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LA GUERRA FREDDA
NELLA SATIRA
POLITICA EST/OVEST
a cura di
Pia G. Celozzi Baldelli
Elena Baldassarri
Copyright © MMX
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, 133 A/B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN
978–88–548-2823-0
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: marzo 2010
Indice
Prefazione
La storia analizzata e illustrata attraverso i cartoon
di Pia G. Celozzi Baldelli .............................................................
9
Introduzione
IL DIRITTO DI SATIRA
TITO LUCREZIO RIZZO
Libertà di satira e norme penali ..................................................
23
DEBORAH SCOLART
Satira politica e religiosa: alcune norme in vigore
nelle terre dell’islam ....................................................................
27
Parte I
LA SATIRA IN ALCUNI PAESI DELL’EST
PASQUALE BALDOCCI
Cinismo, umorismo e sarcasmi negli scenari
della Guerra Fredda ....................................................................
47
5
6
Indice
LARA PICCARDO
La satira politica nella stampa sovietica ......................................
55
ALESSANDRO PORTALSKY
La satira politica bulgara nella seconda metà del Novecento .....
69
Parte II
LA SATIRA IN ALCUNI PAESI DELL’OVEST
ANNIBALE VASILE
Est/Ovest e la rimessa in gioco di Madrid ...................................
85
CATERINA ZUCARO
Illingworth tra Guerra Fredda e guerra
dei living standard ........................................................................ 101
ANNE WINGENTER
Shades of seduction: Gender and satire in American
visions of Italy (1947-1948) .......................................................... 111
ELENA BALDASSARRI
Stati Uniti e Canada: l’Elefante e il Topolino .............................. 131
Parte III
LA RAPPRESENTAZIONE
FEDERICO MUSSANO
Il rebus della Guerra Fredda ....................................................... 169
NINA HRISTOVA
Ilia Beshkov e la satira politica bulgara (1931-1958) ................. 183
Indice
7
ILARIA PAGANI
Rappresentare i “Sistemi Culturali”:
l’arte occidentale fra gli anni Cinquanta e Sessanta ...................
193
Conclusioni
Le grandi fasi della Guerra Fredda illustrate attraverso
i cartoon
di Pia G. Celozzi Baldelli .............................................................
209
Profili degli autori .......................................................................
273
Indice dei nomi .............................................................................
277
Elenco delle immagini ..................................................................
283
Prefazione
La storia analizzata e illustrata attraverso i cartoon
Pia G. Celozzi Baldelli
Gli Atti che qui si presentano si riferiscono a un Convegno organizzato a Roma nel novembre 2007 nell’ambito del Corso di Storia e
Istituzioni Nordamericane, del Master in Storia e storiografia multimediale dell’Università degli studi Roma TRE e dell’Associazione di
Storia multimediale1. Noti studiosi europei hanno analizzato alcune
delle tante conflittualità che avevano caratterizzato la Guerra Fredda.
Le diverse fasi del periodo fra il 1945 e il 1990 sono state ripercorse
non attraverso i discorsi programmatici, le iniziative diplomatiche, i
trattati, o la storia dei pur frequenti e sanguinosi conflitti regionali, ma
attraverso una delle più efficaci e immediate forme di analisi e rappresentazione delle lotte politiche: vale a dire attraverso la satira. La satira, infatti, troppo spesso emarginata dalla letteratura tradizionale, oltre
che rimossa dalle istituzioni scolastiche, è considerata da molti come
una letteratura militante.
La satira è certamente una delle arti più antiche. Enrico Gianeri nel
suo volume Storia della caricatura non ha dubbi, tanto da titolare il
primo capitolo “La caricatura nasce con l’Uomo”2. Annibale Carracci
1
Un ringraziamento particolare va al Dipartimento di Studi storici geografici antropologici che ha approvato la ricerca e ha contribuito al suo finanziamento.
2
E. GIANERI, Storia della caricatura, Omnia, Milano 1959. Si confronti anche
V.R. GRIMALDI e G.F. VENÈ, La Satira Politica, SugarCo, Milano 1976; G. BENTON
e G. LOOMES, Risate in Rosso, La Pietra, Milano 1977; DI ZHANG JIE, I Mandarini
cinesi, Feltrinelli, Milano 1989; G. FORABOSCO, Il settimo senso, Muzzio, Padova
1994.
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Pia G. Celozzi Baldelli
10
l’aveva equiparata all’arte classica affermando: «Il compito del caricaturista è uguale a quello dell’artista classico. Ambedue vedono l’eterna verità che si cela sotto l’aspetto esteriore». Essa, a mio avviso, non
è soltanto parte della natura umana e nobile forma d’arte, ma anche
arma efficace, intelligente e sottile più di ogni altra. Se dovessimo definire la vignetta satirica con una sola frase potremmo usare le espressioni di George Orwell: «È la Dignità che si è seduta su una puntina
da disegno»; oppure, nel campo politico, l’altrettanto celebre: «Ogni
battuta è una rivoluzione in miniatura».
Non ci addentreremo certo nell’analisi della lunga evoluzione delle
tante forme di satira, argomento certamente interessante, ma troppo
vasto per essere trattato in così poco spazio. La enorme mole della bibliografia disponibile testimonia la grande complessità del tema; mi
limito a citare, fra i tanti, soltanto il bel volume di Attilio Brilli: Storia, metodi, tematiche e ideologie della rappresentazione satirica, e la
grande rassegna della Kunst Haus di Vienna sul tema La Satira da Leonardo a Topor, allestita nel 1995 per mostrare 400 opere provenienti
dai maggiori musei al fine di testimoniare la forza di denuncia
dell’arte e le sue potenzialità satiriche e grottesche attraverso i secoli3.
Nel passato, del resto, sono stati numerosi gli esempi di una utilizzazione della satira nella politica attiva, sia come elemento di pressione verso le controparti, sia come mezzo per saggiare orientamenti e
suscettibilità del grande pubblico. Spesso, inoltre, con la satira si tentava anche di agevolare la diffusione di un più informato consenso/dissenso, attraverso l’illustrazione degli elementi più essenziali dei
vari problemi politici. Per questo motivo si potrebbe affermare che,
anche quando risulta di parte, in un certo senso essa può divenire efficace strumento di democrazia. La sua ironia, infatti, apre le porte
all’avversario e si espone anche al giudizio di un pubblico vastissimo.
L’occhio descrittivo, e insieme critico, del vignettista, infatti, amplifica i contatti fra i protagonisti che operano le scelte politiche e il grande pubblico che le subisce, ma che, in democrazia, ha anche la enor3
A. BRILLI, Storia, metodi, tematiche e ideologie della rappresentazione satirica, Dedalo, Bari 1985. Cfr. anche G. HIGHET, Anatomy of Satire, Princeton University Press, Princeton 1962. Le rassegne satiriche sono frequenti in Italia. Fra di esse
ha acquistato particolare notorietà quella di Forte dei Marmi.
Introduzione
IL DIRITTO DI SATIRA
21
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Pia G. Celozzi Baldelli
Libertà di satira e norme penali
Tito Lucrezio Rizzo
Nel mondo romano la satira compare come genere letterario in versi con Lucilio (II sec. a.C.), e si perfeziona con Orazio e Giovenale (I
sec. a.C.), proseguendo – solo per citare alcuni degli autori più noti –
con il Boccaccio (sec. XIV) e con l’Ariosto (sec. XVI).
Nell’età dei Lumi venne usata per irridere l’oscurantismo dogmatico dei secoli precedenti; nell’Ottocento assunse intendimenti di critica
politica tradotti espressivamente nelle forme dell’umorismo vignettistico, giornalistico e teatrale, risultando un supporto efficace anche per
la promozione della causa nazionale italiana.
Nell’età contemporanea non solo la carta stampata, ma anche il cinema, la televisione, la radio e internet, si avvalgono dello strumento
in questione, o per bonario divertimento, o per finalità di critica nei riguardi di personaggi notori in senso lato, in linea con la tradizione
classica del castigare ridendo mores.
La satira è espressione in genere della necessità, generalmente diffusa, di mettere alla berlina figure note del cinema, del teatro, della
radio-televisione, dello sport o della politica, cioè soggetti in qualche
modo pubblici per il ruolo da loro ricoperto nella società: gli onori
connessi alla celebrità comportano come rovescio della medaglia anche gli oneri della sovraesposizione mediatica agli strali della comicità.
Dall’originaria prevalenza dunque di finalità ludiche, la satira ha
assunto nel tempo connotazioni sempre più corrosive, arrivando nei
tempi attuali a tracimare nel liquame della maldicenza, della gratuita
diffamazione, della distruzione consapevole della reputazione della
vittima prescelta. Pur rientrando la satira nella libertà di espressione,
oggetto di espressa guarentigia costituzionale (art. 21 cost.) ed ele23
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Tito Lucrezio Rizzo
mento caratterizzante dei sistemi democratici – con l’esclusione, pertanto, delle innocue facezie consentite anche dai più tetri totalitarismi
– gli abusi che se ne sono fatti hanno creato problemi di rilevanza penale o politica: basti pensare alle vignette che hanno offeso la sensibilità religiosa dei fedeli islamici.
Osserviamo preliminarmente che prima ancora dei freni dovuti alla
sanzione giuridica, dovrebbero essere il buon gusto ed il senso della
misura, a trattenere coloro che amano ritenersi colti, ad astenersi dallo
scadere nel lazzo da osteria, come dall’irreligiosità ostentata, giustamente biasimata del laico Benedetto Croce come segno di ignoranza e
di grettezza mentale.
Ciò premesso, la questione della liceità o meno della satira, riguarda in realtà non l’uso, ma l’abuso di essa, che crea uno squilibrio tra il
richiamato diritto alla libertà di espressione e quello, altrettanto importante, alla propria reputazione ed al rispetto del proprio sentire (artt. 2,
3 e 21 cost.).
Un primo paletto, secondo la prevalente dottrina e giurisprudenza,
«è dato dal fatto che la satira può indirizzarsi solo nei riguardi di personaggi pubblici e sempre che non si entri nella loro vita privata: è il
requisito della notorietà che vale come esimente».
Un secondo paletto è dato dal non potere invocare l’esimente contemplata dall’art. 51 c.p. (L’esercizio di un diritto […] esclude la punibilità), «allorché si attribuiscono condotte illecite o moralmente riprovevoli, accostamenti volgari o ripugnanti, deformazioni dell’immagine in modo da suscitare disprezzo o dileggio».
Un terzo paletto è dato dal fatto che la satira, per essere consentita,
«deve essere palesemente scherzosa e inverosimile, in modo che qualunque lettore possa comprendere subito che l’autore sta celiando».
Un lume interpretativo testuale e più ampio dei richiamati punti, ci
giunge dalla recente sentenza della Cassazione, n. 23314 dell’8 novembre 2007, con l’avvertenza che non essendo il nostro un Paese di
Common Law, pur costituendo tale sentenza un precedente autorevole,
non è vincolante per eventuali nuovi giudizi in materia di satira.
«La satira – affermano i Magistrati della menzionata Corte – consiste in una critica mordace di aspetti, ceti, gruppi, personaggi della vita
contemporanea, esercitata il più delle volte nei confronti di uomini di
potere. Si esercita a mezzo dei “registri” del sarcasmo, dell’iperbole,
Stati Uniti e Canada: l’elefante e il topolino
Elena Baldassarri
Nel 1906, Marrion Harry Spielmann, commentando il Cartoon of
the Week del «Punch», scriveva che nelle vignette «è stata per anni regolarmente cristallizzata l’opinione del Punch sulla tematica o
l’evento principale della settimana», esse erano rappresentative «del
sentimento prevalente della nazione, del suo più profondo sentire comune e del suo giudizio più intenzionale, un giudizio formato seriamente, anche se costruito e presentato in maniera umoristica»1.
Se una tale consapevolezza era già maturata all’inizio del XX secolo, cinquanta anni dopo essa era profondamente radicata. Dopo la Seconda guerra mondiale, infatti, l’avvento e la diffusione delle tecnologie influenzava fortemente la “rappresentazione collettiva” di ciascun
popolo, cioè l’insieme dei simboli utilizzati dai membri di un gruppo o
di una società per raffigurare concetti con significato comune e riconosciuto da tutti. Negli anni Sessanta, la diffusione della televisione
corrispondeva ad un incremento delle persone in grado di identificare
non solo i protagonisti pubblici (capi di stato, uomini d’affari, rappresentanti del Parlamento), ma anche immagini che raffiguravano idee
astratte, eventi complessi o questioni politiche e sociali: questa iconografia, pur esistendo già dal XIX secolo (es. lo zio Sam, il leone inglese o l’orso russo), si andava marcatamente diffondendo. La simbolo1
«It is the pride of “Punch” that the “Cartoon of the Week”, in which for so
many years he has regularly crystallised his opinion of the week’s chief idea, situation, or event, is truthfully representative of the best prevailing feeling of the nation,
of its soundest common-sense, and of the most deliberate judgment – a judgement
[…] seriously formed, albeit humorously set down and portrayed». M. H. SPIELMANN, Cartoons from Punch, Punch, London 1906, p. I, Cfr. T.M. KEMNITZ, The
Cartoon as a historical source in «Journal of Interdisciplinary history», 4/1, (1973),
p. 81.
131
132
Elena Baldassarri
gia condivisa, quindi, diventava fondamentale per rafforzare e unificare una cultura e allo stesso tempo integrarla con le altre.
I cartoon rappresentavano un esempio rilevante di raffigurazioni
dei simboli culturali condivisi dalla società di massa. Se fino all’era
televisiva, e soprattutto alla fine dell’Ottocento, i cartoon erano la descrizione in modo visuale delle notizie contenute nel giornale, (disegni
che permettevano anche ai non alfabetizzati di comprendere le trasformazioni in atto nel mondo e nella società), nella seconda metà del
Novecento essi diventavano delle chiavi di lettura, dei commenti, dei
veri e propri editoriali. Diceva infatti Bill Mauldin2 nel 1976: «i lettori
oggi sanno già cosa sta accadendo, ma non capiscono perché. I vignettisiti di oggi hanno una audiance che ha già visto la notizia, non ha bisogno di vederla illustrata»3.
Il nuovo ruolo delle illustrazioni satiriche permetteva ai vignettisti
di essere ulteriormente fastidiosi, irriverenti e cattivi. Essi, a differenza dei giornalisti, potevano esprimere giudizi anche severi senza essere costretti a mantenere un contatto diretto con le fonti. Oggi, come in
passato, tale libertà non corrisponde ad una totale autonomia. I cartoonist, infatti, sono parte di una redazione e anche nei casi in cui la fama e la popolarità accresce la loro libertà di azione, devono sottostare
alle linee editoriali del giornale.
La vignetta satirica, editorial political cartoon, ha una posizione
specifica nel quotidiano ed è disegnata dallo stesso autore per un lungo periodo. Questo le permette di avere una forza persuasiva molto
più efficace. L’autore, infatti, può sviluppare i suoi temi e le sue idee
sotto varie sfaccettature e a lungo, “martellando” il suo lettore. A questo si aggiunga la capacità che l’humor ha di spianare le differenze
culturali e sociali, cioè di portare tutti allo stesso livello, senza alcuna
distinzione di genere, dimostrando di essere un ottimo sistema per
veicolare una visione del mondo e per dare forma alle ansie diffuse. Se
nel dopoguerra la paura da esorcizzare era quella della trasformazione
2
Vignettista americano (1921-2003) vincitore del Pulitzer, famosissimi i suoi
cartoons sui veterani della Seconda guerra mondiale.
3
J.R. BENIGER, Does television enhance the shared symbolic enviroment?
Trends in labelling of editorial cartoons, 1948-80, in «American sociological review», 1983, vol. 48, pp. 103–111.
Profili degli autori
Elena Baldassarri
Dottore di ricerca presso l’Università di Pavia, collabora con le cattedre
di Storia e Istituzioni Nordamericane e di Storia e Multimedialità ed è assegnista di Ricerca presso il Laboratorio di Storia multimediale
dell’Università di Roma TRE. Nel 2007 ha vinto il Faculty Research
Program dell’International Council for Canadian Studies. È autrice del
volume Canada e Québec. Identità nazionale e condivisione culturale,
Viella, Roma 2009 e saggi sui rapporti tra Canada, Stati Uniti ed Europa.
Pasquale Baldocci
Diplomatico di carriera, ha prestato servizio a Zagabria, Parigi (OCSE), Saint Louis, Bucarest, Copenaghen, Basilea, Ankara, Berna. Ha
negoziato programmi bilaterali di cooperazione allo sviluppo con vari
paesi dell’Africa e dell’Asia. Ambasciatore in Tanzania nel 1989, è
stato successivamente Direttore Generale dell’Istituto Italo-Africano.
Studioso di linguaggio diplomatico nelle sue diverse forme, dal 1992
insegna Stile diplomatico e Storia dell’integrazione europea, Università di Trieste, sede di Gorizia. È Presidente dell’ISPRI (Istituto per gli
Studi di Previsione e le Ricerche Internazionali) e collabora con l’Istituto Diplomatico e con varie riviste, fra le quali: «Rivista di Studi Politici Internazionali», «Nuova Antologia», «Futuribili» e «Quaderni
dell’ISIG» (Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia).
Pia G. Celozzi Baldelli
Professore di Storia e Istituzioni nordamericane e di Storia e multimedialità, Università di Roma TRE. Ha pubblicato numerosi saggi e volumi fra i quali: Richard M. Nixon: Una politica americana per
l’Europa e il Medio Oriente (1969-1970), Gangemi, Roma 2006;
L’Italia e la Crisi Balcanica, Congedo, Lecce 2000; Arbitrati e Politica di Potenza, La Sapienza Ed., Roma 1990 (Edwin Mellen Press
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Profili degli autori
New York 1998); Nixon e il Nuovo Internazionalismo, Ambrosini,
Roma 1981; L’era dei negoziati nella pubblicistica mondiale (19691971), MAE, Roma 1972. Nel 2009 ha curato i volumi: La Politica estera italiana negli anni della Grande Distensione, Aracne, Roma
2009; Flussi Migratori e Accoglienza fra storia e politiche di gestione,
Aracne, Roma 2009.
Nina Hristova
Professore dell’Università Sud-Occidentale “Neofit Rilski” di Blagoevgrad (Bulgaria), è direttrice del Dipartimento di Storia generale della
Facoltà di Scienze giuridiche e storiche. Specializzata in studi sulla
storia dell’arte bulgara e sull’uso dell’arte figurativa per la comunicazione e per la Storia, ha pubblicato numerosi volumi e saggi tra i quali
Esili Balcanici fra storia e testimonianze letterarie, seguendo l’idea
del romanzo di Boris Biancheri in La Politica estera italiana negli
anni della Grande Distensione, a cura di Pia G. Celozzi Baldelli, Aracne, Roma 2009
Federico Mussano
Enigmista e sociologo attivo nel settore dell’innovazione e delle metodologie creative secondo i nuovi paradigmi della società della conoscenza. Collaboratore di Leggere tutti e di Focus, è nella redazione del
Leonardo, trimestrale dell’A.R.I. – Associazione Rebussistica Italiana.
Ha collaborato con giochi vari (soprattutto rebus) alla Settimana Enigmistica e ad altre riviste enigmistiche. Presso numerose università,
fra le quali La Sapienza, Roma TRE, Università di Pavia, ha tenuto
conferenze sulle intersezioni tra rebus e pittura, nonché tra rebus e lingua italiana, rebus e storia.
Ilaria Pagani
Specializzata in Storia dell’Arte presso l’Università di Roma “La Sapienza”, collabora con musei e università come storico dell’arte ed è
stata docente del Master in Storia e Storiografia multimediale presso
l’Università Roma TRE. Tra le sue pubblicazioni: Ponti fortificati del
Suburbio romano, Aracne, Roma 2004; ha curato i volumi: Arte Media e Comunicazione, vol. I e vol. II, Aracne, Roma 2004 e 2007.
Come giornalista pubblicista ha collaborato con il quotidiano “Il
Profili degli autori
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Tempo”. Attualmente è capo redattore della sezione culturale del webmagazine Chronica.it.
Lara Piccardo
Dottore di ricerca in Storia dell’Europa, del federalismo e dell’unità
europea, è assegnista in Storia contemporanea e titolare del Modulo
Jean Monnet in Storia dei partiti europei e dei movimenti per l’unità
europea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo genovese.
È autrice del volume L’Europa del nuovo millennio. Storia del quinto
ampliamento (1989-2007), Clueb, Bologna 2007; ha curato il volume
Un’Università che cambia in un mondo che cambia. Nuove prospettive di ricerca negli studi europei, Ediplan, Milano 2008. Ha pubblicato
numerosi saggi su URSS/Russia e integrazione europea.
Alessandro Portalsky
Docente del Dipartimento di Storia generale della Facoltà di Scienze
Giuridiche e Storiche dell’Università Sud-Occidentale “Neofit Rilski”
di Blagoevgrad (Bulgaria).
Tito Lucrezio Rizzo
Consigliere Capo Servizio della Presidenza della Repubblica, Professore di Storia del pensiero giuridico, già Docente di Teoria generale
del diritto. Vincitore del Premio Cultura della Presidenza del Consiglio, 1988, 1996, 1998, 2001, 2003, è autore di numerosissime pubblicazioni, tra le quali: Il pensiero giuridico dal mondo classico al nuovo
mondo, Gangemi, Roma 2008; Le ragioni del diritto, Gangemi, Roma
2006; Di alcune attribuzioni note e meno note del Capo dello Stato,
Annali del Centro Pannunzio 2005/2006; L’ente pubblico dalle origini
alle privatizzazioni, «Archivio giuridico» /4, 2003.
Deborah Scolart
Ricercatrice di Diritto Musulmano e dei Paesi Islamici presso
l’Università di Roma Tor Vergata; ha lavorato per l’Italian Justice
Office a Kabul (Afghanistan) nel 2004 ed è docente di Diritto Musulmano presso le Facoltà di: Studi Orientali, Roma La Sapienza; Lettere
e Filosofia, Roma TRE; Scienze Politiche, Università di Macerata. Le
sue ricerche vertono, in particolare, sulla ricostruzione del sistema pe-
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Profili degli autori
nale sciaraitico e sui processi di codificazione del medesimo in atto nel
mondo islamico, nonché sulla condizione giuridica della donna (MGF,
emancipazione, tutela giuridica della donna nell’islam asiatico).
Annibale Vasile
Giornalista, inviato speciale e saggista. È stato corrispondente RAI da
Madrid per Spagna e Portogallo dal 1980 al 1997. I suoi interessi si
snodano tra la storia e la cultura, di cui scrive per numerose riviste.
Oggi è giornalista di approfondimento e storico della cultura, ma ama
definirsi: cultore emerito dell’ozio intellettuale, innamorato del bello
e della conoscenza, ma perseguitato dall’ombra del dubbio e dalla ricerca di ciò che c’è dietro ogni facciata.
Caterina Zucaro
Specializzanda in Scienze Storiche alla Facoltà di Lettere dell’Università di Roma TRE è esperta di sviluppo territoriale. Ha presentato
relazioni a numerosi convegni fra i quali “La mia storia americana”
organizzato dal Master in Storia e Storiografia multimediale e dal
Centro Studi Americani (Roma, 2/3 dicembre 2008) con una relazione
dal titolo “Stili di vita nella Guerra Fredda”.
Anne di Wingenter
Professore di Storia delle donne e Storia europea contemporanea presso le sedi romane della University of California e della Loyola
University. Le sue ricerche sono orientate sulla storia di genere,
sull’Europa contemporanea e sulla storia del viaggio. Le sue pubblicazioni recenti comprendono: Voices of Sacrifice: Letters to Mussolini
and Ordinary Writing Under Fascism in Ordinary Writing, Personal
Narratives, Peter Lang 2007 e Eternal City, Sawdust Caesar: Mussolini’s Rome in Post-WWII American Travel Writing (1947-1960) in
«Annali d’Italianistica», (di prossima pubblicazione).