2208_Latina_22082016_10.pdf - Latina - Stampato da: grafico03_lt - 23/08/2016 09:01:07 10 Latina Il giornale di LUNEDÌ 22 AGOSTO 2016 SANITA’ L’infiammazione del fegato sotto osservazione Epatite C, al Goretti in cura 200 persone Sarebbero una ventina i pazienti a preoccupare Somministrati dei farmaci per curare i malati C resce l’allarme sull’epatite C. Nel centro preposto dell’ospedale Goretti sono circa 200 i pazienti colpiti da questo virus a ricevere le somministrazioni dei farmaci per la cura. Per la precisione, due terzi sarebbero da considerarsi monoinfetti, mentre un terzo avrebbero una coinfezione con l’Hiv. L'epatite C è un'infiammazione del fegato causata dall'infezione del virus Hcv. A differenza delle epatiti A e B, a tutt'oggi non è disponibile alcun vaccino. Si trasmette quando del sangue infetto entra nel circolo ematico della persona sana. Ben il 91 % non sa che la malattia può manifestarsi senza sintomi evidenti. La mortalità peraltro sarebbe in crescita, quasi in senso inversamente proporzionale all’Hiv. L’Epatite C porta alla cirrosi epatica (230.000 casi in Italia) e al carcinoma del fegato (3.000 casi). Ogni anno i pazienti più giovani ricorrono al trapianto del fegato (circa 1.000 casi). Ad essere mag- giormente colpita è stata la generazione dei cosiddetti baby boomers. Per loro si pensa ad una campagna di prevenzione, attraverso screening e test. Quanto alla tipologia del soggetto infettato, sono in netta prevalenza gli omosessuali, mentre sono in aumento le infezioni frai detenuti, vista la sempre più precaria condizione igienica delle carceri italiane. Il fenomeno tocca ovviamente anche i tossicodipendenti. Al Goretti sono una ventina i pazienti sotto osservazione. Mediamente le terapie durano frai 3 e i6 mesi sen- LA PRODUZIONE za interferone. Gli vengono somministrate 1 o 2 compresse al giorno. Più di 170 milioni di persone convivono nel mondo con il virus dell'epatite C cronica e sono a rischio di cirrosi o cancro al fegato, mentre oltre 350mila ogni anno muoiono per malattie cau- sate da questo virus, contro il quale non esiste un vaccino. Sono questi i dati mondiali che riguardano la diffusione delle epatiti. Un'epidemia contro la quale servono maggiori misure di prevenzione e di screening, oltre all'ampliamento della copertura del vaccino contro l'epatite B. Si tratta di un'infezione silente e pericolosa e che l'Italia è il Paese europeo dove questa malattia è più diffusa. Stime parlano di oltre 1,2 milioni di persone nella penisola affette da epatite C, di cui solo 300mila quelle diagnosticate, con 11mila decessi l'anno. Nonostante i numeri, 2 italiani su 3 la misconoscono. un nuovo farmaco antiviraledi nuovagenerazione per il trattamento dell'epatite C. Il farmaco (Simeprevir) è prodotto nel Polo di Janssen Italia a Latina: per questo è in arrivo una nuova tranche di investimenti pari a 80 milioni di euro dal 2016 al 2021. Il Polo di Latina è stato scelto come centro di produzione a livello mondiale del nuovo farmaco e negli ultimi cinque anni ha ricevuto investimenti per 100 milionidieuro chehannoportatoa unampliamento delsito e a un aumento della capacità produttiva che è più che raddoppiata, passando da 1,8 miliardi di compresse all'anno nel 2010 ai 4 miliardi nel 2015. La nuova terapia è una terapia combinata orale senza interferone ed ha dimostrato una percentuale di guarigione dal virus nel 90% dei casi. In Italia ci sono oggi oltre 300 mila pazienti con epatite C e patologie correlate che generano un costo complessivo per il Sistema sanitario nazionale di oltre un miliardo di euro all'anno. Lo stabilimento produce il medicinale contro il virus A Campoverde nasce la nuova terapia L’azienda considerata come un’eccellenza farmaceutica L’azienda Abbvie di Campoverde g Una rivoluzione nella cura dell’Epatite C, possibile grazie alla terapia associata di Viekirax ed Exviera, il primo trattamento privo di interferone, da assumere per via orale, approvato in Europa per il trattamento dell’epatite cronica sostenuta dal virus dell’epatite C di genotipo 4. A produrre il principio attivo dell’Exviera, uno dei farmaci di nuova generazione adottati nel trattamento dell’HCV, lo stabilimento Abbvie di Campoverde, l’azienda biofarmaceutica nata nel 2013, che rappresenta un’eccellenza a livello internazionale, grazie all’impegno profuso nella ricerca di terapie avanzate, in grado di affrontare la cura di alcune tra le patologie più gravi. Lo stabilimento di Campoverde, con i suoi 1200 dipendenti, proprio grazie all’impegno nell’ambito dell’innovazione e della ricerca, produce il principio attivo di uno dei due farmaci di nuova generazione adottati nelle terapie per i pazienti affetti da epatite C. “Investire nell’innovazione- ha dichiarato Fabrizio Greco, amministratore delegato AbbVie può cambiare la storia dell’epatite C. Nell’ultimo anno AbbVie ha investito 2,5 miliardi di dollari nella ricerca di farmaci innovativi. L’innovazione è un elemento a supporto della sostenibilità e una sanità sostenibile rappre- Il trattamento AbbVie approvato per l’uso nell’Ue senta un obiettivo realizzabile, ma ciò sarà possibile solo attraverso un’azione comune e l’impegno fattivo di tutti gli stakeholder del sistema salute”. Il trattamento 'targato' AbbVie è attualmente approvato per l'uso in tutti i 28 Stati membri dell'Ue, oltre che negli Stati Uniti, Canada, Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia. “L'epatite C è una patologia complessa, caratterizzata da diversi genotipi e da una varietà di popolazioni di pazienti, fattori che devono essere presi in considerazione al momento di identificare il trattamento appropriato per ogni singolo paziente”, spiega Stefan Zeuzem del J.W. Goethe University Hospital di Francoforte, Germania. “In sperimentazioni cliniche, il trattamento di AbbVie ha ottenuto elevati tassi di guarigione associati a percentuali basse di interruzione del trattamento in diverse popolazioni di pazienti, ed è per questo che rappresenta una cruciale aggiunta alle terapie che stanno rivoluzionando il trattamento dell'epatite C “. Gli studi hanno dimostrato la capacità del composto “di curare il 95%100% dei pazienti affetti da epatite C di genotipo 1 che hanno ricevuto il regime raccomandato, riscontrando il fallimento virologico in una percentuale di pazienti inferiore al 2%.