diritto fondamentale alla salute e alla dignità della persona". L'Orologio della Vita Grazie anche ai farmaci
negli ultimi 40 anni l'aspettativa di vita è aumentata diben lOanni. Per sottolineare questo contributo
considerevole Farmindustria nella sede dove si è svolta l'assemblea ha predisposto un orologio, «che» ha
spiegato il presidente Scaccabarozzi «abbiamo voluto chiamare l'Orologio della Vita, poiché misura il tempo in più
guadagnato da ciascuno di noi grazie ai farmaci, ai corretti stili di vita e ai progres si della medicina. Vivere di
più e meglio è possibile, già ora. Ogni minuto che passa la nostra aspettativa di vita aumenta di quindici
secondi, ogni giorno di sei ore e ogni anno di 3 mesi. Questo risultato, di cui sono profondamente orgoglioso,
è il frutto anche dell'innovazione e della ricerca realizzate dalle nostre imprese in Italia e nel mondo. Oggi
possiamo sperare di vivere 82 anni, 10 in più rispetto agli anni Settanta».
Foto: Massimo Scaccabarozzi
12/07/2013
Panorama della Sanita - N.27 - 8 luglio 2012
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La Regione sblocca il progetto per "Superhando", centro di eccellenza su
domotica
Si sblocca dopo diversi anni la vicenda legata alla realizzazione di "SuperHando", una struttura che diventerà
il Centro regionale di eccellenza a sostegno delle problematiche motorie per persone con handicap. Il
progetto, promosso dal Comune di Settimo San Pietro (Cagliari) e finanziato dalla Regione con 8 milioni di
euro, ha avuto il via libera definitivo dalla Giunta Cappellacci che, su proposta dell'assessore della Sanità
Simona De Francisci, ha approvato nei giorni scorsi la delibera per la sottoscrizione dell'accordo di
programma tra Regione, Comune e Asl 8. L'intesa consentirà di realizzare e gestire il Centro che, tra l'altro,
sarà un punto di riferimento nell'Isola per la domotica in sanità. Ad esempio, potranno essere recuperate e
sanificate protesi varie, come le carrozzelle in disuso, con conseguenti razionalizzazioni logistiche e risparmi
economici perii sistema sanitario regionale. La struttura polifunzionale di Settimo ha inoltre come obiettivo di
supportare il recupero di persone più deboli con limitazioni psicofisiche e non autosufficienti.
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Sardegna
12/07/2013
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Pagamenti in sanità , approvato il progetto di legge che sblocca 448
milioni
Approvato lo scorso 2 luglio dall'Assemblea legislativa il provvedimento della Giunta regionale dell'Emilia
Romagna che rende subito disponibili circa 448 milioni di euro per consentire alle Aziende sanitarie di
sbloccare i pagamenti alle imprese tornitrici nel settore sanitario. Rispetto al testo uscito dalla Giunta, la
Regione ha provveduto a un aumento di 24 milioni di euro di liquidità, grazie ad un nuovo riparto nazionale di
cui l'Emilia-Romagna ha beneficiato. «Con questa lesrsje possiamo finalmente dare una risposta esigente
delle aziende tornitrici del nostro Servizio sanitario, abbiamo raccolto l'opportunità concessa dal decreto che
mette a disposizione a livello nazionale 5 miliardi per il 2013 e 9 miliardi, non ancora ripartiti, per il 2014 spiega l'assessore alle Politiche per la salute Carlo l.usenti - 11 problema dei ritardi per l'UmiliaRomagna
deriva dal ritardo del i ra sferimento di risorse statali, dal mancato finanziamento degli ammortamenti netti e
dall'utilizzo di risorse correnti per investimenti altrimenti
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Emilia Romagna
12/07/2013
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Theiner: «Rafforzare la rete di assistenza sul territorio»
Conservare tutti i sette ospedali e accrescerne la collaborazione, aumentare la qualità del servizio riducendo i
costi, sviluppare una rete di assistenza e cura sul territorio al di fuori delle strutture ospedaliere. Queste le
ambiziose sfide lanciate dall'asses sore Richard Theiner durante la presentazione del bilancio annuale
dell'Azienda Sanitaria. La spendingreview, nell'ultimo anno, ha complicato non poco la gestione della sanità
altoatesina, e le parole d'ordine sono diventate risparmio, riduzione dei letti, e accorpamento dei reparti.
«Nonostante il difficile quadro generale - ha spiegato l'assessore Richard Theiner - Provincia e Azienda
Sanitaria servizio di qualità in tutte le strutture ospedaliere, avviando anche alcuni progetti di ampliamento. Il
futuro ci riserverà sicuramente altre novità, e il nostro obiettivo sarà quello di investire per una crescita
ulteriore degli standard qualitativi». «Il mantenimento dei sette ospedali -ha proseguito Theiner - impone a
tutti di partecipare al raggiungimento degli obiettivi in termini di contenimento delle risorse, e inoltre ci spinge
a rafforzare la rete territoriale di assistenza e cura al di fuori delle strutture ospedaliere. Quest'ultimo
passaggio rappresenta uno dei pilastri della strategia futura». Ciò non esclude, in ogni caso, investimenti
all'interno degli stessi ospedali, «come dimostrano - ha aggiunto l'assessore - il nuovo Reparto di
neuropsichiatria infantile a Merano e il Centro di riabilitazione neurologica di
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Bolzano
12/07/2013
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Malattie infettive, supporto psicologico per i pazienti sieropositivi
Un ambulatorio per il sostegno psicologico dei pazienti sieropositivi. Il nuovo servizio dedicato alle persone
affette da Hiv che sono seguite dal Day Hospital-Ambulatorio dell'U.O. di Malattie Infettive dell'Azienda
Ospedaliera "Ospedale Sant'Anna di Como", sito nel presidio di San Fermo della Battaglia, è stato avviato nei
giorni scorsi. L'iniziativa nasce dalla collaborazione tra l'Unità Operativa di Malattie Infettive, diretta da
Domenico Santoro, il Dipartimento di Salute Mentale, diretto da Claudio Cetti, e la Psicologia clinica, di cui è
responsabile Vito Tummino, che a questo afferisce. «Il nuovo ambulatorio - spiega il primario Santoro - sarà
gestito da due psicologhe in stretta collaborazione con i medici e gli infermieri operanti all'interno della
struttura di Day Hospital-Ambulatorio di Malattie Infettive e avrà cadenza settimanale. L'obiettivo - prosegue
lo specialista - è attualmente quello di sostenere i pazienti affetti da infezione da Hiv per il loro vissuto in
presenza di questa infezione e per l'aderenza alla terapia antiretrovirale. Si potrà intervenire, inoltre, in caso
di diagnosi di sieropositività e per intercettare alcuni disagi border line presenti talvolta in questa sindrome».
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Azienda Ospedaliera Ospedale Sant'Anna di Como
12/07/2013
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La Regione Basilicata approva il progetto su ippoono terapia
La Regione Basilicata ha approvato il progetto dell'Azienda Sanitaria di Potenza "Le attività di Ippo-ono
terapia nel trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare (Dea) e nella Riabilitazione Alcologica
(Cra)". "Le terapie assistite con cavalli ed asini spiega l'Asp "costituiscono, nei due settori clinici individuati, la
prima applicazione sistematica di natura sperimentale nota a livello internazionale. Il progetto si propone di
avviare un percorso di ricerca basato su prove scientifiche (Evidence Based Medicine) per determinare
l'efficacia clinica dell'ippo-ono terapia, secondo le indicazioni del Comitato Nazionale di Bioetica e dell'Istituto
Superiore di Sanità. Allo scopo, è stato costituito un Comitato Tecnico Scientifico (Cts) che dovrà definire un
percorso condiviso basato sulla qualità e rilevanza scientifica del programma di ricerca, identificando obiettivi,
strategie, metodi, strumenti di indagine e risultati attesi. La riunione di insediamento del Cts si terrà il 13
settembre 2013 presso il polo sanitario di Chiaromonte e sarà presieduta dal Direttore Generale dell'Asp
Mario Marra e dall'Assessore regionale alla Salute Attilio Martorano. Il comitato tecnico scientifico è composto
da tre componenti del Dipartimento Salute della Regione Basilicata, cinque dell'Azienda Sanitaria di Potenza
e dieci esterni tra i quali esperti nazionali ed esponenti del mondo accademico. Il programma di ricerca sarà
sviluppato sulla base di un accordo di collaborazione scientifica, nel settore della Psicologia cognitiva e
modificazione del Comportamento, sottoscritto tra l'Asp di Potenza e la Facoltà di Medicina dell'Università
degli Studi dell'Aquila".
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Asp Potenza
12/07/2013
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«Il sistema non riesce a fornire un servizio soddisfacente» / I PARTE
«Nonostante l'ingente impegno finanziario (l'incidenza sul PIL si conferma al 7,3%) - in parte pubblico ma
essenzialmente a carico dei cittadini - le criticità del sistema sanità sono tali che esso non riesce a fornire un
servizio soddisfacente». Parola di Salvatore Nottola, Procuratore generale della Corte dei Conti nella
requisitoria orale svoltasi il 27 giugno scorso in occasione delle Sezioni riunite della Corte dei conti,
presiedute dal Presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, alla presenza delle più alte cariche
istituzionali, che hanno pronunciato la decisione nel giudizio sul Rendiconto generale dello Stato per
l'esercizio finanziario 2012. «Permangono irrisolte infatti» ha aggiunto Nottola «le problematiche relative alle
liste d'attesa; al funzionamento dei pronti soccorso, spesso in difficoltà; alla sostenibilità di elevati livelli di
compartecipazione di spesa (tickets); alle ancor pur numerose fattispecie di danni erariali; alla renitenza delle
assicurazioni ad impegnarsi nel settore; ai rapporti con gli enti privati, spesso sbilanciati a danno del
pubblico» «La legislatura che si apre vede una situazione economica e finanziaria del sistema sanitario
migliore del passato. Anche il 2012 ha confermato i progressi già evidenziati negli ultimi esercizi nel
contenimento e nel riassorbimento dei disavanzi gestionali». E quanto ha riferito Presidente di coordinamento
delle Sezioni riunite in sede di controllo Rita Arrigoni lo scorso 27 giugno in occasione del pronunciamento del
Giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato relativo all'esercizio finanziario 2012 delle Sezioni
riunite della Corte dei conti. «La spesa ha segnato» ha aggiunto Arrigoni «una riduzione dello 0,7 per cento
rispetto all'anno precedente. Resta ferma al 15,5 per cento la sua incidenza sulla spesa complessiva al netto
degli interessi mentre si riduce di un decimo di punto il peso in quota Pii (7,1 per cento). Il settore si trova
tuttavia di fronte a scelte impegnative. Forti sono infatti le tensioni che cominciano a manifestarsi sul fronte di
una adeguata garanzia ai livelli di assistenza, mentre sono da chiarire le dimensioni di persistenti squilibri
finanziari resi del resto evidenti dal recente provvedimento d'urgenza in tema di pagamenti dei debiti
pregressi a favore dei fornitori di beni e servizi. Un provvedimento che ha riguardato tutto il comparto delle
Amministrazioni pubbliche. Originato dall'esigenza di assicurare immediato sostegno al sistema delle
imprese,» ha concluso Arrigoni «ha assunto tuttavia un carattere di sanatoria rispetto a comportamenti
amministrativi la cui devianza non trova riscontro in altri Paesi europei: negli ultimi anni, i tempi di pagamento
hanno superato in Italia, mediamente, i 180 giorni, a fronte dei 65 giorni della media europea». «Un'area
d'intervento che richiede un forte impegno di risorse è la sanità. Pur essendo stato negli ultimi anni
destinatario di numerose disposizioni di contenimento della spesa, l'incidenza sul Pii si conferma al 7,3% ed
induce a ritenere che gli interventi effettuati, pur incisivi, siano per lo più riusciti ad evitare un'incontrollata
lievitazione dei costi, ma non siano ancora in grado di favorire il loro ridimensionamento». È quanto riferisce il
Procuratore generale Salvatore Nottola. «Il complesso delle risorse acquisite lo scorso anno» ricorda Nottola
«è ammontato a € 112,641 miliardi (un punto percentuale di meno rispetto al precedente), che a fronte del
volu me generale di spesa, attestatosi a € 113,683 miliardi, comporta un disavanzo complessivo nazionale di
settore pari a € 1,043 miliardi, risultato fin qui il più basso degli ultimi anni, con un saldo negativo interamente
a carico delle regioni e delle province autonome. L'83% del finanziamento della sanità è a carico della
fiscalità, al restante 17% hanno contribuito gli ulteriori trasferimenti da pubblico e privato (€10,367 miliardi), le
integrazioni a carico dello Stato (€4,004 miliardi), l'apporto dei ricavi e delle entrate proprie (€ 3,077 miliardi)
ed altre voci minori. Tra le voci della spesa (complessivamente aumentata di 0,8% sul 2011), si conferma il
peso preponderante degli oneri per il personale (€35,606 miliardi) e quello dell'acquisto dei beni e servizi
(€35,159 miliardi), che insieme assorbono oltre il 62% delle risorse disponibili. Seguono, in ordine
decrescente, le spese per la farmaceutica convenzionata (€9,011 miliardi), dato in sensibile diminuzione (8,6% sul 2011); l'assistenza ospedaliera accreditata (€8,659 miliardi); la medicina generale convenzionata
(€6,664 miliardi), quasi allo stesso livello dell'altra assistenza convenzionata ed accreditata (€6,627 miliardi);
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la specialistica convenzionata ed accreditata (€4,7 miliardi) ed altre voci con minore incidenza (per circa il 3,3
per cento). Aumenta ad euro 1.914 il costo medio nazionale degli assistiti (a livello regionale euro 1.903), con
punte di circa il 20% in aumento per alcune realtà territoriali (provincia autonoma di Bolzano: euro 2.291;
provincia autonoma di Trento: euro 2.265; Valle d'Aosta: euro 2.260); meno costosi, invece, i residenti in
Campania (euro 1.713), Calabria (euro 1.731) e Sicilia (euro 1.743). Permangono irrisolte le problematiche
relative alle liste d'attesa; al funzionamento dei pronti soccorso, spesso in difficoltà; alla sostenibilità di elevati
livelli di compartecipazione di spesa (tickets); alle ancor pur numerose fattispecie di danni erariali; alla
renitenza delle assicurazioni ad impegnarsi nel settore; all'incremento di stili di vita incongrui». Nel paragrafo
dedicato all'argomento (che pubblichiamo di seguito, sono diffusamente indicate le criticità del sistema sanità
che, secondo Nottola «nonostante l'ingente impegno finanziario - essenzialmente a carico dei cittadini - non
riesce a fornire un servizio soddisfacente». La sanità Per la sua impostazione e per le modalità di
organizzazione il Sistema sanitario nazionale richiede senza dubbio la disponibilità di ingenti risorse per il
mantenimento dei livelli essenziali di assistenza. Pur essendo stato negli ultimi anni destinatario di numerose
disposizioni di contenimento della spesa, l'incidenza sul Pii si conferma al 7,3% ed induce a ritenere che gli
interventi effettuati, pur incisivi, siano per lo più riusciti ad evitare un'incontrollata lievitazione dei costi, ma non
siano ancora in grado di favorire il loro ridimensionamento. Secondo i primi dati di consuntivo (da considerarsi
peraltro ancora prowisori, in quanto tuttora oggetto di verifica), il complesso delle risorse acquisite lo scorso
anno è ammontato a e 112,641 miliardi (un punto percentuale di meno rispetto al precedente), che a fronte
del volume generale di spesa, attestatosi a €113,683 miliardi, comporta un disavanzo complessivo nazionale
di settore pari a € 1,043 miliardi, risultato fin qui il più basso degli ultimi anni, con un saldo negativo
interamente a carico delle regioni e delle province autonome. L'83% del finanziamento è a carico della
fiscalità, derivando da quote di Iva ed accise (€ 52,969 miliardi) ed Irap ed addizionali regionali sull'Irpef (€
39,902 miliardi); al restante 17% hanno contribuito gli ulteriori trasferimenti da pubblico e privato (€ 10,367
miliardi), le integrazioni a carico dello Stato (€ 4,004 miliardi), l'apporto dei ricavi e delle entrate proprie (€
3,077 miliardi) ed altre voci minori. Tra le voci della spesa (complessivamente aumentata di 0,8% sul 2011),
si conferma il peso preponderante degli oneri per il personale (€35,606 miliardi) e quello dell'acquisto dei beni
e servizi (€35,159 miliardi), che insieme assorbono oltre il 62% delle risorse disponibili. Seguono, in ordine
decrescente, le spese per la farmaceutica convenzionata (€9,011 miliardi), dato in sensibile diminuzione (8,6% sul 2011); l'assistenza ospedaliera accreditata (€8,659 miliardi); la medicina generale convenzionata
(€6,664 miliardi), quasi allo stesso livello dell'altra assistenza convenzionata ed accreditata (€6,627 miliardi);
la specialistica convenzionata ed accreditata (€4,7 miliardi) ed altre voci con minore incidenza (per circa il
3,3%). Aumenta ad €1.914 il costo medio nazionale degli assistiti (a livello regionale € 1.903), con punte di
circa il 20% in aumento per alcune realtà territoriali (provincia autonoma di Bolzano: € 2.291; provincia
autonoma di Trento: €2.265; Valle d'Aosta: €2.260); meno costosi, invece, i residenti in Campania (€1.713),
Calabria (€ 1.731) e Sicilia (€ 1.743). Il maggior volume di spesa è sempre gestito da Lombardia, Lazio e
Campania, quello minore da Valle d'Aosta e Molise. Rispetto all'esercizio precedente, l'aumento percentuale
più rilevante spetta all'Emilia Romagna (+3,6%) e la riduzione più significativa alle Marche (-3,1%). La
maggior parte degli oneri per il personale si concentra in Lombardia, Emilia Romagna, Campania, Sicilia e
Lazio. Tuttora da risolvere le pur complesse problematiche relative, ad esempio, alle liste d'attesa; al
funzionamento dei pronti soccorso, spesso in difficoltà; alla sostenibilità di elevati livelli di compartecipazioni
di spesa (tickets); alle ancor pur numerose fattispecie di danni erariali; alla renitenza delle assicurazioni ad
impegnarsi nel settore; all'incremento di stili di vita incongrui. Preoccupanti segnali, infine, di crescente
criticità, manifestatisi nel settore della sanità privata, accrescono le perplessità sulle prospettive future del
sistema. Secondo i dati prowisori finora raccolti ed elaborati dal "Nuovo sistema informativo sanitario" del
Ministero della Salute, l'andamento della gestione finanziaria del comparto sanitario ha presentato anche lo
scorso anno alcuni aspetti positivi e di miglioramento rispetto agli esercizi precedenti, frutto degli effetti
favorevoli delle varie manovre di contenimento della spesa pubblica, che hanno consentito di attestare i
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risultati finali di spesa a livelli più contenuti di quelli inizialmente previsti. Peraltro, considerato la particolare
congiuntura economica, la sua incidenza sul prodotto interno lordo è tornata ad aumentare, in misura tuttavia
contenuta, attestandosi al 7,3% (nel 2011 - 7,1%). Una parte del merito di tale esito positivo è dovuto alle
manovre di contenimento dei disavanzi, poste in essere dalle regioni soggette ai piani dì rientro, anche se
connesse a scelte talvolta impopolari e contestate. Sarà però necessario capire meglio se per consolidare
tale trend positivo sia sufficiente proseguire nel rallentamento dei saggi di incremento della spesa, oppure si
renderanno indispensabili interventi più radicali che comportino l'effettiva riduzione degli stessi livelli di spesa.
Il finanziamento del Ssn 2012 A seguito di quanto previsto dal decreto legislativo n. 56 del 2000, il
finanziamento del Sistema sanitario nazionale è stato rimesso al gettito di un insieme di imposte (irap,
addizionale regionale irpef, iva, accise), ricavi ed entrate proprie, trasferimenti pubblici e privati ed
integrazioni a carico dello Stato. Il complesso delle risorse acquisite a tale titolo nello scorso anno è
ammontato a € 112,641 miliardi (a fronte di € 111,548 miliardi nel 2011, € 109,135 miliardi nel 2010, di €
106,846 miliardi nel 2009, € 103,483 miliardi del 2008), con un incremento dell' 1,0% sul 2011 (in precedenza
+2,2 sul 2010, +2,1 sul 2009, +3,2 sul 2008), che a fronte del volume generale della spesa di € 113,683
miliardi (nel 2011 € 112,809 miliardi, nel 2010 € 111,331 miliardi, nel 2009 € 110,210 miliardi, nel 2008 €
107,141 miliardi), di cui si dirà di seguito, comporta un disavanzo complessivo nazionale di settore pari a €
l,043miliardi, risultato decisamente fin qui il più basso degli ultimi anni (nel 2011: € -1,261 miliardi; nel 2010: €
-2,196 miliardi; nel 2009: € -3,364; nel 2008: € 3,658 miliardi), tutto a carico delle regioni e province
autonome, mentre fino all'esercizio 2009 una quota pari ad € 0,892 miliardi era rimasta a carico dello Stato,
coperta con i due strumenti istituiti con la legge finanziaria 2007 (legge n. 296/2006). Con riguardo ai risultati
consuntivi del 2012, come sempre le due voci più consistenti di finanziamento sono rappresentate,
rispettivamente, per il 47,3% dal gettito stimato della quota parte di iva ed accise (il od. federalismo fiscale),
l'anno scorso in leggera diminuzione in valore assoluto ed in percentuale rispetto al dato dell'esercizio
precedente (48,5%, nel 2011, 49,3%, nel 2010; nel 2009: 46,3%, nel 2008: 46,2%), pari a € 52,969 miliardi
(nel 2011 € 53,803 miliardi; nel 2010 € 53,498 miliardi,nel 2009: € 49,206 miliardi; nel 2008: € 47,507
miliardi), e per il 35,6% da quello dell'irap e dell'addizionale regionale irpef (34,4% nell'esercizio precedente;
34,0% nel 2010, 36,9% nel 2009 e 37,8% nel 2008), che nel 2012 è aumentato, rendendo € 39,902 miliardi
(nel 2011 € 38,134 miliardi; nel 2010: € 36,874 miliardi; nel 2009: € 39,235 miliardi; nel 2008: € 38,888
miliardi); in complesso, pertanto, quasi l'83% del finanziamento del sistema sanitario deriva dal pagamento di
imposte, con inversione però dei pregressi trend calante per iva ed accise (in diminuzione per -1,6% contro il
precedente +0,6) e di quello ascendente di irap ed addizionale regionale irpef (stavolta ancora in aumento del
+ 4,6%, a fronte del precedente +3,4%). Sempre largamente marginale resta, nuovamente, l'apporto dei
ricavi e delle entrate proprie, attestatosi a € 3,077 miliardi (nel 2011 euro 3,115 miliardi; nel 2010: euro 2,994
miliardi; nel 2009:2,986 miliardi; nel 2008: 2,820 miliardi) pari al 2,7% del totale, stabilizzatosi praticamente
allo stesso volume dell'anno precedente (+2,8%); un sensibile calo (-3,6%) fa, anche, registrare l'incidenza
degli ulteriori trasferimenti da pubblico e privato (pari al 9,3% del totale), ammontati a € 10,367 miliardi (nel
2011 € 10,752 miliardi; nel 2010: € 10,995 miliardi; nel 2009: € 10,765 miliardi; nel 2008: € 9,884 miliardi),
mentre un aumento (+3,6%) si apprezza per le entrate derivanti dalle integrazioni a carico dello Stato,
attestatesi a € 4,004 miliardi (a fronte di € 4,002 miliardi nel 2011; 4,212 miliardi nel 2010, € 4,049 miliardi nel
2009 ed € 3,839 miliardi nel 2008), incidendo nell'aggregato per 3,6% (come l'anno precedente). Completano
il quadro delle risorse a disposizione per l'anno 2012 i costi capitalizzati (€ 1,611 miliardi, a fronte di € 1,101
miliardi del 2011), le risorse derivanti da rettifiche e dall'utilizzo di fondi per € 0,064 miliardi (voce senza
precedenti), nonché l'apporto degli altri enti del Ssn per € 0,647 miliardi (importo più alto dell'ultimo
quinquennio). La tabella che segue espone l'andamento delle fonti di finanziamento del Ssn, nelle varie voci
che lo compongono, in raffronto all'anno precedente. La spesa sanitaria 2012 La spesa complessiva del
Servizio sanitario nazionale per l'anno 2012 - cioè la somma dei costi di produzione delle sole funzioni
assistenziali con il saldo della gestione straordinaria (ricavi straordinari e costi straordinari, costi stimati per
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accantonamenti e variazione delle rima nenze) e con il saldo relativo alPintramoenia, ai quali si sono aggiunti
dal 2001 anche gli ammortamenti - è ammontata complessivamente a € 113,683 miliardi (contro gli euro
112,809 miliardi del 2011; contro gli euro 111,331 miliardi del 2010; euro 110,210 miliardi del 2009 e gli euro
107,141 miliardi del 2008), di cui € 113,036 miliardi relativi a regioni e province autonome (quasi il 100 % del
totale) e € 0,647 miliardi relativi agli enti finanziati direttamente dallo Stato (finanziamento corrente della
Croce Rossa Italiana e degli Istituti zooprofilattici sperimentali, rimborso mutui pre-riforma della Cassa
Depositi e prestiti, borse di studio per gli specializzandi universitari, Centro nazionale trapianti e dal 2011
anche altre amministrazioni pubbliche per gli accertamenti medico-legali ai pubblici dipendenti) - rispettando
sostanzialmente nell'articolazione interna le stesse dimensioni percentuali dell'anno precedente - con
un'incidenza sul P.i.l. del 7,3% (dato in aumento rispetto al precedente di 7,1%, ma sostanzialmente in linea
con l'ultimo quinquennio). Considerato che le risorse acquisite per il finanziamento del S.S.N. si sono
attestate a € 112,641 miliardi (nel 2011: 111,548 miliardi; nel 2010: 109,135 miliardi; nel 2009: 106,846
miliardi; nel 2008: euro 103,483 miliardi), il disavanzo del settore, come già detto, è quantificabile in € 1,043
miliardi (era stato di 1,261 miliardi l'anno precedente), saldo negativo interamente a carico di regioni e
province autonome (come sopra esposto). Le fonti ordinarie di finanziamento hanno coperto, quindi, quasi il
99,1% del fabbisogno. Rispetto all'anno precedente, l'aumento percentuale della spesa è dello 0,8% a livello
nazionale (a fronte dell'I,3% dell'anno precedente; del + 1,0 del 2010; + 2,9% del 2009; del + 3,2 del 2008),
mentre a livello regionale si attesta sul valore più basso del quinquennio (+ 0,8% a fronte del + 1,3% del
2011; del + 1,1% del 2010; + 2,8 del 2009; del + 3,2% del 2008). La tabella che segue illustra l'andamento
della spesa sanitaria nelle sue principali componenti, con raffronto con l'anno precedente in valore assoluto
ed in percentuale. L'articolazione delle spese a livello regionale L'articolazione delle spese fra le varie regioni
e province autonome conferma sostanzialmente un quadro ormai da tempo consolidato, con situazioni più
volte ricorrenti e ripetutesi anche nello scorso anno. Dalla tabella sotto riportata, nella quale regioni e
province sono indicate secondo l'ordine decrescente in valore assoluto, si può osservare come, per lo più, i
volumi di spesa risultino ugualmente dimensionati, come lo erano stati negli anni passati, cosicché le varie
posizioni in "classifica" rimangono sostanzialmente quelle già note, nonostante gli aumenti e le diminuzioni
pur avutesi, con l'eccezione di Emilia Romagna e Sicilia (che si scambiano il quinto posto a favore della
prima), di Sardegna e Liguria, che invertono l'undicesimo, e dell'Umbria, che l'anno scorso ha speso di più
che la Provincia autonoma di Trento. A fronte di una media nazionale attestatasi a + 0,8%, l'aumento
percentuale più rilevante è stato fatto registrare in Emilia Romagna (+3,6%), seguita dal Veneto (+2,7%),
dalla Provincia autonoma di Bolzano e dalla Toscana (entrambe +2,0%); aumenti più contenuti si sono poi
avuti nella Provincia autonoma di Trento (+1,7%), in Abruzzo (+1,4%) e in Piemonte (+1,1%); contrazione
anche in Friuli Venezia Giulia e Sardegna (solo + 1,0%). Relativamente alla distribuzione territoriale, è
appena il caso di ricordare come nel 2008 i maggiori aumenti di spesa si erano generalmente concentrati
nelle regioni settentrionali (Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, provincia di Trento); nel 2009 il fenomeno si
era, poi, rivelato più equamente distribuito territorialmente, riguardando realtà di nord, centro ed isole; nel
2010, questo andamento si è nuovamente modificato, tornando a concentrare i maggiori incrementi
percentuali ancora nelle aree settentrionali. Nel 2011, il fenomeno si è nuovamente rivelato più equamente
distribuito territorialmente, con prevalenza nel nord e nelle isole. Nel 2012 i maggiori incrementi si sono
registrati nuovamente in prevalenza nel nord (in particolare Emilia, Veneto, P.A. Bolzano e P.A. Trento). In
valori assoluti la Lombardia rimane di gran lunga la regione che gestisce il più alto volume di assistenza
sanitaria in termini finanziari, seguita come di consueto da Lazio, Campania, Veneto (che conservano le
posizioni acquisite in precedenza) e dall'Emilia Romagna, che scavalca la Sicilia. Le più significative
percentuali in diminuzione, secondo questi dati, concernono innanzi tutto la Liguria (-3,1%), la Campania
(1,0%), la Calabria (-0,7%), la Basilicata ed il Molise (entrambe con -0,3%), la Valle d'Aosta ( 0,2) e la Puglia
(0,1), per lo più, le regioni impegnate nei piani di rientro dei disavanzi. Come negli anni precedenti, sono
ancora numerose (seppur diminuite) le realtà territoriali (nove) che hanno fatto registrare in termini
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percentuali una crescita superiore alla media nazionale (0,8%), solo parzialmente compensate dalle
diminuzioni già dette e dagli aumenti molto più contenuti, fra gli altri, della Provincia autonoma di Trento
(1,7%) e l'Abruzzo (1,4%). L'aumento percentuale fatto registrare dalla regione Umbria è quello in perfetta
media nazionale (+0,8%); le regioni che più si sono avvicinate risultano essere state le Marche per difetto
(0,7%) e, per eccesso, la Sardegna ed il Friuli (+1,0%). L'articolazione dei costi per materie e territorio Alcuni
interessanti elementi di informazione e riflessione si possono desumere dalla disaggregazione delle spese
per materie e per ambiti territoriali. Sotto quest'ultimo profilo, infatti, emerge, come si potrà vedere, che non
sempre le regioni con maggiore volume di spesa confermano questo dato per tutte le voci, ma in taluni casi e
per singole voci si alternano nella relativa graduatoria, nelle posizioni di vertice, anche regioni che
complessivamente gestiscono ed erogano una minore quantità di risorse complessive oppure che hanno fatto
registrare minori aumenti ovvero addirittura diminuzioni di spesa. Va però sempre ricordato che anche nel
2012 numerose regioni (Lazio, Campania, Sicilia, Liguria, Abruzzo, Molise, Calabria, Piemonte, Sardegna e
Puglia) sono state soggette a particolari vincoli di spesa, a causa dei disavanzi da loro realizzati e pertanto il
confronto non appare sempre del tutto omogeneo. a) II costo del personale Con una percentuale
sostanzialmente analoga alla precedente (31,5%, a fronte del 32,2% del 2011; 33,1% del 2010, del 33,0% del
2009, del 33,1% nel 2008), l'aggregato di spesa che ha maggiore incidenza sui costi sostenuti dal Ssn resta
quello relativo alla gestione delle risorse umane, che alla fine dello scorso anno ha fatto registrare un volume
di spesa di € 35,606 miliardi (contro gli euro 36,101 miliardi del 2011; gli euro 36,674 del 2010, gli euro
36,192 miliardi del 2009, gli euro 35,266 miliardi del 2008), con una diminuzione di circa € 495 milioni, che
tradotto in percentuale significa una diminuzione del -1,4% rispetto al dato precedente, in linea con
quest'ultimo (-1,6%) ed in chiara controtendenza rispetto agli aumenti degli ultimi anni (20082010). Come in
precedenza, per quanto riguarda la distribuzione territoriale della spesa dell'aggregato, i maggiori costi si
sono concentrati, nell'ordine, in Lombardia, Emilia Romagna, Campania, Sicilia, Lazio, Piemonte e Veneto.
Come è evidente, questo ordine decrescente non corrisponde pienamente a quello generale di spesa e lascia
quindi presumere una differente distribuzione di personale sul territorio nazionale, non sempre coerente con i
costi generali dell'attività svolta. Abbastanza contenuti sono stati gli aumenti dei costi, dove avutisi; i maggiori
si sono registrati nella Provincia autonoma di Bolzano (+4,2%), nella Provincia autonoma di Trento (+2,3%)
ed in Sardegna (+0,7%); la diminuzione più significativa si è avuta in Campania (-4,3%), Puglia (3,2%),
Liguria (-2,9%), Lazio (2,8%) e Calabria (-2,7%); pressoché stabili i costi in Veneto (+0,1%), Friuli Venezia
Giulia (+0,2%) ed in Valle d'Aosta (+0,3%); in contrazione quelli di Lombardia e Sicilia (entrambe 0,6%),
Emilia Romagna (-0,8%) e Abruzzo (-0,9%). b) L'acquisto di beni e altri servizi Seppure in maniera
certamente meno evidente del passato, è però di nuovo aumentato (+2,1%) anche il costo dell'aggregato
"beni e altri servizi", che fa registrare (finora) un dato di consuntivo di € 35,159 miliardi (a fronte degli euro
34,422 del 2011; degli euro 33,103 miliardi del 2010, euro 32,826 miliardi del 2009 e degli euro 31,373
miliardi del 2008), con un incremento in valore assoluto di circa 737 milioni di euro e che rappresenta la
seconda voce di maggior peso sul comparto (dopo quella del personale) con un'incidenza del 31,1%,
mantenendo una dimensione tutto sommato alquanto stabile nell'ultimo triennio (nel 2011: 30,7%; nel 2010 e
nel 2009: 29,9%; nel 2008: 29,4%). All'aggregato contribuiscono circa una decina di componenti:
acquisizione di beni propriamente detti; servizi sanitari e non; servizi non sanitari appaltati; manutenzioni e
riparazioni; godimento di beni di terzi; oneri diversi di gestione ed imposte e tasse; nonché accantonamenti
tipici ed interessi passivi ed oneri finanziari. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale della spesa
dell'aggregato, il maggior volume di costi si è registrato in Lombardia, Lazio, Piemonte, Veneto, Emilia
Romagna, Toscana, Campania, Puglia e Sicilia. Rispetto all'esercizio prece
Finanziamento del Ssn anno 2012 (importi in miliardi di Euro) (*)
(*) Fonte: Ministero della Salute: NSIS, dati di consuntivo ad eccezione dell'ultimo anno. Per il consuntivo
2011 aggiornamento alla data del 2 maggio 2013. Per l'ultimo anno: dati del IV trimestre 2012 aggiornati al 2
maggio 2013.1 dati sopra riportati possono divergere in parte da quelli Istat, a causa di differenti criteri
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
utilizzati per la rilevazione di alcune voci di finanziamento. Per il calcolo del pro-capite relativo all'anno 2011 e
l'anno 2012 è stata presa come riferimento rispettivamente la popolazione al 31 gennaio 201 1 e al 1°
gennaio 2012. la finalità di tale scelta è derivata dalla necessità di evitare distorsioni derivanti dal censimento
effettuato nel corso del 2011. conseguentemente la popolazione presa come riferimento negli ultimi due anni
risulta la medesima.
Per Finanziamento del SSN si intende la somma dei ricavi al netto di quelli relativi alla gestione straordinaria
e all'intramoenia.
Corrispondente alla somma algebrica degli avanzi e dei disavanzi delle singole Regioni e delle Province
Autonome di Trento e Bolzano.
Spese del Ssn per l'anno 2012 (importi in miliardi di Euro) (*)
° Fonte: Ministero della Salute: NSIS, dati di consuntivo ad eccezione dell'ultimo anno. Per il consuntivo 2011
aggiornamento alla data del 25 maggio 2013. Per l'ultimo anno: dati del IV trimestre 2012 aggiornati al 2
maggio 2013. I dati sopra riportati possono divergere in parte daquelli Istat, a causa di differenti criteri
utilizzati per la rilevazione di alcune voci di spesa. Per il calcolo del pro-capite relativo all'anno 2011 e l'anno
2012 è stata presa come riferimento rispettivamente la popolazione al 31 gennaio 2011 e al 1 ° gennaio
2012. la finalità di tale scelta è derivata dalla necessità di evitare distorsioni derivanti dal censimento
effettuato nel corso del 2011. Conseguentemente la popolazione presa come riferimento negli ultimi due anni
risulta la medesima.
Per Spesa del SSN si intende la somma dei costi delle sole funzioni assistenziali con il saldo della gestione
straordinaria (Ricavi straordinari e Costi straordinari, Costi stimati per accantonamenti e Variazione delle
rimanenze) e con il saldo relativo all'intramoenia. Per il 2011 e 2012 sono compresi gli ammortamenti (A) Dal
2011 sono stati inclusi tra la spesa, gli ammortamenti secondo le regole dettate dal Tavolo di verifica di cui ai
verbali del 24 marzo 2011 e 4 novembre 2011. In particolare per l'anno 2011 le Regioni Piemonte, Veneto,
Emilia Romagna, Toscana Marche Molise e Basilicata sono stati indicati i valori degli ammortamenti riferiti ai
beni entrati in produzione negli anni 2010-2011 (analogamente dal lato dei ricavi sono stati considerati i costi
capitalizzati che sterilizzano i medesimi ammortamenti). Per le restanti Regioni, invece, il valore degli
ammortamenti considerato è quello risultante dal modello CE (analogamente, dal lato dei ricavi i costì
capitalizzati sono stati valorizzati così come risultanti da CE). Dal 2012 gli ammortamenti sono stati
considerati nel loto totale complessivo risultante dal modello CE, analogamente dal lato dei ricavi per i costi
capitalizzati.Croce Rossa Italiana (finanziamento corrente), Cassa DD PP (mutui pre-riforrna), Università
(borse di studio per gH specializzandi), Istituti Zoo profilattici sperimentali (finanziamento corrente), Centro
Nazionale Trapianti, altre Amministrazioni pubbliche, in applicazione dell'art. 17 comma 5, del decreto-legge
98/2011, convcrtito, con modificazioni, dalla legge 111/2011 in materia di accertamenti medico-legali ai
pubblici dipendenti.
Le spese relative al B. Gesù e allo Smom (Sovrano Militare Ordine di Malta) sono da imputarsi alle funzioni
"Specialistica convenzionata e accreditata" e "Ospedalieraaccreditata".
Spese per Regione del Ssn per l'anno 2012 a confronto con il 2011
Lombardia Lazio Campania Veneto E.Romagna Sicilia Piemonte Toscana Puglia Calabria S arcigna Liguria
Marche Friuli Abruzzo Umbria Pa Trento Pa Bolzano Basilicata Molise Valle d'Aosta Totale
' ' Fonte: Ministero della Salute: NSIS, dati di consuntivo ad eccezione dell'ultimo anno. Per il consuntivo 2011
aggiornamento alla data del 2 maggio 2013. Per l'ultimo anno: dati del IV trimestre 2012 aggiornati al 2
maggio 2013. 1 dati sopra riportati possono divergere in parte da quelli Istat, a causa di differenti criteri
utilizzati per la rilevazione di alcune voci di spesa. Per il calcolo del pro-capite relativo all'anno 2011 e l'anno
2012 è stata presa come riferimento rispettivamente la popolazione al 31 gennaio 2011 e al 1° gennaio 2012.
la finalità di tale scelta è derivata dalla necessità di evitare distorsioni derivanti dal censimento effettuato nel
corso del 2011. conseguentemente la popolazione presa come riferimento negli ultimi due anni risulta la
medesima. Per Spesa del Ssnsi intende la somma dei costi delle sole funzioni assistenziali con il saldo della
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gestione straordinaria (Ricavi straordinari e Costi straordinari, stimati e variazione delle rimanenze) e con il
saldo relativo all'intramoenia Si ricomprendono: - i valori della mobilità passiva verso il B. Gesù e Io Smom tra i costi quelle partite, qualora valorizzate, relative alla mobilità infraregionale; Non si comprendono: - le voci
introdotte dalla contabilità economica: "Ammortamenti"; "Svalutazione crediti"; "Svalutazione attività
finanziarie". Per i soli anni 2011 e 2012 sono compresi gli ammortamenti (A) (A) Dal 2011 sono stati inclusi
tra la spesa, gli ammortamenti secondo le regole dettate dal Tavolo di verifica di cui ai verbali del 24 marzo
2011 e 4 novembre 2011. In particolare per l'anno 2011 le Regioni Piemonte, Veneto, Emilia Romagna,
Toscana Marche Molise e Basilicata sono stati indicati i valori degli ammortamenti riferiti ai beni entrati in
produzione negli anni 20102011 (analogamente dal lato dei ricavi sono stati considerati i costi capitalizzati
che sterilizzano i medesimi ammortamenti). Per le restanti Regioni, invece, il valore degli ammortamenti
considerato è quello risultante dal modello CE (analogamente, dal lato dei ricavi i costi capitalizzati sono stati
valorizzati così come risultanti da CE). Dal 2012 gli ammortamenti sono stati considerati nel loro totale
complessivo risultante dal modello CE, analogamente dal lato dei ricavi per i costi capitalizzati.
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«Il sistema non riesce a fornire un servizio soddisfacente» / II PARTE
dente, l'aumento percentualmente maggiore dell'aggregato complessivo si è verifìcato nella Provincia
autonoma di Trento (+4,9%), in Campania (+3,9%), Sicilia (+3,8%) e Puglia (+3,5%); gli sforzi di maggiore
contenimento hanno, invece, dato i migliori risultati in Valle d'Aosta (5,7%), Toscana (-4,8%), Liguria (-2,7%),
Emilia Romagna (-2,0%) e Basilicata (-1,7%); in contrazione, sia pure con minori percentuali, anche Calabria
e Friuli Venezia Giulia (circa l'l%). e) La spesa farmaceutica convenzionata Proseguono evidentemente gli
effetti delle manovre di contenimento della spesa farmaceutica, che nel 2012 ha assorbito € 9,011 miliardi (a
fronte di euro 9,862 miliardi del 2011; di euro 10,913 miliardi del 2010; euro 10,997 miliardi del 2009 e di euro
11,227 miliardi nel 2008), risultato che significa un nuovo notevole risparmio ed un sensibile decremento
rispetto all'anno precedente di -8,6% (rispetto al -9,6% del 2011; del - 0,8% del 2010, del -2,0% realizzato nel
2009 e del -2,7% realizzato nel 2008), utile certamente a far ancora di più diminuire l'incidenza sul comparto
all'attuale 8,0% (in precedenza 8,8% nel 2011; 9,9% nel 2010; 10,0% nel 2009 e 10,5% nel 2008). Si tratta,
senza dubbio, di uno dei settori del Ssn sul quale si è prestato maggiore attenzione e si è più inciso
normativamente negli ultimi anni, sia a livello centrale, sia a livello regionale. Per quanto riguarda la
distribuzione territoriale della spesa dell'aggregato, i maggiori costi si sono evidenziati, come in precedenza,
in Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia e Piemonte; i minori, in valore assoluto, in Valle d'Aosta, nella
Provincia autonoma di Bolzano ed in Molise. Come, peraltro, per lo più già accaduto in passato, rispetto
all'anno precedente tutte le regioni hanno diminuito la spesa; le diminuzioni più evidenti si sono registrate
nella Provincia Autonoma di Bolzano (-16,3%), Lazio (-14,1%),Basilicata (-13,8%), Liguria (-12,9%), Emilia
Romagna (-12,1%) e Veneto (-12,0%), mentre i minori risparmi si sono avuti in Sardegna (-1,1%), Valle
d'Aosta (-3,1%), Lombardia (4,0%), Umbria (- 4,4%) e Provincia autonoma di Trento (4,7%). Esaminando i
dati contabili dell'ultimo quadriennio, si apprende che la farmaceutica convenzionata è l'unica voce di spesa
che ha fatto registrare un trend in costante diminuzione (essendo stata caratterizzata sempre dal segno
"meno" in percentuale), circostanza che fa valutare positivamente i numerosi tentativi di contenimento dei
costi e di ricerca di più affidabili strumenti di gover no e di controllo dell'andamento della relativa dinamica. E,
però, assai probabile che, fra gli altri, i migliori risultati siano stati prodotti per mezzo dell'introduzione delle
compartecipazioni personali (i noti tickets), che hanno il torto di rappresentare la misura più impopolare ed
antipatica, perché incide direttamente sugli assistiti più bisognosi. È tuttavia da ritenere che esistano ancora
spazi di ulteriore miglioramento, se si pensa che anche nello scorso anno si sono avute sentenze delle
Sezioni regionali della Corte dei conti riguardanti episodi, peraltro diffusi in più ambiti regionali, di eccessive
prescrizioni di farmaci o di falsità delle stesse ovvero di loro sostanziale in appropriatezza terapeutica, per i
quali sono stati condannati a risarcire il relativo danno alcuni medici di base convenzionati. È dato anche
avvertire una maggiore sensibilità verso i farmaci equivalenti (i cosiddetti "generici"), che pure a parità di
validità terapeutica consentirebbero altri apprezzabili risparmi di spesa. Altro possibile intervento potrebbe
riguardare una più appropriata dimensione delle confezioni dei farmaci, talvolta non sempre adeguate alla
durata delle terapie. Non può che preoccupare, infine, il mercato parallelo dei farmaci falsificati, alquanto
favorito dalle opportunità offerte dalla globalità della rete informatica, che denota la sussistenza non solo di
una molteplicità di offerte quasi sempre truffaldine, ma anche la resistenza di una domanda invero anomala,
che danneggia il regolare commercio e, in definitiva, anche l'immagine del settore. d) La spesa per
l'assistenza ospedaliera accreditata Sostanzialmente stabile il dato della spesa per l'assistenza ospedaliera
accreditata; invertendo la tendenza alla diminuzione registrata l'anno precedente (-2,4%), questa voce ha
fatto registrare nel 2012 un lieve incremento (+0,2%), comunque ben più contenuto di quelli avutisi negli anni
precedenti (nel 2008 +2,0%; nel 2009 si era invece registrata una flessione di -0,6%, nel 2010 +0,3%, nel
2011, 2,4%), attestandosi infine ad un valore assoluto di € 8,659 miliardi (nel 2011 erano stati 8,641 miliardi;
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nel 2010 euro 8,849 miliardi; nel 2009 euro 8,827 miliardi; nel 2008 euro 8,877 miliardi) e rappresentando in
percentuale il 7,7%, con un'incidenza sul comparto ormai praticamente stabilizzata. Per quanto riguarda la
distribuzione territoriale della spesa dell'aggregato, i maggiori costi si sono concentrati, come negli anni
scorsi, in Lombardia, Lazio e Campania (che messe insieme raggiungono già da sole il 50% del totale),
seguite da Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna; i minori costi si riscontrano, invece, in Valle d'Aosta e
Basilicata, dove pure si registrano gli aumenti più significativi, addirittura del 36,1% per la Valle d'Aosta e del
3,9% per la Basilicata, con anche la Toscana in sensibile aumento del 9,7%. Quasi tutte le regioni hanno fatto
(finora) registrare valori sostanzialmente analoghi a quelli dell'anno precedente, così da lasciar ritenere che si
tratti di una voce di spesa abbastanza sotto controllo (si va dal +3,5% del Friuli Venezia Giulia al - 5,1% del
Veneto). e) La spesa per la medicina generale e convenzionata Con l'incremento dello +0,6% questa voce di
spesa evidenzia nel 2012 una crescita ben più contenuta di quella, certamente maggiore, registrata negli anni
2009 e 2010 (biennio che aveva scontato gli effetti del ritardato rinnovo della convenzione per il biennio 20062007, perfezionatasi solo nel luglio 2009), crescita che fa attestare il costo complessivo ad € 6,664 miliardi
(contro gli euro 6,626 miliardi del 2011; euro 6,541 miliardi del 2010; euro 6,361 miliardi del 2009 ed euro
6,068 miliardi del 2008) e la fa "pesare" nel comparto per un buon 5,9%, comunque pienamente in linea con
la media dell'ultimo triennio. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale della spesa dell'aggregato, i
maggiori costi si sono registrati in Lombardia, Campania, Lazio, Sicilia, Veneto, Emilia Romagna e Puglia.
Valle d'Aosta (+2,5%), Umbria ed Emilia Romagna (entrambe con +1,8%), hanno fatto registrare l'aumento
percentuale maggiore dell'anno, seguite dalla Provincia Autonoma di Trento (+1,4%), Marche (+1,2%),
Lombardia e Puglia (entrambe + 1,1%); a riequilibrare la media nazionale hanno, invece, contribuito, in
particolare, i risparmi di Basilicata (-3,7%), Friuli Venezia Giulia (-1,9%), Molise (-0,8%) e Abruzzo (-0,3%);
tutte le altre regioni hanno avuto incrementi contenuti, abbastanza prossimi alla media nazionale (+0,6%). f)
La spesa per l'altra assistenza convenzionata ed accreditata Questa voce di spesa riunisce le altre
prestazioni assistenziali a carico del Ssn diverse da quelle tipiche; concerne per la maggior parte le cure
termali e quelle destinate alle categorie più deboli (anziani, disabili, tossicodipendenti, alcolisti, psicolabili,
ecc). Il costo totale di € 6,627 miliardi (nel 2011 euro 6,372 miliardi; nel 2010 euro 6,292 miliardi; nel 2009
euro 5,984 miliardi; nel 2008 euro 5,650 miliardi), evidenzia un'incidenza del 5,9%, ormai stabile
nell'aggregato, effetto di un aumento del +4,0% rispetto all'anno 2011, comunque ben più che contenuto
rispetto ai precedenti, risultato che ne conferma tuttavia la decisa tendenza ad un costante incremento (prima
voce di spesa in questo senso nel 2012, mentre era stata la terza - sempre in percentuale - nell'anno 2011 e
la seconda nel 2010) e sconta le conseguenze derivanti dalle esigenze connesse al prolungamento della vita
e dalle necessità, evidentemente anch'esse in costante aumento, emergenti dalle classi sociali più deboli, pur
con tutti i limiti del nostro sistema di assistenza socio-sanitaria. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale
della spesa dell'aggregato, i maggiori costi si sono riscontrati, come negli anni precedenti, in Lombardia,
Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e Toscana. Particolarmente significativi gli aumenti percentuali, a
doppia cifra, fatti registrare nelle Marche (+19,4%), Provincia autonoma di Trento (+18,5%), Friuli Venezia
Giulia (+14,4%), Puglia (+12,1%) e Lazio (+11,7%); altrettanto consistente, anche se minore, l'incremento di
Sicilia (+8,5%) e Molise (+5,6%), mentre la diminuzione più sensibile si è registrata l'anno scorso in Valle
d'Aosta (-4,5%) e, in misura minore, in Liguria (-3,4%) e Calabria (-2,4%). g) La spesa specialistica
convenzionata e accreditata Fa registrare ancora un aumento (+0,7%), seppure molto più contenuto dell'anno
precedente (quando aveva fatto registrare + 3,6%), anche questa voce di spesa, ammontante nel 2012 a
circa € 4,7 miliardi (a fronte di euro 4,668 del 2011; euro 4,504 miliardi del 2010; euro 4,080 miliardi del 2009
ed euro 3,906 miliardi del 2008), con incidenza ormai sostanzialmente stabile, pari al 4,2% del comparto.
Concerne le prestazioni per assistenza specialistica convenzionata di vario tipo (SUMAI, ospedali classificati,
istituti di cura e ricovero a carattere scientifico privati ed altri operatori privati accreditati). Per quanto riguarda
la distribuzione territoriale della spesa dell'aggregato, i maggiori costi si sono registrati anche stavolta in
Lombardia, seguita dalla Campania, dalla Sicilia, dal Lazio e dal Veneto. Sotto il profilo percentuale, la
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differenziazione fra aree territoriali si presenta particolarmente accentuata: si va dagli incrementi, a doppia
cifra, di Valle d'Aosta (+24,6%), Molise (+15,9%) e Toscana (+14,3%), alle diminuzioni della Calabria (-4,4%),
Abruzzo (-3,7%), Liguria (2,8%), Friuli Venezia Giulia (2,4%) e Lombardia (-2,3%). h) La spesa per la
riabilitativa accreditata In linea con la tendenza dell'anno precedente, quando era sia pure assai leggermente
diminuita (-0,8%), questa voce di spesa ha confermato il trend in diminuzione (- 2,9%) che l'aveva già
caratterizzata dal 2010 (quando era diminuita di -0,3%, mentre nel 2008 ben -12,2%). Nel 2012, pertanto, la
spesa per la riabilitativa accreditata è ammontata a quasi euro € 1,898 miliardi (contro gli euro 1,954 del
2011; euro 1,971 miliardi del 2010; gli euro 1,976 miliardi del 2009 e gli euro 1,969 miliardi del 2008),
mantenendo con il suo 1,7% un'incidenza assolutamente stabile nel comparto (a conferma dell'identico dato
del triennio precedente), che costituisce una delle due incidenze percentuali più basse di tutto il comparto.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale della spesa dell'aggregato, i maggiori costi si sono concentrati
in Campania (che mantiene così la prima posizione già "conquistata" e confermata negli anni precedenti),
Lombardia, Lazio, Puglia e Sicilia. Rispetto all'anno precedente, aumentano le regioni Sardegna (+7,8%),
Sicilia (+6,6%) e Calabria (+5,9%), seguite dagli incrementi più contenuti di Campania (+4,5%) e Valle
d'Aosta (+4,2%). Numerose, di contro, le regioni che hanno fatto registrare diminuzioni: tra di esse, quelle più
significative sono avvenute nella Provincia autonoma di Trento (addirittura -90,7%, dato da approfondire),
Puglia (-25,2%), e Molise (-19,3%). Il cittadino "mediamente" assistito Le notevoli differenziazioni esistenti
nell'articolazione del sistema sanitario sul territorio nazionale trovano ulteriore conferma nel parametro
rappresentato dal costo medio prò capite dell'assistenza prestata. I dati consuntivi del 2012 attestano che, lo
scorso anno, ogni cittadino assistito è costato mediamente al sistema sanitario nazionale 1.914 euro (rispetto
ai 1.899 euro del 2011; 1.841 euro del 2010; 1.831 euro del 2009; 1.791 euro del 2008), di cui 1.903 euro
riferibili direttamente a regioni e province autonome e, a sua volta, ha partecipato al suo finanziamento (sotto
forma di imposte, tasse, contributi, ecc.) con 1.896 euro (rispetto ai 1.878 euro del 2011; ai 1.804 euro del
2010; ai 1.775 euro del 2009; ai 1.730 euro del 2008). Si è, pertanto, ridotta a 18 euro la differenza negativa,
che rappresenta in pratica il contributo medio di ciascuno al disavanzo complessivo, che costituisce
comunque un dato ulteriormente migliorativo dei precedenti esercizi (nel 2011 -21 euro, nel 2010 -36 euro;
nel 2009 -56 euro; nel 2008 - 61 euro). La forbice abbastanza accentuata all'inizio dell'ultimo decennio, si sta
dunque progressivamente riducendo in maniera costante, a conferma del crescente sacrificio economico
richiesto ai cittadini negli ultimi anni. Depurato dai costi nazionali, il valore medio pro-capite delle regioni si
attesta ad euro 1.903 (a fronte degli euro 1.889 del 2011; ai 1.831 del 2010; degli euro 1.821 del 2009; degli
euro 1.782 del 2008). Come avvenuto negli anni precedenti, anche nel 2012 l'assistito più costoso risiede in
provincia di Bolzano con 2.291 euro (che peggiora ulteriormente il dato precedente di 2.247 euro,
riportandolo verso valori più vicini a quelli del 2008), seguito dal residente nella Provincia autonoma di Trento
(2.265 euro, in costante aumento rispetto ai 2.228 euro del 2011), in Valle d'Aosta (euro 2.260, inferiore ai
precedenti euro 2.264), in Friuli Venezia Giulia (euro 2.127, superiore ai precedenti euro 2.107), in Molise
(euro 2.074, in leggera diminuzione rispetto ai precedenti 2.081 euro) e nel Lazio (euro 2.048, in aumento
rispetto ai precedenti euro 2.046), mentre quello più economico risiede in Campania (euro 1.713 contro i
precedenti euro 1.731), in Calabria (euro 1.731), in Sicilia (euro 1.743), in Puglia (euro 1.746) ed in Abruzzo
(euro 1.825); più prossimi alla media regionale, per difetto, i residenti in Basilicata (1.843) e Veneto (euro
1.862), e per eccesso quelli di Umbria (euro 1.904, quasi in perfetta media nazionale), Lombardia (euro
1.926) e Piemonte (euro 1.961); tutti gli altri oscillano dagli euro 2.043 (Liguria) agli euro 1.834 (Marche). Le
altre funzioni dispesa Completano l'utilizzazione delle risorse dello scorso anno, fra l'altro, gli ammortamenti
(€ 2,654 miliardi a fronte di euro 1,553 miliardi dell'anno precedente), il finanziamento degli altri enti del Ssn
con quote vincolate a carico dello Stato (€ 0,647 miliardi, in modesto aumento rispetto al 2011), la ed.
mobilità verso l'ospedale "Bambin Gesù" (€ 0,167 miliardi, importo praticamente stabile) e quella verso il
Sovrano militare ordine di Malta (S.M.O.N., per € 0,035 miliardi, altrettanto consolidato), il saldo della
gestione straordinaria (€ 0,147 miliardi) e quello per svalutazioni (€ 0,044 miliardi). Dai dati forniti non si
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apprezzano, invece, notizie sui fondi destinati al finanziamento per la ricerca e la sperimentazione, già
segnalatesi in passato per essere il parente povero del sistema. La sanità malata II commento ai dati contabili
fin qui esposti va tuttavia integrato con brevi considerazioni relative all'effettivo stato di salute della nostra
sanità, al di là di quanto possano indurre a ritenere i numeri finora raccolti, perché già in altre occasioni, in
questa stessa sede, si è avuto il modo di sottolineare che, probabilmente, il problema principale della
governance del settore sanitario è quello del confronto fra i vari interessi pubblici presi in considerazione,
almeno all'apparenza contrapposti e di difficile composizione, che si traduce nel rapporto, non sempre facile e
spesso conflittuale e controverso, esistente fra pur importanti esigenze di bilancio ed effettivo diritto alla tutela
della salute, che in un sistema come il nostro richiede pur sempre un'ingente disponibilità di risorse, difficili da
reperire con facilità. In altri termini, giova ripetere che, a differenza di ciò che accade in altri settori di spesa,
dove i dati di consuntivo parlano talora da soli, in quello sanitario la validità di una gestione non può essere
sempre valutata solo sulla base di conti che quadrano (ammesso che lo facciano ...), ma va vista anche e
soprattutto in funzione dell'interesse pubblico sostanziale perseguito, rappresentato dalla tutela della salute.
Sono ormai diversi anni che la sanità è al centro di praticamente tutte le manovre di contenimento della spesa
pubblica, pur necessarie per assicurare il rispetto degli impegni comunitari, e probabilmente anche per il
futuro la situazione non cambierà di molto. E anche a tutti ben nota l'esigenza che la spesa di settore vada
opportunamente riqualificata, sfrondandola innanzi tutto da ricorrenti episodi di malaffare, dovuti ad un
evidente scadimento dei valori sociali, e da persistenti sprechi, spesso causati da disfunzioni organizzative di
non impossibile soluzione. Sarà bene, però, che si faccia anche una più complessiva ed attenta riflessione
sulle possibili conseguenze negative che una eccessiva contrazione delle risorse potrà avere sul
funzionamento del sistema e sull'adeguato mantenimento dei livelli essenziali di assistenza, essendo giunto il
momento di chiedersi fino a che punto il settore sarà in grado di sostenere ulteriori contrazioni contabili. Una
visione esclusivamente contabilistica del settore rischia, cioè, di entrare in rotta di collisione con le finalità
proprie del sistema, producendo talvolta anche contenziosi giudiziari. Ancora liste d'attesa - Neppure nel
2012 si sono potuti apprezzare miglioramenti significativi nella problematica relativa alle liste d'attesa, più
volte evidenziata in passato nell'auspicio di possibili soluzioni. Pur senza trascurare l'incidenza sul fenomeno
della ed. medicina difensiva (attuata dagli operatori sanitari per timore di possibili contenziosi), che finisce per
ingolfare le strutture sanitarie con richieste di prestazioni non sempre indispensabili, allungando così
inevitabilmente i tempi della loro effettuazione, va tuttavia sottolineato che una tempistica scarsamente
compatibile con le necessità diagnostiche richieste per una tempestiva terapia, quando realmente necessaria,
induce facilmente gli interessati alla ricerca di soluzioni alternative, in genere ben più costose per il paziente,
anche se la sanità privata sta dimostrando criticità sempre più crescenti. propone periodicamente la difficile
situazione verificatasi in alcune importanti strutture di pronto soccorso, che smentendo il loro nome e la loro
specifica funzione, costringono i pazienti ad attendere in maniera inusuale il proprio turno di visita e
successivamente stazionare oltre misura nei locali appositi, per impossibilità dei reparti di assegnazione di
accoglierli per il seguito terapeutico, talvolta perché oggetto di iniziative di riduzione dei posti letto. Connesso
alla situazione così determinatasi, c'è poi il fenomeno, già segnalato, delle autoambulanze "sequestrate" per
parecchio tempo ed impossibilitate a riprendere il proprio servizio a causa della mancata restituzione delle
barelle che sono trattenute (con una provvisorietà spesso indefinita ed imprecisata) per ospitare i pazienti
trasportati, in attesa dei necessari accertamenti, cosicché i soccorsi di emergenza vengono poi
necessariamente sub appaltati alla Pronti soccorso in difficoltà - Si rirete dei mezzi privati, con relativo
aggravio dei costi. Anche la sanità privata in crisi - Se negli ultimi tempi si erano fatti sempre più ricorrenti i
segnali di crisi provenienti dalle strutture sanitarie private, l'anno scorso il settore alternativo alla sanità
pubblica ha mostrato innegabili difficoltà di funzionamento, un tempo forse inimmaginabili; in alcuni casi si è
trattato di gruppi o strutture di rinomanza nazionale, da tempo ben presenti ed attivi nel panorama sanitario
italiano e quindi fortemente radicati nello specifico settore. Ovviamente tale situazione, che va evolvendosi in
maniera sempre più preoccupante, condiziona anche il settore pubblico, considerato il notevole contributo
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concorrente dato alla realizzazione delle finalità del sistema sanitario. Va, purtroppo, osservato come in
alcuni casi le difficoltà finanziarie manifestatisi sono state dovute a gestioni non corrette, quando addirittura
illecite. Le compartecipazioni di spesa - II pagamento dei tickets rappresenta per l'assistito probabilmente
l'aspetto meno apprezzato del sistema, anche perché forse ha ormai raggiunto un livello tale da condizionare
la stessa richiesta di prestazioni, se non addirittura la personale propensione a curarsi. Se da un punto di
vista prettamente contabile, non c'è ragionevole possibilità di rinunciare alla loro utilizzazione nell'immediato
futuro, va anche ribadito che tale strumento andrebbe adottato in maniera più equa, razionalizzando
prescrizioni, dimensioni delle confezioni farmaceutiche alle effettive esigenze terapeutiche, migliorando anche
altri aspetti del sistema, all'apparenza secondari. I danni erariali alla sanità - Rimane consistente il volume del
contenzioso di responsabilità amministrativa nel settore, caratterizzato da numerose fattispecie di danno
erariale. In occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2013, si è dato conto dell'attività svolta dalle
Procure e dalle Sezioni giurisdizionali a tale proposito, che hanno dato conferma di un settore facilmente
incline a ruberie e sprechi, che incidono prima ancora che finanziariamente, anche sotto un profilo etico, per
tacere poi dei conseguenti riflessi politici nelle realtà territoriali, considerato che quella sanitaria è una delle
politiche regionali per eccellenza. La fuga delle assicurazioni - Si è accentuato anche l'altro dato
preoccupante, rappresentato dalla resistenza attuata dalle compagnie assicurative a stipulare polizze a
garanzia della responsabilità civile contro terzi derivante dalle attività degli operatori sanitari, tanto che si va
diffondendo da più parti la scelta dell' "autoassicurazione" predisposta da qualche azienda sanitaria, pur non
apparendo una soluzione ottimale; pur con tutti i vincoli del settore, sarebbe utile ed opportuno un intervento
legislativo. Stili di vita migliori - Se l'entrata in vigore del divieto di interventi chirurgici estetici per i soggetti
minorenni ha costituito una svolta apprezzabile (anche se è bizzarro imporre la ragione in maniera
normativa), c'è ancora molto da fare, invece, per sensibilizzare la popolazione a porre in essere stili di vita più
salubri, evitando quei comportamenti a rischio e quelle pericolose abitudini (alcoolismo, fumo,
tossicodipendenze, ecc.) o anche quelle dubbie tendenze di moda (come abbronzature artificiali, tatuaggi,
ecc.) che finiscono per avere, prima o poi, un impatto negativo sul sistema e quindi sulla collettività,
assorbendo risorse diversamente utilizzabili. L'affermazione della ludopatia e la diffusione del fumo
elettronico, tanto per esemplificare, in questo senso non hanno di certo migliorato le prospettive.
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Meningite, pronto il vaccino per il meningococco B
Messo a punto da Novartis, ha recentemente avuto l'ok dell'Agenzia nazionale del farmaco . Rappuoli:
«Adesso serve un ampio e puntuale accesso alla vaccinazione»
Cristina Corbetta
Federico (il nome NON è di fantasia) è morto quattro anni fa di meningite; era molto piccolo, e il vaccino per il
meningococco B, che l'aveva colpito, non c'era ancora. La sua mamma, Ivana Silvestre, oggi vicepresidente
del Comitato Nazionale contro la Meningite, ha raccontato la sua storia a margine della presentazione alla
stampa del nuovo vaccino contro la meningite, messo a punto nei laboratori Novartis di Siena e recentemente
approvato dall'Agenzia nazionale del Farmaco. Una storia di incredulità, dolore e impotenza. Perché di
meningite si muore ancora, e i più colpiti sono i bambini. «Ogni 10 minuti, nel mondo, una persona muore di
meningite meningococcica» spiega Rino Rappuoli, responsabile mondiale della ricerca sui vaccini di Novartis
«Fino ad oggi esistevano vaccini in grado di proteggere contro i ceppi A, C, Y e W, ma non era ancora
disponibile un vaccino contro il meningococco B, che rimane un bisogno insoddisfatto di sanità pubblica a
livello mondiale. Ecco perché è molto importante che, dopo il via libera dell'Unione Europea, sia arrivata
anche l'approvazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco per questo nuovo vaccino». «Il meningococco B»
continua Rappuoli «è stato uno di quei casi in cui gli scienziati hanno cercato invano, per decenni, una
soluzione. Oggi, dopo anni di duro lavoro, abbiamo finalmente raggiunto questo ambito traguardo: ciò è stato
possibile solo grazie all'utilizzo di una tecnica innovativa, la reverse vaccinology, messa a punto nei laboratori
senesi di Novartis Vaccines». La reverse vaccinology, sviluppata verso la fine degli anni '90 proprio da Rino
Rappuoli, è una tecnica innovativa per lo sviluppo di nuovi vaccini tramite il sequenziamento del genoma dei
patogeni. In pratica, i vaccinologi estraggono interi genomi di batteri dell'antigene scelto e, grazie a tecniche
sofisticate, riescono ad individuare un numero di antigeni maggiore di diversi ordini di grandezza rispetto
all'approccio tradizionale.. Il vaccino candidato a contrastare il sottotipo B della meningite è il primo esempio
dell'utilizzo del genoma per sviluppare un nuovo farmaco. Il vaccino può essere somministrato ai bambini
nella prima infanzia a partire dai due mesi di età (la fascia di età più a rischio), e la somministrazione può
avvenire anche insieme alle altre vaccinazioni dell'infanzia. Il profilo di sicurezza e la tollerabilità sono simili a
quelli delle altre vaccinazioni di routine dell'età pediatrica. Chiara Azzari, direttore della Cllnica pediatrica II
dell'Università di Firenze, conferma che la meningite fa ancora molta paura: «La conseguenza più grave e
purtroppo non rara è la morte. Un nostro lavoro riporta per l'Italia un tasso di letalità tra il 9 e il 12% nei
bambini colpiti da infezione meningococcica. Ma se consideriamo soltanto le sepsi da meningococco, la
percentuale di mortalità sale al 20-25%. E poi ci sono le complicanze permanenti: compaiono nel 50% dei
sopravvissuti e possono essere anche gravissime: sordità, epilessia, o amputazioni degli arti sono le più
visibili. La meno apparente, ma che emerge man mano, è il ritardo nell'apprendimento rispetto alla media dei
bambini della stessa età». Per quanto riguarda l'incidenza in Italia dei casi di meningite, i numero non sono
esaustivi: secondo l'Istituto Superiore di Sanità l'incidenza è di circa 3/100.000 nuovi nati. Ma si tratta di dati
straordinariamente sottostimati. Molti casi infatti hanno un esito fatale ancora prima che si possa fare
diagnosi. Si ipotizza che la notìfica di 4 casi corrisponda in realtà ad almeno 10-16 casi. La sottostima minima
è di almeno 4 volte. Tant'è vero che, nella maggior parte dei Paesi d'Europa, l'incidenza è di 15 casi/100.000
nuovi nati. Il ceppo prevalente in Italia è il B, responsabile del 60-70% dei casi. Fino al 2005, invece, era
prevalente il ceppo C, oggi quasi azzerato grazie al vaccino. L'unico strumento per difendersi da una malattia
che può uccidere in sei ore è la profilassi vaccinale. In molti casi la malattia ha una progressione così rapida
che nessuna terapia antibiotica, nessun supporto rianimatorio può fermare l'infezione. «Le classi d'età a
maggior rischio» spiega Azzari «sono due: la fascia 0-12 mesi (che da sola fa quasi il 30% dei casi) e gli
adolescenti tra 12 e 18 anni. Nel primo anno di vita la maggior incidenza è tra i 4 e gli 8 mesi. Quindi la prima
barriera deve essere posta già ai 2 mesi. Successivamente, quando il vaccino avrà iniziato ad abbattere i
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Farmaci
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casi, si potrà pensare anche a togliere la vaccinazione dai primi mesi ed effettuarla solo a 13 mesi. Il secondo
gruppo che è necessario proteggere è quello degli adolescenti, a 12 anni». Accanto alla scoperta scientifica,
come spesso accade, c'è la mobilitazione dei cittadini: «Ci siamo attivati subito» spiega Ivana Silvestro «per
contattare i responsabili regionali, promuovendo in contemporanea una raccolta di firme sul nostro sito www.
liberidall ameningite.it. Ne abbiamo raccolte circa 4.000, siamo fiduciosi di poter raggiungere il traguardo di
10.000. Siamo quindi i portavoce di una cittadinanza che sa, partecipa e chiede di poter accedere a
un'opportunità di salute di notevole impatto, personale e sociale. La risposta delle Regioni per ora è stata
soddisfacente. Del resto, uniformarsi alle indicazioni del Piano Vaccinale Nazionale 2012-2014 (reso pubblico
nel marzo 2012) è obbligatorio: si auspica infatti una copertura vaccinale contro meningococco e
pneumococco almeno del 95%. Quanto alla valutazione farmaco-economica, stiamo cercando di raccogliere i
dati disponibili, come è già stato fatto in altre nazioni come la Gran Bretagna, che evidenziano la
macroscopica sproporzione tra il costo della profilassi (unica e valida per tutta la vita) e quello dell'assistenza
e della riabilitazione di un bambino che ha avuto la meningite e ne soffre per tutta la vita le sequele, non solo
fisiche, ma anche, comprensibilmente, psichiche». «Secondo un recente documento deU'Oms» conclude
Rappuoli «nel decennio 20112020 i vaccini eviteranno 25 milioni di morti: in altre parole, la vaccinazione
salva 2,5 milioni di vite all'anno. L'impatto positivo della vaccinazione non si limita però al miglioramento della
salute della popolazione, ma incide anche sui costi che altrimenti ciascun sistema sanitario dovrebbe
affrontare, oltre a quelli per l'assistenza sociale di cui una persona portatrice di handicap ha bisogno. Con
l'arrivo del vaccino contro il meningococco B possiamo finalmente dire che abbiamo gli strumenti e le prove
che la meningite può essere eliminata, basta utilizzarli nel modo giusto. La nostra priorità ora è quella di
lavorare al fianco delle autorità sanitarie regionali al fine di assicurare un ampio e puntuale accesso alla
vaccinazione».
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Panorama della Sanita - N.27 - 8 luglio 2012
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«La farmacia ha ruolo centrale nella riorganizzazione del Ssn»
«La farmacia avrà un ruolo centrale in quella riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, che dovrà
puntare sullo sviluppo della sanità sul territorio». Lo ha ribadito il ministro della Salute Beatrice Lorenzin,
intervenuto il 27 giugno a Roma, all'Assemblea nazionale di Federfarma. «La vera innovazione non è
mutuare modelli da accattivanti nomi stranieri, bensì utilizzare e mettere a sistema le infrastrutture che già
abbiamo. Una di queste è la farmacìa, che con la sua storia secolare è ormai un saldo punto di riferimento
sanitario nell'immaginario di ogni cittadino italiano. Mettere a sistema il servizio sanitario significa abbattere
alcuni costi e ottenere risparmi, a cominciare dalla sanità elettronica». «Una farmacia tecnologica - ha
proseguito il ministro - permetterà una maggiore appropriatezza prescrittiva, un maggiore monitoraggio della
salute del singolo malato e di quella della collettività, la raccolta di dati su eventuali abusi, l'erogazione dei
servizi necessari in un dato ambito territoriale». La farmacia - ha sottolineato Lorenzin - deve costituire «occhi
e bocca del ministero», in particolare per veicolare campagne di informazione e di prevenzione. Il ministro ha
comunicato ai titolari di farmacia di aver disposto la proroga di sei mesi del termine per l'introduzione del
nuovo sistema di remunerazione delle farmacie, «in modo da avere più tempo per individuare la soluzione
migliore per il paese» perché «se riusciremo a fare sistema tra farmacia, medico, strutture pubbliche e
private, avremo fatto un buon lavoro e lasceremo un buon servizio sanitario ai nostri figli». «Le farmacie sono
pronte a collaborare e ad assumere nuovi impegni - ha assicurato il presidente di Federfarma Annarosa
Racca - il loro collegamento in rete costituisce una garanzia e un valore aggiunto per la sanità italiana».
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Lavoro Il ministro Lorenzin all'Assembela di Federfarma
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Panorama della Sanita - N.27 - 8 luglio 2012
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Un modello di cooperazione di successo tra competenze e professionalità
diverse, dentro e fuori l'ospedale
Marco Trabucchi*
Recentemente si e tenuto all'ospedale di San Bonifacio, in provincia di Verona, un convegno sull'ortogeriatria,
cioè sull'organizzazione integrata della cura delle persone anziane che hanno subito una frattura. L'evento è
stato occasione per la presentazione di dati significativi, ma anche per una riflessione strategica sugli effetti di
nuove modalità di lavoro in sanità rispetto al raggiungimento di risultati di eccellenza. Di seguito riassumo
alcuni aspetti della discussione, perché offrono indicazioni significative per la crescita del nostro sistema
sanitario. Una prima osservazione riguarda il rapporto tra le scelte politiche e i progressi della medicina.
L'ortogeriatria -cioè un organizzazione del lavoro che prevede equipe multidisciplinari per prendere in carico
l'anziano fratturato, al fine di permetterne un rapido trattamento (entro le 48 ore) e allo stesso tempo una cura
prima e dopo l'intervento di chirurgia ortopedica che facilita la ripresa funzionale del paziente e minimizza gli
effetti negativi a breve e medio termine (in particolare il rischio di mortalità)- è sorta per una spontanea scelta
dei medici o perché vi è stata una pressione da parte della politica e dell'amministrazione per l'adozione di
specifiche procedure ed atti di cura? Se oggi in Italia sono attive varie decine di ortogeriatrie, sorte per lo più
negli ultimi anni, di chi è il merito? Certamente vi sono stati precursori intelligenti, che hanno aperto le strade;
però si deve riconoscere che il grande sviluppo è stato indotto da precise scelte politico-amministrative. E
questo deve far pensare sia i medici (perché evitino di perdere autonomia a causa di una troppo lenta
adozione di modelli innovativi) sia chi ha responsabilità di guida (perché sia conscio delle responsabilità che
derivano da un potere ben esercitato). In sintesi: in sanità non vi devono essere conflitti tra i vari livelli
(programmazione e attuazione), ma il riconoscimento di funzioni diverse che insieme producono risultati di
eccellenza. Una seconda osservazione, interna al sistema ospedaliero, riguarda i vantaggi che possono
essere conseguiti da un impegno di collaborazione chiaro e senza prevaricazioni. L'esempio dell'ospedale di
San Bonifacio è istruttivo: il primario ortopedico Gian Maria Giulini ha costruito un modello di intervento che
prevede una forte collaborazione con la geriatria diretta da Claudio Beliamoli; il tutto ha permesso di
abbassare i tempo dell'intervento mediamente sotto le 48 ore, come indicato dalla letteratura a livello
internazionale, operando praticamente tutti i pazienti, anche quelli più compromessi sul piano clinico. Un dato
interessante è anche la riduzione al 20%, tra gli anziani fratturati che accedono al pronto soccorso, di quelli
bisognosi di particolari attenzioni cliniche, perché, ad esempio, in trattamento anticoagulante, gravemente
anemici, ecc; su questi si deve concentrare l'operatività, senza attese inutili. A questo proposito il parere del
geriatra, esperto sulle condizioni di fragilità dell'anziano, è particolarmente significativo, anche per convincere
l'anestesista che l'intervento ortopedico può essere effettuato. La collaborazione attorno al malato si estende
anche alla fase riabilitativa, che inizia -senza poter accampare motivi per il ritardo- il giorno dopo l'intervento
con la verticalizzazione dell'anziano operato e conii follow up dopo la dimissione, quando il paziente deve
essere seguito per controllare l'evoluzione cllnica e perché riceva indicazioni sulla prevenzione di ulteriori
cadute (e fratture). Il dato complessivo indica che questo metodo di lavoro permette di ottenere risultati "forti",
comparabili per dimensioni a quelli indotti da un farmaco di elevata efficacia in altre condizioni patologiche. Vi
è quindi un'indicazione precisa perché l'organizzazione dell'ortogeriatria divenga prassi normale anche del
nostro sistema sanitario, come già avviene in molti altri paesi. Un'osservazione interessante permette di
sottolineare che la nuova organizzazione non ha praticamente costi aggiuntivi, perché utilizza le energie
umane già presenti nell'ospedale, che dovevano occuparsi degli stessi ammalati anche con le modalità
organizzative tradizionali. Anzi, precedentemente l'anziano subiva una degenza più lunga, carica di maggiori
costi sia per il consumo di servizi sia per il rischio di comparsa di eventi avversi, a loro volta origine di costi
aggiuntivi, oltre che di danno sul piano clinico e psicologico per l'ammalato. L'incontro di San Bonifacio e
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Lavoro Ortogeriatria
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queste considerazioni si inseriscono in una nuova attenzione che la Società Italiana di Gerontologia e
Geriatria e l'Associazione Italiana di Psicogeriatria stanno dedicando alla problematica attraverso l'istituzione
di un gruppo di studio coordinato da Giuseppe Bellelli e Paolo Falaschi, incaricato di confrontare le
metodologie fino ad ora adottate dalle ortogeriatrie diffuse in Italia, al fine di trame indicazioni per buone
pratiche, collegate con il migliori risultati. L'obiettivo è creare un circolo virtuoso che colleghi gli avanzamenti
della ricerca (biologica, clinica e sull'organizzazione dei servizi) con le scelte strategiche dei gestori e con
l'operatività dei medici e degli altri operatori sanitari, al fine di attuare un continuo miglioramento delle prassi
di cura. L'ortogeriatria è un esempio significativo, un modello riproducibile in altre aree delle medicina, di
come collaborazioni intelligenti, anche se comportano qualche limitata rinuncia da parte delle aree di
influenza della specialità mediche e chirurgiche, inducono vantaggi molto rilevanti per la vita delle persone
fragili e per l'insieme dell'organizzazione sanitaria. * Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università di Roma
Tor Vergata
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Assobiomedica: «Bene una revisione della regolamentazione sui
dispositivi medici»
II Presidente Rimondi: «Sì a regole chiare e severe purché siano coerenti con le peculiarità del settore e non
vengano assimilate a quelle del farmaco» «E certamente giusto e necessario che vi sia una revisione e un
aggiornamento a livello comunitario delle direttive che regolamentano i dispositivi medici. Ma deve essere
chiaro che l'attuale normativa garantisce già la sicurezza e la qualità dei prodotti. Lo dimostra il fatto che in un
mercato di milioni di dispositivi abbiamo assistito inventi anni solo pochi casi eclatanti di prodotti non sicuri,
come ad esempio le protesi pip e le valvole cardiache brasiliane, rivelatisi frutto di truffe, che nessuna legge
potrà mai estirpare del tutto». Lo ha dichiarato Stefano Rimondi, Presidente di Assobiomedica, nel corso del
suo intervento al convegno "Proposta di un nuovo regolamento sui dispositivi medici", organizzato dall'Istituto
superiore di sanità in collaborazione con il Ministero del la Salute. Obiettivo del seminario era fare il punto
sulle nuove proposte di regolamento sui dispositivi medici, che verranno votate il prossimo 10 luglio dalla
Commissione Envi, interna al Parlamento europeo. «Attenzione però a non stravolgere le attuali direttive - ha
dichiarato Rimondi - perché un'approvazione tramite un'agenzia centralizzata dei dispostivi o addirittura il
trasferimento delle competenze all'agenzia del farmaco ci troveranno sempre contrari. Applicare ai dispositivi
medici regole e organizzazioni del mondo del farmaco non vuoi dire aumentare la sicurezza; ma significa
distruggere un settore industriale, composto principalmente di Pmi, che non può sostenere i tempi e i costi
delle regole del farmaco». Secondo il Presidente di Assobiomedica in questi anni abbiamo assistito a un
grande sviluppo delle tecnologie mediche e questo in parte è dovuto anche alle direttive predisposte con
grande intelligenza dalla Commissione Europea, che hanno consentito di coniugare le esigenze di sicurezza
con la necessità di procedure snelle, efficaci, pienamente appropriate alla natura dei dispositivi medici, in
continua evoluzione. «Tutto ciò è stato possibile - ha concluso Rimondi - anche grazie all'eccellente lavoro
dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute che hanno vigilato con attenzione il mercato. Bene
dunque una revisione intelligente della normativa comunitaria con regole chiare e severe purché siano
coerenti con le peculiarità del settore e ne aiutino lo sviluppo responsabile».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Attualità Europa
12/07/2013
Panorama della Sanita - N.27 - 8 luglio 2012
Pag. 46
La spesa sanitaria privata è alta soprattutto dove la sanità pubblica
funziona
La spesa delle famiglie per la sanità non è compensativa della qualità dei sistemi pubblici, come emerge dai
primi risultati dell'Osservatorio sui consumi privati in sanità della Sda Bocconi
L'idea che la spesa sanitaria privata sia compensativa della scarsa qualità della sanità pubblica è infondata.
La spesa privata delle famiglie italiane per la salute è infatti più legata al loro reddito che non al basso livello
qualitativo dei sistemi sanitari pubblici regionali. È quanto emerge dai primi risultati dell'Osservatorio sui
consumi privati in sanità della Sda Bocconi (Ocps), presentati oggi in Bocconi. La spesa sanitaria privata
delle famiglie, la cosiddetta spesa out of pocket, è stata nel 2011 di quasi 28 miliardi di euro, il 20% del totale
della spesa sanitaria in Italia (140 miliardi di euro) e in quell'anno ha inciso per il 4% sulla spesa totale delle
famiglie. Analizzando i differenziali regionali nella spesa privata prò capite, l'analisi condotta dall'Osservatorio
ha evidenziato come l'entità della spesa privata sanitaria sia correlata positivamente più con il reddito prò
capite che con la bassa qualità dei sistemi sanitari pubblici. La classifica della spesa privata prò capite mostra
come nelle primissime posizioni si trovino Trentino Alto Adige, con 707 euro prò capite nel 2011, il Veneto
con 666 euro, il Friuli con 588 e l'Emilia-Romagna con 564. In fondo alla classifica la Sardegna, con 350 euro
prò capite di spesa privata, la Basilicata (325), la Sicilia (289) e la Cam pania (239).«L'idea che i differenziali
tra regioni nella spesa privata siano essenzialmente il risultato dei differenziali nel funzionamento dei sistemi
pubblici trova scarso riscontro nelle evidenze», spiega Mario Del Vecchio, direttore dell'Osservatorio. «I dati
mostrano come le regioni del sud, che difficilmente potrebbero essere considerate come le migliori nel
contesto nazionale, siano anche quelle in cui si spende meno in sanità privata».L'analisi dell'Ocps si è poi
concentrata sullo studio dei comportamenti delle famiglie italiane riguardo ai consumi sanitari privati, che ha
permesso di identificare quattro diversi cluster. Il primo è quello delle famiglie che spendono poco, con una
media di 68,8 euro mensili per famiglia e 15,5 euro prò capite. Rappresentano il 79% del campione, ma solo il
27% della spesa sanitaria privata. Il secondo cluster è quello di chi spende molto solo per le spese dentali:
circa 535 euro mensili a famiglia in media, 171 prò capite. Sono il 4% del campione e valgono il 17% della
spesa. Il terzo rappresenta le famiglie che spendono per malattia, il 15% del campione e il 36% della spesa
complessiva, con 257 euro di spesa a famiglia e 96 prò capite. Infine, il cluster di chi spende di più, ovvero le
famiglie alla ricerca del benessere, che sono il 2% ma rappresentano il 20% della spesa. La loro spesa
ammonta in media a 1.071 euro mensili a famiglia, 396 prò capite.La regione di appartenenza influisce su chi
spende dal dentista e tra coloro che spendono per il benessere. Le famiglie appartenenti al cluster che
spende dal dentista, infatti, risiedono per quasi il 50% in sole 4 regioni (Piemonte, Veneto, Lombardia,
Trentino), mentre il 30% delle famiglie del cluster alla ricerca benessere~vive in Lombardia, Veneto e
Piemonte.Attenzione però, se è vero che a livello macro le spese private appaiono correlate al reddito, nel
dettaglio delle famiglie chi spende molto per il dentista o per il proprio benessere non è per forza ricco: il 40%
del cluster 2 è formato da coppie con 1 o 2 figli, mentre il 36% del cluster 4 è rappresentato da persone sopra
i 65 anni e il 34% da famiglie con bambini.«In genere si pensa che le spese private legate al benessere siano
solo voluttuarie», aggiunge Del Vecchio. «In questo cluster, invece, rientrano molte persone con patologie
importanti che spendono, affiancando la spesa pubblica, per migliorare la propria qualità di vita».Altro aspetto
sul quale ha fatto luce l'indagine è quanto siano diversificati i parametri di scelta delle strutture in base alla
tipologia di prestazioni. I tempi di attesa, ad esempio, sono ritenuti importanti per le visite dermatologiche o
pediatriche, ma non per la visita oculistica. La prossimità, poi, è rilevante per le analisi di laboratorio o per la
fisioterapia, ma non per la diagnostica per immagini. La convenienza del prez2O, invece, conta solo per
alcune categorie di servizi, come la parafarmacia, l'ottica o per i servizi socio-sanitari, mentre appare in
genere più rilevante (sia come media, sia come numero di prestazioni per cui è considerata rilevante) la
trasparenza nel prezzo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Attualità
12/07/2013
Tempi - N.28 - 17 luglio 2013
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(diffusione:102000)
GIOCARE NON E UNO SCHERZO
Solo coi divieti si combattono gli abusi? L'Italia dimostra che non è vera. Sperimentando un sistema realistico,
in cui la lotta alle ludopatie si sposa con la definizione di regole chiare. Viaggio in un settore che vale cingue
punti di Pii e non si può lasciare in mano alle mafie
MATTEO RIGAMONTI
SLOT o NON SLOT, non è questo il problema. Il tono della discussione sul gioco in Italia si fa sempre più
acceso e le mille possibilità offerte dal proliferare di macchinette e siti di scommesse online sono sempre più
spesso additate come «stereo del demonio»; senza minimizzare i problemi che esistono, allo stesso tempo
non bisogna dimenticare che la vicenda ha una caratterizzazione più complessa e che gli enti pubblici per
primo lo Stato - non si sono certo svegliati ieri per affrontarla. Sia per quanto riguarda la regolamentazione
del mercato sia per la prevenzione di ludopatie. Ecco un viaggio all'interno del sistema gioco in Italia che,
andando oltre il solito luogo comune - per cui siccome esiste il rischio di eccedere nel gioco, l'unica soluzione
è proibirlo -, cerca di fare luce su un importante settore industriale del paese. Partendo dai numeri. Secondo
stime di Sistema Gioco Italia, la Federazione della filiera del gioco aderente a Confindustria, basate su dati
dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato (Aams), il mercato dei giochi nel 2012 ha generato una
raccolta lorda pari a 86,7 miliardi di euro (79,5 nel 2011). Le vincite complessive (pay out) - che dal 2004 al
2011 sono passate dal 54 al 77 per cento della raccolta lorda - nel 2012 sono arrivate a 69,9 miliardi di euro
(l'8O per cento della raccolta totale). Questo vuoi dire che nel 2012 la spesa effettiva degli italiani in gioco, al
netto appunto delle vincite, è stata di 16,7 miliardi di euro, dato in calo rispetto al 2011 (17,9 miliardi di euro).
A farla da padrone sono state new slot e videolotteries (le prime sono quelle che si vedono di solito nei bar, le
seconde nelle sale dedicate) per le quali la spesa netta è stata di circa 8,7 miliardi di euro. Al secondo posto
si trovano le lotterie (una volta i giochi più amati dagli italiani) con una spesa netta di 5,9 miliardi di euro.
Seguono le scommesse e tutti i concorsi a pronostico sportivi dalla tradizionale schedina del Totocalcio in giù
con 826 milioni di euro, l'online con 748 milioni e il Bingo con 442 milioni di spesa netta. U 80 per cento dei
ricavi lordi del gioco viene restituito ai giocatori sotto forma di vincite (circa 70 miliardi di euro). IL
SOTTOSEGRETARIO GIORGETTI: «LA REGOLAMENTAZIONE DEL SETTORE, IN ATTO DAL 2003, NON
HA "CREATO" IL GIOCO. HA PRESO ATTO DELL'ESISTENZA DI SACCHE DI ILLEGALITÀ E TUTELATO I
GIOCATORI» Del residuo, cioè dei 16,7 miliardi di spesa netta, nelle tasche dello Stato è finito il 51,5 per
cento circa cioè oltre 8,6 miliardi di euro, che è un terzo di quanto normalmente lo Stato spende per il
mantenimento dell'ordine pubblico e la sicurezza. Alla rete commerciale (ricevitorie, agenzie, sale giochi)
sono andati circa 3,9 miliardi, ai gestori circa 1,6 miliardi, mentre alle concessionarie 2,5 miliardi. Insieme, il
totale dei ricavi del comparto è pari a 8 miliardi di euro. E infine, non va trascurato il dato occupazionale: le
aziende attive direttamente nel settore dei giochi sono circa 6.600 e offrono un impiego a circa 20 mila addetti
tra amministrativi, impiegati alla distribuzione e raccolta, informatici, personale di supporto alla clientela,
uomini marketing e manager. Se però si considera tutta la filiera, a partire dall'azienda che costruisce
materialmente le macchinette fino ad arrivare alle agenzie che curano la pubblicità, si tratta di un'industria che
conta almeno 100/120 mila addetti, contribuendo a generare circa 4/5 punti percentuali di Pii. Se i dati
occupazionali descrivono un settore cresciuto negli anni, non altrettanto si può dire della spesa sul gioco che
nel 2012 e nel primo trimestre del 2013 ha registrato una flessione di oltre il 3 per cento. «Tale diminuzione ha dichiarato Luigi Magistro, vicedirettore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli - non casualmente
corrisponde al calo della spesa in consumi delle famiglie italiane, conseguenza dell'attuale recessione
economica». Bisogna quindi smitizzare il luogo comune secondo cui in tempo di crisi si gioca di più. Magistro
lo ha fatto a margine dell'audizione sul gioco online svoltasi a Bruxelles e organizzata dal Cese (Comitato
economico e sociale europeo): «Sulla scorta della nostra esperienza, non sono d'accordo quando si afferma
che la crisi attuale spinge sempre più persone a giocare online. Sono certo che sia vero esattamente il
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SOCIETA UNA SCOMMESSA DA VINCERE
12/07/2013
Tempi - N.28 - 17 luglio 2013
Pag. 30
(diffusione:102000)
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contrario. Indipendentemente dal rischio generale di gioco problematico o compulsivo, se diminuisce la
disponibilità economica delle famiglie, anche la spesa per il gioco online viene tagliata, come per tutti gli altri
servizi di intrattenimento». Magistro tocca anche il tema della tassazione, questione nell'occhio del ciclone
degli addetti al settore per troppi anni: «Per poter rendere il prodotto legale competitivo con quello illegale,
occorre adottare una tassazione ragionevole e pertanto le entrate fiscali sono relativamente ridotte,
sicuramente incomparabili con quelle derivanti dalle slot machines e dalle lotte rie. Non è regolamentando il
gioco online che si risolvono i problemi di bilancio dello Stato». Nonostante dai primi anni Duemila le norme
che regolano il mercato del gioco, sotto la supervisione costante di Aams, siano «chiare» e abbiano «fatto del
modello italiano un esempio seguito in Europa e negli Stati Uniti» - ha affermato Massimo Passamonti,
presidente di Sistema Gioco Italia -, non sono pochi i cittadini preoccupati dal proliferare di nuove sale da
gioco. Va considerato infatti che alle 400 mila macchine legali e collegate con i concessionari vanno
affiancate quelle abusive, stimate in circa 200 mila secondo la Direzione nazionale antimafia. L'impegno
contro le patologie II fenomeno, che sicuramente merita un'attenta riflessione da parte della società civile e
delle istituzioni, non deve, tuttavia, fare dimenticare le conquiste già maturate, con particolare riferimento al
contrasto al gioco d'azzardo illegale, alla tutela delle fasce deboli della società, soprattutto dei minori cui il
gioco è vietato, e alla prevenzione delle ludopatie. Quando si parla di ludopatici, ovvero i giocatori d'azzardo
seriali, in Italia si usano cifre preoccupanti: almeno 800 mila, di cui 300 mila definiti gravi. Due milioni, invece,
sono quelli a rischio. In realtà il fenomeno non è mai stato misurato e registrato in modo scientifico, quindi
certi dati vanno presi con la giusta cautela. Senza fingere che il problema non esista ma anche senza
confondere i giocatori "a rischio" con quelli effettivamente ludopatici. Nemmeno bisogna dimenticare che,
prima dell'avvento del regime concessorio, il gioco illegale letteralmente si spartiva la metà del mercato con
quello legale. Mentre oggi diverse fonti stimano, sìa pur con una certa prudenza, che il mercato del gioco
illegale sia sceso tra il 20 e il 30 per cento, accaparrandosi circa 15-20 miliardi di euro. Ancora troppi. Ma
«quanto più si allarga il perimetro del gioco legale tanto più si restringe quello del gioco illegale», spiega a
Tempi l'ex senatore Riccardo Pedrizzi, presidente della Commissione finanze e tesoro del Senato tra il 2002
e il 2006. Proprio nel 2002 Pedrizzi ha promosso la prima indagine conoscitiva sui giochi, votata in
Parlamento all'unanimità. Dopo aver sentito a tappeto in audizione tutti i protagonisti coinvolti (ministero,
Monopoli di Stato, produttori, distributori, gestori, commercianti, tabaccai, ma anche esponenti della Chiesa e
altre realtà che si occupano di prevenire e curare le ludopatie) e dopo aver condotto numerosi sopralluoghi
all'estero, in particolare Spagna, Francia e Gran Bretagna, sono stati partoriti quattro • • volumi. Pagine che, a
detta di Pedrizzi, «contengono molte indicazioni ancora oggi attualissime». «La cosa più importante - spiega
Pedrizzi - è dare dignità al gioco». E quella della destinazione di parte del gettito erariale complessivo a
progetti di interesse pubblico o sociale, anche non legati al gioco, magari attraverso l'istituzione di un fondo
nazionale gestito in collaborazione con i comuni e una commissione ad hoc per decidere quali progetti
finanziare, è proprio una delle proposte recentemente avanzate da Sistema gioco Italia che, insieme con
l'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), ha anche realizzato un agile vademecum sulla complessa
normativa di riferimento. Un'altra delle proposte di cui si sta discutendo è quella di destinare parte delle tasse
sui giochi a vantaggio delle amministrazioni locali - oggi nemmeno un cent finisce nelle casse comunali - che
hanno avuto l'impatto sociale più gravoso dal proliferare del problema. «Quanto più si regolamenta il gioco, lo
si controlla e lo si diversifica, tanto più si sottrae acqua di coltura alla criminalità organizzata», prosegue
Pedrizzi ricordando come essa abbia sempre fatto ricorso ai canali del gioco d'azzardo illegale per riciclare il
denaro sporco. E sbaglia chi vede nella chiusura indiscriminata di ricevitorie e sale da gioco una facile
panacea per tutti i mali, tacciando grossolanamente lo Stato di complicità con le mafie. «A parte il fatto che il
gettito assicurato è pari a una legge finanziaria e si tratta di risorse che in qualche altro modo dovrebbero
essere reperite sempre all'interno della collettività; i 120 mila addetti del settore poi che fine farebbero?», si
domanda, non certo retoricamente, Pedrizzi. Ma soprattutto «non è che abolendo le macchinette gli italiani
smetterebbero di giocare. Tornerebbero a scegliere il canale dell'illegalità». E conclude: «Se di una cosa mi
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Tempi - N.28 - 17 luglio 2013
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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sono reso conto in questi anni è che solamente attraverso una seria legislazione si può contrastare il gioco
illegale. In Italia questa legislazione già c'è e se avessimo anche un testo unico in materia per gli operatori
sarebbe ancora più facile adeguarsi per tempo al mutamento delle disposizioni di legge>, specie quelle
europee. Il decreto Balduzzi Qualcosa di importante è già stato fatto con il decreto Balduzzi (di 158/2012),
che non solo istituisce un'Osservatorio sui rischi di dipendenza ma che detta le linee da seguire per le
pubblicità. «Pur essendo piuttosto laconico nei contenuti, il decreto è invece molto preciso per quanto
riguarda le prescrizioni da rispettare nei messaggi pubblicitari, che devono evidenziare i rischi correlati al
gioco e il divieto per i minori di diciott'anni», spiega a Tempi Vincenzo Guggino, segretario generale
dell'Istituto di autodisciplina pubblicitaria. «Quello dei giochi è indubbiamente un settore sensibile e per
questo ci vuole cautela. Per questo abbiamo proposto un sistema di co-regolamentazione basato
sull'autodisciplina, che fissa undici regole che le aziende del settore devono rispettare nelle loro campagne
pubblicitarie, spot e affissioni e che speriamo possa presto essere adottato». Il modello si ispira alle best
practice europee in materia di trasparenza nei confronti dei consumatori nonché di tutela dei minori e delle
fasce deboli più facilmente esposti al pericolo ludopatia ed è frutto di una collaborazione con Sistema Gioco
Italia che, prima ancora che venisse emanato il decreto Balduzzi, si era dotata di un Codice di
autoregolamentazione. La ratio è semplicemente quella di «promuovere sani modelli di comportamento
senza incoraggiare il gioco eccessivo o incontrollato, ed evitando in ogni modo di alimentare pulsioni
irrazionali come, per esempio, il sogno di poter risolvere con una vincita una eventuale situazione di crisi
economica personale». •
Sistema gioco Italia, la raccolta 2012
Dati in miliardi di euro
«NON È CHE ABOLENDO LE MACCHINETTE GLI ITALIANI SMETTEREBBERO DI GIOCARE,
TORNEREBBERO AL CANALE DELL'ILLEGALITÀ», OSSERVA IL SENATORE PEDRIZZI
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Tempi - N.28 - 17 luglio 2013 - grandi opere
Pag. 23
(diffusione:102000)
MEDICI ON THE ROAD
L'inedita collaborazione avviata tra Health telematic network e Autostrade Centro Padane che promuove la
"sicurezza in mobilità
i cardiopatici o i pazienti con difficoltà improvvisi se potranno al loro accesso in Autostrade Centro ™ Padane
essere seguiti da un medico specialista e potranno ricevere consigli o ricevere l'assistenza immediata 24 ore
su 24. Questo futuristico sogno anima la nuova sede di Health telematic network (Htn), società leader in Italia
per la telemedicina, aperta presso l'ufficio BS Parking di Autostrade Centro Padane, in prossimità del casello
di Brescia Centro. A raccontare il progetto a Tempi è il cardiologo Fulvio Glisenti, presidente di Htn: «Forti
dell'esperienza maturata dal nostro centro servizi di eccellenza, certificato Iso 9001:2000, garantiamo il
servizio di telemedicina h24, grazie a personale medico specializzato e ad una piattaforma tecnologica
avanzata, che offre teleconsulti multispecialistici, telenursing e triage infermieristico, telemonitoraggio dei
parametri vitali e disponibilità on line di un fascicolo sanitario elettronico personalizzato. Oggi abbiamo nel
nostro database oltre 400 mila pazienti, le cui informazioni sanitarie sono archiviate e gestite nella massima
sicurezza informatica». Come nasce la collaborazione con Autostrade Centro Padane? Con Autostrade
Centro Padane abbiamo condiviso l'idea di proteggere la salute degli automobilisti, in particolare gli
autotrasportatori, offrendo un servizio h24 per la salute delle persone. In particolare, una delle ipotesi
avanzata per questa collaborazione da Centro Padane è la "sicurezza in mobilità": chiunque viaggi su questo
tratto autostradale, potrà essere messo in automatico, per alcune patologie, in "sicurezza sanitaria", cioè
seguito da esperti. Se ad esempio un paziente soffre di cuore, ed è in possesso dei nostri device,
attraversando Centro Padane potrà essere monitorato in continuo wireless. In questo modo possiamo
verificare se ha delle palpitazioni e nel caso allertare il 118 o il medico specialista dell'utente, oppure ricordare
al paziente di seguire una certa terapia. Non ci occupiamo di emergenza sanitaria, cioè non interveniamo nel
caso di incidenti stradali al posto del 118, ma offriamo un servizio di telesorveglianza medica. Come può un
paziente allora acquistare i vostri device e per quali patologie? Attualmente, un certo numero di pazienti che
sono stati ricoverati e dimessi dagli ospedali hanno gratuitamente il servizio da parte del Sistema sanitario
nazionale, in base ad un progetto ministeriale attivo in particolare per la Lombardia. Viceversa chiunque lo
voglia può acquistare i nostri device contattandoci. Noi seguiamo tutte le patologie vascolari, polmonari,
diabete e ipertensione. La telesorveglianza medica offerta - come dimostrato anche dal punto di vista
scientifico, con pubblicazioni indexate (cioè validate a livello ministeriale) - ha ridotto del 37 per cento i
ricoveri impropri e del 44 per cento gli accessi impropri al pronto soccorso. E cosa farete nel nuovo edificio
appena inaugurato presso il casello di Brescia centro? In questo edificio verranno attivati servizi per tutti gli
utenti della Centro Padane, che potranno ritirare qui i device ed essere monitorati mentre attraversano la
tratta. Per il momento, il primo servizio che partirà dal 2014 è un sistema di telecontrollo sanitario per il
personale dipendente di Centro Padane. La nostra équipe comprende un centinaio di persone tra infermieri e
specialisti. Il valore aggiunto è il telelavoro grazie al quale tutti i nostri specialisti sono sempre disponibili
anche se non fìsicamente sul posto, essendo in grado di consultare il fascicolo sanitario via web e con
qualsiasi ipad. Chiara Rizzo «Offriamo un servizio di telesorveglianza medica. Se ad esempio un paziente
soffre dì cuore, ed è in possesso dei nostri device, attraversando questo tratto stradale potrà essere
monitorato in continuo wireless. E in caso dì bisogno, possiamo intervenire»
Foto: T6LEMEDICINA 365 giorni l'anno, 24 or© su 24
Foto: «Una delle ipotesi avanzate da Centro Padane per questa collaborazione è la "sicurezza in mobilità"»,
spiega Fulvio Glisenti, presidente di Htn. «Chiunque viaggi su questo tratto autostradale, potrà essere messo
in automatico, per alcune patologie, in "sicurezza sanitaria", seguito da esperti»
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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AL CASELLO DI BRESCIA CENTRO IL NORD A UN BIVIO
12/07/2013
Huffington Post
Sito Web
Davide Vannoni e il metodo stamina. La riunione all'Iss per la consegna
del protocollo
Dalla riunione di oggi "molto importante, mi aspetto che ci sia un'apertura alla logica, noi abbiamo solo
chiesto criteri di trasparenza. Se la trasparenza è mantenuta e garantita, consegneremo il protocollo, sul
quale stiamo lavorando da 15 giorni, il prossimo 1 agosto". Lo ha detto il presidente di Stamina, Davide
Vannoni, a margine della prima riunione indetta questa mattina all'Istituto Superiore di Sanità, del comitato
scientifico che dovrà guidare la sperimentazione del metodo Stamina. Vannoni ha ribadito le richieste
dell'associazione, come ad esempio "la nomina di un Cro, una società esterna internazionale scelta dal
ministero che controlli i dati clinici" "Preferirei ragionare su un solo laboratorio e due centri per le infusioni in
sua prossimità. Credo che Brescia sia automaticamente già esclusa dalla sperimentazione, saranno centri in
altre parti d'Italia ma vicini al laboratorio perchè quando differenziamo le cellule non possiamo più congelarle
e abbiamo due ore, due ore e mezzo al massimo, per iniettarle". Lo ha dichiarato Davide Vannoni, presidente
di Stamina foundation, a margine della riunione in corso all'istituto sanitario di sanità, a Roma, sulla
sperimentazione del metodo. 'Questo - continua Vannoni - perche' i biologi formati da Stamina sono soltanto
quattro, due dei quali devono necessariamente rimanere a Brescia per garantire le cure ai malati autorizzati
dai giudici". Vannoni ha poi sottolineato che è necessaria "una supervisione dei nostri biologi per garantire la
corretta applicazione del metodo". "Mi aspetto - ha ribadito prima dell'audizione all'Iss - un incontro senza
pregiudizi. Un dialogo tra scienziati che capiscono le richieste di altri scienziati". La notizia arriva all'indomani
della querela di "Stamina Foundation" alla rivista scientifica Nature" per gli articoli e l'editoriale pubblicati
contro il metodo Stamina che utilizza cellule staminali mesenchimali. Vannoni spiega che le motivazioni di
tale decisione sono chiarite in un post che ha pubblicato sul proprio profilo Facebook. Ad essere contestato
da Vannoni è principalmente l'editoriale su Nature News dal titolo "Trials and Errors", con il quale si è attuato
un intervento "a gamba tesa, con la medesima superficialità e partigianeria dimostrata negli articoli
precedenti". "Come già fatto da alcuni giornalisti italiani - afferma il presidente di Stamina Foundation nel post
- ci vengono attribuiti i risultati ottenuti al Burlo Garofolo di Trieste su 5 bambini affetti da SMA1. Due di questi
bambini sono morti (vi ricordo che l'associazione Famiglie SMA ha dichiarato più volte che di SMA non si
muore) e tre non hanno ottenuto benefici". Sempre nel post, a questo proposito Vannoni spiega che "la
terapia ai 5 bambini fu approvata dall'Aifa e le cellule furono prodotte dal laboratorio Verri dell'ospedale S.
Gerardo di Monza, con una propria metodica e in regime GMP. Stamina e la sua metodica non centrano nulla
e poi nulla con tale produzione cellulare e con la tipologia di staminali utilizzate". Vannoni domani parteciperà
ad una riunione all'Istituto superiore di sanità per incontrare il comitato scientifico, nominato dal ministro della
Salute, che presiederà alla sperimentazione del suo metodo. La consegna del protocollo del metodo
semplificato è prevista per l'1 agosto. Leggi anche: Loading Slideshow 01 Queste sono le immagini allegate
alla richiesta di brevetto sul metodo Stamina presentata nel 2010 da Davide Vannoni all'ufficio americano
brevetti e che secondo la rivista Nature sarebbero state copiate da precedenti ricerche russo-ucraine del
2003 e 2006. Le foto contestata da Nature e dai ricercatori ucraini sono la numero 3 e la numero 4. 02 03
04Dalla riunione di oggi "molto importante, mi aspetto che ci sia un'apertura alla logica, noi abbiamo solo
chiesto criteri di trasparenza. Se la trasparenza è mantenuta e garantita, consegneremo il protocollo, sul
quale stiamo lavorando da 15 giorni, il prossimo 1 agosto". Lo ha detto il presidente di Stamina, Davide
Vannoni, a margine della prima riunione indetta questa mattina all'Istituto Superiore di Sanità, del comitato
scientifico che dovrà guidare la sperimentazione del metodo Stamina. Vannoni ha ribadito le richieste
dell'associazione, come ad esempio "la nomina di un Cro, una società esterna internazionale scelta dal
ministero che controlli i dati clinici" "Preferirei ragionare su un solo laboratorio e due centri per le infusioni in
sua prossimità. Credo che Brescia sia automaticamente già esclusa dalla sperimentazione, saranno centri in
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altre parti d'Italia ma vicini al laboratorio perchè quando differenziamo le cellule non possiamo più congelarle
e abbiamo due ore, due ore e mezzo al massimo, per iniettarle". Lo ha dichiarato Davide Vannoni, presidente
di Stamina foundation, a margine della riunione in corso all'istituto sanitario di sanità, a Roma, sulla
sperimentazione del metodo. 'Questo - continua Vannoni - perche' i biologi formati da Stamina sono soltanto
quattro, due dei quali devono necessariamente rimanere a Brescia per garantire le cure ai malati autorizzati
dai giudici". Vannoni ha poi sottolineato che è necessaria "una supervisione dei nostri biologi per garantire la
corretta applicazione del metodo". "Mi aspetto - ha ribadito prima dell'audizione all'Iss - un incontro senza
pregiudizi. Un dialogo tra scienziati che capiscono le richieste di altri scienziati". La notizia arriva all'indomani
della querela di "Stamina Foundation" alla rivista scientifica Nature" per gli articoli e l'editoriale pubblicati
contro il metodo Stamina che utilizza cellule staminali mesenchimali. Vannoni spiega che le motivazioni di
tale decisione sono chiarite in un post che ha pubblicato sul proprio profilo Facebook. Ad essere contestato
da Vannoni è principalmente l'editoriale su Nature News dal titolo "Trials and Errors", con il quale si è attuato
un intervento "a gamba tesa, con la medesima superficialità e partigianeria dimostrata negli articoli
precedenti". "Come già fatto da alcuni giornalisti italiani - afferma il presidente di Stamina Foundation nel post
- ci vengono attribuiti i risultati ottenuti al Burlo Garofolo di Trieste su 5 bambini affetti da SMA1. Due di questi
bambini sono morti (vi ricordo che l'associazione Famiglie SMA ha dichiarato più volte che di SMA non si
muore) e tre non hanno ottenuto benefici". Sempre nel post, a questo proposito Vannoni spiega che "la
terapia ai 5 bambini fu approvata dall'Aifa e le cellule furono prodotte dal laboratorio Verri dell'ospedale S.
Gerardo di Monza, con una propria metodica e in regime GMP. Stamina e la sua metodica non centrano nulla
e poi nulla con tale produzione cellulare e con la tipologia di staminali utilizzate". Vannoni domani parteciperà
ad una riunione all'Istituto superiore di sanità per incontrare il comitato scientifico, nominato dal ministro della
Salute, che presiederà alla sperimentazione del suo metodo. La consegna del protocollo del metodo
semplificato è prevista per l'1 agosto. Leggi anche: Loading Slideshow 01 Queste sono le immagini allegate
alla richiesta di brevetto sul metodo Stamina presentata nel 2010 da Davide Vannoni all'ufficio americano
brevetti e che secondo la rivista Nature sarebbero state copiate da precedenti ricerche russo-ucraine del
2003 e 2006. Le foto contestata da Nature e dai ricercatori ucraini sono la numero 3 e la numero 4. 02 03 04
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12/07/2013
01:29
IlFarmacistaOnline.it
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Per i farmaci orfani e quelli di eccezionale rilevanza terapeutica si cambia. Tempi rapidi, corsia preferenizali,
nell'iter di autorizzazione e di negoziazione e quindi di somministrazione da parte del Ssn. Lo prevede un
emendamento approvato in Cdm, illustrato dal ministro della Salute Lorenzin dopo le polemiche sugli
anticancro a pagamento.
12 LUG - Il Consiglio dei ministri di questa mattina ha approvato, tra gli altri, un'iniziativa che ha come finalità
quella di garantire tempi rapidi per la dispensazione a carico del Ssn di speciali categorie di farmaci e
razionalizzare e semplificare anche le procedure di autorizzazione di competenze dell'Aifa. La decisione dopo
le polemiche dei giorni scorsi conseguenti alle prime detrmine Aifa applicative del decreto Balduzzi che
consente l'immissione in commercio in fascia C di farmaci innovativi, nelle more della negoziazione dle
prezzo per la rimborsabilità a carico del Ssn (vedi anche intervista a Balduzzi). "100 giorni" è l'auspicio del
governo, rispetto anche ai 24 mesi necessari oggi, per tutto l'iter di autorizzazione e di negoziazione in modo
da avere tempi ridotti e certi nella dispensazione a carico del Ssn di questi farmaci. L'Aifa, in base a quanto
stabilito dal governo, è tenuta ad esaminare i dossier con celerità per chiudere l'iter entro 100 giorni. In più
per accelerare il percorso l'azienda produttrice del farmaco deve la domanda di inserimento nel prontuario in
tempi ridottissimi, 30 giorni dall'immissione in commercio della comunitaria e in caso di mancata
presentazione verrà sollecitato a farlo dall'Aifa. L'iniziativa prenderà la forma dell'emendamento ha spiegato il
premier Enrica Letta illustrando il lavoro fatto nel vertice di questa mattina. Emendamento, ha riferito Letta
"che presenteremo in un passaggio parlamentare a brevissimo, molto significativo, che riguarda la
classificazione di farmaci in materia oncologica da parte del Ssn". Il ministro Lorenzin chiamata a chiarire i
termini dell'iniziativa ha spiegato, partendo dalla vicenda di questi giorni di due farmaci antitumorali, che "la
disciplina vigente prevede che un farmaco per essere dispensato a carico del Ssn deve essere autorizzato da
Aifa e debba essere collocato dopo un procedimento di negoziazione blaterale dove si negoziano i prezzi nel
prontuario nazionale e successivamente nei singoli prontuari regionali". Nel 2012 ha aggiunto Lorenzin "è
stata introdotta una legge che prevede che se un farmaco ha ottenuto l'autorizzazione all'immissione in
commercio dal punto di vista della comunitaria può essere automaticamente commercializzato anche sul
territorio nazionale a pagamento in attesa della conclusione dell'iter. Questo ha provocato nel caso di alcuni
farmaci considerati indispensabili un ritardo tra l'immissione in commercio e l'essere all'interno del prontuario
del Ssn che è arrivata anche a 24 mesi". Il senso dell'iniziativa ha aggiunto Lorenzin è che "per quanto
riguarda i farmaci orfani e per quelli di eccezionale rilevanza terapeutica e sociale si debba aprire una corsia
preferenziale nell'iter di autorizzazione e di negoziazione così da avere dei tempi ridotti e certi nella
dispensazione a carico del Ssn. Per queste categorie di farmaci l'Aifa,in base all'iniziativa che abbiamo preso,
è tenuta ad esaminare i dossier con assoluta priorità anche fissando sedute straordinarie con le competenti
commissioni per chiudere l'iter entro 100 giorni. Per accelerare il percorso, l'emendamento che abbiamo
deciso, prevede che l'azienda produttrice del farmaco abbia l'onere di presentare la domanda di inserimento
nel prontuario in tempi ridottissimi: 30 giorni dall'immissione in commercio della comunitaria. In caso di
mancata presentazione verrà sollecitato a farlo da Aifa".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Cdm. Lorenzin: "Max 100 giorni per immissione nel Ssn dei farmaci
innovativi importanti"
12/07/2013
11:24
IlFarmacistaOnline.it
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Così il direttore generale dell' Aifa nel corso dell'indagine sulla sostenibilità del Ssn. Pani però ha aggiunto
che a livello disaggregato "la spesa farmaceutica territoriale conosce un eccesso solo in alcune regioni",
mentre lo sfondamento dell'ospedaliera è dovuto soprattutto al costo dei farmaci innovativi.
12 LUG - I livelli della spesa farmaceutica rispetto al fondo del Servizio sanitario nazionale sono "in generale
contrazione rispetto agli ultimi anni, tanto che, nel dato consolidato del 2012, si registra un recupero di circa
un miliardo di euro. Tuttavia, a livello disaggregato, si nota che la spesa farmaceutica territoriale conosce un
eccesso solo in alcune regioni rispetto al tetto prefissato, mentre la spesa farmaceutica ospedaliera sfonda
dappertutto, proprio perchè la maggior parte dei farmaci oncologici è impiegata negli ospedali. Tuttavia, tale
tendenza sarà sempre più accentuata in futuro, dato il maggior impiego di farmaci innovativi e biotecnologici
che saranno utilizzati negli ospedali". Dunque spesa farmaceutica in compressione secondo Luca Pani,
direttore generale dell'Aifa, audito dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato nel corso dell'indagine
conoscitiva sulla sostenibilità del Ssn con particolare riferimento alla garanzia dei principi di universalità,
solidarietà ed equità. Dopo aver parlato dei livelli di spesa farmaceutica Pani si è soffermato sul differente
accesso alle terapie farmacologiche. Elemento questo che presenta dati contrastanti in ambito regionale, e
perciò dovrebbe indurre ad una più precisa strategia di comunicazione. Infine Pani ha voluto precisare le
vicenda di alcuni farmaci oncologici che a carico dei cittadini. Su questo il direttore generale dell'Agenzia del
farmaco ha rassicurato "che allo stato attuale nessun paziente è costretto a pagare tale tipologia di farmaci".
Ovvero quelli inclusi nella cosiddetta fascia Cnn, una sottospecie di fascia C, non negoziata. Dalla
Commissione è stato audito anche Sergio Pecorelli, presidente dell'Aifa che nel corso del suo intervento ha
ricordato come "il sistema farmaceutico si pone all'interno del Ssn che viene valutato a livello mondiale in
termini positivi sia per i risultati ottenuti sia perché costituisce l'ultimo esempio di modello universalistico".
Pecorelli ha inoltre sottolineato i progressi compiuti dalla medicina fanno sì che questa non sia più "di attacco
e di difesa, ma sempre più medicina preventiva e molecolare. Si tratta di un cambiamento determinato anche
da precisi fattori, a cominciare dal progressivo invecchiamento della popolazione che ha conseguentemente
causato un incremento delle malattie croniche e della parte della vita che viene gestita in malattia, tutti
fenomeni che debbono essere affrontati necessariamente attraverso la prevenzione. Inoltre, il 65 per cento
delle risorse sono spese per soggetti di età superiore ai 65 anni". I farmaci, ha aggiunto Pecorelli, hanno un
alta efficacia e ciò "consente di sviluppare una medicina personalizzata attraverso i cosiddetti farmaci a
bersaglio, anche perché, grazie alla ricerca, si conoscono ora le vie che conducono alle malattie". Perà
secondo il presidente Aifa, se il sistema farmaceutico "è sensibile nei confronti dell'innovazione" questa
"spesso non è interpretata in modo uniforme da tutti i Paesi dell'Unione europea. In tal senso, è forte
l'impegno dell'Aifa che ha investito molto anche su uno specifico algoritmo dell'innovazione". Aifa, ha
concluso Pecorelli, è "attenta alla sicurezza dei farmaci, dalla fase della approvazione fino a quella della
immissione sul mercato, grazie ad un sistema di farmaco-vigilanza invidiato in Europa. L'Italia peraltro si pone
all'avanguardia anche nella lotta alla contraffazione farmaceutica ed alla vendita on line dei farmaci che, a
suo giudizio, non deve conoscere deroghe".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Audizione al Senato. Pani ( Aifa ): "Allarme spesa farmaceutica
ospedaliera. Sfonda dappertutto"
12/07/2013
08:58
IlFarmacistaOnline.it
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Tramite l'iniziativa della Società italiana di farmacia ospedaliera , i farmacisti selezionati frequenteranno per
un mese corsi con l'obiettivo di sviluppare nuove competenze per la cura del paziente e di incrementare le
proprie capacità di lavoro in team con le altre figure sanitarie.
12 LUG - La Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie (Sifo),
in collaborazione con la Duquesne University, Mylan School of Pharmacy e alla School of Pharmacy, Medical
Centre dell'Università di Pittsburg (UPMC)-USA, organizza un percorso formativo di un mese da svolgere
negli Stati Uniti.E' stato indetto un bando che mette a disposizione dieci borse di studio per gli Usa, indirizzato
ai soci Sifo che abbiano i requisiti richiesti ed una buona conoscenza dell'inglese parlato e scritto. Obiettivo di
questo corso è quello di formare i farmacisti italiani che operano nelle aziende sanitarie, in un contesto di alto
livello, attraverso la partecipazione sul campo dei borsisti all'attività di farmacia clinica, supportati da lezioni
specifiche di livello universitario. In una realtà di "campus" i farmacisti selezionati avranno modo di sviluppare
nuove competenze per la cura del paziente e potranno incrementare le proprie capacità di lavoro in team con
le altre figure sanitarie. "Siamo felici di poter offrire questo percorso formativo negli Usa, perché crediamo
fortemente nella formazione e sosteniamo lo sviluppo professionale attraverso esperienze qualificate, dentro
e fuori il nostro Paese - spiega il presidente di Sifo, Laura Fabrizio -. Abbiamo creato una commissione
valutativa "ad hoc" e speriamo di riscontrare nei partecipanti al bando, l'entusiasmo che ci aspettiamo per
questa iniziativa che riteniamo un'opportunità di grande rilievo". L'attività che verrà svolta dai vincitori del
bando, sarà successivamente raccolta in un dossier, messo a disposizione di tutti tramite il Bollettino Sifo, al
fine di evidenziare i potenziali effetti dell'implementazione della Farmacia Clinica sul Sistema nazionale delle
cure.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Formazione. Sifo indice bando per dieci borse di studio negli Usa
12/07/2013
07:59
QS - QuotidianoSanita.it
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Per i farmaci orfani e quelli di eccezionale rilevanza terapeutica si cambia. Tempi rapidi, corsia preferenizali,
nell'iter di autorizzazione e di negoziazione e quindi di somministrazione da parte del Ssn. Lo prevede un
emendamento approvato in Cdm, illustrato dal ministro della Salute Lorenzin dopo le polemiche sugli
anticancro a pagamento.
12 LUG - Il Consiglio dei ministri di questa mattina ha approvato, tra gli altri, un'iniziativa che ha come finalità
quella di garantire tempi rapidi per la dispensazione a carico del Ssn di speciali categorie di farmaci e
razionalizzare e semplificare anche le procedure di autorizzazione di competenze dell'Aifa. La decisione dopo
le polemiche dei giorni scorsi conseguenti alle prime detrmine Aifa applicative del decreto Balduzzi che
consente l'immissione in commercio in fascia C di farmaci innovativi, nelle more della negoziazione dle
prezzo per la rimborsabilità a carico del Ssn (vedi anche intervista a Baluzzi). "100 giorni" è l'auspicio del
governo, rispetto anche ai 24 mesi necessari oggi, per tutto l'iter di autorizzazione e di negoziazione in modo
da avere tempi ridotti e certi nella dispensazione a carico del Ssn di questi farmaci. L'Aifa, in base a quanto
stabilito dal governo, è tenuta ad esaminare i dossier con celerità per chiudere l'iter entro 100 giorni. In più
per accelerare il percorso l'azienda produttrice del farmaco deve la domanda di inserimento nel prontuario in
tempi ridottissimi, 30 giorni dall'immissione in commercio della comunitaria e in caso di mancata
presentazione verrà sollecitato a farlo dall'Aifa. L'iniziativa prenderà la forma dell'emendamento ha spiegato il
premier Enrica Letta illustrando il lavoro fatto nel vertice di questa mattina. Emendamento, ha riferito Letta
"che presenteremo in un passaggio parlamentare a brevissimo, molto significativo, che riguarda la
classificazione di farmaci in materia oncologica da parte del Ssn". Il ministro Lorenzin chiamata a chiarire i
termini dell'iniziativa ha spiegato, partendo dalla vicenda di questi giorni di due farmaci antitumorali, che "la
disciplina vigente prevede che un farmaco per essere dispensato a carico del Ssn deve essere autorizzato da
Aifa e debba essere collocato dopo un procedimento di negoziazione blaterale dove si negoziano i prezzi nel
prontuario nazionale e successivamente nei singoli prontuari regionali". Nel 2012 ha aggiunto Lorenzin "è
stata introdotta una legge che prevede che se un farmaco ha ottenuto l'autorizzazione all'immissione in
commercio dal punto di vista della comunitaria può essere automaticamente commercializzato anche sul
territorio nazionale a pagamento in attesa della conclusione dell'iter. Questo ha provocato nel caso di alcuni
farmaci considerati indispensabili un ritardo tra l'immissione in commercio e l'essere all'interno del prontuario
del Ssn che è arrivata anche a 24 mesi". Il senso dell'iniziativa ha aggiunto Lorenzin è che "per quanto
riguarda i farmaci orfani e per quelli di eccezionale rilevanza terapeutica e sociale si debba aprire una corsia
preferenziale nell'iter di autorizzazione e di negoziazione così da avere dei tempi ridotti e certi nella
dispensazione a carico del Ssn. Per queste categorie di farmaci l'Aifa,in base all'iniziativa che abbiamo preso,
è tenuta ad esaminare i dossier con assoluta priorità anche fissando sedute straordinarie con le competenti
commissioni per chiudere l'iter entro 100 giorni. Per accelerare il percorso, l'emendamento che abbiamo
deciso, prevede che l'azienda produttrice del farmaco abbia l'onere di presentare la domanda di inserimento
nel prontuario in tempi ridottissimi: 30 giorni dall'immissione in commercio della comunitaria. In caso di
mancata presentazione verrà sollecitato a farlo da Aifa". 12 luglio 2013 © Riproduzione riservata
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Cdm. Lorenzin: "Max 100 giorni per immissione nel Ssn dei farmaci
innovativi importanti"
12/07/2013
00:11
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La legge anticorruzione del 2012 e il suo decreto applicativo hanno fissato nuovi paletti per i dirigenti della PA
eletti al Comune, alla Provincia e alla Regione. Per molti sanitari potrebbe aprirsi il dilemma tra incarico
politico e ruolo professionale. Ma come stanno realmente le cose? Ne abbiamo parlato con Tiziana Frittelli,
giurista ed esperta della materia.
12 LUG - Su molti medici (ma anche farmacisti, biologi e quant'altro) che rivestono un ruolo di dirigente nelle
Asl o negli ospedali potrebbe abbattersi la mannaia dell'incompatibilità tra professione e carriera politica. Dal
sindaco di Nuoro Alessandro Bianchi a quello de L'Aquila Massimo Cialente. Per non parlare della
consistente pattuglia di consiglieri regionali, provinciali e comunali appartenenti alle professioni sanitarie e
provenienti dalle file dell'amministrazione pubblica. E la decisione non è facile. Perché continuare a fare
politica, onorando il mandato degli elettori, potrebbe costare a questi professionisti lo stipendio di dirigente del
Ssn a fronte di compensi per consigliere comunale o provinciale che spesso non arrivano a mille euro al
mese. La legge che potrebbe metterli dinanzi al bivio è la legge 6 novembre 2012, n. 190, più nota come
legge "anticorruzione" e soprattutto il decreto legislativo 39 del 2013, applicativo della legge 190, che ha
fissato una serie di incompatibilità tra nomine politiche e incarichi di dirigenti nella PA. Per cercare di capire
come stanno effettivamente le cose abbiamo interpellato Tiziana Frittelli, giurista, con diverse esperienze di
amministratrice nella PA. "L'articolo 12 - ci ha spiegato Frittelli - tratta l'incompatibilità tra incarichi dirigenziali
interni e esterni e cariche di componenti degli organi di indirizzo nelle amministrazioni statali, regionali e
locali. Il terzo e il quarto comma stabiliscono che gli incarichi dirigenziali, interni e esterni, nelle pubbliche
amministrazioni, negli enti pubblici e negli enti di diritto privato in controllo pubblico di livello regionale sono
incompatibili con una articolata fattispecie: a) con la carica di componente della giunta o del consiglio della
regione ; b) con la carica di componente della giunta o del consiglio di una provincia, di un comune con
popolazione superiore ai 15.000 abitanti o di una forma associativa tra comuni avente la medesima
popolazione della medesima regione, ovvero , ricompresi nella stessa regione dell'amministrazione locale che
ha conferito l'incarico; c) con la carica di presidente e amministratore delegato di enti di diritto privato in
controllo pubblico da parte della regione. d) con la carica di componente di organi di indirizzo negli enti di
diritto privato in controllo pubblico da parte della regione, nonché di province, comuni con popolazione
superiore ai 15.000 abitanti o di forme associative tra comuni aventi la medesima popolazione della stessa
regione". "Come noto, ai sensi dell'articolo 15 del dlgs 502 del 1992 e smi, - prosegue Frittelli - la dirigenza
sanitaria è collocata in un unico ruolo, distinto per profili professionali, ed in un unico livello, articolato in
relazione alle diverse responsabilità professionali e gestionali. Pertanto, un medico, un farmacista, un biologo
hanno accesso al Ssn esclusivamente come dirigenti, già dal primo ingresso, con il solo requisito del
possesso della specializzazione richiesta dalla disciplina messa a concorso, fattispecie unica in tutto il
panorama della pubblica amministrazione, dove l'accesso alla dirigenza avviene con un procedimento di
ulteriore livello rispetto all'ingresso iniziale". "Conseguentemente - sottolinea la giurista - l'attività dei dirigenti
sanitari è caratterizzata, nello svolgimento delle proprie mansioni e funzioni, dall'autonomia tecnicoprofessionale, ben diversa da quella amministrativa. Ai dirigenti con incarico di direzione di struttura
(complessa e dipartimentale) sono attribuite, oltre a quelle derivanti dalle specifiche competenze
professionali, funzioni di direzione e organizzazione della struttura, da attuarsi nell'ambito degli indirizzi
operativi e gestionali del dipartimento di appartenenza". "A mio avviso, anche per i responsabili di struttura aggiunge - non si realizza 'l'esercizio in via esclusiva delle competenze di amministrazione e gestione' . Il
responsabile di struttura gestisce personale che non seleziona e non sceglie, essendo selezionato dagli uffici
del personale e scelto dalla direzione sanitaria e dal responsabile delle professioni sanitarie. Le regole di
gestione (orario di lavoro, pause, ferie) sono disposte dalla direzione previa concertazione sindacale svolta
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Dirigenti Ssn e l'incompatibilità a nomine politiche. Una norma che fa
discutere
12/07/2013
00:11
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dai vertici aziendali. Il responsabile di struttura usa materiali che non acquista, essendo acquistati con gara
pubblica. La gestione del budget è solo interna, nel senso che il responsabile di struttura ha vincoli legati agli
obiettivi annuali di performance affidati dalla direzione aziendale, mentre non ha, come potrebbe credersi da
parte dei non addetti ai lavori, una parte del portafoglio aziendale da gestire". "Quanto alle politiche sanitarie spiega ancora Frittelli - le stesse sono stabilite dall'atto aziendale, dai regolamenti, dalla direzione aziendale e
di dipartimento. Come si sostanzierebbe quindi il requisito richiesto dalla norma di incarichi di funzione
dirigenziale, comunque denominati, che comportano l'esercizio in via esclusiva delle competenze di
amministrazione e gestione?" "D'altronde conclude - la ratio del decreto legislativo 39 è quello di evitare le
ben note commistioni tra politica ed incarichi di vertice che potrebbero ricorrere ai suggerimenti politici per
appalti, concorsi, ecc ecc., e non certo quello di escludere dalla vita politica forze produttive che non hanno in
sé tali pericoli di commistione. Probabilmente è proprio in considerazione della specificità di questo tipo di
dirigenza che il decreto legislativo 39 ha dettato norme specifiche per la sanità, limitando l'inconferibilità e
l'incompatibilità agli incarichi di direttore generale, sanitario e amministrativo". Insomma una partita tutta da
giocare anche se per alcuni dirigenti del Ssn l'incubo della scelta è già scattato, come nella Asl di Viterbo
dove il commissario straordinario Luigi Macchitelli ha scritto a tre sanitari del Consiglio comunale e a due del
Consiglio provinciale, facendo presente che il loro ruolo nella Asl è in bilico proprio per le incompatibilità
previste dal Decreto legislativo 39. Al momento niente di definitivo, ma la tensione sale in attesa del parere,
richiesto dallo stesso Macchitella, alla Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e
l'integrità delle amministrazione pubbliche (Civit), organismo preposto dallo stesso decreto a vigilare sulla
corretta applicazione della norma. 12 luglio 2013 © Riproduzione riservata
12/07/2013
11:24
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Così il direttore generale dell' Aifa nel corso dell'indagine sulla sostenibilità del Ssn. Pani però ha aggiunto
che a livello disaggregato "la spesa farmaceutica territoriale conosce un eccesso solo in alcune regioni",
mentre lo sfondamento dell'ospedaliera è dovuto soprattutto al costo dei farmaci innovativi.
12 LUG - I livelli della spesa farmaceutica rispetto al fondo del Servizio sanitario nazionale sono "in generale
contrazione rispetto agli ultimi anni, tanto che, nel dato consolidato del 2012, si registra un recupero di circa
un miliardo di euro. Tuttavia, a livello disaggregato, si nota che la spesa farmaceutica territoriale conosce un
eccesso solo in alcune regioni rispetto al tetto prefissato, mentre la spesa farmaceutica ospedaliera sfonda
dappertutto, proprio perchè la maggior parte dei farmaci oncologici è impiegata negli ospedali. Tuttavia, tale
tendenza sarà sempre più accentuata in futuro, dato il maggior impiego di farmaci innovativi e biotecnologici
che saranno utilizzati negli ospedali". Dunque spesa farmaceutica in compressione secondo Luca Pani,
direttore generale dell'Aifa, audito dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato nel corso dell'indagine
conoscitiva sulla sostenibilità del Ssn con particolare riferimento alla garanzia dei principi di universalità,
solidarietà ed equità. Dopo aver parlato dei livelli di spesa farmaceutica Pani si è soffermato sul differente
accesso alle terapie farmacologiche. Elemento questo che presenta dati contrastanti in ambito regionale, e
perciò dovrebbe indurre ad una più precisa strategia di comunicazione. Infine Pani ha voluto precisare le
vicenda di alcuni farmaci oncologici che a carico dei cittadini. Su questo il direttore generale dell'Agenzia del
farmaco ha rassicurato "che allo stato attuale nessun paziente è costretto a pagare tale tipologia di farmaci".
Ovvero quelli inclusi nella cosiddetta fascia Cnn, una sottospecie di fascia C, non negoziata. Dalla
Commissione è stato audito anche Sergio Pecorelli, presidente dell'Aifa che nel corso del suo intervento ha
ricordato come "il sistema farmaceutico si pone all'interno del Ssn che viene valutato a livello mondiale in
termini positivi sia per i risultati ottenuti sia perché costituisce l'ultimo esempio di modello universalistico".
Pecorelli ha inoltre sottolineato i progressi compiuti dalla medicina fanno sì che questa non sia più "di attacco
e di difesa, ma sempre più medicina preventiva e molecolare. Si tratta di un cambiamento determinato anche
da precisi fattori, a cominciare dal progressivo invecchiamento della popolazione che ha conseguentemente
causato un incremento delle malattie croniche e della parte della vita che viene gestita in malattia, tutti
fenomeni che debbono essere affrontati necessariamente attraverso la prevenzione. Inoltre, il 65 per cento
delle risorse sono spese per soggetti di età superiore ai 65 anni". I farmaci, ha aggiunto Pecorelli, hanno un
alta efficacia e ciò "consente di sviluppare una medicina personalizzata attraverso i cosiddetti farmaci a
bersaglio, anche perché, grazie alla ricerca, si conoscono ora le vie che conducono alle malattie". Perà
secondo il presidente Aifa, se il sistema farmaceutico "è sensibile nei confronti dell'innovazione" questa
"spesso non è interpretata in modo uniforme da tutti i Paesi dell'Unione europea. In tal senso, è forte
l'impegno dell'Aifa che ha investito molto anche su uno specifico algoritmo dell'innovazione". Aifa, ha
concluso Pecorelli, è "attenta alla sicurezza dei farmaci, dalla fase della approvazione fino a quella della
immissione sul mercato, grazie ad un sistema di farmaco-vigilanza invidiato in Europa. L'Italia peraltro si pone
all'avanguardia anche nella lotta alla contraffazione farmaceutica ed alla vendita on line dei farmaci che, a
suo giudizio, non deve conoscere deroghe". 12 luglio 2013 © Riproduzione riservata
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Audizione al Senato. Pani ( Aifa ): "Allarme spesa farmaceutica
ospedaliera. Sfonda dappertutto"
12/07/2013
08:58
QS - QuotidianoSanita.it
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Tramite l'iniziativa della Società italiana di farmacia ospedaliera , i farmacisti selezionati frequenteranno per
un mese corsi con l'obiettivo di sviluppare nuove competenze per la cura del paziente e di incrementare le
proprie capacità di lavoro in team con le altre figure sanitarie.
12 LUG - La Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie (Sifo),
in collaborazione con la Duquesne University, Mylan School of Pharmacy e alla School of Pharmacy, Medical
Centre dell'Università di Pittsburg (UPMC)-USA, organizza un percorso formativo di un mese da svolgere
negli Stati Uniti. E' stato indetto un bando che mette a disposizione dieci borse di studio per gli Usa,
indirizzato ai soci Sifo che abbiano i requisiti richiesti ed una buona conoscenza dell'inglese parlato e scritto.
Obiettivo di questo corso è quello di formare i farmacisti italiani che operano nelle aziende sanitarie, in un
contesto di alto livello, attraverso la partecipazione sul campo dei borsisti all'attività di farmacia clinica,
supportati da lezioni specifiche di livello universitario. In una realtà di "campus" i farmacisti selezionati
avranno modo di sviluppare nuove competenze per la cura del paziente e potranno incrementare le proprie
capacità di lavoro in team con le altre figure sanitarie. "Siamo felici di poter offrire questo percorso formativo
negli Usa, perché crediamo fortemente nella formazione e sosteniamo lo sviluppo professionale attraverso
esperienze qualificate, dentro e fuori il nostro Paese - spiega il presidente di Sifo, Laura Fabrizio -. Abbiamo
creato una commissione valutativa "ad hoc" e speriamo di riscontrare nei partecipanti al bando, l'entusiasmo
che ci aspettiamo per questa iniziativa che riteniamo un'opportunità di grande rilievo." L'attività che verrà
svolta dai vincitori del bando, sarà successivamente raccolta in un dossier, messo a disposizione di tutti
tramite il Bollettino Sifo, al fine di evidenziare i potenziali effetti dell'implementazione della Farmacia Clinica
sul Sistema nazionale delle cure. 12 luglio 2013 © Riproduzione riservata
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Formazione. Sifo indice bando per dieci borse di studio negli Usa
VITA IN FARMACIA
24 articoli
13/07/2013
La Repubblica - Palermo
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Gli analisti protestano, Borsellino attacca "È interruzione di un pubblico
servizio"
Liste d'attesa truccate da un primario a Ragusa "Cacceremo i mascalzoni"
GIUSI SPICA
I LABORATORI d'analisi? «Offrono un servizio pubblico e pertanto dovrebbero continuare a operare. Così
non si fa altro che far ricadere sui cittadini i disagi». I primari che gestiscono i reparti come studi privati?
«Sono episodi da punire. Ne abbiamo scoperto un altro all'Asp di Ragusa». Liste d'attesa troppo lunghe?
«Spesso dipende da comportamenti opportunistici degli operatori». È una Lucia Borsellino a tutto tondo
quella che ieri, all'Ars, insieme con il presidente della commissione Sanità Giuseppe Digiacomo, ha fatto il
punto sullo stato della riforma sanitaria varata cinque anni fa. Un bilancio a luci e ombre che non nasconde i
nodi ancora aperti.
La prima stilettata è per i 484 laboratori convenzionati che da giovedì hanno chiuso contro il tariffario
Balduzzi adottato a livello nazionale, che taglia i rimborsi per analisi ed esami fino al 40 per cento. Una
serrata che - secondo i vertici di piazza Ottavio Ziino - rappresenta un'interruzione di pubblico servizio, in un
momento in cui gli ospedali sono già in affanno a causa delle ferie. I disagi, per i pazienti, arriveranno la
prossima settimana, ma i laboratori pubblici hanno già registrato un aumento degli accessi. «Non potevamo
agire diversamente - dice Borsellino - trattandosi di un atto del governo nazionale a cui le regioni non si
possono sottrarre. Mi hanno accusato di non aver mantenuto le promesse, ma non è così. Alcune Regioni
hanno operato delle integrazioni, ma noi non possiamo perché vincolati al piano di rientro», chiosa l'
assessore, chiudendo alla possibilità di correggere il decreto così come hanno chiesto i privati. Ma i nodi
sono anche altri: «Le liste d'attesa non sempre sono legate a motivi organizzativi. Spesso dipende da
meccanismi e comportamenti opportunistici che ledono diritti di cittadini che invece hanno la priorità». Il
riferimento è al caso del primario di Chirurgia generale e di altri medici del San Raffaele Giglio indagati per la
gestione privatistica del reparto. Un episodio al quale, ieri, se ne è aggiunto un altro. Lo scenario è l'Asp di
Ragusa: ieri il commissario straordinario Angelo Aliquò ha denunciato un primario di un ospedale della
provincia che avrebbe manipolato le agende dando la priorità per gli interventi ad alcuni pazienti piuttosto che
ad altri.
«Negli ospedali c'è una minoranza di mascalzoni che dobbiamo cacciare; a volte sono anche bravi, molto
bravi, ma dobbiamo avere il coraggio di fare pulizia», punta l'indice Digiacomo, che ha sollevato altre
irregolarità: «In commissione sono arrivate denunce su infiltrazioni relative al servizio di trasporto
convenzionato degli emodializzati, episodi di turbativa d'asta e fenomeni di caporalato nel 118». Risponde a
distanza il presidente della Seus, Giorgio Maria Vinciguerra: «Non ci risulta. La nostra politica è improntata
alla trasparenza nell'assegnazione dei turni, ma intensificheremo i controlli».
Tant'è.A fronte di tanti problemi ancora irrisolti, ci sono anche risultati positivi: «Abbiamo ridotto i ricoveri
allineandoci alla media nazionale, arginato i viaggi della speranza diminuiti del 9,6 per cento e stiamo
lavorando per mettere a regime i presidi territoriali», ha concluso l'assessore.
Foto: Una corsia d'ospedale
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La polemica La titolare della Salute a muso duro contro la serrata dei laboratori: "Non possiamo aumentare le
tariffe"
13/07/2013
La Repubblica - Bari
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Interim e posti scoperti, le Asl sono nel caos: "Deroghe urgenti"
ANTONELLO CASSANO
LA PUGLIA è senza primari.
In tutte le sei Asl della regione c'è una carenza cronica di direttori di reparto. Un'emergenza su cui anche l'
assessore regionale alla Sanità Elena Gentile nei giorni scorsi ha espresso forte preoccupazione. Il caso
limite nell'Asl di Taranto dove la direzione generale aveva assegnato ad Antonio Rubino, già primario di
anestesia negli ospedali di Martina Franca, Castellaneta e Santissima Annunziata di Taranto anche l'interim
del reparto di neurochirurgia dell'ospedale tarantino. Quattro reparti per un solo primario. Ora quegli interim
sono stati eliminati, ma i posti da primario nei reparti sono ancora scoperti. Secondo calcoli fatti dai
rappresentanti provinciali della Cgil in tutta la Puglia ci sarebbero almeno 80 reparti privi di primario.
In queste sedi si rimedia affidando gli scavalchi, noti anche come interim (cioè più reparti anche in diversi
ospedali guidati da un solo primario) e con l'articolo 18 assegnando il primariato a vari facente funzione. Così
come accade in ortopedia e chirurgia generale del San Paolo di Bari. Poco lontano, al Di Venere, sono 8 i
reparti gestiti tramite articolo 18, dal laboratorio di analisi, all'ortopedia, dalla chirurgia vascolare alla
neurologia. Nell'ospedale di Putignano solo 2 reparti su 8 sarebbero provvisti di primario.
Gli scavalchi abbondano anche in Salento. Nell'Asl di Lecce secondo fonti sindacali sono 20 i reparti senza
primari, molti di questi gestiti a rotazione con articolo 18, mentrea Brindisi5 reparti vengono gestiti con
l'interim.
«La dimensione del fenomeno - accusa il segretario regionale della Cgil medici, Antonio Mazzarella assume ormai livelli preoccupanti, considerate soprattutto le distanze fra i vari reparti gestiti con gli interim».
Un caso su tutti, quello del direttore della pneumologia territoriale di Brindisi che ricopre lo stesso ruolo anche
ad Ostuni, a 50 chilometri di distanza.
La situazione più grave però si registra nella Asl Bat. Qui negli ospedali Bonomo di Andria, Di Miccoli di
Barletta e Vittorio Emanuele di Bisceglie ci sono 25 reparti privi di primario. Ieri il direttore generale dell'Asl
Bat ha annunciato che chiederà deroghe urgenti alla Regione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La mappa IN PUGLIA Secondo calcoli dei sindacati in tutta la regione sarebbero almeno 80 i reparti privi i
primario che procedono con interim e articolo 18 BARI Nella più grande Asl regionale sia il Di Venere che il
San Paolo sono a corto di direttori di reparto. Carenze anche negli ospedali di provincia SALENTO Nell'Asl di
Lecce ci sono 20 reparti privi di guida. Il primario di pneumologia territoriale di Brindisi ricopre lo stesso ruolo
anche a Ostuni BAT Qui la situazione più grave. In un incontro con i sindacati il direttore generale ha chiesto
deroghe urgenti per assumere nuovi primari
Foto: LA SPERANZA La fine del piano di rientro consentirà alla Regione di intervenire
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Ospedali, mancano 80 primari
13/07/2013
La Stampa - Torino
Pag. 36
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Una manifestazione contro la chiusura Un primo, monetizzabile costo, la chiusura dell'ospedale Valdese l'ha
già comportato: la Regione Piemonte è stata condannata dal Garante per la privacy a pagare una sanzione di
ventimila euro per aver diffuso dati sensibili delle pazienti. La vicenda riguarda una email dai destinanari
multipli spedita dall'assessorato alla Sanità in risposta alle molte richieste di chiarimenti sulla riorganizzazione
dei servizi. Che conteneva la lettera firmata di una delle pazienti che raccontava del tumore che le era stato
diagnosticato. Per di più, l'email non era spedita in «copia nascosta» (ccn), ma in semplice «copia
conoscenza» (cc): ogni destinatario poteva leggere gli indirizzi degli altri novantasei. «Mi è sembrato di
essere catapultata in una dimensione "svizzera" non appena il mio semplice controllo si è rivelato essere un
tumore»: questo scriveva la paziente, il 25 novembre 2012, all'assessorato allora guidato da Paolo
Monferino, lamentando la chiusura di «una delle poche eccellenze regionali e nazionali». Tre giorni dopo, la
risposta: «In riferimento alle Vostre numerose e-mail, inerenti la chiusura dell'Ospedale in oggetto, Vi
inoltriamo il comunicato stampa dell'Asl To1». Che non conteneva alcun dettaglio, se non il rimando a uno
sportello che sarebbe stato aperto per le prenotazioni; ma riportava la lettera firmata della paziente. «Non
riuscite neanche a rispettare la nostra privacy - replicò questa - figuriamoci il resto». La Regione deve pagare
la sanzione proprio mentre il Tar ha sospeso la chiusura dell'ospedale Valdese. Il sindaco Piero Fassino ha
chiesto all'assessore regionale Ugo Cavallera la convocazione urgente della commissione consultiva del
Valdese, denunciando le carenze del sistema che «inevitabilmente si sono riverberate sui tempi di attesa di
tutti gli altri ospedali cittadini».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Privacy al Valdese Condannata la Regione
13/07/2013
QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Pag. 27
(diffusione:165207, tiratura:206221)
OSPEDALE DI BUDRIO, TAGLI E DUBBI
OSPEDALE di Budrio. Con la riorganizzazione in atto in pochi anni si scende da 100 posti letto a 64. Per
quanto riguarda i 64 letti di degenza va detto che vengono strutturati non sulla base della specialità ma della
intensità della malattia. Si prosegue quindi nell'orientamento verso l'intensità di cura, sistema sostenuto dalla
Bocconi (la Asl paga una consulenza) ma che nella realtà internazionale non trova applicazione se non in
ospedali monospecialistici e in alcuni militari. A Budrio nell'ambito di questa impostazione i 64 letti di degenza
vengono così ripartiti: 13 area rossa-alta intensità, 33 area blu-media intensità ed i restanti 18 alla lungo
degenza. La esiguità dei posti letto creati senza nessuna ricognizione dei bisogni, comporterà la necessità di
ricoverare dove c'è disponibilità di letto indipendentemente dalla intensità della patologia. Anche volendo, e
per me non è così, concordare sulla validità di tale tipo di organizzazione, è evidente che può esserlo solo
teoricamente e dove si è tentato di applicarla è stata necessariamente bypassata dai servizi di accettazione
dei pronto soccorso che sono costretti a ricoverare dove c'è posto. Un altro aspetto problematico
rilevantissimo riguarda la rigidità dei settori che in base alla programmazione attuale impedisce il
trasferimento necessario per pazienti che si aggravano. Entro in area blu, peggioro e non posso passare in
area rossa: una vera e propria roulette. Vengono poi previste per la notte in tutto quattro unità
infermieristiche: 2 per area rossa e parte di area blu e le altre due per la restante parte di area blu e lungo
degenza. I chirurghi di Budrio vengono trasferiti a Bentivoglio e a Budrio andranno chirurghi del Sant'Orsola.
Sarebbe interessante capire perché non quelli della Asl e quali le tipologie di pazienti e di interventi verranno
presi in carico. capire quindi orientativamente i termini della convenzione che verrà siglata tra le due Aziende
Ospedaliere. Uno schema che mi pare molto ragionieristico e poco assistenziale. Sono preoccupata e chiedo
trasparenza e chiarezza. Ventidue milioni di euro per ampliare in una prospettiva di riduzione. Paiono scelte
più consone a interessi particolari. *Segretario provinciale Udc
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
121
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L'INTERVENTO
13/07/2013
QN - Il Resto del Carlino - Ascoli
Pag. 5
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Tenta una rapina in farmacia
Una 32enne armata di coltello voleva farsi consegnare tutto l'incasso
MARIA GRAZIA
di MARIA GRAZIA LAPPA UNA DONNA di 32 anni, E. A. non nuova alle forze dell'ordine, ha tentato ieri
mattina una rapina nella farmacia dell'ospedale Mazzoni a Monticelli, brandendo un coltello da cucina, ma è
stato arrestata dalla polizia, l'accusa è di tentata rapina. Secondo una prima ricostruzione, la donna,
residente ad Ascoli, a volto scoperto e armata di un grosso coltello da cucina è entrata, intorno alle 9, nella
farmacia dell'ospedale Mazzoni minacciando il personale presente e chiedendo l'incasso della giornata. Sono
stati momenti di grande tensione soprattutto fra i clienti presenti che hanno cominciato ad urlare spaventati.
Al contrario il personale della farmacia è riuscito a mantenere la calma e a contattare la polizia che
prontamente ha inviato sul luogo una volante. Anche alcuni passanti accortisi di quanto stava accadendo nel
locale, hanno prontamente lanciato l'allarme. La donna è stata quindi bloccata e arrestata. La trentaduenne
non è nuova alle forze dell'ordine soprattutto per reati contro il patrimonio. La donna è stata colta di sorpresa,
in un momento di distrazione è stato infatti disarmata: privata del coltello e poi è stata portata via. E' stata
accompagnata nel carcere del Marino e messa a disposizione dell'Autorità Giudiziaria, dovrà rispondere del
reato di tentata rapina. @BORDERO:LAPPA-MARIA @#@ Image: 20130713/foto/609.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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LA VICENDA E' STATA ARRESTATA DALLA POLIZIA DOPO L'ALLARME DEI CLIENTI
13/07/2013
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 14
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Sant'Agata, Alessandro Bragonzoni racconta la sua attività in piazza Umberto I
Monia Savioli SANT'AGATA LA FARMACIA di piazza Umberto Primo a Sant'Agata sul Santerno ha aperto i
battenti nel dopoguerra. Dal 1996 la gestisce il dottor Alessandro Bragonzoni insieme allo staff formato dal
dottore Gilberto Costa e dall'addetta al Cup Alessandra Morini. Nel 2004 è stata oggetto di un restyling che
ne ha reso più piacevoli gli interni senza variarne lo spazio. «Ho iniziato a lavorare come farmacista a Lido
degli Estensi, in una località quindi turistica e di passaggio - racconta Bragonzoni -. Poi mi sono spostato a
Faenza, a Lugo, poi di nuovo al mare, a Savio, per approdare in seguito a Sant'Agata sul Santerno». «Di
vista conosco un po' tutti, ormai - sottolinea -. Il paese è di circa 2.800 abitanti, quindi si tratta di una realtà
piuttosto piccola. Ci sono clienti che entrano da noi anche due o tre volte al giorno. Poi c'è qualcuno di
passaggio che si ferma visto che siamo vicini alla San Vitale che rappresenta una delle arterie principali». LA
FARMACIA è diventata ancora più frequentata da quando è stato attivato il servizio di prenotazione
farmacup, che in precedenza era disponibile solo a Massa Lombarda o a Lugo. «Per i clienti è stato un
vantaggio importante - continua - che ha evitato trasferimenti a volte complicati. Il nostro intento è quello di
risolvere i problemi che ci vengono sottoposti, di qualsiasi natura essi siano, compresi quelli fiscali. Ad
esempio capita che ci vengano richieste informazioni su come fare a portare in detrazione il costo delle
medicine». Nel capitolo servizi, che include le autoanalisi di colesterolo e glicemia, la misurazione della
pressione e quella del peso, compare anche la voce dieta personalizzata. «In base ai risultati degli esami spiega - riusciamo, avvalendoci della collaborazione di uno studio di Milano specializzato, a individuare dei
regimi alimentari adeguati in grado di risolvere i disturbi alimentari». Seguendo il modello attuale che affianca
sempre più la funzione classica di vendita dei farmaci a quella più commerciale dedicata alla disponibilità di
altri generi, la farmacia offre linee di prodotti specifici per la cura del viso e del corpo, solari, articoli per
bambini, linee di fitoterapia. «IN QUESTI anni i cambiamenti hanno interessato in particolare il lavoro evidenzia Bragonzoni -. La parte burocratica è lievitata. Adesso ad esempio ci dobbiamo occupare anche dei
farmaci distribuiti per conto dell'Azienda Sanitaria che richiede la tenuta di una contabilità diversa». UN
ALTRO FENOMENO che si sta affermando riguarda la tipologia delle prescrizioni. «Ho notato - conclude
infatti il dottore Bragonzoni - che i medici tendono a prescrivere sempre più integratori piuttosto che farmaci».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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«Pochi farmaci , aumentano gli integratori»
13/07/2013
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 18
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Sindaci, fronte comune per salvare gli ospedali
Aumentare la quota di finanziamento pro-capite, mettere a norma le strutture, ridurre al minimo i disservizi:
sono questi i tre cardini su cui poggerà la relazione dei sindaci della Riviera e del Miranese che sarà
presentata nelle prossime settimane alla commissione Sanità del consiglio regionale. Tra i sindaci c'è del
malumore per le scelte della giunta Zaia sul futuro della sanità locale: le schede ospedaliere prevedono che
entro il 2015 gli ospedali di Dolo e Mirano diventino rispettivamente polo medico e polo chirurgico. Molti
esprimono perplessità e ribadiscono come l'Ulss 13 sia tra le aziende sanitarie meno finanziate del Veneto.
Mercoledì i 17 sindaci si sono riuniti a Mira per incontrare il direttore generale dell'Ulss Gino Gumirato in un
tavolo presieduto da Fabio Livieri, primo cittadino di Campagna Lupia e presidente della Conferenza dei
sindaci. Uno dei cardini della battaglia portata avanti dai primi cittadini è il sotto-finanziamento: «La forbice si
sta accorciando ma non basta, continueremo a chiedere un allineamento con le altre Ulss» garantisce Livieri.
Un altro tema caldo è la riorganizzazione dei vari reparti: «L'importante è che non vi siano disservizi prosegue Livieri - Pensiamo alla chirurgia: sarà a Mirano, ma è importante che un livello assistenziale di base
sia garantito pure a Dolo. E poi pensiamo a cardiochirurgia: per Mirano è necessario intensificare il rapporto
con l'ospedale di Mestre». Da Mirano il sindaco Maria Rosa Pavanello ha illustrato un documento condiviso
da giunta e capigruppo in cui si chiede che sia a Mirano che a Dolo vengano garantiti i servizi essenziali
nonostante la suddivisione tra i due poli. (g.pip.)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Incontro con il direttore dell'Asl 13 Gumirato
13/07/2013
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 31
(diffusione:86966, tiratura:114104)
La Cgil contesta le "schede"
PORTOGRUARO - «Alto indice di fuga verso strutture di altre province e regioni, Friuli in particolare; mancata
risposta sul futuro dell'ospedale di Jesolo; mantenimento di due ospedali a San Donà, quello pubblico e la
casa di cura privata; mancanza di un vero polo riabilitativo per l'intero territorio; mancanza di strutture
territoriali intermedie che diano risposte alla fase post-acuta; cronica carenza di personale, stimata dalla
stessa azienda in almeno 200 persone per i soli profili sanitari». Sarebbero queste le carenze dell'Asl 10,
secondo la Cgil provinciale, che non troverebbero adeguate risposte nelle schede sanitarie approvate dalla
Regione. «Le schede - sostengono Ugo Agiollo e Roberto Montagner - non sono adeguate a rispondere alle
criticità e disegnare un servizio sanitario e socio-sanitario, in particolare nel Portogruarese, in grado di
aggredire il fenomeno della ricerca di risposte oltre i confini regionali». M.Mar. © riproduzione riservata
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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SANITÀ Il sindacato: «Non frenano l'esodo verso il Friuli»
13/07/2013
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 6
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Farmacie , o si svolta o addio pareggio Per l'anno prossimo profondo
rosso in vista
LAURA LANA
di LAURA LANA - SESTO SAN GIOVANNI - «SIGNORI consiglieri, il bilancio al 31 dicembre 2012
dell'azienda speciale è il settimo consecutivo che si chiude con una perdita. Malgrado gli accorgimenti
gestionali e organizzativi messi in campo negli ultimi anni, il mutato contesto normativo e le deteriorate
condizioni economiche generali del Paese rendono non più procrastinabili interventi di natura strutturale».
Pesano come un macigno le quattro pagine di relazione, scritte dal collegio dei revisori dei conti che ha
approvato il bilancio consuntivo delle farmacie comunali seppur con riserva e preoccupazione per il futuro. Se
il 2011 chiudeva con un buco di 129.561 euro, nel 2012 si schizza a -340.823 euro. Tuttavia, il risultato prima
delle imposte è ancora peggiore. Il consiglio di amministrazione, sciolto dal sindaco dopo il
commissariamento dell'azienda, ha infatti deciso di accantonare imposte differite per 161.338 euro. SCELTA
non felice per i revisori dei conti, che mettono in allerta i consiglieri. «Peraltro - scrive il collegio - date le
caratteristiche degli interventi necessari da attuare e la prevedibile evoluzione dell'attività, anche alla luce dei
risultati dei primi mesi dell'esercizio 2013, non pare condivisibile l'iscrizione nel bilancio chiuso al 31 dicembre
2012 delle imposte anticipate determinate sulle perdite fiscali dell'esercizio 2012 e sulle maggiori perdite
fiscali degli esercizi pregressi». Anche se sono cambiate le condizioni di riportabilità fiscale delle perdite, a
seguito di modifiche normative, i principi contabili «richiederebbero l'iscrizione nell'esercizio in cui vi è la
ragionevole certezza della loro recuperabilità. Per gli stessi motivi, questo collegio non condivide l'iscrizione
tra i crediti esigibili entro l'esercizio successivo delle attività per le suddette imposte anticipate». Tradotto:
l'anno prossimo si rischia il profondo rosso, perché ci saranno anche i crediti di imposta scalati da questo
bilancio. Infine, l'avvertimento: «Senza una repentina quanto incisiva azione correttiva delle criticità
dell'azienda, appare difficile prospettare il raggiungimento del pareggio di bilancio». Il collegio, formato dal
presidente Maurizio Enrico Mambrini e dai revisori Debora Donvito e Flavio Lusitani, già a dicembre aveva
concluso il mandato triennale. L'1 settembre sarà finalmente aperto l'avviso pubblico per nominare il nuovo
organismo. Image: 20130713/foto/3164.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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SESTO DURA RELAZIONE DEI REVISORI DEI CONTI PER L'AZIENDA COMUNALE
13/07/2013
QN - Il Giorno - Brianza
Pag. 9
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Rapina farmacia e supermercato giovane tossico scappa con 500 euro
ITALIANO, tra i 18 e i 20 anni, con ogni probabilità tossicodipendente. È l'identikit del malvivente che ieri ha
compiuto due rapine a Vimercate. La prima verso le 10, ai danni della farmacia comunale nord di via
Passirano. La seconda a metà pomeriggio, al supermercato della frazione Ruginello. Un bottino piuttosto
magro: circa 500 euro in totale, 200 sottratti alla farmacia e 300 al supermarket. Identico il modus operandi:
con il volto travisato da un casco e un paio di occhiali, ha fatto irruzione minacciando i presenti con un piccolo
coltello, forse un taglierino, per poi fuggire a bordo di uno scooter parcheggiato a pochi metri dall'entrata. Il
giovane rapinatore, andatura palesemente ciondolante, aspetto trasandato tanto da far pensare a un
tossicodipendente, pare abbia le ore contate. I carabinieri della Compagnia di Vimercate sono sulle sue
tracce. Hanno ascoltato testimonianze e raccolto alcuni elementi che potrebbero portare a una rapida
identificazione. M.D.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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VIMERCATE
13/07/2013
Libero - Milano
Pag. 41
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Rapina una farmacia : «Datemi l'incasso e il viagra»
MASSIMO DE ANGELIS
Una rapina in farmacia per rubare l'incasso della giornata, ma soprattutto fare incetta del miracoloso viagra.
Ogni nuova stagione i ladruncoli più sgamati si informano sulla merce richiesta e durante l'estate pare vada
assai di moda la pillola blu per migliorare le performance amatorie. Così la scorsa notte un losco individuo, tra
i trenta e i quarant'anni, ha fatto irruzione con il volto coperto e armato di pistola nella farmacia di via
Compagnoni a Milano. Dopo un attimo di panico generale, l'uo mo ha intimato ai presenti di consegnare tutto
il denaro e le scatole del poderoso medicinale presenti negli scaffali. Il malvivente è riuscito a racimolare oltre
trecento euro depositati nel registratore di cassa e numerose confezioni di viagra, probabilmente destinato al
mercato nero, per un valore stimato di circa mille euro. Il frutto della rapina poteva rivelarsi ancor più ingente,
considerando che il bandito prima di fuggire, a bordo di una moto guidata dal complice, ha costretto la titolare
a recarsi nel retro per farsi consegnare i gioielli. Ma le notevoli resistenze della donna hanno convinto il
delinquente a tagliar la corda il prima possibile.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Via Compagnoni
13/07/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 1
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Mesi di profilassi Tbc. Ma i bimbi erano sani
Colpo di scena nella memoria difensiva dell'ospedale. L'ira dei genitori: cure inutili e dannose
Augusto Parboni
Coletti Parboni e Poggi alle pagine 16 e 17 Sei mesi di profilassi per la Tbc, un antibiotico al giorno per sei
mesi, e non ce ne sarebbe stato bisogno. I bambini che sono nati tra il primo gennaio e il 28 luglio del 2011 al
Policlinico Gemelli non sarebbero infatti mai entrati in contatto con il batterio della Tbc. È quanto emerge dalla
memoria difensiva depositata dai legali del policlinico il 2 luglio scorso, presso il Tribunale civile, lo stesso cui
si sono rivolti i genitori dei bimbi nati in quel periodo nel reparto finito nel mirino anche della magistratura
penale. Le mamme e i papà dei bimbi hanno infatti chiesto il risarcimento dei danni all'Università Cattolica del
Sacro Cuore per il presunto contagio. In particolare, i genitori hanno chiesto al Tribunale di condannare
l'ospedale per i danni «derivati agli stessi e ai figli in conseguenza della positività dei rispettivi figli a un test
diagnostico dell'infezione turbercolare, denominato "Quantiferon". E proprio su questo test il nosocomio ha
basato la sua memoria, spiegando che crea «falsi positivi». Nella memoria viene ripercorsa la vicenda
dall'infermiera contagiata al Policlinico Gemelli, che addita Regione Lazio e Asl RmE, coloro che hanno
stabilito di effettuare il test Quantiferon invece del Mantoux. Infuriati i genitori: non deve succedere mai più.
«Falsi positivi». Nessun contagio. Alcuna patologia. E nessuna infezione. I bambini che sono nati tra il primo
gennaio e il 28 luglio del 2011 al Policlinico Gemelli non sono mai entrati in contatto con il batterio della Tbc.
È la stessa struttura sanitaria a mettere nero su bianco in 45 pagine che i 122 neonati non sono mai stati
affetti dalla Tbc e la parola che viene ripetuta più volte è «negatività» alla tubercolosi. Dunque, i neonati
stanno bene e sono stati sempre in salute e non hanno contratto il batterio dall'infermiera trovata invece
positiva alla Tbc il 25 luglio di due anni fa. Il Policlinico lo sottolinea nella memoria difensiva depositata lo
scorso 2 luglio presso il Tribunale civile al quale si sono rivolti i genitori dei bimbi nati in quel periodo nel
reparto finito nel mirino anche della magistratura penale. Le mamme e i papà dei bimbi hanno infatti chiesto,
con un atto di citazione depositato il 18 aprile scorso, il risarcimento dei danni all'Università Cattolica del
Sacro Cuore per il presunto contagio. In particolare, i genitori hanno chiesto al Tribunale di condannare
l'ospedale per i danni «derivati agli stessi e ai figli in conseguenza della positività dei rispettivi figli a un test
diagnostico dell'infezione turbercolare, denominato "Quantiferon" che ad avviso degli attori consentirebbe di
riconoscere la presenza di un'eventuale infezione, asseritamente contagiata da contatto con l'infermiera alle
dipendenze del nosocomio, risultata affetta da turbercolosi». E proprio sul test "Quantiferon" il nosocomio ha
basato la sua memoria, spiegando che si tratta di un test che crea «falsi positivi». Questo poiché, secondo
quanto scritto nel documento dell'ospedale, è necessario effettuare il test Mantoux, previsto dalle Linee guida
nazionali e internazionali, per poter affermare che un soggetto è stato colpito dal batterio. Nella memoria
viene ripercorsa tutta la vicenda che ha coinvolto il Policlinico Gemelli, che ha puntato il dito contro la
Regione Lazio e l'Asl Rm/E, coloro che hanno stabilito di effettuare il test Quantiferon invece del Mantoux.
Quando fu scoperto che l'infermiera era positiva alla tubercolosi fu quindi disposto di eseguire il test
Quantiferon che diede risultati positivi su decine e decine di neonati. A quel punto fu inoltre stabilito, non
dall'ospedale sostengono nel documento, di sottoporre i neonati «positivi» a una profilassi antibiotica e
antitubercolare per sei mesi. Successivamente fu eseguito un ulteriore test Quantiferon sugli stessi bambini
che invece diede risultati negativi. E poi i minori furono sottoposti al test Mantoux. E anche quest'ultimo ha
stabilito che i bimbi erano negativi al batterio. Dunque, secondo l'ospedale, i bambini fin dall'inizio non erano
positivi. Una valutazione che porta la stessa struttura sanitaria ad affermare che non può essere condannata
al risarcimento del danno per test che sono stati scelti dalla Regione Lazio e dall'Asl. «Tutti i casi di positività
al test Quantiferon emersi tra i bambini sono stati smentiti dagli esiti del tradizionale e universalmente
accreditato test Mantoux - si legge nella memoria - Ciò significa che i bambini positivi al test Quantiferon non
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Policlinico Gemelli I risultati del test Quantiferon erano falsi positivi. Nel mirino le Linee guida adottate da Asl
e Regione
13/07/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 1
(diffusione:50651, tiratura:76264)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
130
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hanno mai contratto alcuna infezione nemmeno allo stato latente..... Anzi, vi è assoluta certezza di mancato
contatto con il batterio tubercolotico». Ma sono stati comunque sottoposti a sei mesi di cure. Lo stesso
ospedale ha anche difeso l'infermiera nelle 45 pagine, sostenendo che «deve essere esclusa una condotta
negligente dell'infermiera, incolpevole protagonista della vicenda, la quale non si è mai sottratta ad alcun
approfondimento diagnostico sul proprio stato di salute». La donna si rivolse subito al medico di base appena
iniziò ad avere i primi sintomi di malessere, che, dopo una serie di accertamenti sanitari, hanno fatto
emergere che era affetta da tubercolosi polmonare. Il 26 luglio 2011 l'infermiera fu subito sospesa
dall'azienda sanitaria: «Prima del 25 luglio né l'infermiera né l'Ucsc sapevano o potevano sapere prima che si
era ammalata di tubercolisi», spiega l'ospedale. In conclusione, l'Università cattolina del Sacro Cuore ha
chiesto al Tribunale civile di Roma di chiamare in causa l'Asl Rm/E e la Regione Lazio e nell'ipotesi in cui
dovessero essere anche parzialmente accolte le richieste dei genitori dei neonati, a far risarcire i papà e le
mamme gli eventuali danni subiti da Asl e Regione.
Foto: 25 Luglio Del 2011 l'infermeria fu trovata positiva alla tubercolosi 122 Neonati Sono stati diagnosticati
all'epoca come falsi positivi 45 Pagine È lunga la memoria difensiva depositata dal Gemelli 2011 Anno Di
nascita dei bimbi sottoposti al test della Tbc al Gemelli Le tappe Il 25 luglio 2011 un'infermiera di
Neonatologia del Gemelli viene ricoverata per sospetta Tbc. Poi viene segnalato un bimbo, nato nello stesso
reparto, a marzo dello stesso anno, malato di Tbc ricoverato al Bambino Gesù 2001 Anno È statio approvato
inegli Usa l test del quantiferon
13/07/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 10
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Cliniche private Ora interviene la Corte dei conti
ZAGAROLO Approda alla Corte dei conti la querelle sui letti contesi tra strutture private ed ospedali pubblici.
La Federazione dei sindacati indipendenti annuncia un esposto contro i decreti che hanno accreditato 160
posti letto per ricoveri assistenziali in due Rsa private di Arcinazzo e Zagarolo. Posti negati in precedenza ai 3
ospedali (Monterotondo, Subiaco e Palombara) avviati alla riconversione dal decreto 80, nel quale la Regione
ha scritto di non «ravvisare la necessità di attivare posti letto di Rsa in quanto nella Asl Roma G non si
registra una carenza di posti letto di tale ambito assistenziale (circa 101 posti letto in più rispetto agli standard
normativi vigenti)». La Fsi chiede alla magistratura contabile di «accertare l'eventuale danno erariale di un
decreto che affida ai privati nuovi 160 posti letto dopo averli negati alle riconversioni in atto negli ospedali
pubblici, ancora in corso come a Subiaco - dice il coordinatore Roma est, Vittorio Iannotta - dove, pur di
salvare il Pronto Soccorso e la Rianimazione, si dovranno accettare i 40 posti letto della struttura residenziale
terapeutica che prenderà obbligatoriamente il posto degli ospedali psichiatrici giudiziari abrogati dal prossimo
aprile». Antonio Sbraga
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Sanità
13/07/2013
Il Tempo - Abruzzo
Pag. 1
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Spunta il documento per spartirsi le poltrone
Paola Santacroce
La bomba è scoppiata: ieri Fiorello Mastrocola di Progetto Nazionale ha tirato fuori il foglio di carta con tre
firme che fanno tremare Palazzo di città. Si parla di un accordo segreto sulla spartizione di poltrone, presunto
collante dell'alleanza tra Mario Pupillo, Pino Valente e Donato Di Fonzo, vincente sul centrodestra al
ballottaggio delle comunali 2011. «Accordi del genere si sono sempre fatti - attacca l'esponente di estrema
destra - ma loro si erano proposti come portatori del cambiamento». Santacroce a pagina 22 LANCIANO La
bomba è scoppiata: anticipato dall'ex sindaco Filippo Paolini (Pdl) ("il documento esiste"), ieri Fiorello
Mastrocola di Progetto Nazionale ha tirato fuori il foglio di carta con tre firme che fanno tremare Palazzo di
città. Si parla di un accordo segreto sulla spartizione di poltrone, presunto collante dell'alleanza tra Mario
Pupillo, Pino Valente e Donato Di Fonzo, vincente sul centrodestra al ballottaggio delle comunali 2011.
«Accordi del genere si sono sempre fatti - attacca l'esponente di estrema destra - ma loro si erano proposti
come gli uomini del cambiamento». Il documento, datato 20 maggio 2011, stabilisce cariche e assessorati e
poltrone per le società partecipate, punto cruciale: «I sottoscrittori del presente accordo si impegnano a
proporre, come presidente delle Farmacie Anxanum spa, un rappresentante delle liste civiche. Inoltre si
accorderanno sulla composizione dei rappresentanti del Comune nel cda del Consorzio Fiera, fermo restando
la presidenza indicata dal centrosinistra». Sotto accusa, soprattutto, il bando pubblico per la presidenza delle
Farmacie comunali, «con vincitori già stabiliti a tavolino». Il clamoroso documento, dice Mastrocola, gli
sarebbe stato consegnato da un cittadino, (forse un candidato respinto?), «certo che Progetto Nazionale non
lo avrebbe insabbiato». Dunque non alla minoranza consigliare di centrodestra, già pronta a incassare le
conseguenze dello scandalo, e qualche dubbio sulla regia della vicenda rimane. «La giunta dovrebbe
dimettersi e, soprattutto, anche se non era a conoscenza degli accordi, il presidente della Fiera Ferrante (in
scadenza di mandato, ndc), da persona seria qual è», dice Mastrocola, intenzionato a rivolgersi alla Procura
per eventuali aspetti penali, quali voto di scambio e abuso di ufficio o falso. Quadro fragile, perché Alberto
Paone, uomo di PL, candidato alla guida delle farmacie, è stato rimpiazzato da Fausto D'Addario estraneo
alla politica. Tuttavia, sempre che sia autentico, il documento potrebbe mettere piedi d'argilla alla "casa di
vetro" sbandierata dall'attuale maggioranza. «Gli accordi politici si fanno ma devono essere resi noti ai
cittadini», va giù duro Ermando Bozza, candidato di centrodestra sconfitto alle elezioni, mentre il consigliere
Pdl Manlio D'Ortona annuncia una riunione di minoranza. La maggioranza risponderà in conferenza stampa
lunedì prossimo per illustrare la sua verità e smontare un'accusa che, se confermata, getterebbe una luce
molto negativa sulla coalizione al governo .
Foto: La bomba La denuncia di Mastrocola era già stata anticipata da Paolini. Ha significato soprattutto
politico
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Lanciano
13/07/2013
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Barletta
Pag. 9
(diffusione:48275, tiratura:63756)
Farmacia dell'ospedale troppi i furti e i disagi per i cittadini
l TRANI. Furti di farmaci a ripetizione in ospedale, interviene Margherita Magnifico, Coordinatrice alle
Politiche Sociali di «Uniti Per Ferrante». «Quanti furti deve ancora subire la farmacia dell'Ospedale San
Nicola Pellegrino a Trani prima che qualcuno trovi una soluzione? Una volta al mese viene depredata e
sempre con la stessa dinamica. I ladri si introducono attraverso le finestre e fanno incetta di medicinali salvavita quali: "Anti-tumorali, biologici e oncolo gici", provocando non solo un danno alle casse della nostra Sanità
Pugliese del valore stimato intorno ai 150mila euro, ma soprattutto a quei malati spesso in pericolo di vita
bisognevoli di una cura fondamentale alla sopravvivenza. Sarebbe opportuno, con un ospedale semivuoto, in
fase di riordino, trovare una postazione all'interno, vigilata o monitorata da telecamere, visto che al momento
la farmacia P.O. rimane in una zona nascosta e "ap p e t i b i l e ", che permette ai ladri di agire indisturbati e
fuggire con il prezioso bottino». «Un bottino che richiede conservazione accurata. A chi giova questo
lassismo? Inoltre mi chiedo quale mente eccelsa ha deciso di collocare la farmacia in questione accanto alla
camera mortuaria, creando una situazione inconciliabile tra chi ha una speranza di vita e chi ormai l'ha persa.
Periodicamente vado a ritirare le medicazioni per mia madre e trovo a volte anche il defunto. L'unica nota
positiva è la grande professionalità e dedizione della dott.ssa Maria Antonietta Cataldi che, insieme
all'infermiera di turno, cerca di mitigare il disagio di chi aspetta e suo malgrado assiste alla disperazione di chi
ha perso una persona cara. Mi appello alla sensibilità del dirigente sanitario POT competente, affinchè venga
agevolato il lavoro di questi seri professionisti e di conseguenza protetti i farmaci di noi utenti».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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LA SEGNALAZIONE DI MARGHERITA MAGNIFICO
13/07/2013
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Lecce
Pag. 11
(diffusione:48275, tiratura:63756)
Farmacie tutte chiuse nella notte
l NARDÒ. Odissea per due neritini che cercano, con il lanternino, un servizio essenziale in una città
cosiddetta civile: la farmacia di turno in notturna. I fatti sono stati raccolti dal gruppo politico di Andare Oltre e
riguardano una coppia di Nardò che, nella notte tra giovedì 11 e venerdì 12 luglio, ha avuto necessità di un
farmaco di automedicazione. L'abc, insomma. Una ragazza - in particolare in preda ad un attacco allergico,
ha vagato a lungo alla ricerca della farmacia di turno aperta. Le indicazioni nelle bacheche delle farmacie
erano - a detta della coppia che ha sporto pure una formale denuncia al locale commissariato - assenti e
talvolta addirittura contraddittorie. A quel punto inizia il pellegrinaggio delle farmacie presenti sul territorio e
tra quelle visitate nessuna che fosse aperta, illuminata o rispondesse al citofono. Sconsolati, i due si sono
rivolti alla guardia medica e e neppure lì c'è stato qualcuno che sapesse indicar loro la farmacia di turno. A
quel punto è giunta in soccorso la telefonia mobile: ma anche il sito del Comune di Nardò aggiornava le
farmacie al 30 giugno. Ultima spes, un sms al numero verde 3338888188 della Cosmos, utile per conoscere
la farmacia di turno di ogni città. A risposta ottenuta, ovviamente, quella di turno è risultata chiusa ed i
responsabili della stessa non hanno risposto al numero fisso indicato in bacheca. «Non resta che correre
all'ex Pronto Soccorso, oggi Punto di Primo Intervento del San Giuseppe Sambiasi», dicono i responsabili del
movimento politico, «dove i nostri amici trovano, fortunatamente, operatori pronti che iniettano la
provvidenziale dose di cortisone utile a scongiurare problemi più gravi. Stavolta si trattava di un attacco
allergico e si può tirare un sospiro di sollievo ma chissà cosa sarebbe potuto succedere in casi ben più
gravi».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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NARDÒ
13/07/2013
QN - La Nazione - Umbria
Pag. 13
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Ladri in fuga con gli incassi delle farmacie
- FOLIGNO - FURTO da 30mila euro ieri a Foligno. Intorno alle 12, in viale Firenze, davanti alla filiale della
Banca dell'Umbria, una guardia giurata di un istituto di vigilanza privato che stava effettuando i ritiri del
contante della mattinata da farmacie e istituti di credito, ha appunto parcheggiato davanti alla Banca
dell'Umbria la sua auto di servizio, una «Panda» adeguatamente attrezzata. MENTRE stava prelevando i
contanti all'interno, ha sentito suonare l'allarme dell'auto e si è precipitato fuori. A quel punto ha visto subito
che la vettura aveva il vetro infranto e che dall'interno era sparito, il borsello (grande più o meno come un
libro) in cui erano costoditi i soldi prelevati in mattinata, in special modo dalle farmacie. Sull'episodio sono in
corso indagini da parte del commissariato di polizia di Foligno, coordinato da Bruno Antonini. Come si diceva
la guardia giurata era entrata qualche minuto all'interno della banca e i ladri, che evidentemente lo avevano
seguito in auto oppure lo attendevano già sul posto, sono entrati in azione immediatamente,
impossessandosi del borsello con il denaro e dileguandosi in pochi istanti. Un aiuto consistente alle indagini
della polizia potrebbe arrivare ora dalle telecamere della banca, che potrebbero aver ripreso movimenti
sospetti. Nell'uscire dalla banca la guardia giurata non averebbe notato nessuno in fuga perchè chi ha
commesso il furto ha fatto subito perdere le sue tracce, forse grazie all'aiuto di un complice in auto che lo
aspettava a pochi metri. A questo punto bisognerà anche capire se ci sono testimonianze utili alle indagini,
visto che il fatto è accaduto in pieno giorno. pa.pe. Image: 20130713/foto/10535.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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VIALE FIRENZE DALL'AUTO DELLA GUARDIA GIURATA IN SERVIZIO RUBANO UN BORSELLO CON
30MILA EURO
13/07/2013
Corriere Adriatico - Ascoli
Pag. 9
(diffusione:18490, tiratura:24149)
San Benedetto Le farmacie del nostro territorio che effettuano il turno di apertura notturna nel corso della
giornata odierna sono le seguenti: per quanto riguarda la città di San Benedetto risulta essere di turno la
farmacia D'Aurizio di via Manzoni 31, telefono 0735 582286; per quanto riguarda invece l'Abruzzo e
segnatamente la fascia costiera della Val Vibrata, risulta essere di turno la farmacia Parere di via Roma 42,
ad Alba Adriatica, telefono 0861 712352. I farmacisti invitano tutti gli utenti a presentarsi in farmacia sempre
muniti della prevista prescrizione del medico curante.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Ecco le farmacie aperte per turno
13/07/2013
Il Tirreno - Massa carrara
Pag. 15
(diffusione:80832, tiratura:102004)
Solo vetro, etichetta minimal: l'acqua della fonte Aurelia è di nuovo sul mercato e sarà stasera al Teatro del
Silenzio. Taddeucci: abbiamo investito 500mila euro
L'impianto di imbottigliamento di San Carlo produce oggi circa 7-800mila pezzi (botgilie di vari formati) l'anno.
L'obiettivo di Taddeucci e soci è di arrivare a 4-5 milioni annui. Una produzione comunque di nicchia. Tanto
per avere un raffronto, Evam, l'altra "industria" dell'acqua massese mette sul mercato circa 20 milioni di pezzi
l'anno. Un colosso come San Benedetto (che è del gruppoNestlè), 1,2 miliardi annui. Ma San Carlo non
guarda ai grandi numeri dei colossi del Pet (la plastica usata per le bottiglie della minerale più diffusa) ma a
un mercato più piccolo e più qualificato rivolgendosi a chi cerca un prodotto di qualità, in vetro, con
riconosciuti effetti curativi (tramite Profar della Federfarma, ha anche una linea venduta in farmacia) e non
importa se più costoso. Una specie di Perrier delle Apuane, insomma.MASSA. Produzione di nicchia, niente
plastica, solo vetro; etichetta minimal e un brand fondato sulla qualità. Che è innegabile e riconosciuta
ovunque. È la carta d'identità della "nuova" acqua San Carlo. Che sta tornando sui mercati, locali e non, dopo
un periodo, diciamo così, di appannamento, tanto che stasera la beve pure Bocelli. Dalla fonte Aurelia poco
sopra Massa sgorga un'acqua unica, per caratteristiche chimico-fisiche - lo dice la letteratura scientifica - una
delle migliori d'Italia. Era conosciuta dai Romani, la beveva San Carlo Borromeo, vescovo di Milano per
curare i suoi calcoli, (da cui il nome). Una risorsa naturale unica, come il marmo apuano: con queste qualità
esiste solo qui. Un'occasione di business, dunque? Macchè. Qui l'industria della minerale - e si parla non solo
di San Carlo ma anche di Evam-Fonteviva - ha sempre vivacchiato: buon nome, grandi qualità, scarsa
commercializzazione. Anzi in tempi recenti, SanCarlo è proprio affondata. Quando, nel 2007, il gruppo
romano Vichi - gente che si occupava di zincature industriali - rilevò dalla famiglia Bonini il complesso di San
Carlo (oltre alla sorgente, una parco termale, un ristorante, una spa mai terminata), si parlò di grande rilancio.
Gli imprenditori romani annuciarono 15 milioni di euro di investimenti, un super-albergo, una beauty farm, 30
posti di lavoro. Finì così:di: manager e vertici della holding Vichi in carcere (per bancarotta fraudolenta ed
evasione fiscale), impianti abbandonati, nessun investimento; neanche un'assunzione e 7 dipendenti in cassa
integrazione. Ora, la rinascita, l'ennesima, di cui è artefice EmilioTaddeucci, 48 anni imprenditore
"polivalente" massese. Il quale, con il socio Massimiliano Dini (46enne, anch'egli massese), ha scelto, al
contrario dei predecessori, il basso profilo. Dal settembre scorso si è messo al lavoro, ha investito 500mila
euro nell'operazione (che non sono i 15 milioni annunciati dai Vichi, però ci sono), e adesso sta raccogliendo i
primi risultati. L'impianto di imbottigliamento è stato riorganizzato, ri-collaudato e riportato alla sua capacità di
10mila pezzi l'ora. La produzione è in realtà minore: si imbottiglia, spiega Taddeucci "just in time", a seconda
delle ordinazioni ricevute, riducendo così al minimo lo stoccaggio. Anche i lavoratori sono ancora just in time:
continua la Cig ma vengono chiamati al lavoro in base alle esigenze produttive. «Il nostro obiettivo primo è
ridare piena occupazione ai nostri sette dipendenti. A settembre, quando partiranno le nuove ordinazioni,
dovremmo riuscirci. Il marchio SanCarlo è conosciuto e riconosciuto in Italia e la commercializzazione sta
procedendo bene. Siamo già nella grande distribuzione), stiamo penetrando nella ristorazione», spiega
Taddeucci. In molti dei migliori hotel di Forte (e di Marina di Massa), i clienti trovano oggi l'acqua San Carlo.
La berranno stasera anche Andrea Bocelli, Riccardo Cocciante, Pino Daniele e tutti gli altri protagonisti del
Teatro del Silenzio a Lajatico di Pisa: è l'acqua "ufficiale" della manifestazione. Una buona promozione, che
contribuirà a fare crescere il marchio. «Dopo 15 anni di maltrattamento di impianti e immagine, non è stato
facile. Ma oggi San Carlo ha di nuovo un mercato», dice ancora Taddeucci. E le terme, la piscina, la spa e il
ristorante? «Per ora siamo concentrati sul rilancio dell'acqua. Poi vedremo. Un polo termale sarebbe
importante per San Carlo e per Massa. Ma una cosa per volta. Intanto abbiamo riaperto ristorante e parco».
La politica dei piccoli passi, prosegue. Claudio Figaia
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Il ritorno della San Carlo: ora la beve anche Bocelli
13/07/2013
Messaggero Veneto - Pordenone
Pag. 24
(diffusione:51393, tiratura:61353)
Farmacia e benzinaio a Sant'Antonio, l' assessore De Crignis: deciderà l'azienda
PORCIA La nuova Conad di Sant'Antonio di Porcia sarà inaugurata il 5 settembre. Ruspe e operai lavorano
senza sosta dallo scorso marzo nell'area di via Roveredo sulla quale sorgerà il nuovo spazio vendita da 3
mila metri quadrati, per rispettare questo termine, scelto non a caso: il giovedì la catena di supermercati offre
delle promozioni particolari alla clientela, e l'intenzione del marchio è di aprire i battenti proprio in questa
giornata. La realizzazione del punto vendita implica un intervento da parte della proprietà sulla viabilità
d'accesso al centro commerciale, ovvero la costruzione di una rotatoria tra le vie Lazio e Roveredo in
sostituzione dell'attuale impianto semaforico. «Non escludo - afferma il vicesindaco di Porcia Dorino De
Crignis - che tale opera possa essere portata a termine in tempo per l'inaugurazione. Personalmente, ma
credo di parlare a nome dell'intera amministrazione, sono soddisfatto di come sta lavorando Conad e dei
rapporti che stiamo intrattenendo: è un gruppo serio, che sta riqualificando in maniera sensibile un'area di
Sant'Antonio». Il bacino d'utenza previsto per il nuovo spazio vendita (ex Malvani ed ex Standa) è di 50 mila
potenziali clienti: numeri importanti per la frazione purliliese che, assieme all'abitato di Borgonuovo, conta 5
mila abitanti. Nell'immobile in corso di realizzazione non troverà spazio soltanto il punto vendita alimentari a
marchio Conad. L'azienda ha già previsto l'apertura di un distributore di carburante e si è detta pronta a
mettere a disposizione alcuni locali per ospitare l'ufficio postale di Sant'Antonio. Inoltre, si è ipotizzato
l'insediamento di una farmacia privata all'interno della stessa struttura, così come previsto dall'autorizzazione
rilasciata dal Comune per l'apertura di una quinta sede farmaceutica sul territorio purliliese. Possibilità
concrete e fondate, come spiega De Crignis: «Non escludo nessuna delle due eventualità: le poste ed una
farmacia offrirebbero servizi di non poco conto alla cittadinanza, e sarebbero un valore aggiunto per il centro
commerciale stesso. Lasciamo, comunque, a Conad la competenza per valutare l'opportunità di queste
scelte». Miroslava Pasquali ©RIPRODUZIONE RISERVATA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La nuova Conad apre il 5 settembre
12/07/2013
Viver Sani e Belli - N.29 - 19 luglio 2013
Pag. 60
(diffusione:178924, tiratura:864000)
il "pronto soccorso" formato vacanza
Nella foga di preparare le valigie, gli italiani possono dimenticarsi di tutto - dallo spazzolino al costume da
bagno - ma non dei farmaci. Anzi: il rischio è che si portino dietro l'intera farmacia casalinga. Ecco, allora, i
medicinali davvero utili in vacanza, secondo l'Associazione nazionale farmaci generici: antidolorifici,
antinfiammatori e antipiretici; creme per i problemi di pelle, cioè antistaminici e cortisonici a bassa
concentrazione; disinfettanti per la gola; medicinali per la digestione, come antiacidi e procinetici; antidiarroici;
melatonina e altri prodotti per il jet lag, in caso di viaggi intercontinentali; il kit del pronto soccorso
(disinfettanti, garze sterili, cerotti). Attenzione, poi, a non lasciare a casa i farmaci con ricetta che si usano
abitualmente (tipo quelli per la pressione alta e per il cuore, la pillola contraccettiva eccetera), portandone una
confezione di scorta in caso di necessità.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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prevenzione QUI FARMACIA
12/07/2013
Corriere.it
Sito Web
Rapina in farmacia : «Dammi i soldi e il Viagra»
Milano
«Dammi i soldi e il Viagra». Questa è stata la richiesta di un bandito che giovedì sera, a Milano, ha rapinato
una farmacia in via Compagnoni 9. L'uomo, fra i 30 e i 40 anni, ha fatto irruzione nella farmacia attorno alle
19.30 col volto coperto da un casco integrale e armato di pistola, con la quale ha minacciato la titolare e si è
fatto consegnare l'incasso (circa 300 euro) e diverse scatole di Viagra, per un valore stimato in un migliaio di
euro.SCAPPATO IN MOTO - Poi, ha portato la farmacista nel retro le ha ordinato di consegnargli i gioielli che
indossava, ma la donna si è rifiutata e il rapinatore ha preferito scappare in sella a uno scooter guidato da un
complice.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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iN VIA COMPAGNONI
13/07/2013
Il Cittadino di Monza e Brianza
Pag. 22
Un ecorapinatore in farmacia : fugge in bicicletta
Se ne sono accorti alla farmacia "Valtorta" di viale Piave in centro città, dove alle porte del mezzogiorno di
lunedì scorso un uomo, volto nascosto da foulard e cappuccio, è entrato all'interno del negozio mentre
c'erano diversi clienti in coda. Nonostante fosse estate, il furfante indossava una felpa, ma questo non ha
insospettito i presenti. Lui senza troppi problemi ha superato la fila, è andato dritto dietro al bancone e coltello
in pugno ha invitato i dipendenti ad aprire il registratore di cassa. Impugnati i soldi all'interno, 700 euro in
contanti, è corso verso la porta d'uscita e qui testimoni l'hanno visto montare in sella a una bicicletta e
pedalare rapidamente, facendo perdere le proprie tracce nelle vie limitrofe. A questo punto è stato dato
l'allarme. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Giussano e i colleghi del nucleo operativo di
Seregno. Meno di due mesi fa, era il 16 maggio, due uomini armati di pistola avevano già rapinato la farmacia
"Valtorta" scappando con 300 euro in contanti. Volto nascosto sotto un passamontagna, erano entrati sempre
quando c'erano alcuni clienti in coda, il titolare e i dipendenti dietro al bancone. I rapinatori allora non
avevano nemmeno mostrato armi, ma in perfetto italiano avevano chiesto perentoriamente di consegnare il
contante, perché era una rapina. Preso il denaro se ne sono andati.n Cri.Marz.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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Provincia
12/07/2013
La Settimana di Saronno
Pag. 14
(tiratura:8000)
Farmacia comunale: continuano le polemic he
GERENZANO (gze) La visita dei Nas alla vecchia sede della farmacia comunale continua a far discutere.
Qualche settimana fa infatti, i carabinieri si erano presentati in via I Maggio, dove ora si trova il magazzino
della farmacia, per un controllo e subito era scoppiata la polemica tra le file della politica locale. Michele
Tolardo, presidente del Cda, ha comunque assicurato l'estraneità dell'amministrazione comunale attuale
dopo gli attacchi di parte dell'opposizione: «Mai avremmo potuto immaginare che lo stoccaggio di farmaci
fosse stato effettuato per tanto tempo senza le necessarie autorizzazioni, anche in quanto l'utilizzo di tali
locali è stato al centro di numerose discussioni nell'ambito delle quali i soggetti tenuti alla responsabilità
gestionale dell'Azienda ed al rispetto della
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 13/07/2013
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CONTROLLI DEI N A S Il Cda promette di andare a fondo della vicenda
PROFESSIONI
1 articolo
13/07/2013
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
(tiratura:100000)
PER LA CONSULTA I VINCOLI SONO INCOSTITUZIONALI: ORA SI PREPARA E ASSALTO
La sintesi demagogica sarebbe questa: i diritti dei creditori contano più di quelli dei malati. Il ragionamento
della Corte costituzionale invece suona così: con la scusa di difendere i servizi essenziali le Regioni che
hanno sprecato troppo in passato scaricano i loro errori sulle imprese fornitrici che spesso falliscono perché
non solo non riescono a ottenere il dovuto ma si vedono pure private della possibilità di esercitare azioni
risarcitorie. La sentenza del 3 luglio della Consulta, le cui motivazioni sono state depositate ieri, smonta un
provvedimento contenuto nella legge di Stabilità del 2011 poi reiterato varie volte, l'ultima nel decreto
Balduzzi di fine 2012. Le Regioni che impegnate in piani di rientro, commissariate, avevano ottenuto il
beneficio di sottrarsi alla pignorabilità dei creditori. Il tema si pone soprattutto in Campania e Calabria ma
riguarda anche Lazio, Sicilia, Piemonte e Molise. Le aziende che non riescono a farsi pagare possono
cercare di bloccare i fondi che le Regioni sono in procinto di trasferire alle Asl, congelandoli sui conti di
Tesoreria. Peccato che, proprio nelle Regioni in rosso in cui è più difficile avere i pagamenti, il governo Monti
avesse impedito questa possibilità con la motivazione di permettere alle amministrazioni di riuscire a
risanarsi. Si parla di un ammontare di crediti di almeno 7 miliardi di euro che con il blocco della pignorabilità
diventano impossibili da esigere. La Corte costituzionale ha sancito che il blocco è incompatibile con l'articolo
111, soprattutto nella parte in cui recita che "ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in
condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale". Se il debitore è la Pubblica amministrazione, nelle
Regioni con la sanità in rosso, non c'è alcuna parità. Da mesi le associazioni di categoria delle imprese
sanitarie e i loro legali attendevano il pronunciamento della Corte per rimettere le mani sulle somme
inavvicinabili nei conti di Tesoreria. "Una buona notizia. Finalmente è stata riconosciuta un'ingiustizia nei
confronti delle imprese", esulta il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. Vincenzo D'Anna,
presidente nazionale di FederLab Italia, l'associazione dei laboratoristi d'analisi, solleva però un altro tema: in
questi anni di blocco dei pagamenti si sono accumulati interessi di mora, spese legali, alcune imprese hanno
chiuso e tutto per una norma incostituzionale: "Chi pagherà per i danni erariali non è ancora chiaro. Temo
però che la burocrazia e la politica, finora rivelatesi sorde e indifferenti, non pagheranno al posto di
Pantalone, ovvero degli ignari cittadini". Difficile che paghino i governi coinvolti, quello Berlusconi e quello
Monti.
Foto: Per la Consulta i creditori potranno pignorare i fondi delle Asl Ansa
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 13/07/2013
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I creditori possono pignorare le Asl
PERSONAGGI
2 articoli
13/07/2013
Corriere del Mezzogiorno - Bari
Pag. 6
(diffusione:27910)
«A Palese un'ora di attesa per i treni»
BARI - Un'ora di attesa per un treno, autobus stracolmi a causa delle poche corse a disposizione e della
presenza di centinaia di ospiti del Cara. I residenti di Palese sono sul piede di guerra e chiedono un pronto
intervento da parte della Ferrotramviaria e del Comune. Ieri si è tenuto un incontro organizzato da Irma Melini
(associazione Vorrei Bari) e dal Pdl circoscrizionale, sostenuti da Ninni Cea, coordinatore dell'opposizione in
Comune e dal senatore Pdl, Luigi D'Ambrosio Lettieri, per denunciare la situazione di disagio in cui vive il
rione. «L'intero quartiere è isolato - spiega Melini - abbiamo chiesto alla Ferrotramviaria di intervenire al più
presto». Massimo Nitti, amministratore delegato, ha cercato di rassicurare i residenti, evidenziando che da
settembre le corse aumenteranno. Nel frattempo si cercherà di istituire una navetta di collegamento tra la
stazione di Palese e quella del San Paolo. Punta il dito contro la soppressione delle fermate di Palese anche
il consigliere comunale del Pd, Massimo Maiorano. «Bisogna risolvere al più presto il problema - denuncia
Maiorano - ad esempio permettendo ai residenti di Palese di utilizzare, con un biglietto unico, tutti i treni che
arrivano nel rione, in maniera tale da potenziarne quindi la frequenza». E mentre si attende per il 19 luglio
l'inaugurazione del collegamento della metropolitana aeroporto- stazione, continua a tenere banco il caso del
Cara. Dopo la morte di un giovane curdo, ieri la Cgil, sostenuta da tutte le associazioni che si occupano del
centro per richiedenti asilo, ha presentato un esposto in procura. «Chiediamo alla magistratura - spiega il
segretario generale della Cgil di Bari, Giuseppe Gesmundo - di verificare se ci sono responsabilità sulla morte
del 26enne, di capire se chi deve controllare o assicurare l'ordine all'interno del Cara non fa il suo dovere». S.
Del. RIPRODUZIONE RISERVATA
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 13/07/2013
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La città e le periferie Protesta per la soppressione delle fermate. Cara, esposto in Procura della Cgil
13/07/2013
Taranto Sera
Pag. 4
TARANTO - "Due mani sul torace ti salvano la vita", ovvero quando la cultura della responsabilità civica può
strappare alla morte. Possono bastare poche, ma precise manovre di primo soccorso. Ma per questo occorre
che le tecniche specifiche diventino un bagaglio di conoscenza comune e diffusa. L'argomento è stato
affrontato nel corso del convegno patrocinato dal Senato e promosso da Italiana Congressi e Formazione,
tenutosi a Roma nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica. Obiettivo: sensibilizzare istituzioni e
opinione pubblica in merito all'assoluta necessità di inserire l'insegnamento degli elementi essenziali del
primo Soccorso nelle scuole dell'obbligo. Il convegno è stato l'occasione anche per presentare il disegno di
legge per l'introduzione dell'insegnamento del primo Soccorso nelle scuole primarie e secondarie, a firma del
sen. Luigi d'Ambrosio Lettieri, capogruppo PdL in Commissione Sanità del Senato e dell'on. Gero Grassi,
componente della XII Commissione Affari Sociali della Camera. Dal confronto cui hanno partecipato il
presidente della 12^ Commissione Sanità di Palazzo Madama, Emilia Grazia De Biasi, oltre a numerosi
esponenti del mondo universitario e del servizio d'emergenza 118, che hanno sostenuto fortemente l'iniziativa
- è emersa la necessità di affrontare in maniera seria e risolutiva il problema.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 13/07/2013
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"Due mani sul torace" dibattito nella capitale
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